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Cassino Fantastica 2025 “Multiversum”:un weekend tra Ritorno al Futuro e Profondo Rosso, Cultura Pop e Anime Iconici

Anche quest’anno, Cassino si trasformerà per due giorni nel crocevia delle meraviglie pop. Il 31 maggio e il 1° giugno 2025, gli spazi dell’Istituto Paritario San Benedetto (Via Marconi, fronte civico 48) ospiteranno la quinta edizione di Cassino Fantastica, evento diventato ormai punto di riferimento per appassionati di fumetti, manga, anime, cultura pop e nerd in tutte le sue forme. Il tema di quest’anno? Il MULTIVERSUM, declinato in un caleidoscopio di incontri, mostre, performance live, omaggi al cinema e incursioni nel mondo del cosplay e del gaming.

La manifestazione, inizialmente prevista per aprile, è stata posticipata a causa del Lutto Nazionale proclamato per la scomparsa del Santo Padre. Ma l’attesa non ha fatto che aumentare la curiosità per un programma ricchissimo, denso di eventi unici che celebrano pietre miliari della cultura nerd.

Omaggi a due miti: Ritorno al Futuro e Profondo Rosso

Quest’edizione celebra due anniversari che parlano direttamente al cuore di ogni appassionato: i 40 anni del primo film di Ritorno al Futuro e i 50 di Profondo Rosso, capolavoro horror firmato Dario Argento. Due opere diversissime, eppure ugualmente rivoluzionarie nel loro linguaggio, nella loro estetica, nel loro impatto culturale. E proprio su questi due pilastri si innestano talk, laboratori e performance che faranno vibrare le corde della nostalgia e della scoperta.

Sabato 31 maggio, ad esempio, nella Sala Conferenze, si parte con un omaggio ai 50 anni di Goldrake, raccontato da Il Vecchio Nerd, con un tributo speciale a Nicoletta Artom, la storica adattatrice italiana delle serie giapponesi. A seguire, un’immersione nel mondo di Ritorno al Futuro con Max Gobbo e ancora Il Vecchio Nerd: non solo analisi critica della trilogia, ma anche un laboratorio di scrittura creativa per esplorare fanfiction e viaggi temporali con la penna in mano.

Spazio poi a Godzilla e ai B-movie nipponici, tra approfondimenti e ironia, in compagnia di Marco Fulgione e Henna Onna, che proporranno anche due pillole di lingua giapponese – un assaggio culturale da non perdere per chi sogna il Sol Levante.

Domenica 1° giugno, sarà il turno del ladro gentiluomo più iconico dell’animazione: Lupin III, seguito da Lady Oscar, protagonista di una riflessione che unisce la nuova pellicola nipponica alla storica serie televisiva. Il film live-action del 1979 firmato Jacques Demy verrà proiettato nel primo pomeriggio, seguito dalla cerimonia di consegna del Premio Lorenzo Bartoli 2025, che onora il talento nel mondo del fumetto e della narrazione.

A chiudere, un incontro imperdibile dal titolo Nippon Bizarre, che esplora il lato più folle e affascinante della produzione culturale giapponese, da Robot Geisha a Chainsaw Man.

Il Palco tra musica, cosplay e tributi

Non solo conferenze: l’Area Palco sarà viva e pulsante, a partire dal live di Alessandra Tzinis (Ale The Voice), passando per le performance di Nanako Chan e i karaoke delle sigle TV che hanno accompagnato l’infanzia di intere generazioni. Il cosplay sarà, come sempre, protagonista: sabato la gara Junior, domenica quella Open, entrambe precedute da esibizioni musicali e tributi spettacolari.

Tra i momenti clou, sabato pomeriggio, l’omaggio musicale a Profondo Rosso, con Bruno Previtali – chitarrista dei Goblin e collaboratore storico del Maestro Simonetti – che racconterà il making of delle celebri colonne sonore che hanno fatto scuola nell’horror.

Domenica, spazio a un tributo musicale indimenticabile: Incanto sotto il mare, il live dedicato a Ritorno al Futuro, con i Raiders of the Lost 80, per rivivere le atmosfere anni ’50 in chiave nerd.

Artist Alley, mostre e giochi: la fiera delle meraviglie

Per tutta la durata del festival sarà attiva l’Artist Alley, con illustratori, fumettisti e creativi indipendenti pronti a incontrare il pubblico. Tra i presenti: Henna Onna, Marco Fulgione, Chiara Romagnoli, Alessia Bottai, Annarita De Iorio, il collettivo Trauma Center Comics e William Giuliani.

Le mostre, vere chicche per i curiosi e gli appassionati, offriranno un viaggio trasversale tra arte e cultura pop: dalle reinterpretazioni pittoriche in chiave fumettistica di PopArtbyDom alle rarissime locandine originali degli anime, fino al reportage fotografico Tokyo Multiverse, scatti d’autore che catturano l’essenza cangiante della capitale giapponese.

Nell’Area Games, invece, si potrà sfidare amici e sconosciuti tra sessioni di Dungeons & Dragons, Othello, giochi da tavolo moderni e classici come gli scacchi. Spazio anche per le community più attive, come Star Realms Roma, e i laboratori ludici di Materia Creativa.

Biglietti e info

L’ingresso per entrambe le giornate prevede un contributo simbolico di 5 euro. Un piccolo prezzo per accedere a un universo parallelo fatto di storie, eroi, creatività e condivisione.

Per ogni informazione utile, compresi regolamenti, contatti della segreteria e dell’ufficio stampa, o indicazioni su come raggiungere la sede, è possibile consultare il sito ufficiale del festival o scrivere a:
festival@cassinofantastica.it | ufficiostampa@cassinofantastica.it

Cassino Fantastica non è solo una fiera, ma un’esperienza condivisa, un atto d’amore verso la cultura nerd e una dichiarazione d’identità per chi sogna con l’immaginazione accesa. Il multiverso ci attende: non mancate.

“Frostpunk: 1886” – Il ritorno alle origini che aspettavamo. E io sono già in ipotermia emozionale

Lo ammetto: quando 11 bit studios ha sganciato l’annuncio di Frostpunk: 1886, il mio cuore ha perso un paio di battiti. Non solo perché sono una veterana delle lande ghiacciate di New London, ma perché questa nuova iterazione promette non una semplice remaster, ma una vera e propria rinascita. E chi, come me, ha passato notti insonni a scegliere se mandare i bambini in miniera o lasciarli morire di fame, capirà quanto questa notizia sia un evento epocale.

“Costruire sulle fondamenta del primo Frostpunk” – così dicono nel comunicato ufficiale. E io aggiungerei: costruire con le lacrime congelate di noi giocatori, che ogni legge firmata nel libro civico ci costava un pezzo d’anima. Frostpunk: 1886 non è un semplice rifacimento estetico: è un’espansione concettuale, un ritorno al momento più critico nella timeline del mondo post-apocalittico ideato da 11 bit – quando la Grande Tempesta scatenò il gelo assoluto sulla fragile speranza dell’umanità. Ambientato nel 1886, questo nuovo capitolo prende la mitologia del gioco originale e la espande, portandoci a vivere (e sopravvivere) nei momenti in cui tutto ha avuto inizio. Siamo prima degli eventi del primo Frostpunk, ma con tutti gli strumenti moderni dello storytelling e del game design attuale. Una prequel? Forse. Ma anche un messaggio: per capire dove stiamo andando, dobbiamo sapere da dove veniamo.

La cosa che mi ha fatto sobbalzare? Unreal Engine 5. Finalmente un Frostpunk in grado di rendere giustizia alla crudezza di quel mondo spezzato, con fiocchi di neve che sembrano pugnali e cieli così plumbei da schiacciare l’anima. Ma non è solo questione di bellezza: è questione di possibilità. Con questo motore, Frostpunk: 1886 potrà finalmente supportare mod della community, ampliando il gioco ben oltre i confini degli sviluppatori. E sì, questo significa città personalizzate, leggi nuove, e magari – sogniamo – anche percorsi narrativi creati dai fan. Il tutto con una fluidità che il vecchio engine non avrebbe mai potuto garantire.

Una delle novità che mi ha incuriosita di più è l’introduzione di un nuovo “sentiero morale”: oltre alle già familiari strade della Fede e dell’Ordine, ora si potrà seguire il Sentiero dello Scopo. E qui la mia mente da storyteller si è accesa come un generatore a carbone in pieno inverno nucleare. Cosa significa “Scopo”? Un’utopia visionaria? Un ideale filosofico? Un’ossessione cieca? Non lo sappiamo ancora, ma le implicazioni etiche sono ghiotte. Frostpunk non è mai stato un gioco semplice. È una sfida morale continua. E ogni nuova scelta è una ferita che dobbiamo imparare a portare con dignità.

Da quanto emerso, Frostpunk: 1886 darà ai giocatori un arsenale di strumenti gestionale più sofisticato: più controllo sulle infrastrutture, eventi dinamici, nuove leggi, edifici inediti e tecnologie mai viste. Il che significa che ogni decisione avrà conseguenze più profonde, ogni strategia potrà essere plasmata secondo la nostra visione del mondo. Più potere, certo. Ma anche più responsabilità.E se già nel primo gioco ci siamo sentiti piccoli dèi disperati nel tentativo di salvare un pugno di anime congelate, ora ci troveremo davanti a sfide ancora più complesse, in un ecosistema dove ogni scelta lascia una cicatrice nel ghiaccio.

Lo so, Frostpunk: 1886 arriverà solo nel 2027, ma l’attesa non è mai stata così piena di aspettative. Lo sviluppo è partito da poco, e già si parla di una nuova filosofia per 11 bit studios: meno outsourcing, più focus su progetti interni. Più passione, insomma. E quando si parla di Frostpunk, ogni dettaglio trasuda amore per la narrazione, la costruzione del mondo, e la psicologia dei personaggi. E mentre aspettiamo di mettere le mani sul gioco, possiamo sognare. Possiamo immaginare nuovi DLC, nuove espansioni, nuove comunità online che modderanno fino all’ultima scintilla di carbone. Possiamo prepararci. Perché il gelo tornerà. E questa volta, saremo pronti.

Il Lungo Viaggio Verso Tamriel Continua: l’attesa di una Fan su The Elder Scrolls VI

C’è qualcosa di magico nel nome The Elder Scrolls. È una di quelle saghe che non si limita a esistere dentro uno schermo: ti entra nel cuore, ti plasma l’immaginazione, e finisce per occupare uno spazio permanente nella tua mente. Per me — e per milioni di altri — è molto più che un videogioco. È un mondo in cui rifugiarsi, un portale verso storie mai raccontate, un modo per essere qualcun altro… o forse semplicemente una versione più coraggiosa e libera di sé stessi.

Quando Skyrim uscì nel 2011, io avevo appena iniziato a scrivere di videogiochi. Ricordo ancora la sensazione elettrizzante di esplorare per la prima volta le nevi di Whiterun, di scoprire il suono gutturale della lingua dei draghi, e quella libertà così totale da sembrare quasi irreale. Quel gioco non fu solo un successo — fu un evento culturale. Più di 30 milioni di copie vendute, premi a pioggia, modding infinito, e una community appassionata che ha continuato a farlo vivere ben oltre il suo tempo.

E poi, il silenzio.

Per anni, Bethesda ha tenuto le carte coperte. Un teaser nel 2018 — un paesaggio montuoso e il logo tanto atteso. E nient’altro. Solo domande. Dove sarà ambientato? Sarà all’altezza delle aspettative? Quando potremo finalmente metterci le mani sopra? C’è stato un momento, lo ammetto, in cui ho temuto che The Elder Scrolls VI sarebbe rimasto un sogno sospeso nel tempo.

Ma ora, qualcosa si muove davvero.

Durante un evento celebrativo che ha riportato in vita Oblivion con un remaster grafico scintillante, Todd Howard — il volto carismatico e spesso enigmatico di Bethesda — ha finalmente rotto il silenzio. Non solo ha confermato che The Elder Scrolls VI è in sviluppo attivo, ma ha anche dichiarato, con parole che suonano come una promessa solenne, che la saga è “fondamentale per l’evoluzione del genere RPG”. E chi meglio di lui può dirlo?

L’uscita inattesa di Oblivion Remastered è stata come una scossa. Per chi, come me, ha passato ore a Cyrodiil nel 2006, è stato un ritorno a casa. Ma è anche un segnale: Bethesda non ha dimenticato. Anzi, sta costruendo qualcosa di grande, e lo fa attingendo al passato per illuminare il futuro.

Secondo le ultime indiscrezioni, TES VI potrebbe arrivare solo nel 2028. Sì, lo so: altri tre lunghissimi anni. Ma in fondo, cosa sono tre anni per chi ha già aspettato più di un decennio? Bethesda ha chiarito che il gioco non è ancora in fase alpha. Eppure, sapere che il team sta lavorando, con passione e ambizione, è già qualcosa. Anzi, è tutto.

Todd Howard ha parlato anche del lavoro su The Elder Scrolls Online, riconoscendone il ruolo chiave nel mantenere vivo l’ecosistema narrativo della saga. Questo universo continua a respirare, ad evolversi, a suggerire nuove storie che aspettano solo di essere vissute. E anche se non abbiamo ancora un trailer o dettagli precisi sul gameplay, il solo sapere che stiamo tornando a Tamriel è come un richiamo antico che risuona nelle ossa.

Personalmente, spero che The Elder Scrolls VI ci sorprenda. Spero in una nuova regione — magari Hammerfell o Valenwood — e in un sistema narrativo più profondo, che possa finalmente eguagliare quella libertà esplorativa che tanto abbiamo amato. Voglio perdermi ancora, come la prima volta. Voglio scoprire città piene di storie, magie dimenticate, e scelte che pesano davvero.

Non so se riusciremo mai a rivivere un’esperienza intensa come quella di Skyrim, ma forse non dobbiamo. Forse TES VI sarà qualcosa di diverso. Qualcosa che non vuole imitare il passato, ma costruire un nuovo futuro.

E io, da fan irriducibile e da gamer con il cuore ancora inchiodato a Tamriel, non vedo l’ora di varcare quella soglia.

Leggende Pokémon Z-A – Nuove Mega Evoluzioni e una Luminopoli in Evoluzione

Ricordo ancora quando nel 2013 impugnai per la prima volta il mio Nintendo 3DS per esplorare Luminopoli in Pokémon X. Una città viva, ma al tempo stesso misteriosa, che portava nel cuore quella fusione affascinante tra il mondo Pokémon e l’estetica parigina. Oggi, più di un decennio dopo, quella stessa città è pronta a rinascere sotto una nuova luce grazie a Pokémon Legends: Z-A, un titolo che non solo promette di riscrivere le regole del franchise, ma di spingersi oltre, mescolando passato e futuro in un mix elettrizzante.Sviluppato da Game Freak e pubblicato da Nintendo e The Pokémon Company, Legends: Z-A arriverà su Nintendo Switch entro la fine del 2025. E, dulcis in fundo, potremo godercelo con un upgrade grafico pensato per la nuova generazione di console. Sì, parlo proprio della tanto chiacchierata Switch 2, che dovrebbe offrire texture più definite, effetti di luce migliorati e (speriamo) animazioni più fluide rispetto a quelle un po’ rigide che ci hanno fatto storcere il naso in Scarlatto e Violetto. Ma lasciatemi andare con ordine. Ecco tutto quello che sappiamo, e soprattutto tutto quello che sogno, su questo nuovo capitolo che, almeno sulla carta, ha tutte le carte in regola per diventare un classico.

Benvenuti a Luminopoli 2.0

Dimenticate la vecchia Luminopoli che avevamo esplorato in Pokémon X. In Legends: Z-A, la metropoli di Kalos si presenta come una città in pieno fermento urbanistico, in bilico tra modernità e natura, tra architettura avveniristica e zone selvagge dove i Pokémon vivono liberi. E qui Game Freak sembra volerci dire qualcosa: stiamo assistendo a una vera e propria metamorfosi del mondo Pokémon, una sinergia tra creature e umani che riflette anche certe tematiche attualissime sul nostro rapporto con l’ambiente.

Il cuore pulsante della città resta la maestosa Torre Prisma, ma attorno a lei si sviluppano nuove aree verdi, parchi, canali e caffè dove umani e Pokémon convivono. A orchestrare questa rigenerazione urbana c’è una misteriosa azienda high-tech chiamata Q-asar Inc., la cui missione è rendere la città un luogo accogliente per tutti. Ma dietro queste buone intenzioni, si cela forse un piano più oscuro?

Un nuovo inizio, con vecchi amici

Come ogni buon gioco Pokémon che si rispetti, anche qui inizieremo la nostra avventura scegliendo uno starter. Ma attenzione: questa volta Game Freak ha voluto stupirci con una scelta che definirei quasi vintage. I tre starter disponibili saranno Chikorita (di seconda generazione), Tepig (quinta) e Totodile (ancora seconda). Una combinazione inedita e inaspettata, che sembra voler omaggiare alcune delle generazioni più amate dai fan di lunga data.

Tra l’altro, ditemi che non è poetico iniziare una nuova avventura con Totodile che, nel suo entusiasmo mordace, rischia di staccarti un dito mentre gioca. O con Chikorita, che si crogiola al sole con l’aria di chi ha capito tutto della vita. O ancora con Tepig, che starnutisce fumo nero quando ha il raffreddore. Questi dettagli, per me, sono puro amore.

Zygarde e l’alchimia del mistero

Il Pokémon leggendario protagonista sarà Zygarde, creatura misteriosa composta da cellule autonome che, in base a quante ne ha riunite, cambia forma. L’idea che Zygarde sia interessato al protagonista e che le sue “parti” siano sparse nella città, mi fa pensare a un gameplay legato alla scoperta e alla raccolta, come se ogni cellula rappresentasse un frammento di verità da rimettere insieme.

C’è un fascino quasi esoterico in Zygarde. Come se fosse l’eco di una forza più grande, un equilibrio naturale che si riflette anche nella rigenerazione urbana della nuova Luminopoli. Il pensiero che ogni passo nel gioco possa avvicinarci a un pezzo di questo puzzle mi fa fremere.

Un gameplay tutto nuovo

E qui si tocca un punto cruciale: Pokémon Legends: Z-A abbandona i classici combattimenti a turni e introduce, per la prima volta nella saga principale, battaglie in tempo reale. Proprio così: potremo muoverci liberamente nel campo di battaglia e decidere in tempo reale quando e come far attaccare il nostro Pokémon. Questo cambia tutto. Non solo dovremo considerare i tipi e le mosse, ma anche il tempismo, il posizionamento e la gestione dello spazio.

E non finisce qui: tornano anche le megaevoluzioni, una meccanica amatissima dai fan e ingiustamente accantonata negli ultimi titoli. Vedere il mio vecchio Charizard o Gardevoir sprigionare quell’energia spettacolare è qualcosa che aspetto con ansia.

Royale Z-A: il torneo notturno dei sogni

Una delle novità che più mi ha colpito è la modalità Royale Z-A, una competizione che prende vita solo di notte, in una zona lotta avvolta da misteriosi ologrammi rossi. Qui, gli Allenatori partono tutti dal rango Z e devono combattere per salire fino al rango A, dove un desiderio può essere esaudito. Non so voi, ma a me sembra il mix perfetto tra Pokémon, Hunger Games e un pizzico di Underground Fight Club.

La gestione del tempo sarà fondamentale: di giorno si esplora, si catturano Pokémon, ci si prepara. Di notte si combatte, si rischia, si sogna. È un ciclo che promette assuefazione. E la presenza di personaggi rivali come Ryon o Villy aggiunge quel tocco narrativo che da fan adoriamo.

Cosa manca? Forse l’online…

Una nota dolente (per ora) è l’assenza di conferme su una modalità online. Comprensibile, dato il nuovo sistema di combattimento in tempo reale, che potrebbe creare problemi di bilanciamento. Ma dentro di me spero ancora che Game Freak ci sorprenda con qualche opzione multiplayer competitiva, magari post-lancio.

L’attesa è lunga, ma piena di promesse

Il 16 maggio 2025, data d’uscita ufficiale, sembra lontano ma intanto cresce l’hype. Certo, le prime immagini del gioco hanno sollevato alcune perplessità grafiche — texture non eccelse, animazioni statiche — ma voglio credere che con il tempo a disposizione, Game Freak possa regalarci la Luminopoli che ci meritiamo, luminosa e viva come non mai.

In fondo, Pokémon Legends: Z-A non è solo un nuovo gioco: è un ponte tra il passato e il futuro della saga. È una lettera d’amore per chi è cresciuto sognando con Pikachu e compagni, ma anche una porta aperta per chi quei sogni vuole iniziarli adesso.

Io non vedo l’ora di tornare in pista. E voi? Quale starter sceglierete? Avete già un piano per scalare la Royale Z-A? Raccontatemi tutto nei commenti o condividete l’articolo sui vostri social: voglio sapere come vivete anche voi l’attesa per questa nuova, scintillante avventura Pokémon!

Clair Obscur: Expedition 33 – Un’avventura RPG tra azione e turni nella Francia della Belle Époque

Ci sono momenti in cui un gioco non si limita a farsi notare. Ci sono titoli che ti guardano dritto negli occhi dallo schermo, ti afferrano per il bavero della giacca – possibilmente a doppio petto e con borchie d’ottone, se siete come me appassionati di steampunk – e ti sussurrano con voce roca e affascinante: “Tu devi scoprire cosa si cela dietro questo mondo.” Clair Obscur: Expedition 33 è proprio uno di quei giochi. Lo si è capito fin dal primo istante in cui è stato mostrato all’Xbox Developer Direct. E ora che conosciamo la data di uscita – 24 aprile 2025 – non ci resta che sederci, lucidare i monocoli e prepararci per un viaggio tra bellezza e oscurità.

Un mondo tra arte, morte e rivoluzione

Immaginate una Francia alternativa, dove le luci dorate della Belle Époque vengono inghiottite da ombre arcane, pennellate da una figura enigmatica nota come la Pittrice. Sì, perché in Clair Obscur: Expedition 33, l’arte non è solo cultura: è potere, è condanna, è destino. Ogni anno, la Pittrice sceglie un numero e chiunque lo raggiunga, muore. Una metafora decadente e poetica sull’ineluttabilità del tempo? Forse. Ma in questo universo fantasy con sfumature steampunk, quel numero è una sentenza, e opporsi è l’unica ribellione possibile.

Ed è proprio qui che entra in gioco la Spedizione 33: un gruppo di ribelli, eroi, tormentati e visionari. Non sono i soliti “prescelti”. Sono anime spezzate, pronte a sfidare il destino e affrontare la Pittrice, ma anche – e forse soprattutto – se stesse.

Tra battaglie a turni e intuizioni moderne

Il gameplay è un raffinato ibrido che si muove tra tradizione e innovazione. Se come me avete passato notti insonni su Final Fantasy IX o Persona 5, vi sentirete subito a casa… ma non completamente. Clair Obscur prende la base dei JRPG a turni e la arricchisce con dinamiche reattive in tempo reale: parate, schivate, mira libera. Non si tratta solo di scegliere l’attacco giusto, ma di saperlo eseguire con tempismo e precisione. Ogni scontro diventa danza, strategia e istinto.

Il mondo di gioco è un’opera d’arte vivente. L’esplorazione è libera, dettagliata, costellata di missioni secondarie che non sono semplici riempitivi, ma piccoli racconti che aggiungono spessore a una trama già ricca. L’estetica richiama con forza la raffinatezza fin-de-siècle, ma reinterpretata con tocchi dark, gotici e steampunk: lampioni a gas tra rovine arcane, vetrate liberty che filtrano luce su laboratori alchemici abbandonati, treni a vapore che attraversano territori avvolti dalla nebbia e dalla magia.

Una narrazione cinematografica che scava nell’anima

Il comparto narrativo è uno dei pilastri portanti del progetto. Sandfall Interactive ha scelto con cura ogni dettaglio: dalla scrittura alla recitazione. Charlie Cox (il nostro amato Daredevil), Andy Serkis (il leggendario Gollum), Jennifer English e Ben Starr prestano le loro voci a personaggi che sembrano usciti da un romanzo gotico più che da un classico RPG. I dialoghi sono intensi, maturi, tormentati. Le relazioni sono sfumate, i temi profondi: senso di colpa, morte, arte, sacrificio.

Il risultato? Una storia che si vive più che si segue, con momenti che ti lasciano sospeso, a riflettere sul confine tra realtà e illusione. Le sequenze animate, supportate dal potente Unreal Engine 5, creano un mondo visivamente impressionante, ma è l’anima del gioco a far breccia: una narrazione che non ha paura di toccare corde emotive complesse.

Un’esperienza sinestetica tra musica e immaginazione

E poi c’è la musica. La colonna sonora – 154 tracce, otto ore di pura magia acustica – è una sinfonia epica e struggente. Lorien Testard, con la voce eterea di Alice Duport-Percier e la partecipazione di artisti come Victor Borba e Ben Starr, ha creato un viaggio musicale che accompagna ogni passo, ogni svolta della trama, ogni sussurro del vento tra le rovine. La suite “Nos vies En Lumière”, lunga ben 33 minuti, è il cuore pulsante di questa epopea sonora: un crescendo emotivo che trasforma la musica in narrativa.

Un’eredità da onorare, un futuro da inventare

Guillaume Broche, mente creativa dietro Sandfall Interactive, ha voluto rendere omaggio ai grandi classici del genere RPG, ma con una missione: portarli nel futuro. Clair Obscur: Expedition 33 non è solo un tributo. È un manifesto. Un grido estetico e narrativo che unisce il passato e il presente per plasmare un nuovo modo di raccontare mondi fantastici.

La Digital Deluxe Edition arricchisce l’esperienza con contenuti ispirati ai due poli del titolo: “Clair” e “Obscur”. Una dicotomia che pervade l’intero progetto, riflettendosi nelle scelte estetiche, nei personaggi, nel gameplay stesso. Ma più che un contrasto, è una coesistenza. Luce e oscurità, arte e distruzione, sogno e realtà.

La mia riflessione finale

Come blogger, come giocatore, ma soprattutto come amante del fantasy steampunk, sento che Clair Obscur: Expedition 33 rappresenta una promessa audace. Non è il solito gioco di ruolo, ma un’opera che cerca di elevarsi, di raccontare, di far riflettere. Non è solo intrattenimento, è immersione, introspezione, emozione. Siamo pronti a sfidare il destino? A lottare contro la Pittrice? A scoprire cosa significa davvero essere parte della Spedizione 33?Io ci sarò, con il mio cappello a cilindro e il cuore pronto a farsi spezzare. E voi? Fatemelo sapere nei commenti, oppure condividete l’articolo con i vostri compagni d’avventura: il destino ama essere raccontato.

FalComics 2025: quando la cultura pop diventa un viaggio dentro l’anima

C’è un momento, ogni anno, in cui la primavera accende Falconara Marittima con una luce tutta sua. Non è solo il sole che si allunga sulle giornate, ma un’energia palpabile che vibra tra i vicoli della città: è il richiamo di FalComics. E quest’anno, amici della cultura pop, l’edizione 2025 promette di essere non solo la più grande, ma anche la più umana di sempre. Il tema scelto? “Empathy”. E già solo a pronunciarlo si sente un respiro collettivo, come se questo festival stesse per toccarci più a fondo del solito.

A guidarci in questo viaggio emozionale è il manifesto ufficiale dell’evento, una vera e propria opera d’arte firmata dal talento cristallino di Ivan Bigarella. Se il nome vi suona familiare, è perché parliamo di uno dei volti più amati del fumetto italiano, autore di copertine per Topolino e illustratore dal tratto immediatamente riconoscibile. Il manifesto non è solo una locandina: è una dichiarazione d’intenti. È la sintesi visiva di quello che ci aspetta, un ponte tra l’immaginario fantastico e il cuore pulsante delle emozioni umane. Ma Bigarella non si ferma lì. Il 23 maggio inaugurerà anche una mostra personale, “Il mio lavoro, la mia passione” — e già il titolo dice tutto. Sarà un’occasione per entrare nel suo mondo, per capire cosa c’è dietro ogni linea, ogni colore, ogni scelta artistica. Un invito all’empatia, insomma, attraverso lo sguardo di un artista.

Empatia come esperienza collettiva

A FalComics 2025 l’empatia non è solo un tema, ma un filo rosso che attraversa ogni angolo del festival. Lo ha spiegato bene il Direttore Artistico Gianluca Del Carlo, paragonando l’intera manifestazione a un’orchestra: ogni partecipante è uno strumento, ogni momento un accordo che contribuisce all’armonia generale. Un’armonia fatta di incontri, spettacoli, performance, e soprattutto condivisione.

Il festival diventa così uno spazio dove non solo si celebrano i fumetti, i videogiochi, il cosplay e la narrativa fantasy, ma dove ci si riconosce negli altri. Dove i fan diventano comunità. Dove le passioni smettono di essere hobby individuali e si trasformano in una vibrazione collettiva.

La formula del successo? Inclusività e accessibilità

Che FalComics sia diventato un punto fermo nel calendario nerd nazionale non è un caso. L’edizione 2024 ha sfiorato i 235.000 visitatori, un numero che fa girare la testa, ma che soprattutto testimonia quanto questa manifestazione sia diventata un faro per gli appassionati. Il segreto? L’ingresso gratuito. Sì, perché la cultura pop, secondo gli organizzatori e il Comune di Falconara Marittima, dev’essere per tutti. E in un’epoca in cui l’accesso alla cultura spesso è un privilegio, questa scelta ha il sapore di una presa di posizione forte e necessaria.

Lo conferma anche il Sindaco Stefania Signorini, che vede nel festival un “motore di inclusione”, un modo per trasformare Falconara in un crocevia di storie ed emozioni. E non è un caso se ogni anno la città si trasforma, letteralmente, in un gigantesco parco tematico della creatività.

RIOT Games, Giorgio Vanni e le leggende del pop

Anche nel 2025 le collaborazioni d’oro non mancano. Torna RIOT Games, uno dei publisher più influenti nel panorama gaming mondiale, segno tangibile di quanto FalComics sia ormai riconosciuto anche a livello internazionale. E poi, come ignorare lui, il Capitano? Giorgio Vanni, la voce delle nostre sigle preferite, è pronto a salire di nuovo sul palco per farci urlare come se fossimo ancora ragazzini davanti alla TV con in mano un succo di frutta e gli occhi pieni di cartoni giapponesi.

Una città che diventa universo

Dal 23 al 25 maggio, Falconara Marittima non sarà solo una località sulla mappa, ma un luogo dell’anima. Sarà un laboratorio di idee, un’arena per cosplayer, una galleria a cielo aperto per artisti e illustratori, un’arca di Noè per appassionati di tutte le età, provenienze e background. E sarà, soprattutto, un’esperienza.Perché se c’è una cosa che FalComics ci ha insegnato negli anni è che il mondo nerd non è solo un mondo fatto di pixel, tavole disegnate o costumi cuciti a mano. È una lente per guardare meglio dentro noi stessi e negli altri. E quest’anno, con Empathy, questa lente si fa ancora più nitida.

Quindi segnatevi le date, liberate la memoria del telefono per le foto, preparate i costumi e, soprattutto, il cuore. FalComics 2025 non sarà solo una fiera. Sarà un abbraccio collettivo, una dichiarazione d’amore alla cultura pop, ma anche e soprattutto a ciò che ci rende umani: la capacità di sentire, capire, connetterci. E in un mondo che corre veloce, forse è proprio questo il superpotere di cui abbiamo più bisogno.

Ghost of Yotei sarà lanciato il 2 ottobre 2025 in esclusiva PlayStation 5

Ragazzi e ragazze, lasciate perdere tutto quello che stavate facendo: Ghost of Yōtei è realtà! E no, non è uno scherzo, né un rumor captato per sbaglio da qualche insider su Twitter alle tre di notte. Sony ha deciso di spiazzarci alla grande, annunciando senza alcun preavviso l’arrivo di uno dei titoli più attesi (e ora anche più chiacchierati) di questo 2025. La data da segnare in rosso fuoco sul calendario? Il 2 ottobre 2025. Manca ancora qualche mese, ma fidatevi: l’attesa sarà lunga… e dolcissima. Come appassionata di videogiochi – e in particolare di quelle esperienze che riescono a fondere narrazione profonda, ambientazioni mozzafiato e combattimenti da brivido – non potevo restare indifferente di fronte a questa notizia. Ghost of Tsushima mi aveva stregata, e sapere che ci sarà un nuovo capitolo ambientato nello stesso universo mi ha letteralmente fatto saltare dalla sedia. Ma attenzione, perché Ghost of Yōtei non è un semplice sequel: è un viaggio nuovo, con un’anima diversa. E il cuore di questa avventura pulsa nel petto di una nuova protagonista: Atsu.

Se in Ghost of Tsushima abbiamo seguito le gesta del nobile samurai Jin Sakai, in questo nuovo capitolo la scena viene rubata da una figura tanto affascinante quanto tormentata: Atsu. Mercenaria, solitaria, e guidata da una sete di vendetta che sembra averle consumato l’anima, Atsu è la nuova “Ghost”. Ma a differenza di Jin, la sua missione non è salvare un’isola o difendere un codice d’onore. La sua è una vendetta personale, viscerale, che la porterà a confrontarsi non solo con i suoi nemici, ma anche con se stessa.

La storia è ambientata nel 1603, in pieno periodo Edo, ma si sposta verso territori meno battuti dai grandi classici: ci troviamo nel freddo e selvaggio nord del Giappone, precisamente nell’isola di Hokkaido, dove troneggia maestoso il Monte Yōtei. Questo cambiamento di scenario è già, da solo, una promessa di meraviglia: paesaggi innevati, tundre silenziose, vallate verdi abbracciate dalla nebbia… un Giappone più selvaggio, più isolato, ma incredibilmente affascinante.

Jason Connell, direttore creativo di Sucker Punch, ha dichiarato di essersi letteralmente innamorato del Monte Yōtei. E sinceramente? Lo capisco benissimo. Guardando i primi scorci del gioco si percepisce quell’amore: ogni pixel trasuda rispetto per la natura, per il silenzio, per la bellezza spietata di queste terre. Il team ha persino registrato suoni ambientali direttamente nel Parco Nazionale di Shiretoko per rendere l’esperienza ancora più realistica. Siamo a un livello di immersione totale.

La vendetta di un’”underdog”

Narrativamente, Ghost of Yōtei si promette intenso e stratificato. Al centro non c’è solo una vendetta: c’è il racconto di una donna che cerca di sopravvivere in un mondo che non le ha mai concesso nulla. Un’outsider, un’”underdog” in piena regola, che combatte contro poteri più grandi di lei, contro ingiustizie profonde e contro un passato che le brucia dentro.

Sucker Punch ci regala una protagonista inedita per l’universo PlayStation: una guerriera giapponese non solo letale, ma anche complessa, fragile, umana. E già da ora mi sto chiedendo quante scelte morali ci verranno messe davanti. Sarà possibile rimanere fedeli ai propri valori quando la vendetta brucia dentro come lava? Riusciremo ad aiutare chi ci circonda o saremo accecati dall’odio? Ghost of Yōtei sembra volerci sfidare non solo con la spada, ma anche con il cuore.

Next-gen all’ennesima potenza

Parliamo ora della parte più nerd che c’è: la grafica e le feature tecniche. Questo titolo sarà disponibile in esclusiva per PlayStation 5, e già dai primi trailer è chiaro che Sucker Punch ha voluto spingere al massimo le potenzialità della console.

I paesaggi sono da togliere il fiato, ogni folata di vento, ogni fiocco di neve sembra quasi toccarti la pelle. Le animazioni dei combattimenti sono fluide, cinetiche, e rendono ogni duello una danza mortale. Ma non finisce qui: grazie al nuovo audio 3D di PS5, potremo percepire ogni suono con un realismo mai visto prima. Sentiremo le fronde muoversi, i passi sulla neve, il clangore delle lame… sarà come essere , al fianco di Atsu.

E poi, diciamolo: con l’SSD della PS5, addio ai tempi di caricamento. Potremo muoverci liberamente tra una missione e l’altra, esplorare il mondo a nostro piacimento, senza quella fastidiosa attesa che spesso rompe il ritmo dell’azione.

Un nuovo inizio per la saga

Ghost of Yōtei non è solo un nuovo gioco: è il simbolo di un’evoluzione. Non si limita a cavalcare il successo del primo capitolo, ma osa, cambia, propone una nuova prospettiva. Jin Sakai rimarrà sempre nel nostro cuore, certo, ma Atsu ha già tutte le carte in regola per scrivere una nuova leggenda.

La scelta di una protagonista femminile forte, ma anche vulnerabile, è una boccata d’aria fresca in un panorama videoludico che ancora fatica ad abbracciare la piena complessità dei suoi personaggi. E personalmente, non vedo l’ora di scoprire come si evolverà la sua storia, quali legami creeremo, e quali cicatrici porteremo con noi alla fine di questa nuova avventura.

OutRun, il mito su quattro ruote corre verso Hollywood: Michael Bay e Sydney Sweeney accendono il turbo dell’adrenalina retrò

Universal Pictures ha appena annunciato un nuovo adattamento cinematografico che ha il potenziale di far battere il cuore di tutti gli appassionati di videogiochi retro. Si tratta di OutRun, il leggendario gioco di guida arcade di Sega che ha catturato l’immaginazione di milioni di giocatori fin dal suo debutto nelle sale giochi nel 1986. Ma a differenza di molti adattamenti videoludici, questo progetto ha una marcia in più, grazie alla presenza di due nomi molto noti nel mondo del cinema: Michael Bay, il re delle esplosioni e delle sequenze visive mozzafiato, e Sydney Sweeney, l’attrice di Euphoria che si fa largo come produttrice.

Questa notizia, rivelata in esclusiva da Deadline, ha suscitato grande entusiasmo tra i fan, non solo per la portata del progetto, ma anche per la scelta di un regista come Bay, famoso per la sua capacità di portare sul grande schermo scene di azione spettacolari. I dettagli della trama sono ancora avvolti nel mistero, ma una cosa è certa: con Bay alla guida, possiamo aspettarci un’esperienza cinematografica che farà scintille, capace di far rivivere la velocità e l’adrenalina che hanno reso OutRun una delle esperienze di gioco più iconiche di sempre.

Il coinvolgimento di Sydney Sweeney come produttrice aggiunge ulteriore prestigio al progetto. L’attrice, che sta rapidamente diventando una delle star più ricercate di Hollywood, ha già fatto il suo debutto nella produzione con il film horror Immaculate, e ora continua a dimostrare di voler essere una figura di riferimento non solo sul set, ma anche dietro la telecamera. Anche se non la vedremo nel ruolo di protagonista in OutRun – a differenza di quanto accadrà nel film live-action di Gundam, in cui è coinvolta sia come attrice che produttrice – Sweeney sta sicuramente imprimendo il suo marchio su questo progetto.

A supporto della produzione ci saranno anche i veterani di Sega, con Toru Nakahara, producer dei recenti successi come la saga di Sonic, che si occuperà della produzione per conto dell’azienda nipponica. Shuji Utsumi, presidente di Sega, supervisionerà il progetto, garantendo che l’adattamento rispetti l’essenza del franchise originale. Una supervisione di alto livello, che promette di preservare il cuore e l’anima di un gioco che ha fatto la storia.

OutRun non è solo un gioco di guida: è un simbolo di un’era, un pezzo di cultura pop che ha trascinato milioni di persone nelle sale giochi di tutto il mondo. La sua formula semplice – correre a tutta velocità su una Ferrari Testarossa, seppur non ufficialmente licenziata, attraverso paesaggi mozzafiato – ha segnato un’intera generazione. Ogni corsa era accompagnata da una colonna sonora che ha fatto la storia: brani come Magical Sound Shower e Passing Breeze sono diventati icone assolute della musica videoludica e hanno contribuito a dare al gioco un’atmosfera unica, che ha influenzato non solo il genere racing, ma anche interi movimenti musicali, come la scena synthwave.

La sfida per Michael Bay sarà non solo quella di portare la velocità e l’adrenalina del gioco sul grande schermo, ma anche quella di trovare un modo per adattare un’esperienza di guida in un racconto cinematografico che possa affascinare anche chi non ha mai messo mano a un joystick. Se da un lato è facile immaginare sequenze mozzafiato di corse su strade infinite, dall’altro la grande domanda è come riuscirà Bay a intrecciare una narrazione coinvolgente, che renda giustizia a un gioco che, pur essendo privo di una trama definita, ha fatto della libertà e della fuga la sua essenza.

Questa produzione si inserisce in un contesto più ampio di adattamenti cinematografici di videogiochi, un fenomeno che negli ultimi anni ha preso piede con il successo planetario di pellicole come Super Mario Bros. e la serie di The Last of Us su HBO. L’adattamento di OutRun arriva in un momento in cui i film basati su videogiochi sembrano aver trovato una nuova linfa vitale, con il pubblico sempre più pronto a riscoprire le sue passioni videoludiche attraverso il grande schermo.

Anche se Universal Pictures non ha ancora fissato una data di uscita e non ha svelato dettagli sul cast, l’annuncio ha già generato un’ondata di curiosità e attesa tra gli appassionati. La sfida sarà quella di tradurre in immagini la sensazione di velocità e libertà che il gioco ha saputo regalare, ma con Bay al timone e il supporto di un team di produzione esperto, le aspettative sono alte.

In un mondo dove la nostalgia per i classici videoludici è più viva che mai, OutRun si prepara a compiere il suo grande salto sul grande schermo, pronto a catturare sia i fan storici che le nuove generazioni di spettatori. Se c’è un film che promette di portare l’emozione di una corsa senza freni direttamente nel cuore del cinema moderno, questo è proprio OutRun. Non vediamo l’ora di vedere come Bay, Sweeney e il resto del team trasformeranno l’iconico gioco di guida in una nuova avventura cinematografica, che, ne siamo certi, non mancherà di farci accelerare il battito del cuore.

The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered: Un ritorno epico nelle terre di Tamriel

Dopo anni di speculazioni e sogni ad occhi aperti, la notizia che i fan della saga The Elder Scrolls stavano aspettando è finalmente arrivata: The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered è realtà. Bethesda, l’iconico sviluppatore di giochi, ha ufficialmente svelato il remake di uno dei capitoli più amati della saga RPG, originariamente lanciato nel lontano 2006. Un titolo che, ancora oggi, rappresenta una pietra miliare nell’universo dei giochi open world.

In un’epoca dove i remake e le remaster sono ormai una prassi nel mondo videoludico, Oblivion torna alla ribalta con un nuovo volto, pronto a risvegliare la nostalgia di coloro che hanno vissuto le avventure di Cyrodiil più di un decennio fa. Tuttavia, questa non è solo una riproposizione grafica del gioco. La remaster promette di essere una vera e propria riscrittura, pensata per sfruttare le potenzialità delle moderne piattaforme, e l’Unreal Engine 5 sarà il motore che darà vita a questo mondo fantastico. Un cambiamento che non riguarda solo la grafica, ma anche la fluidità dell’esperienza, migliorando sensibilmente il comparto tecnico.

Una delle prime cose che salta all’occhio è la promessa di una revisione totale dell’aspetto visivo: texture in alta definizione, modelli aggiornati e un’illuminazione che esalta la bellezza di Tamriel come non mai. Ma non è solo una questione estetica: la remaster include anche le espansioni più celebri del gioco, Shivering Isles e Knights of the Nine, oltre a tutti i DLC rilasciati in passato, arricchendo ulteriormente l’esperienza e offrendo contenuti extra che ampliano la già vasta e affascinante mappa di gioco.

E non è finita qui. Nonostante non si tratti di un remake completo, l’ambizione dietro questa rimasterizzazione è palpabile. Oblivion Remastered non si limita a rispolverare il gioco originale, ma punta a catturare l’essenza di un’epoca videoludica che ha definito un’intera generazione di giocatori. L’intento è di far rivivere l’esperienza di gioco senza stravolgerla, conservando quel mix di esplorazione, libertà e immersione che ha reso Oblivion un titolo leggendario. E a giudicare dal primo trailer ufficiale, che mescola nostalgia e ambizione, le aspettative sono sicuramente alte.

Il ritorno nella suggestiva Cyrodiil – il cuore pulsante del gioco – è stato perfezionato, ma senza perdere quell’atmosfera magica che ne aveva fatto un successo. Le città, i boschi, le rovine e le lande desolate sono ora più vive che mai, e la sensazione di immersione è amplificata da una grafica che fa sembrare il mondo di Oblivion quasi nuovo. Eppure, la struttura di gioco rimane fedele a sé stessa: il protagonista, appena liberato dalla prigionia, è chiamato a fermare un’invasione demoniaca che minaccia l’esistenza stessa del mondo.

L’immenso fascino di Oblivion sta proprio nella sua struttura open world, che permette al giocatore di perdersi tra le infinite quest secondarie e le possibilità esplorative. In questo senso, la remaster non fa altro che amplificare il potenziale del titolo, mantenendo intatta la sua identità. È un gioco che invita alla scoperta, e che promette di far innamorare nuovamente i veterani mentre attira nuovi giocatori che non hanno avuto la fortuna di vivere l’esperienza originale.

La notizia, che circolava da tempo tra voci e leak, è stata ufficializzata con un annuncio che ha sorpreso tutti: la data d’uscita di Oblivion Remastered è fissata per il 21 aprile 2025, con disponibilità immediata per gli abbonati di Xbox Game Pass. E in un colpo di scena, il titolo è stato lanciato subito dopo l’annuncio con un clamoroso “shadow drop”, permettendo ai fan di scaricarlo fin da subito.

Oblivion Remastered è disponibile al prezzo di 49,99 € su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC, ma la vera chicca è la sua inclusione nel catalogo di Game Pass, rendendolo accessibile a chi ha già l’abbonamento, senza costi aggiuntivi. Questo fa sicuramente piacere ai giocatori che potranno tuffarsi nel mondo di Oblivion senza spendere un euro in più, anche se l’installazione del gioco potrebbe richiedere un po’ di spazio, segno di un lavoro di remaster ambizioso e ricco di contenuti.

E ora, con un po’ di emozione, non possiamo fare a meno di pensare: è davvero il momento di tornare a Cyrodiil? Con questa remaster, Bethesda ha deciso di riportarci lì, dove tutto è iniziato, pronto a scrivere nuove storie in un mondo che non smette mai di affascinare. Non possiamo che essere felici di questo ritorno, e sperare che Oblivion Remastered riesca a confermare la sua posizione come uno dei più grandi giochi open world di sempre.

Che la nuova avventura abbia inizio!

Darth Jar Jar invade Fortnite: la stagione Galactic Battle trasforma Star Wars in un battle royale epico

C’è qualcosa di magico — e direi quasi inevitabile — nel vedere l’universo di Star Wars e il mondo di Fortnite fondersi ancora una volta in una celebrazione che ha il sapore dell’epica spaziale, della nostalgia geek e della pura adrenalina videoludica. E stavolta, ragazze e ragazzi, è la stagione: quella che aspettavo da sempre. Dal 2 maggio 2025, il battle royale di Epic Games accende i motori iperspaziali per Galactic Battle, e da fan appassionata sia di Fortnite che di fantascienza, vi dico con tutto il cuore: questa è una galassia in cui voglio perdermi. Immaginatevi: l’aria vibra sotto i motori di uno X-Wing che sfreccia tra le nubi di un pianeta deserto, mentre il suono dei blaster riecheggia tra le rovine di un antico tempio Jedi. Il cielo è illuminato dai fulmini della Forza Oscura e nel caos del campo di battaglia spunta… lui. Darth Jar Jar. Ebbene sì, proprio quel Jar Jar Binks che per anni è stato il bersaglio di meme e scherno, ritorna ora nella sua versione più inquietante e affascinante, direttamente da una delle fan theory più amate (e temute): quella che lo immagina come un burattinaio del lato oscuro, un Signore dei Sith camuffato da buffone. E sapete che vi dico? Lo adoro. È la rivincita narrativa perfetta, il colpo di scena che nessuno credeva possibile — e che solo Fortnite poteva avere il coraggio di trasformare in realtà.

La nuova stagione promette cinque settimane di eventi e contenuti da capogiro. Ogni settimana sarà un capitolo diverso di una saga galattica che non ha nulla da invidiare ai film di Lucas: si parte con l’Invasione Imperiale e si arriva fino al Sabotaggio della Morte Nera, passando per il richiamo della Forza e l’ascesa dei Mandaloriani. Ma non si tratta solo di nomi evocativi: queste fasi corrisponderanno a vere e proprie esperienze dinamiche, narrative e di gameplay, con eventi live che — e lo dico da veterana di centinaia di partite — potrebbero diventare momenti storici del gioco.

E poi parliamo dei contenuti. Si potrà pilotare (finalmente!) sia gli X-Wing che i caccia TIE, un sogno che ogni fan di Star Wars coltiva fin da bambino. Ci saranno mappe spaziali, nuovi poteri legati alla Forza — inclusi i fulmini dell’Imperatore! — e un Battle Pass carico di skin iconiche. Io ho già messo gli occhi sulla versione wookiee del Cuddle Team Leader (giuro, la voglio solo per fare le kill con un urlo da Chewbacca), ma anche Palpatine e Mace Windu fanno la loro apparizione con stile nel negozio oggetti.

Ma quello che mi ha davvero colpita, quasi commossa, è la partecipazione di Ahmed Best, la storica voce di Jar Jar, che non solo torna a doppiare il personaggio, ma ha anche improvvisato alcune battute. Una su tutte è già leggenda: “Io sono la minaccia fantasma.” La pelle d’oca, ve lo giuro. È una frase che racchiude decenni di ironia, disprezzo e redenzione in una battuta sola. Una linea che trasforma un meme vivente in un’icona dark. Ed è proprio questa la forza di Fortnite: la capacità di ribaltare le carte, di prendere il pop e trasformarlo in mito.

Non è la prima volta che Star Wars e Fortnite si incontrano — ci fu la mitica collaborazione del 2019, ricordi? Ma questa volta la scala è diversa, più ambiziosa, più cinematografica. Sembra quasi di assistere a un reboot live del concetto stesso di crossover videoludico. E poi, come se non bastasse, sono previste anche integrazioni con le versioni LEGO e i rhythm game legati al mondo di Fortnite. In pratica, una celebrazione trasversale totale, dove ogni fan può trovare la sua dimensione ideale, tra costruzioni, danza, battaglie e risate interstellari.

Personalmente, non vedo l’ora di tuffarmi in questa nuova stagione. Di riscoprire l’universo di Star Wars attraverso il linguaggio iperattivo, colorato e imprevedibile di Fortnite. Di vedere come questa “battaglia galattica” saprà reinventare i miti di sempre, e magari farci scoprire qualcosa in più anche su noi stessi, sul nostro modo di vivere il gioco, il fandom, la fantasia.

E ora la domanda sorge spontanea: voi siete pronti a seguire il richiamo della Forza? Quale skin vorrete sbloccare per prima? Pensate anche voi che Darth Jar Jar sia la cosa più assurda — e geniale — mai vista in un crossover?

Ready or Not: il battesimo del fuoco su console. Diario di un’irriducibile amante degli FPS tattici

Diario di bordo, primavera 2025. Finalmente l’attesa è finita. Dopo anni passati a guardare da lontano, con occhi lucidi e mouse invidioso, anche noi giocatori console potremo mettere piede nei corridoi opprimenti, nelle case silenziose e nei locali infestati di Ready or Not. E se sei una fanatica degli FPS tattici come me – quelli veri, dove ogni angolo può essere l’ultimo – allora preparati a respirare tensione, comando dopo comando, col fiato corto fino all’ultima porta abbattuta.

C’è qualcosa in Ready or Not che lo separa immediatamente dalla massa. Non è solo il fatto che sia crudo, spietato, o che non ti coccoli con checkpoint frequenti e colpi di scena spettacolari. No. È il modo in cui ti costringe a essere davvero lì. Nei panni di “Judge”, comandante di un’unità SWAT operativa nella corrotta e disperata Los Suenos, la tua missione non è semplicemente “sparare ai cattivi”, ma riportare l’ordine. E lo fai con lentezza, strategia, nervi d’acciaio e, se serve, con la forza. Il gioco, sviluppato da VOID Interactive e pubblicato originariamente su Steam nel 2021 in early access (uscita completa nel 2023), è considerato da molti l’erede spirituale della saga SWAT. Un’eredità importante, che Ready or Not raccoglie con dignità e durezza.

L’ambientazione di Ready or Not non è un contorno: è un personaggio vero e proprio. Los Suenos è una metropoli fittizia americana dove la povertà e il crimine hanno preso il sopravvento. E non è difficile immaginarsela come la sorella perduta di Detroit o Newark, dove ogni angolo è teatro di una potenziale tragedia.Ogni missione – ce ne sono otto, ciascuna con cinque modalità diverse – ti catapulta in scenari diversi: da case occupate da ostili barricati, a scuole in lockdown per minacce bomba, fino a club notturni dove un active shooter sta mietendo vittime. Il design delle missioni ti fa sudare freddo. Non ci sono filmati a spezzare la tensione: l’azione inizia senza preavviso, e ogni mossa è tua responsabilità. Hai a disposizione da 4 a 8 compagni d’unità, e in singleplayer sarai tu a guidarli, impartendo ordini precisi e veloci. E fidati, l’intelligenza artificiale è più capace di quanto tu possa immaginare – ma questo non significa che ti lascerà dormire sonni tranquilli.

Le modalità di gioco sono cinque, ognuna più ansiogena dell’altra. C’è la Barricaded Suspects, dove devi arrestare i malviventi senza trasformarti in giustiziere. Oppure la Active Shooter, la mia personale kryptonite, dove il tempo è il tuo peggior nemico e ogni secondo può costare la vita a un civile.E non mancano le sfide cronometrate, come nella modalità Bomb Threat, dove devi trovare e disinnescare due ordigni prima che esplodano. Ma se cerchi una vera esperienza stealth, allora Hostage Rescue è il tuo campo di battaglia: una modalità in cui il minimo errore – anche un passo troppo pesante – può far scattare la condanna a morte degli ostaggi.Ogni sessione si conclude con una valutazione del tuo operato: sei stato un poliziotto modello o uno sciacallo impaziente? Hai raccolto prove? Hai evitato morti inutili? Il sistema di punteggio ti spinge a giocare meglio, a pensare da professionista. Un sogno per chi, come me, considera ogni corner peek un atto sacro.

Se da sola riesco a sopravvivere, in compagnia vivo. Il multiplayer cooperativo di Ready or Not è dove il gioco si apre davvero. Ogni membro della squadra è un altro giocatore, e la comunicazione diventa tutto. Parole come “coprimi”, “fai breaching”, “spingiamo a sinistra” acquistano un peso nuovo. Si crea una sinergia tattica che, nei momenti migliori, sembra vera fratellanza da combattimento.Le modalità sono le stesse del singleplayer, ma la variabilità umana rende ogni operazione imprevedibile. E, per chi ama le sfide competitive, è in arrivo anche una modalità PvP.

Le armi e l’equipaggiamento non sono semplici accessori: sono strumenti chirurgici. Ready or Not ti permette di personalizzare fino all’ultimo dettaglio le tue armi, ma attenzione: ogni scelta ha un costo. Vuoi uno scudo balistico? Preparati a muoverti come un bradipo. Hai scelto un fucile a pompa potente? Dimenticati la precisione a lungo raggio.E questa è una delle cose che più amo: non esiste loadout perfetto. Ogni missione va studiata, ogni configurazione sperimentata, fallita, adattata. Nessuna “meta” universale, solo decisioni tattiche e conseguenze.

Finalmente, dopo anni di attesa, Ready or Not si prepara al grande salto su PS5 e Xbox Series X|S, con un’uscita prevista per l’estate 2025. Le edizioni disponibili saranno tre: Standard, Day One e Deluxe. Quest’ultima includerà missioni extra come Home Invasion e Dark Waters, oltre a contenuti futuri. Non è solo un porting, è un debutto in grande stile, con nuove storie ambientate nell’inquietante universo di Los Suenos.

Il mio consiglio? Preparatevi. Ready or Not non è un gioco per chi vuole rilassarsi dopo cena. È per chi ama la tensione che morde le ossa, per chi misura ogni passo e sa che una porta non si apre mai senza conseguenze. È per chi ha giocato a SWAT 4 e ancora sogna quelle notti infinite a cercare di salvare vite col cuore in gola.

Il ritorno della Vecchia Repubblica? Un nuovo progetto Star Wars potrebbe riportarci ai fasti di KOTOR

Cari Jedi e contrabbandieri della galassia nerd, affilate le vostre spade laser e sintonizzatevi con la Forza, perché c’è una nuova voce che aleggia come un sussurro tra i corridoi dei templi Jedi e le rovine dei bastioni Sith: Lucasfilm starebbe lavorando a una nuova serie ambientata nell’epoca della Vecchia Repubblica. E stavolta non parliamo solo di rumors da cantina su Tatooine. C’è del concreto nell’aria… o almeno, abbastanza da farci sognare come giovani Padawan davanti al loro primo olotempio. L’annuncio, arrivato dopo lo Star Wars Celebration in Giappone (sì, avete letto bene: dopo, come colpo di scena finale di uno di quegli episodi che ti fanno saltare sul divano), è stato rivelato da Deadline. Una nuova serie TV targata Star Wars è in fase di sviluppo, firmata dalla coppia padre-figlio Carlton e Nick Cuse. Il primo lo conosciamo bene per Lost e Locke & Key, il secondo ha lavorato a perle come Station Eleven e Watchmen. Insomma, due penne affilate, visionarie, capaci di creare mondi complessi e stratificati… e ora stanno per mettere mano a una galassia lontana lontana.

Ma cosa c’entra Star Wars: Knights of the Old Republic?

Se siete tra quelli che hanno versato lacrime pixelate davanti alla rivelazione dell’identità di Darth Revan, allora sapete già dove voglio andare a parare. Quattro mesi fa, Daniel Richtman, noto insider del settore, aveva sganciato una vera bomba: Lucasfilm starebbe lavorando a un progetto ambientato nell’era della Vecchia Repubblica. Nessun dettaglio concreto, ovviamente – in perfetto stile Sith – ma abbastanza per far tremare il cuore di chi, come me, considera Star Wars: Knights of the Old Republic uno dei vertici assoluti del lore starwarsiano. Parliamo di un gioco che ha definito un’epoca, uscito nel 2003 per mano dei geni di BioWare. Un RPG capolavoro che ci ha permesso di esplorare una galassia spaccata in due: da un lato la Repubblica Galattica, dall’altro l’Impero Sith, con Darth Malak a seminare caos e distruzione. Ma la vera bomba arriva quando il nostro personaggio scopre di essere… Darth Revan, l’ex Signore Oscuro dei Sith con la memoria cancellata. Una trama da togliere il fiato, una narrativa matura, morale ambigua e scelte che determinavano il destino non solo del protagonista, ma dell’intera galassia.

Un amore che non si dimentica

Per molti fan – inclusa la sottoscritta – KOTOR non è solo un videogioco: è un ricordo scolpito nel cuore. Bastila Shan, con la sua tensione interiore tra dovere e sentimenti. Il sarcastico HK-47, droide assassino con la parlantina più letale della galassia. Carth Onasi, il soldato tormentato dal passato. Ogni personaggio era vivo, reale, pieno di sfumature. E l’idea di vederli prendere vita in una serie TV, magari con effetti speciali degni di un superproduzione Disney+, è roba da far tremare le midichlorian.

E non siamo soli. Anche Leslye Headland, creatrice di The Acolyte, ha dichiarato il suo amore per KOTOR, parlando con entusiasmo della figura enigmatica di Kreia (protagonista del secondo capitolo del gioco). Kreia è forse uno dei personaggi più affascinanti e sfaccettati dell’intero universo Star Wars, e un suo adattamento live-action potrebbe essere il The Last Jedi che avremmo voluto: filosofico, oscuro, rivoluzionario.

Quando le hanno chiesto se avrebbe inserito Revan in The Acolyte, ha risposto con un sorriso: “Iniziate a scrivere e-mail! Fate partire il crowdfunding!”. Che sia una battuta o un invito mascherato alla mobilitazione nerd?

Un sogno che diventa realtà… o l’ennesima illusione?

Ora, mettiamo i piedi per terra (almeno per un attimo): una serie in sviluppo non è una serie confermata. La storia recente ci ha insegnato a non fidarci troppo. Vi ricordate di Rogue Squadron di Patty Jenkins? O della trilogia mai nata di Benioff & Weiss? E la serie su Lando? Per non parlare dello show animato su Droids, evaporato come un Jedi su Mustafar.

Eppure, questa volta c’è qualcosa che profuma di possibile. Carlton e Nick Cuse sono due nomi forti, e il fatto che si siano uniti per lavorare insieme a una serie Star Wars suggerisce qualcosa di ambizioso. Qualcosa che, magari, possa permettere a Lucasfilm di espandere il canone verso territori ancora inesplorati dal live-action.

Vecchia Repubblica, nuova speranza

La Vecchia Repubblica è una delle epoche più ricche e affascinanti di tutto il mito di Star Wars. Guerre millenarie tra Jedi e Sith, ordini mistici, tradimenti epici, amori proibiti, conflitti interiori. È una tela perfetta per narrazioni mature, etiche, che mettano in discussione ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Non più solo “Luce contro Oscurità”, ma il grigio, quello vero. Quello che fa riflettere.

Se questa nuova serie dovesse davvero prendere ispirazione da KOTOR, potremmo trovarci davanti a un capolavoro. Certo, resta da capire se sarà un adattamento diretto o una storia originale ambientata nello stesso periodo. Il canone ufficiale è ancora avaro di dettagli su Revan, Malak e compagnia bella. Ma magari, proprio questa serie potrebbe essere il veicolo perfetto per (ri)canonizzare un’epoca che i fan continuano ad amare alla follia.

Insomma, la Forza si è risvegliata… di nuovo. E stavolta potrebbe portarci molto più lontano di quanto immaginiamo.

Yu-Gi-Oh! The Chronicles: il ritorno che stavamo aspettando (e forse non sapevamo nemmeno quanto)

C’è qualcosa di unico, di quasi magico, quando Yu-Gi-Oh! torna a far parlare di sé. Da appassionato di anime e giochi di carte collezionabili da decenni – sì, ero uno di quei ragazzini che guardava Yugi combattere contro Kaiba mentre stringeva forte il proprio Deck nella speranza che anche il mio avesse un “Cuore delle Carte” – posso dirlo senza esitazione: Yu-Gi-Oh! CARD GAME THE CHRONICLES è la novità che serviva per far tornare a pulsare il cuore del duellante che è in ognuno di noi. Non è solo questione di nuove carte o di espansioni, e nemmeno dei tornei che ormai pullulano online e offline. Qui parliamo di qualcosa di diverso. Di più profondo. The Chronicles è un progetto animato che punta a fare ciò che tutti i veri fan desiderano: raccontare. Raccontare davvero. Farci entrare dentro le storie nascoste, spesso solo sussurrate, dietro alcune delle carte più iconiche del gioco. E lo fa con uno stile che è puro amore per il franchise.

Un anime, mille storie: i mostri diventano protagonisti

Il primo episodio – Sky Striker Ace I: Sky Striker Ace – Raye – è già disponibile sul canale YouTube ufficiale Yu-Gi-Oh! OCG, ed è un’autentica chicca. Non si limita a mostrarci la bellissima (e tosta) Raye in azione, ma ci fa entrare nel suo mondo. Un mondo di tecnologia avanzata, atmosfere cyberpunk, conflitti personali e strategia. La Sky Striker non è solo un archetipo potente e amato, è un simbolo della nuova generazione di duellanti. E vederla animata con tanta cura, con uno stile visivo raffinato e una narrazione intensa, è un regalo per chi, come me, non si accontenta di pescare una carta, ma vuole capirne l’anima. Ogni mese, un nuovo episodio. A maggio toccherà a Roze, la rivale (e in parte specchio) di Raye, e a giugno ci sarà uno dei confronti più attesi: The Fallen & The Virtuous, con protagonisti Caduto di Albaz e Dogmatika Ecclesia, la Virtuosa. Due carte che, negli ultimi anni, hanno ridefinito il concetto di lore dentro Yu-Gi-Oh!, tessendo trame complesse che aspettavano solo di prendere vita in un anime.

Il progetto è prodotto da KONAMI animation, uno studio nato nel 2024 proprio con l’idea di espandere le IP di Konami nel mondo dell’animazione. E devo dire che l’intento è più che riuscito. Lo stile è moderno, con una qualità tecnica che fa dimenticare l’epoca delle animazioni statiche dei primi duelli di Yugi. Ogni movimento è studiato, ogni frame racconta, ogni sequenza di battaglia è un concentrato di emozioni.Chi ama l’universo di Yu-Gi-Oh! sa quanto sia importante il legame tra le carte e la narrazione. Non si tratta solo di numeri, ATK e DEF. Si tratta di storie, e questa serie le valorizza tutte.

Non è un semplice “contenuto promozionale”, come potrebbe suggerire il nome completo Promotional Short Anime Series. È un vero e proprio viaggio. Una riscoperta. Un’ode all’immaginario che ci ha cresciuti, trasformando semplici carte in portali per mondi fantastici.

E la cosa meravigliosa è che è gratis. Tutti gli episodi saranno disponibili su YouTube, aperti a chiunque voglia rientrare, anche solo per un attimo, in quell’universo dove i duelli si combattono anche con l’anima.

Io ho già attivato le notifiche. Ogni nuova uscita sarà un piccolo evento, una finestra su un universo che non smette mai di evolversi.

La nostalgia incontra l’innovazione

C’è un motivo per cui Yu-Gi-Oh! non passa mai di moda. Perché è più di un gioco, più di un anime. È una comunità. È un linguaggio condiviso tra generazioni di fan. E con The Chronicles, Konami ci dice: “Siamo ancora qui. E abbiamo ancora tantissimo da raccontare”.

Allora non resta che accendere lo schermo, preparare qualche snack e tuffarsi in queste nuove storie. E magari, mentre guardi Raye affrontare il suo destino, ti verrà voglia di rispolverare il tuo vecchio Deck e ricordarti perché tutto è cominciato.

Io l’ho già fatto.

E tu? Hai già visto il primo episodio? Hai una carta Sky Striker preferita? Parliamone! Condividi l’articolo sui tuoi social e fammi sapere nei commenti cosa ne pensi di questo nuovo capitolo animato dell’universo Yu-Gi-Oh!

GameVintage Market 2025: Il 10 e 11 maggio 2025 torna al Futuro del Retrogaming

Il GameVintage Market è pronto a riportare in vita la magia dei classici videogiochi e della cultura nerd. Il 10 e 11 maggio 2025, Roma si trasformerà nel paradiso di tutti gli appassionati del retrogaming, con un evento che promette di unire collezionisti, nostalgici e curiosi in un’atmosfera unica presso il Fusolab, in Viale della Bella Villa 94.

Con ben 90 espositori provenienti da tutta Italia, il Game Vintage Market sarà un luogo dove passato e presente si incontrano. Qui sarà possibile acquistare, scambiare e persino scoprire tesori nascosti: dai videogiochi retrò ai manga, dai fumetti alle action figures, passando per boardgame, gadget e carte collezionabili come Pokémon e Magic. È l’occasione perfetta per chi cerca pezzi rari, ma anche per chi desidera rivivere le emozioni di un tempo e condividere la propria passione con una comunità di veri intenditori.

L’evento non è solo un mercatino, ma un’esperienza a tutto tondo. Oltre alla possibilità di arricchire le proprie collezioni, ci sarà spazio per incontri e scambi culturali con esperti del settore, pronti a raccontare curiosità e a consigliare chi è alle prime armi con il mondo del retrogaming. E non mancheranno momenti di relax e convivialità grazie all’area ristoro curata da Fucina Alessandrina, dove si potranno gustare hamburger, pizze e dolci in un’atmosfera calorosa e accogliente.

Il Fusolab, facilmente raggiungibile grazie al parcheggio gratuito da 1.000 posti e alla vicinanza con la fermata Metro C Alessandrino, sarà la cornice perfetta per questo viaggio nella nostalgia. Ogni angolo sarà dedicato a celebrare i giochi e i gadget che hanno scritto la storia del divertimento, trasformando questo appuntamento in un evento imperdibile per chiunque ami i videogiochi e la cultura pop.

Il GameVintage Market non è solo un’occasione per trovare pezzi mancanti o scoprire nuove passioni, ma anche un vero e proprio viaggio nel tempo. È un’opportunità per tornare bambini, per rivivere l’emozione di accendere una vecchia console o per completare finalmente una collezione tanto sognata. È un luogo dove la nostalgia incontra la comunità, e dove ogni visitatore può sentirsi parte di una grande famiglia di appassionati.

Non perdetevi questa straordinaria esperienza: l’ingresso è a offerta libera, il 10 e 11 maggio 2025 dalle 10:00 alle 19:00. Preparatevi a vivere un weekend unico, fatto di ricordi, emozioni e tanta passione per il mondo del gaming e del collezionismo. Per maggiori informazioni, visitate la pagina Facebook ufficiale dell’evento. Vi aspettiamo per celebrare insieme la storia e la magia dei videogiochi!

 

“Gioca Orvieto 2025”: una giornata tra dadi, meeple e avventure epiche nel cuore dell’Umbria

Nel cuore pulsante dell’Umbria, nella splendida cornice medievale del Palazzo del Capitano del Popolo a Orvieto, si accendono i riflettori su uno degli eventi più attesi dagli appassionati di giochi da tavolo, di ruolo e miniature: Gioca Orvieto. Domenica 27 aprile 2025, dalle 10:00 alle 19:30, la Sala Expo del palazzo si trasformerà in un regno di fantasia e strategia, grazie al lavoro appassionato del GLOR – Gruppo Ludico Orvieto, che inaugura così la prima edizione di un evento destinato a lasciare il segno nel panorama ludico nazionale.

Ma attenzione: Gioca Orvieto non è solo una fiera o una semplice giornata di gioco. È un’esperienza comunitaria, un invito all’incontro e alla scoperta, un modo per capire quanto il gioco – in tutte le sue forme – possa davvero unire. Che tu sia un veterano del GdR, un collezionista compulsivo di boardgame, o semplicemente curioso di scoprire un universo fatto di carte, dadi, regole e storie, questo evento fa per te.

La magia di giocare insieme: ingresso gratuito, divertimento infinito

Uno degli aspetti più sorprendenti di Gioca Orvieto 2025 è che l’ingresso è completamente gratuito. Un dettaglio che sottolinea il vero spirito dell’iniziativa: rendere il gioco accessibile a tutti, senza barriere economiche. Perché il divertimento, la creatività e la condivisione non devono avere prezzo.

All’interno dell’evento, i partecipanti potranno scegliere tra decine di giochi da tavolo, con un’offerta che spazia dai grandi classici alle ultimissime novità del settore. Ma non finisce qui: ci saranno anche giochi di ruolo con sessioni aperte a cui iscriversi direttamente in loco, guidate da master esperti pronti a trasportare i partecipanti in mondi fantasy, noir o fantascientifici. E per gli amanti delle battaglie in miniatura, sarà possibile assistere o partecipare a partite strategiche con miniature dipinte, dove ogni mossa può decidere le sorti di una guerra in scala ridotta.

Una ludoteca per tutti, dai neofiti agli esperti

La vera anima dell’evento è la ludoteca aperta a tutti, un paradiso per giocatori dove ogni tavolo racconta una storia diversa. Qui, chiunque potrà prendere in prestito gratuitamente un gioco, provarlo con amici o perfetti sconosciuti, e lasciarsi trasportare dall’atmosfera di pura condivisione. Non serve conoscere le regole: i volontari del GLOR, con entusiasmo contagioso e una preparazione impeccabile, saranno a disposizione per spiegare ogni meccanica e aiutare chiunque a sedersi e giocare, senza timori.

La ludoteca è pensata per accogliere famiglie con bambini, giocatori occasionali, gruppi di amici e esperti del settore. L’unica regola? Divertirsi insieme.

HEAT e Hitster: gare di velocità e sfide musicali

Tra i tanti appuntamenti della giornata spiccano due eventi speciali: il Torneo di HEAT e le sessioni di Hitster a squadre. HEAT è un adrenalinico gioco da tavolo di corse automobilistiche dove ogni curva può essere fatale, e ogni scelta tattica può portarti alla vittoria… o fuori pista! È l’occasione perfetta per chi ama competizione, gestione delle risorse e un tocco di vintage racing.

Hitster, invece, è una sfida musicale travolgente che mette alla prova le conoscenze sonore dei partecipanti: riconoscere brani, collocarli nel tempo e anticipare le mosse degli avversari. Un perfetto mix tra trivia game e party game, ideale per scatenare il groove tra i tavoli.

Porta il tuo gioco: lo spazio c’è, la community pure

Uno dei tratti distintivi di Gioca Orvieto è la libertà di portare i propri giochi. Hai un titolo lungo e complesso che raramente riesci a giocare con gli amici? Qui troverai il tempo e lo spazio per farlo. Che si tratti di un epico Twilight Imperium, di una campagna di Gloomhaven, o di un gestionale da oltre tre ore, l’evento offre tavoli dedicati anche a queste esperienze più intense. Un’occasione unica per condividere passioni e coinvolgere altri appassionati in partite memorabili.

GLOR – Gruppo Ludico Orvieto: una missione chiamata gioco

Dietro le quinte di tutto questo fermento c’è il GLOR – Gruppo Ludico Orvieto, un’associazione nata da poco ma con le idee chiare: diffondere la cultura del gioco come mezzo di crescita, socializzazione e apprendimento. Dalla sua fondazione, tra agosto e settembre dell’anno scorso, il gruppo ha già coinvolto 884 persone in ben 178 giochi organizzati in cinque diverse location tra Orvieto e dintorni.

Il GLOR non si limita all’organizzazione di eventi, ma propone anche laboratori didattici e sperimentali, in cui il gioco diventa strumento educativo e di sviluppo personale. Incontri che stimolano pensiero critico, creatività e collaborazione, rivolgendosi tanto a scuole e famiglie quanto a giocatori esperti desiderosi di esplorare nuovi orizzonti ludici.

Un appuntamento da non perdere

Gioca Orvieto 2025 è destinato a diventare un punto di riferimento per la community ludica italiana. L’evento è pensato per accogliere tutti, dai neofiti ai veterani, e si fonda su uno spirito di apertura, accoglienza e passione per il gioco.

Se sei alla ricerca di un’esperienza unica, dove riscoprire il valore della condivisione, scoprire nuovi giochi, vivere avventure epiche o semplicemente passare una giornata diversa immerso in un universo di regole e immaginazione, segnati la data: domenica 27 aprile 2025, Orvieto – Palazzo del Capitano del Popolo, Sala Expo. Non importa se vieni da solo, con amici o con tutta la famiglia: a Gioca Orvieto conta una sola cosa… giocare! Per info e contatti: giocaorvieto.it/ –  gruppo.ludico.orvieto@gmail.com.