Archivi categoria: Cinema & Tv

Venerdì 13: mito, realtà e pop culture

Il venerdì 13, da secoli, si porta dietro un’aura di mistero e superstizione che continua a intrigare e, talvolta, spaventare. È una data che suscita sentimenti contrastanti: per alcuni è solo un giorno come un altro, per altri rappresenta un momento carico di cattivi presagi. Ma perché proprio questa combinazione di numero e giorno della settimana è tanto controversa? E come ha influenzato la cultura pop? Addentriamoci nel mondo di credenze, leggende e curiosità per scoprire la verità dietro questa data tanto discussa.

Radici storiche e mitologiche: come nasce la superstizione?

Le origini del venerdì 13 si perdono nei meandri della storia e delle leggende, rendendo difficile risalire a una fonte precisa. Una delle teorie più accreditate affonda le radici nella mitologia norrena. Secondo questa tradizione, il numero 12 era considerato simbolo di perfezione e completezza. L’aggiunta del 13, invece, rompeva questa armonia, portando scompiglio. Un esempio celebre è il banchetto divino di Valhalla, in cui Loki, il dio dell’inganno, si presentò come tredicesimo ospite non invitato, causando il caos.

La simbologia del numero 13 si intreccia anche con la tradizione cristiana. L’Ultima Cena, alla quale parteciparono 13 commensali (incluso Giuda Iscariota, il traditore di Gesù), si concluse con la crocifissione, avvenuta di venerdì. Questo ha contribuito a rendere il giorno e il numero infausti agli occhi della tradizione occidentale.

Il venerdì 13 nella cultura pop: tra cinema, videogiochi e letteratura

L’industria dell’intrattenimento ha trovato nel venerdì 13 un fertile terreno per alimentare storie e suggestioni. Dalla paura primordiale alla suspence moderna, il binomio giorno-numero è diventato un simbolo della narrativa horror e thriller.

Nel cinema, la saga Venerdì 13 ha cementato l’immagine del giorno come portatore di terrore. Jason Voorhees, il celebre antagonista mascherato, è diventato un’icona della paura, sfruttando l’idea che in quel giorno tutto può andare storto. Altri film, come Black Friday e The Thirteenth Floor, giocano con il numero e il giorno per esplorare il paranormale o scenari inquietanti.

Il mondo dei videogiochi non è stato da meno. Titoli come Friday the 13th: The Game immergono i giocatori in atmosfere cupe, facendo leva su meccaniche survival horror che trasformano la superstizione in un’esperienza interattiva. Inoltre, molti giochi horror, soprattutto online, organizzano eventi speciali proprio in questa data.

Anche la letteratura non ha resistito al fascino del venerdì 13. Scrittori di ogni genere, dal gotico al thriller psicologico, hanno utilizzato la data come un efficace espediente narrativo per costruire tensione e mistero.

Sfortuna o semplice suggestione? Il venerdì 13 sotto la lente scientifica

Nonostante la reputazione sinistra, non esistono prove scientifiche che il venerdì 13 sia effettivamente un giorno “maledetto”. Eventi negativi accaduti in questa data sono spesso attribuiti alla coincidenza e alla tendenza umana a trovare schemi anche dove non ce ne sono. Tuttavia, il potere della mente è tale che molte persone, influenzate dalla credenza, potrebbero sentirsi più ansiose o commettere errori per via della tensione.

Questo fenomeno è noto come effetto nocebo, ovvero l’influenza negativa che una credenza può avere sulla percezione di sé e degli eventi.

Curiosità: quando la sfortuna si sposta altrove

Non tutti vedono il venerdì 13 come un giorno funesto. In Italia, ad esempio, il giorno infausto per eccellenza è il venerdì 17, una data che combina il giorno della crocifissione con un numero legato all’anagramma di “VIXI” (in latino “ho vissuto”, quindi “sono morto”).

In altre culture, il numero 13 è invece considerato fortunato. In molti paesi orientali, ad esempio, il 13 è simbolo di prosperità e rinascita, mentre il 4, per via della sua pronuncia simile a “morte” in cinese, è il vero tabù.

Per chi ha paura specificamente del numero 13, esiste persino un termine clinico: triskaidecafobia. Questa fobia, seppur rara, può influire sulle abitudini quotidiane, portando alcune persone a evitare voli, viaggi o decisioni importanti il 13 di ogni mese.

Un mito che resiste nel tempo

Che siate scettici o ferventi credenti nella sfortuna del venerdì 13, è innegabile che questa data abbia un fascino unico. Le sue origini, radicate in miti antichi e leggende religiose, hanno attraversato i secoli, intrecciandosi con la cultura pop e diventando parte dell’immaginario collettivo. Per alcuni, è solo una giornata da vivere con un pizzico di ironia, magari guardando un film horror o giocando a un videogioco tematico. Per altri, invece, è un giorno da trascorrere con cautela, tra amuleti e rituali scaramantici. Una cosa è certa: il venerdì 13, che porti davvero sfortuna o meno, ha saputo ritagliarsi un posto speciale nella nostra cultura.

Il fascino irresistibile dei villain: perché i cattivi ci fanno impazzire (anche di desiderio)

C’è qualcosa di irresistibilmente magnetico nei villain che popolano i mondi che amiamo. Non si tratta solo del loro carisma sfacciato o di quell’estetica iconica che li rende subito riconoscibili. È un richiamo più profondo, viscerale, quasi primordiale, che ci attira verso il loro lato oscuro. E spesso, ammettiamolo senza troppi giri di parole, ci fa anche battere il cuore — e non solo per paura.

Pensate a Loki, a Harley Quinn, a Catwoman o a Poison Ivy. Non sono semplicemente antagonisti. Sono vere e proprie icone della cultura nerd e geek. Simboli di trasgressione, di libertà, di sensualità. Figure complesse e sfaccettate che ci affascinano proprio perché sfidano i confini della moralità e ci permettono di esplorare, attraverso di loro, pulsioni e fantasie che nella vita reale spesso reprimiamo.

Ma perché i cattivi ci attraggono così tanto? Cosa si nasconde dietro il loro potere seduttivo?

L’eterna attrazione per il lato oscuro

La risposta, come spesso accade, si annida nei meandri della psicologia. I villain rappresentano ciò che non possiamo — o non osiamo — essere. Incarnano quella libertà radicale che nella nostra vita quotidiana ci è preclusa: l’audacia di infrangere le regole, di seguire i propri impulsi senza preoccuparsi delle conseguenze. Nel loro mondo, il concetto stesso di morale si dissolve in infinite sfumature di grigio.

Attraverso i loro occhi, possiamo esplorare fantasie proibite, vivere emozioni forti e trasgressive senza pagarne il prezzo reale. Sono un biglietto per un viaggio mentale nei territori più oscuri e affascinanti della nostra psiche, in un contesto sicuro — fatto di carta, di pixel, di celluloide.

Ecco perché, in fondo, i villain ci fanno impazzire. E talvolta, sì, anche di desiderio.

Loki: il dio dell’inganno che sa farsi amare

Uno dei casi più emblematici di questo fenomeno è Loki, l’ambiguo dio dell’inganno dell’universo Marvel. La straordinaria interpretazione di Tom Hiddleston gli ha conferito un’aura irresistibile, fatta di eleganza, sarcasmo e un velo sottile di malinconia.

Loki è il perfetto anti-eroe. Brillante, imprevedibile, vulnerabile. Non è mai semplicemente buono o cattivo: è un essere umano (pur essendo divino) tormentato dai propri demoni interiori, dalle aspettative degli altri e da un profondo bisogno di essere visto e riconosciuto. E proprio in questa fragilità si nasconde la sua forza seduttiva. Perché in fondo, chi non è attratto da chi cela un cuore spezzato dietro a un sorriso beffardo?

Harley Quinn: la follia che conquista

Se c’è un personaggio che ha saputo conquistarsi un posto nell’immaginario collettivo, quello è Harley Quinn. Nata come spalla del Joker, nel corso degli anni Harley si è evoluta in un’eroina a sé stante, sfidando ogni cliché.

La sua follia non è solo estetica: è la rappresentazione di una ribellione profonda contro ogni aspettativa sociale. Harley non ha paura di essere se stessa, di amare con intensità, di vivere ogni emozione senza filtri. Il suo fascino nasce proprio da questa autenticità disarmante. E se un tempo il suo legame tossico con il Joker la definiva, oggi è la sua indipendenza, la sua forza e la sua vulnerabilità a renderla una delle figure più amate — e desiderate — del panorama geek.

Catwoman: la seduzione dell’ambiguità

Parlare di villain affascinanti senza citare Catwoman sarebbe un delitto da cui neppure Batman potrebbe salvarci. Selina Kyle è da sempre il simbolo per eccellenza dell’ambiguità morale. Ladra, sì, ma con un proprio codice etico. In bilico tra crimine e redenzione, tra sfida e attrazione.

La sua relazione con il Cavaliere Oscuro è un gioco sottile di seduzione e controllo. E forse è proprio il fatto che il loro amore non sia mai completamente consumato a renderlo ancora più potente. Catwoman incarna la libertà femminile, l’intelligenza acuta, la sensualità consapevole. Una donna che sceglie sempre per sé stessa, e che proprio per questo continua a stregarci.

Poison Ivy: la forza seducente della natura

E poi c’è lei: Poison Ivy. Un personaggio che unisce il fascino etereo della natura a una letalità glaciale. La sua connessione con il mondo vegetale, il suo impegno radicale per la causa ecologista, la rendono una figura unica e affascinante.

Ivy è bellissima e pericolosa, dolce e spietata. La sua relazione con Harley aggiunge ulteriori sfumature alla sua personalità, mostrandoci un lato capace di amare e proteggere con intensità. Attraverso Ivy si manifesta quella forza primordiale della natura che non può essere controllata, che seduce e distrugge al tempo stesso. E noi non possiamo fare a meno di rimanerne incantati.

L’anti-eroe: il nuovo volto del cattivo

In realtà, molti dei villain che oggi adoriamo non sono veri e propri malvagi. Sono anti-eroi, personaggi che agiscono fuori dalle regole ma che conservano tratti di umanità e compassione. È questa complessità a renderli irresistibili.

Ci costringono a riflettere, a mettere in discussione la nostra stessa visione del bene e del male. E ci ricordano che dentro ognuno di noi esistono zone d’ombra che meritano di essere esplorate, accettate, forse persino celebrate.

L’irresistibile richiamo del lato oscuro

In definitiva, il fascino dei villain sta proprio nella loro capacità di incarnare ciò che normalmente ci è negato. Sono lo specchio dei nostri desideri più nascosti, delle nostre fantasie più audaci. Guardandoli, possiamo permetterci di essere — almeno per un momento — tutto ciò che non siamo.

E forse è anche per questo che continueremo ad amarli, a desiderarli, a sognarli. Perché il lato oscuro, ammettiamolo, è spesso il più affascinante da esplorare.

E tu? Quale villain ha saputo stregarti il cuore (e magari anche qualcos’altro)? Raccontacelo nei commenti e condividi questo articolo sui tuoi social. Il lato oscuro è molto più divertente quando lo esploriamo insieme… su CorriereNerd.it!

Buon Compleanno Paperino! La storia del papero più amato del mondo

Il 9 giugno del 1934, in un’America ancora scossa dalla Grande Depressione, un papero irascibile, dal becco sporgente e dalla voce stridula faceva la sua comparsa per la prima volta sul grande schermo. Si trattava di Donald Duck, conosciuto e amato in Italia come Paperino. Il suo debutto avvenne nel cortometraggio animato “The Wise Little Hen” (“La gallinella saggia”), parte della celebre serie Silly Symphonies della Disney. A differenza di Topolino, che incarnava il sorriso ottimista e la determinazione, Paperino rappresentava la frustrazione quotidiana, la rabbia incontenibile davanti all’ingiustizia delle piccole cose, il lato più umano – e forse per questo più vero – del pantheon Disney.

Da quel giorno, Paperino è diventato una delle icone assolute della cultura pop, protagonista di centinaia di cortometraggi e mediometraggi, milioni di fumetti e apparizioni televisive. Un simbolo che ha saputo attraversare generazioni, trasformandosi e adattandosi senza mai perdere la sua inconfondibile identità.

L’evoluzione di un’icona

Il personaggio di Donald Duck fu inizialmente pensato come semplice spalla comica, ma ben presto la sua personalità straripante conquistò il pubblico. Il merito è anche della voce unica di Clarence “Ducky” Nash, che per oltre cinquant’anni gli diede vita con quel parlato biascicato e inimitabile, poi ereditato dall’animatore Tony Anselmo. Il secondo nome di Paperino, che forse pochi conoscono, è Fauntleroy – un dettaglio curioso e aristocratico, in contrasto con la sua indole da antieroe sfortunato e pasticcione.

Ma Paperino è molto più di una voce o di un nome curioso. È un personaggio stratificato, dalle mille sfaccettature: pigro, sì, ma anche generoso; sfortunato, ma tenace; irascibile, ma capace di profonde emozioni. E, soprattutto, umano. Forse è proprio questa sua umanità a renderlo così irresistibile.

Paperopoli: una famiglia complicata

Chiunque sia cresciuto leggendo Topolino sa bene che Paperino non è solo. Vive nella frenetica Paperopoli, nello Stato immaginario del Calisota, circondato da personaggi diventati leggendari. Su tutti spicca lo zio Paperone, lo scorbutico magnate scozzese che crede nel potere del risparmio, nell’ingegno e nella determinazione. Un rapporto difficile, fatto di battibecchi e contratti mal pagati, come quello che lo vede lucidatore di monete a 30 centesimi l’ora, ma anche di grandi avventure e imprese epiche alla caccia di tesori perduti.

Accanto a lui, ci sono i nipotini Qui, Quo e Qua – tre piccole pesti in pantaloncini e cappellino, cresciute dalla sorella gemella di Paperino, Della Duck, e spesso affidati proprio a lui. Un trio che negli anni ha saputo conquistare il pubblico diventando protagonisti anche di serie animate come “DuckTales” (che nostalgia, eh?).

Dalle tavole a fumetti al grande schermo

Il merito dell’evoluzione narrativa di Paperino lo dobbiamo a Carl Barks, il “papà dei paperi”, che negli anni ’40 iniziò a costruire attorno a lui un vero e proprio universo. Fu Barks a introdurre le prime storie avventurose, come Paperino e l’oro del pirata, e a dargli una profondità inedita. Lo fece viaggiare in ogni angolo del globo, dall’Egitto all’Africa Nera, dalla California dell’Ottocento a misteriose città perdute come Testaquadra. Gli fece provare ogni mestiere immaginabile – accordatore di campanelli, propagandista di farina, incantatore di serpenti – tutti con risultati disastrosi ma esilaranti.

E fu sempre Barks a dare una coerenza genealogica al mondo dei paperi, un’idea che sarebbe poi stata ripresa e approfondita da Don Rosa, autore dell’albero genealogico definitivo che collega Paperino a Ortensia de’ Paperoni (sorella di Paperone) e Quackmore Duck (figlio di Nonna Papera). Una dinastia che, sebbene inventata, ha la coerenza di una saga familiare alla Game of Thrones – senza draghi, ma con tanto cuore.

Il successo italiano: da Pedrocchi a Cavazzano

In Italia, Paperino è un’istituzione. Il suo primo sbarco nel nostro Paese risale al 1935, in un supplemento del settimanale Topolino, edito da Nerbini. Ma è con Mondadori, e poi con autori del calibro di Federico Pedrocchi, Nino Pagot, Luciano Bottaro, Romano Scarpa e Giorgio Cavazzano che il nostro papero diventa il protagonista indiscusso delle edicole. In molte delle prime storie italiane, Paperino era già l’eroe di lunghe avventure, anticipando persino la narrazione epica che Barks avrebbe codificato anni dopo negli Stati Uniti.

Il contributo italiano all’universo di Paperino è stato straordinario: non solo in termini di quantità, ma anche di qualità. Basti pensare a quanti personaggi, stili grafici e trovate narrative sono nate nel nostro Paese e poi si sono diffuse nel mondo. Un’eredità culturale di cui andare fieri.

Paperino tra moda e spettacolo

Paperino non è solo fumetti e animazione. Ha lasciato la sua impronta anche nella moda e nello spettacolo. È apparso in ogni edizione di Disney On Ice fin dal 1981, è stato protagonista del tour europeo Donald Duck’s Birthday nel 1988 e, più recentemente, è finito su t-shirt, felpe e scarpe grazie a una collaborazione con Gucci nel 2017. Anche brand come JC De Castelbajac e Monnalisa hanno reso omaggio al papero con collezioni dedicate.

E non dimentichiamo la stella sulla Hollywood Walk of Fame, un riconoscimento più che meritato per un personaggio che, dal 1934 a oggi, ha attraversato ogni medium possibile: cinema, TV, teatro, moda, merchandising… e naturalmente il cuore di milioni di fan.

Un compleanno da festeggiare

Oggi, Paperino compie 91 anni. Eppure, sembra più giovane che mai. Sempre pronto a perdere le staffe, a farsi beffe della sfortuna, a inseguire sogni impossibili con ostinazione e testardaggine. In un mondo dove spesso gli eroi sono perfetti, Paperino ci ricorda che anche i perdenti, i goffi, gli arrabbiati, possono essere straordinari.

E allora auguri, Paperino. Che tu possa continuare a farci ridere, emozionare e sognare per almeno altri cento di questi giorni.

Raccontaci nei commenti qual è la tua storia preferita di Paperino, o il ricordo più bello legato a lui! E se questo articolo ti ha fatto sorridere o risvegliare qualche nostalgia, condividilo sui tuoi social per far conoscere anche agli altri quanto può essere magico il mondo dei paperi!

Sentieri Tolkieniani 2025: Il Festival Fantasy che Riporta in Vita la Terra di Mezzo

Nel cuore verde del Piemonte, dove le colline si fanno custodi di leggende e antichi castelli sussurrano storie dimenticate, c’è un portale che, una volta all’anno, si spalanca per condurre migliaia di appassionati nel mondo incantato di J.R.R. Tolkien. Questo portale ha un nome evocativo: Sentieri Tolkieniani. E il 14 e 15 giugno 2025, il magico Castello di Macello (TO) tornerà a essere il crocevia tra la realtà e la Terra di Mezzo. Giunta alla sua tredicesima edizione, questa manifestazione culturale è ormai un appuntamento fisso e amatissimo per chi sogna di camminare accanto a hobbit, elfi e stregoni, per chi sente il richiamo dell’Anello, e per chi, magari in armatura o con le orecchie a punta, non vede l’ora di immergersi nell’atmosfera unica di un evento che ha saputo unire la passione nerd a una raffinata attenzione per la filologia tolkieniana.

Dal 2008, l’Associazione Culturale Sentieri Tolkieniani cura ogni dettaglio con una dedizione quasi elfica. Con più di dodici anni di esperienza alle spalle, l’organizzazione ha affinato la formula perfetta per far convivere il rigore accademico e il divertimento pop, dando vita a un festival che non è solo rievocazione, ma vera e propria celebrazione del fantastico.

Immagina di attraversare il ponte levatoio del castello e trovarti catapultato in un’altra epoca, in un altro mondo. Il vento porta con sé il suono delle spade incrociate, i canti elfi echeggiano tra le mura e ogni angolo si anima di personaggi usciti direttamente dalle pagine del Silmarillion. Il programma di quest’anno è, come sempre, denso di emozioni e meraviglie.

Tra le esperienze più suggestive troviamo conferenze di esperti provenienti da tutta Europa, studiosi e divulgatori che riescono a trasformare ogni parola in un incantesimo di conoscenza. Ma non mancano nemmeno le attività più dinamiche: scherma medievale, tiro con l’arco storico, battesimo della sella e dimostrazioni di falconeria che lasciano senza fiato grandi e piccini. E poi c’è l’arte, in ogni sua forma. Una mostra interamente dedicata all’universo tolkieniano incanterà gli occhi e accenderà la fantasia, mentre i percorsi tematici guidati permetteranno di scoprire ogni angolo del festival con occhi nuovi. Per gli amanti del gioco, l’area games & GDR sarà un vero paradiso, con sessioni di gioco di ruolo, tornei e dimostrazioni live.

A rendere l’esperienza ancora più indimenticabile ci penseranno i mercatini artigianali, dove sarà possibile acquistare reliquie, costumi e gadget a tema, i concerti serali che infiammeranno il pubblico con sonorità epiche, e il sempre amato street food, con birra artigianale degna delle taverne di Brea. E come dimenticare il tocco di magia dei matrimoni elfici, cerimonie simboliche immerse nella natura che fanno sognare anche i cuori più cinici? O gli incredibili cosplay a tema, che trasformano appassionati in veri protagonisti delle leggende di Arda? Per i più piccoli, c’è anche un’area bimbi con giochi, truccabimbi e animazioni a tema fantasy.

Insomma, Sentieri Tolkieniani 2025 non è solo un evento, ma una vera e propria immersione in un mondo che continua a ispirare generazioni di lettori, cinefili, artisti e sognatori. È l’occasione per vivere la Terra di Mezzo come mai prima, per confrontarsi con altri appassionati, per approfondire, giocare, creare legami e, perché no, magari anche innamorarsi sotto una quercia parlante. Per chi volesse partecipare, i biglietti sono già disponibili su Mailticket.it e tutte le informazioni aggiornate si possono trovare sul sito ufficiale  sentieritolkieniani.net e sui canali social dell’associazione.

Che tu sia un veterano del festival o un nuovo viandante pronto al tuo primo viaggio verso Valinor, non lasciarti sfuggire questa occasione unica. Prepara la tua veste elfica, affila la tua spada o prendi il tuo manuale da master: la Terra di Mezzo ti aspetta, ancora una volta, nel nostro mondo.Se anche tu sogni ad occhi aperti la compagnia dell’Anello o semplicemente ami perderti tra draghi e rune antiche, raccontaci nei commenti quale personaggio di Tolkien ti ha rubato il cuore o condividi questo articolo sui tuoi social per far conoscere Sentieri Tolkieniani anche ai tuoi amici nerd! La magia si fa più forte quando la viviamo insieme.

Ballerina: il mondo di John Wick si tinge di rosa… e di sangue

Hollywood, si sa, non resiste alla tentazione di spremere i franchise fino all’ultimo proiettile. È così che siamo arrivati a Ballerina, lo spin-off della saga di John Wick, che in teoria dovrebbe ampliare l’universo narrativo e offrire nuovi punti di vista sul mondo degli assassini più stilosi del cinema contemporaneo. In pratica? Beh, un po’ più complicato.

Ana de Armas, fresca di candidatura all’Oscar per Blonde, veste i panni (e le scarpette da punta) di Eve Macarro, ballerina e letale killer cresciuta nella Ruska Roma, quella scuola di ballerine/assassine che già avevamo intravisto in John Wick 3 – Parabellum. Il film è ambientato temporalmente tra il terzo e il quarto capitolo della serie madre e vede la nostra eroina intraprendere un percorso di vendetta personale che la porterà a sfidare nientemeno che un culto di assassini guidato dal gelido e calcolatore Chancellor interpretato da Gabriel Byrne.

L’incipit è suggestivo: un manipolo di sicari che emergono lentamente dalle acque, armati fino ai denti, pronti a fare strage in una villa isolata. Subito dopo ci ritroviamo a seguire Eve, la cui vita è stata segnata dall’uccisione del padre e dalla tragica perdita della madre. Come ogni buona storia di vendetta che si rispetti, la nostra protagonista decide di abbracciare la violenza, sottoponendosi a un durissimo addestramento. Se vi viene in mente Hanna, non siete fuori strada.

Len Wiseman, regista con esperienza più televisiva che cinematografica (lo ricordiamo per Underworld e Live Free or Die Hard), fa un buon lavoro sul piano tecnico, aiutato anche dalla supervisione di Chad Stahelski, il vero architetto dell’action di tutto l’universo di John Wick. La mano di Stahelski si sente: le coreografie dei combattimenti sono curate nei minimi dettagli, la fotografia è elegante, ogni colpo di pistola o calcio risuona con il giusto impatto visivo e sonoro.

Peccato che la trama non sia altrettanto affilata. Lo sviluppo narrativo si rivela piuttosto banale e prevedibile, un semplice pretesto per inanellare scontri a fuoco e duelli corpo a corpo. A tratti, sembra quasi che il film dimentichi che tipo di storia vuole raccontare. In un universo come quello di John Wick, dove la costruzione del mondo è parte del fascino, Ballerina non riesce davvero ad aggiungere qualcosa di nuovo o interessante.

Un esempio emblematico? La rivelazione che la spietata Lena, nemica di Eve, sia in realtà la sua sorella perduta. Colpo di scena telefonato e che non riesce a suscitare la minima sorpresa. Allo stesso modo, l’introduzione della cittadina di Hallstatt, roccaforte del culto, avrebbe potuto offrire un’ambientazione inquietante e suggestiva, ma rimane più un fondale che un vero personaggio narrativo.

Dal punto di vista del cast, ci sono momenti luminosi. Ana de Armas è una presenza magnetica e si conferma in grado di sostenere le scene d’azione con grande fisicità. Il suo personaggio è meno iconico di quello di John Wick, ma la sua vulnerabilità emotiva aggiunge un tocco umano interessante.

I comprimari storici della saga fanno capolino qua e là: Ian McShane nei panni dell’enigmatico Winston, Anjelica Huston come la direttrice della Ruska Roma (purtroppo penalizzata da un accento russo davvero poco convincente), e il compianto Lance Reddick, che ci regala il suo ultimo commovente cameo come Charon. E sì, c’è anche Keanu Reeves, ma il suo John Wick entra in scena un po’ troppo tardi e in maniera quasi superflua, come a ricordarci che questo è pur sempre un film ambientato nel suo universo.

Non mancano sequenze degne di nota, come l’adrenalinica scena di combattimento in una cucina — un momento che riesce a bilanciare violenza e ironia — e la suggestiva caccia tra le nevi delle Alpi, che offre un contrasto visivo piacevole rispetto ai soliti ambienti urbani notturni tipici della saga.

Sul fronte estetico, qualche scelta lascia perplessi. I tatuaggi dei membri del culto e dei clan di assassini sembrano usciti da un set di cosplay low budget, privi di quel senso di vissuto che abbiamo ammirato in film come Eastern Promises. Un dettaglio minore, forse, ma che contribuisce a spezzare l’immersione.

Nel complesso, Ballerina è un prodotto che punta tutto sull’azione e sulla spettacolarità visiva, ma che fatica a lasciare il segno sul piano narrativo ed emozionale. Se siete fan irriducibili di John Wick e non vi stanca mai vedere combattimenti coreografati con stile, il film saprà intrattenervi. Se invece cercate qualcosa che espanda realmente l’universo della saga o che aggiunga nuove sfumature alla mitologia dei Continental e delle società segrete, potreste restare un po’ delusi.

In definitiva, Ballerina è un balletto di sangue ben coreografato ma senza l’anima che ha reso iconico il personaggio di John Wick. Un blockbuster estivo perfetto per passare due ore di evasione ad alto tasso di adrenalina, ma che probabilmente non rimarrà nella memoria come i migliori capitoli della serie.

E voi, cosa ne pensate di questo nuovo capitolo del Wick-verse? Vi è piaciuto il personaggio di Eve? O avreste preferito un film che osasse di più? Diteci la vostra nei commenti o condividete l’articolo sui vostri social!

Necronomico no Cosmic Horror Show: l’anime che unisce streaming, VR e cosmic horror sta per sconvolgere l’estate 2025

Se c’è una cosa che amo più di perdermi in una nuova serie anime è scoprire un titolo che osa mescolare i generi in modi inaspettati. Ebbene, Necronomico no Cosmic Horror Show (ネクロノミ子のコズミックホラーショウ, Nekuronomiko no Kozumikku Horā Shō) promette proprio questo: un viaggio tra il mondo del live streaming e quello del cosmic horror, il tutto incastonato in una storia che sembra nata per stregarci. Il nuovo anime originale prodotto da Cygames e animato da Studio Gokumi debutterà il prossimo 1° luglio 2025 e io non vedo l’ora di immergermi in quest’incubo virtuale.

Il sito ufficiale di Necronomico and the Cosmic Horror Show ha rivelato una valanga di dettagli succosi: un nuovo video promozionale che ci regala le prime atmosfere della serie, una key visual che trasuda mistero e fascino lovecraftiano, e ovviamente una presentazione più completa del cast e dello staff creativo. E per le amanti della musica degli anime come me, c’è già da segnarsi l’opening, “Kakushō-ron” (Theory of Confirmation) cantata dalla VTuber Ryushen, e l’endingPANDORA feat. Noa (from Colorful Peach)” composta da Vell.

Ma di cosa parla esattamente Necronomico no Cosmic Horror Show? Il cuore della storia è Miko Kurono, una studentessa delle medie che sogna di diventare una famosa streamer online. Sul web è conosciuta con il nickname Necronomico e, tra una diretta e l’altra, affronta con determinazione la dura legge dell’algoritmo per guadagnarsi visibilità. Vive con la sua amica d’infanzia Mayu Mayusaka, streamer affascinante che punta tutto sulla dolcezza e il kawaii, e si trova spesso a battibeccare con la sua rivale dichiarata, la fashion streamer Kanna Kagurazaka, dal carattere spigoloso e decisamente tsundere.

Le vite relativamente tranquille di queste ragazze prendono una piega imprevedibile quando Miko riceve l’offerta di provare un nuovo rivoluzionario gioco in realtà virtuale. Ma ciò che inizia come un’innocente avventura tra avatar e visori VR si trasforma presto in un viaggio inquietante e surreale, dove le divinità cosmiche dell’orrore prendono vita. È qui che il confine tra realtà e incubo digitale comincia a sfumare.

Il cast dei personaggi è ricchissimo e affascinante. Miko Kurono avrà la voce di Riho Sugiyama, mentre Mayu Mayusaka sarà interpretata da Manaka Iwami (che doppierà anche Principessa Cthulhu, una delle creature più iconiche del mito di Lovecraft). La rivale Kanna Kagurazaka avrà la voce di Nana Hazumi, e accanto a loro troveremo altri personaggi come Eita (doppiato da Reiji Kawashima), Seishirō Sano (Atsushi Tamaru), Tsugumi Tsukasa (Hazuki Ogino), NAO-KICHI (Taichi Ichikawa), e Hiroshi Takashiro (Kyōhei Natsume).

Non potevano mancare ovviamente le incarnazioni delle divinità cosmiche che rappresentano il cuore del cosmic horror della serie. Oltre a Cthulhu, troveremo Hastur (voce di Kazuyuki Okitsu), il terribile Ghatanothoa (Katsuyuki Konishi), Gua, la dea delle fiamme (Ayasa Itō), e persino le gemelle malvagie Zhar e Lloigor, che hanno persino debuttato come VTuber. In un’opera che fa della contaminazione dei media uno dei suoi punti di forza, questa trovata mi è sembrata geniale.

Alla guida del progetto c’è un team davvero promettente. La direzione è affidata a Masato Matsune (Reign of the Seven Spellblades), mentre la series composition è curata da Makoto Uezu, già autore di Akame ga Kill!, garanzia di ritmo serrato e colpi di scena. Il character design originale è firmato da Jirō Suzuki (Revenger), mentre l’adattamento per l’animazione è di Hiroshi Kosuga. Le musiche, che già dal trailer promettono atmosfere evocative e inquietanti, sono composte da Evan Call, noto per i suoi lavori capaci di alternare dolcezza e tensione.

Il comparto tecnico è impreziosito dalla direzione artistica di Junki Nakata, l’Art Setting di Nobuhito Sue, e la colorazione di Sakiko Ito. La fotografia è curata da Yūichi Takezawa, mentre le animazioni in CG sono prodotte da Samurai Pictures. Il tutto supervisionato dal lavoro attento di Takayuki Yamaguchi alla direzione del suono e dalla produzione musicale di dugout.

Per una come me che ha sempre amato l’estetica lovecraftiana e l’inquietudine sottile del cosmic horror, vedere questi elementi trasposti in una storia contemporanea con streamer e realtà virtuale è qualcosa di irresistibile. L’idea che il terrore cosmico possa infiltrarsi anche nei mondi virtuali che frequentiamo ogni giorno online è spaventosamente attuale, e Necronomico no Cosmic Horror Show sembra proprio voler esplorare questo inquietante parallelo.

Con un cast di personaggi così variegato e un concept che unisce anime, streaming, VR e mito di Cthulhu, credo che ci troveremo davanti a una delle serie più intriganti della stagione estiva 2025. Personalmente, non vedo l’ora di scoprire come Miko e le sue amiche affronteranno gli orrori cosmici che li attendono dietro lo schermo.

E voi? Siete pronti a collegarvi a questo terrificante show virtuale? Fatemi sapere cosa ne pensate e condividete l’articolo con gli amici nerd sui vostri social! Chissà, magari ci ritroveremo insieme nel mondo oscuro di Necronomico no Cosmic Horror Show.

“Gintama – Mr. Ginpachi’s Zany Class”: il ritorno più folle e atteso dell’universo di Gintama debutta ad Anime Expo 2025

Da fan accanita degli anime, con una passione viscerale per tutto ciò che riguarda l’universo Gintama, vi confesso che quando ho letto la notizia della premiere mondiale di Gintama – Mr. Ginpachi’s Zany Class ad Anime Expo 2025, ho letteralmente fatto un balzo sulla sedia. Non si tratta solo di un nuovo spin-off, ma di un vero e proprio ritorno in grande stile di quella vena comica e demenziale che ha reso questa serie un cult per milioni di appassionati in tutto il mondo, me compresa.

TV Tokyo Corporation ha ufficializzato che Gintama – Mr. Ginpachi’s Zany Class farà il suo debutto mondiale il 5 luglio 2025, durante l’Anime Expo che si terrà come di consueto al Los Angeles Convention Center. Il panel dedicato, che andrà in scena dalle 15:30 alle 16:20 (ora locale), promette di essere uno degli eventi clou della fiera, attirando non solo nostalgici della serie originale, ma anche una nuova generazione di spettatori pronti ad abbracciare il nonsense senza freni di questa folle classe scolastica.

Per chi non lo sapesse, questo spin-off è tratto dal romanzo Gintama: 3-nen Z-gumi Ginpachi-sensei, che ci porta in un universo alternativo in cui il nostro adorato Gintoki Sakata veste i panni improbabili di un professore di scuola superiore. Vi lascio immaginare il caos che ne scaturisce quando Gin-san, con la sua proverbiale pigrizia e i suoi metodi educativi tutt’altro che ortodossi, si trova a gestire una classe di studenti tutt’altro che convenzionali. Il tono della serie si preannuncia come una scorribanda comica tra gag irresistibili, situazioni surreali e quel pizzico di autoironia che ha sempre contraddistinto Gintama.

Durante il panel, i fortunati partecipanti avranno l’onore di vedere in anteprima mondiale un episodio completo della serie. E non finisce qui: il pubblico potrà godersi anche un messaggio speciale pre-registrato da parte degli amatissimi personaggi degli Odd Jobs — ovvero Gintoki Sakata (doppiato dall’inimitabile Tomokazu Sugita), Shinpachi Shimura (Daisuke Sakaguchi) e Kagura (Rie Kugimiya). Sentire di nuovo queste voci iconiche sarà senza dubbio un momento emozionante per noi fan di lunga data.

Makoto Hijikata, produttore di TV Tokyo, ha espresso un entusiasmo contagioso per questa nuova avventura animata, dichiarando: “Siamo incredibilmente orgogliosi di portare la premiere mondiale di Gintama – Mr. Ginpachi’s Zany Class all’Anime Expo 2025, un evento di riferimento per gli appassionati di anime. Questo spin-off offre una visione fresca ed esilarante del mondo amato di Gintama, e non vediamo l’ora di condividerlo con i fan per la prima volta.”

Oltre alla proiezione e ai messaggi speciali, il panel offrirà anche uno sguardo dietro le quinte sulla realizzazione della serie. I fan potranno scoprire i dettagli del processo creativo e di produzione grazie agli interventi del team di Studio Bandai Namco Pictures, con Makoto Moriwaki alla direzione generale e Natsumi Higashida come regista. Si parlerà dell’adattamento dell’opera originale, delle scelte stilistiche e della sfida di mantenere intatto quello spirito Gintama che tanto amiamo, pur trasportandolo in un contesto scolastico completamente nuovo.

Per completare l’esperienza, verranno svelati nuovi e imperdibili gadget ispirati al franchise, con la possibilità per il pubblico di portarsi a casa qualche chicca esclusiva. E non mancheranno momenti di interazione: giochi, quiz e concorsi permetteranno ai presenti di vincere premi unici targati Gintama.

L’Anime Expo 2025, in programma dal 3 al 6 luglio, si preannuncia come un appuntamento imperdibile per ogni nerd che si rispetti, con tante altre sorprese in arrivo: da Bleach: Thousand-Year Blood War a The Dangers in My Heart Movie, passando per Gachiakuta e The Summer Hikaru Died, ci sarà davvero di che perdere la testa.

Personalmente, non vedo l’ora di immergermi nuovamente in quel mondo folle e irresistibile che è Gintama, e questo spin-off mi sembra il modo perfetto per farlo. Mr. Ginpachi promette risate a non finire, situazioni fuori dagli schemi e un amore per il nonsense che, dopo tanti anni, non ha perso un briciolo del suo smalto.

E voi, cosa ne pensate di questo ritorno? Siete pronti a tornare tra i banchi di scuola più strampalati dell’animeverse? Raccontatemi le vostre aspettative e, se l’articolo vi è piaciuto, condividetelo sui vostri social per far crescere ancora di più la community nerd di CorriereNerd.it!

SUSPICIOUS MINDS SARÀ DISPONIBILE IN ITALIA DAL 5 LUGLIO SU PARAMOUNT+

Paramount+ ha annunciato che SUSPICIOUS MINDS, il film scritto e diretto da Emiliano Corapi, sarà disponibile in esclusiva in Italia in streaming, dal 5 luglio. Il cast include Matteo Oscar Giuggioli (David di Donatello come “Rivelazione Italiana” e reduce dal successo della serie “Hanno ucciso l’uomo ragno” /Sky in cui ha interpretato l’iconico Mauro Repetto), Francesco Colella (“Il Gattopardo”/Netflix), Amanda Campana (premiata alla Festa del Cinema di Roma con il Premio RB Casting, “Summertime”/Netflix) e Thekla Reuten (Citadel Diana/Prime Video).

SUSPICIOUS MINDS racconta la storia di due coppie che si incrociano casualmente durante un soggiorno a Roma. Per Daniele (23) e Giulia (22), due giovani del nord Italia, Roma è la meta del loro primo viaggio insieme. Per Fabrizio (48) ed Emilie (45), residenti da tempo in Olanda, è invece l’occasione per tornare da soli nel posto dove si sono conosciuti vent’anni prima, ora che i figli sono adolescenti.

Le loro vite si intrecciano quando, da poco arrivati nello stesso hotel, Fabrizio rimane bloccato in ascensore con Giulia. L’episodio sembra solo uno spiacevole incidente da archiviare in fretta, ma senza alcuna ragione apparente, il giovane Daniele è preso dal sospetto che qualcosa sia accaduto tra la sua ragazza e lo sconosciuto, durante il tempo che hanno trascorso assieme.

Un pensiero irrazionale, che si scontra con l’atteggiamento innocente di Giulia e che inquina il loro amore. Eppure, come provocazione verso la moglie, che dice di non essere da tempo più gelosa di lui, Fabrizio afferma di aver fatto sesso proprio con Giulia nell’ascensore. La frase che dovrebbe conclamare la crisi tra i due alimenta invece uno strano gioco che riaccende il rapporto. E così, mentre crescono paure e desideri generati dal sospetto, si innescano dinamiche che si fanno sempre più pericolose ogni qual volta le due coppie s’incontrano.

La sceneggiatura di SUSPICIOUS MINDS è firmata da Emiliano Corapi; la fotografia è di Claudio Cofrancesco, il montaggio di Luca Benedetti, la scenografia di Luisa Iemma, i costumi di Nicoletta Taranta e le musiche originali sono composte da Giordano Corapi. Il film è prodotto da Andrea Petrozzi, Marco Colombo e Riccardo Marchegiani, con la produzione esecutiva di Mattia Cavanna e Mattia Della Puppa.

SUSPICIOUS MINDS è una produzione World Video Production e Adler Entertainment con Rai Cinema, in collaborazione con Bling Flamingo e con il sostegno della Regione Lazio. Distribuito in Italia da Adler Entertainment.

Mr. Men Little Miss Mini Adventures: il ritorno animato dei personaggi cult anni ’70 conquista YouTube

Ci sono personaggi che non passano mai di moda, piccole icone che resistono al tempo e alle mode, capaci di parlare a intere generazioni con semplicità e profondità. È proprio il caso dei coloratissimi Mr. Men e Little Miss, i celebri protagonisti dei libri creati negli anni Settanta da Roger Hargreaves, che tornano ora a nuova vita con la serie animata Mr. Men Little Miss Mini Adventures, disponibile dal 6 giugno 2025 su YouTube. E non si tratta di un semplice revival nostalgico, ma di un progetto fresco, curato e pensato per i bambini di oggi, realizzato in collaborazione tra Sanrio GmbH e l’eccellenza italiana di Maga Animation Studio.

Per chi, come me, è cresciuto sfogliando quei piccoli volumi con copertine sgargianti — e magari ancora oggi ne custodisce qualcuno in libreria — l’annuncio di questa nuova serie è stato un piccolo tuffo al cuore. I Mr. Men e le Little Miss hanno accompagnato milioni di bambini nell’esplorazione delle emozioni, delle diversità e della bellezza dell’unicità individuale. E ora, con Mr. Men Little Miss Mini Adventures, queste storie tornano in formato animato per il grande pubblico digitale.

La serie è composta da dodici episodi di circa due minuti e mezzo, in lingua inglese, disponibili gratuitamente sul canale ufficiale YouTube Mr. Men Little Miss. Ogni episodio è un piccolo concentrato di edutainment: storie brevi ma ricche di significato, che trasmettono messaggi importanti con leggerezza e ironia. I protagonisti? Alcuni dei personaggi più amati della saga, tra cui Mr. Impossible, Mr. Grumpy, Little Miss Sunshine, Mr. Calm, Mr. Bump, Little Miss Brave, Mr. Strong, Mr. Tickle, Little Miss Inventor, Little Miss Naughty, Little Miss Princess e Little Miss Surprise.

Ogni episodio di Mr. Men Little Miss Mini Adventures si concentra sulle caratteristiche distintive di un personaggio, permettendoci di scoprire — o riscoprire — come le differenze non solo siano naturali, ma siano una ricchezza per la collettività. In un mondo sempre più complesso, insegnare ai più piccoli a valorizzare la diversità è un compito fondamentale. Ed è bellissimo vedere come questa serie lo faccia con un linguaggio visivo moderno ma rispettoso della tradizione.

Il progetto nasce dalla stretta collaborazione tra Sanrio GmbH e Maga Animation Studio, lo studio monzese che dal 1996 è un punto di riferimento internazionale per l’animazione di qualità. Gli artisti italiani hanno saputo rinnovare lo stile visivo dei personaggi, senza snaturarne l’essenza. A guidare la regia e la scrittura della serie ci sono Francesca Pietrobelli ed Eleonora Di Nardo, che hanno trovato il giusto equilibrio tra fedeltà all’opera originale e innovazione visiva e narrativa.

«Bilanciare modernizzazione e rispetto per i libri di Hargreaves ha richiesto molta attenzione ai dettagli», racconta con orgoglio Pietrobelli, che ha anche supervisionato le animazioni. Di Nardo, che si è occupata anche del montaggio, aggiunge: «È stata un’esperienza interessante anche sul piano della contaminazione culturale, coniugando un’impronta italiana con il profondo rispetto per questi libri che nel Regno Unito sono considerati capisaldi della letteratura per l’infanzia».

Dal punto di vista artistico, la serie adotta un raffinato stile 2D che richiama la semplicità e l’eleganza delle illustrazioni originali di Roger Hargreaves. Le transizioni creative, ispirate alla scenografia teatrale, aggiungono un tocco visivo originale, mentre la colonna sonora, firmata da Christian Gramaglia e mixata da Paolo Piccardo, completa l’esperienza sensoriale con una perfetta armonia sonora. Il doppiaggio, curato da Sample con un cast di attori britannici, garantisce una qualità internazionale che permette alla serie di raggiungere un pubblico globale.

Alla direzione artistica del progetto troviamo Alessia Garofalo, che ha saputo fondere con maestria elementi classici e contemporanei, mantenendo la coerenza tra personaggi e ambientazioni. Un lavoro corale che ha richiesto dedizione e passione, come sottolinea anche Massimo Carrier Ragazzi, CEO di Maga: «Il confronto continuo con Sanrio è stato determinante per preservare l’identità dei personaggi e delle storie originali, integrando al tempo stesso elementi innovativi in grado di coinvolgere il pubblico contemporaneo».

Mr. Men Little Miss Mini Adventures è molto più di una serie per bambini. È un progetto che parla a tutte le età, grazie alla capacità universale dei suoi personaggi di trasmettere valori senza tempo: il rispetto reciproco, la celebrazione delle differenze, l’importanza di riconoscere e gestire le proprie emozioni. Come sottolinea Silvia Figini, Chief Operating Officer di Sanrio per EMEA, India e Oceania: «È una piccola gemma di animazione, fresca, brillante e perfettamente in linea con i tempi. Un formato attuale, pensato per il web, che riesce a condensare tutto ciò che ha reso questi personaggi così amati».

E se vi state chiedendo perché valga la pena vedere questa serie animata, la risposta è semplice: perché ci ricorda che ogni persona, nella sua unicità, ha un valore inestimabile. Un messaggio quanto mai necessario, soprattutto per le nuove generazioni che crescono in un mondo sempre più interconnesso ma spesso disorientante.

Per chi vuole immergersi subito in questo mondo colorato, il consiglio è di partire dal trailer ufficiale su YouTube, un piccolo assaggio di ciò che la serie ha da offrire. E poi di lasciarsi conquistare dai dodici episodi disponibili sul canale ufficiale:  youtube.com/@mrmenofficial. Mr. Men Little Miss Mini Adventures è un regalo che gli appassionati di animazione, i nostalgici dei libri originali e i genitori in cerca di contenuti di qualità per i propri figli non dovrebbero lasciarsi sfuggire. È un perfetto esempio di come il mondo nerd e geek, fatto di passioni che non conoscono età, sappia continuamente reinventarsi per restare attuale e coinvolgente.

Se anche voi siete affezionati a questi personaggi senza tempo o avete già visto qualche episodio della serie, raccontatemi nei commenti cosa ne pensate! E, ovviamente, condividete questo articolo sui vostri social per far scoprire anche ad altri questa piccola meraviglia animata!

Magica Emi compie quarant’anni: la maghetta prestigiatrice che ci ha insegnato a non avere fretta di crescere

Lo ammetto: quando ho saputo che Magica Magica Emi, l’anime mahō shōjo dello Studio Pierrot, compiva quarant’anni, ho provato un misto di nostalgia e tenerezza. Perché se oggi siamo sommersi da un’infinità di anime, di maghette e di serie dai poteri sempre più spettacolari, c’è stato un tempo in cui bastava un semplice specchio, un pizzico di sogno e un po’ di musica per farci innamorare. E Magica Emi ci ha insegnato proprio questo: che il vero incantesimo non è la magia, ma la voglia di crescere giorno dopo giorno.

Correva l’anno 1985 in Giappone quando per la prima volta veniva trasmessa Mahō no Star Magical Emi, la terza serie del celebre filone majokko firmato Studio Pierrot, già artefice di successi come Creamy Mami e Persia. In Italia sarebbe arrivata l’anno dopo, su Italia 1, con il titolo diventato iconico: Magica, magica Emi, e la voce inconfondibile di Cristina D’Avena che ancora oggi ci fa canticchiare “Magica, magica Emi, magia sei per me”.

Ma cosa rende ancora oggi questa serie così speciale, tanto da meritare un posto d’onore nella storia degli anime giapponesi, e da essere riscoperta anche da un pubblico più adulto?

Un sogno chiamato magia: la storia di Mai e il suo alter ego Emi

Mai Kazuki, la protagonista, è una bambina di dieci anni con un sogno grande quanto il suo cuore: diventare una grande prestigiatrice, proprio come la leggendaria Emily Howell. Un sogno quasi inevitabile per chi cresce in una famiglia di maghi e prestigiatori: la mamma con un passato da maga, i nonni alla guida della sgangherata compagnia dei Magic Carat. Ma come spesso accade, la strada verso il sogno è lunga, fatta di inciampi e piccole sconfitte quotidiane. Fino a quando nella sua vita compare Topo, il folletto dello specchio, che le dona il potere di trasformarsi nell’affascinante e talentuosa Magical Emi ogni volta che lo desidera.

Da quel momento, il mondo di Mai si sdoppia: da una parte la bambina insicura e goffa, dall’altra la splendida Emi che fa magie sul palcoscenico, conquista il pubblico televisivo e vive esperienze da adulta. E proprio in questo contrasto tra le due vite si nasconde il cuore della serie.

Un anime mahō shōjo diverso: magia come strumento, non come fine

A differenza di molte altre serie dello stesso genere, Magica Emi si distingue per un approccio più realistico e intimista. Qui la magia non serve per combattere il male o salvare il mondo, ma è un mezzo per esprimere il talento di Mai, per esplorare i suoi sogni e le sue paure. Non ci sono nemici da sconfiggere, né cataclismi da evitare. C’è semplicemente la vita, quella vera, fatta di famiglia, amicizie, rivalità e crescita personale.

Ed è proprio questo che rende la serie così affascinante ancora oggi: racconta la quotidianità con leggerezza e profondità, mettendo al centro i piccoli drammi dell’infanzia che tutti abbiamo vissuto. Dai compiti in classe alle pagelle, dalle prime gelosie familiari all’imbarazzo della crescita, ogni episodio diventa un piccolo affresco di vita, capace di toccare il cuore di bambini e adulti.

Un cast di personaggi indimenticabili

Non si può parlare di Magica Emi senza citare il suo splendido cast di personaggi. Attorno a Mai gravitano figure vivissime e sfaccettate: i nonni maghi, il produttore televisivo Koganei, l’imbranato manager Kokubunji, l’amico pugile Sho, e l’innamorato compagno di scuola Musashi. Un microcosmo variegato e ricco di umanità, che regala episodi tanto divertenti quanto commoventi.

La bellezza della serie sta anche nel fatto che spesso Mai/Emi passa in secondo piano, per lasciare spazio alle storie degli altri personaggi. Così conosciamo i loro sogni, le loro fragilità, i rimpianti e i ricordi, creando un affresco corale che arricchisce la narrazione e la rende più autentica.

La doppia vita di Mai: un viaggio di crescita e consapevolezza

Se c’è un messaggio che Magica Emi ci lascia, è quello di non aver fretta di crescere. Perché se da un lato Mai può trasformarsi in Emi e vivere l’ebbrezza di essere grande, dall’altro si rende conto che la crescita vera richiede tempo, fatica e maturazione. Emi è un sogno, un ideale, un riflesso perfetto di ciò che Mai vorrebbe essere. Ma con il passare degli episodi, Mai comprende che non può sostituire il proprio percorso con la scorciatoia della magia.

La frase chiave della serie — “È molto più divertente essere Mai” — racchiude tutta questa consapevolezza. Perché è proprio nel viaggio, fatto di piccoli passi e di scoperte quotidiane, che si nasconde la vera magia della vita.

Un comparto tecnico di altissimo livello

Dal punto di vista tecnico, Magica Emi è una piccola perla dell’animazione anni ’80. Il character design di Yoshiyuki Kishi regala personaggi espressivi e ben caratterizzati, con una cura particolare per la figura di Emi, splendida adolescente dai capelli blu che incarna i sogni più innocenti della giovane Mai.

Anche la colonna sonora gioca un ruolo fondamentale. La sigla “Fushigiiro Happiness” è diventata iconica non solo per la melodia orecchiabile, ma per il suo significato profondo: la felicità è un viaggio misterioso, da affrontare passo dopo passo. E non mancano momenti di grande impatto emotivo grazie alle musiche orchestrate e alle canzoni cantate dalla bravissima Yoko Obata, che doppia sia Mai che Emi con una dolcezza irresistibile.

Un successo che dura nel tempo

Quando Magica Emi approdò in Italia nel 1986, venne subito accolta con entusiasmo, complici anche le indimenticabili sigle di Cristina D’Avena. Nel nostro paese la serie ha goduto di numerose repliche, conquistando generazioni di spettatori e diventando una delle maghette più amate, seconda solo a Creamy Mami.

In Giappone, invece, il suo successo è stato più sottile ma duraturo. Molti adulti oggi rivalutano la serie per il suo tono maturo e il messaggio profondo. Perché da bambini ci si innamora delle magie di Emi, ma da grandi si capisce che il vero valore della storia sta proprio nell’accettare che crescere richiede pazienza e impegno.

Magica Emi oggi: una serie da riscoprire

A quarant’anni dalla sua nascita, Magica Emi rimane una serie straordinariamente attuale. In un mondo che ci spinge sempre ad accelerare i tempi, a rincorrere sogni impossibili, questa piccola maghetta ci ricorda che la vera magia è saper apprezzare ogni tappa del nostro cammino.

Se non l’avete mai vista o se volete riscoprirla con occhi nuovi, vi consiglio di farlo: vi ritroverete rapiti da una storia che parla al cuore con semplicità e profondità. E magari, come me, vi scoprirete a canticchiare “Fushigiiro Happiness” con un sorriso malinconico.

Perché in fondo, anche noi nerd appassionati di anime sappiamo bene che la magia più potente è quella dei sogni che coltiviamo giorno per giorno.

E voi, che ricordi avete di Magica Emi? Vi invito a condividere le vostre emozioni e i vostri momenti preferiti sui social taggando il nostro magazine CorriereNerd.it. La magia è più bella quando si condivide, non credete?

Sanda: il Babbo Natale ribelle che sfida un futuro distopico — la nuova serie anime di Paru Itagaki

Di anime che riescono a sorprendere, ormai, non ce ne sono poi così tanti. Negli ultimi anni ho visto decine e decine di serie animate giapponesi, e confesso che più di una volta ho avuto la sensazione del già visto. Ma poi arriva qualcosa di totalmente inaspettato, che osa mescolare i generi, sfidare le convenzioni e offrirci un punto di vista nuovo su tematiche attuali. Ecco perché non vedevo l’ora di parlarvi di SANDA, la nuova serie animata tratta dall’omonimo manga di Paru Itagaki, autrice già amatissima per BEASTARS.

Immaginate un mondo in cui il crollo della natalità ha cambiato radicalmente la società. I bambini sono così pochi da essere diventati una risorsa da proteggere con leggi sempre più oppressive e controlli capillari. In questo futuro prossimo, il Natale non esiste più, cancellato dalla memoria collettiva. Un contesto distopico e amaro, in cui un ragazzo comune scopre di essere destinato a incarnare… Babbo Natale.

Non il solito vecchietto con la barba bianca, però. Qui parliamo di un Babbo Natale eroe non convenzionale, giovane e combattivo, pronto a riportare la magia e la speranza in un mondo che sembra averle dimenticate.

Un progetto ambizioso firmato Science SARU

Dietro a questa piccola meraviglia troviamo lo studio Science SARU, che ormai ci ha abituati a opere visivamente innovative e fuori dagli schemi, come DAN DA DAN e Scott Pilgrim Takes Off. La regia è affidata a Tomohisa Shimoyama, mentre la sceneggiatura porta la firma di Kimiko Ueno, già apprezzata per Space Dandy e Carole & Tuesday. La colonna sonora, composta da Tomoyuki Tanaka, si preannuncia coinvolgente, e il character design di Masamichi Ishiyama promette personaggi indimenticabili.

Il debutto è fissato per il 3 ottobre 2025 in Giappone, ma i più fortunati potranno assistere in anteprima mondiale al primo episodio durante l’Anime Expo 2025 a Los Angeles, dove sarà presente anche la stessa Itagaki. Vi confesso che sto seriamente valutando di prenotare un volo, tanto è alta la mia curiosità per questo evento!

Una trama che mescola fantasy, azione e critica sociale

Il protagonista è Kazushige Sanda, interpretato da Ayumu Murase (che molti ricorderanno come la voce di Shoyo Hinata in Haikyu!!). Studente della Daikoku Welfare Academy, Kazushige è un ragazzo come tanti, almeno fino a quando un giorno la sua compagna di classe Shiori Fuyumura tenta di accoltellarlo in piena aula. L’evento, apparentemente inspiegabile, innesca una serie di rivelazioni: Sanda scopre infatti di essere l’erede di un’antica stirpe legata a Santa Claus, figura ormai dimenticata e sigillata da una maledizione.

Da qui prende il via un viaggio tra misteri sovrannaturali, avventure scolastiche e una riflessione profonda sul significato della tradizione, della memoria e della libertà. Sanda e Shiori, dopo il drammatico confronto iniziale, si alleano per salvare un’amica scomparsa e risvegliare lo spirito perduto del Natale.

Ad affiancarli troviamo personaggi interessanti come Ichie Ono, Hitoshi Amaya e Nico Kazao, che contribuiscono ad arricchire l’universo narrativo della serie.

Un Babbo Natale per il nostro tempo

Ciò che rende SANDA così affascinante, almeno per me che seguo con passione l’evoluzione degli anime giapponesi, è la sua capacità di parlare in modo attuale a un pubblico moderno. La figura di Babbo Natale, che nei racconti classici rappresenta generosità e gioia, qui si trasforma in un simbolo di resistenza contro un sistema che opprime i giovani e cancella il passato.

Il crollo della natalità e il controllo sociale sui pochi bambini rimasti sono una chiara metafora delle paure che oggi attraversano molte società sviluppate, Giappone in primis. Non a caso, Paru Itagaki ha più volte dimostrato grande sensibilità nel trattare temi complessi attraverso il linguaggio dell’animazione, come già aveva fatto magistralmente in BEASTARS.

La storia è completa, con i suoi 142 capitoli raccolti in 16 volumi, quindi possiamo aspettarci un adattamento ben strutturato. Personalmente immagino che lo studio possa optare per 3 o 4 stagioni da 12 episodi ciascuna, ma staremo a vedere. Intanto, il trailer diffuso qualche settimana fa ci regala un assaggio di quella fusione tra slice of life scolastico, mistero e fantasy che tanto adoro.

Un cast stellare e un evento da non perdere

Oltre ad Ayumu Murase, il cast include nomi del calibro di Hiroki Tōchi nel ruolo di Babbo Natale, Umeka Shoji come Shiori Fuyumura, Anna Nagase, Yuuki Shin e Misato Matsuoka. L’anteprima mondiale all’Anime Expo sarà un’occasione unica per i fan, con sessioni di Q&A, disegni dal vivo di Itagaki e gadget esclusivi ispirati alla serie.

E mentre aspettiamo notizie sulla distribuzione italiana (sperando che arrivi presto anche da noi), il conto alla rovescia per il 3 ottobre è già partito. SANDA potrebbe davvero diventare una delle serie più importanti del 2025, e non solo per il pubblico più giovane. La sua miscela di azione, critica sociale e magia ha tutte le carte in regola per conquistare anche chi, come me, non smette mai di cercare nuovi modi di raccontare il fantastico.

E voi? Siete curiosi di scoprire questo Babbo Natale alternativo? Se vi va, parliamone insieme: condividete questo articolo sui vostri social e ditemi cosa ne pensate di SANDA. Io vi aspetto sotto l’albero… o forse dovrei dire sotto il nuovo albero di un futuro distopico tutto da esplorare!

Dracula di Luc Besson: tutto sul nuovo film gotico ambientato nella Parigi della Belle Époque

Chi l’avrebbe mai detto? All’improvviso, Luc Besson ci sorprende con un nuovo progetto cinematografico che nessuno si aspettava: “Dracula”. E non si tratta di un semplice adattamento dell’iconico romanzo di Bram Stoker, ma di una vera e propria rivisitazione personale che promette di stupire sia gli appassionati del genere horror gotico che i fan del visionario regista francese.

Il film, dal titolo internazionale Dracula: A Love Tale, arriverà nelle sale francesi il prossimo 30 luglio 2025 e, con un po’ di fortuna, non dovremo aspettare troppo per vederlo anche nei cinema italiani. Per gli amanti del cinema fantastico e per i nerd che da sempre seguono ogni nuova incarnazione della figura del conte vampiro, questa è sicuramente una notizia da segnare in agenda.

Un Dracula “alla Besson”: Parigi, Belle Époque e suggestioni gotiche

La prima cosa che salta all’occhio è l’ambientazione scelta da Luc Besson per questa sua versione di Dracula: non più la Transilvania o la Londra vittoriana, ma la Parigi della Belle Époque. Una scelta di grande fascino, che apre a nuove possibilità visive e narrative. Immaginate il contrasto tra le splendide architetture Art Nouveau, le strade illuminate a gas, i salotti bohémien e le ombre oscure di un antico vampiro che si muove nell’ombra.

In un’epoca in cui il progresso tecnologico e la sete di conoscenza convivevano con superstizioni mai sopite, la figura di Dracula potrebbe trovare nuova linfa e nuovi significati. Ed è proprio su questo terreno fertile che Besson ha deciso di costruire il suo film.

Un cast di altissimo livello: da Caleb Landry Jones a Christoph Waltz, passando per Matilda De Angelis

Per incarnare il principe delle tenebre, Besson ha scelto nuovamente Caleb Landry Jones, già protagonista del suo acclamato “Dogman” del 2023. Non è un caso che il progetto sia nato proprio dal desiderio del regista di lavorare ancora con l’attore americano: “Stavamo parlando di altri ruoli che potessero andargli bene. Gli ho detto: ‘Ti vedo come Dracula’. Poi ho pensato: ‘Sai cosa? Lo scriverò io per te'”, ha dichiarato Besson in un’intervista recente.

Non serve essere cinefili incalliti per capire quanto questa scelta sia interessante. Jones ha dimostrato di possedere una straordinaria capacità di incarnare personaggi intensi, disturbati, magnetici. Il paragone con Gary Oldman (che ha interpretato un memorabile Dracula per Coppola nel 1992) fatto dallo stesso Besson non è certo casuale.

Al suo fianco, troveremo il due volte premio Oscar Christoph Waltz, che interpreterà un sacerdote (probabilmente coinvolto nella lotta contro il vampiro), e la nostra Matilda De Angelis, reduce dal successo ai David di Donatello come Miglior Attrice Non Protagonista, nel ruolo di Maria. A completare il cast ci saranno anche Zoë Bleu Sidel nei panni di Elisabeta/Mina, Salomon Passariello come un cavaliere rumeno e Haymon Maria Buttinger nel ruolo di un cardinale.

Un progetto nato dal desiderio di collaborazione artistica

La genesi del film è affascinante quanto la sua trama. Come dichiarato dallo stesso Besson, non è stata tanto la storia di Dracula a spingerlo a scrivere il film, quanto il desiderio di tornare a lavorare con Caleb Landry Jones: “Ci siamo trovati benissimo in Dogman, e da allora il mio unico desiderio è stato quello di fare un altro film con lui. Ha un talento incredibile. È una cosa che non vedevo dai tempi di Gary Oldman. A livello umano è un gioiello, gentile, adorabile.”

Così, quasi per gioco, è nata l’idea di un Dracula “su misura” per Jones, che potesse mettere in luce tutte le sue doti attoriali.

Le riprese tra neve e paesaggi incantati

Anche la fase di produzione ha qualche dettaglio nerd che merita di essere raccontato. Le riprese principali sono iniziate il 27 marzo 2024. Inizialmente si era parlato di un set allestito in Lapponia, ma a quanto riportato da Helsingin Sanomat, le riprese si sono svolte invece nella regione di Kainuu, sempre in Finlandia, scelta per i suoi paesaggi innevati. Una decisione che fa già sognare spettacolari sequenze gotiche in mezzo a distese bianche e atmosfere surreali.

Il trailer e l’attesa crescente

Il trailer ufficiale del film ha già offerto un primo assaggio delle atmosfere che ci aspettano: una Parigi plumbea, eleganti costumi d’epoca, interni sontuosi e quel tocco visionario che solo un regista come Besson può portare su schermo. Le immagini lasciano intravedere un Dracula sensuale e minaccioso, perfettamente in linea con la tradizione letteraria, ma anche arricchito da nuove sfumature psicologiche.

Quando uscirà in Italia?

Per ora sappiamo con certezza che “Dracula: A Love Tale” debutterà in Francia il 30 luglio 2025. Non ci sono ancora notizie ufficiali sulla data di uscita in Italia, né su eventuali anteprime ai festival internazionali. Tuttavia, vista la notorietà di Besson e il fascino del progetto, è altamente probabile che il film trovi presto una distribuzione anche nel nostro Paese. Non ci resta che attendere.

Un nuovo capitolo per il mito di Dracula

In conclusione, quello che Luc Besson si appresta a portare sul grande schermo non è semplicemente l’ennesima trasposizione di Dracula, ma una reinterpretazione autoriale che punta a fondere atmosfere gotiche, fascino decadente e una profonda riflessione sul personaggio.

Per noi nerd appassionati di cinema, letteratura horror e cultura pop, si tratta di un appuntamento da non perdere. Che siate fan sfegatati del Dracula di Stoker o semplicemente curiosi di vedere come un regista come Besson possa reinventare questo mito immortale, il 30 luglio è una data da segnare in rosso sul calendario.

Restate sintonizzati: vi aggiornerò non appena emergeranno nuove informazioni su Dracula: A Love Tale e sulla sua uscita italiana. Nel frattempo, prepariamoci a tornare (ancora una volta) nelle ombre oscure del vampiro più famoso di tutti i tempi… stavolta sotto le luci scintillanti della Belle Époque.

Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo: il ritorno di una commedia cult che vuole ancora farci ridere (e commuovere)

Certe storie non smettono mai davvero di appartenerci, soprattutto quando hanno il potere di farci tornare adolescenti anche solo per un paio d’ore. È il caso di Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo (titolo originale Freakier Friday), il tanto atteso sequel del film Disney del 2003 che aveva fatto breccia nei cuori di un’intera generazione grazie alla chimica irresistibile tra Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan. Ora, più di vent’anni dopo, il 6 agosto 2025, le due attrici tornano sul grande schermo nei panni delle iconiche Tess e Anna Coleman, pronte a regalarci un nuovo viaggio tra risate, imprevisti e dinamiche familiari tutt’altro che scontate.

A voler essere sinceri, non sempre i sequel sono un’idea vincente, soprattutto quando il film originale ha raggiunto lo status di cult. Eppure, in questo caso, la tentazione di ritrovare quel mix perfetto di umorismo e umanità è troppo forte per resistere. Anzi, in un panorama cinematografico dove le commedie per teenager sembrano quasi scomparse, il ritorno di una pellicola come Freakier Friday appare come una boccata d’aria fresca. A giudicare dal trailer, che sta già facendo il giro del web, pare che il film abbia centrato in pieno quello spirito genuino da teen movie dei primi anni Duemila che tanti di noi ricordano con affetto.

La trama riprende molti anni dopo gli eventi del primo film. Anna, oggi madre a sua volta, si trova a gestire non solo una figlia, Harper, ma anche una futura figliastra, Lily, frutto della sua nuova relazione con Eric, interpretato dal sempre affascinante Manny Jacinto. Tess, ormai nonna, si ritrova coinvolta ancora una volta in un esilarante scambio di corpi, che questa volta coinvolgerà anche le nuove generazioni della famiglia. Sì, avete letto bene: la nuova avventura spinge ancora più in là il concetto di “identità fluida”, coinvolgendo madre, figlia, figliastra e nonna in un tourbillon di situazioni assurde e divertentissime.

Certo, se da adulti è meglio non chiedersi troppo come sia possibile che così tanti personaggi finiscano a vivere nei corpi altrui (ci viene chiesto di sospendere l’incredulità per qualche ora), il divertimento resta garantito. Stavolta, infatti, le giovani protagoniste sono mosse da un piano tutto loro: riportare nella vita di Anna il suo primo amore, ovvero il mitico Jake interpretato da Chad Michael Murray. Il risultato? Scene esilaranti in cui Jake fraintende i segnali di Anna (o meglio, di chi in quel momento è nel suo corpo), convinto che stia avendo un malore piuttosto che cercare di sedurlo. Piccoli momenti di comicità slapstick che sembrano richiamare in pieno l’anima spensierata dell’originale.

Il film, diretto da Nisha Ganatra e tratto ancora una volta dal libro Freaky Friday di Mary Rodgers, schiera un cast ricco di volti amati e nuove promesse. Oltre alla Curtis e alla Lohan, ritroviamo Rosalind Chao nei panni della saggia Pei-Pei, Mark Harmon come il marito di Tess, il simpatico Ryan, e ovviamente Chad Michael Murray, il cui ritorno ha già mandato in visibilio i fan nostalgici. Accanto a loro, le new entry Julia Butters, Sophia Hammons e Maitreyi Ramakrishnan aggiungono energia fresca alla narrazione, senza dimenticare il contributo ironico di Vanessa Bayer nel ruolo di una misteriosa cartomante.

A livello produttivo, Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo si presenta come un progetto curatissimo, frutto della collaborazione tra Disney e un team creativo affiatato. Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan figurano anche tra i produttori esecutivi, segno di quanto entrambe credano nel valore affettivo e artistico di questo sequel.

Non mancheranno ovviamente momenti di pura emozione, perché dietro le gag e gli scambi di corpo si cela una riflessione più profonda sul valore delle relazioni familiari. Il film, infatti, esplora con leggerezza ma anche con un tocco di malinconica consapevolezza come cambino i rapporti tra genitori e figli nel tempo, e come anche le famiglie ricomposte possano trovare un nuovo equilibrio. La frase chiave? “La fortuna può colpire due volte”, e forse anche la magia delle storie che amiamo può farlo.

Con una colonna sonora affidata ad Amie Doherty e una regia che promette di mantenere quel ritmo frizzante che tanto aveva conquistato il pubblico, Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo si candida a essere una delle sorprese più piacevoli del prossimo anno cinematografico. Un film capace di far ridere, commuovere e — perché no — far tornare un po’ bambini anche gli adulti più scettici.

Il conto alla rovescia per il 6 agosto è già iniziato. Riusciranno Tess e Anna a conquistare anche le nuove generazioni di spettatori? Noi, dal canto nostro, non vediamo l’ora di lasciarci travolgere ancora una volta dal caos (e dal cuore) di una delle commedie più amate di sempre.

E voi? Andrete a vedere Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo? Vi invitiamo a commentare e a condividere l’articolo sui vostri social: quale scena del primo film ricordate con più affetto? Raccontatecelo!

I Goonies, il Film Cult degli anni 80 compie 40 anni

I Goonies, un vero e proprio cult degli anni ’80, compie 40 anni e continua a brillare come una delle avventure più amate di sempre. Un film che ha segnato un’intera generazione, regalandole risate, emozioni e momenti indimenticabili, ed è ancora oggi perfetto da gustarsi in famiglia, con quella dose di nostalgia che fa venire voglia di rivivere le avventure dei piccoli protagonisti. Un mix esplosivo di oro dei pirati, trappole ingegnose, acquascivoli spericolati e quella battuta iconica del “mescolamento del tartufo”, I Goonies è davvero un’avventura che non sembra mai invecchiare.

Diretto da Richard Donner e prodotto dalla Amblin Entertainment di Steven Spielberg, il film è stato distribuito nelle sale statunitensi il 7 giugno 1985 dalla Warner Bros. In Italia, invece, è uscito al cinema il 20 dicembre dello stesso anno, per poi tornare nelle sale italiane nel dicembre 2019 con una versione restaurata in 4K. Con un budget contenuto di 19 milioni di dollari, il film ha incassato ben 124 milioni a livello mondiale, diventando subito un classico intramontabile. Nel 2017, I Goonies è stato selezionato per la conservazione nel National Film Registry degli Stati Uniti per il suo valore culturale, storico e estetico, un riconoscimento che ne testimonia l’importanza nella cultura popolare.

La trama è un mix di avventura, amicizia e mistero. Nella cittadina di Astoria, nell’Oregon, un gruppo di ragazzi scopre una mappa del tesoro che potrebbe risolvere i loro problemi. Infatti, se riuscissero a trovare il leggendario tesoro di Willy l’Orbo, un pirata che aveva infestato la zona, potrebbero salvare il loro quartiere da un gruppo di spietati imprenditori intenzionati a demolire le case per costruire un campo da golf. Tra questi ragazzi c’è Mikey, il leader del gruppo, determinato e sognatore, e i suoi amici: Mouth, l’irriverente e simpatico chiacchierone; Chunk, il goloso e sempre preoccupato per il suo peso; Data, l’inventore dalla mente brillante ma spesso imbranato.

A complicare le cose, c’è la banda dei Fratelli, un trio di criminali capeggiati dalla madre Agatha e con un membro deforme, Sloth, che tiene prigioniero e maltratta. Il gruppo di amici si lancia in un’avventura piena di pericoli, trappole letali e sorprendenti scoperte, tra cui un vecchio ristorante abbandonato che nasconde più di quanto sembri. A questo punto si uniscono anche altri personaggi, tra cui Brandon, il fratello maggiore di Mikey, che all’inizio è riluttante, ma poi si lascia coinvolgere nell’avventura, e la cheerleader Andy con la sua amica Stef.

Il film è una continua rincorsa tra le peripezie dei ragazzi e le minacce della banda criminale. Ogni angolo della mappa sembra nascondere un nuovo pericolo: trappole mortali, passaggi segreti e una serie di situazioni comiche e cariche di adrenalina. Nonostante la loro giovane età, i Goonies si dimostrano coraggiosi, risoluti e, soprattutto, uniti, dando vita a un’avventura che trascende il semplice “caccia al tesoro” e diventa una storia di crescita e di amicizia.

La forza del film sta nell’energia contagiosa dei suoi protagonisti, che hanno portato in scena un gruppo di bambini diversi per carattere, ma uniti dalla stessa passione per l’avventura. La sceneggiatura di Chris Columbus sa come alternare momenti di tensione a battute esilaranti, senza mai perdere il ritmo. Donner, dal canto suo, regala ai suoi giovani protagonisti una serie di set spettacolari che rimarranno impressi nella memoria del pubblico: chi non ricorda la scena dell’ingresso nel galeone nascosto nel lago sotterraneo o la famosa camminata sull’asse dei pirati?

Nonostante l’uso di stereotipi tipici degli anni ’80, come il bambino grasso, il ragazzo asiatico e il personaggio femminile un po’ troppo in secondo piano, I Goonies riesce a far divertire chiunque, con una scrittura che non ha paura di abbracciare l’avventura più pura e senza fronzoli. La sceneggiatura, seppur legata ad alcuni cliché, riesce a trascendere questi aspetti grazie a una narrazione che emoziona e diverte, senza mai prendersi troppo sul serio.

Il finale, con la caverna che esplode e la nave dei pirati che prende il largo, è tanto epico quanto commovente. I ragazzi riescono a scappare con una parte del tesoro, ma la vera ricchezza, come scoprono alla fine, è l’amicizia che li ha uniti in questa straordinaria impresa. E mentre i genitori li accolgono e la banda dei Fratelli viene finalmente arrestata, I Goonies ci lascia con una riflessione su come, a volte, le avventure più incredibili possano nascere dalle sfide quotidiane.

I Goonies rimane uno dei film più iconici e amati degli anni ’80, un vero e proprio viaggio nostalgico che continua a entusiasmare vecchie e nuove generazioni. Non solo un film d’avventura, ma una storia che celebra l’ingegno, il coraggio e l’importanza della famiglia e dell’amicizia. Quarant’anni dopo, possiamo dire con certezza che I Goonies non ha perso un briciolo del suo fascino, continuando a incantare con la sua energia e il suo spirito di avventura senza tempo.

Quando la politica incontra l’intelligenza artificiale: il primo spot elettorale europeo creato interamente dall’IA (e in Italia c’è già chi lo fa di mestiere)

Che l’intelligenza artificiale stia cambiando il nostro mondo è ormai un fatto assodato. Ma che potesse arrivare a scuotere anche la comunicazione politica, con tutta la sua storica ritualità e il suo linguaggio spesso ingessato, forse non ce lo aspettavamo così presto. E invece eccoci qui, a raccontare un piccolo grande momento che farà storia: il primo spot elettorale al mondo interamente realizzato con l’IA.

Non parliamo di un esperimento da laboratorio o di un prototipo futuristico, ma di un vero e proprio video lanciato dal Partito Democratico Europeo (PDE), con tanto di manifesto etico e messaggio profondo per il futuro della nostra Europa. A presentarlo, a Bruxelles, è stato Sandro Gozi, eurodeputato e segretario generale del PDE, nell’ambito della campagna politica per le prossime sfide europee.

Chiaro, netto, provocatorio: lo spot mette in scena sei attori generati al 100% dall’intelligenza artificiale, che si rivolgono agli spettatori con frasi volutamente paradossali e disturbanti. «La libertà di espressione non significa nulla per me», dichiara uno. Un altro rincara la dose: «I diritti dei lavoratori sono irrilevanti per me». E ancora: «Non ho polmoni. Perché dovrei preoccuparmi del cambiamento climatico?» e infine «Non protesto. Non voto. Non esisto».

Non è un semplice gioco tecnologico: il messaggio che traspare è potente e cristallino. La democrazia non può — e non deve mai — essere lasciata in mano alle macchine. La tecnologia deve rimanere uno strumento, al servizio dell’essere umano, non un nuovo sovrano o, peggio ancora, un surrogato della nostra volontà collettiva.

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale generativa sta facendo passi da gigante — basti pensare ai video deepfake sempre più realistici, alle voci sintetiche indistinguibili da quelle umane, o alla scrittura automatizzata — il PDE lancia un segnale etico importante. Come ha spiegato Sandro Gozi: «Siamo entusiasti delle opportunità che l’IA offre, e proprio per questo siamo consapevoli della responsabilità che abbiamo nel guidarne lo sviluppo. L’IA deve restare uno strumento al servizio dell’umanità, non una nuova autorità. Non è né buona né cattiva: tutto dipende dall’uso che ne facciamo». E aggiunge: «Noi abbiamo scelto di usarla per stimolare il pensiero critico, la consapevolezza democratica e il senso di responsabilità collettiva».

Insomma, il PDE diventa il primo partito politico a livello mondiale a usare l’intelligenza artificiale non per imitare l’essere umano, ma per ricordare ciò che solo l’essere umano può — e deve — fare: difendere valori, proteggere la libertà, costruire un futuro giusto e governare con coscienza e umanità.

E se pensate che questa sia una provocazione isolata o un caso unico da manuale, vi sbagliate. In Italia esiste già da tempo una realtà che lavora proprio in questa direzione: isek.AI Lab, una start-up innovativa che si occupa di creare video emozionali, spot pubblicitari, cortometraggi e persino film interamente realizzati grazie alle tecnologie di intelligenza artificiale.

Il team di isek.AI Lab — composto da creativi, tecnologi e visionari — ha già realizzato progetti che sfidano i confini del possibile, dimostrando che l’IA, se guidata con etica e sensibilità artistica, può essere uno straordinario alleato della narrazione visiva. Dai trailer per prodotti tech alle campagne emozionali, fino a video di storytelling per brand e istituzioni, isek.AI Lab è un esempio virtuoso di come l’intelligenza artificiale possa arricchire il mondo della comunicazione senza snaturarne l’anima umana.

Guardando lo spot del PDE , si capisce quanto la riflessione etica sia fondamentale. La tecnologia è potente, ma siamo noi a dover stabilire le regole del gioco. In un’epoca dominata dalla transizione tecnologica, serve più che mai una chiamata politica e culturale all’azione.

E allora che dire? Come nerd appassionati di IA, cinema, storytelling e futuro, non possiamo che accogliere con entusiasmo questo tipo di sperimentazioni. Ma al tempo stesso, teniamo sempre ben saldo il timone: l’umanità deve rimanere al centro. Non delegare la coscienza alle macchine, ma usarle per ampliare la nostra capacità di immaginare, raccontare e costruire un mondo migliore.

Se l’argomento ti ha incuriosito, che ne pensi di condividerlo sui tuoi social? E magari nei commenti dimmi: secondo te quale sarà il prossimo grande campo in cui l’IA rivoluzionerà la comunicazione? Cinema? Musica? Politica? Raccontiamolo insieme!