UKIYOE: Il Mondo Fluttuante. Visioni dal Giappone a Roma

Un’immersione nell’arte giapponese del periodo Edo: la mostra “UKIYOE. Il Mondo Fluttuante. Visioni dal Giappone” al Museo di Roma offre un affascinante viaggio attraverso la cultura e la società del Sol Levante tra il XVII e il XIX secolo.

Oltre 150 capolavori: dipinti, rotoli, stampe, paraventi e oggetti d’arte applicata raccontano la vita quotidiana, le mode, i divertimenti e i costumi del tempo, con una particolare attenzione al “mondo fluttuante”, ossia la sfera effimera e sensuale dei quartieri di piacere.

I maestri dell’ukiyoe: da Utamaro a Hokusai, da Sharaku a Hiroshige, la mostra presenta le opere dei più grandi artisti del genere, offrendo una panoramica completa di questa forma d’arte rivoluzionaria.

Testimonianza di un’epoca: l’ukiyoe non solo documenta la vita quotidiana del Giappone di Edo, ma riflette anche i cambiamenti sociali, economici e politici del periodo.

Un’esperienza multisensoriale: la mostra è arricchita da strumenti musicali, giochi da tavolo, abiti e accessori, creando un’esperienza immersiva che trasporta il visitatore nella cultura giapponese del tempo.

Un’occasione imperdibile: per appassionati d’arte, cultura giapponese e storia, la mostra “UKIYOE. Il Mondo Fluttuante. Visioni dal Giappone” è un’occasione unica per ammirare opere di inestimabile valore e scoprire un mondo affascinante e lontano.

Informazioni utili:

  • Sede: Museo di Roma, Palazzo Braschi
  • Date: 20 febbraio – 23 giugno 2024
  • Orari: martedì-venerdì 10:00-19:00, sabato, domenica e festivi (lunedì 1°e giovedì 25 aprile) dalle 10:00 alle 21:00
  • Biglietti: € 7,00 + acquisto del biglietto di ingresso alla mostra secondo la tariffazione vigente

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La Porta di Babilonia: la storia segreta rivelata dal campo magnetico

Un team di archeologi, guidato da ricercatori italiani, ha utilizzato l’archeomagnetismo per svelare la vera storia della Porta di Babilonia, uno dei monumenti più iconici dell’antica Mesopotamia.

La Porta di Ishtar, dedicata alla dea dell’amore e della guerra, si trova oggi al Museo di Pergamo di Berlino. La sua costruzione è stata tradizionalmente attribuita al re Nabucodonosor II (605-562 a.C.) per celebrare la conquista di Gerusalemme nel 586 a.C.

Tuttavia, nuove analisi archeomagnetiche di frammenti di mattoni della Porta hanno rivelato una storia più complessa.

L’archeomagnetismo è una tecnica che studia le impronte del campo magnetico terrestre conservate nei materiali archeologici. In questo caso, i ricercatori hanno misurato l’intensità del campo magnetico terrestre “impressa” nei mattoni durante la loro fabbricazione.

I risultati hanno dimostrato che i mattoni non sono stati realizzati tutti nello stesso momento, ma in almeno tre fasi distinte. La fase più antica è stata datata ad un periodo successivo alla conquista di Gerusalemme, confermando la datazione tradizionale.

Le due fasi successive, invece, suggeriscono che la costruzione della Porta si è protratta per un periodo di tempo più lungo di quanto si pensasse in precedenza.

Questa scoperta ha importanti implicazioni per la nostra comprensione della storia e della cultura babilonese. Dimostra che la Porta di Ishtar non era solo un monumento celebrativo, ma un progetto in continua evoluzione che rifletteva le mutevoli esigenze e priorità dell’impero babilonese.

Inoltre, la ricerca evidenzia il potenziale dell’archeomagnetismo come strumento per la datazione precisa di manufatti archeologici e per la ricostruzione di storie complesse.

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Dinosauri a Vienna? No, solo cammelli maldestri

I social network sono sempre una miniera di sorprese, soprattutto quando si tratta di teorie complottiste. L’ultima in ordine di tempo riguarda un dipinto del 1562 di Pieter Bruegel il Vecchio, conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Secondo alcuni utenti, nel dipinto, che raffigura il suicidio di re Saul sul monte Gilboa, sarebbero presenti dei dinosauri. In particolare, si tratta di alcuni soldati che cavalcano dei brachiosauri.

Questa teoria è ovviamente priva di fondamento. I dinosauri si estinsero circa 66 milioni di anni fa, molto prima dell’arrivo dell’uomo. È quindi impossibile che siano presenti in un dipinto del XVI secolo.

In realtà, gli animali raffigurati nel dipinto sono semplicemente dei cammelli. La loro qualità lascia molto a desiderare, ma questo è dovuto al fatto che l’artista non aveva la possibilità di osservare un cammello dal vivo.

In effetti, i cammelli non erano ancora arrivati in Europa nel XVI secolo. Erano animali conosciuti solo in Asia e Africa.

Quindi, la prossima volta che vedete un dinosauro in un dipinto antico, non fatevi prendere dal panico. È molto più probabile che si tratti di un cammello maldestro.

Meccanica quantistica: una rivoluzione in mostra al Muse

La meccanica quantistica, una teoria rivoluzionaria che ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo, è in mostra al Muse, il Museo delle Scienze di Trento. La mostra, intitolata “Quanto. La rivoluzione in un salto”, è aperta dal 7 dicembre 2023 al 15 giugno 2024.

La mostra è organizzata in cinque sezioni che ripercorrono la storia della meccanica quantistica, dai suoi primi sviluppi alla sua importanza attuale. La prima sezione, “Macrocosmi”, introduce i principi della fisica classica, che descrive il mondo macroscopico che ci circonda. La seconda sezione, “Microcosmi”, esplora il mondo microscopico, dove la fisica classica non è più valida. La terza sezione, “Quanti”, approfondisce i concetti fondamentali della meccanica quantistica, come la dualità onda-particella e l’indeterminazione di Heisenberg. La quarta sezione, “Paradossi”, esplora alcuni degli aspetti più sorprendenti della meccanica quantistica, come il gatto di Schrödinger. La quinta sezione, “Cosmo”, esamina le applicazioni della meccanica quantistica all’universo, come la formazione delle stelle e dei pianeti.

Quanto. La rivoluzione in un salto - Mostra temporanea

La mostra è ricca di installazioni interattive che consentono ai visitatori di sperimentare in prima persona i principi della meccanica quantistica. Tra le installazioni più spettacolari, si segnalano:

  • L’esperimento della doppia fenditura: un’esperienza classica che dimostra la dualità onda-particella della luce.
  • L’effetto tunnel: un fenomeno quantistico che consente alle particelle di attraversare barriere che, secondo la fisica classica, sarebbero insormontabili.
  • Il gatto di Schrödinger: un’installazione che mette in scena il famoso paradosso quantistico.

La mostra “Quanto. La rivoluzione in un salto” è un’occasione unica per conoscere una teoria che ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo. La mostra è aperta a tutti, dai bambini agli adulti, e offre un approccio coinvolgente e accessibile a una delle teorie scientifiche più importanti del XX secolo.

Parte il crowdfunding per il gioco di carte “Tessere Tessere”

“Tessere Tessereè un gioco di carte ideato da Francesca Fattinger (educatrice e mediatrice artistica, scrittrice e giornalista pubblicista) e Agnese Costa (laureata in Conservazione e Gestione dei Beni Culturali all’Università di Trento) e verrà realizzato con il supporto dell’associazione culturale lasecondaluna, attiva dal 2019 con attività ed eventi culturali sul territorio del Trentino e Alto Adige.

Si può utilizzare per esplorare un museo o una mostra, una città o per trascorrere una serata diversa con gli amici, ma anche come spunto per le attività in classe. Nella scatola si trovano 60 tessere opera6 tessere strumentoun filo azzurro e una speciale mappa: sul fronte delle tessere opera sono riprodotte 15 opere d’arte, ognuna divisa in 4 tessere; sul retro, sono invece stampati una linea che le collega, una parola chiave, una citazione e uno o più consigli di attività. Ogni tessera propone una diversa attività di movimento, di scrittura, manuale, esperienziale oppure di riflessione.

Il progetto, con un obiettivo economico di 2.500€, è protagonista di una campagna di raccolta fondi su Produzioni dal Basso, prima piattaforma italiana di crowdfunding e social innovation, con 37 sostenitori e molto vicina a raggiungere l’overfunding. I fondi raccolti serviranno per realizzare la prima tiratura di 150 copie del gioco e per iniziare a far conoscere il progetto a più persone possibili.

Per maggiori informazioni: produzionidalbasso.com/project/tessere-tessere-16-opere-d-arte-per-scoprire-il-mondo/ 

Esplora il Dinamismo e il Caos attraverso l’Arte di Marco Tamburro al Maxxi Museo

Scopri la mostra personale di Marco Tamburro, ‘Gemelli’, curata da Luca Beatrice, presso il Maxxi Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Questa esibizione, che esplora temi come il dinamismo, il caos e la frenesia del nostro tempo, presenta diciannove dipinti inediti di grandi dimensioni, realizzati appositamente per il museo. Queste opere saranno in mostra nello Spazio Corner dal 25 ottobre al 7 gennaio 2024.

L’obiettivo della mostra è offrire una panoramica completa dell’opera di Tamburro, un artista nato nel 1974 che vive e lavora a Roma. Le opere esposte rivelano una pittura ricca di riferimenti al cinema classico, al teatro, alla fotografia contemporanea e alla storia personale dell’artista. I dipinti, tutti in bianco e nero con squarci di colore, sono ispirati principalmente alla città, rappresentata come una giostra, un labirinto, un intreccio di linee che si mescolano e lasciano intravedere stralci di figure.

Visita la mostra ‘Gemelli’ di Marco Tamburro al Maxxi Museo per scoprire l’arte contemporanea che riflette la vita moderna.

MANNCRAFT: il Museo Archeologico Nazionale di Napoli in Minecraft

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) ha presentato 26 progetti digitali durante il suo primo Digital Day. Questi progetti, finanziati dal Programma Operativo Nazionale (PON) Cultura e Sviluppo, sono stati creati per valorizzare il patrimonio del museo. Tra questi ci sono visite virtuali al museo, un’app per il cicloturismo, un gioco per dispositivi vocali Echo e una videoinstallazione di Pietro Galifi della Bagliva. Inoltre, c’è anche MANNCRAFT di TuoMuseo, una riproduzione del MANN nel videogioco Minecraft di Mojang (Microsoft).

MANNCRAFT trailer

Per installare MANNCRAFT è necessario utilizzare la versione Java di Minecraft per computer e non quella per console o smartphone. Il modo più semplice per farlo è utilizzare CurseForge, un programma per scaricare e gestire le mod. Una volta installato CurseForge, basta chiedere di scaricare MANNCRAFT e avviare questa mappa invece di una partita normale.

MANNCRAFT presenta una ricostruzione in scala 1:1 del MANN e alcune delle principali opere delle sue collezioni. La mappa ha parti non finite o non completamente testate, quindi potrebbe essere utile aggiungere ulteriori mod per utilizzare trucchi nel gioco.

Non è chiaro quale sia la finalità di un’iniziativa come MANNCRAFT o di altri progetti simili che mirano a raggiungere un pubblico giovane attraverso il videogioco. Anche se Minecraft ha oltre 140 milioni di utenti attivi al mese, la mappa MANNCRAFT deve essere esplicitamente installata su una versione specifica di Minecraft disponibile solo per computer.

Al Museo, dalla parte dei visitatori di Andrea Perin

Arriva in libreria, per i tipi di Milieu Edizioni, una guida utile e divertente: “Al Museo, dalla parte dei visitatori ” di Andrea Perin. I visitatori in un museo hanno un ruolo fondamentale: che senso avrebbero questi luoghi senza pubblico? Però a volte sembra che mostre e musei non siano pensati per essere accoglienti: spesso ci sono troppe opere e troppi oggetti, non di rado le spiegazioni sono poche ed eccessivamente tecniche, gli orari sono oggettivamente scomodi; come se le esposizioni fossero progettate per professionisti che già conoscono quello che vanno a vedere, e non per persone curiose e disponibili ma con una formazione meno specialistica.

Nel corso di un anno solo tre italiani su dieci entrano in un museo, e di questi la maggior parte una volta sola. Eppure i musei sono un’immensa risorsa di scoperte e di emozioni, un patrimonio di racconti e curiosità da approfondire. Basta non avere soggezione del pregiudizio di un’istituzione noiosa e polverosa, essere consapevoli che la visita non è un compito da svolgere ma un’esperienza autonoma e libera dove è possibile scegliere cosa guardare e come farlo, dove la curiosità personale deve guidare il percorso.

Dalla parte del visitatore si propone come una sorta di guida per aiutare a superare le asperità piccole e grandi che si possono incontrare nella visita di un’esposizione museale, permanente o temporanea che sia. Andrea Perin, architetto museografo che si occupa di progettare gli allestimenti di esposizioni temporanee e permanenti, raccoglie in questo volume una serie di suggerimenti spesso pratici, espressi in parte da altri visitatori e viaggiatori. Stimoli e informazioni provenienti dalla letteratura scientifica o da episodi della cronaca, ma anche esperienze dirette. Il museo non è uno spazio neutro, ma l’espressione delle strutture politiche, sociali ed economiche che hanno accolto il pensiero dominante: è importante che i visitatori siano consapevoli del loro ruolo, che abbiano confidenza e sicurezza con questa istituzione per contribuire a renderla sempre più inclusiva, rispettosa e rappresentativa di tutte le componenti sociali.

Andrea Perin è un architetto museografo, si occupa di progettare gli allestimenti di esposizioni temporanee e permanenti, con particolare attenzione all’archeologia e all’arte antica e moderna. Tra i suoi libri: Cose da museo. Avvertenze per il visitatore curioso (elèuthera); La fame aguzza l’ingegno (elèuthera); Ricette scorrette (elèuthera); con Francesca Tasso, Il Sapore dell’Arte. Guida gastronomica ai musei del Castello Sforzesco di Milano (SKIRA); Musei e Bambini (Ancilab editore).

Puffi, 60 anni in Blu!

Alti due mele o poco più, con la pelle blu e il caratteristico cappellino bianco, in 60 anni di puffosa carriera i Puffi han conquistato l’immaginario di ben tre generazioni, partendo dai fumetti per diventare poi serie animata, gadget ambitissimi e perfino protagonisti di film. Da quando comparvero creati dal belga Peyo nel 1958 sulle pagine di Spirou, come semplici comparse di una storia di John e Solfamì, hanno ricevuto un successo globale dei cartoni animati in tv negli anni Ottanta con relativa puffomania. 

I Puffi hanno sessant’anni. Sono infatti nati nel 1958 dalla fantasia del fumettista belga Pierre Culliford (Bruxelles 1928-Bruxelles 1992), in arte Peyo. Già conosciuto per le storie del simpatico cavaliere Johan e il suo buffo amico Pirlouit (in Italia ribattezzati John e Solfamì), nel 1958 Peyo decide di far incontrare ai suoi eroi un gruppo di buffi folletti blu, nella storia “La flûte à six schtroumpfs” (Il flauto a sei puffi). Così nascono i Puffi, riprendendo una vecchia idea per un cartone animato che Peyo avrebbe voluto realizzare in gioventù. Come spesso accade nel mondo del fumetto, i Puffi sono personaggi comprimari che hanno conquistato subito la fantasia e l’amore del pubblico diventando presto protagonisti di storie a loro completamente dedicate. Grazie al successo riscosso, Peyo decide di scrivere alcune storie con i Puffi protagonisti.  La prima si intitola “I Puffi neri”, a cui ne seguono molte altre, che conquistano l’immaginario del pubblico e presentano per la prima volta i personaggi e le ambientazioni che faranno la fortuna della serie: il mago Gargamella, il gatto Birba, i Puffi con attitudini e mestieri sempre diversi, il villaggio, la foresta…

I Puffi, o Strunfi come venivano inizialmente chiamati “traducendoli” dal termine belga Schtroumpf (inventato da Peyo), arrivano in Italia nel 1963 grazie alla casa editrice Dardo, che pubblica le avventure di Roland e Tipitì (com’erano chiamati allora John e Solfamì) sul giornalino Tipitì. Torneranno poi nel 1964, questa volta col nome più simpatico di “Puffi”, sul Corriere dei Piccoli, storica testata per ragazzi che ne pubblicherà le storie per molti anni. La grande fortuna dei Puffi è dovuta soprattutto al successo riscosso dalla serie di cartoni animati. Ma la storia dei “Puffi animati” è lunga e avventurosa. La prima versione animata dei fumetti risale infatti al 1961: nove puntate realizzate muovendo dei modellini di carta su fondali dipinti, poi raccolte in un film nel 1965. Peyo torna all’animazione nel 1976 con il lungometraggio “Il flauto a sei puffi”, basato sulla prima storia a fumetti degli ometti blu, mentre nel 1981 Hanna & Barbera, grandi animatori creatori di Tom & Jerry e degli Antenati, iniziano a realizzare una lunga serie di cartoni animati, durata quasi dieci anni. In Italia sono famosissimi anche per la sigla cantata da Cristina D’Avena. I Puffi sono stati grandi protagonisti anche sulla scena del merchandising, soprattutto grazie ai mitici pupazzetti in gomma prodotti dalla Schleich. I Puffi sbarcano al cinema con grande successo nel 2011 con il film “I Puffi”, seguito poi da uno speciale natalizio intitolato “I Puffi – A Christmas Carol”. Nel 2013 esce “I Puffi 2”, mentre nel 2017 “I Puffi – Viaggio nella foresta segreta”.

Al Wow di Milano una mostra in a far far away galaxy…

Notoriamente le mostre ai musei sono causa di sbadigli seriali, palpebre calanti e inspiegabili fenomeni che trasformano le gambe in pesantissimi blocchi di cemento, beh la mostra appena conclusasi al museo Wow di Milano non avrebbe mai portato a nessuno di questi sintomi… Per più di due mesi nella sala di questo museo infatti sono rimasti esposti oggetti legati alla famosissima saga cinematografica (e non solo) inventata da George Lucas nei lontani anni 70. Appesi alle pareti era possibile osservare le locandine dell’epoca, i primi bozzetti dai quali sono nati personaggi tanto amati ancora oggi (e dai quali sono scaturiti detti quali: “Tira più un pelo di Wookie che un carro di buoi.” oppure “Tanto va Solo a Jabba che ci lascia lo zampino.”) e tavole di fumetti storici e moderni legati a loro.

Scoprire che le prime spade laser erano state disegnate tutte rosse, che Han Solo doveva essere alieno o che Luke Skywalker avrebbe dovuto essere vestito stile He-Man, sono solo alcuni esempi di materiale che avrebbe strappato un sorriso o un’esclamazione tanto a persone appassionate di cinema che a semplici curiosi.

Continuando per il tour si potevano ammirare repliche di costumi dai dettagli perfetti (prestati da alcuni collezionisti e membri della Rebel Legion e della 501st Italica Garrison), props piccole e grandi ispirate ai personaggi o a varie scene entrate ormai nella storia del cinema, repliche di elmi, armi, else di spade laser e manichini di episodio VII. In questa parte dell’esposizione i veri nerd della saga potevano sbavare sulle repliche delle else firmate dagli attori dei film, oppure farsi selfie davanti al povero Han Solo congelato in carbonite (dicendo “freeze” al posto di “cheese”), mentre i bambini potevano scambiarsi affondi di spade laser sotto i vigili occhi del maestro Yoda.

Verso l’uscita della mostra era montato un grosso diorama fatto con i Lego che riproduceva scene di episodio VI e VII (davanti al quale grandi e bambini non potevano che sperare di averlo in casa) e un pannello interattivo dove leggere le storie di personaggi dell’Universo Espanso che forse spariranno con la nuova direzione intrapresa da Disney (proprietaria odierna dei diritti sull’universo Star Wars). Questa è soltanto una breve descrizione di quanto esposto, materiale spesso impreziosito dalle visite di membri delle Legioni come successo ieri, 5 Giugno 2016.

In occasione della chiusura della mostra la Rebel Legion Italian Base e la 501st Italica Garrison hanno compiuto un percorso in parata, accompagnate dalla banda musicale Batticinque. Vedere sfilare le Legioni per le vie cittadine è sempre uno spettacolo, perchè oltre al pubblico di appassionati già presente per l’evento, si è aggiunto il pubblico di curiosi che l’ha trasformata in un variopinto corteo in festa. Momenti memorabili della parata sono stati i vari attraversamenti pedonali, dove le persone anziane in auto si sono sentite nuovamente giovani credendo di essere tornate al 77, il saluto al pubblico dal palco del parco, le foto intorno alla fontana e infine gli ultimi cinquanta metri al rientro sotto una pioggia torrenziale. In quel momento gli Imperiali tronfi nelle loro armature hanno continuato a marciare con stile e compostezza, mentre i ribelli nei loro abitini leggeri cercavano riparo sotto ogni balcone presente lungo la via. Al termine dell’evento i Legionari sono rimasti a disposizione per fare foto sino alle 18,30 presso il parco davanti al museo Wow e al suo interno.

di Mario Daniele Frangi

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