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Pokémon Scarlatto e Violetto – Luce Nera e Fuoco Bianco: la nuova espansione GCC che celebra Unima

Se sei un appassionato del Gioco di Carte Collezionabili Pokémon, preparati: oggi, 18 luglio 2025, è una di quelle giornate che ti faranno tremare le mani dall’emozione mentre spacchetti febbrilmente le nuove buste appena acquistate. The Pokémon Company International ha infatti lanciato sul mercato la nuova espansione doppia Scarlatto e Violetto – Luce Nera e Scarlatto e Violetto – Fuoco Bianco, una vera e propria celebrazione della regione di Unima, quella stessa Unima che abbiamo esplorato per la prima volta sui nostri Nintendo DS con Pokémon Nero e Pokémon Bianco nel lontano 2010.

Da nerd incallito dei TCG, devo confessarti che questa espansione mi ha mandato in fibrillazione. Non solo perché Unima è una delle regioni più amate, ma perché parliamo di 156 nuove carte, tutte ispirate ai Pokémon originari di quell’universo. Ritroveremo volti iconici come Snivy, Tepig e Oshawott, ma soprattutto potremo ammirare le spettacolari versioni dedicate a Zekrom e Reshiram, i veri protagonisti delle due linee di prodotto. Come se non bastasse, fanno il loro debutto anche le nuove carte “rara Nero Bianco”, che sfoggiano una stampa monocromatica lucida in bianco o nero. Una chicca per chi, come me, non resiste al fascino di una rarità mai vista prima.

E credimi, qui non si tratta solo di collezionismo: chi gioca davvero al GCC Pokémon sa quanto siano fondamentali gli accessori e i prodotti speciali per costruire mazzi competitivi. I Set Allenatore Fuoriclasse sono la scelta perfetta per chi vuole fare il salto di qualità: nove buste di espansione (a seconda del set scelto, Luce Nera o Fuoco Bianco), una carta promo olografica a figura intera (Thundurus per Luce Nera, Tornadus per Fuoco Bianco), 65 bustine protettive, 45 carte Energia, dadi segnalini danno, dado lancia-moneta, segnalini condizioni speciali e una guida del giocatore piena di dritte per ottimizzare le strategie. Il tutto custodito in un cofanetto robusto, perfetto per trasportare il tuo arsenale di carte ai tornei o per esporlo con orgoglio in libreria.

Ma la cosa che più mi ha fatto brillare gli occhi è stata la Collezione con Poster Unima. Oltre alle quattro buste delle espansioni (due Luce Nera e due Fuoco Bianco), trovi le versioni olografiche dei tre starter di Unima e, udite udite, un poster fronte-retro celebrativo delle due espansioni. È un omaggio che va dritto al cuore di noi fan di lunga data, un pezzo da appendere in camera accanto ai vecchi poster delle prime generazioni.

Per chi invece ama le cose pratiche e compatte, ci sono le Miniscatole da Collezione Unima: otto diverse, ciascuna con illustrazioni uniche e contenenti una busta Luce Nera, una Fuoco Bianco, una carta adesiva con l’illustrazione della miniscatola e una carta con il Pokémon protagonista. Sono perfette per chi vuole fare qualche spacchettamento veloce e, al tempo stesso, collezionare scatoline adorabili per custodire dadi, segnalini o piccole carte.

E se sei di quelli che vogliono solo tuffarsi in un mare di buste, senza troppi fronzoli, le Confezioni di Buste di Espansione fanno al caso tuo: sei buste tutte Luce Nera o tutte Fuoco Bianco, in una comoda scatola, per un’apertura compulsiva da veri maniaci del pack opening.

Non poteva poi mancare la Collezione con Raccoglitore: cinque buste dell’espansione scelta e un raccoglitore a nove tasche per cominciare subito a organizzare e proteggere le carte. È come avere un Pokédex fisico da riempire, pagina dopo pagina, Pokémon dopo Pokémon, fino a completare l’intera regione di Unima. E per noi collezionisti seriali, non c’è soddisfazione più grande che sfogliare le pagine del nostro raccoglitore e ammirare quanto siamo riusciti a mettere insieme.

Una nota che mi ha colpito tantissimo riguarda il design: i set riprendono i motivi grafici dell’Energia visti ai tempi della serie originale Bianco e Nero, con dettagli in arcobaleno sulle Poké Ball e Master Ball olografiche. È un richiamo nostalgico che scalda il cuore e che rende ogni carta non solo un pezzo da gioco, ma un piccolo oggetto d’arte.

Da appassionato di giochi di carte collezionabili, ti dico sinceramente che questa espansione è un sogno per chiunque ami sia il competitivo che il collezionismo. È il momento perfetto per tornare a giocare, costruire mazzi nuovi, provare strategie fresche e, soprattutto, perdersi nel piacere semplice di aprire una busta e sentire quel batticuore mentre scorri le carte, sperando in quel colpo di fortuna che ti regali una rara Nero Bianco o un leggendario a figura intera.

Quindi che aspetti? Corri nel tuo negozio di fiducia, fai scorta di buste, set, miniscatole e raccoglitori e buttati a capofitto in questa nuova avventura nel GCC Pokémon. E quando spacchetti qualcosa di pazzesco, non dimenticare di mostrarlo con orgoglio sui social: taggaci, raccontaci la tua esperienza e condividi la tua passione con la community nerd. Perché alla fine, il bello di questo mondo è proprio questo: emozionarsi insieme, carta dopo carta.

Amazon Haul: la nuova ossessione nerd per shopping low-cost, gadget e moda geek

Se siete appassionati di pop culture, geek culture o nerdismo sfrenato come la sottoscritta, sapete bene che lo shopping online non è più soltanto una questione di acquisti pratici. Non si tratta più semplicemente di cliccare “aggiungi al carrello” per un paio di scarpe o un gadget a tema Marvel. Lo shopping, oggi, è diventato un vero e proprio spettacolo, un’esperienza da vivere e soprattutto da condividere. E Amazon, colosso planetario dell’e-commerce, questo lo ha capito alla perfezione. La novità che ha lanciato si chiama Amazon Haul ed è, a tutti gli effetti, un piccolo terremoto nel mondo delle vendite online. Per chi, come me, ha trascorso intere notti su YouTube a guardare video haul — quei filmati in cui creator e influencer mostrano con orgoglio i loro ultimi acquisti, commentando tessuti, taglie, colori, prezzi e a volte persino i rimpianti post-shopping — Amazon Haul suona come un déjà-vu. Ma attenzione: qui c’è molto di più.

Amazon Haul non è solo una nuova sezione dentro l’app Amazon Shopping, è un vero tributo a un fenomeno culturale che negli anni ha trasformato il semplice atto del comprare in qualcosa di spettacolare, condiviso, social. È un modo per trasformare il carrello virtuale in una passerella personale, dove ogni oggetto diventa un piccolo protagonista di una storia che possiamo raccontare agli amici, ai follower, alla community nerd che ci circonda.

Il cuore del progetto è sorprendentemente semplice eppure diabolico: ogni articolo costa al massimo 20 dollari, spesso si aggira intorno ai 10, e in certi casi raggiunge cifre quasi ridicole, tipo 1 dollaro. Ora, ditemi: quanti portachiavi di Baby Yoda, spille di Sailor Moon, cover per smartphone a tema One Piece o Funko Pop esclusivi potete collezionare con un budget così? Non parliamo solo di gadget, sia chiaro: ci sono vestiti, accessori, oggetti per la casa, articoli tech, insomma un universo di piccole tentazioni nerd-friendly. È, in poche parole, un paradiso per chi ama concedersi qualche sfizio senza dover giustificare al conto in banca ogni micro-follia.

Ma non pensiate che Amazon si sia limitata a gettare sul mercato un mucchio di prodotti economici sperando che piacciano. Dietro Haul c’è una strategia lucida, una risposta diretta a giganti cinesi come Shein e Temu che hanno rivoluzionato lo shopping online intercettando tendenze a raffica e proponendo prezzi imbattibili. Amazon rilancia con le sue armi più forti: una rete logistica da far invidia a qualsiasi competitor, una fiducia dei clienti costruita in anni di servizio e un ecosistema (Prime, consegne lampo, servizio clienti quasi impeccabile) che funziona come un orologio svizzero.

Navigare su Haul è un’esperienza quasi ipnotica. Ti basta entrare nell’app, cercare “Haul” e vieni catapultato in un universo parallelo dove ogni click ti fa scoprire un nuovo sconto, un nuovo oggetto ultra cheap, una nuova promozione. Superi i 50 dollari di spesa? Ti becchi un 5% di sconto. Vai oltre i 75? Si sale al 10%. E le spedizioni? Sotto i 25 dollari si pagano 3,99, ma oltre quella cifra diventano gratuite. E i resi? Gratuiti sopra i 3 dollari, con oltre 8.000 punti di ritiro tra Amazon Locker, Whole Foods e UPS. Insomma, un ingranaggio perfetto per stimolare acquisti rapidi, facili e senza troppi pensieri.

Eppure, da nerd appassionata ma anche con un minimo di coscienza sociale, non posso fare a meno di interrogarmi sugli aspetti meno luccicanti di questa novità. Gli esperti parlano di iperconsumo, di una deriva per cui compriamo per il gusto di comprare, trasformando il consumo in una performance sociale più che in un bisogno reale. Quante volte ci siamo lasciati tentare da un gadget inutile solo perché “fa scena su Instagram”? E quante volte abbiamo riempito casa di oggetti destinati a finire dimenticati in un cassetto?

Un altro aspetto affascinante (e inquietante) è il ruolo dell’intelligenza artificiale. Amazon Haul non è solo un enorme catalogo, ma un sistema che impara a conoscerci. Ogni nostra navigazione, ogni acquisto, ogni prodotto salvato nella wishlist diventa un’informazione preziosa per l’algoritmo, che affina continuamente le sue proposte. È come avere un personal shopper digitale, sempre pronto a suggerirci l’ultima maglietta a tema Stranger Things o quel Funko Pop esclusivo che ancora ci manca. Un circolo vizioso, sì, ma anche un’esperienza irresistibilmente personalizzata e, diciamocelo, divertente.

Non manca, poi, il tentativo di affrontare il tema caldo della sostenibilità. Sì, avete letto bene: dentro un’offerta low-cost, Amazon prova a inserire collezioni a basso impatto ambientale e collaborazioni con fornitori che rispettano standard etici rigorosi. Un segnale interessante per chi, come molti di noi, comincia a sentirsi un po’ in colpa quando acquista l’ennesima maglietta a 5 euro prodotta chissà dove e in che condizioni.

Il messaggio è chiaro: Amazon non vuole solo partecipare alla gara del low-cost, vuole alzare l’asticella, sfidando i big del fast shopping con una miscela di tecnologia, logistica e user experience imbattibile. Gli analisti già parlano di un possibile terremoto nei mercati europei e nordamericani, con Shein e Temu costretti a correre ai ripari per non perdere terreno. La domanda di abbigliamento e gadget economici ma di tendenza è in crescita costante, e Amazon Haul sembra pronta a diventare una protagonista assoluta di questa nuova corsa all’oro.

Personalmente, guardo a questa mossa con un mix di entusiasmo e inquietudine. Da un lato, il cuore nerd in me esulta all’idea di poter mettere le mani su memorabilia, felpe, accessori e gadget da sogno senza svuotare il portafoglio. Dall’altro, l’osservatrice della cultura pop si chiede dove ci porterà questa bulimia di acquisti. Quanto potrà reggere il nostro pianeta sotto il peso di una produzione e di un consumo sempre più sfrenati? E quanto potremo reggere noi, sommersi da oggetti che ci promettono felicità istantanea ma rischiano di lasciare il tempo che trovano?

Quel che è certo è che Amazon Haul è qui per restare e per far discutere. E voi? Avete già dato un’occhiata? Avete trovato il gadget geek dei vostri sogni a un prezzo stracciato, oppure siete già tra coloro che si mordono le mani per l’ennesimo ordine impulsivo? Raccontatemi tutto nei commenti qui sotto! E se vi va, condividete questo articolo sui vostri social: più siamo, più sarà bello confrontarci e capire insieme se Amazon Haul è la nuova frontiera dello shopping nerd o solo l’ennesima tentazione digitale a cui arrendersi con un sorriso.

Amazon compie 30 anni: la metamorfosi della libreria digitale in un impero tech del multiverso online

Il 16 luglio 1995 è una data che, a prima vista, sembra una di quelle che scorrono via anonime tra le pagine del calendario, senza alcun segno particolare. Un giorno d’estate qualunque, potremmo dire. Eppure, per chi come me ama scavare tra le pieghe della storia digitale, quel giorno rappresenta l’inizio di un’avventura che ha cambiato per sempre il nostro modo di vivere, acquistare, lavorare, perfino pensare. Perché il 16 luglio 1995 Jeff Bezos, un giovane imprenditore con lo sguardo visionario e la caparbietà tipica degli outsider, premeva “Enter” e lanciava online Amazon.com. All’epoca era solo un sito spartano, una libreria digitale quando ancora il web era terra di pionieri, ma sotto la superficie si agitava un’ambizione titanica: cambiare le regole del gioco.

Mi piace immaginare quella scena quasi come l’inizio di un film cult anni ‘90: un nerd appassionato di informatica, capelli un po’ spettinati, occhi incollati allo schermo ingrigito di un computer, che avvia un progetto destinato a scuotere il mondo, mentre in sottofondo suona una di quelle soundtrack elettroniche leggere ma cariche di presagio. Nessuno, nemmeno Bezos, poteva sapere che in trent’anni quella semplice libreria online sarebbe diventata un colosso capace di rimodellare interi settori industriali, tecnologici, culturali, arrivando a plasmare, volenti o nolenti, i ritmi delle nostre vite quotidiane.

Se oggi pensiamo ad Amazon, ci viene subito in mente un sito iperfunzionale, dominato da algoritmi che sembrano leggerci nel pensiero, capace di consegnare in meno di ventiquattr’ore anche l’oggetto più improbabile. Ma agli inizi? Amazon era un piccolo sito dall’interfaccia spartana, con un logo in bianco e nero, nessuna freccia “dalla A alla Z” a sorriderci, nessun Prime, nessun assistente vocale pronto a rispondere ai nostri comandi. Solo un catalogo di un milione di titoli e una promessa audace: raggiungere ogni angolo degli Stati Uniti e, chissà, del mondo.

C’è qualcosa di romantico in quell’archeologia digitale. Ogni ordine effettuato faceva suonare una campanella nel retrobottega virtuale, un segnale acustico quasi artigianale che celebrava ogni singolo acquisto. Presto, però, quella campanella dovette essere silenziata: le vendite cominciavano a esplodere. Alla fine del primo mese, Amazon aveva già spedito ordini in tutti i 50 stati americani e in 45 Paesi stranieri. La rivoluzione era cominciata.

La cosa incredibile di Amazon è la sua capacità di metamorfosi, quasi fosse un mecha uscito da un anime cyberpunk. Dal vendere libri a includere CD, VHS, elettronica, abbigliamento, cibo, giochi, fino a diventare un autentico “Everything Store”. Ma, attenzione: Amazon non si è limitata a espandere il catalogo. Ha costruito un ecosistema, un organismo tentacolare che ingloba marketplace, logistica, servizi cloud, intelligenza artificiale, streaming, gaming. Se oggi guardi una serie su Netflix, giochi a un MMO, partecipi a una call su Zoom, c’è una buona possibilità che tutto passi per i server di Amazon Web Services, il cuore nascosto di Internet.

Come ogni eroe di un racconto epico, però, Amazon ha attraversato tempeste e momenti di crisi. Alla fine degli anni ’90, durante la bolla delle dot-com, molti analisti preannunciavano il collasso del modello di Bezos. Perdite colossali, utili assenti, spese che sembravano senza controllo: tutto faceva pensare a una meteora destinata a spegnersi. Eppure Bezos aveva un piano: sacrificare i profitti a breve termine per conquistare una posizione dominante. Una scommessa azzardata, che cominciò a dare frutti solo nel 2002, con un utile operativo di 5 milioni di dollari. Piccolo, quasi simbolico, ma sufficiente per cambiare la narrativa. Da lì in avanti, Amazon prese slancio: nel 2003 i profitti netti salirono a 35 milioni, nel 2004 superarono i 500 milioni. Il 21 novembre 2005, Amazon entrava nell’S&P 500, prendendo il posto di un gigante come AT&T.

Uno degli aspetti più affascinanti per noi nerd di cultura pop è il modo in cui Amazon ha saputo integrare nel proprio DNA intuizioni tecnologiche e sociali. L’acquisizione di IMDb nel 1998 non era solo un colpo di mercato, ma l’inizio di un’espansione nell’intrattenimento. E ancora Junglee.com, per il data mining, e PlanetAll, un social network ante-litteram da cui sarebbero nati strumenti come le recensioni e le raccomandazioni personalizzate. Amazon ha tentato anche la strada delle aste online per sfidare eBay, ma il vero colpo di genio fu il lancio, nel 2001, del Marketplace: uno spazio in cui venditori terzi potevano offrire prodotti nuovi e usati sulla stessa piattaforma. In un colpo solo, Bezos moltiplicò l’inventario senza doversi occupare di ogni singolo oggetto.

Il 2005 segna un altro punto di svolta con l’arrivo di Amazon Prime. Per un abbonamento annuale, le spedizioni diventavano rapidissime e gratuite. Non era solo un servizio: era un cambio di paradigma nelle aspettative dei consumatori. Negli anni, Prime si sarebbe evoluto inglobando video, musica, giochi, perfino consegne alimentari. Ma il vero salto quantico avviene nel 2006, con il debutto di AWS: prima lo storage S3, poi la potenza di calcolo EC2. Il cloud di Amazon diventa l’infrastruttura di riferimento per startup, grandi aziende, istituzioni. Lontano dai riflettori, è qui che si genera gran parte della potenza della compagnia.

E come non parlare di Alexa? Nel 2014, con il lancio di Echo, Amazon porta nelle nostre case l’intelligenza artificiale. Un assistente vocale che impara, si adatta, evolve. Non è più solo questione di comprare un libro o un gadget: è questione di interazione, di rendere la tecnologia un’estensione naturale della nostra vita quotidiana. Per una nerd come me, vedere un’intelligenza artificiale diventare presenza domestica è stato un mix di esaltazione fantascientifica e, ammettiamolo, un pizzico di inquietudine alla Black Mirror.

Oggi, mentre Bezos guarda alle stelle con Blue Origin e lascia le redini operative ad Andy Jassy, Amazon continua a espandersi. Tra droni, robotica, salute digitale, PC, streaming, gaming, intelligenza artificiale, il gigante non dà segni di rallentamento. Twitch e Luna sono lì a testimoniare la volontà di conquistare anche il mondo videoludico, mentre il cloud continua a crescere come un’entità quasi invisibile ma onnipresente.

A trent’anni dal primo clic, Amazon è diventata una metropoli digitale, un ecosistema che intreccia commercio, tecnologia, intrattenimento e logistica in un intreccio così complesso da sembrare uscito da un romanzo cyberpunk. E tutto è cominciato da un sito goffo, con una grafica minimale e un’idea semplice: vendere libri online. Quella che sembrava una scommessa visionaria è diventata la colonna portante della nostra esistenza digitale.

E ora mi chiedo: quanti di noi riescono davvero a immaginare un mondo senza Amazon? Senza Prime, senza Alexa, senza le consegne lampo, senza quel gigantesco motore che alimenta una parte enorme del web? Magari vi va di raccontarmelo. Condividete questo articolo sui vostri social, commentate le vostre esperienze, le prime volte che avete comprato su Amazon, i momenti in cui Alexa vi ha sorpreso o fatto ridere, o le vostre opinioni sul futuro di questo gigante. Perché in fondo, la storia di Amazon è anche la storia di tutti noi nerd, geek, appassionati di tecnologia e cultura pop che abbiamo attraversato, e stiamo ancora attraversando, questa rivoluzione digitale.

Horus Heresy: la nuova edizione che fa tremare i veterani di Warhammer 40K

Se c’è una cosa che fa battere il mio cuore nerd più di un dado da venti che rotola per un critico, è l’arrivo di una nuova edizione di un gioco di miniature epico. E quando parliamo di epico, intendiamo proprio con la “E” maiuscola. Oggi vi porto dentro l’universo di Horus Heresy, il sontuoso spin-off di Warhammer 40K che ci catapulta nella guerra civile più tragica e grandiosa dell’Imperium of Man. Ma attenzione: questa non è un’avventura per cuori deboli o per chi pensa che i giochi di miniature siano solo “un po’ di plastica da incollare e dipingere”. Qui parliamo di strategia, narrazione e una densità di regole che farebbe impallidire anche il più incallito wargamer.

La nuova edizione di Horus Heresy arriva sul campo di battaglia con un cofanetto titanico, grande quasi quanto un Dreadnought. E già solo aprendo la scatola ti sembra di udire in lontananza il ruggito dei motori delle astronavi e il clangore delle armi delle Legioni Astartes. Ma facciamo un passo indietro, perché per capire cosa rende questo gioco così magnetico (e, diciamolo, intimidatorio), bisogna conoscere la sua storia.

L’epopea della caduta

La Horus Heresy è il punto di frattura della storia di Warhammer 40K, quel momento apocalittico in cui metà delle Legioni di Space Marine si rivoltano contro l’Imperatore dell’Umanità, loro padre e guida, cedendo al richiamo seducente del Chaos. Non è solo una guerra, è una tragedia shakespeariana in salsa grimdark, dove fratello combatte contro fratello, i Primarchi (quei semidei creati per guidare l’umanità verso la gloria) si spezzano sotto il peso del dubbio e dell’ambizione, e il sogno di un impero interstellare cade in pezzi.

Il culmine? L’assedio di Terra, con l’Imperatore mortalmente ferito e costretto a languire sul Trono d’Oro, una macchina reliquia che lo tiene in vita da 10.000 anni. Da allora, l’Imperium non è mai più stato lo stesso: stagnazione, superstizione, decadenza. Ma per noi fan, quel passato mitico è diventato fonte inesauribile di fascino, romanzi (oltre cinquanta!), miniature e, ovviamente, giochi.

Un gioco per veterani

La prima edizione di Horus Heresy è del 2011, conosciuta anche come Warhammer 30K. Basata sulla settima edizione di Warhammer 40K, ha subito conquistato chi amava le regole vecchio stile, più complesse e dettagliate. A differenza del fratello maggiore, qui niente xenos: solo umani. Fedeli o traditori. Una scelta che restringe il campo, sì, ma che esalta il cuore narrativo del gioco.

E questo è un punto fondamentale: Horus Heresy non è pensato per chi vuole solo “vincere”, ma per chi vuole raccontare storie. Quando crei un esercito, non stai solo scegliendo unità forti o combo micidiali, stai evocando un pezzo di lore, un frammento di leggenda. Magari vuoi mettere in campo i Figli di Horus durante la strage di Isstvan, oppure gli Ultramarine nel disperato contrattacco su Calth.

Il nuovo starter set Saturnine

Ed eccoci al presente: Games Workshop lancia il nuovo Starter Set “Saturnine” con dentro ben 50 miniature. No, non avete letto male. Ma non pensate di trovare due fazioni belle e pronte come nei box di Warhammer 40K. Qui le miniature possono essere combinate per creare una base solida per un esercito da 3.000 punti (già, perché lo standard qui è più alto: dimenticate i “piccoli” 2.000 punti di 40K).

La scatola è un sogno per chi ama le armature iconiche: Space Marine in MKII Crusade Armor, nuovi Saturnine Terminator (un design vecchia scuola rivisitato che fa battere il cuore agli appassionati degli anni ’80), Araknae Quad Accelerator Platform, un Saturnine Dreadnought e due eroi che spiccano sul campo: un Legion Centurion e un Terminator Praetor. Non sono solo “pezzi grossi”, sono il cuore estetico e strategico del tuo esercito.

Piacere e timore

Vi confesso che, pur essendo una grande appassionata di miniature, non sono mai stata una grande giocatrice competitiva. Amo montare, dipingere, perdermi nei dettagli, ma quando si tratta di fare liste e calcolare statistiche… beh, diciamo che mi vengono le vertigini. E Horus Heresy, con le sue nuove regole, le caratteristiche avanzate come Willpower e Cool per i test di morale, e l’aggiornamento dei danni base delle armi, è una sfida che fa tremare anche le mani più esperte.

Eppure, è proprio questo il suo fascino. È un gioco che ti chiede di immergerti, di scegliere un lato, di prendere posizione non solo sul tavolo da gioco, ma anche nella storia che vuoi raccontare. E sì, richiede anche tempo, dedizione, e la consapevolezza che Games Workshop ha ormai abbandonato l’idea di un’edizione “immortale”: il ciclo di aggiornamento sembra essersi stabilizzato sui tre anni.

Per chi è (e per chi no)

Se stai pensando di iniziare a giocare a Warhammer per la prima volta, ti dirò onestamente: non partire da qui. Ci sono titoli molto più accessibili per cominciare, come Kill Team o Warhammer 40K stesso. Ma se sei già un veterano, se conosci la differenza tra un Land Raider e un Rhino, se hai passato notti a leggere Fulgrim o The First Heretic… allora preparati, perché Saturnine è un invito irresistibile.

La bellezza di Horus Heresy è che ti spinge subito a personalizzare. Nessuno rimane fermo al contenuto base: nuovi pezzi, kit di conversione, dettagli per rendere unico il proprio esercito sono quasi un rito. È un atto creativo, una dichiarazione d’amore al grimdark.

In sintesi, la nuova edizione di Horus Heresy non è solo un gioco. È un tuffo profondo e appassionato nella storia più epica e oscura di Warhammer, un regalo ai fan che non cercano solo un passatempo, ma un’esperienza totale.

E ora voglio sentire voi, guerrieri della miniatura! Avete già messo le mani sul box Saturnine? State preparando la vostra Legione preferita? Raccontatemi tutto nei commenti e, se vi va, condividete questo articolo sui vostri social: facciamo ruggire il fandom!

Magic: The Gathering – Il gioco che unisce generazioni torna con la campagna “Chiunque. Ovunque. Sempre Magic”

Se sei un nerd come me, probabilmente il solo nome Magic: The Gathering ti fa brillare gli occhi e battere il cuore a ritmo di mana. Parliamo, del resto, del primo gioco di carte collezionabili al mondo, quello che ha definito un genere e, diciamocelo, ha plasmato intere generazioni di giocatori, nerd e sognatori. Ma quello che mi ha sempre affascinata di Magic non è solo il gioco in sé – fatto di creature leggendarie, incantesimi devastanti e strategie al limite del machiavellico – quanto la sua capacità di abbattere confini. Non importa chi tu sia, quanti anni tu abbia o dove ti trovi: quando entri nel multiverso di Magic, sei parte di qualcosa di più grande.

E proprio questo spirito viene celebrato nella nuova campagna pubblicitaria lanciata da Wizards of the Coast, intitolata “Chiunque. Ovunque. Sempre Magic”. Un titolo che sembra quasi un mantra, un richiamo per tutti noi che abbiamo passato ore a costruire mazzi, discutere di combo infinite e fantasticare su come battere quell’amico troppo competitivo. Dopo l’enorme successo della loro attivazione agli I-Days di Milano – uno degli eventi musicali più importanti in Italia – Magic torna a far parlare di sé con uno spot che è una dichiarazione d’amore al gioco e alla sua comunità.

Il cuore pulsante della campagna è un video da 60 secondi che ci porta dritti all’Osteria del Biliardo, una location autentica in zona Affori a Milano. E già qui sento l’odore di legno consumato e birra spillata, l’atmosfera di un bar di quartiere dove normalmente si gioca a briscola o burraco. Ma stavolta, al centro del tavolo, ci sono le carte di Magic. E non due giocatori qualsiasi: da una parte gli anziani del posto, cresciuti con i giochi tradizionali, dall’altra Kid Yugi, uno dei nomi più caldi della scena rap italiana. Vederlo lì, seduto al tavolo, a sfidare un cliente abituale a colpi di Planeswalker e terre base, è qualcosa che va oltre il semplice scontro generazionale. È un simbolo: il passaggio di testimone tra chi ha sempre giocato e chi sta iniziando ora, uniti dal fascino irresistibile del gioco.

Questa iniziativa si inserisce in un progetto più ampio, legato al Kit per Principianti di Fondamenti di Magic: The Gathering. Un prodotto pensato per chi, magari dopo anni di curiosità repressa, decide finalmente di lanciarsi in questo universo. E fidatevi: come nerd che ha iniziato con una manciata di carte prese in edicola, so bene quanto possa essere intimidatorio entrare nel mondo di Magic. Regole, mazzi, formati, tornei… ecco perché trovo geniale l’idea di creare un kit semplice, intuitivo e completo, capace di accogliere chiunque con un’esperienza accessibile ma non banale.

Lo spot è una piccola perla che celebra il connubio tra passato e futuro. Non è solo pubblicità: è una storia, un racconto visivo su come il gioco riesca a trasformare una tradizione – quella del gioco da tavolo, della sfida faccia a faccia – in un rituale contemporaneo di scoperta e condivisione. E qui mi fermo un attimo, perché credo che questa sia la magia più grande di Magic (passatemi il gioco di parole): non è mai stato solo un gioco di carte. È sempre stato un ponte, un modo per unire strategia, immaginazione e comunità, come ha dichiarato anche Elena Mattasoglio, Senior Brand Manager di Magic per l’Italia.

Elena sottolinea come l’inclusività sia al centro dei valori del brand, e che Fondamenti di Magic ne sia l’espressione perfetta. Perché Magic è per chiunque, ovunque e in qualsiasi momento. È per il ragazzino che sfida gli amici dopo scuola, per il collezionista adulto che ancora custodisce le prime edizioni come reliquie sacre, per l’anziano che ha voglia di mettersi in gioco con qualcosa di nuovo. Ed è per tutti noi che vediamo in quelle carte non solo un passatempo, ma un portale verso mondi infiniti.

Il progetto brilla anche per la partecipazione di tre figure iconiche della comunicazione italiana – Lele Panzeri, Alberto Baccari e Gianpietro Vinti – e per la scelta di Kid Yugi come volto della campagna. Un volto che parla ai più giovani, che incarna quella voglia di rompere schemi e portare il gioco dove magari non te lo aspetteresti. La direzione creativa è stata affidata a NOku, che ha saputo dare al progetto un’estetica calda e autentica, perfettamente in linea con i valori di Magic. La produzione, curata da The Dino Stories, restituisce immagini che sembrano quasi carezze: luci morbide, sorrisi sinceri, mani che mescolano carte come si mescolerebbero ricordi.

In tutto questo, quello che mi colpisce di più è il messaggio di fondo: Magic è ovunque ci sia voglia di giocare, scoprire, condividere. Che tu sia un veterano dei tornei o un novellino con il tuo primo mazzo, c’è sempre un posto per te al tavolo. E non posso fare a meno di sorridere pensando a quante storie nasceranno ancora attorno a quelle carte, quante amicizie, quante sfide epiche, quante serate a discutere su chi abbia il deck più forte.

Se anche voi vi siete emozionati come me leggendo di questa campagna, fatemelo sapere! Condividete l’articolo sui vostri social, taggate gli amici con cui vorreste sfidarvi a Magic, o raccontatemi nei commenti qual è stato il vostro primo mazzo, la vostra carta preferita o il ricordo più bello legato al gioco. Perché, in fondo, siamo tutti parte dello stesso multiverso. E in questo multiverso, c’è sempre spazio per un’altra partita.

Lego Icons Transformers “Soundwave”: il Decepticon definitivo prende vita in un set da sogno per adulti

Cari lettori e appassionati di mattoncini e robottoni, oggi vi porto una chicca nerd che farà battere forte il cuore di chi è cresciuto negli anni ’80 a pane e Transformers, ma anche di chi ha scoperto solo di recente il fascino di questi iconici robot trasformabili. Preparatevi, perché il Gruppo LEGO, in collaborazione con Hasbro, ha appena svelato un set che grida nostalgia, potenza e stile da tutti i mattoncini: il LEGO® Icons TRANSFORMERS Soundwave (codice 10358).

Ma attenzione: non stiamo parlando di un semplice giocattolo, bensì di un vero e proprio pezzo da collezione pensato per adulti, un’esperienza di costruzione immersiva e appagante che ci catapulta nel mondo dei Decepticon, facendoci rivivere le emozioni delle battaglie tra Megatron e Optimus Prime, tra il bene e il male, tra Autobot e Decepticon. E questa volta, al centro della scena c’è lui, Soundwave, uno dei villain più iconici e amati della serie originale.

Per chi non lo sapesse (ma davvero esiste qualcuno che non lo sa?), Soundwave è il fedele braccio destro di Megatron, capace di trasformarsi in un lettore di musicassette, custodendo al suo interno altri mini-Decepticon sotto forma di musicassette. Già negli anni ’80, quando uscì la prima linea di giocattoli Transformers, era considerato uno dei pezzi più desiderati, grazie al suo design unico e alla sua aura malvagia ma carismatica.

Il set LEGO Icons Soundwave conta ben 1.505 pezzi e, credetemi, ognuno di essi contribuisce a rendere questo modello una gioia per gli occhi e per le mani. Le articolazioni snodabili permettono di posizionarlo in mille pose diverse, che siate del team “statua da esposizione” o del team “mettilo in posa da battaglia e fagli rivivere gli episodi della serie animata”. Ma il vero colpo di scena è la trasformazione: senza dover smontare nulla, Soundwave passa dalla modalità robot a quella di lettore di cassette in un movimento fluido e naturale, proprio come nella serie. Non è magia, è ingegneria LEGO!

Come se non bastasse, premendo il pulsante play sul petto di Soundwave, si attivano effetti vocali e sonori registrati appositamente per questo set. Sì, avete capito bene: per la prima volta LEGO introduce un’esperienza interattiva sonora in un set di questa linea. È come se Soundwave prendesse vita, portandoci ancora più dentro al mondo dei Transformers.

E non è solo: insieme a lui ci sono anche due dei suoi storici alleati, Ravage e Laserbeak, anch’essi costruibili e trasformabili in mini cassette che si inseriscono perfettamente nel vano toracico di Soundwave. Un dettaglio nerd che mi ha fatto letteralmente saltare dalla sedia: infilare queste cassettine nel petto del nostro Decepticon preferito è come tornare bambini, ma con la consapevolezza e la pazienza dell’adulto collezionista.

Gli accessori inclusi completano l’opera: un lanciarazzi, un blaster laser e dardi, che aggiungono quel tocco di azione e fedeltà all’originale che ci aspettiamo da un set di questo livello. E per i più esibizionisti (confessate, so che siete tanti), c’è anche una targhetta espositiva con le statistiche di potenza di Soundwave, pronta a fare bella mostra di sé su una mensola o sulla scrivania in ufficio. Perché sì, mostrare al mondo il proprio orgoglio nerd non è mai stato così elegante.

Questo nuovo set si inserisce nella linea LEGO Icons TRANSFORMERS, già arricchita dai modelli di Optimus Prime e Bumblebee. E lasciatemi dire che, con l’arrivo di Soundwave, la collezione diventa ancora più irresistibile. Anzi, incrociamo le dita: speriamo che sia solo l’inizio di una lunga serie di villain Decepticon pronti a trasformarsi (letteralmente) in mattoncini.

Parliamo un attimo di dati pratici: il LEGO Icons TRANSFORMERS Soundwave misura oltre 33 cm di altezza, 23 cm di larghezza e 10 cm di profondità. Sarà disponibile in accesso anticipato per i membri LEGO Insiders a partire dal 1° agosto 2025 e per tutti gli altri fan dal 4 agosto 2025, sia su LEGO.com/Transformers sia nei LEGO Store, al prezzo di 179,99€. Un prezzo importante, certo, ma assolutamente in linea con la qualità, la complessità e il livello di dettaglio del set.

Da fan sfegatata di LEGO e Transformers, vi dico sinceramente che questo set è una dichiarazione d’amore al franchise e ai suoi fan. È il regalo perfetto per chi ha amato i robottoni sin da piccolo, ma anche per chi vuole scoprire (o riscoprire) il fascino di un’epoca in cui le cassette erano magia tecnologica e i giocattoli avevano un’anima.

E ora passo la palla a voi, cari lettori di CorriereNerd.it: cosa ne pensate di questo nuovo arrivo nella scuderia LEGO Icons? Avete già in mente di metterlo in wishlist o state aspettando l’annuncio di altri Decepticon leggendari? Raccontatemi tutto nei commenti qui sotto e non dimenticate di condividere l’articolo sui vostri social per far crescere la community nerd più appassionata d’Italia!

One Piece alla Rinascente di Milano: un tesoro pop nel cuore della città

Se pensavate che il Grand Line fosse lontano, ripensateci. Fino al 21 luglio, chiunque passeggi davanti alla Rinascente di Milano potrebbe sentirsi catapultato all’improvviso tra onde impetuose, mappe misteriose e ciurme leggendarie. Sì, perché il celebre store di Piazza Duomo si è trasformato in una vera e propria nave pirata, interamente dedicata a One Piece, uno degli anime più iconici di sempre.

Dopo il clamoroso successo dell’evento in Corso Como per il 25° anniversario della serie, Monkey D. Rufy e i suoi compagni tornano a conquistare la città meneghina con un allestimento spettacolare che fonde la magia dell’animazione giapponese al fascino dell’alta moda e del lifestyle di lusso. Una combo che, fidatevi, funziona alla grande.

Vetrine brandizzate e rotta verso il tesoro

Le vetrine della Rinascente non sono semplici vetrine, almeno non fino al 21 luglio. Sono vere e proprie finestre sull’universo di One Piece, con diorami che ricreano alcune delle ambientazioni più amate della saga. Ogni scorcio è un tributo visivo: ci sono i protagonisti storici come Zoro, Nami, Sanji e ovviamente Rufy, pronti a salutare i fan e ad attirare l’attenzione di chi magari scopre per la prima volta questo straordinario universo narrativo.

Ma non finisce qui. L’interno del negozio prosegue l’esperienza immersiva: scale mobili, ascensori e segnaletica interna seguono una “rotta pirata” fino al piano -1, dove si nasconde il vero tesoro. Ed è lì che si trova un pop-up store a tema One Piece, realizzato in collaborazione con Bandai e Toei Animation. Un vero paradiso per collezionisti e fan di ogni età, con figurine, modellini, abbigliamento e gadget esclusivi. Impossibile uscirne a mani vuote (e con il portafoglio intatto).

Uno scatto con la ciurma? Sì, grazie!

Per chi ama condividere ogni momento speciale sui social (e chi non lo fa, oggi?), c’è anche una photo opportunity che definire scenografica è riduttivo. Tra fondali marini, velieri e personaggi in scala reale, ogni scatto sembra uscito direttamente da un episodio dell’anime. E poi diciamocelo: quanto è cool farsi un selfie con Rufy in una delle location più eleganti di Milano?

Un evento per tutti: veterani e nuovi reclutati

Una delle magie di One Piece è proprio questa: riesce a parlare a tutti. Chi ha seguito l’anime fin dagli esordi su Italia 1 ci troverà un po’ di nostalgia, mentre i neofiti avranno l’occasione perfetta per innamorarsi di questo mondo. Portare la saga dei pirati nella Rinascente, luogo simbolo dello shopping internazionale, è più di un evento promozionale. È una dichiarazione d’intenti: One Piece è cultura pop, è arte visiva, è storytelling moderno. E soprattutto è inclusione.

Chi entra per un profumo o un vestito, esce con un modellino di Chopper. E magari, anche con la curiosità di scoprire l’intera epopea firmata Eiichirō Oda. Una narrazione che ha superato i 1000 episodi, abbattuto record globali, conquistato anche il live action e continua ad evolversi, serie dopo serie, volume dopo volume.

Dietro le quinte: una ciurma di partner d’eccezione

L’evento è frutto della collaborazione tra Toei Animation Europe e Rinascente, con il supporto di partner ufficiali che hanno creduto – giustamente – nella forza di un brand che non smette mai di sorprendere. Il fenomeno One Piece in Italia è più vivo che mai: i numeri da capogiro al box office del film One Piece Film: Red, l’apprezzamento internazionale per la serie Netflix, la vivacità del fandom sui social… tutto questo dimostra che Rufy non è solo un pirata dei mari, ma un vero imperatore della cultura pop contemporanea.

Non perdetelo: fino al 21 luglio, Milano parla giapponese (con accento piratesco)

Se siete in città, fateci un salto. Se non siete a Milano, questa potrebbe essere l’occasione giusta per una gita fuori porta. Portate amici, bambini, partner, genitori nerd e non: vi divertirete tutti. Perché One Piece alla Rinascente non è solo una mostra o un pop-up store. È un ponte tra fantasia e realtà, tra shopping e avventura, tra passato e futuro. È un evento che celebra tutto ciò che amiamo della cultura geek, con il cuore e con stile.

Hot Wheels vs Matchbox: la sfida epica tra le leggendarie macchinine in miniatura

C’è una battaglia che si consuma da decenni nei cuori dei collezionisti, nei cestoni dei supermercati e persino nei salotti delle case di chi ha ancora il coraggio (o la fortuna) di giocare con le macchinine. No, non parliamo di Ferrari contro Lamborghini, né di Batman contro Superman. Questa è una guerra in miniatura, fatta di metallo pressofuso, colori sgargianti e piste da capogiro: è la sfida eterna tra Hot Wheels e Matchbox.

Dalle origini alla fusione: una rivalità lunga una vita

Tutto ebbe inizio nei mitici anni Cinquanta, quando il Regno Unito, ancora in fase di ripresa dal dopoguerra, si mise a produrre piccole meraviglie su ruote. Matchbox nacque nel 1953 grazie all’azienda Lesney Products e il nome stesso fu un piccolo colpo di genio: i modellini venivano venduti in scatoline identiche a quelle dei fiammiferi. Era un modo geniale per attirare bambini e genitori, ma anche per aggirare alcune regole scolastiche che vietavano ai piccoli di portare giocattoli troppo grandi in classe.

Poi, nel 1968, arrivò l’uragano americano. Mattel, colosso del giocattolo già celebre per Barbie, lanciò una nuova linea di modellini tutta muscoli e spettacolo: Hot Wheels. Auto veloci, futuristiche, colorate con l’iconico effetto Spectraflame che faceva brillare i modellini come vere supercar da sogno. Ma soprattutto: ruote sottili, assi flessibili e una scorrevolezza mai vista prima. Insomma, non erano solo auto da guardare. Erano auto da lanciare, da far gareggiare sulle piste, da immaginare in inseguimenti spericolati nei corridoi di casa.

Questa rivalità durò fino al 1997, quando Mattel decise di mettere fine al duello… comprandosi la concorrenza. Acquisì Matchbox, che nel frattempo era già passata per varie mani, e unificò i due universi sotto lo stesso tetto. Ma – ed è qui che le cose si fanno interessanti – non fuse mai davvero le identità dei due brand. Al contrario, le mantenne distinte, rispettandone DNA e filosofia.

Due anime, due visioni del modellismo

Anche se oggi Hot Wheels e Matchbox sono fratelli, in fondo parlano due linguaggi molto diversi.

Hot Wheels è la rockstar, l’eccesso, l’esplosione di creatività. Le sue macchine sono spesso iperboliche, con ruote enormi, assetti ribassati, motori scoperti e design che sfidano ogni logica ingegneristica. È il regno dei sogni su quattro ruote, dei bolidi da corsa immaginari, dei camion della spazzatura che sembrano pronti a partecipare a un Gran Premio post-apocalittico. Pensate a un’auto da supereroe? Probabilmente è una Hot Wheels. Matchbox, invece, è l’eleganza della realtà. Le sue riproduzioni sono più fedeli, più sobrie, più “vere”. Ambulanze, taxi, pick-up, mezzi pubblici, ruspe, camion della nettezza urbana: tutto è curato nei dettagli, spesso ispirato a modelli reali, a volte persino con licenze ufficiali. È come se Matchbox fosse l’occhio attento dell’appassionato di ingegneria, mentre Hot Wheels fosse il cuore pulsante del bambino che sogna la macchina volante.Eppure, anche Matchbox ha avuto momenti di creatività sfrenata. Chi ricorda modelli come il “Rotwheeler” o il “Whistle Wagon” sa bene che anche l’anima british della die-cast non ha mai rinunciato a un pizzico di follia.

Il fascino del collezionismo: tra nostalgia e passione

Chi è cresciuto tra gli anni ’70 e ’90 ha visto nei cestoni dei negozi questi piccoli gioielli come il Santo Graal dei giocattoli economici. Bastava una moneta, spesso neanche troppo grande, per portarsi a casa una macchina nuova. E così, giorno dopo giorno, si costruivano veri e propri parchi auto in miniatura, con tanto di box improvvisati tra i libri di scuola o le gambe dei mobili.

Alcuni preferivano la velocità e il brivido delle piste Hot Wheels, dove il design aggressivo faceva rima con performance. Altri, invece, si lasciavano affascinare dalla precisione quasi maniacale dei modelli Matchbox, che sembravano usciti da un catalogo automobilistico in miniatura. E oggi? Oggi sono gli adulti a rincorrere quei ricordi, a riscoprire modelli storici, a comprare edizioni speciali, magari ancora nella scatola originale, intonsa, come un reperto da museo.

Un confronto che è anche una dichiarazione d’identità

Paragonare Hot Wheels e Matchbox è come confrontare Star Wars e Star Trek, Marvel e DC, fantasy e fantascienza. Sono universi paralleli, nati dalla stessa passione per il piccolo grande mondo dell’automobile, ma cresciuti con visioni diverse.

Non si tratta solo di stabilire quale sia “migliore”. Si tratta di riconoscere cosa ci attira di più: l’adrenalina o la precisione? L’estro o la fedeltà? Il sogno o la realtà?

Nel fondo, è proprio questo che rende affascinante questa eterna competizione: ci permette di riflettere non solo su cosa ci piace, ma su chi siamo.

E ora tocca a voi: siete team Hot Wheels o team Matchbox?

Siamo curiosi di sapere da che parte state! Avete una preferenza per le muscolose e fantasiose Hot Wheels o per le dettagliatissime e reali Matchbox? O magari siete tra quei collezionisti che – come chi vi scrive – alla fine si fanno sedurre da entrambe?

Scrivetelo nei commenti qui sotto, raccontateci i vostri ricordi, i vostri modelli preferiti, le piste più pazze che avete costruito. E non dimenticate di condividere questo articolo sui vostri social: che sia Instagram, Facebook o un gruppo di collezionisti, più siamo e più sarà bello discutere insieme di questa meravigliosa battaglia in miniatura.

San Marino rende omaggio all’Uomo d’Acciaio: un francobollo celebrativo per Superman entra nella storia della filatelia nerd

C’è un angolo d’Europa, incastonato tra le colline dell’Emilia-Romagna, dove la passione per i fumetti si fonde con l’orgoglio di una lunga tradizione filatelica. In questo luogo magico e ricco di storia – la Repubblica di San Marino – è stato appena celebrato un evento capace di far brillare gli occhi a ogni vero geek: l’uscita ufficiale del francobollo dedicato a Superman, il primo e forse più iconico tra tutti i supereroi.

Il 7 luglio 2025, nella suggestiva cornice della Segreteria di Stato per il Turismo, si è tenuta la conferenza stampa che ha svelato al mondo questa meraviglia postale. Un omaggio che unisce idealmente l’Uomo d’Acciaio al cuore della cultura pop, della storia del fumetto e di quel collezionismo romantico che sa ancora emozionare.

Quando il mito diventa filatelia: Superman su carta valore

L’iniziativa – che rientra nel prestigioso filone “Comics” promosso da Poste San Marino SpA – ha visto la luce lo scorso 17 giugno, con l’emissione ufficiale di un elegante foglietto filatelico in edizione limitata. Solo 20.000 esemplari sono stati stampati, rendendo questi due francobolli da 2,45 euro ciascuno non solo un prezioso oggetto da collezione, ma anche un tributo destinato a restare impresso nella memoria degli appassionati. Il protagonista assoluto? Ovviamente Clark Kent alias Superman, raffigurato in una potente immagine tratta dal nuovo film diretto da James Gunn, in arrivo nelle sale italiane proprio in questi giorni, il 9 luglio 2025.

Non si tratta solo di un gesto nostalgico. Questo progetto è il risultato di una sinergia tutta internazionale, resa possibile dalla collaborazione con DC e Warner Bros. Discovery, due giganti dell’entertainment mondiale, e dalla partecipazione fondamentale di CoolThings – International Games Trade SpA, storica azienda sammarinese specializzata in giocattoli e collezionabili su licenza ufficiale. Ed è proprio CoolThings a firmare la raffinata grafica del folder illustrato che accompagna i francobolli, trasformandolo in un vero e proprio oggetto da esposizione.

San Marino e la cultura pop: un connubio sempre più forte

Quella che potrebbe sembrare solo una curiosità per appassionati di filatelia è in realtà un atto profondamente simbolico. Come ha sottolineato il Segretario di Stato per il Turismo, Federico Pedini Amati, “questa emissione filatelica è un omaggio a un personaggio che ha segnato più di una generazione e un’occasione importante per promuovere San Marino nel mondo, attraverso la cultura pop”.

Parole che racchiudono un messaggio chiaro: anche un piccolo Stato può parlare al mondo attraverso i linguaggi dell’immaginario collettivo, dialogando con il fandom globale grazie a iniziative che celebrano personaggi capaci di superare ogni confine. Superman non è solo un eroe in calzamaglia rossa e mantello svolazzante: è un simbolo universale di speranza, giustizia e determinazione. E quale modo migliore per onorarlo, se non su un francobollo ufficiale?

Anche il Direttore Generale di Poste San Marino, Gian Luca Amici, ha rimarcato l’importanza di questo tributo: “Siamo orgogliosi di dedicare un francobollo ufficiale a Superman, e di averlo fatto in collaborazione con partner d’eccezione, come DC, Warner Bros. Discovery e International Games Trade”. Una dichiarazione che evidenzia quanto questo progetto sia stato concepito come una vera e propria celebrazione della cultura geek, ma con una visione istituzionale e promozionale ben precisa.

Il collezionismo diventa epico

Per gli amanti del collezionismo, si tratta di un’occasione imperdibile. Jessica Gasperoni, portavoce di CoolThings, ha raccontato l’emozione del lavorare a un prodotto tanto particolare: “Per noi è stato un onore contribuire a questa iniziativa, unendo il mondo del collezionismo filatelico a quello degli oggetti su licenza, in una sfida che valorizza la nostra esperienza e il legame con il territorio”. Una frase che rivela tutta la passione con cui è stato concepito questo tributo a Superman, e che dimostra ancora una volta come i mondi della cultura nerd, dell’arte e del design possano incontrarsi in armonia.

Il folder e i francobolli sono già disponibili presso lo Shop di Piazzetta Garibaldi 5 a San Marino Città e sul sito ufficiale www.poste.sm, ma attenzione: con una tiratura così limitata, non è detto che rimarranno disponibili a lungo.

Un gesto d’amore per Superman, un inno alla cultura nerd

In un’epoca dominata dal digitale, dalla velocità e dall’effimero, un francobollo può sembrare una piccola cosa. Ma se quel francobollo racconta una storia che dura da quasi un secolo – quella di un alieno venuto da Krypton per proteggere la Terra – allora diventa qualcosa di più. Diventa un ponte tra passato e presente, tra tradizione e innovazione, tra arte e passione.

E allora, se anche voi amate Superman, i fumetti, i collezionabili e tutto ciò che profuma di cultura nerd, non potete restare indifferenti di fronte a questa meravigliosa iniziativa sammarinese. È la dimostrazione che la passione può diventare patrimonio culturale, e che anche un piccolo gesto, come l’emissione di un francobollo, può avere un eco planetario.

E ora tocca a voi! Avete già messo le mani su questa piccola meraviglia filatelica? Che ne pensate dell’omaggio di San Marino al nostro amato Uomo d’Acciaio? Scriveteci nei commenti, condividete l’articolo sui vostri social e fate sentire la voce della community nerd! Il mondo ha bisogno di più eroi… e anche di più francobolli geek!

La Nuova Barbie è un’Icona: Arriva la Doll con Diabete di Tipo 1!

La Mattel ha colpito ancora, e questa volta il messaggio è più forte che mai! Dimenticate la Barbie stereotipata: è appena arrivata sul mercato la Barbie con il diabete di tipo 1. Sì, avete letto bene. Questa non è solo una bambola, è un simbolo potente di inclusività e rappresentazione, un vero game-changer nel mondo dei giocattoli.

Immaginate: la nuova Barbie sfoggia con orgoglio un dispositivo per il monitoraggio continuo del glucosio sul braccio, fissato da un adorabile cerotto a forma di cuore rosa. Ma non è tutto! Ha anche il suo smartphone (ovviamente!) con un’app dedicata per controllare i livelli di glucosio nel sangue e, udite udite, una pompa per l’insulina che le permette di dosarla automaticamente quando serve. È la tech-Barbie definitiva, che mostra come la tecnologia possa supportare la vita di tutti i giorni.

Questa bambola rivoluzionaria nasce da una partnership super importante con la no-profit Breakthrough T1D. Mattel ha dichiarato che il lancio è un “importante passo in avanti nel nostro impegno all’inclusività”. Ed è verissimo. In un mondo in cui la rappresentazione conta sempre di più, vedere una Barbie che riflette la realtà di tante persone con diabete di tipo 1 è un messaggio potentissimo.

Non è solo un giocattolo, è uno strumento per educare, normalizzare e ispirare. Per i bambini (e anche per gli adulti, diciamocelo!) che vivono con il diabete di tipo 1, questa Barbie può essere un modello in cui riconoscersi, un modo per sentirsi meno soli e più capiti. E per tutti gli altri, è un’occasione per imparare e sviluppare maggiore empatia.

Cosa ne pensate di questa mossa di Mattel? Credete che sia un passo significativo per l’inclusività nel mondo dei giocattoli e della cultura pop? Fatecelo sapere nei commenti!

Agatha All Along Tarot Deck: il mazzo di tarocchi Marvel che ogni strega nerd deve avere

C’è una certa magia che scorre tra le dita quando si mescolano le carte di un mazzo di tarocchi. È un rituale antico, misterioso, quasi primordiale. Ora immaginate di fondere questo incanto con l’universo Marvel, in particolare con l’atmosfera gotica, ironica e stregonesca di Agatha All Along, la serie spin-off incentrata sull’iconica strega Agatha Harkness. Il risultato? Un mazzo di tarocchi semplicemente irresistibile per ogni appassionato di misticismo, fumetti e cultura nerd. Il Agatha All Along Tarot Deck and Guidebook, finalmente disponibile dall’8 luglio, è molto più di un semplice gadget da collezione. È un portale. Un ponte tra il mondo esoterico dei tarocchi classici e quello incantato, oscuro e stravagante della magia secondo Marvel. E credetemi, se siete fan di WandaVision o della nuova serie di Agatha, non potrete resistere al richiamo di queste carte.

Il mazzo si compone di 78 carte, come da tradizione: arcani maggiori e minori, tutti splendidamente illustrati con i personaggi e i simboli visti nella serie TV. Le illustrazioni sono opera dell’artista Brittany Horn, la stessa che ha realizzato le carte comparse nei titoli di coda e in alcune scene cruciali dello show. Non si tratta quindi di una semplice ispirazione: queste sono le carte che abbiamo visto sullo schermo, rese tangibili, finalmente nostre.

Sfogliando il mazzo, ci si imbatte in volti familiari come quello di Agatha Harkness, ovviamente, ma anche in personaggi inediti come Rio Vidal, il misterioso “Teen” e gli altri membri del coven di Westview. Ogni carta è un piccolo capolavoro cromatico, una finestra su un momento iconico della serie o su un aspetto della sua mitologia. E proprio come nel mazzo Rider Waite – il più celebre e utilizzato nel mondo dei tarocchi – anche qui ogni carta porta con sé un significato profondo, pronto a rivelarsi a chi saprà interpretarlo.

A rendere il tutto ancora più affascinante c’è la guida inclusa nel set: un manuale di 128 pagine che non si limita a spiegare il significato delle carte, ma offre anche semplici stese per chi è alle prime armi con il mondo della cartomanzia. È una guida accessibile, ma non superficiale, che accompagna il lettore in un percorso intuitivo e suggestivo lungo la Witches’ Road, il cammino delle streghe evocato anche nella serie.

Il packaging, come ci si aspetta da un prodotto deluxe, è curato nei minimi dettagli. La scatola in cui il mazzo è custodito è elegante e robusta, pensata per proteggere le carte e impreziosire qualsiasi collezione. Un regalo perfetto per l’amico o l’amica appassionati di tarocchi, stregoneria pop e serie TV fantasy, oppure – perché no – per sé stessi, magari come rito di iniziazione a un’estate all’insegna della magia.

L’attesa per questo mazzo è stata lunga. Già dal settimo episodio della serie, intitolato “Death’s Hand in Mine”, i fan più attenti avevano notato l’importanza del simbolismo legato ai tarocchi. La cosiddetta Prova dei Tarocchi affrontata da Agatha nel cuore del cammino delle streghe aveva scatenato una vera e propria febbre da divinazione. E quando, nei titoli di coda, sono comparse le carte splendidamente disegnate, non ci sono stati più dubbi: quei tarocchi dovevano uscire davvero.

Marvel ha colto l’occasione al volo, trasformando una suggestione narrativa in un oggetto reale, tangibile, carico di potere evocativo e significato per chi ama esplorare i confini tra finzione e ritualità. Il “Agatha All Along Tarot Deck and Guidebook”, disponibile a un prezzo consigliato di $27,99, è la risposta a questo desiderio collettivo. Non è solo un pezzo da collezione, ma un invito a praticare una forma di introspezione pop, un incantesimo da lanciare ogni volta che si gira una carta.

D’altronde, come ci insegna Agatha, ogni strega ha bisogno dei suoi strumenti. E in questo caso, il mazzo di tarocchi diventa non solo uno strumento di divinazione, ma anche un modo per immergersi ancora di più nel fascino ambiguo e irresistibile della serie.

E ora tocca a voi: siete pronti a seguire il sentiero delle streghe? Avete già messo le mani su questo mazzo o siete curiosi di provarlo per la prima volta? Raccontateci le vostre impressioni, le vostre letture più strane, le carte che vi hanno fatto venire i brividi o ridere di gusto. E se conoscete altri fan della Marvel e delle arti divinatorie, condividete con loro questo articolo: la magia, come il sapere, è fatta per essere condivisa.

Iron Maiden: la Royal Mint celebra i 50 anni della band con una moneta commemorativa leggendaria

Nel cuore pulsante della Londra degli anni Settanta, in mezzo a un panorama musicale in fermento e ad atmosfere dense di ribellione, birra e Marshall impazziti, nasceva una delle leggende più immortali dell’heavy metal: gli Iron Maiden. Era il 1975 e Steve Harris, giovane bassista con un’idea ben chiara in testa, dava vita a una creatura musicale che avrebbe rivoluzionato il genere, ispirato intere generazioni e lasciato un’impronta indelebile nella cultura pop e rock globale.

Oggi, mezzo secolo dopo, quella creatura vive più che mai. E lo fa con una celebrazione tanto inaspettata quanto epica: una moneta commemorativa ufficiale coniata dalla Royal Mint, la prestigiosa Zecca britannica. Sì, avete capito bene. Gli Iron Maiden, con la loro iconica mascotte Eddie, sono finiti su una moneta a corso legale. Non è uno scherzo da metallari ubriachi, ma un riconoscimento solenne che sigilla cinquant’anni di pura leggenda musicale.

Eddie coniato nel metallo: un tributo scolpito nella storia del rock

La moneta, parte della celebre serie “Music Legends” della Royal Mint, si aggiunge a una collezione esclusiva che ha già visto omaggiare giganti del calibro di Queen, David Bowie ed Elton John. Ma ciò che rende questo tributo davvero unico è l’intensità visiva e simbolica del design. A firmare l’artwork è Albert ‘Akirant’ Quirantes, artista grafico già noto ai fan degli Iron Maiden per le sue spettacolari illustrazioni nei tour e nelle pubblicazioni ufficiali della band.

Quirantes non si è limitato a disegnare un Eddie qualsiasi. Ha costruito un vero e proprio mosaico di riferimenti, citazioni e dettagli nascosti che solo i veri fan potranno riconoscere tutti. Ogni ruga del volto della mascotte, ogni sfondo, ogni elemento grafico è un omaggio a un capitolo specifico della lunga epopea degli Iron Maiden: dagli album storici come The Number of the Beast, Powerslave, Seventh Son of a Seventh Son, fino ai tour mastodontici che hanno portato la band in ogni angolo del pianeta, spesso a bordo del loro iconico Ed Force One.

Ma ciò che rende questa moneta davvero speciale è la collaborazione diretta della band nella sua realizzazione. Non è solo una questione di marketing o celebrazione ufficiale: è un gesto autentico, carico di passione e consapevolezza del proprio mito. Il manager storico della band, Rod Smallwood, ha commentato con un misto di orgoglio e ironia:
“Avere Eddie su una moneta inglese ufficiale è un altro passo di questa incredibile odissea iniziata quando lo dissotterrammo nel 1980. Siamo finiti su francobolli, bottiglie di birra, code di aeroplani e ora su una moneta a corso legale! Il livello di dettaglio che Akirant è riuscito a dare al design è superbo. Ci sono piccoli riferimenti praticamente a ogni capitolo della nostra storia. Siamo onorati che la Royal Mint abbia scelto di celebrare il cinquantennale degli Iron Maiden in un modo così unico”.

Una carriera scolpita nel metallo (e non solo)

Per comprendere davvero la portata di questo tributo, bisogna tornare indietro e ripercorrere – seppur brevemente – l’imponente carriera degli Iron Maiden. Dopo il debutto discografico nel 1980 con l’album omonimo, e con il successivo arrivo alla voce di Bruce Dickinson, la band spiccò il volo con album leggendari come Killers, The Number of the Beast, Piece of Mind, Powerslave, Somewhere in Time e Seventh Son of a Seventh Son. Veri e propri monumenti del metal, certificati oro e platino in mezzo mondo.

Dagli anni Novanta in poi, tra cambi di formazione, esperimenti stilistici e un ritorno trionfale alla line-up classica con l’aggiunta del terzo chitarrista Janick Gers, gli Iron Maiden hanno continuato a dominare le scene. Album come Brave New World, The Final Frontier e The Book of Souls hanno confermato la loro capacità di evolversi senza tradire l’essenza che li ha resi immortali.

E in questi cinquant’anni, oltre a innumerevoli concerti, dischi e fan club, gli Iron Maiden hanno lasciato il segno anche in ambiti collaterali come la birra artigianale (con la loro celebre Trooper), i videogiochi, le action figure, i fumetti e addirittura i francobolli. In questa narrazione titanica e fuori dagli schemi, la moneta commemorativa si inserisce come ennesimo tassello di un culto globale, qualcosa che va ben oltre la semplice musica.

Un pezzo da collezione… e da headbanging!

La moneta è disponibile in diverse versioni, dalla più accessibile da 18,5 sterline fino a edizioni in argento e oro per i collezionisti più hardcore. Non è solo un oggetto da tenere in cassaforte: è un manifesto, un simbolo, un piccolo pezzo di storia del rock coniato per restare eterno. Immaginatevi, nel futuro, mostrare questa moneta ai vostri figli o nipoti, raccontando di quel gruppo che faceva tremare gli stadi, che cantava dell’Anticristo, di mummie egizie e cavalieri dell’apocalisse con la stessa disinvoltura con cui si legge un fumetto della Marvel. Ecco, ora potrete farlo con una prova tangibile tra le mani, ufficialmente riconosciuta dallo Stato britannico.

Up the Irons… anche nella numismatica!

Non capita tutti i giorni che il mondo dell’heavy metal venga riconosciuto con la stessa solennità riservata a re, regine e poeti. Eppure, gli Iron Maiden ce l’hanno fatta. Con il loro inconfondibile stile, la loro coerenza artistica e il carisma senza tempo della loro mascotte Eddie, hanno conquistato non solo le classifiche, ma anche il cuore delle istituzioni culturali del Regno Unito.

Questa moneta non è solo un tributo. È una dichiarazione d’amore, un urlo metallico inciso nel metallo, un segno che i Maiden non sono solo una band, ma un pezzo vivo e pulsante della cultura pop contemporanea.

E voi? Siete pronti a far tintinnare Eddie in tasca? Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti, condividete questo articolo con i vostri amici Maiden-maniaci e mostrateci le vostre collezioni commemorative. Up the Irons, sempre!

Il fascino di Oz mattoncino dopo mattoncino: LEGO® 75691 Fermalibri di Glinda ed Elphaba porta Wicked tra le tue mani

Nel regno incantato delle collaborazioni da sogno, quando un’icona del teatro musicale come Wicked incontra l’infinita creatività dei mattoncini LEGO®, succede qualcosa di davvero magico. Il 7 luglio 2025, infatti, LEGO ha annunciato ufficialmente l’arrivo di un set tanto inatteso quanto spettacolare: il LEGO® 75691 Fermalibri di Glinda ed Elphaba, un tributo costruibile (e collezionabile) alla leggendaria storia delle streghe di Oz. E, lasciamelo dire da fan sia del musical che dei mattoncini: stavolta LEGO ha superato sé stessa.

Non è solo un set, è un’esperienza narrativa, un oggetto d’arredo elegante e una piccola scenografia da teatro personale, tutto racchiuso in 1.327 pezzi. La data di uscita è fissata per il 1° settembre 2025, ma già da ora è possibile prenotarlo sul LEGO® Shop al prezzo di 119,99 €. Una cifra che si giustifica non solo per i dettagli tecnici, ma anche – e forse soprattutto – per l’immenso valore emotivo e simbolico che questo set si porta dietro.

Due fermalibri, un solo incantesimo

Il cuore del set è una struttura composta da due fermalibri, ciascuno rappresentante una delle protagoniste della storia: Glinda la Buona e Elphaba la Malvagia, anche se – come ogni fan di Wicked sa bene – le etichette tra bene e male in questa storia si mescolano, si sfumano e si ribaltano.

Da una parte troviamo l’universo zuccheroso, luminoso e scintillante di Glinda, reso alla perfezione con tinte rosa pastello, farfalle dorate e fiori teatrali che sembrano usciti direttamente da un numero musicale. Un lato che sprizza positività e ottimismo, ma che cela anche la complessità di un personaggio spesso frainteso.

Dall’altra parte, l’oscurità magnetica e carismatica di Elphaba prende vita attraverso i toni verdi smeraldo, un chiaro riferimento alla leggendaria Città di Smeraldo, e la presenza della Grimmerie, il libro misterioso che custodisce magie proibite. Il contrasto visivo è potente, emozionante, e racconta – anche senza parole – due mondi che si fronteggiano e si completano, in perfetto stile teatrale.

Minifigure da standing ovation

E poi ci sono loro, le sei minifigure esclusive che rendono il LEGO® 75691 un autentico tesoro per i collezionisti. Ogni personaggio è stato scolpito con un amore maniacale per i dettagli e con una fedeltà scenica che farà impazzire chiunque abbia anche solo canticchiato Defying Gravity sotto la doccia.

Glinda, naturalmente, non può che essere rappresentata con la sua iconica corona scintillante e l’abito da ballo vaporoso, pronta a lanciare incantesimi di popolarità. Elphaba, intensa e fiera, indossa il cappello a punta e il mantello scuro, in un’interpretazione che non lascia dubbi sul suo ruolo di anti-eroina amata da tutti. A loro si aggiungono Madame Morrible, l’inquietante direttrice dell’Università di Shiz, Fiyero, il principe ribelle conteso dalle due protagoniste, e le compagne di scuola Pfannee e ShenShen, che aggiungono un tocco di dinamica scolastica e ironia alla composizione.

Queste minifigure possono essere sistemate all’interno dei fermalibri come vere e proprie scene teatrali in miniatura. Il risultato? Un diorama che cambia ogni volta che lo si guarda, una piccola produzione di Broadway in casa propria, diretta dalla tua fantasia.

Più che un set, un pezzo da esposizione

È evidente fin dal primo sguardo che il LEGO® 75691 Fermalibri di Glinda ed Elphaba non è pensato per il pubblico junior. È infatti classificato come un set 18+, e il suo design lo rende perfetto per chi cerca oggetti d’arredo geek ma eleganti. Può essere posizionato con orgoglio su una libreria, come parte di una collezione fantasy, oppure su una scrivania, per dare un tocco teatrale al proprio spazio creativo. È uno di quei pezzi che fanno subito parlare chi entra in casa. “È Wicked? È LEGO? È un fermalibro? È tutto questo insieme?” – la risposta è: sì, ed è stupendo.

Costruirlo è rilassante, ma mai banale. Ogni mattoncino incastrato è un passo dentro la storia. Ogni dettaglio che prende forma è un riferimento che strizza l’occhio ai fan di lunga data. E una volta finito, il set diventa una fusione di funzione e narrazione, di estetica e passione nerd. È il tipo di costruzione che ti fa venire voglia di rivedere il musical o di rileggere “Il Mago di Oz” con occhi nuovi.

Un omaggio alla trasformazione, all’amicizia… e alla magia LEGO®

Nel 2025, il mondo di Wicked è tornato prepotentemente sotto i riflettori anche grazie all’attesissimo adattamento cinematografico della storia. E LEGO ha saputo cogliere perfettamente il momento, proponendo un prodotto che è insieme tributo e dichiarazione d’amore.

Questo set non celebra solo un musical, ma esalta i temi universali che lo rendono immortale: l’amicizia che sfida le apparenze, la trasformazione personale, la ricerca del proprio posto nel mondo. E lo fa nel modo più tangibile, ludico e coinvolgente possibile: attraverso la costruzione.

In un’epoca in cui il collezionismo LEGO sta sempre più sposando licenze iconiche e design d’autore, il LEGO® 75691 Fermalibri di Glinda ed Elphaba rappresenta un punto d’incontro perfetto tra fandom e funzionalità. Una piccola grande magia da aggiungere alla propria collezione.

E ora tocca a voi: siete pronti a far spazio nella vostra libreria per un pizzico di magia? Raccontatemi cosa ne pensate nei commenti o condividete l’articolo sui vostri social! E ricordate: nessuno nasce cattivo… o incolore, specialmente nel meraviglioso mondo di LEGO®.

Perchè amiamo le confezione extralarge agli Autogrill?

C’è un mistero che avvolge i viaggiatori italiani, un piccolo rituale collettivo che si ripete ogni estate, ogni ponte festivo, ogni weekend fuori porta: entrare in autogrill con l’intenzione di “prendere solo un caffè” e uscirne con una confezione da tre chili di taralli pugliesi, una bottiglia di vino altoatesino, un peluche a forma di orsetto e una tavoletta di cioccolato grande quanto il cofano della macchina. Perché, diciamolo chiaramente, agli Autogrill amiamo le confezioni extralarge. E non è solo una questione di praticità. È una passione profonda, viscerale, quasi mitologica. E come tutte le mitologie che si rispettino, anche questa ha un’origine affascinante, fatta di storia, cultura popolare e una punta di nostalgia.

Dal biscotto al culto del viaggio: la nascita degli Autogrill

Tutto inizia nel 1947, in un’Italia che rinasceva dalle macerie della guerra, con l’entusiasmo di chi sognava il futuro su quattro ruote. In quell’anno, vicino al casello di Novara sull’autostrada A4 Milano-Torino, l’imprenditore Mario Pavesi — sì, proprio quello dei Pavesini — decide di aprire un punto di ristoro per i viaggiatori. Pochi tavoli, qualche biscotto, un’idea rivoluzionaria. Quel primo autogrill fu un successo clamoroso e aprì la strada a una nuova era del viaggio su strada: la sosta non era più una necessità, ma un’esperienza.

Nel 1976, grazie alla fusione delle attività di Pavesi, Motta e Alemagna, nacque Autogrill SpA, dando forma e struttura a un fenomeno che si stava espandendo a vista d’occhio. Non più solo ristoro, ma anche shopping, territorialità, e quel gusto un po’ kitsch e un po’ poetico che ancora oggi ci fa battere il cuore quando scorgiamo da lontano la grande insegna rossa sull’autostrada.

L’Autogrill come portale interdimensionale del consumismo nerd

Sì, perché entrare in autogrill è un po’ come varcare un portale per un universo parallelo, un multiverso del viaggio dove il tempo si dilata, le regole del quotidiano si sospendono e tutto diventa possibile. In quel microcosmo, tra gli scaffali pieni di gadget, salumi sottovuoto e compilation estive con le hit del 1998, l’irrazionale prende il sopravvento. È come una fiera permanente, un emporio dei desideri on the road, dove si incontrano tradizione italiana, cultura pop e quella vena di eccesso che piace tanto a noi nerd.

E proprio qui si collocano le amatissime confezioni extralarge. Quell’enorme sacchetto di noccioline che non finisce mai, la bottiglia da due litri e mezzo di tè al limone che sfida le leggi della logistica, il pacco di Chupa Chups formato famiglia (anzi, formato cosplay di famiglia). Sono oggetti che non compreremmo mai in un supermercato di città, ma che diventano irresistibili sotto i neon dell’autogrill. Perché?

Il fascino proibito dell’eccesso

Il segreto è nella combinazione tra praticità e magia. Il viaggiatore moderno, spesso in auto per ore, ha bisogno di snack che durino, di scorte che sopravvivano alla traversata dell’Appennino, di bottiglie che bastino fino a dopo il casello di Salerno. Ma non è solo un’esigenza logistica: è anche un gioco mentale. Quelle confezioni gigantesche parlano alla nostra parte bambina, quella che da piccoli sognava di tuffarsi in una vasca di Nutella, di abitare in una casa fatta di biscotti, di vincere il pacco gigante alle fiere di paese. È l’indulgenza autorizzata, l’occasione per dire: “Oh, ma sì, ce lo meritiamo!”

E in autogrill ci sentiamo giustificati. Il viaggio è faticoso, lo stress da partenza c’è sempre, e dopo ore di traffico sulla A14 un pacco da due chili di patatine al formaggio sembra l’unica giusta ricompensa. Così, compriamo quelle confezioni enormi con un sorriso soddisfatto, come se stessimo completando una quest da GDR. Solo che invece della spada elfica, portiamo a casa la MegaBarretta di Cioccolato Cacao Supremo da 1kg.

Tra souvenir e identità regionale

C’è anche un’altra ragione dietro al successo dei formati XL, e va cercata nella filosofia dell’Autogrill stesso: la valorizzazione della territorialità. Quei prodotti regionali esposti in modo teatrale — il pecorino sardo accanto al salame di Norcia, il limoncello campano vicino ai biscotti toscani — non sono solo marketing: sono una celebrazione dell’Italia, un modo per portarsi via un pezzo di territorio. E quale formato migliore, per rappresentare la generosità delle nostre terre, se non quello extralarge?

Gli autogrill sono un mosaico di culture locali confezionato in modo da poter essere consumato sull’asfalto. Ogni sosta diventa una micro-esperienza culinaria e identitaria. E il formato oversize amplifica questa esperienza, rendendola epica. Perché una bottiglia da mezzo litro d’olio pugliese è buona, certo. Ma una da due litri e mezzo è mitica.

Un piacere senza vergogna

C’è qualcosa di assolutamente liberatorio nell’acquistare una confezione extralarge in autogrill. In quel gesto non c’è vergogna, non c’è contegno: c’è solo desiderio puro, sfrenato, infantile. È come andare a Lucca Comics vestiti da Sailor Moon a quarant’anni: un atto d’amore verso sé stessi, verso i propri gusti, verso la parte più autentica del nostro essere geek, nerd, romantici viaggiatori d’asfalto.

In città ci tratteniamo, ci vergogniamo, misuriamo le calorie e le porzioni. Ma in autogrill ci sentiamo liberi. È la zona franca del consumo emotivo, l’unico luogo in cui possiamo comprare un barattolo da un chilo di Nutella senza sentirci giudicati, magari aggiungendoci anche un CD di Laura Pausini e una penna souvenir con il Colosseo che si illumina. E va bene così.

In fondo, è tutto un grande gioco

Ecco perché amiamo le confezioni extralarge agli autogrill. Perché parlano di noi, delle nostre abitudini da gamer incalliti, da collezionisti compulsivi, da fan del “tanto vale”. Perché rendono il viaggio più divertente, più goloso, più nostro. Perché trasformano la pausa in un piccolo evento. Perché ci fanno sorridere. E, diciamolo, perché sono perfette per fare il pieno anche di nostalgia.

E tu? Qual è la confezione extralarge più assurda che hai comprato in autogrill? Raccontacelo nei commenti o condividi questo articolo con i tuoi amici viaggiatori seriali. Magari mentre siete fermi in coda sulla A1, con il finestrino abbassato e la vostra maxi tavoletta di cioccolato nerd edition tra le mani.

Papa Leone, scelgo te! Quando il Pontefice firma una carta Pokémon e il web impazzisce

Viviamo davvero in tempi straordinari, in cui la realtà sembra divertirsi a battere la fantasia a colpi di colpi di scena degni della miglior fanfiction. Se qualche anno fa qualcuno vi avesse raccontato che un Papa, durante un’udienza pubblica in Vaticano, avrebbe firmato una carta Pokémon con una penna a sfera mezza scarica, probabilmente avreste scrollato le spalle pensando a un meme surreale, magari confezionato da qualche buontempone su Reddit. E invece no. È successo davvero. È il 2025, e Papa Leone XIV ha appena scritto, in blu e in punta di penna, una delle pagine più inaspettate della storia della cultura pop. O meglio: della cultura Popplio.

La genesi di questa vicenda sembra uscita da un episodio di “What If…?” targato Nintendo e Vaticano. Tutto è partito da un’assonanza, un gioco di parole che solo la comunità nerd poteva trasformare in mitologia virale. “Pope Leo”, ovvero Papa Leone in inglese, suona maledettamente simile a “Popplio”, il tenerissimo Pokémon d’acqua della settima generazione, introdotto in Pokémon Sole e Luna. Un caso fonetico perfetto, uno di quei momenti in cui l’universo nerd si sente autorizzato a leggere i segni del destino nei dettagli più strambi.

E infatti, appena eletto Leone XIV, Internet ha fatto ciò che sa fare meglio: meme. Meme a valanga. Pope Leo che lancia idropulsar. Pope Leo in stile Pokémon Trainer. Pope Leo con Popplio sulla spalla al posto della mitra. La fantasia collettiva ha cominciato a galoppare e, come spesso accade nel nostro mondo nerd, l’ironia ha cominciato a confondersi con la realtà. Fino a che… puff! Ecco che un gesto reale – in tutti i sensi – trasforma la leggenda digitale in un episodio storico.

Durante una delle tradizionali udienze papali in Vaticano, un fan (che molti hanno già iniziato a chiamare “il Discepolo del Popplio”) ha deciso di compiere l’impensabile. Con una faccia tosta degna di un protagonista di JoJo’s Bizarre Adventure, si è presentato davanti a Sua Santità con una carta Pokémon raffigurante proprio Popplio. Ma non si è limitato a mostrargliela: gliel’ha porse, inginocchiandosi con tutta la devozione possibile, e gli ha chiesto di firmarla.

A questo punto, arriva la parte che nessuno – nemmeno nei meme più spinti – avrebbe potuto immaginare. Papa Leone XIV, divertito e incuriosito, ha preso in mano una penna a sfera mezza scarica e ha accettato la sfida. Non ha mollato al primo tentativo: l’ha agitata, l’ha premuta, come un mago che cerca di rievocare il potere perduto di un artefatto sacro. Testimoni raccontano che l’ha fatto con la pazienza di un nonno, la grazia di un maestro Jedi e lo spirito di un vero fan. E infine, il miracolo: la firma papale, in blu, si è impressa sulla superficie lucida della carta Popplio. Un nuovo tipo di benedizione era nato.

Il mondo non poteva restare indifferente. Nel giro di poche ore, le immagini dell’evento hanno invaso Instagram, Threads e X (l’ex Twitter), accompagnate da reazioni estasiate, increduli commenti e un’ondata di creatività social. Il primo a diffondere il video è stato l’utente “King Theo”, che ha raccontato come l’idea fosse nata quasi per scherzo, tra amici. “Non pensavamo davvero che lo avrebbe fatto”, ha confessato. E invece eccoci qui, nel 2025, a vivere un’epoca in cui il leader della Chiesa Cattolica firma carte Pokémon, e tutto ci sembra perfettamente sensato.

Naturalmente Reddit non si è lasciato sfuggire l’occasione. Nella sezione r/interestingasfuck, tra teorie, fan art e frecciatine nerd, un utente ha commentato: “OP ha portato una penna con l’inchiostro secco e Sua Santità ha usato il potere del Signore per riliquefare la penna e permettere la firma della carta.” Un altro, con l’acutezza di chi conosce il valore del collezionismo, ha sentenziato: “Davvero un fan incompetente. Aveva una sola occasione nella vita per farsi firmare una carta di Arceus e ha scelto Popplio. Miserabile.” Ma, battute a parte, tutti concordano su un punto: quella carta è già leggenda.

E proprio parlando di collezionismo, è interessante notare come l’evento abbia stravolto completamente le regole del valore percepito. Popplio, nella scala delle carte Pokémon, è una creatura comune. Nulla a che vedere con i mostriciattoli leggendari o con gli inarrivabili Charizard prima edizione. Ma nel mondo del collezionismo, come ben sappiamo, il contesto può essere più potente della rarità stessa. E qui il contesto è, letteralmente, storico: una carta firmata dal Papa. Non da un doppiatore, non da un illustratore ufficiale, non da un campione mondiale di TCG. Ma dal successore di Pietro.

Se mai questa carta dovesse essere certificata da esperti del settore, potrebbe diventare il Santo Graal dei collezionisti. Un oggetto capace di unire due mondi all’apparenza inconciliabili: la fede e il fandom. E in effetti sui social si parla già di “nuova reliquia papale”, di “carta più sacra del mondo”. Che tutto sia cominciato per scherzo poco importa: oggi quella carta incarna qualcosa di più grande, è diventata un simbolo, una narrazione collettiva, un piccolo mito geek del nostro tempo.

Ovviamente, non sono mancate le polemiche. Alcuni ambienti più conservatori hanno storto il naso. Qualcuno ha parlato di spettacolarizzazione, altri di discredito del ruolo papale. Ma il mondo nerd è un luogo dove sacro e profano si tengono per mano senza paura. Dove Dio può convivere con Pikachu, e dove la mitologia moderna è fatta anche di joystick, cosplay e carte collezionabili. Per molti, il gesto di Papa Leone XIV non è stato altro che un atto spontaneo e gentile, un modo tenero e potente per avvicinarsi a una generazione sempre più distante dalle forme tradizionali di spiritualità. Quel gesto, quella firma, ha detto molto più di mille encicliche: ha parlato il linguaggio dei meme, del gioco, del cuore.

In definitiva, questa storia ha creato un cortocircuito meraviglioso tra due mondi: il sacro e il nerd. Una carta Popplio è diventata oggetto di culto. Il Papa è diventato, per un momento, parte integrante del Pokédex globale. E tutto grazie a un’assonanza, a una penna mezza scarica e a un fan con il coraggio di osare. Il risultato? Un momento magico che probabilmente verrà ricordato nei decenni a venire come una delle cose più assurde, divertenti e simbolicamente potenti accadute in questo pazzo, meraviglioso 2025.

E ora la domanda sorge spontanea: qual è il prossimo passo? Vedremo una benedizione papale su un Game Boy Color trasparente? Una Messa celebrata in cosplay durante il Lucca Comics? Il Papa che partecipa a un torneo ufficiale di Pokémon TCG? Chi può dirlo. In fondo, se Popplio è diventato una reliquia, tutto può succedere.

E voi? Cosa ne pensate di questa incredibile fusione tra sacro e nerd? Avete già pensato quale carta vi fareste firmare se vi trovaste davanti al Papa con il mazzo in mano? Ditelo nei commenti, fate girare questa storia epica sui vostri social e, soprattutto, non smettete mai di credere nei miracoli… e nei meme.