Philipp Von Lenard. La storia controversa dei raggi catodici e della televisione

I raggi catodici sono stati i precursori della tecnologia che ha permesso la trasmissione delle immagini ai televisori di ieri. Tuttavia, dietro questa scoperta scientifica si nasconde una figura alquanto oscura e discutibile: Philipp Von Lenard, fisico tedesco vincitore del premio Nobel nel 1905.

Cos’è un raggio catodico?

Un raggio catodico è un fascio di elettroni prodotto all’interno di un tubo sottovuoto, in cui si trova un elettrodo negativo (catodo) e uno positivo (anodo). Quando si applica una differenza di potenziale tra i due elettrodi, gli elettroni vengono accelerati dal catodo verso l’anodo, formando un raggio visibile. Se il tubo contiene un gas rarefatto, il raggio catodico può ionizzare le molecole del gas, producendo una luminescenza. Se il tubo è rivestito di una sostanza fluorescente, il raggio catodico può farla brillare, creando un’immagine sullo schermo. Questo principio è alla base del funzionamento dei vecchi televisori a tubo catodico, che usavano un cannone elettronico per proiettare le immagini su uno schermo di fosforo.

Chi era Philipp Von Lenard?

Philipp Von Lenard era un fisico tedesco che si occupò principalmente di studiare i raggi catodici e le loro proprietà. Nel 1905, ricevette il premio Nobel per la fisica per aver dimostrato che i raggi catodici erano costituiti da particelle cariche elettricamente, e per aver misurato la loro massa e la loro velocità. Lenard fu anche uno dei primi a sperimentare gli effetti dei raggi catodici sulle lastre fotografiche, anticipando la scoperta dei raggi X da parte di Wilhelm Conrad Roentgen nel 1895. Tuttavia, Lenard non riconobbe il merito di Roentgen, e anzi lo accusò di avergli rubato la sua scoperta, che lui riteneva di scarso valore. Lenard era infatti un sostenitore della teoria ondulatoria della luce, e non accettava l’idea che i raggi X fossero radiazioni elettromagnetiche.

Quali furono le sue idee politiche?

Lenard fu un fervente nazionalista e antisemita, che aderì al nazismo e divenne il primo consigliere scientifico di Adolf Hitler. Lenard era convinto che la scienza tedesca fosse superiore a quella di altre nazioni, e che fosse minacciata dall’influenza ebraica e straniera. Lenard criticava aspramente i fisici inglesi, che considerava dei ladri di idee tedesche, e si oppose alla teoria della relatività di Albert Einstein, che definiva “ebraica”. Lenard fu il fondatore e il capo del movimento della “Scienza ariana”, che promuoveva una scienza basata sulla razza e sulla purezza del sangue, e che escludeva o perseguitava gli scienziati ebrei o di origine ebraica. Lenard usò il suo prestigio di premio Nobel per ottenere potere e influenza nel regime nazista, e per sostenere le sue teorie pseudoscientifiche e razziste.

Quali furono le conseguenze della sua ideologia?

L’ideologia della “Scienza ariana” ebbe effetti devastanti sulla scienza tedesca e sulla società in generale. Molti scienziati di valore, come Einstein, Max Born, James Franck e altri, furono costretti a lasciare la Germania o a subire discriminazioni e violenze. Altri scienziati, per opportunismo o per paura, si adeguarono alla “Scienza ariana” e ne divennero sostenitori o complici. La “Scienza ariana” portò anche alla trasformazione dei campi di sterminio nazisti in enormi laboratori, in cui i prigionieri ebrei e di altre etnie considerate inferiori venivano usati come cavie per esperimenti crudeli e inumani. La “Scienza ariana” fu anche una delle cause della sconfitta della Germania nella seconda guerra mondiale, poiché impedì lo sviluppo di tecnologie avanzate come la bomba atomica o i razzi.

Qual è il suo rapporto con la televisione?

Nonostante la figura di Lenard sia oscura e riprovevole, i suoi studi sui raggi catodici hanno contribuito allo sviluppo della televisione e della tecnologia audiovisiva. I raggi catodici hanno infatti permesso la trasmissione delle immagini a distanza, e hanno dato origine a un nuovo mezzo di comunicazione di massa. La televisione ha cambiato il modo in cui accediamo alle informazioni, all’arte, alla cultura e al divertimento. La televisione ha anche avuto un ruolo importante nella storia e nella politica, influenzando l’opinione pubblica e la partecipazione sociale. La televisione ha quindi un grande potenziale educativo e culturale, ma anche un grande rischio di manipolazione e propaganda. Per questo, è fondamentale ricordare la storia dei raggi catodici e di Lenard, e di distinguere la scienza e l’innovazione tecnologica dalle ideologie malvagie e dalla follia umana.

70 anni della RAI: l’amore e l’odio per l’animazione Giappponese in Italia

Il 3 gennaio 1954 alle ore 11, la prima annunciatrice Rai Fulvia Colombo diede il via alle trasmissioni televisive regolari della Rai, la tv pubblica italiana.

“La Rai − Radiotelevisione Italiana inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive”.

Da allora, la Rai ha accompagnato la vita degli italiani con programmi di informazione, cultura, intrattenimento e spettacolo, raccontando gli eventi storici, le trasformazioni sociali, le mode e le tendenze, le passioni e le emozioni di generazioni di telespettatori. Tra i generi che hanno caratterizzato la programmazione della Rai, c’è l’animazione giapponese, nota anche come anime, che ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione e nella popolarità di questo tipo di produzione nel nostro paese.

Per celebrare i 70 anni della tv pubblica, la Rai ha organizzato una serie di iniziative e di appuntamenti speciali, che ripercorrono la sua lunga e ricca storia, attraverso filmati d’archivio, testimonianze, interviste e documentari. La Rai ha anche coinvolto il suo pubblico, invitandolo a condividere i propri ricordi e le proprie emozioni legate alla tv, attraverso il sito web e i social network. Con l’hashtag #70annidirai, gli utenti hanno potuto inviare foto, video, commenti e testimonianze, che sono stati raccolti e pubblicati in una sezione speciale del portale rai.it.

In questo articolo, vogliamo ripercorrere il legame storico tra la Rai e gli anime, che ha inizio negli anni ’70 e prosegue fino ai giorni nostri, tra successi e polemiche, tra censure e restauri, tra fascino e critica.

Gli anni ’70: l’inizio dell’invasione Giapponese

L’Italia è stata uno dei paesi occidentali pionieri nell’importazione di anime, soprattutto tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta. In quel periodo furono acquistate oltre un centinaio di serie, più di quanto avvenisse in qualsiasi altro paese occidentale. Questo fenomeno si verificò sia grazie alla Rai che alle emittenti private liberalizzate nel 1976, in particolare le reti che successivamente sarebbero diventate Fininvest, ma anche altre realtà locali. Questo è stato definito come una pacifica “invasione”.

La svolta nella diffusione degli anime in Italia si verificò nella seconda metà degli anni settanta, quando la televisione di Stato iniziò ad importare serie televisive. Il 13 gennaio 1976, Rai 2 trasmise Barbapapà, il primo anime giapponese trasmesso in Italia. Seguirono Vicky il vichingo nel gennaio 1977, e Heidi e Atlas UFO Robot nel 1978. Queste serie ebbero un grande successo di pubblico e di critica, grazie alla loro qualità narrativa e visiva, alla loro originalità e alla loro capacità di affrontare temi universali e attuali.

Questi anime introdussero anche alcuni elementi tipici dell’animazione giapponese, come la cura dei dettagli, la profondità dei personaggi, la presenza di tematiche sociali e storiche, e la capacità di suscitare emozioni. Questi elementi si distinguevano da quelli dell’animazione occidentale, spesso più semplice e stereotipata, e contribuirono a creare una generazione di appassionati e di cultori di questo genere.

Gli anni ’80: il boom e la censura

A partire dalla metà degli anni ottanta, a causa di una crescente campagna di demonizzazione degli anime da parte dell’opinione pubblica, la Rai iniziò a importare sempre meno serie. In Italia, infatti, a partire dagli anni ottanta, l’animazione giapponese subì una censura sistematica durante la trasmissione su reti nazionali. Ciò avveniva attraverso adattamenti invasivi e incongrui, traduzioni superficiali dei copioni originali, tagli e modifiche arbitrarie. A causa di un equivoco culturale che considerava l’animazione rivolta solo ai bambini, molti anime destinati ad adulti o adolescenti erano adattati per un pubblico molto più giovane. I dialoghi venivano modificati per renderli più adatti a una platea infantile e venivano tagliate sequenze o puntate considerate inadatte ai bambini. Questa pratica è stata oggetto di critiche da parte di associazioni di genitori, giornalisti e psicologi.

Gli anni ’90 e 2000: la riscoperta degli anime

Per quanto riguarda la Rai, i primi tentativi di trasmissione integrale si verificarono con alcune serie del World Masterpiece Theater su Rai 1 e il film Akira su Rai 3. Nel 2000-2001, Rai 2 trasmise vari film e speciali TV della saga di Dragon Ball. Con l’avvento della televisione digitale terrestre, Rai 4 iniziò a trasmettere regolarmente anime in versione integrale, incluso l’utilizzo delle sigle di apertura e chiusura originali.

Dal 2009, anche la Rai ha ripreso a trasmettere animazione giapponese su Rai 4, con serie come Gurren Lagann e Code Geass: Lelouch of the Rebellion. Queste serie hanno confermato la vitalità e la ricchezza dell’animazione giapponese, che ha saputo affrontare temi attuali e universali, come l’amicizia, l’amore, il coraggio e la libertà.

La Rai ha quindi svolto un’importante funzione culturale e educativa, portando in Italia gli anime e facendoli conoscere e apprezzare da diverse generazioni di spettatori. La Rai ha anche contribuito a creare un legame tra l’Italia e il Giappone, due paesi lontani geograficamente ma vicini per sensibilità e affinità

AOC Nextv anticipa il futuro delle Televisioni domestiche

AOC ha sviluppato un prototipo di proiettore a ottica ultra corta che utilizza una pellicola di plastica trasparente come superficie di proiezione. Questo prototipo, chiamato AOC NEXTV, ha recentemente vinto il premio Red Dot design nella categoria dei prodotti innovativi. La giuria ha elogiato l’innovazione e la minimalista soluzione home cinema offerta da AOC NEXTV, grazie all’utilizzo della tecnologia di proiezione a breve distanza e all’impiego di un alloggiamento compatto.

Il proiettore è racchiuso all’interno di una scatola pieghevole che include una coppia di altoparlanti e uno schermo trasparente da 60 cm collegato all’alloggiamento. Il modulo del proiettore può avvicinarsi allo schermo fino a riempirne completamente la superficie. La descrizione indica che la pellicola di plastica trasparente utilizzata per la proiezione a breve distanza garantisce un elevato contrasto e colori vividi nell’immagine proiettata.

È interessante notare che AOC abbia optato per un design così all’avanguardia. AOC non produce televisori per il consumatore e neppure proiettori, soprattutto proiettori a ottica ultra corta come questo. Tuttavia, AOC è specializzata nella produzione di monitor per PC, tra cui monitor aziendali, portatili, da gioco, ergonomici e per professionisti. Altri marchi, come Philips, Envision, Agon e Great Wall, potrebbero utilizzare questo design anche internamente, ma il principale target di mercato sarebbe il settore consumer e dell’home entertainment.

I proiettori a ottica ultra corta sono diventati molto popolari nel campo dei display di grandi dimensioni grazie alla loro versatilità e alla possibilità di utilizzarli senza impattare in modo significativo l’infrastruttura. Tuttavia, i proiettori di questo tipo rimangono costosi a causa delle tecnologie necessarie per la loro realizzazione. Ma il fatto che l’azienda li stia proponendo potrebbe cambiare le cose, come accadde con i lettori Blu-ray che inizialmente erano molto costosi.

Tuttavia, oltre alla questione del prezzo, c’è un altro problema che potrebbe sorgere riguardo al pannello trasparente utilizzato. Una lastra di acrilico spessa 2 mm pesa circa 2,4 kg al metro quadro, ma per evitare che la superficie traballi è necessario uno strato di almeno 4 mm di spessore, che peserebbe circa 4,8 kg al metro quadrato. Considerando uno schermo di 60 cm di diagonale, avremmo un peso di circa 770 g. Per evitare problemi di instabilità, sarà indispensabile progettare un supporto specifico per lo schermo. In ogni caso, essendo ancora solo un prototipo, c’è ancora molto margine per perfezionare il progetto.

Cleopatra 2525

Ritornando al classico discorso, sulle serie dimenticate nel tempo, questa volta voglio interessarmi io, in quanto oggi vorrei parlarvi di una serie che quando guardavo da ragazzina, mi divertiva e mi piaceva molto, in quanto la protagonista di questa serie di action-scifi, non era la classica eroina fatta e finita, ma una semplice ragazza che travolta dagli eventi ne diviene pian piano l’eroina della situazione, la serie era “Cleopatra 2525”.

Questa serie ambientata sul nostro pianeta in un futuro molto remoto, fu prodotta dalla casa di produzione fondata da Sam Raimi la Renaissance Pictures, e l’attrice Jennifer Sky ne fu la protagonista, ne vennero realizzati 28 episodi raccolti in due stagioni, e poi per motivazioni non ancora chiarite, venne soppressa e cancellata, lasciando non solo un finale aperto ma anche molti interrogativi e questioni ancora in sospeso. In Italia venne trasmessa sulle reti Mediaset e sul canale Italia 1.

Cleopatra 2525 Intro

Cleopatra, aspirante attrice, che per sbarcare il lunario in attesa della grande occasione, lavora cone danzatrice del ventre in un nigth club, le sue giornate passano sempre uguali e senza sbocchi, finchè il destino non tira i suoi dadi, infatti Cleopatra durante un’operazione chirurgica, avvengono delle complicanze e finisce in coma, qui i medici la mettono in criostasi, in attesa di poterla risvegliare. Ed è qui che si abbatte il pugno del destino, infatti per una serie di cataclismi, il mondo intero viene sconvolto, così che la nostra Cleo venga lasciata al suo “sonno forzato”. Passa il tempo, e durante un sopraluogo, due ragazze Hel e Sarge, rinvengono l’ingresso di un centro di criostasi, e al suo interno vi trovano una camera criogenica ancora funzionante, dopo alcuni tentativi, la attivano e così l’occupante al suo interno pian piano si risveglia dal suo lungo sonno. Dopo un primo attimo di stupore, Cleopatra somatizza che non si trova più nel suo tempo e che ha dormito per ben cinque secoli, più precisamente si ritrova ad essere nell’anno 2525; qui dalle sue salvatrici, Hal e Sarge, apprende che il mondo esterno è completamente cambiato da come lo conosceva, infatti tutto il pianeta Terra e sotto il dominio da alcuni secoli da una razza aliena chiamata i Baileys, che comandano tutta la superficie, con l’unico scopo di attaccare e disintegrare ogni umano che intercettano. Infatti Cleopatra viene così a sapere che il minimanente della popolazione terrestre sopravvissuta si è rifugiata nel sottosuolo, scopre anche che le due ragazze, insieme ad un altro personaggio di nome Mauser, formano una specie di squadra di “sicurezza e sorveglianza”, i cui ordini sono partiti a un misterioso capo che si è autodefinito voce, un po’ come Charlie’s Angeles, il cui scopo di tale squadra è di respingere gli attacchi alla città sotterranea da parte dei Baileys e di mantenere anche l’ordine pubblico, mantenendo una parvenza di legge e proteggendo i deboli da loschi individui come il misterioso Creegan, una sorta di polizia.

Non potendo più tornare alla sua casa e avendo forse finalmente trovato uno scopo nella sua vita, Cleopatra si unisce a Hel, Sarge e Mauser e seguendo gli ordini di Voce, aiuta la squadra a rendere la vita agli ultimi rimasugli dell’umanità un po’ meno dura, raddrizzando i torti e affrontando gli alieni Bailyes per scacciarli dal nostro pianeta.

Andando avanti, vengono a scoprire che in realtà i Baileys non sono alieni, ma macchine per lo smaltimento dei rifiuti, creati dall’uomo, che per via del loro programma di intelligenza artificiale di apprendimento, ebbero la consapevolezza che era l’essere umano la principale fonte di produzione di inquinamento, e che quindi doveva essere eliminata, così diedero vita ad una vera e propria guerra contro l’uomo.

Nell’ultima puntata della serie infatti si procede alla fase finale della guerra dove sia gli umani che i Baileys, autoproclamatesi così in onore del loro creatore, si preparano allo scontro finale, dove solamente una delle due fazioni ne uscirà vincente.

Cleopatra 2525

Purtroppo come abbiamo detto precedentemente, la serie si è interrotta, mentre le due fazioni stavano per scontrarsi, e quindi non sapremo mai come finirà lo scontro tra i Baileys e gli umani, come anche l’interrogativo del fattore che ha scatenato la ribellione delle macchine contro l’uomo e tanti altri interrogativi rimasti ancora insoluti durante la serie e che purtroppo rimmarranno per sempre senza risposta, perrcato perchè era una serie molto divertente, dinamica e per alcuni versi anche innovativa, belle poi anche le scene girtate in esterno, in quanto tutta la serie è stata girata in Nuova Zelanda. Speriamo che presto o tardi un’altra casa di produzione possa prendere il soggetto e che Cleopatra 2525 abbia finalmete un finale, anche perchè io mi divertivo sempre nel vedere la serie e la trovavo molto piacevole, mi faceva dimenticare i dispiaceri e le amarezze della giornata che mi capitavano.

 

Il Fumetto: il Valore della Sequenza

È mio intento valutare,in questa relazione,la posizione del medium fumetto all’interno del più vasto sistema comunicativo,essendo oggi i medium tutti collegati tra loro,come segmenti di un unica sequenza,il fumetto finisce col fungere da base e o estensione ad una produzione culturale che riscontra a pieno le nuove caratterische di strategia incentrate sulla moltiplicazione e segmentazione del senso;a tal proposito ho considerato  il legame che oggi sembra legare in maniera quasi asfissiante cinema e fumetto ed il legame tra stampa e fumetto,nello specifico il fenomeno degli allegati,unioni che in maniera sufficiente riescono a dimostrare le tendenze più generali del consumo culturale ed aiutano ad inquadrare il medium fumetto all’interno del sistema.

Breve Evoluzione del Fumetto:

In questo primo e breve capitolo non si analizza il percorso genealogico del fumetto ma bensì il processo che lo ha portato ad essere valutato come prodotto culturale vero e proprio,una breve riflessione utile ai nostri fini. Eco e Morin,per primi,mettono a punto una chiave di lettura che ridefinisce il concetto stesso di cultura che acquisisce nuovi significati grazie alla considerazione del sistema media,ciò permette la considerazione di forme di intrattenimento che la cultura tradizionale etichettava come volgari. Così dal 1964 la considerazione del fumetto in campo culturale ed accademico cambia e la sua  rivalutazione va inscritta nel processo di messa in discussione del concetto stesso di cultura. Sottovalutato come forma narrativa,rappresentava un prodotto di intrattenimento popolare,spesso ritenuto infantile,considerato come un sottogenere paraletterario. Il fumetto però sia in Italia che in altri paesi,primo fra tutti gli Stati Uniti,aveva dimostrato una notevole versatilità,una grande capacità evocativa,arricchendo il panorama dell’immaginario collettivo novecentesco di nuovi personaggi,di storie e simbologie in grado di reinterpretare i miti più radicati della cultura occidentale. Constatando,quindi,la diffusione,i dati di vendita,le contaminazioni prodotte e assorbite il fumetto dimostra certamente di possedere una dimensione di massa unitamente ad un’incredibile potenzialità narrativa e creativa.

Fumetto e Cinema:

Interpretando la cultura di massa come un flusso possiamo avere i mezzi per vedere come,oggi,i media siano legati tra loro da stretti rapporti,il fumetto rientra a pieno titolo in questo fiume ed il suo contributo alla proliferazione di altri prodotti culturali è oggi vasta e continua,a tal proposito si possono citare molti esempi,dalle pubblicazioni in allegato stampa,ai gadget a fenomeni legati alla moda ed in particolare al cinema,qui intendo soffermarmi brevemente partendo da unaconsiderazione:l’aumento della produzione di film tratti e ispirati a fumetti.Che il cinema sia in crisi di idee non è più una novità, comunque, lascia sempre più perplesso il continuo andare a rovistare nei “grandi magazzini/archivi dell’ispirazione” dove si può trovare ogni tipo di merce che abbia a che vedere con la fabbrica delle immagini.Quindi dai tanti remake alla trasposizione di graphic novel, da serie tv  traslate su grande schermo a saccheggi di opere letterarie… sembra che gli sceneggiatori siano in crisi di identità e di guizzi autoriali non riuscendo a trovare più uno straccio di idea originale da portare sullo schermo.Ma perché tutto questo?Possiamo provare a rispondere,in primo luogo la poetica cinematografica si sta appiattendo sempre più mutando in canoni più televisivi il suo modo di essere,Una seconda risposta potrebbe essere un livellamento su prodotti medi, con scarsità di prodotti alti ,ed anche di bassi, per cercare di avere un livello costante e rischiare anche meno, il tutto a scapito di ricerca, innovazione, creazione, che quindi ci restituiscono un cinema meno affascinante ma anche meno rischioso produttivamente.Cercando  ora di essere pertinenti notiamo che il cinema ha prelevato e continua a farlo da più bacini con una predilizione,forse per il fumetto,ed anche in quresto caso sono due li risposte immediate che ci giuncono,una prima risposta ci rimanda alla capicità,del fumetto,di avere insite in molti casi enfatizzazioni della spettacolarità e strutture narrative ideali che si combinano a meraviglia con la tendenza cinematografica,nota a tutti,di spettacolarizzare i film con ampio uso di effetti speciali combinata alla preservazione di determinati stereotipi sociali;in secondo luogo svolge anche una funzione rivelatrice in quanto permette l’emergere di prodotti underground,quest’ultima caratteristica di molta della produzione fumettistica;possiamo quindi concludere che tale tendenza è dovuta per lo più alle innovazioni tecnologiche,come l’utilizzo del digitale,che a prescindere dagli scopi commerciali o no,rende possibile la traduzione del medium nelle sue più varie sfumature;ed alle caratteristiche strutturali del fumetto stesso.Come verdemo poi più avanti un’altra causa  sarà data dall’andamento della produzione culturale stessa,ma per giungere a ciò va esplorata,seppur brevemente un altro matrimonio felice.

Fumetto e Quotidiani:

Resta quindi da valutare un altro punto:La tendenza ,italiana, e non solo di allegare ristampe di fumetti ai quotidiani e periodici; a mio umile avviso va senz’altro valutata positivamente poichè assemblandosi ad altri veivoli commerciali gode senz’altro di maggiore espansione;detto ciò bisogna analizzare una propensione editoriale che ha toccato più settori della produzione culturale come ad esempio a ristampa di romanzi,raccolte di cd ecc… Come far rientrare tale tendenza allora?Un punto forzato e determinante è da individuare nel pubblico stesso,oggi il fumetto è usato per completare sequenze di senso,che delle volte,si generano altrove,ad un livello maggiore di astrazione possiamo cogliere questo legame ipotizzando che le persone usufruiscano di prodotti cuturali le ciu istruzioni sono date in altri prodotti,è un punto importante questo perchè pone un primo punto di arrivo,ora possiamo cogliere meglio il fumetto all’interno del più vasto sistema mediale. Questo modo di vendere i fumetti da l’impressione che quest’ultimi siano un segmento di una sequenza più ampia,che la gente usa correttamente,un prolungamento del mondo del giornale.Leggere Tex diventa un gesto perfettamente collocabile in una sequenza col ricevere notizie,avere determinati gusti culturali,condividere una certa passione politica o praticare un medesimo hobby;in qualche modo chi legge quel giornale ha le istruzioni d’uso per far poter funzionare gli oggetti-allegati.Si può facilmente dissentire da ciò ma è bastato che qualcuno schiudesse la possibilità concettuale che Dylan Dog  fosse collocabile in sequenza con altre narrazioni,per far sì che il pubblico rispondesse con istintivo entusiasmo. Il risultato è che hanno comprato Corto Maltese persone che mai e poi mai l’avrebbero comprato,e l’hanno ricomprato pesone che gi dà ne possedevano una copia;da qui possiamo quindi osservare dall’alto il punto a noi caro per i fini della ricerca,ovvero,l’installazione del medium fumetto all’interno di una più vasta sequenza che pone in relazione i vari medium e i prodotti commerciali e sociali da essi derivanti.

La conclusione a cui giungiamo,come naturale fine del nostro percorso,ci mostra una produzione culturale moderna che frammenta il senso,è privilegiata una comunicazione che diventa tasselo più ampio dell’esperienza;la qualità diventa la quantità di energia che quel fumetto è in grado di ricevere e riversare dagli e neglia altri media;il valore è la sequenza .Possiamo concludere affermando che i fumetti rientrano nella sequenza del senso generato dalla sua frammentazone,la cui consegenza è la moltiplicazione del senso.Questo movimento generato da esigenze commerciali sacrifica ma allo stesso tempo offre visibilità ad un universo considerato sempre di nicchia e mai riconosciuto a pieni titoli come arte,nuove persone  hanno accesso a questo mondo a spese della parte pù nobile sacrificata per la dinamizzazione del senso

 di Bruno Pietro

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