Happy 501st Legion Day

Oggi, 1 maggio è il Giorno della 501st Legion, a.k.a. Vader’s Fist. Un giorno speciale che sfrutta l’assonanza della data (scritta nella maniera anglosassone 5-01) per festeggiare il più grande club di costumi imperiali di Star Wars al mondo che, nel 2022, ha festeggiato i 25 anni di attività!

Con più di 10.000 membri attivi (il numero raddoppia vertiginosamente  quando si fa il conto dei membri in pensione o inattivi) divisi in “Guarnigioni” (Garrison) in circa 50 nazioni, la 501st Legion ha il preciso intento di radunare fan dei costumi della saga creata da George Lucas, dando loro una identità collettiva sotto il cui nome operare con un regolamento preciso e condiviso.

La mission del gruppo si riassume in 3 punti fondamentali:

  • promuovere Star Wars, celebrare la sua mitologia e promuovere il marchio, dando ai fan una comunità nella quale farlo;
  • portare nella realtà il fascino dei costumi della saga, studiando, realizzando ed indossando questi costumi, per soddisfazione personale (hobby) e per l’intrattenimento del pubblico che può finalmente interagire dal vivo con gli spettacolari personaggi della saga;
  • contribuire alla comunità utilizzando questi costumi e le nostre risorse collaborando con associazioni benefiche, visite negli ospedali e contribuendo con raccolte fondi destinate ad aiutare chi è meno fortunato di noi. Nel 2013 le attività della 501st hanno raccolto ben 16 milioni di dollari in tutto il mondo!

Grazie alla serietà dimostrata negli anni ed all’accuratezza dei costumi, 501st Legion è l’unico gruppo di costuming imperiale ufficialmente riconosciuto ed autorizzato dalla LucasFilm Limited (LFL) come Star Wars testimonial; i membri del gruppo collaborano attivamente con Disney/Lucasfilm per la promozione del brand Star Wars prestando l’immagine per eventi ufficiali oltre a partecipare attivamente a numerose altre iniziative tra cui spiccano eventi di beneficenza.

Nel 2004, il noto scrittore Timothy Zahn, dietro approvazione della Lucasfilm, rese onore alla legione incorporando la “501st Legion Elite Stormtrooper Unit” nel suo romanzo Survivor’s Quest. Da allora molti altri scrittori hanno inserito la 501st Legion nei loro racconti inserendone il nome a tutti gli effetti nell’universo di Guerre stellari. In omaggio al gruppo, in Star Wars: Episodio III La Vendetta dei Sith, la legione di cloni blu che Darth Vader conduce nel Tempio Jedi durante lo sterminio dei cavalieri è stata nominata proprio con il numero 501, rendendo cosi ufficialmente il nome del gruppo nella timeline Canon della saga. Nel film del 2015, Star Wars: Episode VII The Force Awakens, si può invece vedere il logo della  501st può essere visto nel rifugio di Maz Kanata.

Tutto è iniziato con un solo uomo, il fondatore Albin Johnson.

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Quando Johnson iniziò a raccogliere le sue prime truppe era il lontano 1997, tramite il suo sito web, Detention Block 2551, non poteva di certo immaginare che la sua idea di trasformare normali appassionati in truppe d’assalto imperiali, i leggendari stormtrooper potesse espandersi in 25anni nell’associazione mondiale;  lo stesso , dice Johnson ha affermato:

“Nei tuoi sogni fantasiosi lo speri… Ma quando cresci, smetti di credere che una possibilità così fantasiosa possa avverarsi … ma tu hai sempre dei sogni. Tutti noi abbiamo un’obiettivo a cui non possiamo rinunciare. Non ho mai quantificato coscientemente dove saremo potuti arrivare insieme. Se avessimo avuto un gruppo di 100 stormtrooper sarebbe già stato un grandioso risultato!”. Ma questo non bastava al ragazzo della Carolina del Sud che ha voluto semplicemente avviare un club per incontrare persone. Ora, a 20 anni di distanza, quando si trova ad eventi mastodontici come la Star Wars Celebration o anche una semplice convention, Johnson è circondato da “anime gemelle”. Quello era il suo obiettivo a lungo termine: “Volevo essere in grado di andare agli eventi ed avere un gruppo così riconoscibile anche da persone che non ho mai incontrato prima!”.

Johnson sottolinea l’idea di essere connessi: sostiene infatti che una volta si riconoscevamo i membri di un gruppo per la loro “stretta di mano” segreta, in effetti, indossare le armature imperiali non è poi così lontano perchè anche questi candidi indumenti corazzati  sono in grado di fondare legami più duraturi del cemento:

“Volevamo qualcosa in cui c’era un senso di fraternità, cameratismo. Con le persone giuste si diventa un gruppo coeso in cui ci si sente fieri, dopotutto l’emozione di indossare un’armatura da assaltatore è di per se un’emozione speciale, ma indossarla con altre 20 o 30 persone in contemporanea la rende unica”.

La Star Wars Celebration del 2002, cinque anni dopo la nascita della legione, ha segnato un punto di svolta per l’organizzazione: lo storico incontro con Mary Franklin. “Non dimenticherò mai quanto fossi nervoso ad incontrare una persona che lavorava per Lucasfilm”, racconta Johnson. “Volevo davvero fare una buona prima impressione e volevo che capissero quale fosse l’intento dietro tutto”.

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Ma Johnson deve aver fatto proprio una buona impressione visto che la Franklin e Steve Sansweet hanno riposto la loro fiducia nella 501 tanto da utilizzarla per rafforzare la sicurezza dell’evento, semplicemente grazie alla loro presenza. In particolare, il gruppo è stato particolarmente utile nella sala da ballo Sagamore del Centro Congressi di Indiana, dove è stata mostrata una clip esclusiva del film Attack of the Clones. L’evento si è concluso dunque con il legame tra Lucasfilm e la 501 e l’inizio di una collaborazione che dura ancora oggi. “Credo davvero che sia stato un punto molto importante della nostra storia perché Mary e Steve hanno visto che potevamo essere utili, in maniera professionale, al brand Star Wars. In quel momento il matrimonio tra Lucasfilm e 501st Legion è nata “, racconta Johnson.

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Mentre la Legione continuava ad aumentare i propri adepti, Johnson doveva trovare un sistema per consolidare la crescita della community dandole una organizzazione dal respiro internazionale: l’idea era quella di creare le così dette “Garrison” (come, nel nostro paese la 501st Italica Garrison) utilizzando una gerarchia simile a quella che contraddistingueva l’Impero nelle pellicole cinematografiche. “E’ una grande sfida creare un sistema coerente con il giusto rispetto della gerarchia creata per premiare chi ha lavorato in maniera eccellente per il gruppo facendogli compiere un’ascesa verso i gradi imperiali, gradi che creano emozione e ispirano rispetto. Non una struttura totalitaria però che ponga il rischio di tarpare le ali all’intero gruppo”. Per questo l’invenzione delle unità locali, via via in tutto il mondo con una struttura agile capace di adattarsi senza tradire i valori del gruppo. “Abbiamo costruito le Garrison come la spina dorsale della Legione. Siamo tutti più forti come Garrison che fanno parte della Legione internazionale, ma ognuno si deve sentire a casa nella propria guarnigione locale con la quale collabora” continua Johnson.

Nel 2004 Albin Johnson ha affrontato la sua sfida più terribile, alla sua piccola figlia Katie venne diagnosticato un tumore al cervello che non le avrebbe lasciato la possibilità di crescere. Katie, espresse un ultimo desiderio: affrontare questo suo triste destino con accanto un droide come R2-D2 come Padmè ne “L’attacco dei Cloni”. Per amore di Katie fu costrutito il droide rosa R2-KT che iniziò a girare gli States per raccogliere fondi. Proprio in ricordo di questa triste storia, il droide è diventato una mascotte per la Lucasfilm che ne ha fatto uno dei personaggi della sua saga stellare facendolo apparire nel settimo capitolo di Star Wars e in numerosi episodi delle proprie serie animate. Proprio per la partecipazione di R2-KT in The Force Awakens, così il padre di Katie racconta dell’idea di questo cameo:

“Mary Franklin della Lucasfilm mi ha chiesto di sottoporre l’idea a Kathleen Kennedy (Presidente Lucasfilm), e dopo aver sentito la storia del nostro ambasciatore di speranza rosa ci ha richiesto di spedirla a Londra nei primi mesi dello scorso anno. Abbiamo fatto delle riparazioni veloci e se ne è andata per 6 mesi” dice Johnson in una e-mail. Anche se non può svelare quando potremmo aspettarci di vedere il droide rosa, ci ha assicurato che apparirà sicuramente”. 

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Johnson è ancora molto coinvolto nei vari aspetti della Legione, sia sulle Garrison locali che rispondendo direttamente a chi chiede informazioni sulle armature, dopotutto possiede tre set TK armor e un’armatura Boba Fett. Anche dopo 25 anni, Johnson spende moltissimo tempo, ogni giorno, nel contatto diretto con i membri di legione. “Sono sempre a disposizione per rispondere ai questi, sinceramente non credo si possa immaginare quanto tempo si spende ogni giorni per rispondere alle mail o a Facebook cercando di mantenere un rapporto con i membri regolari della Legione, dando consigli alle persone che vorrebbero entrare in qualche Garrison e che mi vogliono semplicemente conoscere! Per le domande tecniche cerco sempre di indirizzare le persone che mi scrivono all’ufficiale di Legione più adatto a prendersi cura della richiesta … ma è veramente un’enorme quantità di tempo…!”.

Immaginando come il gruppo continuerà a crescere nei prossimi 25 anni, probabilmente Johnson non si metterà mai in pensione. Durante la grande festa per i 20 anni che si è svolta alla Celebration Orlando, Johnson  ha commentato:

“Proprio festeggiare è una delle espressioni più pure dell’obiettivo originale che avevo in mente, circondato da persone speciali che condividono questa energia positiva!”

La 501st Italica Garrison il distaccamento Italiano della 501st LegionIl gruppo vede ufficialmente la luce il 25 Novembre 2001 a Roma, all’interno della manifestazione Romics, in cui si ritrova finalmente in costume quello che è, di fatto, il nucleo fondatore e da cui si darà inizio ad una serie di partecipazioni ad eventi quali fiere del fumetto e ludiche, conventions di fantascienza, uscite promozionali e collaborazioni ufficiali in occasione della distribuzione dei film, eventi tematici collegati al brand SW, eventi sportivi, parate, eventi di beneficenza.e altre presenze pubbliche riscuotendo un sempre maggior successo da parte del pubblico. Tra le collaborazioni più importanti citiamo quelle con: Lucasfilm LTD,  Disney, Warner Bros, RAI, 20th Century Fox, Microsoft, Activision, Lego, Croce Rossa Italiana, UNICEF, AMREF, LILT Lega Italiana per la lotta contro i tumori.  501italica.com/

Molte dell’informazioni di questo articolo sono state riprese dall’articolo di Amy Ratcliffe su Star Wars.com.

Guglielmo Marconi: la radio, ieri ed oggi

Oggi omaggiamo il genio di Guglielmo Marconi, nato esattamente centocinquant’anni fa, il 25 aprile 1874 a  Palazzo Marescalchi in Bologna, che ha rivoluzionato il mondo delle comunicazioni e dell’elettronica. Considerato il “Genio delle onde”, Marconi ha contribuito in modo significativo allo sviluppo della radio e di altri strumenti tecnologici che sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana, come il cellulare.
Marconi non ha solo brillato nel campo scientifico, ma è stato anche un uomo di cultura e letteratura, facendo amicizia con personaggi illustri come Pirandello, Puccini e D’Annunzio. Con un’innata capacità di guardare al futuro con chiarezza e determinazione, ha anticipato le trasformazioni che avrebbero rivoluzionato il mondo delle telecomunicazioni.
Ricordiamo inoltre che cento anni fa, in Italia, nasceva l’Unione Radiofonica Italiana (URI), con sede a Roma, aprendo le porte alla trasmissione radiofonica che avrebbe cambiato il modo di comunicare e di diffondere informazioni. La prima trasmissione radiofonica avvenuta il 6 ottobre di quell’anno era ancora rudimentale, ma rappresentava il primo passo verso un nuovo modo di comunicare, con programmi musicali, bollettini meteorologici e notizie di attualità.

La radio, ieri ed oggi

La prima trasmissione viene datata al 24 Dicembre 1906 per opera di Reginal Fessenden, ma la nascita della prima stazione radio con trasmissioni dedicate al “pubblico” si colloca nel 1919, per opera di un ingegnere della Westinghouse, Frank Conrad, che iniziò una serie di trasmissioni dal suo garage di Pittsburg.  Il 2 Novembre del 1920 la KDKA trasmise in diretta il secondo turno delle elezioni presidenziali statunitense e sebbene si calcola che gli apparecchi sintonizzati fossero tra i 500 e i 1000, all’avvenimento fu data una grande risonanza tale da far scattare la corsa alla costruzione di nuove stazioni e la progettazione e la vendita di nuovi apparati riceventi.
Di gran lunga diversa la situazione in Italia; mentre in America si era scatenata la corsa alla radiodiffusione, in territorio italiano si discuteva ancora sull’opportunità di varare la radiodiffusione a uso civile poiché considerata uno strumento di uso esclusivamente militare. Finalmente nel 1924 si completò la prima stazione trasmittente da parte dell’URI (Unione Radiofonica Italiana), una società costruita da Marconi, dopo la “Radiofono”; sei anni dopo furono terminate anche le emittenti di Milano e Napoli. Si  comprese l’importanza del nuovo media e furono costituiti nuovi enti e stazioni  a Roma, Genova, Firenze, Napoli, Palermo, Trieste e Torino.
L’unico grosso problema era il costo della radio: il prezzo medio di una radio era attorno alle 2.000 lire e il reddito annuo medio era ancora al di sotto delle 3.000 lire. Si capisce allora come la radio in Italia fosse un bene estremamente costoso alla portata della sola alta borghesia. Nel 1937 si incominciarono a produrre apparecchi di ottima qualità al di sotto delle 1.000 lire e questo comportò un aumento del numero degli utenti radiofonici. Durante la seconda guerra mondiale la radio assunse un enorme potenziale propagandistico.

 

Tipologie di radio. Negli anni la radio ha cambiato volto, ha studiato nuovi metodi comunicatici, si è diversificata. Della radio del 1906, oggi, resta tanto ma ripartite nelle tante tipologie moderne di radio. L’innovazione, oggi, è il Podcast: una serie di file audio digitali che possono essere scaricati o riprodotti in streaming su dispositivi come computer, smartphone o lettori MP3. I podcast possono coprire una vasta gamma di argomenti e possono essere episodici o a tema unico. Gli ascoltatori possono sottoscrivere un podcast per ricevere automaticamente gli episodi più recenti ogni volta che vengono pubblicati.
La radio è sempre stata vista come volano delle libertà, strumento di emancipazione dei popoli, voce autorevole di innovazione e tradizione, ha conosciuto momenti di crisi, incontrato ostacoli e scogli irti, sfidato i nuovi media, ma è stata l’unica a riuscire a tenersi al riparo dalle polemiche dei programmi televisivi, l’unica a non immolarsi alla logica dell’audience. Oggi, attraverso il ruolo delle web radio,la nostra vecchietta, se saprà sfruttare, come credo, a pieno le potenzialità di internet, sarà più arzilla che mai.

 

Verso le stelle: un viaggio musicale tra le 150 canzoni che hanno segnato la vita di Ernesto Assante

Un libro per gli amanti della musica e per chi vuole riscoprire il potere delle canzoni

“Verso le stelle” è l’ultima fatica letteraria di Ernesto Assante, giornalista e critico musicale di fama. Un’opera che non è un semplice libro, ma un vero e proprio viaggio sentimentale tra le 150 canzoni che hanno segnato la sua vita e che, a suo parere, rappresentano la colonna sonora della nostra esistenza.

Un universo di musica in 150 brani

Scegliere solo 150 canzoni tra le infinite melodie che popolano il panorama musicale è un’impresa ardua, quasi impossibile. Eppure, Assante ci riesce con maestria, selezionando brani di generi differenti, da epoche diverse, accomunati da un unico filo conduttore: la loro capacità di emozionare, di scuotere l’anima, di raccontarci qualcosa di profondo.

Un invito all’ascolto consapevole

“Verso le stelle” non è una semplice lista di canzoni, ma un invito all’ascolto consapevole. Assante ci accompagna in un percorso di scoperta o riscoperta di brani celebri e meno noti, raccontandone la storia, le curiosità, il significato.

Un omaggio alla musica e ai suoi protagonisti

Ogni canzone è una piccola perla, un tassello di un mosaico che compone l’affresco della musica. Assante rende omaggio ai grandi cantautori, ai musicisti leggendari, alle band che hanno fatto la storia, ma anche a quegli artisti meno conosciuti che hanno comunque lasciato il segno con la loro arte.

Un libro per tutti gli amanti delle emozioni

“Verso le stelle” è un libro che piacerà a tutti gli amanti della musica, indipendentemente dai gusti personali. È un’opera che ci invita a riflettere sul potere evocativo delle canzoni, sulla loro capacità di trasportarci in altri mondi, di farci rivivere ricordi, di regalarci emozioni.

Un regalo per se stessi o per gli amici

“Verso le stelle” è un regalo perfetto per se stessi o per gli amici che amano la musica. Un libro da tenere sempre a portata di mano, da sfogliare a caso o da leggere con attenzione, lasciandosi trasportare dalle parole di Assante e dalle melodie che ha scelto per noi.

Perché acquistare questo libro?

  • Per scoprire o riscoprire 150 canzoni fantastiche
  • Per conoscere la storia e il significato di brani celebri e meno noti
  • Per rivivere emozioni attraverso la musica
  • Per riflettere sul potere evocativo delle canzoni
  • Per fare un regalo a un amico che ama la musica

Informazioni sul libro:

  • Titolo: Verso le stelle
  • Autore: Ernesto Assante
  • Editore: Repubblica e Rai Libri
  • Prezzo: 14,90 euro

Dove acquistarlo:

  • In edicola
  • Online

Non perdere l’occasione di immergerti in questo viaggio musicale indimenticabile!

“Silverpoint”: la fantascienza arriva su RaiPlay!

Dal 23 febbraio, preparatevi a viaggiare nel mistero con “Silverpoint”, la nuova serie tv di fantascienza in esclusiva su RaiPlay!

Creato da Lee Walters e Steven Andrew e prodotto da Zodiak Kids, “Silverpoint” vi catapulterà nel campo avventura Silverpoint, dove quattro ragazzi faranno una scoperta sconvolgente: un oggetto misterioso sepolto nel bosco, che genera fenomeni di magnetismo e teletrasporto!

Le loro vite saranno stravolte da questa incredibile avventura, che li porterà sulle tracce di quattro giovani scomparsi 23 anni prima proprio vicino a quel bosco misterioso.

Un mistero da risolvere, un’amicizia da coltivare e un mondo fantastico da esplorare: “Silverpoint” vi terrà con il fiato sospeso in 26 imperdibili puntate.

Non perdetevi il cast di giovani attori: Oliver Cunliffe, Maiya Silveston, Katy Byrne, Krish Misra e Aoife Hughes vi daranno appuntamento su RaiPlay per un’avventura indimenticabile!

#Silverpoint #RaiPlay #fantascienza #serieTV #misteri #amicizia #avventura #cast #giovaniattori

Sanremo 2024: Travolta e il “Ballo del Qua Qua”, quando il trash diventa virale

Tutto ha avuto inizio con un’improvvisata, un divertente siparietto che ha visto l’attore americano John Travolta e il dinamico duo di Fiorello e Amadeus cimentarsi nel celebre “Ballo del Qua Qua”. Inizialmente sembrava un momento di pura gioia e leggerezza, ma ben presto le reazioni negative sui social media sono arrivate, trasformando la situazione in un vero e proprio disastro mediatico.

Le critiche feroci e immediate hanno travolto Travolta, definendo il ballo di Tony Manero “imbarazzante” e “goffo”, arrivando addirittura ad etichettarlo come un affronto all’umanità. L’indignazione sul web è stata inarrestabile.

Profondamente ferito, l’attore ha deciso di prendere una posizione drastica, rifiutando di dare il suo consenso per l’utilizzo del video della sua esibizione. Le conseguenze sono state apocalittiche: il video del “Ballo del Qua Qua” è scomparso dalla circolazione. Raiplay e RaiNews hanno cancellato la clip dai loro siti web, come se non fosse mai esistita. Fortunatamente, c’è ancora una piccola speranza per gli amanti di questo momento imbarazzante. Il video rimane, per ora, visibile nella replica integrale della puntata su Raiplay. Tuttavia, per quanto tempo resterà accessibile è ancora incerto… menomale che su Youtube le talpe sono davvero dure a morire.

https://youtu.be/bcAvns689Go

Nonostante tutte le critiche e le conseguenze negative, il “Ballo del Qua Qua” di John Travolta passerà alla storia come un meme immortale. Questo episodio di partecipazione dell’attore americano al festival di Sanremo verrà ricordato come uno degli eventi più imbarazzanti nella storia dei festival. Un incidente che però pare impossibile considerare come frutto di pura improvvisazione ma sicuramente è figlio di una scaletta ben studiata e condivisa con l’attore e con il suo staff: un momento di “discutibile avanspettacolo” che coinvolge ballerini in costume, diritti di utilizzo di un brano musicale, la convocazione di uno staff tecnico e, ovviamente, include un contratto blindato tra la Rai e l’agenzia che cura gli interessi di Travolta! Nello show business dopotutto nulla è lasciato al caso è ogni cosa che avviene in TV è formalizzata e contrattualizzata, che si tratti di un claquer o di una star di Hollywood!

Si è appreso dai media che nel contratto di Travolta era presente una non ben precisata indicazione secondo cui “avrebbe ballato”… Ma è chiaro che quel generico riferimento non è sufficiente, in questi casi, proprio per evitare situazioni “fuori controllo” è doveroso includere negli accordi ogni singolo momento dell’atto performativo, sembra improbabile anzi impossibile che lo staff dell’attore fosse all’oscuro di quanto sarebbbe accaduto!

La “performance” che lasciato basita l’Italia intera è in realtà uno dei cliché più consolidati nel mondo dello spettacolo: prendere una persona famosa per le sue abilità in una determinata arte e metterla a fare quella stessa cosa nella sua forma più elementare per suscitare ilarità come quando Gassman declamava il menu di un ristorante come se fosse una poesia lirica. Format come i Muppet Show devono la loro fama proprio a questo genere di show.

La vera questione qui è che Travolta, star conosciuta proprio per le sue dote iconiche nel ballo,  sembrava quasi irriconoscibile durante il “Ballo del Qua Qua”. In realtà l’imbarazzo che ha mostrato è un segno delle sue grandi doti attoriali (oltre che di ballerino).

In conclusione, l’esibizione di John Travolta al festival di Sanremo ha scatenato discussioni, indignazione e risate nel pubblico. Una cosa però è certa: nostante sia una burla studiata a tavolino, questa performance ha dato vita a un meme destinato a rimanere eternamente impresso nella memoria collettiva.

70 anni della RAI: l’amore e l’odio per l’animazione Giappponese in Italia

Il 3 gennaio 1954 alle ore 11, la prima annunciatrice Rai Fulvia Colombo diede il via alle trasmissioni televisive regolari della Rai, la tv pubblica italiana.

“La Rai − Radiotelevisione Italiana inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive”.

Da allora, la Rai ha accompagnato la vita degli italiani con programmi di informazione, cultura, intrattenimento e spettacolo, raccontando gli eventi storici, le trasformazioni sociali, le mode e le tendenze, le passioni e le emozioni di generazioni di telespettatori. Tra i generi che hanno caratterizzato la programmazione della Rai, c’è l’animazione giapponese, nota anche come anime, che ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione e nella popolarità di questo tipo di produzione nel nostro paese.

Per celebrare i 70 anni della tv pubblica, la Rai ha organizzato una serie di iniziative e di appuntamenti speciali, che ripercorrono la sua lunga e ricca storia, attraverso filmati d’archivio, testimonianze, interviste e documentari. La Rai ha anche coinvolto il suo pubblico, invitandolo a condividere i propri ricordi e le proprie emozioni legate alla tv, attraverso il sito web e i social network. Con l’hashtag #70annidirai, gli utenti hanno potuto inviare foto, video, commenti e testimonianze, che sono stati raccolti e pubblicati in una sezione speciale del portale rai.it.

In questo articolo, vogliamo ripercorrere il legame storico tra la Rai e gli anime, che ha inizio negli anni ’70 e prosegue fino ai giorni nostri, tra successi e polemiche, tra censure e restauri, tra fascino e critica.

Gli anni ’70: l’inizio dell’invasione Giapponese

L’Italia è stata uno dei paesi occidentali pionieri nell’importazione di anime, soprattutto tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta. In quel periodo furono acquistate oltre un centinaio di serie, più di quanto avvenisse in qualsiasi altro paese occidentale. Questo fenomeno si verificò sia grazie alla Rai che alle emittenti private liberalizzate nel 1976, in particolare le reti che successivamente sarebbero diventate Fininvest, ma anche altre realtà locali. Questo è stato definito come una pacifica “invasione”.

La svolta nella diffusione degli anime in Italia si verificò nella seconda metà degli anni settanta, quando la televisione di Stato iniziò ad importare serie televisive. Il 13 gennaio 1976, Rai 2 trasmise Barbapapà, il primo anime giapponese trasmesso in Italia. Seguirono Vicky il vichingo nel gennaio 1977, e Heidi e Atlas UFO Robot nel 1978. Queste serie ebbero un grande successo di pubblico e di critica, grazie alla loro qualità narrativa e visiva, alla loro originalità e alla loro capacità di affrontare temi universali e attuali.

Questi anime introdussero anche alcuni elementi tipici dell’animazione giapponese, come la cura dei dettagli, la profondità dei personaggi, la presenza di tematiche sociali e storiche, e la capacità di suscitare emozioni. Questi elementi si distinguevano da quelli dell’animazione occidentale, spesso più semplice e stereotipata, e contribuirono a creare una generazione di appassionati e di cultori di questo genere.

Gli anni ’80: il boom e la censura

A partire dalla metà degli anni ottanta, a causa di una crescente campagna di demonizzazione degli anime da parte dell’opinione pubblica, la Rai iniziò a importare sempre meno serie. In Italia, infatti, a partire dagli anni ottanta, l’animazione giapponese subì una censura sistematica durante la trasmissione su reti nazionali. Ciò avveniva attraverso adattamenti invasivi e incongrui, traduzioni superficiali dei copioni originali, tagli e modifiche arbitrarie. A causa di un equivoco culturale che considerava l’animazione rivolta solo ai bambini, molti anime destinati ad adulti o adolescenti erano adattati per un pubblico molto più giovane. I dialoghi venivano modificati per renderli più adatti a una platea infantile e venivano tagliate sequenze o puntate considerate inadatte ai bambini. Questa pratica è stata oggetto di critiche da parte di associazioni di genitori, giornalisti e psicologi.

Gli anni ’90 e 2000: la riscoperta degli anime

Per quanto riguarda la Rai, i primi tentativi di trasmissione integrale si verificarono con alcune serie del World Masterpiece Theater su Rai 1 e il film Akira su Rai 3. Nel 2000-2001, Rai 2 trasmise vari film e speciali TV della saga di Dragon Ball. Con l’avvento della televisione digitale terrestre, Rai 4 iniziò a trasmettere regolarmente anime in versione integrale, incluso l’utilizzo delle sigle di apertura e chiusura originali.

Dal 2009, anche la Rai ha ripreso a trasmettere animazione giapponese su Rai 4, con serie come Gurren Lagann e Code Geass: Lelouch of the Rebellion. Queste serie hanno confermato la vitalità e la ricchezza dell’animazione giapponese, che ha saputo affrontare temi attuali e universali, come l’amicizia, l’amore, il coraggio e la libertà.

La Rai ha quindi svolto un’importante funzione culturale e educativa, portando in Italia gli anime e facendoli conoscere e apprezzare da diverse generazioni di spettatori. La Rai ha anche contribuito a creare un legame tra l’Italia e il Giappone, due paesi lontani geograficamente ma vicini per sensibilità e affinità

Alan Ford, 660 numeri di storia italiana

La storica testata di Max Bunker si concluderà nel 2024

Un pezzo di storia del fumetto italiano sta per giungere al termine. Alan Ford, la serie a fumetti umoristica creata da Max Bunker e Magnus, si concluderà con il numero 660, in uscita nel maggio del 2024.

Alan Ford è nato nel 1967 dalla mente di Luciano Secchi, in arte Max Bunker, e dai disegni di Roberto Raviola, in arte Magnus. La serie è stata pubblicata per la prima volta dalla casa editrice Corno, che nel 1970 ha lanciato anche la serie di Diabolik.

La storia di Alan Ford è quella di un gruppo di spie scalcinate, il Gruppo TNT, guidato da un anziano dall’età sconosciuta (ma decisamente alta) noto solo come Numero Uno. Il gruppo è composto da Alan Ford, un improvvisato agente segreto; Bob Rock, un gorilla antropomorfo; Cico, un uomo dalla mente semplice; Jefferson Long, un afroamericano dal cuore d’oro; e Joe Dalton, un cowboy dalla pistola facile.

I personaggi di Alan Ford sono diventati iconici nel mondo dei fumetti italiani. La serie è stata caratterizzata da un humor surreale e da una satira pungente della società, che ha conquistato milioni di lettori di tutte le età.

La serie ha avuto un grande successo anche in televisione. Nel 1972, la Rai ha trasmesso il programma SuperGulp!, che era dedicato al mondo dei fumetti e che ha contribuito a diffondere la popolarità di Alan Ford.

Nel corso degli anni, la serie ha avuto diversi autori e disegnatori. Magnus è rimasto al timone della serie fino al numero 75, poi è stato sostituito da altri artisti, tra cui Franco Donatelli, Paolo Castaldi e Antonio Sciacca.

La decisione di chiudere Alan Ford è stata presa da Max Bunker, che ha dichiarato di voler dare spazio a nuove idee. Il creatore della serie ha annunciato che dalle ceneri di Alan Ford nascerà una nuova serie, questa volta completamente a tinte femminili.

La nuova serie si intitolerà Petra e sarà ambientata in un futuro distopico. La protagonista è una giovane donna che si ritrova a combattere contro un regime totalitario.

L’uscita di Petra è prevista per il 2025. Nel frattempo, i fan di Alan Ford potranno godersi gli ultimi numeri della serie, che saranno pubblicati a partire da ottobre di quest’anno.

Ecco alcuni dei motivi per cui Alan Ford è stato un successo così grande:

  • Humor surreale e satira pungente: la serie è caratterizzata da un umorismo surreale e da una satira pungente della società, che hanno colpito nel segno i lettori di tutte le età.
  • Personaggi iconici: i personaggi di Alan Ford sono diventati iconici nel mondo dei fumetti italiani. Alan Ford, Bob Rock, Cico, Jefferson Long e Joe Dalton sono figure che sono entrate nell’immaginario collettivo.
  • Successo in televisione: la serie ha avuto un grande successo anche in televisione. Il programma SuperGulp!, che è andato in onda sulla Rai dal 1972 al 1981, ha contribuito a diffondere la popolarità di Alan Ford.

Alan Ford è un pezzo di storia del fumetto italiano che non verrà dimenticato facilmente. La serie ha lasciato un segno indelebile nel cuore di milioni di lettori e continuerà a essere apprezzata per molti anni a venire.

Noos, l’erede di SuperQuark

Alberto Angela, il più grande tra i  divulgatori italiani, ha annunciato l’arrivo di un nuovo programma televisivo Rai, erede di SuperQuark, a cui ha dato il nome di Noos. Il nome, come spiega lo stesso Angela, deriva dall’astronave con cui suo padre, il magnifico Piero Angela, viaggiava tra i pianeti nel programma televisivo “Viaggio nel Cosmo”. Il nome ha diverse sfumature di significato ma, sostanzialmente, deriva dalla parola greca che significa “intelletto”. Lo scopo del nuovo programma è quello di riprendere il viaggio nella divulgazione scientifica lasciato acceso da suo padre.

Alberto Angela parlando ai fan sui social ha postato:

“Carissimi, qualche settimana fa, ho pubblicato la foto di un interruttore con la scritta ‘tenere acceso massimo 9 minuti’, promettendovi l’inizio di un nuovo viaggio. Vi ho poi raccontato di aver deciso di raccogliere la fiaccola della divulgazione scientifica lasciata accesa da mio padre con i suoi programmi e vi ho annunciato l’inizio di questa nuova avventura. Adesso rimane solo da svelarvi il titolo del nuovo programma. Come vi anticipavo, non si chiamerà SuperQuark, quello è il programma di Piero e resterà suo per sempre. Ho quindi pensato a quale fosse il nome più adatto e la soluzione mi è venuta in mente ricordando con affetto un particolare del programma Viaggio nel Cosmo, che assieme a mio padre abbiamo realizzato nel 1998. In quel programma, mio padre viaggiava tra i pianeti e nel cosmo a bordo di un’astronave. Quell’astronave si chiamava Noos. Forma arcaica del termine ‘nous’, questa parola in greco antico aveva diverse sfumature di significato, ma, sostanzialmente, voleva dire: ‘intelletto’. E così, viaggiare con l’intelletto automaticamente porta alla conoscenza e al sapere. Ecco perché abbiamo deciso di chiamare ‘Noos’ il nuovo programma”.

    Un titolo che è dunque “un omaggio alle esplorazioni nel sapere di mio padre e, al tempo stesso, rappresenta la continuazione dei viaggi nello spazio interstellare della conoscenza. Quel pulsante che avete visto – sottolinea ancora il paleontologo – serviva per accendere le luci interne di uno dei modelli di astronavi e stazioni spaziali usati nelle riprese in studio di Viaggio nel Cosmo: per la tecnologia dell’epoca, non poteva rimanere in funzione più di 9 minuti per evitare sovraccarichi al sistema elettrico. Oggi, fortunatamente, le tecnologie ci consentono di fare molto meglio e realizzare cose allora impensabili. Da quel pensiero, il passo è stato breve: è giunto il momento di ‘riaccendere’, ma per ‘ben più di nove minuti’, l’interruttore dell’astronave per un lungo viaggio nella divulgazione scientifica. Ci vediamo presto con Noos! Un caro abbraccio a tutti voi”.

Il nuovo programma di Alberto Angela è atteso con molta curiosità dai suoi fan, i quali si aspettano di trovare ancora una volta la capacità del divulgatore di raccontare la scienza in modo avvincente e comprensibile.Il nome scelto per il nuovo programma, Noos, rappresenta il desiderio di Alberto Angela di continuare a viaggiare tra i pianeti del sapere, portando alla conoscenza del pubblico le ultime scoperte della scienza. Il programma sarà quindi un’occasione per imparare e scoprire, arricchendo la propria cultura scientifica.

La parola “Noos” si ispira l’astronave utilizzata da Piero Angela nel programma “Viaggio nel Cosmo“:  Alberto Angela spera che questo nome rappresenti un omaggio al padre e alle esplorazioni nel sapere che ha sempre promosso.

Il nuovo programma di Alberto Angela, Noos, sarà quindi un’occasione per scoprire le novità della scienza in modo avvincente e comprensibile, imparando a viaggiare nell’intelletto e a conoscere il mondo che ci circonda. Il pubblico italiano si prepara quindi ad accogliere con entusiasmo questo nuovo viaggio nella divulgazione scientifica che si annuncia estremamente interessante.

All’Aquila: Cartoons On The Bay Winter Edition

Dopo l’edizione estiva di Pescara, Cartoons on the Bay approda a L’Aquila con la Winter Edition celebrando in maniera particolare l’anima kids del Festival, tramite un fitto programma di appuntamenti e contenuti dedicato a giovanissimi e famiglie. Tutti gli eventi si svolgeranno presso il Cinema multisala Movieplex L’Aquila (Sale 1 e 2).

Il direttore artistico di Cartoons on the Bay, Roberto Genovesi ha dichiarato:

“Abbiamo pensato un programma che veda le bambine e i bambini non solo come spettatori ma anche e soprattutto come protagonisti attivi  … con un forte coinvolgimento delle scuole. Inoltre abbiamo regalato a l’Aquila un fitto programma di lungometraggi in animazione vincitori di numerosi premi internazionali e due anteprime mondiali per tutta la famiglia con la presenza della protagonista Elva Trill, già nota al grande pubblico per la sua interpretazione in Jurassic World Dominion’’.

Saranno quasi 1000 gli studenti delle classi primarie e secondarie di primo grado attesi dall’1 al 3 dicembre per incontrare i volti e i personaggi più noti di Rai Gulp e Rai Yoyo. Moltissime attività in programma a partire dalle anteprime cinematografiche.

Si parte il 2 dicembre con A day with Santa, film che racconta di una vacanza concessa a Babbo Natale: a sostituirlo, nel suo faticoso lavoro, una ragazza, Santa Belle. Il 3 dicembre sarà la volta di Sherlock Santa, pellicola in cui Babbo Natale, a letto malato, ripete senza sosta la parola Lebanna, tutto questo mentre il Natale incombe. Per risolvere il caso l’assistente di Babbo Natale ricorre alla magia, evocando il più grande detective di sempre, Sherlock Holmes! Presenti in sala il regista Francesco Cinquemani e l’attrice protagonista Elva Trill.

Alle due anteprime si aggiungeranno le proiezioni dei film premiati nella scorsa edizione del Festival: Opal, vincitore del premio ‘Miglior Regia Pulcinella Awards 2022’, Belle premiato come ‘Miglior Sceneggiatura Pulcinella Awards 2022’, Troppo Cattivi che si è aggiudicato come miglior film il ‘Pulcinella Awards 2022’ e la proiezione speciale The Deer King.

Tra le moltissime attività in programma quelle proposte da Oreste Castagna, attore, regista e formatore teatrale che parlerà ai più giovani della magia del mestiere dell’attore, e presenterà Storie di Pace. Ma ci sarà anche Andrea Lucchetta con il suo Spike Team. E naturalmente Nicoletta Costa, autrice della celebre serie Nina & Olga.

Il 3 dicembre è in programma un grande spettacolo organizzato in collaborazione con Soluna Eventi che si aprirà con Armando Traverso e i pupazzi di Rai Radio Kids. La presentatrice Vera Vavassori introdurrà i pupazzi dei personaggi delle serie di Rai Kids, Puffi, Pinocchio e Freeda, Topo Tip e 44Gatti, che si alterneranno sul palco esibendosi in giochi che coinvolgeranno il pubblico.

Il poster di Cartoons On The Bay Winter Edition è disegnato da Nicoletta Costa.

Per tutte le info, il programma aggiornato: cartoonsbay.rai.it.

Rai Cinema ospita una mostra su NFT e Cinema nel Metaverso

Rai Cinema continua il suo percorso di innovazione, ricerca e sperimentazione dei linguaggi partecipando alla creazione di una mostra su NFT e cinema nel mondo del Metaverso.Nello spazio di Rai Cinema nel Metaverso The Nemesis – gratuito e facilmente accessibile da pc o smartphone – sarà infatti possibile scoprire ed esplorare la versione digitale della mostra “NFT Cinema. Digital Storytelling e Metaverso” a cura di Simone Arcagni e Mattia Nicoletti che sarà ospitata anche – in versione fisica – a RomeVideoGame Lab a Cinecittà dal 3 al 6 novembre. Una produzione Cinecittà per RomeVideoGameLab in collaborazione con Rai Cinema e ANICA – Unione Editori e Creators Digitali.

Una mostra su NFT e cinema nel mondo del Metaverso per testimoniare come il digitale e il Metaverso debbano essere pensati come una opportunità ulteriore della produzione cinematografica. Un percorso tra aste, offerte, mostre e lanci per mostrare le diverse forme di relazione tra il mondo del cinema e gli NFT. Si tratta di un percorso storico e critico che seleziona alcuni casi particolarmente indicativi e specifici di questo rapporto mettendo in evidenza i diversi approcci, le pratiche e le modalità. Una mostra che è frutto di una ricerca più ampia che intende interrogare queste tecnologie mettendo in evidenza i processi e i possibili impatti, con un focus sul mondo della produzione cinematografica.

Uno spazio raggiungibile come detto anche in versione digitale – da pc o smartphone – nelle stanze di Rai Cinema sul metaverso The Nemesis. Lo spettatore potrà così raggiungere lo spazio espositivo virtuale e avere un’esperienza diversa delle opere passeggiando con il proprio avatar. Tra gli NFT presentati anche il primo NFT di Rai Cinema ‘RaiCinema2500Pics’ realizzato da Brivido&Sganascia, un collage di 2.500 foto dei red carpet dei Festival più importanti del mondo e prodotto in collaborazione con Consensys, partner tecnologico di The Nemesis.

La dichiarazione di Paolo Del Brocco, Amministratore Delegato di Rai Cinema:

“Il nostro primo NFT presentato in occasione del lancio del Metaverso di Rai Cinema è un ulteriore tassello del nostro percorso di posizionamento sui temi dell’innovazione e di costruzione di una cultura digitale nel campo dell’audiovisivo. Oltre al ruolo principale di affiancare e promuovere la produzione cinematografica, Rai Cinema ha il compito di garantire un presidio culturale italiano dei media innovativi, sostenere ed alimentare i nuovi linguaggi e storytelling digitali con l’obiettivo di avvicinare nuovi pubblici alla cultura cinematografica”.

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