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La categoria"Book & Comics" di Corrierenerd.it è il punto di riferimento per tutti gli appassionati di letteratura nerd e fumetti. Qui troverai recensioni, approfondimenti e interviste dedicate ai grandi classici e alle ultime novità del mondo editoriale, spaziando dai romanzi fantasy e di fantascienza ai graphic novel, dai manga alle serie di fumetti occidentali più iconiche.Oltre alle recensioni, la sezione esplora temi legati agli autori, illustratori e artisti che hanno plasmato la cultura pop nerd. Non solo narrativa testuale, ma anche letteratura illustrata, offrendo uno sguardo su opere visivamente spettacolari e innovative. La categoria è pensata per chi ama scoprire nuove storie, immergersi in universi immaginari e vivere avventure attraverso le pagine di libri e fumetti, con un occhio sempre attento alle produzioni indipendenti e ai progetti editoriali emergenti.

Harry Potter: The Exhibition a Milano – Un Viaggio Immersivo nel Mondo Magico di Hogwarts

Se sei un vero appassionato di Harry Potter, non puoi assolutamente perdere l’occasione di vivere la magia in un modo completamente nuovo e immersivo. A partire dal 19 settembre, Milano ospita la straordinaria mostra Harry Potter™: The Exhibition, che apre le sue porte al pubblico presso The Mall, in Piazza Lina Bo Bardi, nel cuore della città. Se già non sei a conoscenza di questo evento imperdibile, è il momento di scoprire tutte le meraviglie che ti aspettano.

Un viaggio immersivo nel mondo magico

Questa mostra è una vera e propria celebrazione dell’universo di Harry Potter, pensata per coinvolgere i fan attraverso una serie di esperienze sensoriali che spaziano dalla vista al tatto, dal suono all’olfatto. Entrando, ci si troverà immediatamente avvolti in un’atmosfera unica, dove sarà possibile esplorare oltre 20 sezioni che ricreano scene iconiche, oggetti di scena autentici e costumi indossati dai protagonisti dei film. Ogni angolo di questa mostra è un piccolo pezzo di magia, e la ricchezza di dettagli è davvero sbalorditiva: dai bottoni fatti a mano delle uniformi di Hogwarts™ alle rifiniture in pizzo dei vestiti, passando per le bruciature e i segni lasciati dall’usura, ogni elemento racconta una storia affascinante.

Ma la mostra non si limita a farci rivivere le scene più celebri della saga. Oltre a esplorare luoghi magici come la capanna di Hagrid o l’armadio sotto le scale dei Dursley, i visitatori avranno la possibilità di vivere una vera e propria avventura interattiva. Immaginatevi di prendere la bacchetta e lanciare un incantesimo o di provare a preparare una pozione magica, tutto grazie a un sistema che personalizza l’esperienza in base al vostro profilo di mago. L’uso del braccialetto interattivo vi permetterà di raccogliere punti per la vostra casa di Hogwarts, creando un’esperienza unica e coinvolgente.

Una mostra adatta a tutti i Potterhead

La mostra è pensata per tutti, dai più piccoli ai più grandi, e può essere un’occasione speciale da condividere con tutta la famiglia. I bambini sotto i 2 anni entrano gratuitamente, mentre quelli fino ai 12 anni godranno di sconti sui biglietti. Tuttavia, è importante sottolineare che non sono ammessi passeggini all’interno della struttura, quindi preparatevi a camminare in libertà mentre esplorate il magico mondo di Harry Potter. La mostra è adatta anche a chi non ha mai messo piede in una mostra immersiva, grazie a una narrazione che include tecnologia avanzata, come le audioguide. Oltre 90 minuti di contenuti inediti vi faranno scoprire curiosità e dettagli sul dietro le quinte dei film, con storie che vi faranno sentire davvero parte del magico universo creato da J.K. Rowling.

Un’ esperienza unica con diverse opzioni di biglietti

Per vivere al meglio questa esperienza, sono disponibili diverse opzioni di biglietti. Se volete un trattamento da veri VIP, potete optare per il Biglietto VIP, che vi garantirà l’ingresso in qualsiasi momento della giornata tramite una coda d’ingresso dedicata, insieme a vantaggi esclusivi come regali e un catalogo della mostra. Se siete alla ricerca di maggiore flessibilità, i Biglietti Flex vi permetteranno di scegliere la data e l’orario che preferite, mentre per chi è alla ricerca di un’opzione più economica, ci sono i Biglietti a fascia oraria, che offrono un ingresso limitato a un determinato orario. In ogni caso, è altamente consigliato acquistare i biglietti in anticipo, poiché la domanda è alta, e la mostra promette di essere un successo strepitoso. Non solo perché è un’occasione per rivivere la magia di Hogwarts™, ma anche perché è un’opportunità unica di immergersi in un mondo di oggetti di scena autentici, costumi iconici e installazioni mozzafiato che renderanno la visita un’esperienza davvero imperdibile.

Come arrivare e orari

La mostra sarà aperta tutti i giorni, con orari che variano in base alla giornata: dal lunedì al venerdì dalle 12:00 alle 20:00, mentre nei fine settimana e durante le festività l’apertura si estende dalle 10:00 alle 21:00. Se non siete di Milano, non preoccupatevi, perché The Mall è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici. Inoltre, se viaggiate in auto, ci sono diversi parcheggi nelle vicinanze, come il Parking Porta Nuova Varesine, facilmente accessibile.

Un regalo per ogni appassionato di Harry Potter

Se siete alla ricerca di un regalo speciale per un Potterhead, non c’è nulla di più perfetto di un biglietto per Harry Potter: The Exhibition. Con i suoi incredibili oggetti di scena, la possibilità di vivere esperienze interattive e la bellezza di esplorare i luoghi magici della saga, questo evento rappresenta un’opportunità imperdibile per tutti coloro che desiderano avvicinarsi ancora di più all’universo di Harry Potter. Harry Potter™: The Exhibition a Milano è un evento che non solo soddisfa le aspettative dei fan più accaniti, ma riesce anche a incantare chiunque abbia un amore per la magia e per il cinema. Un viaggio nel mondo di Hogwarts™ che non potete assolutamente perdere, perché ogni angolo di questa mostra vi farà sentire parte della storia, come se finalmente aveste ricevuto la lettera per entrare a far parte di questo straordinario mondo.

“Helughèa. Il Guardiano Alato”: Arthuan Rebis ci guida in un viaggio vertiginoso tra apocalisse e rinascita

La scena del fantasy italiano si arricchisce di un nuovo capitolo straordinario con l’uscita di “Helughèa. Il Guardiano Alato”, il secondo romanzo di Arthuan Rebis, scrittore, musicista e compositore dalle molteplici sfaccettature. Questo nuovo lavoro si inserisce nel solco di una narrazione originale che mescola l’alto fantasy con elementi dark, distopici ed esoterici, ma lo fa in una forma nuova e affascinante: il romanzo mondo in verticale, come un albero cosmico che affonda le radici nei miti e nell’infinito.

La trama di “Helughèa. Il Guardiano Alato” si apre con atmosfere misteriose e inquietanti: i fuochi fatui danzano tra i menhir del cimitero di Runaz, avvolgendo il lettore in un’aura di segreti non svelati. Qual è il vero mistero di Helughèa? Chi o cosa, nell’ombra, tesse da sempre le trame cosmiche che legano gli esseri umani agli Heludin, una razza misteriosa che sembra custodire le chiavi dell’universo stesso? Questo romanzo, che mescola apocalisse e rinascita, è un viaggio nell’ignoto, tra mondi nascosti e dimensioni sconosciute.

Il regno di Helu è ormai inaccessibile agli umani, ma la giovane Fedya è tormentata da sogni che rivelano il terrore di un conflitto atomico imminente. È qui che la narrazione si intreccia con il destino dei suoi compagni di viaggio: un dottore alchimista, uno stravagante becchino, il corvo Piuma Pallida e un coniglio con tre occhi. Insieme, attraversano il Tempo Verticale, un concetto affascinante e inedito che si sviluppa come una dimensione in perenne movimento, dove la linearità del tempo è sfumata e la percezione della realtà stessa è in continua mutazione. È un viaggio che sfida le leggi naturali, facendo incontrare i protagonisti con forze cosmiche antiche, capaci di curare e distruggere mondi.

In questo secondo capitolo, il lettore è condotto in un’esperienza che va oltre la semplice trama narrativa, perché la scrittura di Rebis è impregnata di un’atmosfera che ricorda le serie televisive più intricate come “Dark”, mescolata con la disperazione e la speranza di opere come “La Strada” di Cormac McCarthy. Le visioni e i segni, che sembrano anticipare eventi catastrofici, creano un quadro psicologico e spirituale denso, che sfida le convenzioni del genere. Non a caso, la scrittura di Rebis esplora in profondità tematiche eco-spirituali, filosofiche ed esoteriche, creando una sinergia tra la dimensione narrativa e quella musicale, che pervade l’intera opera.

“Helughèa. Il Guardiano Alato” non è un semplice seguito del primo romanzo “Helughèa. Il Racconto di una Stella Foglia”. Sebbene non necessiti di una lettura pregressa, il secondo libro espande il concetto di “romanzo mondo” aperto dal precedente, portando il lettore ancora più in profondità nell’interpretazione del mito dell’albero cosmico. La storia diventa così un’esperienza a 360 gradi, in cui la metafora del viaggio verticale sembra invitare a una riscoperta della realtà in cui viviamo, delle forze che la governano e delle nostre stesse capacità di trasformazione. Un invito a esplorare, quindi, non solo altri mondi, ma anche la nostra stessa natura.

La fusione tra il high fantasy e il dark fantasy, arricchita da elementi grotteschi e poetici, crea una narrazione unica, capace di dissolvere i confini tradizionali del romanzo. Rebis mescola sapientemente questi generi, introducendo anche spunti distopici che, lontani dall’essere cliché, assumono un significato profondo e meditativo sulla condizione umana. Il lettore si trova coinvolto in un’esperienza sensoriale e intellettuale che va oltre il semplice piacere della lettura: “Helughèa. Il Guardiano Alato” è un viaggio dentro e fuori i mondi possibili.

A supporto di questa esperienza, Rebis offre una dimensione sonora unica, con un album che accompagna la lettura, arricchendo l’atmosfera con melodie che spaziano dal folk nordico alla musica medievale, passando per il cantautorato mistico e il pagan/fantasy folk. Ogni brano musicale si fonde con la narrazione, creando un legame indissolubile tra le parole e la musica. L’autore, che è anche un polistrumentista e compositore, ha curato personalmente la parte musicale, includendo pezzi come “Melancholia”, “Metamorfica” e “Chanson des Bardes”, che trasportano il lettore in un universo sonoro parallelo, capace di evocare le stesse atmosfere visionarie della sua scrittura.

Ma chi è realmente Arthuan Rebis, l’autore di questa epica saga? Laureato in Cinema, Musica e Teatro, Rebis è un poliedrico artista che ha saputo coniugare la sua passione per la musica e la letteratura in un progetto che si distingue nel panorama fantasy contemporaneo. Il suo background musicale, che include più di mille esibizioni in Italia e in quindici paesi, si riflette nella profondità della sua narrazione, capace di evocare paesaggi sonori e visivi straordinari. Le sue influenze spaziano dall’antico folk nordico alla musica medievale e orientale, creando un linguaggio unico che si mescola perfettamente con l’immaginario fantastico che ha costruito nei suoi romanzi.

Con “Helughèa. Il Guardiano Alato”, Rebis ci invita ad intraprendere un viaggio indimenticabile tra dimensioni parallele e mondi dimenticati, portandoci a riflettere su temi profondi come la lotta tra luce e oscurità, la rinascita e la fine di ogni cosa. Un romanzo che non si limita a raccontare una storia, ma che diventa esso stesso un’esperienza sensoriale e intellettuale, capace di conquistare i lettori più appassionati di fantasy, esoterismo e musica.

Arthuan Rebis ha creato non solo un libro, ma un universo complesso e sfaccettato, pronto ad accogliere chiunque voglia avventurarsi oltre la superficie, per scoprire le verità più nascoste e affascinanti della sua creazione. Un’opera che segna un passo importante nella sua carriera di scrittore e musicista, e che sicuramente resterà impressa nei cuori e nelle menti di chi la leggerà.

Torsoli: Guglielmo Tell nella lotta contro gli zombie, un’originale rivisitazione horror del mito svizzero

Immaginate di prendere una delle leggende più iconiche della storia, quella di Guglielmo Tell, e di catapultarla in un mondo post-apocalittico invaso da zombie. Potrebbe sembrare una combinazione bizzarra, ma è esattamente ciò che Joël Prétôt fa con la sua graphic novel Torsoli, pubblicata dall’Istituto Editoriale Ticinese (IET) nella collana “Le Nuvole”. Un’opera che riesce a fondere con maestria il folklore svizzero, l’horror e una critica sociale di grande impatto, portando sullo schermo una versione inedita e inquietante del celebre eroe svizzero.

Guglielmo Tell, noto per la sua resistenza e per la sua lotta per la libertà contro l’oppressione, viene reimmaginato in un contesto post-apocalittico dove il male che minaccia la sua terra non è più un tiranno umano, ma un’orda di non morti famelici che infetta ogni angolo della sua patria. In Torsoli, Tell non è più solo il simbolo dell’indipendenza elvetica, ma diventa il faro di una lotta disperata contro un male che dilaga inesorabile. La sua arciere di fama mondiale non punta più a colpire frutti o tiranni, ma a fermare l’avanzata di una minaccia che trasforma i suoi compaesani in esseri privi di volontà e umanità.

Joël Prétôt, con il suo approccio originale e audace, riscrive la storia di Guglielmo Tell attraverso lenti horror e sociali. La scelta di inserire gli zombie in questo contesto non è casuale. Infatti, l’invasione degli zombi diventa una potente metafora della pericolosa diffusione di ideologie e mali contagiosi che travolgono le comunità, minacciando la loro stessa identità. Un tema che, sebbene possa sembrare anacronistico, è terribilmente attuale e rilevante, portando alla luce riflessioni sulle paure collettive, sulla resistenza e sulla lotta per la sopravvivenza in un mondo che cambia a una velocità spaventosa.

La storia di Torsoli è quindi più di un semplice racconto di zombi. È una riflessione sulla fragilità della società, un’esplorazione della condizione umana, vista attraverso il prisma di un mito eterno, quello di Guglielmo Tell, che viene trasfigurato in un eroe moderno, ma pur sempre legato alle sue radici. Prétôt non si limita a riprendere il mito originale, ma lo deforma, lo distorce, lo adatta ai tempi oscuri che sta raccontando. E lo fa con una grazia particolare, che unisce il ritmo dell’azione all’introspezione psicologica del protagonista.

Joël Prétôt, classe 1985 e originario di Paradiso, è un fumettista e illustratore che ha acquisito grande notorietà nel panorama italiano, grazie al suo stile distintivo e alla sua capacità di affrontare tematiche complesse con un linguaggio visivo unico. Dopo aver frequentato la Scuola del Fumetto di Milano, ha avuto modo di cimentarsi in numerosi progetti, realizzando opere autoprodotte e su commissione. Il suo impegno nel settore sociosanitario, poi, arricchisce ulteriormente la sua visione artistica, conferendo alle sue opere una profondità e una sensibilità rara. Con Torsoli, Prétôt non si limita a narrare una storia, ma invita il lettore a riflettere, a interrogarsi sul mondo che lo circonda e a confrontarsi con le proprie paure.

La scelta del contesto svizzero e la rilettura di una figura come Guglielmo Tell offrono, dunque, un’opportunità unica per esplorare temi universali come la libertà, la resistenza e la lotta contro l’oppressione, ma anche la paura del cambiamento e della disintegrazione sociale. Con un impianto narrativo che sa mescolare tradizione e innovazione, Torsoli non è solo un’opera di intrattenimento, ma un’occasione per riflettere sulle forze che modellano la nostra società e le nostre identità.

In conclusione, Torsoli è un’opera che segna un passo importante nel panorama del fumetto contemporaneo, un lavoro che va oltre la superficie e riesce a intrecciare generi diversi, dal folklore all’horror, dalla critica sociale alla riflessione sull’indipendenza e la lotta. Joël Prétôt ci regala una rivisitazione di Guglielmo Tell che, in un mondo invaso da zombie, assume nuovi e inquietanti significati, diventando non solo il simbolo di un’epoca, ma anche di un’umanità che lotta, a fatica, per non soccombere alle proprie paure.

Claudine! di Riyoko Ikeda: un grido struggente d’identità nel cuore della Belle Époque

Ci sono storie che non si dimenticano. Ci sono storie che, seppur scritte decenni fa, sembrano ancora oggi pulsare con la stessa intensità, con la stessa urgenza emotiva di quando sono nate. Claudine! di Riyoko Ikeda è una di queste. Un volume unico, un gioiello della narrativa a fumetti che J-POP Manga riporta in libreria e fumetteria dal 2 maggio, in una nuova edizione che rende giustizia a un’opera tanto breve quanto potente. Come appassionata di anime e manga giapponesi – e in particolare delle opere shōjo che coniugano eleganza grafica, profondità emotiva e coraggio tematico – non posso che sentirmi travolta da questo manga, che va oltre la narrativa di genere per sfiorare l’anima di chi legge.

Riyoko Ikeda, già autrice del leggendario Lady Oscar (Le Rose di Versailles), ha il dono raro di scrivere personaggi che sembrano usciti dal cuore stesso della tragedia greca, immersi in scenari raffinati ma carichi di tensione. In Claudine!, ambientato in una Francia di fine Ottocento, in bilico tra i fasti dell’aristocrazia e le inquietudini di un secolo nuovo, ci racconta la vita di un giovane che si percepisce uomo, nonostante il corpo assegnatogli alla nascita sia quello di una donna. Claude – o Claudine, come lo chiamano tutti – è un personaggio che spacca il cuore. Forte, intelligente, affascinante, eppure condannato a un dolore sordo e continuo, fatto di incomprensione, di desideri soffocati, di amori impossibili.

La sua storia è narrata con lo sguardo partecipe di un medico che lo conosce fin da bambino, chiamato dalla madre preoccupata a “curare” quella che lei considera una stranezza. Ma il dottore, al contrario, si affeziona profondamente a Claudine, comprendendone la complessità e intuendo in lui una straordinaria intensità umana. Attraverso le sue parole, Ikeda tesse una trama che ha il respiro del destino, dove ogni amore, ogni incontro, ogni frattura emotiva sembra ineluttabile.

Claudine ama, disperatamente. Ama Maura, la domestica della sua infanzia, e poi Cecilia, la raffinata bibliotecaria che, come in un dramma shakespeariano, è legata al passato oscuro del padre di Claudine. Ama infine Sirene, la donna che per un breve tempo sembra accettarlo davvero, ma che finirà col tradirlo, scegliendo uno dei suoi fratelli. Ogni amore è una fiammata, un sogno che si infrange contro il muro dell’invisibilità, contro i pregiudizi di un mondo che non ha spazio per un’identità fuori dagli schemi.

La penna di Ikeda è implacabile. Non concede facili redenzioni, non addolcisce la realtà. Eppure, nel dolore, c’è sempre una tensione poetica, un’estetica struggente che rende tutto incredibilmente bello. Anche la morte, che arriva con la sua brutalità, è dipinta come un ultimo atto di liberazione. Claudine si toglie la vita perché il suo corpo è una prigione troppo stretta, e lo fa con la dignità tragica di un eroe classico, consapevole che il mondo non è pronto a vederlo per ciò che è davvero.

A colpire, in questa lettura, non è solo la forza tematica, pionieristica e ancora oggi attuale, ma anche la delicatezza del tratto grafico, la composizione delle tavole, l’uso espressivo degli sguardi e dei silenzi. Ikeda è una maestra nel suggerire l’indicibile. Gli occhi ramati di Claudine, che bruciano di rabbia e dolcezza, sono il filo conduttore di tutto il manga. In quegli occhi c’è un’umanità che trascende il genere, la biologia, la morale sociale.

Intorno a lui, ruotano figure che lo amano, lo temono o lo fraintendono. Il padre, Auguste, è un uomo contraddittorio: lo educa come un maschio, lo porta a caccia, gli parla del mondo… ma è anche portatore di una morale ambigua e di segreti torbidi che avvelenano il cuore della famiglia. I fratelli lo amano e lo accettano per quello che è, ma ne restano comunque a distanza. Rosemarie, forse l’unico personaggio che riesce davvero a intuire la sua identità, lo definisce “un uomo imprigionato nel corpo di una donna”. È una frase che risuona come un’eco potente in tutto il manga, condensando in poche parole il dramma esistenziale del protagonista.

Claudine! è anche una riflessione su quanto possa essere fragile l’amore, quando non trova un terreno fertile dove attecchire. E su come la società – ieri come oggi – sia ancora impreparata a comprendere la complessità dell’identità di genere. Claudine non cerca di “diventare” uomo. Lui è uomo. Ma il mondo non lo riconosce, lo respinge, lo condanna. E questo lo rende un personaggio profondamente moderno, che anticipa di decenni i dibattiti attuali sulla disforia di genere, sulla visibilità delle persone transgender, sul diritto di esistere per ciò che si è.

Questa nuova edizione di Claudine! arriva come un dono per chi, come me, ama il manga come forma d’arte e strumento di esplorazione dell’animo umano. E rappresenta un’occasione per riscoprire una delle voci più audaci e poetiche del fumetto giapponese, capace di raccontare l’invisibile con una grazia devastante. Claudine, con la sua bellezza enigmatica, con la sua malinconia ardente, non è un semplice personaggio: è una ferita aperta, un simbolo di libertà negata, una voce che chiede ancora oggi di essere ascoltata. Sono convinta che Claudine! sia più di un manga: è una lettera d’amore scritta col sangue, un’opera che ci obbliga a guardare negli occhi la complessità dell’essere umano. Un invito a comprendere, ad abbracciare, a non giudicare. Un grido silenzioso che – ancora oggi – riesce a rompere il cuore e a illuminarlo allo stesso tempo.

Cassino Fantastica 2025 “Multiversum”:un weekend tra Ritorno al Futuro e Profondo Rosso, Cultura Pop e Anime Iconici

Anche quest’anno, Cassino si trasformerà per due giorni nel crocevia delle meraviglie pop. Il 31 maggio e il 1° giugno 2025, gli spazi dell’Istituto Paritario San Benedetto (Via Marconi, fronte civico 48) ospiteranno la quinta edizione di Cassino Fantastica, evento diventato ormai punto di riferimento per appassionati di fumetti, manga, anime, cultura pop e nerd in tutte le sue forme. Il tema di quest’anno? Il MULTIVERSUM, declinato in un caleidoscopio di incontri, mostre, performance live, omaggi al cinema e incursioni nel mondo del cosplay e del gaming.

La manifestazione, inizialmente prevista per aprile, è stata posticipata a causa del Lutto Nazionale proclamato per la scomparsa del Santo Padre. Ma l’attesa non ha fatto che aumentare la curiosità per un programma ricchissimo, denso di eventi unici che celebrano pietre miliari della cultura nerd.

Omaggi a due miti: Ritorno al Futuro e Profondo Rosso

Quest’edizione celebra due anniversari che parlano direttamente al cuore di ogni appassionato: i 40 anni del primo film di Ritorno al Futuro e i 50 di Profondo Rosso, capolavoro horror firmato Dario Argento. Due opere diversissime, eppure ugualmente rivoluzionarie nel loro linguaggio, nella loro estetica, nel loro impatto culturale. E proprio su questi due pilastri si innestano talk, laboratori e performance che faranno vibrare le corde della nostalgia e della scoperta.

Sabato 31 maggio, ad esempio, nella Sala Conferenze, si parte con un omaggio ai 50 anni di Goldrake, raccontato da Il Vecchio Nerd, con un tributo speciale a Nicoletta Artom, la storica adattatrice italiana delle serie giapponesi. A seguire, un’immersione nel mondo di Ritorno al Futuro con Max Gobbo e ancora Il Vecchio Nerd: non solo analisi critica della trilogia, ma anche un laboratorio di scrittura creativa per esplorare fanfiction e viaggi temporali con la penna in mano.

Spazio poi a Godzilla e ai B-movie nipponici, tra approfondimenti e ironia, in compagnia di Marco Fulgione e Henna Onna, che proporranno anche due pillole di lingua giapponese – un assaggio culturale da non perdere per chi sogna il Sol Levante.

Domenica 1° giugno, sarà il turno del ladro gentiluomo più iconico dell’animazione: Lupin III, seguito da Lady Oscar, protagonista di una riflessione che unisce la nuova pellicola nipponica alla storica serie televisiva. Il film live-action del 1979 firmato Jacques Demy verrà proiettato nel primo pomeriggio, seguito dalla cerimonia di consegna del Premio Lorenzo Bartoli 2025, che onora il talento nel mondo del fumetto e della narrazione.

A chiudere, un incontro imperdibile dal titolo Nippon Bizarre, che esplora il lato più folle e affascinante della produzione culturale giapponese, da Robot Geisha a Chainsaw Man.

Il Palco tra musica, cosplay e tributi

Non solo conferenze: l’Area Palco sarà viva e pulsante, a partire dal live di Alessandra Tzinis (Ale The Voice), passando per le performance di Nanako Chan e i karaoke delle sigle TV che hanno accompagnato l’infanzia di intere generazioni. Il cosplay sarà, come sempre, protagonista: sabato la gara Junior, domenica quella Open, entrambe precedute da esibizioni musicali e tributi spettacolari.

Tra i momenti clou, sabato pomeriggio, l’omaggio musicale a Profondo Rosso, con Bruno Previtali – chitarrista dei Goblin e collaboratore storico del Maestro Simonetti – che racconterà il making of delle celebri colonne sonore che hanno fatto scuola nell’horror.

Domenica, spazio a un tributo musicale indimenticabile: Incanto sotto il mare, il live dedicato a Ritorno al Futuro, con i Raiders of the Lost 80, per rivivere le atmosfere anni ’50 in chiave nerd.

Artist Alley, mostre e giochi: la fiera delle meraviglie

Per tutta la durata del festival sarà attiva l’Artist Alley, con illustratori, fumettisti e creativi indipendenti pronti a incontrare il pubblico. Tra i presenti: Henna Onna, Marco Fulgione, Chiara Romagnoli, Alessia Bottai, Annarita De Iorio, il collettivo Trauma Center Comics e William Giuliani.

Le mostre, vere chicche per i curiosi e gli appassionati, offriranno un viaggio trasversale tra arte e cultura pop: dalle reinterpretazioni pittoriche in chiave fumettistica di PopArtbyDom alle rarissime locandine originali degli anime, fino al reportage fotografico Tokyo Multiverse, scatti d’autore che catturano l’essenza cangiante della capitale giapponese.

Nell’Area Games, invece, si potrà sfidare amici e sconosciuti tra sessioni di Dungeons & Dragons, Othello, giochi da tavolo moderni e classici come gli scacchi. Spazio anche per le community più attive, come Star Realms Roma, e i laboratori ludici di Materia Creativa.

Biglietti e info

L’ingresso per entrambe le giornate prevede un contributo simbolico di 5 euro. Un piccolo prezzo per accedere a un universo parallelo fatto di storie, eroi, creatività e condivisione.

Per ogni informazione utile, compresi regolamenti, contatti della segreteria e dell’ufficio stampa, o indicazioni su come raggiungere la sede, è possibile consultare il sito ufficiale del festival o scrivere a:
festival@cassinofantastica.it | ufficiostampa@cassinofantastica.it

Cassino Fantastica non è solo una fiera, ma un’esperienza condivisa, un atto d’amore verso la cultura nerd e una dichiarazione d’identità per chi sogna con l’immaginazione accesa. Il multiverso ci attende: non mancate.

“Dimmi da quanto è partito il treno”: un viaggio nella memoria, nella pelle e nell’anima di James Baldwin

C’è qualcosa di magnetico nei romanzi di James Baldwin. Qualcosa che non smette di vibrare, anche a distanza di decenni. Non è solo letteratura: è un’eco profonda, una verità scomoda e bellissima che continua a bussare alle porte della nostra coscienza. E nel 2024, in occasione del centenario della nascita di questo gigante della parola, ci ritroviamo tra le mani un tassello importante della sua opera, finalmente tornato nelle librerie italiane dopo oltre quarant’anni: Dimmi da quanto è partito il treno.

Come appassionato lettore — e lasciatemelo dire, come uomo che crede ancora nel potere del romanzo di aprire ferite per poi lenirle — ho accolto questa nuova edizione come si accoglie un vecchio amico. Uno di quelli che ti raccontano storie difficili, che non addolciscono la realtà ma te la sbattono in faccia con la forza della verità. E Leo Proudhammer, il protagonista di questo libro, è proprio uno di quegli amici. Uno che ha vissuto mille vite e mille dolori, e che decide di raccontarceli quando il corpo lo tradisce e lo costringe a fermarsi.

Siamo nella New York del 1960, ma potrebbe essere qualsiasi grande città di oggi. Leo è un attore nero, affermato, di cinema e teatro. Ha tutto, almeno in apparenza. Ma durante una performance, un attacco cardiaco lo scaraventa fuori dalla scena, fuori dal mondo, dentro se stesso. E lì comincia il vero spettacolo: quello interiore.

Il romanzo è un flusso di coscienza struggente, in cui passato e presente si mescolano senza soluzione di continuità. Harlem, l’infanzia povera e piena di sogni, i primi passi sui palchi off-Broadway, il razzismo che ti marchia come un ferro rovente, le amicizie, gli amori, i tradimenti, le verità taciute e quelle esplose. Baldwin ci porta dentro il cuore di Leo, ma anche dentro il cuore pulsante dell’America nera, quella che lotta, che ama, che cade e si rialza.

Ci sono pagine di una bellezza disarmante, che ricordano la potenza lirica di Alla ricerca del tempo perduto, ma con una rabbia che appartiene alla storia americana del Novecento. E c’è anche il respiro epico, cinematografico, di un C’era una volta in America, ma senza la nostalgia idealizzata. Qui tutto è vivido, crudo, vero.

Leo si confronta con la sua bisessualità, con la perdita e la solitudine, con una fede che lo divide dal fratello Caleb, con l’amore complicato e profondo per Barbara, l’amica bianca che gli sarà compagna nei suoi momenti più luminosi e più oscuri. E poi c’è Christopher, passione bruciante e impossibile. Ma Dimmi da quanto è partito il treno non è un romanzo d’amore. È un romanzo sull’identità, sulla fatica di essere sé stessi quando il mondo ti chiede di indossare maschere, quando il colore della tua pelle o la direzione del tuo desiderio diventano motivo di condanna.

Baldwin scrive con l’urgenza di chi sa che ogni parola può essere un colpo o una carezza. E in questo romanzo meno noto, ma assolutamente imprescindibile, dimostra ancora una volta perché continua a essere uno degli autori più necessari del nostro tempo. Non perché anticipa temi che oggi chiamiamo “inclusività” o “diversità”, ma perché li vive sulla pelle, con ogni fibra del suo essere. E ce li restituisce senza retorica, con onestà disarmante.

In un mondo che corre veloce e dimentica in fretta, Dimmi da quanto è partito il treno è un invito alla lentezza, alla riflessione, alla memoria. È una chiamata a guardarsi dentro, a fare pace (o guerra) con i propri demoni, a riconoscere la bellezza anche nel dolore. È un libro che ti fa compagnia, anche quando finisci di leggerlo.

Se amate la narrativa che scava, che sporca, che lascia il segno, non lasciatevelo scappare. E se non avete mai letto Baldwin, iniziate da qui. Poi non potrete più farne a meno.

E voi? Avete già letto questo romanzo o altri di Baldwin? Vi ha colpito come ha colpito me? Parliamone nei commenti e, se vi va, condividete l’articolo con chi ancora non conosce questo gigante della letteratura. Il treno di Baldwin è partito da tempo, ma non è mai troppo tardi per salirci sopra.

Gea 7 – La Rottura del Sigillo: il ritorno della rockettara che salva il mondo a suon di bastonate (e gatti neri)

C’è qualcosa di magico – e per certi versi rivoluzionario – nel tornare a sfogliare una nuova avventura di Gea, la ragazza punk-rock creata da Luca Enoch, che ormai da anni rappresenta una delle eroine più anticonvenzionali e amate del panorama fumettistico italiano. Il 16 maggio, Sergio Bonelli Editore ci regala il settimo volume della saga: Gea 7 – La Rottura del Sigillo, un titolo che già da solo promette tensione, pathos e apocalissi imminenti.

Una protagonista fuori da ogni schema

Gea non è una supereroina nel senso tradizionale del termine. È una teenager incasinata, fotofobica, con la passione per il rock duro (e per le chitarre elettriche scordate), e ha un carattere da manuale: testarda, impulsiva, ironica e tremendamente umana. Ma soprattutto, Gea è un Baluardo, una delle poche prescelte con il compito di proteggere la nostra realtà dalle invasioni di entità aliene provenienti da altri piani di esistenza.

E non lo fa con un mantello svolazzante o con qualche gadget hi-tech alla Batman. No. Lo fa con il sudore, il sangue, i graffi, le botte prese e restituite, sempre accompagnata dal suo enigmatico e adorabile famiglio felino: Cagliostro, il gatto nero che ogni lettore vorrebbe accarezzare, ma che potrebbe anche lanciarti una maledizione se non ti comporti bene.

Il Sigillo sta per cedere. E la guerra è alle porte.

In La Rottura del Sigillo, la posta in gioco è più alta che mai. La voce di un’imminente catastrofe si è ormai diffusa. Il fragile equilibrio tra i mondi si incrina sempre più, e l’Arconte – un essere oscuro e potentissimo – è pronto a completare la sua opera: aprire definitivamente il Portale che separa il nostro mondo da quello delle creature mostruose. E quando quel Portale si spalanca, non esiste esercito che tenga.

Gea non è sola. Accanto a lei ritroviamo alcuni dei suoi fedeli compagni di lotta, ma anche nuove sorprese, come l’ingresso in scena di uno dei Baluardi dormienti, un custode dimenticato, celato in un luogo di potere, pronto a fare la sua parte nel destino del mondo.

Gli episodi contenuti nel volume – La rottura del sigillo e Il crollo del portale – portano con sé un carico emotivo devastante. Non è solo la battaglia a lasciare il segno, ma anche la crescita interiore dei personaggi, la paura di perdere ciò che si ama, il dubbio costante di non essere all’altezza. È un fantasy adolescenziale, certo, ma mai banale, mai superficiale.

Un autore che ha rivoluzionato il modo di fare fumetti

Luca Enoch è uno di quei nomi che, se ami il fumetto italiano, non puoi non conoscere. Milanese, grafico e illustratore di formazione, ha esordito nel mondo delle nuvole parlanti nel 1991 con Eliah, per poi passare a Sprayliz, un’altra protagonista fuori dagli schemi, ribelle e urbana. Ma è con Gea, nel 1999, che Enoch firma uno dei suoi lavori più iconici: una serie che ha saputo unire tematiche fantasy, sensibilità adolescenziale e una riflessione matura sul bene, il male e il senso del sacrificio.Enoch è anche tra le menti dietro a Dragonero, la saga fantasy che ha contribuito a rivoluzionare il catalogo Bonelli, portando nuovi mondi, nuove ambientazioni e un nuovo modo di fare serialità. Con Senzanima, ha poi dimostrato che lo spin-off può avere una voce forte, originale e potentemente adulta.

Il percorso di Gea si comporrà di nove volumi, e ogni nuova uscita è un tassello in più per scoprire l’intero mosaico di questa saga. Ma non è solo la storia principale a tenere incollati i lettori: in fondo a ogni volume troviamo approfondimenti che ci immergono nel mondo di Gea, tra mostri, mitologie e curiosità. È un universo coerente, stratificato, che si lascia scoprire poco a poco, come un libro di segreti nascosti.

Gea 7 – La Rottura del Sigillo è un volume potente, teso, epico. È la prova che si può fare fantasy in Italia senza scimmiottare modelli esteri, mantenendo una voce unica, profonda, ironica e profondamente legata alla nostra cultura e al nostro modo di raccontare.Se non avete mai letto Gea, questo è il momento perfetto per recuperarla. E se la conoscete già, sapete benissimo che non si può resistere al richiamo di Cagliostro e delle chitarre distorte che accompagnano ogni lotta per la salvezza del mondo.

Il Pod – Italian Podcast Awards: torna per la IV edizione il premio nazionale per i migliori podcast

Se c’è un appuntamento che ogni anno aspetto con lo stesso entusiasmo con cui si aspetta la nuova stagione del proprio podcast preferito, quello è Il Pod – Italian Podcast Awards. E credetemi, quest’anno l’attesa è stata ampiamente ripagata. La IV edizione, in programma a Piacenza il 10 e 11 maggio 2025, si preannuncia come l’evento imperdibile per chi ama, vive, respira podcasting. Non parliamo solo di una cerimonia di premiazione, ma di un vero e proprio festival della voce, un inno alla creatività, alla narrazione, alla connessione umana che questo medium, più di ogni altro, sa sprigionare.

Sì, perché il podcast è molto più di un contenuto audio. È compagnia nei viaggi in treno, ispirazione durante una passeggiata, rifugio in notti insonni. È anche scoperta, cultura, intrattenimento intelligente. E “Il Pod” è il palcoscenico dove tutto questo viene celebrato con passione, competenza e una dose massiccia di entusiasmo collettivo.

Un weekend che unisce la community

La cosa che più amo di questo evento è la sua capacità di creare una comunità reale, fatta di ascoltatori curiosi, autori visionari e professionisti del settore che condividono storie, competenze ed esperienze. Quest’anno, sotto la nuova direzione artistica di Rossella Pivanti – che non è solo una pioniera del podcast italiano, ma una vera visionaria del suono narrativo – Piacenza si trasforma per due giorni nella capitale italiana della voce.

Insieme a Rossella, a guidare la macchina organizzativa ci sono Maura Gancitano e Andrea Colamedici, fondatori del progetto culturale Tlon e da sempre tra i principali promotori del premio. Il loro contributo ha dato a Il Pod un’identità forte, coraggiosa, colta e pop allo stesso tempo, riuscendo a far convivere filosofia e true crime, sound design e talk motivazionali.

Premi, categorie e… tanta qualità

Sono ben 15 le categorie tematiche in gara: dal business al benessere, dalla cultura alla comedy, dai documentari ai videopodcast. A queste si aggiungono quattro super premi che ogni anno alzano l’asticella dell’eccellenza: il Podcast dell’Anno, il Premio Piacenza, il Premio del Pubblico e il prestigioso Premio Storia del Podcast.

Quest’anno sono arrivate 855 candidature. Sì, ottocentocinquantacinque. Un numero che fa girare la testa, ma soprattutto fa capire che il podcasting in Italia non è più un fenomeno di nicchia: è una realtà viva, pulsante, capace di attrarre talenti da ogni angolo creativo del Paese.

E la giuria? Una vera all-star del settore: da Andrea Borgnino (RaiPlay Sound) a Federica Capozzi (voce indie e instancabile creatrice), da Gianluca Gazzoli (Passa al BSMT) a Paolo Buzzone (Audio Tales), fino a volti noti come Francesco Costa, Valerio Nicolosi, Giulio Gaudiano e Loretta De Costa Perrone. Gente che i podcast non solo li ascolta: li fa, li vive, li rivoluziona.

Il PodLab: imparare dai migliori

Ma Il Pod non è solo premiazioni. Il vero cuore di questo evento, secondo me, è il PodLab: una full immersion tra workshop, lezioni aperte, incontri e laboratori, pensati per chi vuole avvicinarsi al mondo del podcast o portare il proprio progetto al livello successivo.

Sabato 10 maggio si parte forte: Rossana De Michele ci porta nella scrittura “Scritto a voce”, seguita dalla stessa Rossella Pivanti che ci svelerà come strutturare un progetto podcast. Il pomeriggio si entra nel vivo con interventi imperdibili di Andrea Borgnino, Paolo Buzzone e Valerio Nicolosi, che ci guiderà nel reportage audio, tema che mi appassiona tantissimo.

Domenica 11 sarà il giorno della distribuzione e della monetizzazione, con gli interventi di Spotify Italia e Audible, seguiti da veri e propri workshop di gruppo in cui i partecipanti lavoreranno alla realizzazione di un trailer audio sotto la supervisione dei migliori professionisti in circolazione.

Una serata da Oscar… del podcast

La ciliegina sulla torta sarà, ovviamente, la serata finale al Teatro Municipale di Piacenza: una location iconica, che da sola vale il viaggio. Alle 20.30 il dialogo tra Francesco Costa e Valerio Nicolosi, moderati da Maura Gancitano, e poi la premiazione vera e propria. Emozioni, applausi, e quel brivido di sentirsi parte di qualcosa che sta scrivendo la storia della comunicazione audio in Italia.

FalComics 2025: quando la cultura pop diventa un viaggio dentro l’anima

C’è un momento, ogni anno, in cui la primavera accende Falconara Marittima con una luce tutta sua. Non è solo il sole che si allunga sulle giornate, ma un’energia palpabile che vibra tra i vicoli della città: è il richiamo di FalComics. E quest’anno, amici della cultura pop, l’edizione 2025 promette di essere non solo la più grande, ma anche la più umana di sempre. Il tema scelto? “Empathy”. E già solo a pronunciarlo si sente un respiro collettivo, come se questo festival stesse per toccarci più a fondo del solito.

A guidarci in questo viaggio emozionale è il manifesto ufficiale dell’evento, una vera e propria opera d’arte firmata dal talento cristallino di Ivan Bigarella. Se il nome vi suona familiare, è perché parliamo di uno dei volti più amati del fumetto italiano, autore di copertine per Topolino e illustratore dal tratto immediatamente riconoscibile. Il manifesto non è solo una locandina: è una dichiarazione d’intenti. È la sintesi visiva di quello che ci aspetta, un ponte tra l’immaginario fantastico e il cuore pulsante delle emozioni umane. Ma Bigarella non si ferma lì. Il 23 maggio inaugurerà anche una mostra personale, “Il mio lavoro, la mia passione” — e già il titolo dice tutto. Sarà un’occasione per entrare nel suo mondo, per capire cosa c’è dietro ogni linea, ogni colore, ogni scelta artistica. Un invito all’empatia, insomma, attraverso lo sguardo di un artista.

Empatia come esperienza collettiva

A FalComics 2025 l’empatia non è solo un tema, ma un filo rosso che attraversa ogni angolo del festival. Lo ha spiegato bene il Direttore Artistico Gianluca Del Carlo, paragonando l’intera manifestazione a un’orchestra: ogni partecipante è uno strumento, ogni momento un accordo che contribuisce all’armonia generale. Un’armonia fatta di incontri, spettacoli, performance, e soprattutto condivisione.

Il festival diventa così uno spazio dove non solo si celebrano i fumetti, i videogiochi, il cosplay e la narrativa fantasy, ma dove ci si riconosce negli altri. Dove i fan diventano comunità. Dove le passioni smettono di essere hobby individuali e si trasformano in una vibrazione collettiva.

La formula del successo? Inclusività e accessibilità

Che FalComics sia diventato un punto fermo nel calendario nerd nazionale non è un caso. L’edizione 2024 ha sfiorato i 235.000 visitatori, un numero che fa girare la testa, ma che soprattutto testimonia quanto questa manifestazione sia diventata un faro per gli appassionati. Il segreto? L’ingresso gratuito. Sì, perché la cultura pop, secondo gli organizzatori e il Comune di Falconara Marittima, dev’essere per tutti. E in un’epoca in cui l’accesso alla cultura spesso è un privilegio, questa scelta ha il sapore di una presa di posizione forte e necessaria.

Lo conferma anche il Sindaco Stefania Signorini, che vede nel festival un “motore di inclusione”, un modo per trasformare Falconara in un crocevia di storie ed emozioni. E non è un caso se ogni anno la città si trasforma, letteralmente, in un gigantesco parco tematico della creatività.

RIOT Games, Giorgio Vanni e le leggende del pop

Anche nel 2025 le collaborazioni d’oro non mancano. Torna RIOT Games, uno dei publisher più influenti nel panorama gaming mondiale, segno tangibile di quanto FalComics sia ormai riconosciuto anche a livello internazionale. E poi, come ignorare lui, il Capitano? Giorgio Vanni, la voce delle nostre sigle preferite, è pronto a salire di nuovo sul palco per farci urlare come se fossimo ancora ragazzini davanti alla TV con in mano un succo di frutta e gli occhi pieni di cartoni giapponesi.

Una città che diventa universo

Dal 23 al 25 maggio, Falconara Marittima non sarà solo una località sulla mappa, ma un luogo dell’anima. Sarà un laboratorio di idee, un’arena per cosplayer, una galleria a cielo aperto per artisti e illustratori, un’arca di Noè per appassionati di tutte le età, provenienze e background. E sarà, soprattutto, un’esperienza.Perché se c’è una cosa che FalComics ci ha insegnato negli anni è che il mondo nerd non è solo un mondo fatto di pixel, tavole disegnate o costumi cuciti a mano. È una lente per guardare meglio dentro noi stessi e negli altri. E quest’anno, con Empathy, questa lente si fa ancora più nitida.

Quindi segnatevi le date, liberate la memoria del telefono per le foto, preparate i costumi e, soprattutto, il cuore. FalComics 2025 non sarà solo una fiera. Sarà un abbraccio collettivo, una dichiarazione d’amore alla cultura pop, ma anche e soprattutto a ciò che ci rende umani: la capacità di sentire, capire, connetterci. E in un mondo che corre veloce, forse è proprio questo il superpotere di cui abbiamo più bisogno.

L’Imperatrice di Zenn-La: Shalla-Bal, l’amore perduto del Silver Surfer

Nel vasto e scintillante firmamento dell’Universo Marvel, tra divinità cosmiche, araldi interstellari e conflitti che scuotono le fondamenta dell’esistenza, esiste una figura silenziosa eppure determinante, spesso relegata ai margini del caos ma portatrice di una potenza narrativa struggente e poetica. Il suo nome è Shalla-Bal, e se il suo volto non vi è familiare quanto quello di un Tony Stark o di un Peter Parker, non commettete l’errore di sottovalutarne la rilevanza. Perché Shalla-Bal è molto più di un semplice interesse amoroso: è l’anima stessa della tragedia di Silver Surfer, il simbolo della perdita e della bellezza che il potere non può preservare.

Creata da Stan Lee e John Buscema nel 1968, Shalla-Bal fa il suo ingresso nell’universo Marvel attraverso le pagine dedicate al Silver Surfer, l’alter ego di Norrin Radd. Ma non è solo la regale compagna di un supereroe alieno: è l’imperatrice di Zenn-La, un pianeta utopico situato nel sistema Deneb, un mondo dove la pace e l’equilibrio sembrano aver trovato casa. È proprio per amore suo — e del suo mondo — che Norrin compie il sacrificio supremo: diventare l’araldo del divoratore di mondi, Galactus. In cambio della salvezza di Zenn-La, Norrin rinuncia alla sua umanità, trasformandosi nel lucente Silver Surfer e condannandosi a un’esistenza di eterna separazione da lei.

Ma il destino nell’universo Marvel è raramente clemente. La ribellione del Surfer a Galactus, il suo esilio sulla Terra, e le macchinazioni infernali di Mefisto – che usa l’amore tra Shalla-Bal e Norrin come leva per corrompere l’anima del Surfer – danno vita a una delle saghe più tragiche mai raccontate nel fumetto supereroistico. Mefisto, subdolo e implacabile, cancella la memoria di Shalla-Bal e la trasforma in Helena, cittadina ignara del suo passato, promessa sposa in un finto matrimonio orchestrato dal Dottor Destino per mettere il Surfer contro i Fantastici Quattro.

Quando finalmente Silver Surfer riesce a liberarsi dal suo esilio terrestre e torna su Zenn-La, trova il suo mondo ridotto a un guscio privo di vita: Galactus ha risparmiato gli abitanti, ma non la vitalità del pianeta. In uno slancio di disperazione e amore, Norrin trasmette una parte del suo potere cosmico a Shalla-Bal, permettendole di rigenerare l’ecosfera morente di Zenn-La. Con questo atto, Shalla-Bal diventa la salvezza del suo popolo e viene riconosciuta come Imperatrice, ma questa nuova responsabilità pone un macigno sulla loro relazione. Quando Silver Surfer riesce infine a liberarsi dal giogo terrestre per sempre, la loro reunion è tutt’altro che gioiosa: Shalla-Bal, devota al suo ruolo e alla sua gente, rifiuta l’amore che l’ha spinta al centro dell’universo narrativo. Il loro legame, eterno eppure mai concretizzabile, si dissolve tra le stelle.

Eppure, le vicende di Shalla-Bal non finiscono qui. La ritroviamo coinvolta nei conflitti galattici tra gli imperi Kree e Skrull, collaborando con S’byll per smascherare Nenora, una Skrull sotto mentite spoglie. Viene catturata, salvata, usata come ostaggio, rapita da schiavisti e perfino imprigionata in un universo tascabile creato dal Grande Uno. Ma ovunque vada, qualunque minaccia debba affrontare, il filo rosso che la lega a Norrin Radd non si spezza mai completamente.

Nel suo passato, scopriamo anche momenti di dolore umano, come la tragedia del suicidio del padre, e flashback commoventi della sua infanzia con Norrin, quando tutto era più semplice, prima dell’arrivo del potere cosmico, prima del destino. In un bizzarro sviluppo successivo, intrattiene persino una relazione con Fennan Radd, un uomo che sostiene di essere il fratellastro del Silver Surfer, a conferma del fatto che la vita su Zenn-La sa essere altrettanto intricata di quella sulla Terra.

Le versioni alternative della sua esistenza non sono meno intense. In “Terra X”, viene trasformata direttamente in Silver Surfer da Franklin Richards prima di cadere in battaglia contro i Celestiali, solo per ritrovare finalmente Norrin nell’aldilà. In “What If?”, come spesso accade, vengono esplorate possibilità e derive che ci mostrano altre versioni della sua identità, ma il tema ricorrente è sempre lo stesso: Shalla-Bal è e rimane l’ancora emotiva del Surfer.

Nonostante il suo ruolo sia spesso in secondo piano rispetto ai grandi eventi cosmici, Shalla-Bal incarna con rara potenza narrativa la figura del sacrificio e della dignità. Non ha bisogno di combattere guerre intergalattiche con i pugni, perché il suo potere risiede nella compassione, nel dovere, e nella resilienza. Persino il potere cosmico, ricevuto da Norrin stesso, diventa per lei uno strumento di rinascita, e non di distruzione: ovunque cammini, la vita si rigenera.

Sul piccolo schermo, è apparsa nella serie animata Silver Surfer, doppiata in italiano da Anna Maria Tulli. Ma è nel cinema che sta finalmente per ottenere la ribalta che merita. Nonostante una menzione sfuggente nel film I Fantastici 4 e Silver Surfer (2007), sarà il 2025 a segnare la sua vera entrata nel Marvel Cinematic Universe. Nel trentasettesimo film del franchise, I Fantastici Quattro – Gli inizi, sarà Julia Garner a darle volto e voce, e – secondo indiscrezioni – potremmo vedere un’interpretazione innovativa del personaggio, forse persino fusa con il ruolo stesso di Silver Surfer. Un passo audace che promette di restituirle il peso drammatico e narrativo che ha sempre avuto nei fumetti.

Shalla-Bal è il cuore infranto dell’Universo Marvel, la regina silenziosa la cui voce echeggia nel vuoto cosmico che separa ciò che siamo da ciò che avremmo potuto essere. E in quella distanza, nell’eco del suo nome, si cela tutta la struggente bellezza di una storia che non ha bisogno di vincere per essere eterna.

Sergio Toppi e l’eco della guerra: “Köllwitz 1742”, un affresco epico sull’anima umana

C’è qualcosa di sacro nel prendere in mano un’opera di Sergio Toppi. Un senso quasi rituale che si prova nel posare gli occhi sulle sue tavole, dense, complesse, cariche di tensione e significato. E quando a firmare il volume è il tempo stesso, quello della Storia con la “S” maiuscola, la lettura diventa un viaggio intimo e spietato tra le pieghe dell’umanità. È il caso di Köllwitz 1742, l’ultima uscita delle Edizioni NPE dedicata al maestro milanese, un volume che raccoglie quattro racconti disegnati e narrati con la consueta potenza evocativa di un autore che ha saputo scolpire nel fumetto qualcosa che va ben oltre il disegno: l’anima stessa della narrazione visiva.

Se vi aspettate il classico fumetto bellico con sparatorie e rombi di cannoni, vi sbagliate di grosso. Toppi non è mai stato interessato al rumore della guerra, quanto piuttosto ai suoi silenzi, ai volti segnati dal dubbio, alle mani che tremano prima di sparare, agli sguardi persi di chi si interroga se sia giusto obbedire. Köllwitz 1742 è proprio questo: un mosaico di storie che sanno parlare alla coscienza del lettore.

Nel volume troviamo quattro racconti: Köllwitz 1742, Tell Aqqaqir 1943, Qualcosa che mi cammina vicino e Nahim. Quattro titoli, quattro epoche, quattro teatri di guerra apparentemente lontani eppure legati da un unico filo rosso: l’inutile crudeltà dei conflitti e la tenace sopravvivenza dell’umanità anche dove tutto sembra perduto.

La guerra secondo Toppi

Nel racconto che dà il titolo al volume, siamo proiettati nel cuore dell’Europa del Settecento, durante le guerre del re di Prussia. Köllwitz 1742 non è solo un episodio di guerra: è un’indagine sul concetto stesso di obbedienza, sull’onore, sulla disillusione. Il soldato che osserva, riflette e si lascia attraversare dai dubbi è una figura ricorrente nelle opere di Toppi, come se il vero campo di battaglia non fosse la trincea, ma la mente dell’uomo.

Poi c’è Tell Aqqaqir 1943, ambientato nel deserto del Nord Africa, dove il conflitto assume toni quasi metafisici. La sabbia inghiotte le certezze, la distanza tra nemico e fratello si assottiglia. La narrazione si fa simbolica, come se Toppi ci volesse dire che, sotto l’uniforme, il cuore batte allo stesso ritmo.

Qualcosa che mi cammina vicino è invece un racconto che sfocia nell’horror psicologico, portandoci dentro una guerra diversa, fatta di paure che strisciano nell’anima. Qui l’elemento bellico è lo sfondo per una riflessione sulla perdita dell’identità, sulla follia che prende il sopravvento.

Infine, Nahim ci conduce nei Balcani dilaniati dalla guerra civile jugoslava. Un’ambientazione più recente, più vicina a noi, forse per questo ancora più dolorosa. È qui che il tratto di Toppi diventa grido e preghiera, testimonianza e denuncia. Le sue linee si fanno nervose, le ombre più fitte, il nero più cupo.

L’arte di raccontare il dolore

C’è una frase che ogni lettore di Toppi prima o poi si ritrova a pensare: “Questo non è solo un fumetto”. Perché nelle sue storie ci sono la letteratura, la pittura, la poesia. C’è Goya, c’è Rembrandt, c’è Pasolini. Le sue tavole sono costruite come quadri, ogni vignetta è pensata per colpire come un pugno o accarezzare come una carezza inaspettata. Non c’è mai nulla di gratuito. Ogni tratto ha una funzione narrativa e psicologica. Il volto scavato di un soldato, l’esplosione lontana, il volo lento di un avvoltoio: tutto concorre a costruire un racconto che è visivo e spirituale.

Toppi non ci dà risposte. Ci mette di fronte a interrogativi scomodi. Ci chiede: “E tu? Cosa avresti fatto?”. È un autore che non racconta la guerra, la interroga. E nei suoi silenzi disegnati ci costringe a riflettere sulle scelte, sulla coscienza, sulla nostra complicità nel male che spesso preferiamo ignorare.

Un’eredità che parla alle nuove generazioni

Köllwitz 1742 è il venticinquesimo volume della collana che Edizioni NPE sta dedicando a Sergio Toppi. Un’opera preziosa, curata con rispetto e passione, che ci restituisce uno dei grandi maestri del fumetto italiano in tutta la sua potenza espressiva. È anche un’opportunità per le nuove generazioni di scoprire un autore che non ha mai cercato la spettacolarizzazione, ma che ha sempre scelto la profondità. In un’epoca in cui tutto è veloce, istantaneo e superficiale, Toppi ci invita a fermarci, a osservare, a pensare. E questa, forse, è la più grande forma di resistenza culturale: insegnarci a guardare il mondo con occhi più attenti, più critici, più umani.Köllwitz 1742 sarà in libreria dal 25 aprile. Se amate il fumetto storico, quello che non ha paura di sporcarvi l’anima pur di raccontare la verità, allora non lasciatevelo sfuggire.

La Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore: Tra Cultura, Creatività e Intelligenza Artificiale

Il 23 aprile rappresenta una data fondamentale per celebrare la cultura, la lettura e il diritto d’autore. Ogni anno, in questa giornata, si celebra la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore, una ricorrenza istituita nel 1995 dall’UNESCO con l’obiettivo di promuovere il libro come strumento di crescita personale, di dialogo interculturale e di comprensione reciproca. In un’epoca in cui la tecnologia permea ogni aspetto della nostra vita, e l’intelligenza artificiale generativa sta iniziando a sollevare interrogativi sulla paternità creativa e sul valore del lavoro intellettuale, questa giornata acquista un significato ancora più rilevante.

Le Origini della Giornata Mondiale del Libro

La scelta del 23 aprile non è casuale. Questa data commemora la morte di tre figure simbolo della letteratura mondiale: Miguel de Cervantes, autore del celebre Don Chisciotte, William Shakespeare, drammaturgo per eccellenza del Rinascimento inglese, e Inca Garcilaso de la Vega, storico e poeta peruviano. Ma non è solo una giornata di memoria per gli scrittori scomparsi: il 23 aprile coincide anche con la Festa di San Jordi in Catalogna, una tradizione che celebra l’amore e la cultura con lo scambio di libri e rose. È un segno di come la letteratura e le opere creative siano sempre state strumenti di comunicazione universale, trasversale al tempo e allo spazio.

Le Iniziative per Celebrare la Giornata

In tutto il mondo, la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore è celebrata con numerose attività destinate a sensibilizzare il pubblico sull’importanza del libro e della lettura. Le mostre e fiere del libro sono uno degli eventi più attesi, occasioni uniche per editori, autori e lettori di incontrarsi, scoprire nuove pubblicazioni e approfondire il proprio amore per la lettura. Si organizzano incontri con autori, durante i quali gli scrittori discutono del loro processo creativo e delle tematiche trattate nelle loro opere. Inoltre, sono molto diffusi i laboratori di lettura, pensati soprattutto per i più giovani, per avvicinarli al mondo dei libri in modo divertente e coinvolgente. Le donazioni di libri e le campagne di sensibilizzazione completano il quadro, promuovendo l’accesso alla cultura anche nelle zone più svantaggiate e informando sul rispetto del diritto d’autore e sui danni derivanti dalla pirateria letteraria.

Il Libro nell’Era Digitale

Con l’avvento dell’era digitale, molte persone si chiedono quale sia il ruolo del libro in un mondo dominato dalla tecnologia. Eppure, nonostante l’espansione di dispositivi elettronici come tablet e e-reader, il libro cartaceo continua a mantenere una posizione centrale nella società moderna. La lettura è un’attività che stimola il pensiero critico e favorisce l’ampliamento degli orizzonti culturali. I libri permettono di viaggiare nel tempo e nello spazio, di esplorare nuove culture e di approfondire temi attuali in modo che altre forme di comunicazione non sono in grado di fare. Anche nella società odierna, frenetica e in continua evoluzione, il libro conserva il suo fascino come strumento di crescita personale, di connessione con le radici culturali e di stimolo al dialogo interculturale.

Il Diritto d’Autore: Tutelare le Opere Creative

In questo scenario, il diritto d’autore rappresenta un pilastro fondamentale per la tutela delle opere creative. La Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore non è solo un’occasione per celebrare la lettura, ma anche per riflettere sull’importanza di proteggere il lavoro degli autori, degli editori e di tutti coloro che, con impegno e passione, contribuiscono alla creazione di contenuti culturali. Il diritto d’autore, infatti, non si limita a tutelare gli interessi economici degli autori, ma riconosce anche il valore intellettuale delle opere, contribuendo alla creazione di un’industria culturale sana e sostenibile. In un mondo in cui l’uso quotidiano dell’intelligenza artificiale generativa solleva interrogativi sulla paternità creativa, il diritto d’autore si fa ancora più rilevante. L’IA, con la sua capacità di generare contenuti originali, solleva interrogativi su chi sia realmente l’autore di un’opera. In questo contesto, è essenziale continuare a proteggere i diritti di chi crea, per garantire che il lavoro intellettuale sia riconosciuto e valorizzato.

Il Futuro della Cultura e della Creatività

L’intelligenza artificiale generativa, che sta rapidamente cambiando il panorama creativo, mette a dura prova la concezione tradizionale di paternità e originalità. Se un’intelligenza artificiale può scrivere un romanzo, comporre una canzone o creare un’opera d’arte, chi è il vero autore? L’IA stessa o l’operatore umano che ha fornito i dati e le istruzioni? Questi interrogativi sono al centro di un dibattito che si intensifica ogni giorno di più, in particolare per quanto riguarda il diritto d’autore. Gli artisti e gli autori potrebbero trovarsi a fronteggiare nuove sfide, dove la difesa dei diritti di paternità e di proprietà intellettuale dovrà essere aggiornata per riflettere i cambiamenti tecnologici in corso. Questa giornata dunque non è solo una celebrazione della lettura e delle opere letterarie, ma anche un’occasione per riflettere su temi cruciali come la protezione delle opere creative in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia. La cultura, la lettura e il diritto d’autore devono essere tutelati in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta ridefinendo i confini della creatività umana. Mentre la tecnologia avanza, il libro e il diritto d’autore restano strumenti imprescindibili per garantire che la creatività continui a prosperare in un ambiente che rispetti l’autenticità e l’integrità dell’opera intellettuale. Celebrare questa giornata significa anche difendere il valore del lavoro intellettuale in tutte le sue forme, dalla penna dell’autore alla creatività assistita dall’intelligenza artificiale.

#Justkilling – Il lato oscuro dei social nel nuovo, disturbante fumetto italiano

Eccomi qui, con il cuore che batte ancora forte dopo aver sfogliato l’ultima pagina di #Justkilling, un graphic novel che mi ha completamente assorbita, sconvolta, e – lo ammetto – anche un po’ turbata. Ma d’altronde, cosa ci si può aspettare da una storia che ti catapulta senza anestesia nel lato più oscuro del deep web, dove il confine tra realtà e perversione digitale si dissolve in un click?Firmato a sei mani da tre autori italiani con la A maiuscola – Giacomo “Keison” Bevilacqua, Giulio Antonio Gualtieri e il giovane talento Vincenzo Puglia – #Justkilling è una di quelle opere che ti si attaccano addosso come una seconda pelle. Non è solo un thriller adrenalinico e dal ritmo serrato, ma anche una vera e propria radiografia sociale della nostra epoca più disturbata e distopica.

La premessa è tanto semplice quanto disturbante: un social network nascosto tra le pieghe del deep web – quel ventre digitale oscuro e inaccessibile ai più – ospita una challenge mortale tra serial killer. Dieci omicidi, dieci bersagli scelti dalla piattaforma stessa, e in palio l’immunità totale: il sogno proibito di ogni assassino, ma anche il simbolo di una società dove tutto, anche la morte, può diventare gamificato. E quando arrivi a cinque vittime, scatta un “malus”. Una complicazione. Una svolta imprevista che spezza le gambe ai protagonisti e al lettore, costringendoli a rivedere tutto il senso del gioco.

Ma parliamoci chiaro: #Justkilling non è solo sangue, violenza e suspense. È anche (e soprattutto) un romanzo di formazione malato, una riflessione cruda e crudelmente onesta sul disagio adolescenziale, sulle identità fluide e fragili dei più giovani, risucchiati in una spirale che mescola voglia di riscatto, solitudine e fame d’amore. I due protagonisti – ragazzi intrappolati in un sistema più grande di loro – sono lo specchio dei dubbi e delle insicurezze di un’intera generazione. Si cercano, si sfidano, si trasformano. E in questa metamorfosi, ci raccontano cosa significa diventare adulti in un mondo che non lascia scampo.Il tratto di Vincenzo Puglia, intenso, diretto, a tratti quasi allucinato, è il veicolo perfetto per una storia che vive di contrasti: il digitale contro il reale, l’adolescenza contro la brutalità, l’anonimato contro la necessità di esistere davvero, anche solo per un attimo. C’è qualcosa di ipnotico nelle sue tavole: ogni vignetta è una ferita aperta, ogni espressione un urlo silenzioso. E poi c’è la critica sociale, potentissima. #Justkilling è una denuncia chiara e precisa della nostra ossessione per i social, per il like facile, per l’apparenza. Viviamo in un’epoca in cui tutto deve essere visto, condiviso, valutato. E quando questa dinamica viene applicata alla violenza estrema, cosa resta della nostra umanità? È davvero così assurdo pensare che, in un futuro non troppo lontano, l’assassinio possa diventare contenuto virale? È proprio questo che fa più paura: non la brutalità in sé, ma quanto essa sembri plausibile. Attuale. Reale.

Star Comics, con la sua collana Astra, si conferma ancora una volta come uno dei baluardi della fumettistica italiana più coraggiosa e innovativa. Dare spazio a opere come questa significa credere nel potenziale del fumetto come forma d’arte e strumento di critica culturale.

#Justkilling è una lettura che consiglio a tutti, ma non a cuor leggero. Serve stomaco, ma anche mente aperta e voglia di lasciarsi provocare. Perché non è solo una storia da leggere: è un’esperienza da vivere. E da raccontare. E voi? Avete il coraggio di entrare nel lato oscuro dei social network? Di scoprire fin dove può arrivare la mente umana quando viene spinta oltre ogni limite?Parliamone. Condividete le vostre impressioni, postate, commentate, taggate: fate vivere questa storia anche fuori dalle pagine. Perché #Justkilling non è solo un fumetto. È uno specchio. E a volte, quello che riflette fa davvero paura.

Monster High: World’s Scare – La Nuova Miniserie di Fumetti Che Celebra le Differenze e l’Innovazione Mostruosa

Per tutti gli appassionati di Monster High e della cultura nerd, è arrivato il momento di prepararsi a un’avventura davvero unica. A luglio, infatti, arriverà Monster High: World’s Scare, una nuova miniserie di fumetti che promette di conquistare vecchi e nuovi fan della saga. Questa produzione esclusiva nasce dalla collaborazione tra Mattel e IDW Publishing, e Nerdist ha l’onore di rivelarla in anteprima. Se vi siete già innamorati delle creature mostruosamente stilose che popolano il mondo di Monster High, non potete assolutamente perdere questa nuova e affascinante storia.

La Magia di Monster High: Un Viaggio tra Mostri e Diversità

Ma cos’è esattamente Monster High? Per chi non lo sapesse, questa serie è nata nel 2010 come una linea di bambole di Mattel, ma in breve tempo ha conquistato milioni di cuori in tutto il mondo, trasformandosi in un vero e proprio fenomeno culturale. Il concept alla base di Monster High è tanto semplice quanto geniale: racconta le avventure di un gruppo di teenagers, figli di mostri famosi, che frequentano una scuola dove l’individualità e la “mostruosità” sono celebrati. Un mix di horror, moda e inclusività che ha dato vita a una serie animata web, la quale è andata in onda dal 2010 al 2018, ed è tornata alla ribalta nel 2018 con un reboot che ha affascinato ancora di più i fan.

Ryan Ferguson, capo globale della pubblicazione di Mattel, sottolinea come il fascino di Monster High risieda nella sua capacità di toccare il cuore di lettori provenienti da ogni angolo del mondo. “Monster High celebra ciò che ci rende unici, e i nostri collaboratori di IDW Publishing sono riusciti a catturare questo spirito magnificamente”, afferma Ferguson. “Non vediamo l’ora che i fan si immergano in queste nuove avventure e scoprano di più su questi personaggi iconici, celebrando la loro individualità come solo Monster High sa fare.”

Monster High: World’s Scare – Una Nuova Miniserie da Non Perdere

Con Monster High: World’s Scare, la saga si arricchisce di una nuova miniserie che vede protagonista Frankie Stein e la sua inseparabile Boo Crew, impegnati in un’inedita sfida. I nostri mostruosi eroi parteciperanno al “World’s Scare”, una competizione che richiama le fiere mondiali del XIX secolo, dove mostri e creature di ogni tipo presentano le loro invenzioni più straordinarie. Un’occasione per esplorare il misterioso mondo della scienza mostruosa, ma anche un tributo emozionante al padre di Frankie, il celebre Professor Frankenstein. La miniserie non solo offrirà nuove emozionanti avventure, ma risponderà anche a domande che i fan si pongono da tempo. Chi c’era davvero dietro la misteriosa alleanza con Lothar? Cosa sta succedendo con il quaderno di Frankenstein? E, soprattutto, chi è il misterioso CryptCrier? Con la sceneggiatura di Jacque Aye e i disegni di Caroline Shuda, Monster High: World’s Scare si preannuncia come un viaggio ricco di colpi di scena e sorprese.

Un Fumetto per Tutti: Fan Vecchi e Nuovi

Una delle cose che ha reso Monster High un fenomeno globale è la sua capacità di abbracciare la diversità. Questo nuovo capitolo non fa eccezione, celebrando l’inclusività e l’originalità dei suoi personaggi. Sia che si tratti di un fan di vecchia data, che conosce ogni dettaglio della saga, sia che si tratti di un neofita, Monster High: World’s Scare è pensato per tutti. La trama avvincente, ricca di mistero e sorprese, è perfetta per chi ama le storie dove l’individualità è non solo accettata, ma addirittura celebrata. E per i collezionisti, non mancano neanche le bellissime copertine alternative, come quella del primo numero, un’opera d’arte da non lasciarsi sfuggire, firmata da Betsy Cola.

Quando Esce e Dove Acquistarlo

Se non vedete l’ora di mettere le mani su Monster High: World’s Scare, sappiate che il primo numero arriverà negli States a luglio. Con un numero doppio che promette di farvi vivere un’esperienza ricca di colpi di scena, la serie si comporrà di cinque numeri, ognuno dei quali sarà un piccolo capolavoro per i fan.

Fonte: nerdist.com.

Addio a Aldo Hugo Sallustro, l’uomo che trasformò le figurine in cultura pop

Il mondo della cultura pop italiana piange oggi una delle sue figure più emblematiche e silenziosamente rivoluzionarie: Aldo Hugo Sallustro, storico amministratore delegato e anima del Gruppo Panini, è scomparso il 21 aprile 2025 all’età di 75 anni. E con lui se ne va non solo un manager visionario, ma anche un pezzo importante della nostra infanzia, della nostra adolescenza, dei nostri ricordi fatti di album, figurine scambiate durante la ricreazione, copertine di fumetti sfogliate avidamente.

Nato a Buenos Aires ma modenese d’adozione, Sallustro ha avuto il raro merito di guidare un’azienda profondamente radicata nella memoria collettiva italiana con la cura di un artigiano e la visione di un imprenditore globale. Era il 1991 quando prese il timone della Panini in un momento di grandi incertezze. L’azienda, passata di mano più volte, sembrava destinata a smarrirsi tra fusioni, acquisizioni e cambi di proprietà che minacciavano di farne solo un brand tra tanti. Ma Sallustro, ingegnere italo-argentino con una passione sincera per il prodotto, ha saputo trasformare quella che era “solo” una casa editrice di figurine in un colosso internazionale dell’intrattenimento e della narrazione visiva.

Panini, sotto la sua guida, ha resistito a tempeste economiche e sfide di mercato, tornando italiana nel 1999 grazie a una cordata guidata proprio da lui e da Fineldo, del Gruppo Merloni. Negli anni a seguire, con intelligenza e dedizione, Sallustro ha saputo diversificare e rilanciare il brand, portando l’azienda ad acquisire nel 2013 la divisione Disney Publishing in Italia — quella di Topolino, per capirci — e ad espandersi con forza nel mondo dei fumetti, dei manga e delle card collezionabili.

Sotto la sua direzione, Panini Comics è diventata una vera e propria fucina di sogni stampati, conquistando il cuore di generazioni di lettori e appassionati in tutta Europa e America Latina. Ha contribuito a rendere l’Italia un punto di riferimento per la pubblicazione di supereroi Marvel e DC, mantenendo però viva anche la grande tradizione fumettistica italiana. Senza dimenticare l’enorme influenza che ha avuto sul mercato editoriale giovanile, trasformando la Panini nel quarto editore europeo nel settore ragazzi.

Ma non è solo una questione di numeri — che pure parlano chiaro: 1,5 miliardi di euro di fatturato nel 2023, oltre 30 miliardi di figurine stampate ogni anno, distribuzione in 150 Paesi. È una questione di identità culturale. Sallustro ha compreso e custodito l’enorme valore affettivo delle figurine: piccoli rettangoli di carta in grado di raccontare storie, costruire miti, celebrare eroi, unire padri e figli, amici e sconosciuti. Le figurine, per molti di noi, sono state il primo approccio al collezionismo, alla narrazione per immagini, al piacere dell’attesa e della scoperta. E dietro a tutto questo, c’era lui. Un uomo che, anche quando Panini stava per essere ceduta agli americani, ha sempre lottato perché la sua anima rimanesse profondamente italiana.

Fino all’ultimo, Sallustro è rimasto attivo nella vita aziendale, lavorando in ufficio fino al venerdì precedente la sua improvvisa scomparsa. Una dedizione rara, che racconta molto più di mille discorsi sulla leadership. Perché Aldo Hugo Sallustro non era solo un manager: era un custode. Il custode della memoria di milioni di noi, che siamo cresciuti sfogliando le pagine lucide degli album Calciatori, cercando la figurina introvabile del nostro bomber preferito, leggendo Topolino ogni mercoledì, immergendoci nelle avventure di Spider-Man, di Goku, dei mutanti della Marvel, dei guerrieri Sailor.

Oggi ci lascia una figura discreta, lontana dai riflettori ma fondamentale per quello che la cultura pop italiana è diventata. Una figura che ha lavorato per far sì che ogni bustina, ogni albo, ogni card fosse non solo un prodotto, ma un frammento di immaginazione condivisa.

Alla famiglia Sallustro, alle sorelle Baroni che con lui hanno condiviso l’ultima fase della vita aziendale, a tutti i dipendenti Panini e ai fan sparsi in ogni angolo del mondo, va il nostro abbraccio.

E a te, Aldo, grazie. Per aver custodito i nostri sogni di carta. Per averli fatti crescere con noi. Per averli portati nel futuro.