UKIYOE: Il Mondo Fluttuante. Visioni dal Giappone a Roma

Un’immersione nell’arte giapponese del periodo Edo: la mostra “UKIYOE. Il Mondo Fluttuante. Visioni dal Giappone” al Museo di Roma offre un affascinante viaggio attraverso la cultura e la società del Sol Levante tra il XVII e il XIX secolo.

Oltre 150 capolavori: dipinti, rotoli, stampe, paraventi e oggetti d’arte applicata raccontano la vita quotidiana, le mode, i divertimenti e i costumi del tempo, con una particolare attenzione al “mondo fluttuante”, ossia la sfera effimera e sensuale dei quartieri di piacere.

I maestri dell’ukiyoe: da Utamaro a Hokusai, da Sharaku a Hiroshige, la mostra presenta le opere dei più grandi artisti del genere, offrendo una panoramica completa di questa forma d’arte rivoluzionaria.

Testimonianza di un’epoca: l’ukiyoe non solo documenta la vita quotidiana del Giappone di Edo, ma riflette anche i cambiamenti sociali, economici e politici del periodo.

Un’esperienza multisensoriale: la mostra è arricchita da strumenti musicali, giochi da tavolo, abiti e accessori, creando un’esperienza immersiva che trasporta il visitatore nella cultura giapponese del tempo.

Un’occasione imperdibile: per appassionati d’arte, cultura giapponese e storia, la mostra “UKIYOE. Il Mondo Fluttuante. Visioni dal Giappone” è un’occasione unica per ammirare opere di inestimabile valore e scoprire un mondo affascinante e lontano.

Informazioni utili:

  • Sede: Museo di Roma, Palazzo Braschi
  • Date: 20 febbraio – 23 giugno 2024
  • Orari: martedì-venerdì 10:00-19:00, sabato, domenica e festivi (lunedì 1°e giovedì 25 aprile) dalle 10:00 alle 21:00
  • Biglietti: € 7,00 + acquisto del biglietto di ingresso alla mostra secondo la tariffazione vigente

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Il periodo Edo giapponese

Il periodo Edo giapponese, noto anche come periodo Tokugawa, indica quella fase della storia del Giappone in cui la famiglia Tokugawa detenne attraverso il bakufu il massimo potere politico e militare nel Paese. Tale fase storica prende il nome dalla capitale Edo, sede dello shōgun, ribattezzata Tokyo nel 1869.

Il periodo edo iniziò con il trionfo di Tokugawa Ieyasu nella battaglia di Sekigahara nel 1600, che gli consentì di eliminare ogni opposizione e di assumere il titolo di shōgun nel 1603. Il bakufu (governo militare retto dallo shōgun) si insediò nella città di Edo, mentre l’imperatore rimase nella città di Kyoto: si venne così a creare una sorta di diarchia caratterizzata, con il passare del tempo, dal sopravvento del potere dello shogunato a discapito di quello imperiale.

Una caratteristica preponderante del periodo edo fu la politica di isolamento del Giappone, nota come sakoku: si assistette a vere e proprie carneficine di cristiani soprattutto nell’area di Nagasaki, la città a più stretto contatto con gli europei; nella medesima città infatti era sito l’unico porto in cui fosse concesso solamente agli olandesi di importare ed esportare mercanzie. Fu vietato ai Giapponesi di espatriare sotto pena di morte e il tonnellaggio delle navi mercantili fu limitato così da rendere impossibile la navigazione oceanica. Nel 1637 scoppiò nella penisola di Shimabara una rivolta tra la popolazione giapponese convertita al cristianesimo che terminò con lo sterminio di 37.000 insorti. Da questo momento il cristianesimo cessò di esistere in Giappone come religione organizzata.

L’epoca Tokugawa, culminata nel periodo Genroku (1687-1709), fu caratterizzata dalla rapida ascesa della borghesia cittadina, mentre diminuiva in proporzione l’influenza della vecchia casta dirigente dei daimyō, legata a un’economia agricola. La situazione dei contadini, che costituivano la principale classe produttiva, restò per tutto questo periodo critica e lo stesso shōgun dovette ripetutamente intervenire per domare talune rivolte nelle campagne, assai violente.

Nel corso del XIX secolo si svilupparono le contraddizioni interne che resero possibile la trasformazione del Giappone in uno Stato moderno e l’abolizione del dualismo di imperatore e shōgun. A partire dal XVII secolo si era formato intorno ai potenti capi dei clan meridionali e occidentali un movimento di opinione favorevole alla restaurazione dell’autorità imperiale, e questi capi, d’altra parte, manifestavano un costante interesse per le arti e la tecnologia occidentali. Nel luglio del 1853 apparvero fregate americane (le cosiddette “navi nere”, guidate dal commodoro Matthew Perry) nel porto di Tokyo che costrinsero il capo militare a firmare accordi commerciali che suggellarono la riapertura di tutti i porti giapponesi al commercio con gli occidentali, ponendo fine al sakoku e inaugurando così il bakumatsu, l’epoca del declino dello shogunato.

Il periodo edo fu anche un’epoca che vide una grandissima diffusione della cultura popolare, soprattutto nelle città.

Si svilupparono le arti, come l’architettura, la scultura, la pittura, la ceramica, il teatro e la letteratura. Tra le forme artistiche più note di questo periodo vi sono le stampe ukiyo-e, che raffiguravano il “mondo fluttuante” della vita urbana, con scene di paesaggi, di vita quotidiana, di attori, di cortigiane e di guerrieri. Alcuni dei più famosi artisti di questo genere furono Hokusai, Hiroshige e Utamaro. Anche la letteratura conobbe un grande sviluppo, con opere come il Genji monogatari, il Chushingura e il Kokinshu. Il teatro, sia quello tradizionale noh e kabuki, sia quello più popolare bunraku, era molto apprezzato dal pubblico, che si identificava con le storie di amore, di vendetta e di eroismo.

Il periodo edo giapponese fu quindi una fase storica complessa e contraddittoria, in cui il Giappone visse un lungo isolamento dal resto del mondo, ma anche una grande fioritura culturale e sociale, che pose le basi per la sua successiva modernizzazione e apertura.

Strade e storie. Paesaggi da Hokusai a Hiroshige

Il 23 settembre 2023 alle ore 17.00, il Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (Ra) aprirà al pubblico la mostra “Strade e storie. Paesaggi da Hokusai a Hiroshige“, curata da Davide Caroli. La mostra è promossa dal Comune di Bagnacavallo e organizzata dal Museo Civico delle Cappuccine e dal Museo d’Arte Orientale di Venezia, e si inserisce nella programmazione triennale dedicata al tema del Paesaggio, che sarà il fulcro delle proposte culturali della città di Bagnacavallo fino al 2024.

Dopo avere ospitato esposizioni su Francisco Goya, Max Klinger e Albrecht Dürer, il Museo Civico presenta una nuova tappa dedicata ai più importanti artisti internazionali che hanno eccelso nell’arte dell’incisione, questa volta spostandosi dall’Europa al lontano Oriente, per raccontare la storia della tecnica della xilografia ukiyo-e e dei suoi maestri più importanti, Hokusai e Hiroshige. Questi artisti divennero famosi anche in Europa, quando le loro opere ispirarono gli impressionisti e gli artisti che nel XIX secolo furono aperti all’innovazione nel campo pittorico.

Il termine “ukiyo-e”, che significa letteralmente “immagini del mondo fluttuante”, descrive il genere artistico che fiorì tra il XVII e il XIX secolo e inizialmente era associato a momenti di piacere transitorio nella vita delle persone che abitavano le città. In questa prospettiva, la raffigurazione del paesaggio era solo uno sfondo per i personaggi ritratti. Tuttavia, negli anni ’30 dell’Ottocento, con la pubblicazione delle famose Trentasei vedute del Fuji di Hokusai e delle Cinquantatre stazioni della Tōkaidō di Hiroshige, il paesaggio iniziò ad assumere un’importanza nuova e divenne il soggetto principale degli ukiyo-e. La mostra allestita al Museo Civico inizia con una sala dedicata a Katsushika Hokusai, il maestro indiscusso dell’arte giapponese. Hokusai ottenne un enorme successo già in vita, soprattutto grazie a serie famose come le già citate Trentasei vedute del Fuji, che sono esposte qui attraverso una selezione delle immagini più conosciute, incluso il famoso dipinto “Una grande onda al largo di Kanagawa“. Quest’opera ukiyo-e è così amata e riprodotta che i legni originali andarono distrutti e gli editori dovettero realizzare nuove matrici lignee basate sul disegno originale di Hokusai per produrre nuove copie.

Le sale successive sono principalmente dedicate al lavoro di Ando Hiroshige, considerato il più grande paesaggista giapponese, che ebbe una fama e una maestria paragonabili a quelle di Hokusai. La mostra permette un confronto quasi diretto tra i due artisti grazie alla serie dedicata al famoso vulcano simbolo del Giappone, il Fuji. Oltre ad altre famose serie di Hiroshige, la parte principale della mostra è dedicata alla raffigurazione della strada del Tōkaidō, che collegava la capitale shogunale di Edo a quella dell’Imperatore a Kyōto ed era la principale via di viaggio e commercio nell’antico Giappone. Molti artisti furono ispirati da questa strada per raffigurare i paesaggi e le bellezze naturali del loro paese. Hiroshige stesso ritrasse le stesse stazioni lungo il Tōkaidō a distanza di anni, e nella mostra sarà possibile ammirare diverse serie dedicate a questo soggetto. La mostra si conclude con una sala dedicata ad Hiroshige II, l’erede di Hiroshige e successore nella scuola Utagawa.

Oltre alle quasi 120 opere esposte, tra cui due importanti trittici e alcuni volumi originali contenenti serie complete, sono presenti anche alcuni oggetti come tsuba, inrō e un prezioso kimono con decorazioni ispirate agli ukiyo-e, per sottolineare l’influenza dell’immaginario paesaggistico sulla cultura giapponese grazie al lavoro di Hiroshige. La mostra è realizzata grazie alla collaborazione del Museo d’Arte Orientale di Venezia e al prestito generoso di collezionisti privati. È accompagnata da un catalogo che include fotografie di tutte le opere esposte e testi di Davide Caroli, direttore del Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo, Marta Boscolo Marchi, direttrice del Museo d’Arte Orientale di Venezia, e Marco Fagioli, uno dei massimi studiosi delle stampe giapponesi. Durante il periodo della mostra, in collaborazione con l’associazione Ascig di Ravenna, saranno organizzati eventi regolari per approfondire vari aspetti della cultura giapponese, come visite guidate su temi legati alla mostra, proiezioni di film e l’esperienza coinvolgente della Cerimonia del tè tradizionale.

Chi era Katsushika Hokusai, l’autore de “La Grande Onda”?

Katsushika Hokusai, classe 1760, è l’artista giapponese che più di ogni altro ha rivoluzionato la storia dell’arte moderna occidentaleFin dalla creazione dell’originale stampa della Grande Onda, realizzata su legno dall’artista nel 1839, l’opera è ben presto diventata un punto di riferimento per diversi settori: ha decorato le pareti dei più importanti musei, ha ispirato molti brani musicali ed è stata persino riprodotta in lavori di street art e come oggetto di merchandise. Com’è noto, a caratterizzare l’iconica composizione artistica, il maestoso Monte Fuji, la montagna simbolo del Giappone, con alle spalle una grande onda, che copre un gruppo di piccole imbarcazioni. L’opera è così famosa da essere stata copiata e riprodotta quanto la Monna Lisa di Leonardo. Con La Grande Onda e la serie delle 100 viste del Monte Fuji, Hokusai ha infatti ispirato artisti come MonetVan Gogh e Picasso e, con i suoi emoji, è stato e rimane a tutti gli effetti il padre del manga moderno, oltre che un’inesauribile fonte di spunti per gli artisti di oggi.

 

 
Hokusai trascorre la sua vita studiando e celebrando l’umanità, oltre che esplorando in dettaglio il mondo della natura e quello degli spiriti. Nato nel 1760 in un Giappone isolato dal resto del mondo, Hokusai vive e lavora principalmente nella grande città di Edo (l’odierna Tokyo). All’inizio della sua carriera si cimenta con lo stile Ukiyo-e – l’arte del “mondo galleggiante”, con le sue immagini composte da cortigiani, poeti e attori kabuki.
 
 

Successivamente si concentra sulla natura e soprattutto sul Monte Fuji, il vulcano giapponese che rappresentava per lui una fonte sacra di longevità e anzi persino il simbolo stesso dell’immortalità. I suoi disegni “manga”, le stampe e i dipinti mostrano lo sguardo generoso e profondo con cui Hokusai indaga l’essere umano. Perché comiche, drammatiche, attente al quotidiano o al sublime che siano, le sue opere celebrano gli individui in tutta la loro varietà. Del resto la vita dell’artista è punteggiata da una straordinaria gamma di successi e fallimenti. A 60 anni Hokusai è ormai divenuto una figura di primo piano, ma la tragedia e il disastro lo hanno colpito in più occasioni nel corso della sua esistenza. Sua moglie è morta, lui ha avuto un ictus, suo nipote ha fatto bancarotta e il pittore ha trascorso gli ultimi anni in povertà con la figlia Oi, anche lei artista. Ma, sino alla fine, Hokusai non ha mai smesso di lavorare e di inseguire ininterrottamente la perfezione che sarebbe arrivata, secondo la sua previsione, all’età di 110 anni.Del resto, in un’epoca in cui l’aspettativa di vita media era di 45 anni, Hokusaivive sino a 90 e negli ultimi anni produce alcuni delle sue opere più belle e significative. Nella sua ultima vista dedicata al Monte Fuji, dipinta negli ultimi mesi di vita, un drago sorge esultante da una nube scura sopra la montagna sacra. Si tratta sicuramente di un simbolo di speranza nell’immortalità. Speranza realizzata a dire il vero: scoperto, venerato e copiato dagli impressionisti e da tantissimi altri pittori, oggi Hokusai è considerato uno dei più grandi artisti del mondo. 

Lego Art Hokusai: La grande Onda

Lego rende omaggio ad una delle opere più iconiche del maestro giapponese Hokusai con il nuovo set Lego Art Hokusai: La grande Onda, dando agli amanti dell’arte e della cultura giapponese l’opportunità di immergersi in una costruzione rilassante, perfetta da esporre a casa. La tela è stata fedelmente riprodotta dai designer con un totale di 1.810 pezzi, distribuiti su più livelli per ricreare i tratti e la profondità dell’opera originale.

Fin dalla creazione dell’originale stampa della Grande Onda, realizzata su legno da Katsushika Hokusai nel 1839, l’opera è ben presto diventata un punto di riferimento per diversi settori: ha decorato le pareti dei più importanti musei, ha ispirato molti brani musicali ed è stata persino riprodotta in lavori di street art e come oggetto di merchandise. Com’è noto, a caratterizzare l’iconica composizione artistica, il maestoso Monte Fuji, la montagna simbolo del Giappone, con alle spalle una grande onda, che copre un gruppo di piccole imbarcazioni.

Annemette Baaskjær Nielsen, Designer del Gruppo Lego ha dichiarato:

“Siamo entusiasti di poter offrire agli appassionati d’arte e della cultura giapponese la possibilità di immergersi completamente nell’opera di Hokusai, attraverso la rilassante costruzione di questo set Lego Art dedicato alla Grande Onda … Con questo modello, i fan e le fan potranno non solo rilassarsi e ritrovare il proprio equilibrio interiore, ma anche approfondire la storia, lo stile e la complessità della composizione, alimentando quel fortissimo interesse per il maestro Hokusai, che continua ad affascinare da oltre duecento anni”.

Secondo una nuova ricerca, pubblicata nello studio ‘Play Well 2022’ della Lego, quasi tutte le persone adulte (93%) soffrono regolarmente di stress e sono alla costante ricerca di nuovi modi per rilassarsi (80%). Gran parte di loro (92%) desiderano ritrovare un proprio equilibrio attraverso attività legate alle proprie passioni, hobby ed interessi. Proprio per rendere l’esperienza di costruzione ancora più rilassante, i fan e le fan del mattoncino possono ascoltare una soundtrack dedicata alla Grande Onda e sfogliare il manuale di istruzioni che contiene tante curiosità e dettagli sull’opera originale. Questo set è il modo perfetto per evadere dallo stress e dalla tensione della vita quotidiana.

Il set Lego Art Hokusai: La Grande Onda, è disponibile dal 1° gennaio nei Lego Store, su lego.com e presso i migliori negozi di giocattoli al prezzo di 99.99 €.

L’Origine dei manga a TorinoComics

4dpicttLa cultura orientale è protagonista a Torino Comics con la mostra l‘Origine dei manga, realizzata in collaborazione con la libreria Setsu-bun di Enzo Bartolone (Via Cernaia 40 – Torino). Il termine manga, immagini ironiche/caricaturali, diventato d’uso comune nel XX secolo, fu utilizzato dal disegnatore Rakuten kitazawa per indicare un certo tipo di schizzi. Quel termine era stato utilizzato precedentemente in pubblicazioni del 1798 (Shiji no yukikaj di Santo Kioden e Manga Hyakujo di Aikawa Minwa).

Nel 1812 HOKUSAI (1760-1849) fa pubblicare edehon (o manuale di illustrazione per artisti e artigiani) intitolato Ryakuga haya-oshie (Corso accelerato di disegno semplificato) contemporaneamente diede inizio al primo dei quindici volumi della sua ricerca chiamata Hokusai Manga (schizzi sparsi), un’opera pubblicata in decine di migliaia di copie. Questa ricerca contiene due elementi fondamentali. Il primo, tecnico, basato sulla costruzione dei disegni con compasso e righello, ottenuti sovrapponendo cerchi per dare il volume e disponendo cerchi in fila per ottenere piattezza policentrica pur mantenendo la caratteristica della bi-dimensionalità della pittura giapponese, che aveva adottato l’uso della prospettiva e dell’ombreggiatura occidentale. Dalla sintesi delle due Hokusai ottenne una terza composizione ibrida che sfrutta il senso del volume creato dall’accavallamento dei cerchi piani e con la fluida velocità delle pennellate controllata nello spessore del tratto.

Il secondo elemento della ricerca è incentrato sul fissare i dettagli di tutte le cose esistenti in natura, uccelli, insetti, pesci, fiori, piante, e di saper cogliere “l’anima delle cose”, con l’attenzione focalizzata principalmente alle tipologie delle persone, rappresentate in movimenti consecutivi; nei momenti di fuggevole e perenne molteplicità delle sue espressioni e dei suoi infiniti movimenti, fissando così la vita quotidiana, della sua epoca, con la rappresentazione di oggetti e di figure da svariati punti di osservazione.

Disegni che si cimentavano anche con l’infinito mondo delle figure immaginifiche degli yokai, degli yurei, dei bakemono, di cui sono ricche le tradizioni popolari giapponesi e le opere letterarie come il grottesco Kappa, o gli spiriti degli avari e degli egocentrici – i gaki – degli animali mutaforma – i tanuki – tutte magistralmente raffigurate per mantenere il misterioso, il terrifico, il crepuscolare nonché, talvolta, messaggio pedagogico. I manga, stampati con il processo della xilografia (matrice di legno) in tre tonalità di nero china su una sola facciata del foglio, quando le matrici si consumavano, per via dei vari strofinamenti e pressioni, erano rafforzati nel loro sfondo con l’utilizzo del colore celeste o rosa. I manga erano commercializzati sotto forma di libro rilegato alla “giapponese”.

Info: http://www.torinocomics.com

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