LEGO Ideas 21350 JAWS: Lo squalo di Spielberg arriva su LEGO!

Amanti di Jaws – Lo squalo, il leggendario film di Steven Spielberg del 1975, preparate i vostri mattoncini! Il set LEGO Ideas 21350 JAWS è in arrivo sugli scaffali per il 3 Agosto, secondo i rumors.

Un tuffo nel terrore

Basato sul progetto di costruzione di Diving Faces, questo set LEGO Ideas ricrea l’iconica Orca, l’imbarcazione guidata dal determinato Martin Brody nella sua lotta contro il temibile squalo bianco. Il set, composto da 1497 pezzi, promette di catturare l’essenza del film con dettagli fedeli e tante funzioni interessanti.

Un’esperienza di costruzione coinvolgente

I costruttori potranno rivivere le scene più emozionanti del film assemblando la Orca in ogni suo particolare, dalla cabina di pilotaggio al ponte superiore fino al ventre dello scafo. Non mancheranno i dettagli iconici come la gabbia anti-squalo e il mitico arpione.

Un omaggio a un classico senza tempo

LEGO Ideas 21350 JAWS è un omaggio a un vero e proprio capolavoro del cinema che ha terrorizzato e affascinato generazioni di spettatori. Il set rappresenta un’occasione unica per rivivere le emozioni del film e per celebrare la genialità di Steven Spielberg.

Un pezzo da collezione per gli appassionati

Con il suo design dettagliato e le sue numerose funzioni, LEGO Ideas 21350 JAWS si configura come un pezzo da collezione imperdibile per gli appassionati di cinema, LEGO e, ovviamente, di squali!

Dettagli del set:

  • Numero di pezzi: 1497
  • Prezzo di listino: 159,99 EURO
  • Data di uscita prevista: 3 Agosto 2024

Addio a Max Capa, padre del fumetto underground italiano

Un pioniere della controcultura: Nino Armando Ceretti, in arte Max Capa, si è spento a Parigi all’età di 79 anni, lasciando un’eredità indelebile nel panorama del fumetto italiano. Figura poliedrica e anticonformista, Capa ha attraversato diverse epoche artistiche, affermandosi come pittore, illustratore, editore e, soprattutto, voce dirompente della controcultura italiana degli anni ’70.

Dalle tele al fumetto: Nato a Milano nel 1944, Capa approda al fumetto alla fine degli anni ’60, ispirato da riviste come Linus e Sgt. Kirk e dai lavori di maestri americani come Robert Crumb. La sua penna irriverente e il suo stile underground lo rendono subito protagonista del fermento culturale legato ai movimenti studenteschi.

Fumetti “anarchici” e controcultura: Nel 1971, fonda la rivista Puzz, “controgiornale di sballofumetti” che diventa un manifesto della contestazione. Le sue storie, surreali, cariche di nonsense e ferocemente critiche verso la politica e la società del tempo, rivoluzionano il panorama fumettistico italiano, aprendo la strada a nuove sperimentazioni.

Oltre Puzz: Iguana e l’esilio parigino: Dopo Puzz, Capa fonda Edizioni Iguana, pubblicando diverse testate, ma l’inquietudine lo spinge a trasferirsi a Parigi. Nella capitale francese, si dedica principalmente alla pittura, abbandonando gradualmente il fumetto.

Un’eredità controcorrente: La figura di Max Capa rimane un punto di riferimento per chi ama il fumetto underground e la controcultura. Il suo coraggio nell’esplorare nuovi linguaggi e la sua tenace indipendenza hanno tracciato un solco indelebile nella storia del fumetto italiano, ispirando generazioni di artisti e autori.

Polaroid SX-70: la prima fotocamera istantanea con pellicola integral

La Polaroid SX-70 è una fotocamera istantanea prodotta dalla Polaroid Corporation dal 1972 al 1981. È stata la prima fotocamera istantanea a utilizzare il sistema di sviluppo automatico della pellicola Polaroid Integral, che ha reso la fotografia istantanea più accessibile e conveniente.

La SX-70 è stata un successo immediato e ha contribuito a rendere la fotografia istantanea un fenomeno di massa. È stata utilizzata da celebrità, artisti e appassionati di fotografia di tutto il mondo.

Caratteristiche della Polaroid SX-70

La Polaroid SX-70 è una fotocamera compatta e leggera, facile da usare. Ha un obiettivo 116mm f/2.8 con un campo visivo di 43 gradi. La fotocamera utilizza la pellicola Polaroid Integral, che si sviluppa automaticamente in soli 60 secondi.

Design della Polaroid SX-70

La Polaroid SX-70 ha un design iconico, caratterizzato da un corpo in plastica nera e una forma squadrata. La fotocamera ha una serie di controlli manuali, tra cui un diaframma a tre posizioni, una velocità dell’otturatore a cinque posizioni e un otturatore meccanico.

Impatto culturale della Polaroid SX-70

La Polaroid SX-70 ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare. La fotocamera è stata utilizzata da celebrità come Andy Warhol, Robert Mapplethorpe e David Bowie. È stata anche utilizzata in film e programmi televisivi, tra cui “The Breakfast Club” e “The Wonder Years”.

La Polaroid SX-70 è un’icona della fotografia istantanea. È una fotocamera semplice e intuitiva che ha reso la fotografia istantanea accessibile a tutti.

Curiosità

  • Il nome “SX-70” deriva da “instant photography 70”, che si riferisce alla velocità di sviluppo della pellicola Polaroid Integral.
  • La Polaroid SX-70 è stata progettata da Edwin Land, il fondatore della Polaroid Corporation.
  • La Polaroid SX-70 è stata prodotta in diverse versioni, tra cui la SX-70 Sonar, che utilizzava un sistema di messa a fuoco automatica a ultrasuoni.
  • La Polaroid SX-70 è ancora prodotta da Polaroid Originals, una società che produce fotocamere e pellicole istantanee.

Le nuove avventure di Huckleberry Finn

Una delle cose che mi ha sempre intrigato, all’interno di film o serie televisive, è come in alcune di esse vi fosse una specie di interazione, tra personaggi animati e attori in carne ed ossa. Di esempi ne abbiamo molti, il divertentissimo “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”, l’interessante “Fuga dal Mondo dei Sogni” e le serie nipponiche di “I-Zemborg” e “Born-Free”. Però il mio archivio personale di curiosità Nerd e Vintage, ossia la mia poderosa memoria, mi ha fatto ricordare una vecchia serie televisiva della Hanna-Barbera che utilizzava questa tipologia di tecnica, la serie in questione si intitolava “ The New Adventures of Huckleberry Finn”.

Qui in Italia era conosciuta coi titoli “Le nuove avventure di Huckleberry Finn” oppure “Le avventure di Huckleberry Finn”, questa serie fu prodotta e trasmessa alla fine degli anni sessanta, per un totale di 20 episodi racchiusi in un unica stagione, in Italia venne trasmessa nei primi anni ottanta, la prima volta su Retequattro e successivamente vennero fattoi alcuni passaggi sulle reti locali come SuperSix oppure in contenitori per ragazzi come Junior Tv.  Come si evince dal titolo, la serie è basata sui personaggi e le storie di Mark Twain nel romanzo “Le avventure di Huckleberry Finn”, infatti vengono ripresi in questa serie oltre al personaggio di Huckleberry, Becky Thatcher, Tom Sawyer l’immancabile Zia Polly e il truce Joe l’Indiano; mescolati con nuovi personaggio creati apposta per la serie.

New Adventures of Huck Finn Credits (High Quality)

In breve, durante ogni episodio, si raccontano le vicende di Huck e dei sue due amici Tom e Becky. I tre ragazzi vivono in un piccola cittadina chiamata Hannibal situata lungo il fiume Missouri e passano le giornate andando a scuola e divertendosi a giocare tra di loro. Durante le loro avventure, i tre giovani ragazzi, finiscono in un mondo di fantasia, dove vivono fantastiche avventure, incontrando personaggi, in forma animata, personaggi straordinari, come i piccoli Lillipuziani, il mitologico Ercole, il valoroso Don Chisciotte della Mancia, Folletti e tanti altri. Però, oltre a questi personaggi che via via diventano loro amici, incontrano anche le varie versioni animate di Joe l’indiano, loro nemico nella vita reale, che in questo mondo fatato si ritrovano davanti in vari ruoli, come un pirata, un bandito e così via; ma i tre alla fine riusciranno sempre a sconfiggerlo e alla fine di ogni episodio a ritrovare la strada di casa, sapendo che il domani li porterà a vivere nuove e sempre più emozionanti avventure.

Una serie molto divertente, che rivisita in chiave animata mista, un classico della letteratura americana, che alla fine di ogni episodio ci dava anche un insegnamento di vita.

Quackula

Quackula è una serie uscita alla fine degli anni ’70 primi anni ’80, composta da una ventina di episodi contenitore della serie di Heckle & Jeckle, le tragicomiche avventure di due amici corvi: la serie comprendeva due episodi di Heckle & Jeckle, e nel mezzo un episodio appunto di Quackula. In Italia venne trasmessa dopo la metà degli anni ’80 prevalentemente nelle reti locali. Anche se Quackula manteneva certi toni horror tipici dell’epoca, come dormire in una bara e la voglia di bere sangue, essendo una serie animata di stampo umoristico alla fine ogni puntata era stata strutturata in modo da far ridere lo spettatore.

Quacula - Macchina del Tempo

Giorni nostri, nella remota periferia di una cittadina americana, all’interno di una zona paludosa, che sembra richiamare la Luisiana, sorge un antico maniero, al cui interno vive un orso di nome Teodoro, una persona qualunque con un lavoro, una casa e degli hobby, egli trascorre le sue giornate con tranquillità e beatitudine, però quando calano le tenebre e scende la notte, mentre Teodoro si concede il riposo dei “giusti”, dai sotterranei di quell’antico maniero, si risveglia un male antico come il tempo. Infatti in quegli angusti meandri, è posta una bara a forma di uovo, e quando si estingue l’ultimo raggio di sole, la bara-uovo si apre e si risveglia il “Conte Quackula”, un papero vampiro, immortale vecchio quanto il tempo stesso. Al suo risveglio il Conte Quackula ha un solo pensiero, spaventare e bere il sangue del suo “coinquilino” Teodoro, utilizzando ogni mezzo possibile, però la sua crudeltà viene messa in contrapposizione alla sua goffaggine e anche a un pochino di sfortuna, infatti molto spesso non riesce nel suo intento, creando un finale sempre più divertente in un escalation di risate generali.

Senza tante pretese, con una trama molto velocizzata, si tratta infatti di episodi di una ventina di minuti, ma molto ricchi di umorismo condito da gag e situazioni paradossali, come, ad esempio, la bara-uovo di Quackula rapita dagli alieni. Grafica molto curata e con una definizione dei personaggi molto nitida.

L’unica nota negativa e che purtroppo ne han fatti solo pochi di episodi, quando secondo me potevano farne molti di più

 

La Fuga di Logan / Logan’s Run

Continuando la carrellata di film tratti da romanzi o racconti brevi, vi è un film che mi ha sempre intrigato, sia per la sua trama che per lo svolgimento della pellicola, ammetto di non aver mai letto il romanzo, e spero prima o poi di colmare questa lacuna; il film in questione è intitolato “La Fuga di Logan” (Logan’s Run) tratto dall’omonimo romanzo di William F. Nolan e George Clayton Johnson; film del 1976 diretto da Michael Anderson, in breve è diventato un film Cult, in quanto ha saputo mescolare bene elementi di fantascienza e di sociologia con un’ampia dose di allegoria, quasi da rendere questo film sempre attuale nonostante siano passati dei decenni.

Tale è stato il successo di Logan’s Run che ne venne tratta anche una serie televisiva, di cui abbiamo già parlato; oltre a un paio di rifacimenti a fumetti, uno prodotto dalla Marvel Comics nella seconda metà degli anni 70, in Italia editata dalla Editoriale Corno nel 1978; l’altra prodotta a metà degli anni 80 dalla Malibù Graphics per opera dello stesso Nolan, uno degli autori del romanzo. Si è anche vociferato di un  Remake di Logan’s Run, però al momento sembra che tale progetto risulta fermo.

La fuga di logan trailer ufficiale 1976 HD

 

Il pianeta Terra era reduce da una terribile Guerra Nucleare, che ha sconvolto tutto a livello globale, i governi, come le città sono stati completamente spazzati via, anche la flora e la fauna, innocenti ai fatti degli uomini sono stati colpiti da tale olocausto. Però in mezzo a tale devastazione, poche migliaia di persone sono riuscite a sopravvivere a tale cataclisma, rifugiandosi all’interno di una città protetta da una cupola che ha impedito alle radiazioni e alle intemperie esterne di colpire gli abitanti di tale città, consentendogli di vivere senza problemi. Da quella guerra sono passati decenni, infatti siamo nell’anno 2274 e la città ha continuato a prosperare e anche gli abitanti che vivono al suo interno, infatti la città e controllata da un potentissimo computer, che provvede a ogni tipo di necessità degli abitanti, esso non controlla solo il clima, ma anche la produzione e la distribuzione del cibo, gli svaghi e l’assegnazione dei compiti di ogni singolo abitante, che conduce un’esistenza agiata dove sono con divertimenti, lussi di vario genere e dove vi è quasi la totale mancanza di necessità di praticare qualunque tipo di lavoro pesante, vivendo in un perenne benessere senza fine, ignorando cosa avviene al di là della cupola e in molti case senza interessarsene. Il computer che in pratica governa la città e i suoi abitanti, per evitare le piaghe principali che secondo la sua programmazione sono la rovina del genere umano, ha attuato un sistema di controllo delle nascite: essi non nascono nel vero senso della parola, ma vengono clonati, attuando un sistema di modifica genetica per prevenire le malattie, così che l’individuo che ne risulta sia più resistente e abbia sempre una salute perfetta. Per evitare la sovrappopolazione il computer ha inserito un programma di controllo per la limitazione del numero degli abitanti, applicando l’eutanasia forzata e obbligatoria al compimento del 30esimo anno di età. Per far sì che gli abitanti si sottopongano a tale procedimento senza opporsi al sistema, alla nascita viene impiantata nel palmo della mano una gemma, che con il passare degli anni varia di colore, passando dal bianco della nascita, al rosso intenso e lampeggiante al compimento dei 30 anni e appena raggiunta tale età, gli individui predestinati partecipano a una cerimonia pubblica chiamata Carousel, dove essi si  esibiscono all’interno di un enorme anfiteatro nella cerimonia del “rinnovo” davanti a tutti gli altri spettatori giubilanti. Alla fine dello spettacolo essi vengono rinnovati reincarnandosi nel nuovo nascituro, ricominciando il ciclo della vita, ma in realtà i partecipanti al Carousel vengono eliminati in maniera spettacolare e il loro posto viene preso dal nuovo “clone”. Però vi sono alcuni abitanti che quando vedono l’avvicinarsi del Carousel, colti dal panico preferiscono darsi alla fuga invece di rinnovarsi, in quel caso intervengono i “Sandman”, una sorta di polizia elitaria, che ha il compito di individuare e sopprimere i “ribelli”, uno di questi Sandman è Logan 5, denominato così in quanto esso è la quinta rinnovazione del genotipo “Logan”, protagonista della nostra storia, egli, insieme al suo collega Francis 7, prende con serietà tale compito con dedizione e devozione, anche se negli ultimi periodi pian piano Logan 5 comincia ad avere dei dubbi sull’effettiva utilità del rinnovamento e del Carousel.

La Fuga di Logan (1976) - Il sorvegliante cerca divertimento

Un giorno Logan 5 viene convocato dal computer centrale, che gli confessa che sono in molti a mettere in discussione la pratica del Caurosel e che questi si sono riuniti in una specie di rete clandestina per lasciare la città e raggiungere una misteriosa meta chiamata Sanctuary. Per tale motivo il computer ordina a Logan 5 di infiltrarsi nella rete e di sgominare completamente tale banda di sovversivi. Per rendere più credibile la “ribellione” di Logan 5 e permettergli di infiltrarsi tra loro, il computer riprogramma la pietra che egli ha nella mano togliendogli gli ultimi anni di vita per far sì che la pietra cominci a lampeggiare come i destinati al Carousel, Logan 5 chiede poi al computer se dopo la sua missione gli verranno riassegnati gli anni “persi”, però il computer congeda Logan 5 con uno spietato mutismo. Inizia così la missione di Logan che inizia una perigliosa fuga inseguito dai Sandman, suoi ex compagni all’oscuro della missione affidatagli dal computer. All’inseguimento di Logan 5 si offre Francis 7, che pensando al tradimento dell’amico, prende il suo compito come una questione personale. Durante la fuga Logan 5 si imbatte in Jessica 6, una ragazza che sembra saperne molto su questa “rete” clandestina. Per raggiungere Sanctuary, dopo varie peripezie, Jessica 6 rivela a Logan 5 come uscire dalla città e raggiungere la mitica Sanctuary, però anche se il suo tempo non è ancora giunto, ella vuole fuggire con lui in quanto innamorata di Logan 5, a questo punto il nostro eroe vedendo la sincerità e l’ingenuità dei sentimenti di Jessica 6 e capendo sempre di più che forse il sistema della città non è propriamente quello giusto, decide di abbandonare la missione e di trovare la libertà con Jessica 6 fuori dalla città. Durante la loro rocambolesca fuga, aiutati anche da altri dissidenti, i due riescono a raggiungere una zona dei sotterranei inesplorata della città, qui si imbattono in una sorta di magazzino criogenico ove, all’interno di alcuni contenitori, sono rinchiusi degli esseri umani. Scoprono anche che il magazzino è gestito da un androide denominato Box, ma non è solo questa l’amara scoperta, infatti Box gli rivela che per la fabbricazione del cibo destinato alla città, veniva utilizzato il plancton derivato dal mare, però negli ultimi anni esso è venuto a mancare e per sopperire a tale penuria Box si serviva degli esseri umani che giungevano da lui, utilizzandoli per la produzione di derrate alimentari, così Logan 5 e Jessica 6 vengono a scoprire che non solo nessuno è mai riuscito a uscire dalla città, ma anche che Sanctuary non esiste e non è mai esistita. Box dopo avergli rivelato tutto si avventa sui due per trasformarli in scorte di cibo, ma dopo una breve e furiosa lotta i due riescono a distruggere Box e a fuggire all’esterno senza sapere che cosa troveranno davanti.

Dopo varie peripezie Logan 5 e Jessica 6 raggiungono una città ridotta in rovine, simbolo della passata guerra che ha quasi sterminato ogni forma di vita, mentre i due fuggitivi esplorano il luogo, vengono raggiunti da un uomo anziano e così riescono a scoprire che si può di nuovo vivere nel mondo esterno. Mentre Logan e Jessica cercano di convincere l’anziano ad andare con loro nella città per convincere tutti che la vita dopo i 30 anni è possibile, vengono raggiunti da Francis 7. Tra i due ex compagni e amici avviene una lotta furibonda ed è Logan ad avere la meglio e Francis 7 muore tra le sue braccia. I tre raggiungono la città e Logan viene subito catturato e portato davanti al computer centrale. Durante l’interrogatorio, Logan confessa che Sanctuary non esiste però sono riusciti a uscire all’esterno, creando un conflitto nel programma in quanto la sua logica prevede che non ci sia nulla all’esterno della città. Alla fine il computer si autodistrugge fermando ogni sistema nella città, così gli abitanti, come risvegliatisi da un sogno, vedono l’anziano e la possibilità di poter vivere oltre il termine designato dalle leggi della città e anche che la vita all’esterno della città è di nuovo possibile.

Di Logan’s Run venne realizzata anche una serie televisiva, di cui abbiamo parlato precedentemente. Nel film “The Island” del 2005 di Michael Bay, anche se la trama è completamente differente, vi sono molti riferimenti al film “La Fuga di Logan” compresi i nomi dei protagonisti Lincoln 6 Echo e Jordan 2 Delta in omaggio a Logan 5 e Jessica 6. Verso la fine degli anni 70 la Marvel Comics realizzò una serie a fumetti dedicato al film. Come detto precedentemente, non avendo mai letto il romanzo, lacuna che presto colmerò, non so quanto il film si discosti dall’opera originale, quindi non mi è possibile fare dei paragoni, però posso darvi il mio giudizio personale, e dirvi senza ombra di dubbio che “La Fuga di Logan” è un film ben fatto e ricco di colpi di scena, anche se a un certo punto sembrano scontati, però è come vengono resi che dà quel pizzico di pepe che rende godibile la visione della pellicola.

Danger: Diabolik

 

In questi ultimi anni si parla moltissimo dei cinecomic, film tratti da storie a fumetti: pochi sanno che questo genere cinematografico (anche se all’epoca non veniva utilizzato questo termine) venne girato anche nel passato: non solamente negli States (ad esempio i Fantastic Four di Roger Corman), ma vi furono anche produzioni Italiane che diedero vita ai primi lungometraggi tratti dai fumetti “locali”. Infatti nel 1968, uscì nelle sale cinematografiche il film “Danger: Diabolik”, prodotto dalla Dino De Laurentiis in cooproduzione italo/francese: questo fu uno dei primi adattamenti al cinema di una serie a fumetti italiani basato sulle celebri avventure create dalle Sorelle Giussani.

Per il film, alla regia venne scelto  Mario Bava, che fu anche collaboratore agli effetti speciali insieme a Carlo Rambaldi, conosciuto per film come gli Occhi del Gatto,  per la colonna sonora venne ingaggiato Ennio Morricone. Tra gli interpreti del film, dopo non poche difficoltà, alla fine fine venne scelto per il ruolo di Diabolik, John Phillip Law, in quanto ritenuto più somigliante al personaggio del fumetto, e il ruolo di Ginko venne assegnato a Michel Piccoli, attore francese già famoso all’epoca, anche se come somiglianza non era molto attinente al personaggio, come avevano fatto notare le stesse sorelle Giussani, la sua interpretazione si adattava perfettamente al personaggio. Tra gli altri interpreti figura anche Adolfo Celi, noto per film come 007 Thunderbolt, Amici Miei e altri,. Per il personaggio inventato apposta per il film del gangster Valmont, il ruolo di Eva Kant era stato affidato all’inizio a Catherine Deneuve, che però venne sostituita dall’attrice Marisa Mell, in quanto tra l’attrice francese e il regista Mario Bava non c’era intesa: il regista non si riteneva soddisfatto della recitazione della Deneuve, e l’attrice stessa rifiutava di girare le eventuali scene di nudo richieste dal copione, così alla fine il ruolo fu della Mell.

Danger Diabolik (1968) Trailer

Le riprese vennero effettuate presso gli studi De Laurentis di Roma, dove ora sorge il parco divertimenti Cinecittà World, mentre le scene esterne vennero girate a Torino e Tor di Caldano. Visto il budget totale che la Dino De Laurentiis mise a disposizione, circa 200 milioni di Lire, le scenografie delle riprese interne erano molto scarne, povere, infatti la grande caverna rifugio di Diabolik che si vede nel film, in realtà era completamente vuota, e lo stesso Law quando dovette girare la prima scena con Diabolik che entrava con la sua Jaguar all’interno del rifugio ne rimase completamente spiazzato, in quanto il set era completamente spoglio. Il regista , vedendo lo stupore e anche il disappunto degli attori, fece vedere  gli effetti speciali che aveva inserito per ricostruire il rifugio: Mario Bava, con l’utilizzo di fotografie e pezzi di vetro applicati direttamente sull’obiettivo della macchina da presa, riuscì nell’impresa di realizzare il rifugio senza dover rischiare di sforare col budget. Oltre agli attori venne piacevolmente colpito anche il produttore stesso Dino De Laurentiis: con poca semplicità Bava era riuscito a realizzare un set colossale.

Nonostante tutto però,  il film in patria non ottenne il successo sperato, incassando un totale di circa 265 milioni di Lire, tanto che De Laurentis, prima interessato a un sequel, dopo aver preso visione dei bassi incassi e del poco interesse del pubblico, rinunciò completamente all’idea del seguito. Altro destino invece ebbe all’estero: Diabolik ottenne molto più successo che in patria specie in Francia il paese co-produttore della pellicola. Come accade per molti film del genere, solo in tempi recenti è stato inserito tra i Cult Movie, come  uno dei migliori film della cultura Pop degli anni ’60 e film senza troppe pretese che riprende un personaggio rimasto nella collettività dei fumetti.

Diabolik e Eva

Clerville, l’Ispettore Ginko si appresta a organizzare un trasporto di denaro, circa 10 milioni, e per evitare brutte sorprese, organizza un secondo trasporto anche per mettere nel sacco la sua nemesi: il grande criminale conosciuto da tutti come Diabolik. Il piano di Ginko sembra procedere senza intoppi, ma il Re del Terrore, coi suoi ingegnosi trucchi, riesce a evitare la trappola di Ginko e a prendere la refurtiva sotto gli occhi di tutti. Dopo una rocambolesca fuga in auto, in motoscafo e successivamente in auto, inseguiti dalla polizia, Diabolik insieme alla sua fedele complice e amante riesce a far perdere le tracce e ad arrivare a bordo della sua Jaguar nella caverna rifugio. Dopo l’ennesima beffa perpetuata da Diabolik, il Ministro degli Interni si dimette, e il nuovo Ministro in carica, invece di pretendere le dimissioni da Ginko, gli dà pieni poteri esecutivi, per poter finalmente catturare Diabolik e la sua compagna Eva Kant. Da quel momento l’Ispettore Ginko effettua una serie di retate in ogni angolo dove la malavita locale opera, dal piccolo spacciatore fino agli alti vertici; costringendo  così i vari boss riuniti al comando di Ralph Valmont, il “capo dei capi”, a fare un patto con l’Ispettore: se grazie a questa collaborazione forzata riusciranno a catturare Diabolik, Ginko lascerà la presa contro i loro “affari”. Ignaro di questa “alleanza” tra Ginko e Valmont, Diabolik è in procinto di studiare un nuovo colpo, e in occasione del compleanno di Eva decide di regalarle la collana di Smeraldi di Lady Clark, tenuta nella cassaforte all’intero del suo castello. Nonostante la sorveglianza delle forze di polizia di Ginko e le misure di sicurezza del castello, Diabolik riesce a rubare la collana; però, dopo il colpo, egli ha un amara sorpresa, infatti Valmont, grazie al suo giro di prostitute e spacciatori, riesce a scovare e rapire Eva Kant, e chiede un riscatto a Diabolik per la sua liberazione. Giunto sul luogo dello scambio,  Diabolik riesce a ingannare Valmont e i suoi scagnozzi, e dopo aver eliminato Valmont, riesce a liberare Eva e a fuggire insieme a lei. Intanto il Ministro degli Interni decide di mettere una taglia di un miliardo di dollari sulla testa di Diabolik. Per tutta risposta Diabolik fa saltare in aria tutti i palazzi e le sedi del fisco di Clerville, con tutte le relative cartelle esattoriali. Il Ministro delle finanze si rivolge così ai cittadini, in quanto non essendoci più traccia delle cartelle esattoriali, confida nel buon senso della popolazione di pagare spontaneamente le tasse senza la relativa cartella, l’appello viene accolto dalla cittadinanza con un ilarità generale, portando così il governo, in una grave crisi economica, quasi al collasso. Per evitare la bancarotta, il governo di Clerville, decide di vendere parte della sua riserva Aurea all’estero per poter risollevare le sorti dell’economia, però Ginko per evitare che Diabolik possa approfittare della situazione e rubare l’oro, fa fondere tutti i lingotti in un unico lingotto di diverse tonnellate. Nonostante tutte le precauzioni di Ginko, Diablik riesce a far deragliare il treno dove viene tenuto il “lingotto” e a farlo cadere in mare, grazie a un sommergibile, Diabolik trasporta il bottino al suo rifugio. Mentre Diabolik con un potente Laser e protetto da una tuta di amianto è intento a fondere il lingotto, Ginko grazie a un trucco, riesce a scoprire dove si trova il rifugio del criminale, e dopo averlo circondato fa irruzione con tutti i suoi uomini. Vistosi alle strette, Diabolik dimentica il laser acceso e dopo aver fatto fuggire Eva, viene investito da un getto di oro fuso provocato dall’esplosione del laser che si è surriscaldato, rimanendo immobilizzato sul posto. Ginko e i suoi uomini smantellano il rifugio e lasciano lì la “statua” di Diabolik che visto il peso è impossibile da spostare e se ne vanno. Dopo che i poliziotti sono andati via, Eva vestita a lutto, si dirige verso il capezzale di Diabolik per un ultimo saluto, e qui trova Ginko pronto ad arrestarla, ma non senza concederle un ultimo saluto all’amato. Mentre Eva piange davanti alla statua, Diabolik le strizza l’occhio facendole intendere che non è morto, e, mentre viene portata via da Ginko, ma con un nuovo sorriso sulle labbra, nella caverna riecheggia la Diabolika risata di Diabolik!

Diabolik - 1968 - Ennio Morricone "Deep Down"

Nonostante i vari problemi insorti durante la lavorazione e anche le ristrettezze di budget e alcune scelte più che altro volute da De Laurentis per evitare il forte taglio di “forbici” della censura, il prodotto finale visto da un certo tipo di ottica non è poi così da buttare, come diceva la critica dell’epoca, è vero che con il fumetto non ha molto a che spartire, però anche i film odierni dei cinecomics non sono proprio fedeli all’originale e alla fine nessuno è perfetto.  Dopo averlo visto almeno un paio di volte posso dire che Diabolik si è meritato un posto fisso nella mia collezione di film cult, in quanto riassume anche un po’ della cultura pop dell’epoca, mescolata al noir del fumetto. Per dirla breve a me è piaciuto, e come sempre è il mio parere disinteressato: l’unica maniera per sapere se vi può piacere o no è solo una, quello di vederlo magari in compagnia di amici, e così potrete giudicare da voi.

Alla prossima!

By Marco Talparius Lupani

La serie tv de La terra dei Giganti

Ritornando in ambito del genere fantastico e fantascienza, vi è un argomento che a mio parere è molto affascinante, utilizzato molto più di frequente nelle fiabe o nei racconti fantasy ed epici che nelle storie di fantascienza, stiamo parlando di Giganti. Queste gigantesche creature fantastiche prevalentemente di forma umanoide, come i giganti dei cartoni della Disney o delle classiche fiabe, rappresentati con leggere differenze come ad esempio il Ciclope Polifemo figlio del dio Nettuno sconfitto da Ulisse Odisseo della saga epica di Omero, creature completamente mostruose che di umano hanno solo la somiglianza nella sagoma. Anche se poco sfruttato nel genere del cinema di fantascienza, i giganti oltre ai film dedicati ai mostri, sono comunque sempre riusciti a darci delle belle emozioni sia sul grande che sul piccolo schermo. Riguardo questo argomento, volevo parlarvi di una vecchia serie televisiva di fantascienza realizzata negli anni ’60, più precisamente nel 1968, trasmessa sulla rete statunitense ABC, e in Italia su Rete 4 a metà anni ’80, dove i protagonisti si ritrovano sperduti su un mondo interamente abitato da giganti.

La serie in questione è intitolata “Land of the Giants” tradotta qui da noi come “la terra dei giganti”, di questa serie vennero realizzate due stagioni per un totale di 51 episodi, e nel 1970 al finire della seconda stagione la serie venne cancellata, senza una precisa motivazione, più che per gli numero ascolti, la motivazione più probabile per tale decisione del network, possano essere stati gli alti costi di produzione per realizzare ogni singolo episodio, infatti si dovevano creare degli ambienti, dove ci fosse il netto stacco tra le persone “piccole” e i giganti oltre ad una loro interazione nell’episodio, inoltre mobili, accessori, ambiente circostante infatti doveva essere rappresentato di almeno dieci volte più grande rispetto alla statura normale, e visto il periodo non esistevano effetti di grafica computerizzata che potevano facilitare tale compito, infatti in molti episodi, venivano riciclate spesso molte scene, come ad esempio gli attacchi dei “gatti giganti”; quindi per i produttori, questi costi non valevano la pena per la continuazione della serie, lasciandola  così senza un finale lasciando tutti con il dubbio su cosa potesse accadere ai protagonisti della serie.

 

https://www.youtube.com/watch?v=DKpTbxMWrwg&list=PLBbpUsKNOaj4_X0nyijcLpSsio8PltQ2a&index=26

Terra ventunesimo secolo, un velivolo di linea, in rotta suborbitale sopra l’oceano Atlantico, da New York a Londra, incappa in una misteriosa perturbazione atmosferica, le varie emissioni elettromagnetiche emanate dalla perturbazione, causano varie avarie al velivolo, il Capitano Steve Burton, insieme al suo secondo Mark Wilson, con abilità riescono ad effettuare un atterraggio di emergenza, dopo vari tentativi andati a vuoto di contattare la torre di controllo di Londra, il Capitano Burton e Wilson decidono di effettuare una ricognizione per fare il punto della situazione e degli eventuali danni al velivolo, quando improvvisamente, il loro aereo viene preso da un “ragazzino” delle dimensioni 10 volte superiori alla stazza “umana”, incurante delle conseguenze, il Capitano Burton esegue un decollo di emergenza per sfuggire al “gigante” e dopo un breve volo, l’aereo precipita rovinosamente all’interno di una foresta. Qui gli occupanti del velivolo fanno una scoperta ancora più incredibile, il “ragazzino” non è l’unica cosa fuori misura, infatti nella foresta dove sono capitati, tutto è sproporzionalmente enorme, e mentre cercano di capire cosa sta succedendo e dove si trovano, vengono attaccati da un “Gatto” dalle dimensioni di un elefante, con non poca faticava riescono a sfuggire all’animale. Qui i sette occupanti del velivolo terrestre, dopo alcune ricognizioni, scoprono di non essere più sulla Terra, ma su un pianeta abitato da essere enormi, una vera e propria Terra dei Giganti, dove tutto, le città, gli abitanti, l’ambiente, gli animali e le piante, sono uguali a quelle della loro vecchia e cara Terra, con la differenza che su questo pianeta “gemello” la tecnologia e lo stile di vita, sia fermo al nostro equivalente degli anni 50. i nostri eroi, bloccati su questo mondo, braccati da questi giganti, visto il “Governo” considera i “piccoli uomini” una minaccia allo status quo, cercano non solo di sopravvivere ai vari pericoli circostanti umani e non, ma nel cuore tengono la speranza di poter prima o poi di riparare il loro velivolo e di poter incappare in un’altra anomalia che gli consenta di tornare nella loro “piccola Terra”.

Anche questa come molte altre serie, è stata cancellata nonostante meritasse un destino migliore, infatti ricordo quando vedevo gli episodi di “la terra dei giganti” in televisione, a mio parere la consideravo una buona serie, ricca di azione, intrigo e in alcuni casi ricca di colpi di scena, forse vista ora gli effetti speciali sono da considerarsi “datati” e “dozzinali” ma parliamo di un divario di quasi 50 di arte cinematografica, che in questi decenni ha avuto una notevole evoluzione nel campo degli effetti speciali e dei costi gestionali, moto differenti; fosse stato per me gli avrei dato una possibilità di continuare o almeno di scrivere un episodio “finale”, almeno per sapere se i nostri “piccoli” eroi sarebbero tornati a casa.

Kronos – Sfida al passato (The Time Tunnel)

Kronos – Sfida al passato è un telefilm made in USA andato in onda tra il 1966 e il 1966. La prima trasmissione doppiata in lingua italiana risale all’inizio degli anni ottanta sui circuiti delle tv private italiane; in seguito la serie tv è andata in onda anche da Mediaset. Nel 1999 è stato trasmesso dal canale satellitare Canal Jimmy con titoli leggermente diversi dalla trasmissione Mediaset.

«Due scienziati americani sono dispersi nelle spirali interminabili del tempo passato e futuro nel corso del primo esperimento del progetto americano più grande e segreto: il tunnel del tempo. Tony Newman e Doug Phillips corrono disperatamente verso una nuova avventura in un punto definito dei corridoi infiniti del tempo.»

Questa in primo piano, è la frase che apriva una vecchia serie televisiva su un argomento spesso ricorrente sia nei libri che nella cinematografia fantascientifica, “i viaggi nel tempo”. Questa serie intitolata “The Time Tunnel” venne prodotta da Irwin Allen, già famoso per aver prodotto altre due serie di avventura e fantascienza come “Lost in Space” e “Viaggio in fondo al mare”; realizzata una sola stagione per una complessità di 30 episodi da 50 minuti circa, venne trasmessa sulle reti della ABC, qui in Italia invece venne trasmessa sulle emittenti private locali, alla fine degli anni 90 venne ritrasmessa su Canal Jimmy, ma con un adattamento e dei titoli diversi dall’originale.

Kronos-The Time Tunnel  -IL Tunnel del tempo Serie in italiano LINK in descrizione

Stati Uniti, in una zona imprecisata del deserto del Nevada, vi è un istallazione militare segreta, dove si stà sviluppando il progetto top secret denominato “Tunnel del Tempo”, questo progetto è finalizzato per la realizzazione di viaggi attraverso le fenditure dello spazio-tempo. Però visti gli alti costi governativi e la mancanza di risultati positivi, ne viene  considerata la cancellazione. Per impedire la chiusura del progetto uno dei suoi realizzatori, il dott. Tony Newman, decide di provare a fare un “viaggio nel Tempo” per dimostrare che il progetto funziona e che i funzionari governativi si sbagliano e che non devono chiudere il progetto, parte così alla volta di una destinazione “temporale”, si ritrova così a bordo del transatlantico “Titanic” a poche ora dalla fatale collisine con un Iceberg, a nulla servono gli avvertimenti di Tony per convincere il capitano della nave a cambiare la rotta, anzi viene considerato un clandestino e come di conseguenza viene messo agli arresti. Intanto alla base, dopo aver scoperto cosa ha fatto il dott. Newan, ripristinano l’apparecchiatura del “Tunnel del Tempo”,  e seguono le vicende di Tony come in una sorta di televisore, ascoltandone anche l’audio. Visto il pericolo, l’amico e collega scienziato il dott. Doug Phillips entra anche lui nel tunnel e si ritrova a bordo della nave nel momento stesso della collisione, approfittando della confusione generata, libera l’amico Tony, intanto dalla base appena vedono che i due sono di nuovo riuniti, li richiamano per farli tornare al loro tempo, però il macchinario non raggiunge la stabilità necessaria per tale processo, così per i due, inizia un’avventura che li porta a saltare da un epoca all’altra cercando di non alterare il corso naturale degli eventi, e sperando che ogni salto li faccia tornare prima o poi a “casa”.

The Time Tunnel - Inside Irwin Allens

Una serie molto divertente e dinamica, che nonostante un periodo retrò, gli effetti speciali erano anche ben realizzati, anche la maggior parte delle “ricostruzioni” storiche era ben curata con una dettaglia cura per i particolari. Se poi prendiamo in considerazione il punto cardine della serie, cioè che i due “viaggiatori” fanno salti casuali nel tempo senza sapere dove la loro meta di destinazione, per certi versi ricorda la trama di “quantum Leap” con protagonista Scott Bakula, dove anch’egli è uno scienziato che per provare l’efficacia del suo progetto “salto nel Tempo”, si sposta nelle varie epoche senza una meta precisa (ma di questa serie parleremo più avanti); quindi sembra quasi una coincidenza, ma “The Time Tunnel” sembra l’antenato di “Quantum Leap” viste le molte somiglianze.

Una piccola curiosità finale: chi curò all’epoca la colonna della serie “The Time Tunnel” fu Johnny Williams, pseudonimo di un grandissimo compositore di nome John Williams, colui che ha creato i temi di Star Wars, Superman e Schindler’s List per citare alcune sue opere.

 

 

La serie animata di Zum il delfino bianco

Il mare e l’oceano, hanno sempre dato ispirazione per la realizzazione di opere di vario genere, dal genere romantico, fino al genere horror, dai libri ai fumetti e dai film, alle serie televisive, storie tratte da eventi reali, come il “Titanic” fino ad opere di fantasia come “20,000 leghe sotto i mari”, alla fine queste enormi distese di acqua hanno regalato mille emozioni, dalla suspance con “lo Squalo” al romanticismo come “Love Boat”. Questa volta per voi ho ripescato, e proprio il caso di dirlo, una serie che parla un tipo particolare di pesce, più precisamente di un delfino, “Zum il deflino biano”. Questa serie di origine francese, infatti il titolo originale è “Oum le dauphin blanc”, realizzanta nei primissimi anni 70 fu creata da Vladimir Tarta e diretta da René Borg, però vi è anche una toicco nipponico, infatti una delle case di produzione fu la giapponese Eiken, per l’adattamento giapponese la serie era intitolata “Iruka to shonen”(traducibile come il delfino e il ragazzo). Realizzata una sola stagione di 13 episodi, venne trasmessa per la prima sui canali francesi della ORTF nel 1971, nel nostro paese invece su Rai 2 nel 1978 con il titolo appunto di “Zum il delfino bianco”; la serie in quel periodo divenne così famosa in Italia, tanto che la Nestlé ne acquisì i diritti di immagine e così Zum il bianco delfino divenne la mascotte ufficiale della sua tavoletta di cioccolato bianco Galak, nonostante nel 2003 i diritti di tale licenza siano decaduti, la Nestlé ha continuato ad utilizzare come simbolo per il Galak un delfino simile all’originale Zum.

Zum il Delfino Bianco - Sigla Iniziale (1971)

La trama si svolge nei pressi di un’isola tropicale dove abitano due ragazzi Gianni e Marina, due fratelli che vivono insieme allo zio Pietro un vecchio marinaio, qui il trio fa conoscenza di un delfino bianco a cui danno il nome di Zum. Il gruppo arricchito dal koala Raoul e dal merlo Seneca, che funge da traduttore tra gli umani e i delfini, e la compagna di Zum, Nanum e il loro piccolo cucciolo di delfino Titum. Così Gianni e Marina vivono splendide avventure subacquee alla scoperta di cose sempre più nuove e meravigliose, insieme al loro amico Zum, il delfino bianco.

Spot- Cioccolato GALAK Nestlè - 1987

Una serie poco longeva, solo 13 episodi, ma ricca di avventura, oltretutto prima di affrontare il mare, lo zio dei due ragazzi spiegava le varie insidie e pericoli che le pacifiche acque potevano nascondere, ed inoltre spiegava ai due ragazzi come comportarsi prima durante e dopo ogni immersioni, per evitare spiacevoli imprevisti, oltre ad una cultura di flora e fauna marina, una sorta di tutorial; poi era anche bello vedere quel simpatico delfino sulle confezioni di quel buon cioccolato bianco!

Oum le dauphin blanc : le clip

Una seconda serie, modernizzando i personaggi, è stata commissionata da TF1 e trasmessa dal 2015. In questa nuova serie la videografica è minimale e sintetica con un un effetto 2D (tecnica di ombreggiatura della celluloide), pochissimi effetti strutturali. L’animazione di questi nuovi 52 episodi (si possono reperire in streaming su Tf1 e, in alcune nazioni, su Netflix) di circa 11 minuti è molto fluida. Gli episodi possono essere visti in qualsiasi ordine, ma a volte possono essere accoppiati per formare uno lungo.

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