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“Dame un Grr”: il tormentone virale di TikTok che ha conquistato il mondo

Se vi siete ritrovati su TikTok nelle ultime settimane — e diciamocelo, chi di noi non ci ha passato almeno qualche ora scrollando video tra meme, balletti e cosplay? — è praticamente impossibile che non vi sia arrivato all’orecchio quel “Dame un Grr” martellante, sensuale e ipnotico, capace di farvi muovere anche solo stando seduti sul divano. E no, non è solo l’ennesima canzoncina estiva che gira per i social: è un vero e proprio fenomeno globale, un mix esplosivo di elettronica, pop e ritmi latini che ha fatto breccia nel cuore (e negli algoritmi) di milioni di persone, tra cui celebrità del calibro di Madonna e DJ Snake.

Ma facciamo un passo indietro, perché dietro questo successo virale c’è una storia fatta di talento, intuizione e quel pizzico di magia digitale che trasforma una canzone in un rituale collettivo. Fantomel, produttore e musicista rumeno dal volto nascosto dietro una maschera spettrale (sì, proprio come Daft Punk, Deadmau5 o Marshmello: gli amanti del mistero hanno sempre una marcia in più), è il mastermind di questo progetto. Insieme a lui c’è Kate Linn, nome d’arte di Catalina Ioana Oteleanu, cantante dalla voce potente e seducente, già conosciuta nel circuito internazionale per brani come “Your Love” e “Thunderlike” e per un tentativo di portare la Romania all’Eurovision del 2020. Il risultato della loro collaborazione? Una hit che, con un piede nello spagnolo e l’altro nell’inglese, ci trascina in una dimensione sospesa tra clubbing globale e sogno sensoriale. “Dame un Grr” non racconta una storia vera e propria, non segue una narrazione lineare, ma piuttosto ci avvolge in un turbine di immagini: desiderio, calore, sguardi, corpo in movimento. È una canzone fatta per essere sentita con la pelle, non solo con le orecchie. Il testo gioca sull’ambiguità, alternando frasi come “I want it, I got it” che trasudano sicurezza a richiami più sfumati e sensuali, creando un effetto ipnotico amplificato dalla produzione elettronica di Fantomel.

E se pensate che il successo di “Dame un Grr” si fermi alla musica, vi sbagliate di grosso. Su TikTok la canzone è diventata la colonna sonora di una delle dance challenge più virali del momento: la cosiddetta “leon dance”. Un passo semplice ma distintivo, ispirato al movimento di un felino pronto all’attacco, che ha letteralmente conquistato il mondo. È bastato che influencer come Bach, Lola Lolita e Tatiana Kare (nomi che, per chi bazzica l’universo social, sono ormai delle vere e proprie icone) iniziassero a postare video sulle note di “Dame un Grr” per dare il via a una reazione a catena fatta di milioni di clip, remix, parodie e reinterpretazioni. E da lì il salto è stato breve: meme, contenuti calcistici, persino citazioni politiche hanno iniziato a integrare il tormentone, trasformandolo in un linguaggio universale che supera i confini della musica e diventa cultura pop.

Pensate che stia esagerando? Vi basti sapere che tra i fan di “Dame un Grr” c’è anche Dani Olmo, calciatore del Barcellona, il cui video ha totalizzato quasi 30 milioni di visualizzazioni. Senza contare Madonna, che ha rilanciato il brano sui suoi profili social, contribuendo ad amplificare ulteriormente il fenomeno. Sulle piattaforme di streaming, intanto, il brano vola alto: top 10 nella classifica Viral di Spotify, altissime posizioni su Shazam, e un videoclip ufficiale che ha già superato i 6,3 milioni di visualizzazioni.

E allora cosa rende davvero irresistibile “Dame un Grr”? Da nerd appassionata di musica, pop culture e fenomeni virali, vi direi che il segreto sta proprio nell’alchimia perfetta tra suono e immagine, tra ritmo e social. È un brano che nasce per essere condiviso, remixato, ballato, reinventato. Non è solo una canzone, è un’esperienza collettiva: un po’ come quei tormentoni nerd (penso a “Never Gonna Give You Up” di Rick Astley o ai balletti di “Fortnite”) che diventano simboli generazionali, capaci di unire le persone al di là di lingue, età e provenienza.

Ma c’è anche un altro elemento che non va sottovalutato: “Dame un Grr” è figlio del nostro tempo, un tempo in cui la viralità non è più solo un effetto collaterale, ma un obiettivo strategico. Fantomel e Kate Linn non hanno solo scritto una canzone: hanno creato un prodotto multimediale, un innesco per video, balletti, meme, reaction. Hanno capito le regole del gioco e le hanno cavalcate con intelligenza e creatività. Il loro successo non è un caso, ma il risultato di un mix ben dosato di talento, marketing e intuito digitale.

E qui arriva la parte che, da fan del mondo nerd e geek, mi fa sorridere di più. Perché “Dame un Grr” ci ricorda che il confine tra reale e virtuale è sempre più sottile, e che la cultura pop oggi nasce e vive sui social, nei remix, nei duetti, nelle parodie. Non c’è più un’unica via per il successo, ma milioni di percorsi possibili, spesso imprevedibili, che passano per le mani (e per gli smartphone) di chiunque abbia voglia di partecipare. È un po’ come un grande gioco di ruolo globale, dove ognuno contribuisce a creare la storia.  Quindi, la prossima volta che vi capita di ascoltare “Dame un Grr” su TikTok o su Spotify, fermatevi un attimo a riflettere: non è solo un motivetto accattivante, è il simbolo di un modo nuovo di vivere la musica, più partecipato, più immediato, più virale. E chissà, magari vi ritroverete anche voi a fare la “leon dance” davanti allo specchio, perché in fondo, anche noi nerd sappiamo lasciarci trascinare quando la musica ci chiama.

Il testo

Dame un grr (Un qué?)

Un grr (Un qué, un qué?)

Un grr (Un qué?)

Un grr

Un grr, un grr, un grr, un grr (Un qué?)

 

I love

When you shake it, shake it

When I see you go tchê-tcherere-tchê

My body go wakey, wakey

You taste so good, like dulce de leche

 

Don’t you think it’s tricky?

We movin’ slowly, so slowly

I can’t wait no more

So hurry, oh hurry

Dame un tu-ta-ta, tutu-ta, tukutu-ta-ta-tu

Dame un grr, rrah

 

Dame un grr (Un qué?)

Un grr (Un qué, un qué?)

Un grr (Un qué?)

Un grr (Un qué?)

Dame un grr (Un qué?)

Un grr (Un qué, un qué?)

Un grr (Un qué?)

Un grr

Un grr

 

You taste so sweet (Fruta morena)

Pull me close (Like telenovela)

Move so slow (Tú mi bandera)

Eyes on me (No hay frontera)

 

Don’t you think it’s tricky?

We movin’ slowly, so slowly

I can’t wait no more

So hurry, oh hurry

Dame un tu-ta-ta, tutu-ta, tukutu-ta-ta-tu

Dame un grr, rrah

 

Dame un grr (Un qué?)

Un grr (Un qué, un qué?)

Un grr (Un qué?)

Un grr (Un qué?)

Dame un grr (Un qué?)

Un grr (Un qué, un qué?)

Un grr (Un qué?)

Un grr

Un grr

Dame un grr

Se questo articolo vi ha divertito o incuriosito, fatemelo sapere nei commenti! E perché no, condividetelo sui vostri social: voglio vedere anche i vostri video a tema “Dame un Grr” e scoprire come interpretate questo fenomeno pop che sta facendo impazzire il mondo. Vi aspetto!

“QUEEN. ROCK MONTREAL”: il leggendario concerto al cinema solo dal 25 settembre al 1° ottobre

La rock band più iconica del mondo, al culmine della sua potenza live: Queen. Rock Montréal arriva ora al cinema come evento speciale per Nexo Studios solo dal 25 settembre al 1° ottobre (elenco sale a breve su nexostudios.it e prevendite aperte dal 29 agosto). Il 50° anniversario dell’uscita del leggendario album dei Queen ‘Bohemian Rhapsody’ è anche l’occasione per riscoprire l’immenso repertorio di una carriera unica e irripetibile.

Restaurato in 4K e con audio Dolby Atmos, il film-concerto rappresenta l’opportunità imperdibile per rivivere sul grande schermo tutto il carisma di Freddie Mercury e dei Queen. Un’esperienza cinematografica che restituisce tutta l’energia e la magia del leggendario show del 1981 al Forum di Montréal, durante il celebre The Game Tour.

Nel novembre del 1981, mentre “Under Pressure” raggiungeva la vetta delle classifiche britanniche, i Queen approdavano a Montréal dopo una serie di concerti in Giappone e un trionfale tour da record in America Latina. Quel concerto fu l’unico della band mai registrato interamente su pellicola. Con la regia attenta delle camere e un suono impeccabile, la band offrì una delle sue performance più memorabili. In scaletta alcuni dei brani più amati del repertorio Queen: da Bohemian Rhapsody a Somebody To Love, da Another One Bites The Dust alla prima, storica esecuzione live di Under Pressure.

Un’occasione unica per vedere — e ascoltare — i Queen come mai prima d’ora: sul grande schermo, nella miglior qualità possibile.

L’evento è distribuito in esclusiva nei cinema italiani da Nexo Studios in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY, Radio Capital, MYmovies e in collaborazione con Barley Arts e Universal Music Italia.

Skibidi Boppy: storia, origine e perché è diventato il simbolo virale della Generazione Alpha

Chiariamolo subito: “Skibidi Boppy” non è solo un suono buffo che rimbalza nella tua testa come un flipper impazzito. È un’onda, un trip, un meme vivente che ci ricorda che il caos può essere arte, che il nonsense può essere linguaggio, e che – spoiler – a volte serve solo una testolina che esce da un water per farci ridere come bambini in cortile. Se sei su TikTok da più di tre giorni o hai anche solo sfiorato Instagram Reels, probabilmente l’hai sentito. Quel “skibidi boppy” che spunta come un jingle stonato, annunciando l’arrivo di un video talmente strambo che il tuo cervello, dopo due visioni, decide di arrendersi e unirsi alla festa.

Ma da dove arriva questo grido tribale 2.0? Per capirlo dobbiamo fare un salto temporale da acrobati digitali, iniziando proprio là dove tutto ebbe origine: negli anni ’20 e ’30, quando nelle sale jazz di New Orleans e Chicago, geni come Louis Armstrong, Ella Fitzgerald e Cab Calloway si divertivano a trasformare la voce in strumento. Era lo scat, baby. “Shoo-be-doo, ba-doo-bap, skibidi-bop!” – no, non sto parlando di TikTok, ma di un’arte vocale nata per comunicare ritmo ed emozione, scardinando il senso e abbracciando il suono puro. Sembrava un gioco, e forse lo era, ma dietro c’era una libertà creativa che oggi farebbe impallidire gli algoritmi.

Fast forward: è il 2018, YouTube si riempie di visualizzazioni a colpi di click nervosi e il gruppo russo Little Big sgancia la bomba: “Skibidi”. Il video è un trip audiovisivo tra il disturbante e l’irresistibile, fatto di facce stralunate, movenze da molleggiati del sabato sera e una coreografia che sembra uscita da un incubo di TikTok ante litteram. Risultato? Oltre 700 milioni di visualizzazioni, una challenge virale e una parola nonsense che entra prepotente nel vocabolario dei giovani e dei giovanissimi. Ma era solo l’inizio.

Perché nel 2023 qualcuno – o qualcosa – ha premuto il tasto turbo: parliamo di “Skibidi Toilet”, una serie animata partorita dalla mente iperacida del canale DaFuq!?Boom!. Pensate a un universo dove le teste umane escono dai gabinetti per combattere cyborg con le chiappe da server. No, non ho sbagliato frase. È proprio così. Lo stile? Grezzo, low-res, volutamente kitsch. Il tono? Surreale come un sogno febbrile dopo una maratona di energy drink. Il pubblico? Pazzo di tutto questo. E in sottofondo, come un mantra, ritorna sempre lui: skibidi boppy.

Ora siamo nel 2025, e Skibidi Boppy non è solo una reliquia di meme passati. È vivo, anzi vivissimo, e ha trovato nuova linfa nella combo letale tra contenuti brevi e intelligenza artificiale generativa. Su TikTok (ovviamente), su YouTube Shorts, persino nei video random che ti sbucano su Instagram mentre cerchi solo di guardare storie: otto secondi di video, follia condensata e quel suono—skibidi boppy—a fare da detonatore. Ti aspetti qualcosa di normale? Illuso. Quello che arriva è sempre un colpo di scena surreale: un uomo che si tuffa in una piscina di budino al pistacchio, un altro che suona il sassofono mentre cade da uno scivolo, un terzo che urla in loop con un filtro che lo trasforma in toaster umano.

E la Gen Alpha? Be’, ci sta dentro con tutto il cuore. Questo è il loro linguaggio, il loro brainrot. Una parola che sembra insulto ma è quasi poesia nella sua onestà: è la fascinazione per il trash, il ripetitivo, il nonsense ipnotico. È l’idea che, nel marasma dell’infodemia e del sovraccarico emotivo quotidiano, l’assurdo possa essere una scialuppa di salvataggio. “Skibidi boppy” non deve avere senso, e proprio per questo ne ha tantissimo. È l’equivalente digitale di urlare contro il vento in faccia mentre vai in bici senza mani.

E se ti sembra tutto troppo folle, prova a pensarci: è davvero così diverso da quello scat jazz di un secolo fa? Lì come qui, la parola si fa ritmo, la voce diventa suono, e il senso si perde per ritrovare qualcosa di più profondo: una risata, uno sblocco mentale, una piccola ribellione alle regole. La differenza? Oggi il palco è un feed infinito e il pubblico si conta in milioni di swipe.

Il successo di Skibidi Boppy non è quindi una coincidenza, ma l’evoluzione naturale della nostra fame di contenuti sempre più bizzarri, rapidi e memorabili. È il meme diventato codice, diventato segnale sociale. Non significa nulla, e quindi può significare tutto: un inside joke tra sconosciuti, un “ci siamo capiti” digitale, un’espressione dell’umanità più profonda nella sua leggerezza disarmante.

Quindi no, non c’è niente di strano se oggi ci troviamo a ridere per una testa parlante che esce da un cesso urlando suoni senza senso. È solo l’ennesima dimostrazione che la cultura pop è un ciclo continuo di remix, di eredità rimescolate, di linguaggi che si trasformano e si moltiplicano, saltando da una generazione all’altra come una gif di un gatto che suona la tastiera.

E alla fine, Skibidi Boppy ci dice questo: ogni generazione ha bisogno del suo nonsense. Di quel grido liberatorio che, anche solo per un secondo, mette il mondo in pausa e ci fa ridere, stupire, sentire parte di qualcosa.

Shoo-be-doo, skibidi-bop. E avanti così.

Harry Potter e i Doni della Morte Parte 1 in concerto: la magia arriva a Roma e Milano con l’Orchestra Italiana del Cinema

Non so voi, ma ogni volta che torno nel mondo magico di Harry Potter, è come rientrare a casa dopo un lungo viaggio: i profumi di Burrobirra, il rumore dei binari del Binario 9¾, le risate che echeggiano nei corridoi di Hogwarts, le lacrime trattenute davanti alle tombe a Godric’s Hollow. Ora immaginate tutto questo amplificato, esaltato, risvegliato nel profondo dal potere evocativo della musica dal vivo. Ecco cosa ci aspetta con Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1 in concerto, che per la prima volta approda in Italia a Roma e Milano in un evento che già si preannuncia leggendario.

Sarà Roma, all’Auditorium della Conciliazione, ad accogliere per prima questa magia il 6 e 7 dicembre 2025, seguita da Milano al TAM Teatro Arcimboldi il 27 e 28 dicembre. Ma non stiamo parlando di una semplice proiezione cinematografica: sul palco, l’Orchestra Italiana del Cinema – ben 80 musicisti – eseguirà in sincrono perfetto la colonna sonora di Alexandre Desplat mentre sullo schermo gigante da 12 metri il film scorrerà in alta definizione con i dialoghi in italiano. Sarà come entrare direttamente nel cuore pulsante della battaglia finale tra il Bene e il Male, dove Harry, Ron e Hermione sono soli contro il mondo, dove ogni nota, ogni tema musicale amplifica le emozioni e ci strappa il respiro.

Per noi fan, è impossibile dimenticare la tensione di questo capitolo: il viaggio alla ricerca degli Horcrux, l’amicizia messa a dura prova, il peso delle scelte e delle perdite. Desplat ha saputo cogliere tutto questo in una colonna sonora intensa, vibrante e malinconica, vincitrice di premi come l’International Film Music Critics Award e il World Soundtrack Award. E ascoltarla dal vivo, in una sala gremita di altri Potterhead, sarà un’esperienza totalizzante, di quelle che ti fanno uscire con le lacrime agli occhi e la voglia di rivedere subito tutta la saga da capo.

Questo evento non è solo un concerto, è un rito collettivo, un abbraccio intergenerazionale. E lo è anche per chi lo organizza: Marco Patrignani, fondatore e presidente dell’Orchestra Italiana del Cinema, ha raccontato con orgoglio quanto questa produzione rappresenti un traguardo per loro, una tappa fondamentale di un viaggio cominciato anni fa con Harry Potter e la Pietra Filosofale in concerto. Dal 2016, infatti, la Harry Potter Film Concert Series ha incantato oltre tre milioni di spettatori in tutto il mondo, toccando più di 48 Paesi e mettendo in scena quasi tremila performance. E finalmente, anche noi italiani possiamo farne parte.

Chi conosce l’Orchestra Italiana del Cinema sa che non si tratta di una semplice orchestra: è un progetto visionario nato nei leggendari Forum Studios, fondati da mostri sacri come Ennio Morricone, Piero Piccioni e Luis Bacalov. La loro missione? Portare nel mondo l’arte e l’anima delle colonne sonore, recuperando capolavori dimenticati e facendo rivivere sul palco la magia del cinema. Il loro curriculum fa impallidire: dal Gladiatore suonato dentro il Colosseo, al Titanic Live, a Star Wars, Avatar, Skyfall, persino Bugs Bunny. E ogni volta riescono a trasformare una sala da concerto in una macchina del tempo, in una porta dimensionale verso mondi immaginari.

Dietro a questo colosso ci sono nomi come CineConcerts, la casa di produzione di Justin Freer e Brady Beaubien, che ha reso possibile portare sul palco fenomeni come Il Padrino, Il Codice Da Vinci, Star Trek e molti altri, coinvolgendo le orchestre più prestigiose del pianeta. Il tutto con il supporto di Warner Bros. Discovery Global Themed Entertainment, che custodisce gelosamente il Mondo Magico, e continua a regalarci nuove esperienze, dalla serie TV in arrivo su HBO ai tour negli studios di Londra e Tokyo, ai negozi ufficiali come Harry Potter New York.

Quindi no, non è “solo un film con un’orchestra”. È un modo di celebrare il legame tra musica e narrazione, di ritrovare quella scintilla che ci ha fatto innamorare del mondo creato da J.K. Rowling, di sentirci parte di una comunità globale che parla la stessa lingua fatta di incantesimi, Patronus e ricordi incancellabili.

Mentre ci prepariamo a dicembre, con le bacchette pronte e i mantelli stirati, non posso fare a meno di pensare a quanto sarà bello sedersi in platea, circondati da sconosciuti che però, in quel momento, saranno tutti amici. Perché chi ama Harry Potter sa che Hogwarts sarà sempre lì per accoglierci. Se anche voi volete essere parte di questa magia, vi consiglio di correre su Ticketone: i biglietti sono già in vendita e, conoscendo l’entusiasmo dei fan italiani, non resteranno disponibili a lungo. E ora ditemi: quale momento della saga vi emoziona di più? Vi piacerebbe vivere anche gli altri film in concerto? Scrivetemi nei commenti e condividete questo articolo sui vostri social: facciamo sapere a tutti che il mondo magico sta per tornare più vivo che mai!

Podcast in Italia: Numeri da Record e Piattaforme TOP

Chi l’avrebbe detto, vent’anni fa, che ci saremmo ritrovati qui, nel 2025, a parlare di podcast come di una passione di massa, quasi come fosse un rito collettivo? E invece eccoci qui, davanti ai numeri di una ricerca clamorosa firmata Osservatorio Branded Entertainment (OBE) in collaborazione con BVA Doxa, che ci svela una fotografia dell’Italia davvero sorprendente: siamo 15,5 milioni ad ascoltare podcast. E no, non è una roba da radical chic chiusi nelle loro torri d’avorio digitali. È un fenomeno trasversale, che attraversa uomini e donne in egual misura, che spopola tra i 25 e i 54 anni, e che ha anche un interessante risvolto intellettuale: il 46% degli ascoltatori è laureato. Coincidenze? Non credo proprio.

Ma dove si svolge questa rivoluzione sonora? Ecco la sorpresa che spiazza anche chi, come me, passa metà della giornata immerso tra cuffiette e microfoni: il re indiscusso dei podcast in Italia è… YouTube. Sì, proprio lui, il regno dei video, che con un 57% si prende la vetta anche tra chi vuole solo ascoltare. Subito dietro c’è Spotify, con un bel 55%, che da regina della musica è diventata anche regina della parola parlata. Amazon Music si difende bene con il 30%, mentre un 20% di ascoltatori sceglie un approccio più “intimo”: ascolta i podcast direttamente dal sito dell’autore, dello speaker, dell’influencer preferito. E non è poco: questa scelta è cresciuta del 3% nell’ultimo anno, segno che il legame diretto, senza intermediari, conta eccome. Le piattaforme storiche? Audible al 14%, Apple Music al 10%, Spreaker al 6%: sempre presenti, ma certo non dominanti in questa nuova corsa all’oro digitale.

Se mi chiedete perché siamo diventati tutti ossessionati dai podcast, vi rispondo senza esitare: per il multitasking. Sì, perché i podcast sono la colonna sonora della nostra vita moderna e schizofrenica, capace di infilarsi tra le pieghe delle nostre giornate iperconnesse. Il 77% degli ascoltatori confessa di fare altro mentre ascolta. Si va al lavoro (58%), si pulisce casa (51%), ci si allena (36%), e intanto si macinano storie, notizie, chiacchiere, indagini, confessioni. Lo smartphone è il nostro fedele alleato (78%), ma l’auto, con il 39%, si sta trasformando in una sala d’ascolto sempre più sofisticata. E non dimentichiamo il co-listening, quel 20% di noi che si gode i podcast in compagnia, come una volta si faceva con la radio.

Ma cosa ci tiene incollati a queste voci? La scelta del genere è fondamentale per il 60% di noi, ma sta crescendo a dismisura (27%) l’importanza della voce narrante: se ci piace la voce, ci piace tutto, punto. La sostanza? Cerchiamo soprattutto approfondimenti (46%) e informazione (41%), ma con un gusto sempre più raffinato. Il primo posto va alle inchieste e ai reportage (39%), seguiti dall’attualità (38%) e dall’intrattenimento leggero (33%). Ma attenzione: crescono a vista d’occhio i contenuti più “seri” come la formazione professionale (21%) e i temi economico-finanziari (20%). Siamo nerd, sì, ma nerd che vogliono capire il mondo, non solo fuggirne.

Come scopriamo nuovi podcast? Il caro vecchio Google resta il nostro oracolo (32%), ma social media e passaparola seguono a ruota (24% ciascuno), insieme ai consigli di esperti e giornalisti (22%). E una volta che entri nel tunnel, addio: il 41% degli ascoltatori dichiara di non poterne più fare a meno, mentre il 58% li trova coinvolgenti. Una dipendenza sana, insomma, di quelle che non fanno male, anzi, spesso ci rendono più curiosi, più informati, più vivi.

E qui arriviamo al grande dilemma nerd: meglio l’audio puro o il podcast video? La nazione si divide: 47% per l’audio, 45% per il video. Ma se si parla di podcast video, il trono è uno solo: YouTube, che domina con l’81%, mentre Spotify si ferma al 44%. In fondo ha senso: YouTube è nato per il video, e oggi accoglie il meglio dei due mondi.

Per capire quanto lunga e avventurosa sia stata questa corsa, basta tornare indietro al 2004, quando Ben Hammersley, giornalista britannico, coniava il termine “podcast”, unendo “iPod” e “broadcast”. All’epoca era roba da pionieri, da smanettoni e visionari. I primi podcast italiani risalgono proprio a quell’epoca: Jacopo Fo, i Radicali del Friuli Venezia Giulia, e via dicendo. Poi arrivò il boom globale nel 2014 con “Serial”, che trasformò il podcast in un medium popolare. Da lì, con la diffusione degli smartphone e delle piattaforme di streaming, il podcast è esploso, diventando ciò che è oggi: una galassia di voci, racconti, esperienze, un medium liquido che si adatta alle nostre vite in corsa.

E oggi? Oggi il podcast non è più solo audio da mettere in sottofondo: è un universo che abbraccia anche il video, TikTok, Instagram, YouTube, Twitch. È un modo per raccontare storie, per informare, per creare comunità. L’Economist ci vede un futuro radioso: narrazioni immersive, trasparenza, approfondimenti unici. E io, da nerd pop addicted, non posso che essere d’accordo.

Quindi vi chiedo: cosa state ascoltando in questo momento? Qual è quel podcast che vi ha rapito, fatto ridere, fatto piangere, fatto riflettere? Raccontatemelo nei commenti o sui social, condividete le vostre scoperte, consigliate, discutete. Perché, diciamocelo, il bello dei podcast non è solo ascoltarli, ma farli vivere insieme. E forse è proprio qui che sta il loro superpotere: trasformarci da semplici ascoltatori a comunità vibranti di idee e passioni.

Caparezza lancia “Orbit Orbit”: il nuovo album-fumetto tra musica, sogni e immaginazione

Caparezza ci ha abituati alle sorprese, ma questa volta ha davvero superato sé stesso. Dopo aver acceso l’entusiasmo dei fan annunciando il suo ritorno dal vivo nell’estate prossima, il rapper di Molfetta ha deciso di fare un passo oltre, o meglio, un salto orbitale. Il 31 ottobre uscirà infatti “Orbit Orbit”, il suo nuovo album, ma non sarà “solo” un album: sarà anche un fumetto. E no, non stiamo parlando di un semplice gadget allegato al disco, ma di un vero e proprio progetto editoriale firmato in collaborazione con Sergio Bonelli Editore, storica casa editrice italiana che ha dato vita a leggende come Tex, Dylan Dog e Nathan Never.

“Orbit Orbit” è un titolo che già da solo racconta molto. Racconta il movimento costante della mente di Caparezza, artista instancabile e sempre pronto a esplorare nuove galassie creative. In conferenza stampa, Michele Salvemini – questo il suo vero nome – ha confessato di aver realizzato con questo fumetto un sogno che coltivava sin da bambino. “Sono un appassionato lettore di fumetti, e creandone uno ho realizzato un sogno che avevo nel cassetto fin da bambino. Non potevo immaginare, però, che l’entusiasmo per questo nuovo percorso mi avrebbe motivato a concepire un intero nuovo album in studio, il nono”, racconta.

Il disco, prodotto da BMG Italy e già disponibile in preorder, nasce quindi come colonna sonora di un viaggio a metà strada tra musica e illustrazione, un percorso sull’immaginazione, sulla creatività, sulla libertà di fare e disfare per il puro piacere di creare. Non è un caso che Caparezza abbia scelto proprio Bonelli per questa sua prima avventura come autore di fumetti: Bonelli non è solo un editore, è una fucina di storie che ha saputo conquistare generazioni di lettori grazie a personaggi iconici e universi narrativi sempre nuovi.

Il fumetto “Orbit Orbit” sarà un’avventura onirica, folle e coloratissima, che mescolerà il divertimento scatenato con momenti più intimi e personali. Alla matita troviamo grandi firme e giovani talenti del fumetto italiano, mentre la copertina è affidata all’estro di Matteo De Longis, uno degli illustratori più amati e riconoscibili della scena contemporanea. Il volume sarà disponibile in due formati: albo a colori da 240 pagine (16×21 cm) e volume cartonato a colori da 256 pagine (19×26 cm), per soddisfare sia i lettori occasionali che i collezionisti più esigenti.

Ma veniamo al cuore pulsante di “Orbit Orbit”: la musica. L’album sarà proposto in una gamma di edizioni che faranno impazzire i fan e i feticisti del formato fisico. Dalla SPACE LP BOX con doppio vinile “Space Version”, fumetto e adesivi, alla SPACE CD BOX con cd, fumetto, cartolina artcard e adesivi. Non mancheranno le edizioni limitate e da collezione: il doppio vinile Pink-Purple Marbled per Amazon, il Silver per Feltrinelli, il Transparent Blue per Discoteca Laziale e, ovviamente, il classico doppio vinile black e il cd digipack. Un paradiso per chi ama ancora sfogliare, toccare, annusare la musica e il suo universo visivo, ben oltre il semplice ascolto in streaming.

“Orbit Orbit” non è quindi solo un album, non è solo un fumetto. È un manifesto, una dichiarazione d’intenti di un artista che rifiuta di stare fermo, che rifiuta le etichette e i confini tra generi. È un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, a lasciarsi trasportare dalle storie, dalla musica, dalle immagini. È un progetto che parla di immaginazione e che dell’immaginazione si nutre. E non potremmo immaginare un Caparezza diverso da questo.

Ora la palla passa a voi, appassionati di musica, fumetti, storie e universi nerd. Che ne pensate di questo progetto visionario? Vi ispira più la parte musicale o quella fumettistica? Avete già messo le mani sul preorder o aspettate di stringere tra le mani una delle edizioni speciali? Raccontatecelo nei commenti e, se vi va, condividete questo articolo sui vostri social per spargere la voce tra tutti i fan di Caparezza e gli amanti della cultura pop. Perché “Orbit Orbit” non è solo un’uscita discografica, è un evento che merita di essere celebrato insieme!

Jin dei BTS conquista il mondo: #RUNSEOKJIN_EP.TOUR arriva al cinema in diretta da Amsterdam

C’è un fremito nell’aria, una vibrazione che attraversa continenti, fusi orari e cuori. È l’effetto Jin, o meglio, l’effetto “Worldwide Handsome”, come lo chiamano affettuosamente i fan. Sabato 9 agosto, alle 19:45 ora italiana, i cinema di tutto il mondo si trasformeranno in arene virtuali per accogliere #RUNSEOKJIN_EP.TOUR, il primo tour da solista di Jin dei BTS, trasmesso in diretta dallo Ziggo Dome di Amsterdam. E per chi vorrà rivivere l’emozione — o semplicemente non è riuscito a esserci in diretta — ci sarà una replica esclusiva domenica 10 agosto alle 14.

In Italia, l’evento sarà un’esclusiva firmata Nexo Studios, mentre la distribuzione internazionale porta la firma di Trafalgar Releasing in collaborazione con HYBE e BIGHIT MUSIC. Ma cosa significa, davvero, per milioni di fan sparsi tra Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti, Regno Unito, Paesi Bassi — e ovviamente Italia — poter vivere questo concerto al cinema? Significa condividere un’esperienza collettiva, celebrare l’arte e l’anima di Jin in un rito moderno che unisce musica, emozioni e tecnologia.

Il tour prende vita sulle note di Echo, il secondo album solista pubblicato a maggio 2025, entrato di diritto nella Billboard Hot 100 al numero 90. Un lavoro che conferma Jin come un artista poliedrico, capace di spaziare da ballad struggenti a brani pop più giocosi, passando per incursioni indie-pop e arrangiamenti raffinati. Il titolo del tour, #RUNSEOKJIN_EP.TOUR, è più di un semplice hashtag: è un omaggio a Run Jin, la serie di contenuti varietà diventata cult sul canale YouTube dei BTS, e simboleggia quel desiderio autentico di “correre” incontro agli ARMY, ovunque essi siano.

Per comprendere appieno il peso di questo evento, bisogna ripercorrere brevemente la parabola di Jin, alias Kim Seok-jin. Non è solo uno dei sette membri dei BTS, band che ha ridefinito le coordinate del pop globale dal 2013, ma una voce inconfondibile: cristallina, carica di emozione, capace di toccare corde intime. Chi ha ascoltato Awake, Epiphany, Moon, o le colonne sonore come Yours per Jirisan, sa bene di cosa parlo. Nel 2021, Jin ha anche dato vita a uno dei momenti virali più iconici con SUPER TUNA, una canzone leggera diventata fenomeno grazie a una dance challenge che ha conquistato TikTok e YouTube.

Ma Jin non è solo musica. È anche immagine, presenza, simbolo. Il soprannome “Worldwide Handsome” non è un’etichetta vanesia, ma un segno del carisma che lo rende amatissimo non solo per il talento, ma per il calore umano, la simpatia, la capacità di mettersi in gioco. Memorabile, ad esempio, la sua partecipazione come tedoforo per la staffetta della torcia olimpica di Parigi 2024: un momento che ha unito sport, musica e orgoglio nazionale.

Il tour segna anche un momento storico per i BTS nel loro complesso. Dopo anni di carriera costellata di record — sei singoli al numero 1 della Billboard Hot 100, performance sold-out negli stadi di tutto il mondo, premi ai Billboard Music Awards, American Music Awards, MTV Video Music Awards e cinque nomination ai GRAMMY — nel giugno 2025 il gruppo si è finalmente riunito, con tutti i membri rientrati dal servizio militare. E mentre cresce l’attesa per il loro comeback previsto nella primavera del 2026, Jin anticipa i tempi, regalando ai fan un assaggio di quella magia che da sempre rende i BTS un fenomeno irripetibile.

Guardare #RUNSEOKJIN_EP.TOUR al cinema non è soltanto un ripiego per chi non ha potuto acquistare un biglietto per le date fisiche. È un rituale collettivo, una celebrazione che unisce comunità sparse in ogni angolo del pianeta. È vivere l’arte di Jin amplificata su grande schermo, condividendo risate, lacrime, applausi e quel senso di appartenenza che solo un fandom come gli ARMY sa creare.

I biglietti per l’evento saranno disponibili dal 23 luglio alle 17 sul sito ufficiale jinliveviewing.com e su nexostudios.it. E chi conosce il mondo K-pop sa bene: meglio non aspettare troppo.

Il debutto solista di Jin è un momento destinato a lasciare un segno non solo nella carriera dell’artista, ma nella storia della cultura pop globale. Un ponte tra mondi, tra musica e immagine, tra digitale e fisico, tra palco e platea cinematografica. Un invito a lasciarsi trasportare dal ritmo, dalla voce, dall’energia di un artista che, dopo anni al fianco dei BTS, è pronto a correre — letteralmente — per sé e per chi lo ama.

E voi, siete pronti a vivere questa esperienza? Fatecelo sapere nei commenti qui sotto: raccontateci cosa vi aspettate, quali canzoni non vedete l’ora di sentire, o semplicemente condividete il vostro amore per Jin e per i BTS. E non dimenticate di diffondere la voce: condividete l’articolo sui vostri social, taggate gli amici ARMY e preparatevi a un agosto all’insegna della musica, delle emozioni e della magia firmata Jin.

Sulle Tracce del Drago 2025: quattro giorni epici tra musica, giochi e cultura nerd all’Aquila

Preparati a segnarti la data sul calendario, a lucidare le spade laser, a tirare fuori dal cassetto le orecchie da elfo e a rispolverare i manuali di Dungeons & Dragons: Sulle Tracce del Drago sta per tornare, e questa volta lo fa in grande stile! Dal 4 al 7 settembre 2025, L’Aquila diventerà per quattro giorni la capitale nerd d’Italia, trasformandosi in un vero e proprio regno incantato dove la cultura pop, il gioco, la musica e l’intrattenimento si fonderanno in un’esperienza indimenticabile. Siamo alla sedicesima edizione e, credetemi, chi come me ha vissuto questo evento negli anni sa bene che non si tratta di una semplice convention, ma di un vero e proprio rituale collettivo, un momento magico dove appassionati di ogni età e background si incontrano per celebrare insieme ciò che più amano.

Il programma promette di essere un’autentica esplosione di emozioni. Ci saranno workshop per chi ama imparare (o migliorarsi) nel cosplay, nel disegno o nel game design, ci saranno spazi dedicati alla musica, momenti di gioco di ruolo dal vivo, tornei di carte e da tavolo, conferenze con ospiti del mondo nerd e geek e, ovviamente, tanta, tantissima voglia di condividere passioni e storie.

Ma la vera notizia bomba per tutti i fan nostalgici e per chi ha passato l’adolescenza a urlare “Pokémon gotta catch ‘em all” davanti alla TV è il grande ritorno di Giorgio Vanni!  Sì, hai letto bene: il mitico cantante delle sigle più iconiche dei cartoni animati anni ‘90 e 2000 salirà di nuovo sul palco di Sulle Tracce del Drago. Giorgio Vanni non ha bisogno di grandi presentazioni: è la voce dietro sigle leggendarie come Dragon Ball, One Piece, Pokémon, ma anche Detective Conan, Yu-Gi-Oh!, e potrei andare avanti fino a domani mattina. Con la sua voce energica e le sonorità dance-pop inconfondibili, Giorgio ha segnato un’epoca intera, diventando il simbolo musicale di generazioni cresciute a pane, anime e videogiochi. Dopo gli esordi con la band Tomato e l’avventura con Max Longhi nella Lova Music, la carriera di Giorgio ha continuato a brillare tra sigle TV, brani pop e un’intensa attività live che lo ha portato su palchi in tutta Italia. E non si è fermato certo qui: nel 2024 ha pubblicato con Sony Music l’album Uno di noi, un tributo ai fan – la sua amata “Ciurma” – che raccoglie i brani più amati e regala anche un pezzo inedito, come un abbraccio musicale a chi lo segue da sempre.

Il live di Giorgio Vanni è in programma per il 4 settembre alle 22:00, nella suggestiva cornice del Piazzale dell’Emiciclo all’Aquila. Vi assicuro che è un evento da non perdere: ballare e cantare a squarciagola “Dragon Ball, Dragon Ball Z!” sotto le stelle, circondati da centinaia di fan altrettanto carichi, è un’esperienza che rimarrà impressa nella memoria di ogni cuore nerd.

Ma Sulle Tracce del Drago non è solo musica e spettacolo: è anche e soprattutto comunità. È l’occasione per sentirsi parte di qualcosa di più grande, per stringere amicizie davanti a un tavolo di Magic o a una sessione di D&D, per confrontarsi con illustratori, autori e creativi, per lasciarsi ispirare, divertirsi e, perché no, emozionarsi.

Il tutto è reso possibile grazie all’Associazione L’Aquila che Rinasce, che ha inserito l’evento nel cartellone culturale cittadino, e al lavoro appassionato di decine di associazioni partner e realtà impegnate nella promozione culturale. È un segnale fortissimo di quanto la cultura nerd sia diventata parte integrante del nostro tessuto sociale, capace non solo di intrattenere, ma anche di rigenerare territori e comunità.

Personalmente, non vedo l’ora di perdermi tra gli stand, di scattare foto ai cosplayer più spettacolari, di farmi firmare qualche chicca da autori e artisti e, ovviamente, di scatenarmi sotto il palco durante il concerto. Saranno quattro giorni intensi, pieni di magia e di energia, e se siete appassionati anche solo di una delle mille sfumature che compongono il vasto universo nerd, fidatevi: non potete mancare.

E allora, siete pronti a mettervi Sulle Tracce del Drago insieme a noi? Fatemi sapere se ci sarete, cosa non vedete l’ora di vivere e, se vi va, condividete questo articolo sui vostri social: più siamo, più ci divertiamo! E ricordate, la vera magia nasce sempre quando le passioni si intrecciano. Ci vediamo all’Aquila, ciurma!

Martano Comics 2025: il 3 agosto torna l’evento nerd più atteso del Salento con Giorgio Vanni live!

C’è un luogo, nel cuore della meravigliosa terra salentina, dove i sogni di ogni appassionato di fumetti, anime, videogiochi e cosplay prendono forma. Un luogo dove la fantasia si mescola alla realtà, i supereroi camminano tra noi, e le sigle dei cartoni animati diventano inni da cantare a squarciagola sotto le stelle. Quel luogo è Martano, e quel momento magico si chiama Martano Comics, che il prossimo 3 agosto 2025 tornerà per la sua quarta edizione con più energia, magia e novità che mai. Chiunque abbia respirato almeno una volta l’atmosfera di Martano Comics sa bene che non si tratta di una semplice fiera. È un vero e proprio festival dell’immaginazione, un evento che trasforma per una notte intera il centro storico di Martano – e in particolare Piazza Caduti – in un universo parallelo dove ogni nerd, geek, otaku o gamer può sentirsi finalmente a casa. Organizzato con passione dal Comune di Martano e dalla ProLoco Martano, questo evento ha saputo negli anni conquistare un pubblico sempre più ampio, diventando un punto di riferimento per la cultura pop nel Sud Italia. E l’edizione 2025 promette di superare ogni aspettativa.

A partire dalle ore 18:00, la piazza si animerà con la tradizionale mostra mercato, che sarà un vero paradiso per chi cerca gadget introvabili, fumetti rari, action figures, manga, poster, oggetti da collezione e chicche da veri intenditori. Gli stand degli espositori, colorati e ricchissimi di sorprese, saranno il posto perfetto per lasciarsi andare allo shopping nerd più sfrenato.

Ma quest’anno, la vera grande novità sarà una nuovissima area interamente dedicata ai videogiochi e alla realtà virtuale. Qui, appassionati e curiosi potranno immergersi nel gaming a 360 gradi, passando dalle esperienze più tecnologiche e immersive alla nostalgia più dolce grazie allo stand di retrogaming curato da Videogames Generation. Ti sei mai chiesto che effetto fa rigiocare Time Crisis sulla storica PlayStation 1 o lanciarti in una corsa sfrenata su Crash Team Racing? O magari rivivere le sparatorie frenetiche di Metal Slug 2? In questa zona lo potrai fare, tra joystick vintage, pixel giganteschi e tanta voglia di divertirsi come ai vecchi tempi.

Naturalmente, non sarebbe Martano Comics senza l’attesissima gara cosplay, che anche quest’anno promette spettacolo e colori. I vicoli del paese si trasformeranno in passerelle per eroi, villain, principesse, maghi, pirati spaziali e creature uscite direttamente dai manga e dagli anime più amati. Ogni costume sarà una storia da raccontare, ogni performance una piccola magia. Se vuoi partecipare o semplicemente goderti lo spettacolo, ti consigliamo di dare un’occhiata al profilo Instagram di Vanessa Campagnolo (@manvel.art), punto di riferimento per tutti i cosplayer dell’evento.

E come ciliegina sulla torta, quando il cielo si tingerà di blu e l’aria si caricherà di elettricità, sarà il momento di accendere il palco per il concerto evento che chiuderà la serata. Un ospite d’eccezione salirà sul palco di Martano Comics 2025, e il suo nome è una leggenda per chi è cresciuto a pane e cartoni animati: Giorgio Vanni!

Sì, proprio lui, la voce che ha accompagnato intere generazioni con sigle indimenticabili come Dragon Ball, One Piece, Detective Conan, Pokémon, Yu-Gi-Oh! e tante altre. Dalle ore 22:00, sarà impossibile resistere al richiamo di quelle melodie che ci hanno fatto saltare dal divano quando eravamo bambini. Giorgio Vanni, con la sua energia e la sua inconfondibile voce, promette un live show gratuito che sarà un tuffo nel passato e un’esplosione di emozioni per grandi e piccoli.

Martano Comics 2025 sarà, insomma, una festa totale. Una celebrazione della cultura nerd in tutte le sue sfumature, dal fumetto al cosplay, dal gaming alle sigle cult, passando per momenti di condivisione, workshop creativi e incontri con ospiti speciali. È il tipo di evento che non solo diverte, ma crea comunità. Che ci ricorda quanto sia bello essere parte di questo mondo fatto di storie incredibili, universi alternativi e passioni condivise.

Segnati la data: domenica 3 agosto 2025, a partire dalle 18:00, in Piazza Caduti a Martano (Lecce). L’ingresso è gratuito e l’emozione garantita.

E ora tocca a voi, popolo nerd: qual è la vostra sigla preferita di Giorgio Vanni? Quale cosplay avete in mente di portare a questa nuova edizione? E soprattutto, quale videogioco vintage non vedete l’ora di rispolverare nello stand retrogaming?

Scrivetecelo nei commenti, condividete l’articolo sui vostri social e spargete la voce: Martano Comics sta tornando, e sarà epico!

The Velvet Sundown: la band che non esiste e che ha già cambiato la musica

Nel vasto panorama sonoro di Spotify, tra playlist chill, atmosfere da caffetteria e mood da pomeriggio piovoso, è emersa dal nulla una band che ha scalato le classifiche con una rapidità impressionante: The Velvet Sundown. In meno di un mese ha conquistato oltre un milione di ascoltatori mensili, si è insinuata silenziosamente nelle playlist “Indie Morning”, “Coffeehouse Rock” e “Chill Vibes”, ed è stata perfino recensita da riviste di rilievo come The Atlantic. Ma dietro questo successo, si nasconde una verità tanto affascinante quanto spiazzante: The Velvet Sundown non esiste.

Nessuna tournée, nessuna sala prove, nessun backstage. Nessun Gabe Farrow o Lennie West da intervistare. Le loro voci non provengono da corde vocali ma da reti neurali. I loro testi non nascono da tormenti esistenziali ma da prompt calibrati con precisione chirurgica. È tutto generato da intelligenza artificiale: la musica, le immagini promozionali, le biografie dei componenti, persino le interviste. Tutto. A orchestrare questo esperimento artistico e concettuale ci hanno pensato strumenti come Suno per la composizione musicale e ChatGPT per la parte testuale e visiva. E il bello – o il terribilmente geniale – è che nessuno se n’era accorto.

La nascita di un’illusione perfettamente calibrata

Come critico musicale, con un occhio sempre puntato su innovazioni e contaminazioni tra suono e tecnologia, non potevo ignorare il fenomeno. Eppure, anche per me è stato difficile accorgermi della loro natura sintetica all’ascolto. I Velvet Sundown sembrano veri. La voce, calda e nostalgica. I brani, una deliziosa miscela tra psichedelia anni ’70, folk acustico e alt-pop cinematografico. Tutto perfettamente in linea con quella che oggi è l’estetica del vibe, ovvero una musica che non pretende di farsi notare, ma semplicemente esistere, fluire, accompagnare.

Ed è proprio qui che la provocazione diventa arte. Questo collettivo (se così si può chiamare) è stato concepito dichiaratamente come un esperimento. Gli autori – rimasti volutamente nell’ombra – lo hanno descritto come un progetto pensato per “stimolare il dibattito su diritti, identità e il futuro della creatività musicale”. E, a giudicare dal caos che ha generato, ci sono riusciti alla perfezione.

Dal mistero alla rivelazione: la realtà viene svelata

La storia ha assunto i tratti di una trama degna di un film di Charlie Kaufman. Dopo settimane di speculazioni, è apparsa finalmente la dichiarazione ufficiale sul profilo Spotify della band: “The Velvet Sundown è un progetto musicale sintetico guidato da una direzione creativa umana e composto, interpretato e visualizzato con il supporto dell’intelligenza artificiale”. Tutto fittizio, sì, ma anche profondamente curato. Una provocazione dichiarata, non un imbroglio.

Ma l’affaire ha avuto un ulteriore colpo di scena, quando un certo Andrew Frelon ha affermato di essere il creatore del progetto. Ha contattato giornali importanti come Rolling Stone e CBC News, rivendicando la paternità dei brani e chiedendo scusa a chi si fosse sentito ingannato. Salvo poi essere smentito direttamente dal canale Instagram della band, che lo ha accusato di cercare di appropriarsi indebitamente del progetto. Frelon ha infine ritrattato tutto, ammettendo che si era inventato ogni cosa. Un teatrino, certo, ma che ha aggiunto un ulteriore strato di meta-narrazione a un progetto già avvolto nel mistero.

L’estetica del nulla: perché questa musica funziona?

Ma torniamo alla musica. Perché The Velvet Sundown, pur essendo un’illusione, funziona? Perché ci piace? La risposta, a mio avviso, sta nel modo in cui oggi consumiamo la musica. La fruizione si è fatta passiva, liquida, guidata da algoritmi che ci suggeriscono cosa ascoltare in base al momento della giornata o all’umore. Playlist come “Morning Acoustic”, “Lo-fi Beats” o “Sleep Sounds” non richiedono protagonisti carismatici o testi memorabili. Richiedono atmosfera. In questo contesto, le intelligenze artificiali sono armi perfette: capaci di generare centinaia di brani coerenti, gradevoli, emotivamente neutri ma rassicuranti.

La definizione più azzeccata l’ha data The Atlantic, parlando di “musica profondamente innocua”. E se il compito della musica non fosse più emozionare, ma semplicemente accompagnare? Se il nuovo paradigma fosse proprio questo? Una colonna sonora anonima per una vita digitale fatta di scroll, zoom e notifiche.

L’autorialità nell’epoca delle macchine

Il caso Velvet Sundown solleva interrogativi cruciali sull’autenticità, l’identità artistica e la proprietà intellettuale. Chi possiede la paternità di una canzone generata da IA? È legittimo proporla al pubblico senza dichiararne la natura artificiale? E cosa resta dell’arte se l’emozione che proviamo è il prodotto di una simulazione? Siamo pronti a considerare artistico qualcosa che nasce da un software? O ci serve ancora la narrazione dell’artista sofferente, del genio incompreso, del vissuto umano?

La risposta, forse, sta nella frase che campeggia nella descrizione ufficiale della band: “Non del tutto umani. Non del tutto macchine. The Velvet Sundown vive in un territorio intermedio”. È in quello spazio grigio tra umano e artificiale che si gioca la partita. Ed è lì che noi, ascoltatori, dobbiamo decidere se partecipare o meno.

Verso un futuro ibrido e (si spera) consapevole

È facile cedere al fascino distopico di questi esperimenti. Ma non è tutto nero. In realtà, il futuro più interessante è probabilmente quello dell’ibridazione: intelligenze artificiali non come sostituti, ma come strumenti evoluti a disposizione degli artisti. Esistono già progetti ibridi affascinanti, come SophiaPop, le musiche reattive di Björk con Kórsafn, o le composizioni di AIVA, dove l’input umano resta imprescindibile. In questi casi, l’IA è una tavolozza, non il pittore.

La sfida ora sarà quella di regolamentare, etichettare, tutelare. Servono regole chiare su come riconoscere i contenuti generati da IA, su come remunerare gli artisti umani, su come garantire che l’intelligenza artificiale resti uno strumento e non un usurpatore.

Siamo pronti per una musica senza musicisti?

The Velvet Sundown non è solo una band virtuale. È uno specchio, un cortocircuito culturale, un invito a riflettere sul modo in cui ascoltiamo, sentiamo e interpretiamo la musica oggi. È l’esempio perfetto di quanto l’intelligenza artificiale sia già in grado di emulare non solo il suono, ma l’anima – o la sua simulazione.

Ma forse, come ogni rivoluzione, anche questa non va né temuta né esaltata, bensì compresa. E solo allora potremo davvero capire cosa ci emoziona davvero: il cuore pulsante dietro una canzone… o la perfezione algoritmica che ci culla senza disturbarci.


E voi, vi siete mai innamorati di una canzone senza sapere se l’ha scritta un essere umano? Parlatene nei commenti o condividete l’articolo sui vostri social usando l’hashtag #VelvetSundownAI. La musica sta cambiando. E con lei, cambiamo anche noi.

Iron Maiden: la Royal Mint celebra i 50 anni della band con una moneta commemorativa leggendaria

Nel cuore pulsante della Londra degli anni Settanta, in mezzo a un panorama musicale in fermento e ad atmosfere dense di ribellione, birra e Marshall impazziti, nasceva una delle leggende più immortali dell’heavy metal: gli Iron Maiden. Era il 1975 e Steve Harris, giovane bassista con un’idea ben chiara in testa, dava vita a una creatura musicale che avrebbe rivoluzionato il genere, ispirato intere generazioni e lasciato un’impronta indelebile nella cultura pop e rock globale.

Oggi, mezzo secolo dopo, quella creatura vive più che mai. E lo fa con una celebrazione tanto inaspettata quanto epica: una moneta commemorativa ufficiale coniata dalla Royal Mint, la prestigiosa Zecca britannica. Sì, avete capito bene. Gli Iron Maiden, con la loro iconica mascotte Eddie, sono finiti su una moneta a corso legale. Non è uno scherzo da metallari ubriachi, ma un riconoscimento solenne che sigilla cinquant’anni di pura leggenda musicale.

Eddie coniato nel metallo: un tributo scolpito nella storia del rock

La moneta, parte della celebre serie “Music Legends” della Royal Mint, si aggiunge a una collezione esclusiva che ha già visto omaggiare giganti del calibro di Queen, David Bowie ed Elton John. Ma ciò che rende questo tributo davvero unico è l’intensità visiva e simbolica del design. A firmare l’artwork è Albert ‘Akirant’ Quirantes, artista grafico già noto ai fan degli Iron Maiden per le sue spettacolari illustrazioni nei tour e nelle pubblicazioni ufficiali della band.

Quirantes non si è limitato a disegnare un Eddie qualsiasi. Ha costruito un vero e proprio mosaico di riferimenti, citazioni e dettagli nascosti che solo i veri fan potranno riconoscere tutti. Ogni ruga del volto della mascotte, ogni sfondo, ogni elemento grafico è un omaggio a un capitolo specifico della lunga epopea degli Iron Maiden: dagli album storici come The Number of the Beast, Powerslave, Seventh Son of a Seventh Son, fino ai tour mastodontici che hanno portato la band in ogni angolo del pianeta, spesso a bordo del loro iconico Ed Force One.

Ma ciò che rende questa moneta davvero speciale è la collaborazione diretta della band nella sua realizzazione. Non è solo una questione di marketing o celebrazione ufficiale: è un gesto autentico, carico di passione e consapevolezza del proprio mito. Il manager storico della band, Rod Smallwood, ha commentato con un misto di orgoglio e ironia:
“Avere Eddie su una moneta inglese ufficiale è un altro passo di questa incredibile odissea iniziata quando lo dissotterrammo nel 1980. Siamo finiti su francobolli, bottiglie di birra, code di aeroplani e ora su una moneta a corso legale! Il livello di dettaglio che Akirant è riuscito a dare al design è superbo. Ci sono piccoli riferimenti praticamente a ogni capitolo della nostra storia. Siamo onorati che la Royal Mint abbia scelto di celebrare il cinquantennale degli Iron Maiden in un modo così unico”.

Una carriera scolpita nel metallo (e non solo)

Per comprendere davvero la portata di questo tributo, bisogna tornare indietro e ripercorrere – seppur brevemente – l’imponente carriera degli Iron Maiden. Dopo il debutto discografico nel 1980 con l’album omonimo, e con il successivo arrivo alla voce di Bruce Dickinson, la band spiccò il volo con album leggendari come Killers, The Number of the Beast, Piece of Mind, Powerslave, Somewhere in Time e Seventh Son of a Seventh Son. Veri e propri monumenti del metal, certificati oro e platino in mezzo mondo.

Dagli anni Novanta in poi, tra cambi di formazione, esperimenti stilistici e un ritorno trionfale alla line-up classica con l’aggiunta del terzo chitarrista Janick Gers, gli Iron Maiden hanno continuato a dominare le scene. Album come Brave New World, The Final Frontier e The Book of Souls hanno confermato la loro capacità di evolversi senza tradire l’essenza che li ha resi immortali.

E in questi cinquant’anni, oltre a innumerevoli concerti, dischi e fan club, gli Iron Maiden hanno lasciato il segno anche in ambiti collaterali come la birra artigianale (con la loro celebre Trooper), i videogiochi, le action figure, i fumetti e addirittura i francobolli. In questa narrazione titanica e fuori dagli schemi, la moneta commemorativa si inserisce come ennesimo tassello di un culto globale, qualcosa che va ben oltre la semplice musica.

Un pezzo da collezione… e da headbanging!

La moneta è disponibile in diverse versioni, dalla più accessibile da 18,5 sterline fino a edizioni in argento e oro per i collezionisti più hardcore. Non è solo un oggetto da tenere in cassaforte: è un manifesto, un simbolo, un piccolo pezzo di storia del rock coniato per restare eterno. Immaginatevi, nel futuro, mostrare questa moneta ai vostri figli o nipoti, raccontando di quel gruppo che faceva tremare gli stadi, che cantava dell’Anticristo, di mummie egizie e cavalieri dell’apocalisse con la stessa disinvoltura con cui si legge un fumetto della Marvel. Ecco, ora potrete farlo con una prova tangibile tra le mani, ufficialmente riconosciuta dallo Stato britannico.

Up the Irons… anche nella numismatica!

Non capita tutti i giorni che il mondo dell’heavy metal venga riconosciuto con la stessa solennità riservata a re, regine e poeti. Eppure, gli Iron Maiden ce l’hanno fatta. Con il loro inconfondibile stile, la loro coerenza artistica e il carisma senza tempo della loro mascotte Eddie, hanno conquistato non solo le classifiche, ma anche il cuore delle istituzioni culturali del Regno Unito.

Questa moneta non è solo un tributo. È una dichiarazione d’amore, un urlo metallico inciso nel metallo, un segno che i Maiden non sono solo una band, ma un pezzo vivo e pulsante della cultura pop contemporanea.

E voi? Siete pronti a far tintinnare Eddie in tasca? Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti, condividete questo articolo con i vostri amici Maiden-maniaci e mostrateci le vostre collezioni commemorative. Up the Irons, sempre!

Stray Kids a Roma: due eventi imperdibili per gli STAYs prima del concerto ufficiale!

Se camminando per le vie assolate di Roma quest’estate vi capiterà di sentire in sottofondo le note ipnotiche di God’s Menu o di Maniac, non stupitevi: la Capitale si sta preparando a vivere un’esplosione di energia coreana, ritmo e passione. Il 30 luglio 2025, infatti, sarà una data destinata a entrare nella storia del K-pop italiano: gli Stray Kids, tra le band sudcoreane più amate e influenti del panorama mondiale, faranno tappa allo Stadio Olimpico di Roma per l’unica data italiana del loro tour mondiale “dominATE”.Non è solo un concerto. È un evento culturale. È un rituale collettivo. È il momento che ogni fan – o meglio, ogni STAY – aspetta con il cuore in gola e la fotocamera pronta a immortalare ogni istante.

Reduci dal trionfo ai Billboard Music Awards 2024, dove si sono aggiudicati il titolo di “Migliori artisti K-pop a livello globale”, gli Stray Kids stanno cavalcando l’onda del successo con il nuovo album “Hop”, pubblicato lo scorso dicembre. Il tour “dominATE” li porterà in alcune delle metropoli più iconiche del pianeta, da Madrid a Tokyo, passando per Londra, Rio de Janeiro, Toronto e Los Angeles. E il fatto che l’unica tappa italiana sia proprio Roma non è un dettaglio: è un segno tangibile del legame sempre più forte tra la scena K-pop e il pubblico nostrano. La scaletta includerà non solo i brani del nuovo album, ma anche grandi successi come Back Door, God’s Menu e Maniac, oltre a performance soliste che, promettono, saranno spettacolari.

L’attesa si vive insieme: due eventi a Roma per gli STAY

Ma l’avventura comincia prima del concerto. Il 29 e il 31 luglio, due giorni che ogni STAY dovrebbe segnarsi con un evidenziatore fosforescente sul calendario, si terranno due eventi gratuiti organizzati da @kst.kpopshowtime, @_delulu.entertainment_ e @skzitalia presso il YOUYOU Tea di via Tuscolana 699. Sì, avete capito bene. Due pomeriggi interamente dedicati agli Stray Kids, alla loro musica e, soprattutto, alla loro fanbase italiana. Dalle 15:00 alle 19:00, il locale si trasformerà in un vero e proprio tempio del K-pop, dove sarà possibile incontrarsi, condividere emozioni, fare nuove amicizie e respirare quell’aria frizzante e piena di aspettative che precede ogni grande concerto.

Durante gli eventi sarà possibile firmare la bandiera italiana che verrà portata direttamente al concerto. Un gesto simbolico ma potentissimo, una dichiarazione d’amore collettiva che testimonia quanto profondo sia il legame tra gli Stray Kids e i loro fan italiani. Ma non finisce certo qui: per tutti i partecipanti ci saranno omaggi esclusivi, merchandising K-pop grazie a @kgarden_gos, e soprattutto uno degli hobby più amati dalla community: il photocard trading. È il momento perfetto per portare i propri binder, scambiare le proprie SKZ cards e magari trovare proprio quella photocard introvabile che sogni da mesi. Fidati, l’adrenalina del momento è pura magia nerd.

Fan pack da collezione e creatività handmade

Per chi vuole un ricordo speciale, è possibile preordinare il fan pack ufficiale a tema Stray Kids, creato in collaborazione con @myrougeart. Al suo interno ci sono vere chicche da collezione: un ventaglio OT8 (indispensabile sotto il sole romano), photocard con toploader, sticker dedicati a Lee Know e una tote bag con la scritta “you make stray kids stay” che è già un’icona. Il pre-ordine chiude il 13 luglio, ma qualche unità sarà disponibile anche durante gli eventi. Parola d’ordine: velocità.

E se sei un’artista, un creativo o gestisci uno shop handmade con creazioni ispirate agli Stray Kids, questa è la tua occasione: gli organizzatori stanno cercando espositori da inserire nella line-up degli eventi. Basta inviare un messaggio diretto con foto e descrizione degli articoli: la selezione sarà basata sull’originalità e sulla varietà delle proposte, per offrire ai partecipanti un’esperienza ancora più ricca e variegata.

Come arrivare al YOUYOU Tea

La location scelta non è solo instagrammabile, ma anche comodissima da raggiungere. Chi arriva in metro può scendere a Numidio Quadrato o Lucio Sestio (linea A), oppure prendere il bus 590 e scendere alla fermata Tuscolana/Quadrato. Facile, rapido e senza stress, anche per chi arriva da fuori città.

Una celebrazione dell’identità STAY

In un’estate che si preannuncia già densa di concerti, festival e eventi culturali, i due appuntamenti al YOUYOU Tea e il concerto del 30 luglio allo Stadio Olimpico rappresentano qualcosa di più: un’occasione per vivere la propria identità di fan, per sentirsi parte di una community appassionata, creativa e affettuosa. È quel tipo di evento che lascia un segno, che crea legami, che ti fa tornare a casa con il cuore pieno e la memoria del telefono piena di foto.

Quindi, che tu venga per firmare la bandiera, scambiare photocards, prendere un bubble tea o semplicemente abbracciare l’energia contagiosa del K-pop, l’importante è esserci. Perché ogni incontro con gli Stray Kids – diretto o indiretto – è una festa, una celebrazione di musica, amicizia e amore per ciò che ci fa battere il cuore.

Hai già segnato le date? Hai preordinato il tuo fan pack? E soprattutto: quale photocard porterai per lo scambio?

Faccelo sapere nei commenti qui sotto e non dimenticare di condividere questo articolo con altri STAY sui tuoi social! Più siamo, più ci divertiamo… e più forte sarà il nostro grido d’amore per gli Stray Kids

Rocca di Luna 2025: il 12 e 13 luglio Montefiore Conca diventa la capitale del fantasy con “L’Uovo del Drago”

Ci sono luoghi che sembrano appartenere a un’altra dimensione, sospesi tra realtà e leggenda, come se il tempo lì avesse deciso di fermarsi per ascoltare storie antiche. E uno di questi è senza dubbio Montefiore Conca, un piccolo borgo incantato incastonato tra le dolci colline romagnole, dove la pietra racconta e il vento canta. Ma dal 12 al 13 luglio 2025, con una speciale anteprima venerdì 11 luglio, questo borgo non sarà solo uno spettacolo per gli occhi: diventerà il cuore pulsante della cultura fantasy italiana grazie al ritorno dell’attesissimo evento Rocca di Luna, che per questa edizione prende vita sotto il segno suggestivo de “L’Uovo del Drago”.

E credetemi, per chi come me vive di spade elfiche, rune incantate, cavalieri erranti e storie che si sussurrano alla luce di un falò, questa è una di quelle date da segnare a fuoco sull’agenda.

Rocca di Luna 2025: un festival fantasy che risveglia l’immaginario nerd

Il titolo di quest’anno – “L’Uovo del Drago” – è più di un semplice tema. È una promessa. Quella di dare forma ai nostri sogni più ancestrali, ai mostri e agli eroi che abitano il nostro subconscio nerd sin da quando, da piccoli, ci perdevamo tra le pagine de Il Signore degli Anelli o davanti agli incantesimi lanciati nei corridoi di Hogwarts. Organizzato in collaborazione con l’associazione Rapsody, il festival si trasforma in un portale dimensionale, dove la Rocca Malatestiana, maestosa e solenne come la fortezza di Minas Tirith, ospiterà cavalieri, creature mitiche, musici e rievocatori in costume, catapultandoci in un universo alternativo dove il confine tra storia e magia si fa evanescente.

Immaginate di passeggiare tra le mura di pietra antica mentre il crepuscolo cala, e sentirvi davvero come Frodo nella Contea, o Arya Stark nei vicoli di Braavos. Perché Montefiore, in quei giorni, non è solo un borgo medievale, è un microcosmo fantastico dove tutto può succedere. E forse, davvero, da quell’uovo potrà nascere un drago…

L’anteprima dell’11 luglio: un assaggio di magia

Il viaggio comincia già venerdì 11 luglio, con un’anteprima a ingresso libero che ha il sapore delle grandi saghe epiche. Nella corte della Rocca, dopo i saluti istituzionali del sindaco Filippo Sica e degli ospiti d’onore, si apriranno le porte a una vera e propria immersione artistica e culturale. Ivan Cavini, uno dei più amati illustratori italiani legati all’universo tolkieniano, ci porterà nel suo mondo con la mostra “Il Crepuscolo del Fantasy”, mentre la voce dello scrittore Luca Nicoletti ci guiderà in un viaggio tra scienza e immaginario con la presentazione di Rappresentazione della Luna.

La serata proseguirà tra teatrodanza, reading poetici, installazioni artistiche e un suggestivo laboratorio sull’arte dell’intreccio, culminando in una sessione pubblica di osservazione lunare sul terrazzo panoramico della Rocca. Un piccolo viaggio nella volta celeste, tra stelle e sogni, perfetto per aprire le danze di un weekend da favola.

Sabato 12 luglio: il fantasy prende vita

È sabato che il festival esplode davvero in tutta la sua potenza nerd. A partire dalle 18:00, Montefiore Conca si trasforma in un villaggio fantasy degno di una campagna di Dungeons & Dragons. Mercatini tematici, illustratori al lavoro, spettacoli musicali itineranti con sonorità celtiche e atmosfere epiche animeranno ogni angolo del centro storico. La Rocca diventerà un sancta sanctorum del fantastico con panel culturali, mostre, giochi di ruolo, workshop creativi e perfino corsi di scherma storica.

Sarà possibile incontrare illustratori come Davide Romanini, Antonello Venditti e Giacomo Galligani, intenti a disegnare dal vivo con sketch e dediche per i fan. E non mancherà nemmeno l’accampamento dei Cavalieri di Rohan, uno spaccato medievale vivente dove respirare l’aria delle grandi battaglie epiche, tra armi forgiate e cavalieri in marcia.

Per i più piccoli (e anche per gli adulti dal cuore tenero) ci saranno spettacoli teatrali a tema magico, mentre i musicisti del gruppo Celtic Crossroads chiuderanno la serata con un concerto che promette di far vibrare le mura della Rocca… magari svegliando proprio quel drago dormiente.

Domenica 13 luglio: tra lune, elfi e fuochi d’artificio

La seconda giornata del festival non è da meno. Si riparte alle 18:00 con nuove esibizioni, spettacoli itineranti, danza storica, giocoleria col fuoco e una nuova sessione di panel tolkieniani per veri intenditori. I laboratori d’arte e i workshop creativi ai piedi della Rocca continueranno ad accogliere appassionati e curiosi, con un ultimo sguardo alla mostra personale di Davide Ranocchini.

L’arena Raciti vedrà di nuovo protagonisti i Cavalieri di Rohan, mentre la Rocca ospiterà il panel dedicato alle “Nuove pagine tolkieniane” e un incontro sul mondo del gaming narrativo, vero pane quotidiano per ogni giocatore di ruolo.

Ma è il gran finale a prendersi la scena: alle 21:30, gli Old Goats accenderanno l’arena con la loro musica, e subito dopo il cielo sopra Montefiore Conca si trasformerà in un caleidoscopio di fuochi d’artificio, celebrando così la chiusura di un festival che è stato – e sarà – pura magia.

Una Romagna fantasy da vivere e condividere

Come ha detto il Sindaco Filippo Sica, Rocca di Luna non è solo un evento, è un’esperienza collettiva che intreccia cultura, arte e immaginazione. È un modo nuovo, originale e coinvolgente di vivere il territorio, che si offre come crocevia tra tradizione storica e creatività contemporanea, coinvolgendo grandi e piccoli in un viaggio dove la fantasia è di casa.

E se siete amanti del fantasy, del cosplay, del gioco di ruolo, della letteratura epica, del teatro o dell’illustrazione fantastica… non potete perdervelo. Montefiore Conca vi aspetta, con le sue torri, i suoi vicoli e, soprattutto, il suo Uovo del Drago pronto a schiudersi.

Chi verrà, non tornerà indietro a mani vuote: porterà con sé una storia da raccontare. E voi? Siete pronti a vivere l’avventura?

A Licata sbarca il Limpia Comics: tre giorni di pura magia nerd tra cosplay, fumetti, videogiochi e musica cartoon

Ci sono eventi che non sono solo appuntamenti da segnare sul calendario, ma veri e propri viaggi nel cuore pulsante della cultura pop, in quelle dimensioni parallele dove l’immaginazione si mescola alla realtà e i sogni diventano materia tangibile. Uno di questi eventi, cari lettori del CorriereNerd.it, sta per prendere vita nella splendida cornice siciliana di Licata: stiamo parlando del Limpia Comics, in programma dal 25 al 27 luglio 2025 nella magica atmosfera della Villa Comunale Regina Elena. Preparate i vostri mantelli, spolverate le vostre bacchette magiche e ricaricate i joypad: il countdown per il festival nerd dell’estate è ufficialmente iniziato.

Ma cos’è il Limpia Comics? Non è solo una fiera, né semplicemente un raduno per appassionati. È un’autentica esplosione di cultura geek, un microcosmo dove convivono fumetti, videogiochi, cosplay, musica e arte visiva. È l’occasione perfetta per ritrovare la propria tribù, quella fatta di sognatori cresciuti a pane e Gundam, amanti delle console retro, collezionisti di action figure e cultori del disegno digitale.

Dal primo all’ultimo giorno, la Villa Comunale Regina Elena si trasformerà in un palcoscenico a cielo aperto, dove ogni angolo offrirà un’esperienza diversa. Sarà come camminare in una realtà aumentata senza bisogno di occhiali speciali: tra workshop creativi, mostre spettacolari, tornei mozzafiato e incontri ravvicinati con autori e illustratori, sarà impossibile annoiarsi. Ogni passo sarà un tuffo nella memoria e allo stesso tempo una scoperta del futuro del mondo nerd.

Uno dei momenti più attesi, manco a dirlo, è il contest di cosplay. Qui, i fan potranno davvero dare libero sfogo alla propria creatività e trasformarsi nei propri idoli: da Goku a Sailor Moon, da Darth Vader a Spider-Gwen, passando per i personaggi meno mainstream ma ugualmente amati, come Geralt di Rivia o Jinx di League of Legends. E non sarà solo una sfilata: sarà un’esplosione di colori, luci, stoffe cucite con amore, armi forgiate con pazienza e un tocco di magia nerd che rende ogni costume unico. I giudici premieranno i cosplay più originali e sorprendenti, ma la vera vittoria sarà quella di far parte di questa grande festa dell’immaginazione condivisa.

E se pensate che basti una gara di cosplay per definire questo evento epico, aspettate di scoprire la novità assoluta di quest’anno: il contest delle Cartoon Tribute Band. Sì, avete letto bene. Gruppi musicali da tutta Italia si sfideranno reinterpretando dal vivo le sigle più amate dei cartoni animati. Quelle che ci hanno fatto crescere, emozionare, e che ancora oggi cantiamo a squarciagola sotto la doccia o in macchina.

La sera di venerdì 25 luglio, alle ore 21:00, il festival aprirà ufficialmente i battenti con una scarica di adrenalina musicale: saliranno sul palco i SQUADRA C, una delle cartoon tribute band più energiche e coinvolgenti della scena italiana. Preparatevi a rivivere le emozioni di “L’uomo tigre”, “Lady Oscar”, “Dragon Ball” e tantissime altre sigle cult, tutte riarrangiate in chiave rock/pop e trasformate in uno spettacolo dal vivo capace di unire grandi e piccini, nerd di vecchia data e nuove leve della geek generation.

Ma non finisce qui. Il Limpia Comics 2025 avrà anche la sua sigla ufficiale, un inno destinato a diventare tormentone tra chi calcherà i sentieri nerd della Villa Elena. A comporla ci ha pensato un duo esplosivo: Sparda, voce già nota per “Sciabolo”, il brano che ha conquistato YouTube e cuori nostalgici ovunque, e Vincenzo Ruvio, mente creativa che ha cesellato ogni beat fino a generare un brano travolgente, pronto a farci ballare e cantare senza sosta. Una miscela perfetta tra sonorità moderne e vibrazioni da cartoon anni ’80, la colonna sonora perfetta per tre giorni di immersione totale nella cultura pop.

Le iscrizioni ai contest, sia per il cosplay che per le tribute band, sono già aperte e possono essere effettuate tramite i canali ufficiali dell’evento. Basta seguire le pagine Facebook e Instagram del Limpia Comics (@limpiacomics) oppure visitare il sito ufficiale all’indirizzo  limpiacomics.it. Non fatevelo raccontare: partecipare significa entrare a far parte di una community vibrante, appassionata, inclusiva e straordinariamente creativa.

Che siate disegnatori in erba, gamer incalliti, collezionisti di manga, fan sfegatati degli anime anni ’90 o semplici curiosi desiderosi di respirare un po’ di cultura nerd, il Limpia Comics è il vostro appuntamento dell’estate. Una tre giorni che si preannuncia indimenticabile, tra emozioni, risate, nostalgia e nuove scoperte. Allora, ci vediamo a Licata? Preparate i costumi, allenate le voci e condividete questa notizia con tutti i vostri amici geek. Che il fandom sia con voi! Se siete stati al Limpia Comics o avete intenzione di andarci, raccontatecelo nei commenti qui sotto o condividete questo articolo sui vostri social usando l’hashtag #LimpiaComics25… vogliamo sapere qual è la vostra sigla preferita e il cosplay che non vedete l’ora di indossare!

Fairylands Celtic Festival 2025: il portale magico che si riapre dal 9 al 13 luglio nella pineta di Guidonia Montecelio

Care anime nerd, viaggiatori interdimensionali, amanti delle rune e dei fuochi rituali: è tempo di appuntarsi una data sul calendario – magari usando una piuma d’oca e dell’inchiostro ottenuto con polvere di carbone e linfa di betulla. Dal 9 al 13 luglio 2025 torna l’evento più atteso da chi porta nel cuore la passione per la cultura celtica, la mitologia nordica, il fantasy e le rievocazioni storiche. Stiamo parlando del leggendario Fairylands Celtic Festival, che per la sua sedicesima edizione promette ancora una volta di incantarci nella suggestiva cornice della pineta di via Roma a Guidonia Montecelio, alle porte di Roma. E sì, anche quest’anno, come da tradizione, l’ingresso sarà totalmente gratuito.

E non si tratta solo di un festival. Fairylands è un varco temporale che si apre sul nostro mondo per cinque giorni l’anno, trasformando un tranquillo angolo di Lazio in un reame senza tempo, fatto di fate, guerrieri, musica e fuoco danzante. È un’esperienza immersiva che profuma di legno bruciato, cuoio lavorato a mano, e magia antica. Un evento riconosciuto a livello europeo da ECQUE (European Celtic Quality Events), e amato da una community di appassionati in continua espansione.

Un viaggio nel cuore della mitologia nordica e celtica

Immaginate di attraversare il limitare della pineta al tramonto. L’aria si riempie di suoni: cornamuse, tamburi, flauti. Le luci si fanno più calde, le sagome delle tende si stagliano tra i pini come sentinelle del tempo, e ovunque si vedono artigiani, falconieri, musicisti e spiriti del bosco. È il battito vivo del Fairylands Celtic Festival, che ogni sera dalle 19:00 prende vita con uno spettacolo che mescola teatro, musica, rievocazione, gastronomia e magia.

Ogni angolo del parco ospita un frammento di un mondo perduto. Accampamenti vichinghi convivono con danze elfiche, mentre il fuoco sacro racconta le leggende degli dei. E non parliamo solo per metafore: il programma del 2025 include spettacoli come “Midgard – Il Canto della Creazione” del Bazì Project, un’epopea scenica che ci conduce dalla nascita del mondo secondo la cosmogonia norrena, passando per il Ginnungagap e lo scontro con Ymir, fino alla fondazione del regno degli uomini. Oppure “Brandruner”, un rito che intreccia fuoco, rune e performance visiva in una danza ipnotica che pare evocare direttamente Odino e i suoi fratelli.

Musica che incanta e fa ballare

La musica è il vero cuore pulsante del festival, edizione dopo edizione. Quest’anno sul palco principale si alterneranno nomi che faranno battere forte il cuore a chi ama il folk celtico, la tradizione scozzese e le contaminazioni moderne. Dai Willos’, con il loro volo sonoro tra Irlanda e Scozia, ai Keily’s Folks che mixano grinta rock e violini danzanti. Torna anche la potente energia di Uncle Bard & The Dirty Bastards, che faranno tremare la pineta con il loro folk da pub ribelle, mentre i giovanissimi Scottish Fish, direttamente da Boston, ci faranno viaggiare sulle ali degli archi in una fusione tra tecnica classica e cuore scozzese.

Per chi ama le atmosfere più acustiche e sognanti, non mancheranno i set intimi di Duilleoga e Boira Fusca, mentre i Green Clouds chiuderanno il cerchio con una proposta innovativa che fonde melodie celtiche ed elettronica in una sinfonia che sembra venire da Avalon.

Tra duelli, artigianato e magia viva

Ma il Fairylands non vive solo di note. Gli appassionati di rievocazione storica troveranno pane per i loro denti – e asce per le loro mani. Tra i gruppi protagonisti ci saranno gli Ordo Draconis, esperti di tiro con l’arco, lancio dell’ascia e combattimenti vichinghi, i Tyrslog con il loro “Viking Living History”, e i maestri d’armi della Sala d’Arme Achille Marozzo, che daranno spettacolo con duelli storici e lezioni di scherma antica. Ogni sera dalle 21:00, l’arena diventa il teatro di scontri epici, con il clangore delle lame e l’adrenalina della sfida.

I laboratori sono il fiore all’occhiello dell’offerta didattica. Nel Tendone degli Aesir si alterneranno attività come il Laboratorio Totemico per scoprire il proprio animale guida, la scrittura runica, la costruzione del tamburo sciamanico, e corsi pratici di lavorazione del cuoio e di foam per cosplayer e collezionisti. Se amate creare, qui troverete il vostro sancta sanctorum.

Cosplay, fantasy e famiglie felici

Uno dei grandi punti di forza del Fairylands è la sua inclusività: è pensato per ogni tipo di pubblico. Le famiglie potranno divertirsi con i più piccoli nell’area dedicata, il “Paese dei Balocchi”, tra gonfiabili, truccabimbi e spettacoli interattivi. I fan del cosplay avranno a disposizione contest fotografici con il Ginny Fantasy Lab, shooting tematici e set dedicati a ogni tipo di personaggio fantasy o storico.

Inoltre, la presenza di Artistic Defense, con i suoi corsi avanzati di pittura, modellismo e aerografia, rappresenta un’occasione unica per tutti gli appassionati di miniature, giochi di ruolo e cultura nerd a 360 gradi. È un punto di riferimento imprescindibile per chi ama portare la propria passione al livello successivo.

Una festa che si vive con tutti i sensi

Infine, il lato conviviale. Il festival offre un’ampia selezione di cibo e bevande tradizionali: dalle zuppe rustiche al pane nero, fino a birre artigianali e sidro che sanno di torba, fumo e legno. La sera, sotto le stelle, è il momento perfetto per sedersi con gli amici, ascoltare musica dal vivo e brindare con un corno di idromele, mentre intorno danzano fate sui trampoli, si accendono spettacoli di fuoco e le rune ci raccontano storie dimenticate.

Appuntamento con la leggenda

Il Fairylands Celtic Festival 2025, che si terrà dal 9 al 13 luglio nella pineta di Guidonia Montecelio, è più di un evento: è un’esperienza trasformativa. È un’occasione rara per vivere, anche solo per cinque giorni, un sogno a occhi aperti. Un sogno fatto di suoni, visioni e sensazioni che attingono a un patrimonio culturale antichissimo, ma che riesce sempre a parlare al cuore contemporaneo.

Per info aggiornate, occhi puntati su fairylandsfestival.it e sui canali ufficiali. Intanto, cominciate a prepararvi: che sia la vostra prima volta o il ritorno in un luogo amato, non dimenticate la vostra veste da bardo, l’armatura da clan vichingo o la tunica del vostro elfo interiore. Questo è il vostro tempo. Questo è il vostro mondo.

E voi? Avete mai partecipato al Fairylands? Qual è stato il momento più magico che avete vissuto? Raccontatelo nei commenti e condividete questo articolo con i vostri compagni di viaggio! Diffondiamo insieme la magia celtica del Fairylands Celtic Festival!