Occhi di gatto, un successo che non si smentisce

Dopo quasi trentasei anni dalla sua prima messa in onda, la sigla Occhi di gatto cantata da Cristina d’Avena continua a vendere e ad essere ascoltata, ed è stata certificata con il Disco d’oro per il suo lungo successo. Del resto, è una sigla amata anche da chi è stato tiepido con altre canzoni della celebre cantante, per esempio non amando che lei rifacesse sigle celeberrime con altri interpreti, se non altro per il refrain entrato nelle orecchie di tutti O o o Occhi di gatto, O o o Occhi di gatto

Occhi di gatto, tratto dal manga di Tsukasa Hojo pubblicato in italiano tra il 1999 e il 2000 dalla Star Comics, è uno di quegli anime rimasti nel cuore anche dei non otaku, una serie divertente e dai toni adulti, con tre bellissime protagoniste, le sorelle Tashikel, Kisugi in originale, Sheila (Hitomi), Kelly (Rui) e Tati (Ai).

Di giorno, le ragazze gestiscono un bar chiamato Cats’ Eye, di notte compiono furti di opere d’arte per cercare di ricostruire la collezione del padre scomparso e avere la speranza di ritrovarlo: sulle loro tracce c’è Matthew (Toshio), pasticcione e simpatico agente di polizia, fidanzato di Sheila senza sapere la sua doppia identità.

Occhi di gatto ha avuto due stagioni televisive, la prima di 36 episodi fedele al manga, la seconda di 37 che si distacca dall’opera cartacea, in onda dal 1983 al 1985 su Nippon Television, e prodotte dalla Tokyo Movie Shinsha. Le due serie anime sono uscite in DVD e Blu Ray per Yamato e tornano di tanto in tanto in televisione, è prevista una loro replica su Boing in questa stagione televisiva. Tra il 2010 e il 2014 c’è stato anche un nuovo manga, sceneggiato da Tsukasa Hojo e disegnato da Shingo Asai uscito in italiano per Panini Comics.

Sigleanimate: il ritorno dei 45 giri

Pan Distribuzione, divisione del gruppo Panini si accinge a realizzare e distribuire in 45 giri le sigle dei cartoni animati più famose di sempre! Queste produzioni da collezione, che portano per la prima volta su 45 giri alcune delle sigle più belle all’interno della collana Sigleanimate, saranno disponibili in esclusiva nelle migliori fumetterie italiane, nei Panini Store di Bologna e di Firenze e sul sito www.pandistribuzione.it.Le fonti usate per le tracce audio sono i master originali dell’epoca, di proprietà di RTI S.p.A., mentre la realizzazione dei 45 giri è a cura di Artist First.

Quando si parla di sigle di cartoni animati, il pubblico italiano pensa subito a Cristina D’Avena e infatti nella prima uscita in 45 giri troveremo la cantante mito di generazioni intonare la famosa “All’arrembaggio!”, la prima sigla italiana dell’acclamato animeOne Piece”, andato in onda sulle reti Mediaset a partire dal 2001, quasi 20 anni fa. Sul lato B invece si potrà ascoltare la seconda sigla di “One Piece”, ovvero “Tutti all’arrembaggio”, un indimenticabile duetto che Cristina D’Avena ha cantato con Giorgio Vanni, altra voce celeberrima nel mondo delle sigle grazie alle sue interpretazioni di “What’s My Destiny Dragon Ball”, “Naruto Shippuden”, “Il ritorno dei Cavalieri dello Zodiaco” e tanti altri successi.

I dischi da collezione in 45 giri avranno una tiratura limitata di soli 500 pezzi e saranno stampati su vinile nero, con il consueto foro centrale grande proprio per mantenere un legame con le ultime produzioni commerciali uscite all’inizio degli anni ’90. Il prezzo di vendita al pubblico suggerito è di 16,99 Euro.

Strange music: sigle di serie tv e film suonate con oggetti

Ultimamente ha preso il via la moda di suonare cover di serie tv, in particolare del Trono di Spade, con vari e inusuali oggetti. Tutto ciò ha portato gli autori della stramberia ad avere un immediato successo tra i fan ma anche tra i semplici curiosi, aumentando le visualizzazioni dei video in pochissimo tempo.

Tutti conoscono la sigla del Trono di spade, che è di per sé molto bella ed è composta da Ramin Djawadi, tedesco di origine iraniana. Però non tutti conoscono la versione della sigla suonata con bicchieri da vino. Lo Youtuber Dan Newbie, già famoso nel web grazie ad altri suoi video dello stesso stampo, ha infatti suonato anche la colonna sonora di Frozen “Let it go”, la soundtrack di Super Mario Bros e molto altro, sfruttando oggetti di uso comune, anche vegetali.

Game Of Thrones Theme Song On Wine Glasses, Pans and a Water Jug

Dan Newbie, però, non è l’unico a esserci cimentato in una impresa simile, infatti nel canale Youtube di It’s a small world, possiamo trovare la sigla del Trono, suonata con delle calcolatrici, che conta più di 80.000 visualizzazioni dalla data di pubblicazione, che è il 10 gennaio.

 

Non manca la versione gattini che miagolano la sigla, ma questo è un altro discorso, anche se tenero e irresistibile.

Passando a un altro colosso, non mancano strani rifacimenti inerenti il tema di Star Wars, suonato ad esempio con una matita o la paletta di plastica per girare il caffé, ma anche con il tesla o con i floppy drive.

Star Wars - Imperial March on Eight Floppy Drives

L’11 luglio 2017 Pietro Festa ha pubblicato un libro dal titolo Strange Music Hero – Come avere successo suonando uno strumento strano. Uno Strange Music Hero è colui che con coraggio decide di abbracciare la sua passione per la musica rendendola la pietra angolare della sua vita. Si tratta di una persona ordinaria che in campo musicale compie qualcosa di straordinario e inaspettato per la maggior parte delle persone che lo circondano, risultato dell’allineamento al proprio ‘sentire essenziale’. L’autore – appassionato di strumenti musicali strani, o per meglio dire poco convenzionali – raccoglie in quest’opera i suoi studi, esperienze e intuizioni per presentarci nuovo paradigma musicale che potrebbe rappresentare la via alternativa ai percorsi convenzionali preconfezionati. Come ave​re suc​ces​so suo​nando uno strumento strano, parte da una definizione non convenzionale di successo; una definizione autentica che ci mette in condizione di porci domande raramente vagliate prima… Cos’è il successo per te? Che tipo di esperienze vuoi vivere? Attraverso i tre capitoli che si occuperanno di atteggiamento mentale, sviluppo artistico e professionale, questo testo vuole dare una prima grande mano fornendo validi spunti a coloro che sentono la chiamata alla musica ma non hanno una guida che li supporti.

Francy, Cosplay live music

Oggi volevamo presentarvi una storica amica di Satyrnet, Francesca, una delle prime cosplayer italiane, che ultimamente ha deciso di unire la sua grande passione a un altro hobby: il canto. Francesca nasce nel 1980 a Roma. La sua infanzia è stata caratterizzata dalla visione dei primi anime usciti in Italia e conosciuti all’epoca come cartoni animati, tra i quali Lady Oscar, George, e sopratutto I cavalieri dello zodiaco, che ancora oggi sono per lei un grande amore: di questi “cartoni animati” ha apprezzato in particolare il disegno, la storia, il messaggio di fiducia e amore. Francesca racconta le difficoltà incontrate nell’essere stata una delle prime cosplayer, dal momento che il fenomeno non era popolare come oggi, e la gente tendeva a non comprendere la serietà del lavoro artistico presente dietro la fattura di ogni costume.

All’epoca i cosplayer erano considerati adulti non maturi, poco cresciuti, individui infantili. Tuttavia, Francesca, senza dar peso a queste critiche, è andata avanti, continuando a creare i propri cosplay da sola o con l’aiuto dei familiari, tanto da far realizzare una spada di plexiglass trasparente al padre e da confezionare dei vestiti anche per la madre in modo da fare coppia e portarla in fiera con lei. Col tempo ha riempito la casa di abiti, maschere, parrucche, armi e armature. Nel 2005 poi si è sposata e ha dovuto rallentare il ritmo, dato che gli impegni erano aumentati, ma la passione non è affatto scemata, anche se il marito non ha mai condiviso totalmente questo interesse. Dopo essere diventata mamma, ha continuato ad andare avanti riuscendo in un’altra grande passione, il canto, essendo una grande appassionata di karaoke e cominciando a realizzare video su youtube, esibendosi inoltre in diverse manifestazioni in cui canta le sigle originali giapponesi in cosplay. Da quando ha iniziato questo progetto Francesca si sente di nuovo se stessa.

Entra in punta di piedi nei personaggi e dà loro vita rendendoli reali, tanto da far emozionare grandi e bambini. A questo riguardo si vuole qui riportare un aneddoto: una bimba di tre anni ha stretto così forte la mano di “Elsa” che tutta l’energia di quel momento è stata catturata per il resto dei suoi ricordi… perché i ricordi di un bambino… rendono un adulto forte e sicuro di se’… storie, canzoni, immagini che lei fa vivere sono come delle ancore… e le ancore una volta riportate alla mente… restano per sempre… Questa è Francesca. Una persona semplice con un’anima gentile, pronta a far vivere emozioni.

https://www.youtube.com/channel/UCgXpzWVp-tezeLGwCMCwtdA

https://www.facebook.com/francy.cosplay

Giada Robin & Stil Novo per Ranma ½

Ranma ½ è stato uno dei più grandi successi dell’autrice Rumiko Takahashi, insieme a Lamù, Maison Ikkoku e Inuyasha. In Italia è arrivato nelle case grazie soprattutto a MTV, ed è velocemente diventato un cult. La band bolognese Stil Novo ha deciso di celebrare quest’opera con un remake della famosissima sigla, cantata nella versione originale dai doppiatori Monika Ward (doppiatrice di Ranma donna, nonché storica Lisa Simpson) e Max Alto. 

Nella sigla appare Giada Robin, una delle più famose cosplayer italiane, nel ruolo di Shampoo; le sensuali reinterpretazioni dei personaggi degli anime hanno reso famosissima la giovane livornese, seguita su Facebook da 780.000 utenti. Le lenti colorate, i capelli viola e un sensuale completino la calano con simpatia nelle vesti della furba manipolatrice innamorata di Ranma Saotome.

La versione italiana della sigla è un adattamento di “Jajauma ni sasenaide”, la prima opening giapponese; come di consueto nel sol levante si utilizzano molte più canzoni; Ranma in particolare conta addirittura 7 opening e 9 ending, tutte di pregevole capacità autoriali e musicalmente interessanti. La versione degli Stil Novo è più veloce, con un utilizzo maggiore dell’elettronica e delle chitarre elettriche; “Ranma ½” versione 2016!

 

Sunita live @ PLAY: Festival del Gioco 2016

La grandissima Cosplayer Sunita Sunymao Zucca, storica amica di Satyrnet, ha organizzato uno spettacolo live a tema videogames, in particolare Metal gear e Final Fantasy, due tra le saghe piu celebri nel mondo videoludico. Mentre Sunita intonerà dal vivo le piu celebri canzoni, il palco sarà animato da talentuosi cosplayer che balleranno,lotteranno,faranno emozionare il pubblico con le scene piu belle tratte da questi videogiochi. Sunita vi aspetta alle ore 14 per questo show,  sul palco dell’ente fiera del PLAY: Festival del Gioco !!

Per info: https://www.facebook.com/events/908019185963391/

Play è la più grande Convention Italiana dove il gioco è protagonista: Giochi da tavolo, Giochi di ruolo, Giochi di carte collezionabili, Giochi tridimensionali, Giochi dal vivo e Videogiochi. The greatest Italian gamers Convention che si svolgerà il 2 e il 3 Aprile a Modena. http://www.play-modena.it/

Sunita è nata a Darjeeling in India, ma ora vive a Prato.Le sue doti artistiche inziano a dare frutti molto presto con il disegno e la pittura. Frenquenta la scuola d’arte di Moda e costume ed in seguito una scuola privata per raffinare sempre di piu questa dote.Frequenta anche una scuola di animazione e illustrazione a Firenze. Da più di dieci anni pratica l’hobby del cosplay riuscendo col tempo a creare dei veri e propri capolavori per accuratezza e buon gusto arrivando alla cifra di più di un centinaio di cosplay realizzati fin ora.Inoltre Sunita possiede un grande talento anche nel canto, che le appartiene fin da piccola. Ha collaborato con vari gruppi toscani rock e gothic. La sua formazione è canto lirico, seguita da diversi maestri professionali con la quale ha partecipato a vari concerti e opere liriche a Prato,Lucca e Siena.Ultimamente fa parte di una banda musicale per serate di ballo.Da diversi anni viene ospitata in varie manifestazioni del fumetto in veste di cantante interpretando canzoni (OST) di anime giapponesi, videogiochi, film.Tutti coloro che ascoltano la voce di Sunita rimangono commossi e rapiti dalle emozioni che riesce a trasmettere.

Pagina FB : https://www.facebook.com/Sunymao-art-327038435764/
Sito Web: http://www.sunymao.onweb.it/
Canale Youtube: https://www.youtube.com/user/sunymao

Cartoon party + SteamPunk Fashion Show at Blackout

A Carnevale ogni ingranaggio vale… Ecco la prima festa di Carnevale a tema Steampunk di Roma! Martedì grasso, il 9 Febbraio, vi aspettiamo al Blackout, lo storico locale rock di Roma in via Casilina 71.

Lo steampunk è una visione estetica che descrive la tecnologia e la fantascienza con un’atmosfera in stile vittoriano. Un fenomeno estremamente di moda che prende le sue radici dall’universo letterario creato da Jules Verne e che è stato recentemente riportato in agenda da film come Hugo Cabret di Martin Scorsese, videogiochi, fumetti e una serie di eventi entertainment internazionali.

Tanti gli ingredienti per questa festa molto particolare: due live con i Poison Garden e i Cristiani D’Avena, Steampunk e Cartoni animati si uniscono in un mix inedito e divertentissimo. Dopo i concerti, pronti a scatenarvi con il sound di Dj Armandino+DjOreste+DjFoffy

L’evento è organizzato dal team di Rock’N’Rolla in collaborazione con Satyrnet e con Steampact, un trio d’eccezione che unisce rock, cosplay e il fenomeno della fantascienza in stile vittoriano, che potrete vivere in prima persona anche grazie al mercatino a tema!

Per info:

https://www.facebook.com/events/970893999643047/

Considerazioni sulla censura ai cartoni animati


N
elle poche righe che seguono vorrei sollevare il problema della censura nei cartoni animati, censura che al giorno d’oggi è diventata quasi un ossessione, una sorta di “cut” maniacale che non riguarda solo alcune scene del cartone animato ma anche le sigle e le musiche inserite nel cartone stesso. Una premessa è d’obbligo a questo punto: gran parte del materiale che viene messo in onda sulle nostre emittenti nazionali viene comperato sul mercato giapponese. Sappiamo che in Giappone esiste una vera e propria cultura del cartone animato che è visto come una forma d’arte alla pari dei film e per la cui realizzazione esistono numerosi e notissimi studi di lavorazione (Bird studio); il cartone è considerato una sorta di prodotto universale distinto per fasce di età, con prodotti adatti a  bambini, ragazzi e adulti.
In Italia questo tipo di suddivisione non è mai stata fatta: il cartone animato viene  concepito come un prodotto esclusivamente destinato ad un pubblico di bambini; non esiste, quindi, una divisione per fasce di età e di conseguenza nessuna distinzione della programmazione in fasce orarie diverse, come avviene invece in Giappone dove occupa un posto analogo ai nostri telefilm. Questa situazione è piuttosto singolare se pensiamo che per i telefilm esistono invece in Italia delle fasce orarie di programmazione. Il prodotto, dunque, così come acquistato in Giappone e anche a caro prezzo, risulta spesso non adatto ad essere trasmesso in Italia per un pubblico infantile. Ci sono molte regole che devono essere rispettate perché un cartone possa essere trasmesso sui nostri canali televisivi: alcune possono essere in un certo senso condivise, mentre altre non sembrano avere spiegazione logica.  Ad esempio vi sono censure nei dialoghi e nei nomi dettate da oscure ragioni. La giustificazione più comune è  i bambini non sono in grado di comprendere i nomi giapponesi e per questo si tende a pescare nel vocabolario comune, fino a rasentare l’assurdo come il taglio del nome della città di Tokio. A mio modo di vedere l’intero sistema andrebbe  completamente riconsiderato.
Per quanto riguarda la musica siamo abituati sin dagli anni 70 a vedere cantate in italiano le canzoni dei cartoni animati, e devo dire anche con ottimi risultati. Questo è l’unico adattamento che riesco a concepire: se ripenso alla mia adolescenza davanti alla TV devo ammettere che le sigle originali in giapponese non avevano per me molto senso. Sono rimasto sorpreso nell’apprendere – grazie ad un intervista con Mirko Fabbreschi, leader della cartoon band Raggi Fotonici – che molte vecchie sigle vedevano la partecipazione di alcune personalità del mondo della musica. Molte cose sono cambiate dalla fine degli anni ’70 ad oggi: come infatti ci ha illustrato Fabbreschi esiste una serie di regole nella composizione delle sigle dei cartoni animati che costituisce una sorta di vera e propria limitazione alla creatività compositiva basata, per altro, su vecchi studi di musicoterapia. Strumenti come il timpano o frequenze basse sono ad esempio assolutamente banditi, per non menzionare il glossario dei termini che non devono essere inseriti nei testi delle canzoni.
Forme di censura musicali all’interno del cartone si possono ritrovare anche nelle classiche musiche che accompagnano lo svolgimento della storia e che vengono usate per sottolineare alcuni momenti particolari. Rispetto alle versioni originali si  riscontrano tagli soprattutto nelle parti cantate, perché ovviamente in giapponese.
Anche le scritte in giapponese sono state totalmente rimosse e l’uso dei sottotitoli è cosa molto rara. Ma lo scempio vero e proprio può essere notato nello stravolgimento totale delle storie da parte dei maniaci del cut: veri e propri cambi di significato dell’intera storia con scene che mal si collegano con quelle precedenti e che rendono inspiegabili alcuni comportamenti dei protagonisti. Uno dei primi cartoni a cadere sotto le mani di questi pseudo adattatori fu il famosissimo “Kimagure orange road”. In questo caso il cartone originale subì una doppia punizione: oltre al cambiamento del titolo in “E’ quasi magia Johnny”, si aggiunsero tagli di molte musiche e di numerosissime scene giudicate troppo spinte e addirittura la soppressione di una intera puntata. Si è stimato che quasi due ore siano andate perse a causa degli adattamenti eccessivi,  per far diventare questo prodotto fruibile ad un pubblico di bambini.
Uno esempio recente che potrebbe far ridere se si pensa a tutto il lavoro di taglio che è stato fatto, se non fosse che è stato fatto dalla RAI a cui paghiamo un canone salato, riguarda il cartone delle “Super Gals”, ragazze alla moda (titolo originale “Kotobuki Ran”) storia in cui in origine si parla di una ragazza che si accompagna a uomini più grandi in cambio di soldi o vestiti in regalo.
Si potrebbe andare avanti all’infinito nel menzionare casi in cui si è fatto ricorso alla censura di parti audio e video. A tutt’oggi non esistono isole felici per i cartoni animati giapponesi nei nostri network commerciali. Qualcuno aveva indicato MTV come l’ultimo baluardo contro le forme di censura, ma nella realtà dei fatti questo non è accaduto. Lo dimostra il fatto che anche lì si è arrivati a forme di censura soprattutto di parti audio con modificazione di alcuni dialoghi (si veda il caso di GTO).
La verità è che si parla di due culture totalmente differenti. In Italia il cartone animato è solo ed esclusivamente un prodotto per bambini e così dovrà rimanere: via libera quindi all’importazione dal Giappone, ma mano alle forbici. Sorge spontaneo chiedersi come mai l’ Italia si ritrovi sempre a comprare prodotti costosi non adatti ai bambini, visto che in Giappone esistono, come si è detto, prodotti suddivisi per fasce di età, salvo poi doverli adattare, con ulteriore notevole esborso di danaro pubblico nel caso della RAI e relativa “censura” del prodotto stesso. Non si può credere che all’interno di queste strutture non vi sia qualcuno a conoscenza del fatto che in Giappone esistono prodotti specifici per ogni fascia d’età. La stessa Manera, di cui ricordiamo il nome per i testi delle canzoni cantata sulle reti Mediaset da Cristina d’Avena, che è stata la responsabile della programmazione per bambini sui canali Mediaset e che si recava in Giappone più volte l’anno, non poteva non sapere delle suddivisioni per fasce di età (fonte sito).
Il vero movente è probabilmente da ricercare in tutto quello che ruota intorno al mondo dei cartoni animati. Anche se vi è un divieto di interrompere il cartone animato con i messaggi pubblicitari, si può ben osservare come esso sia ben inserito, oserei dire sommerso, da pubblicità prima della sua messa in onda. A questo proposito è impossibile non notare che, pur di inserire uno spot pubblicitario in più, quasi sempre le sigle dei cartoni animate vengo tagliate negli ultimi 20 secondi. E questo è tanto più veramente incredibile se si pensa alla serie di regole a cui gli autori devono attenersi per la composizione della sigla, che, alla fine viene trasmessa incompleta.
Insomma la pubblicità regna e il merchandising influisce molto nella scelta dei prodotti da importare dal Giappone. Probabilmente anche i fumetti hanno giocato un ruolo fondamentale nella scelta dei cartoni animati da mandare in onda, come nel caso di “Dragon Ball” di cui esisteva già una versione doppiata, a cui però Mediaset a rimesso mano per godere del successo che la serie stampata stava riscuotendo applicando notevoli censure sia per i contenuti ritenuti “sexy” che per quelli “troppo violenti” nei combattimenti. Se è vero che fumetti famosi hanno influenzato la scelta di alcuni cartoni animati, è anche vero il contrario e cioè che l’andamento delle vendite dei fumetti è stato talvolta influenzato dalla notorietà dei cartoni televisivi.
Una cosa è certa e cioè che il sistema andrebbe rivisto per evitare di rovinare tutte queste serie di cartoni animati attraverso una serie di manipolazioni, tagli e censure inutili, cercando invece di salvaguardare l’integrità originale. Voglio dire che noi ragazzi, che abbiamo visto serie come “Devilman” e “Goldrake” (li rivedremo mai in Televisione?), siamo cresciuti ugualmente senza manie di trasformazioni robotiche o istinti omicidi.
Il sistema in generale presenta troppe falle e incongruenze: su un canale guardiamo cartoni animati censurati mentre su un altro c’è il telegiornale che trasmette notizie ed immagini terrificanti, o ancora trasmissioni di “intrattenimento” di dubbio gusto.   A cosa servono tutte queste censure se il problema di fondo è un altro? In realtà le famiglie vogliono cartoni animati davanti al quale poter abbandonare per ore i bambini senza la necessità di vigilare e cambiare eventualmente canale. Perché se esiste il sistema dei bollini (rosso, arancione e verde) questo non può essere applicato anche alla programmazione animata? Perché un adolescente per potersi vedere un cartone animato di senso compiuto, senza buchi neri, deve spendere oltre 25 euro per un dvd?
di Carlo Francesco Russo

Sigle: ieri, oggi e domani

Le sigle sono un elemento fondamentale dei cartoni animati, perché ne “riassumono” i contenuti e mostrano allo spettatore chi sono i personaggi e quali le loro caratteristiche distintive. Si tratta di un mix di musica, effetti sonori, voci ed immagini, sapientemente mescolati, in grado di lasciare la propria impronta sul pubblico. Innanzitutto, le sigle hanno la funzione di fissare nella memoria il cartone stesso: se ascoltiamo, ad esempio “invincibili guerrieri, valenti condottieri…”, capiamo di avere a che fare con i Cavalieri dello Zodiaco.

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Sigle Cartoon… non solo per bambini!

La creazione  e la realizzazione di una sigla per cartoni animati, non è qualcosa di così semplice e immediato come si potrebbe credere. La sonorizzazione di un cartone avviene sulla colonna internazionale, materiale audio fornito dal distributore della casa madre. A questa colonna, con effettistica sempre uguale, viene aggiunto il cantato nella lingua del paese distribuzione.

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