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Fallout Stagione 2: il ritorno nel Wasteland tra New Vegas, Deathclaw e segreti sepolti

L’attesa è finita, o quasi. Per i fan di Fallout, il 17 dicembre 2025 non è solo una data sul calendario, ma l’inizio di un rituale collettivo, un ritorno nella polvere radioattiva del deserto. La seconda stagione della serie di Prime Video si prepara a debuttare in oltre 240 Paesi, ma con una novità che cambierà il modo in cui vivremo questo viaggio post-apocalittico: niente più maratone di binge-watching. Gli otto episodi verranno distribuiti settimanalmente, trasformando ogni mercoledì in un appuntamento sacro — fino al gran finale del 4 febbraio 2026.

Il Wasteland riapre i cancelli

Dopo il successo planetario della prima stagione, che nel 2024 ha superato gli 80 milioni di spettatori e rilanciato le vendite dei giochi Bethesda, Fallout torna con un seguito che promette di alzare l’asticella. Sviluppata da Kilter Films con la guida di Jonathan Nolan, Lisa Joy e Todd Howard, la serie ha conquistato pubblico e critica grazie alla capacità di fondere il fascino rétro del videogioco con una narrazione cinematografica che esplora morale, sopravvivenza e identità. Ora, la seconda stagione promette di spingersi ancora più in là, portandoci dalle sabbie del Mojave alla scintillante follia di New Vegas.

Nuovi volti e vecchie ombre

Il trailer ufficiale, diffuso da Prime Video, ha già acceso i riflettori su una delle figure più iconiche dell’universo Fallout: Robert House, il visionario fondatore della RobCo Industries e sovrano immortale di New Vegas, interpretato da Justin Theroux. Un personaggio che i fan dei videogiochi riconosceranno al primo sguardo — o al primo colpo di laser — e che promette di essere il catalizzatore di scontri ideologici e morali. House è un genio del mondo prebellico, sopravvissuto alla catastrofe grazie a un supercomputer che custodisce la sua mente, e nel deserto del dopobomba governa la città del peccato come un dio digitale.

Ma non è il solo a fare il suo ingresso trionfale: il teaser mostra anche i Deathclaw, i mostruosi predatori geneticamente modificati che incarnano l’essenza del terrore nel Wasteland. Creati a partire da esperimenti militari sui camaleonti di Jackson, sono diventati, nel tempo, il simbolo dell’incubo radioattivo per eccellenza. Enormi, feroci, spietati: vederli in versione live action è un sogno (o un incubo) che i fan aspettavano da anni.

Nel cuore della storia ritroviamo l’insolita coppia che ha conquistato il pubblico: Lucy MacLean (Ella Purnell), la ragazza ingenua e idealista del Vault 33, e il Ghoul/Cooper Howard (Walton Goggins), il pistolero non morto con un passato da star del pre-Guerra. Dopo aver lasciato alle spalle Maximus (Aaron Moten) e la Confraternita d’Acciaio, la seconda stagione si trasforma in un buddy road trip radioattivo, un viaggio attraverso deserti e rovine, tra humour nero e disperazione.

Ella Purnell ha descritto la nuova dinamica come una lotta costante di ideali: “A volte sembrano complici perfetti, altre non riescono a sopportarsi. È un rapporto in continua tensione, una partita a scacchi tra speranza e cinismo.”
Il pubblico si chiede: sarà Lucy a riportare un barlume d’umanità nel cuore del Ghoul, o sarà lei a lasciarsi corrodere dalla brutalità del Wasteland?

New Vegas: il sogno corrotto dell’America che fu

Il viaggio dei protagonisti li condurrà a New Vegas, la città delle mille luci sopravvissuta all’olocausto nucleare. Un’oasi di potere, scommesse e corruzione governata da leggi tutte sue. È un ritorno alle origini per i fan storici: la metropoli più amata e controversa della saga videoludica diventa il palcoscenico di alleanze instabili, intrighi politici e follie da casinò post-apocalittico.

Le riprese, realizzate tra Los Angeles e Toronto tra novembre 2024 e maggio 2025, hanno superato anche le difficoltà legate agli incendi che hanno colpito la California a inizio anno. Il trasferimento della produzione in territorio californiano, grazie a un incentivo fiscale da 25 milioni di dollari, ha permesso di ampliare la scala del progetto, con scenografie più imponenti e un’estetica ancora più fedele all’immaginario del gioco.

Cast stellare e nuovi intrecci

Oltre a Theroux, la seconda stagione accoglie volti noti come Kyle MacLachlan, Moisés Arias e Frances Turner, e una new entry che ha già mandato in delirio i fan: Macaulay Culkin, il cui ruolo resta top secret ma che promette di portare una dose inaspettata di ironia disturbante.
La serie non rinuncia alla complessità morale che l’ha resa celebre: Maximus, ora Cavaliere della Confraternita, si ritrova a mettere in dubbio i dogmi dell’ordine; Norm MacLean, invece, è prigioniero del Vault 31, un inferno criogenico dove la mente di Bud controlla tutto. Ogni sottotrama si intreccia per formare una rete di misteri, complotti e dilemmi etici degna del miglior Fallout.

Il mercoledì atomico: un nuovo rito nerd

Prime Video ha scelto di scandire la seconda stagione con una cadenza settimanale, una mossa che si discosta dal binge compulsivo per riportare la serialità a un tempo di attesa e condivisione. Un ritorno alla ritualità delle serie TV di un tempo, ma con la partecipazione esplosiva della community online. Dal 17 dicembre 2025, ogni episodio sarà un evento da commentare, teorizzare e vivisezionare, fino all’atteso finale del 4 febbraio 2026. È il momento perfetto per rispolverare il proprio Pip-Boy e unirsi alla discussione su social e forum.

Un fenomeno culturale oltre la TV

Fallout non è più solo un adattamento: è diventato un linguaggio condiviso, una riflessione pop sulla resilienza umana, la memoria e la sopravvivenza. È un universo in continua espansione dove satira, tragedia e ironia convivono sotto il sole bruciato del dopobomba.
Con il ritorno di New Vegas e la promessa di nuove verità sepolte sotto le macerie, la seconda stagione punta a confermare la serie come una delle più importanti produzioni sci-fi degli ultimi anni.

Preparatevi, sopravvissuti. Il Wasteland riapre le sue porte. Lucidate le armature, fate scorta di Stimpak e segnate il 17 dicembre sul vostro calendario atomico. Fallout sta per tornare — più radioattivo, ironico e devastante che mai.

PlayStation Portal: l’ibrido che nessuno aspettava ma di cui tutti avevamo bisogno

Dopo anni di tentativi onorevoli ma spesso amari nel campo del gaming portatile – chi non ricorda la PSP, gloriosa ma incompresa, o l’enigmatica PS Vita, una vera piccola leggenda mai davvero digerita dal grande pubblico – il colosso PlayStation ha finalmente messo a punto la sua ricetta per il gioco in mobilità. Ma, attenzione, questa volta la mossa non è una “console 3.0”, bensì un accessorio che, con la sua evoluzione, sta riscrivendo le regole dell’ecosistema. Il suo nome, evocativo e preciso, è PlayStation Portal.

Quando, nel novembre del 2023, questo strano ibrido è sbarcato sul mercato, le reazioni furono un misto di curiosità e marcato scetticismo. Un dispositivo costoso che non esegue giochi nativamente? Un lussuoso “terminale” confinato allo streaming domestico? Eppure, come spesso accade con le vere rivoluzioni, il Portal ha saputo cambiare la narrazione, trasformandosi lentamente da gadget di nicchia a vera e propria nuova interfaccia per il gaming. Non è più solo un monitor con i pulsanti; è diventato, letteralmente, un portale verso una filosofia di gioco che esalta non più il luogo, ma la libertà di scegliere come giocare.


La Svolta Epocale del 6 Novembre: Quando il Cloud Libera la PS5

La vera metamorfosi, quella che accende l’entusiasmo degli appassionati e infiamma i forum dedicati alla cultura nerd, è arrivata oggi, 6 novembre, con l’aggiornamento più significativo dalla nascita del dispositivo: il supporto ufficiale allo streaming cloud dei giochi PS5.

L’annuncio, firmato da figure chiave come Takuro Fushimi di PlayStation, non è solo una feature tecnica, ma una dichiarazione d’intenti chiara: superare i confini dell’esperienza di gioco. Con questa iniezione di potenza, gli abbonati a PlayStation Plus Premium vengono catapultati in una nuova era: potranno giocare in streaming a migliaia di titoli PS5 – dai colossi come Astro Bot e Final Fantasy VII Rebirth fino ai mondi aperti di Cyberpunk 2077 e God of War Ragnarök – senza che la console di casa debba essere accesa.

La PS5 può restare in modalità riposo o addirittura spenta, mentre il Portal si erge a finestra personale e indipendente sull’universo PlayStation, pronto a seguirti ovunque tu abbia una connessione Wi-Fi stabile. Il Remote Play, nato come funzione di contorno, sta diventando il cuore pulsante di una strategia che unisce continuità e innovazione.


Un Ecosistema Ripensato: Interfaccia e Funzionalità al Centro

L’aggiornamento di Sony non si limita all’introduzione del cloud. L’azienda ha ripensato l’intera esperienza utente, introducendo una schermata iniziale più strutturata e funzionale, ora divisa in tre aree chiave: Riproduzione remota (per la classica connessione locale alla PS5), Streaming nel cloud (per l’accesso diretto ai server) e una funzione Cerca avanzata, dotata di ricerca rapida, codici QR e collegamenti diretti alla PlayStation App.

Questa rivisitazione è arricchita da una miriade di novità che rendono il Portal più “vivo” e completo: l’implementazione dell’Audio 3D anche in streaming per le cuffie compatibili, l’introduzione di un blocco con codice d’accesso per la sicurezza, la visualizzazione in tempo reale della qualità di rete, uno store integrato, nuove opzioni di accessibilità e la possibilità, comodissima, di gestire gli inviti multigiocatore direttamente dal menu rapido.

Queste migliorie non sono casuali. Dietro c’è l’idea che il Portal non sia un semplice gadget, ma il vero nodo centrale di un ecosistema che fonde perfettamente l’esperienza locale con quella cloud. È la sintesi perfetta della filosofia PlayStation 5: potenza, comfort e assoluta libertà di gioco.


Il Trionfo Silenzioso di una Filosofia Ibrida

Quando fu presentato, molti lo avevano etichettato come un costoso esperimento destinato a soccombere di fronte a giganti del gioco nativo come Nintendo Switch e Steam Deck. Ma i numeri, si sa, raccontano una storia diversa e spesso sorprendente. Oggi, circa il 5% della base installata di PS5 negli Stati Uniti possiede un Portal. Tradotto in linguaggio da fan: un giocatore su venti ha scelto di portare la propria console nel palmo della mano.

Questa non è una rivoluzione fragorosa, ma un trionfo inatteso e silenzioso. Sony ha intercettato una verità fondamentale: la forza del dispositivo non risiede nella potenza bruta, ma nel suo essere l’estensione perfetta del DualSense e, dunque, dell’esperienza sensoriale che definisce la PS5. Il Portal non solo conserva il display LCD da 8 pollici a 1080p e 60 fps con una latenza quasi impercettibile, ma mantiene intatti il feedback aptico e i grilletti adattivi, restituendo quella sensazione fisica che rende l’esperienza di gioco PlayStation unica. Non è un nuovo hardware; è la forma tangibile della connessione.


Un Enigma che Punta al Futuro: Cloud Gaming Indipendente?

E poi c’è il mistero che ha infiammato Reddit e i forum di settore. Alcuni detective del web hanno scovato, in pagine di pre-ordine di titoli attesi, la dicitura ambigua: “Pre-ordina per giocare in streaming al lancio su PS Portal o PS5 (solo con PS Plus Premium)”.

Se non si tratta di un errore di battitura, l’indizio svela un nuovo, audace paradigma: un futuro in cui il Portal potrebbe non essere più vincolato alla PS5 domestica, ma diventare la piattaforma di cloud gaming primaria di Sony. In altre parole, la PlayStation “fisica” potrebbe presto diventare un punto di accesso opzionale, non più un requisito vincolante.

La versione beta per gli utenti Premium ha già aperto la strada, consentendo l’accesso a un catalogo di oltre 120 titoli PS5 in streaming diretto. Nessuna PS5 accesa, nessun download, solo il Portal come dispositivo indipendente.

Sony, in sostanza, ha scelto una via opposta a quella di Microsoft. Non una rivoluzione di sistema immediata, ma un approccio graduale, quasi zen, costruendo un solido ponte tra il presente del Remote Play e il futuro del Cloud Play.


Il Futuro del Gioco Portatile è Qui, ma con un Twist

Certo, il Portal non è per tutte le tasche, con un prezzo che supera quello di un buon smartphone di fascia media, e la concorrenza offre soluzioni più versatili. Ma per chi vive l’universo PlayStation come una seconda casa, il dispositivo è già un oggetto di culto. È il modo più puro, potente e comodo per portare la PS5 fuori dalla PS5.

Con l’arrivo del cloud, la distanza tra il giocatore e la sua console si assottiglia fino a scomparire. Il Portal non è più un semplice accessorio: è un’estensione dell’identità del giocatore. Sony, maestra nel coniugare hardware e visione, ha compreso che il futuro non sarà una guerra di console, ma una guerra di ecosistemi. E questo dispositivo ne è la prima, inattesa, avanguardia.

Perché, in fondo, il sogno del gamer incallito non è avere più potenza, ma poter giocare ovunque, senza compromessi sul feeling che solo il DualSense sa dare. E se basta una connessione stabile, un DualSense tra le mani e la voglia di perdersi in mondi virtuali, allora sì: Portal è davvero il suo nome perfetto.


Cosa ne pensi di questa mossa di Sony? Credi che il Portal, con il Cloud Streaming, possa davvero competere con console portatili come Steam Deck e Nintendo Switch, pur restando un dispositivo da streaming?

Vittoria Comics & Games Village: il cuore nerd della Fiera d’Autunno 2025

Quando l’autunno siciliano si accende di luci, profumi e passione, c’è un luogo che promette di diventare il nuovo epicentro del divertimento geek: il Vittoria Comics & Games Village, la grande novità della Fiera d’Autunno 2025, in programma dall’8 al 16 novembre al Polo Fieristico Nuova Emaia Città di Vittoria (RG).Non una semplice fiera, ma un vero e proprio villaggio tematico indoor dedicato a fumetti, giochi, cosplay, cultura pop e fantasia a 360 gradi. Immaginatevi un padiglione che vibra di colori, suoni e creatività, dove i mondi di manga, boardgame e videogiochi si intrecciano con workshop, tornei, contest cosplay e incontri con ospiti speciali. Il Vittoria Comics & Games Village non è un’appendice della Fiera: è la sua anima più giovane, più vivace, più nerd. Un punto di incontro per chi vive di storie, immaginazione e connessioni digitali, ma anche per chi ama riscoprire il fascino delle fiere “dal vivo”, tra una chiacchierata e una partita a Dungeons & Dragons.

 


La Fiera d’Autunno: tradizione che incontra il futuro

La Fiera d’Autunno di Vittoria è una delle manifestazioni più longeve e amate della Sicilia, un evento capace di fondere innovazione e radici locali. Nata come mostra agricola e commerciale, oggi è un caleidoscopio di settori: tecnologia, design, food, artigianato, automotive, nautica, green energy e, da quest’anno, anche cultura geek.
Il tema dell’edizione 2025, “Si riparte da qui”, sintetizza perfettamente la vocazione dell’evento: celebrare la creatività come motore di rinascita economica, sociale e culturale.

Camminando tra i padiglioni della Nuova Emaia, i visitatori potranno passare dalle eccellenze enogastronomiche siciliane a uno stand dedicato all’innovazione tecnologica, da un laboratorio di ceramica artigianale a un’area dedicata alla mobilità elettrica e sostenibile. Tutto in un clima di scoperta, incontro e festa collettiva.


Il Village: un portale per il mondo nerd

Ma è dentro il Comics & Games Village che si apre il portale verso un altro universo.
Tra stand di editori e fumetterie, aree di gioco libero e competitivo, zone dedicate alla realtà virtuale e mostre di artisti emergenti, l’esperienza si trasforma in una celebrazione della cultura pop contemporanea. I visitatori potranno incontrare autori, disegnatori, doppiatori e content creator, partecipare a panel tematici e workshop di storytelling, cosplay e game design, oppure semplicemente perdersi tra collezionabili, miniature e action figure.

Il cuore pulsante sarà l’area cosplay, dove ogni giorno sfileranno costumi iconici, performance live e la creatività di decine di artisti pronti a trasformare la fiera in un grande set cinematografico vivente.

Per gli appassionati di videogiochi e tecnologia, non mancheranno postazioni retro gaming, demo di nuovi titoli indie e tornei competitivi dedicati sia ai veterani dell’eSport che ai curiosi di passaggio.


Un evento per tutti, non solo per nerd

L’obiettivo del Vittoria Comics & Games Village è chiaro: rendere il mondo nerd accessibile e trasversale, un linguaggio comune tra generazioni.
I genitori che hanno amato “Goldrake” potranno scoprire le nuove serie anime con i figli; gli appassionati di “Dungeons & Dragons” troveranno nuovi compagni d’avventura; i curiosi potranno avvicinarsi a un universo spesso considerato di nicchia, ma che oggi è mainstream culturale.

Come nelle migliori tradizioni dei comics italiani, da Lucca a Palermo, anche Vittoria avrà finalmente il suo spazio per far incontrare i sognatori digitali, gli artisti della matita, i gamer notturni e i collezionisti instancabili.


Perché visitarlo

Visitare la Fiera d’Autunno 2025 – e in particolare il suo Comics & Games Village – significa immergersi in un’esperienza completa:
una parte festival dell’innovazione, una parte celebration nerd, una parte fiera del gusto e dell’artigianato.
L’ingresso è gratuito, a dimostrazione della volontà di rendere la manifestazione davvero per tutti.

Chi passerà per Vittoria in quei giorni potrà assaporare le specialità locali, scoprire le tecnologie del futuro, e al contempo vivere una vera e propria comunità nerd in versione siciliana: calda, accogliente e travolgente. In un momento storico in cui le fiere riscoprono la voglia di comunità e creatività condivisa, il Vittoria Comics & Games Village rappresenta una nuova tappa nel viaggio della cultura pop in Italia: un ponte tra il territorio siciliano e il multiverso nerd globale.
Un invito a giocare, immaginare e – come direbbero i veterani di ogni fandom – a non smettere mai di sognare.

Escape from Tarkov 1.0: la leggenda hardcore di Battlestate Games pronta al lancio su Steam

Il 15 novembre 2025 non è una data, è un appuntamento con la storia del gaming. Per quasi un decennio, un titolo ha dominato la conversazione sui generi survival militare, sparatutto tattico ed extraction shooter, trasformandosi in un vero e proprio rito di passaggio per i gamer hardcore di tutto il mondo. Stiamo parlando, ovviamente, di Escape from Tarkov, l’implacabile capolavoro di Battlestate Games che, dopo una gestazione epica, chiude l’era della sua interminabile beta e approda ufficialmente su Steam in versione 1.0. L’arrivo sulla celebre piattaforma di Valve non è solo un lancio commerciale; è la consacrazione di un’opera che ha ridefinito il concetto di realismo bellico nei videogiochi moderni. È la fine di un viaggio durato nove anni, un’odissea digitale fatta di wipe, di notti insonni tra le rovine della regione di Norvinsk, di morte istantanea e di quella dolce, quasi mistica, ricompensa chiamata “estrazione”.

La storia di Tarkov ha il sapore delle leggende metropolitane del gaming. Nato nel 2012, il progetto si è sviluppato sotto l’ala di un team russo composto da veterani di Contract Wars e, cosa non da poco, da ex-militari che hanno infuso nel codice una conoscenza brutale della tattica. Dalla closed alpha del 2016 alla successiva beta del 2017, il gioco è rimasto in un limbo di sviluppo apparentemente eterno. Eppure, proprio questa condizione di “work in progress” è stata la sua forza. Tarkov non è mai stato un gioco “incompleto” nel senso deteriore del termine; è stato un laboratorio pulsante, un ambiente in continua evoluzione dove ogni patch era un terremoto, ogni wipe (l’azzeramento dei progressi) un reset purificatore per la community. Questo approccio ha forgiato una nicchia di sopravvissuti digitali, giocatori che accettano la frustrazione come parte integrante dell’esperienza, elevando il gioco a qualcosa di più di un semplice FPS.


🧠 Più di un Gioco: Una Simulazione Psicologica del Terrore

Chiamare Escape from Tarkov un semplice sparatutto in prima persona è riduttivo, quasi offensivo per i suoi adepti. Si tratta di un feroce survival militare con elementi MMO d’estrazione, una complessa simulazione dove l’adrenalina si scontra costantemente con il terrore.

Il giocatore veste i panni di un mercenario, un PMC (Private Military Contractor), intrappolato in una zona di guerra post-bellica, schierato tra i brutali BEAR o i più tattici USEC. La missione è semplice sulla carta: entrare in un raid, saccheggiare equipaggiamento e preziosi loot, e raggiungere un punto di estrazione. La realtà, però, è un massacro.

Qui, il realismo è spinto all’estremo: la gestione dell’inventario è un calcolo cruciale, il sistema balistico e il recoil delle armi sono maniacali, e l’audio direzionale è così vitale da far sussultare ad ogni passo nel bosco. Soprattutto, c’è la Morte. Morire in Tarkov significa la perdita totale (full loot) di ogni arma, corazza e bottino faticosamente raccolto. È il rischio che rende ogni singola estrazione un trionfo, una ricompensa quasi esoterica che nessun altro gioco riesce a replicare con tale intensità.

Il punto di non ritorno è arrivato nel 2021, con l’introduzione della meccanica di inerzia dei movimenti, una rivoluzione che ha trasformato ogni corsa in un atto calcolato, rendendo la tattica il vero fulcro del gameplay. Da quel momento, Tarkov ha dominato incontrastato il genere degli extraction shooter, generando imitatori (da Dark and Darker a The Cycle: Frontier) che, tuttavia, non hanno mai eguagliato la sua sublime, e brutale, alchimia.


🤝 La Community Forgiata nel Fuoco e nel Loot

Tarkov è un ecosistema, un microcosmo di videogiocatori uniti dalla disperazione e dall’ingegno. Il suo boom planetario è avvenuto durante la pandemia e il 2020, spinto in parte dai famigerati Twitch Drops che portarono milioni di spettatori su Twitch per accaparrarsi oggetti esclusivi, trasformando le dirette in arene di tensione collettiva.

La popolarità, come spesso accade nel mondo dei videogiochi online, ha portato con sé anche il suo lato oscuro: il tormentato problema dei cheater e del commercio illegale di oggetti (RMT) ha impegnato Battlestate in una lotta costante contro i bari digitali. Nonostante ciò, la community è cresciuta, cementata da un gergo condiviso, da meme iconici e, soprattutto, da infinite storie di raid miracolosi e rocambolesche fughe. È un legame indissolubile tra appassionati che si preparano ora, con fervore, all’arrivo della versione definitiva.


🚀 L’Approdo su Steam e l’Hardcore Wipe Epocale

La conferma è arrivata direttamente da Nikita Buyanov, direttore e volto carismatico dello studio, con un annuncio criptico e perfettamente in linea con l’umorismo “tarkoviano” della squadra. Escape from Tarkov è finalmente in fase “gold”.

Prima del grande debutto su Steam del 15 novembre, la community vivrà un evento cruciale: l’Hardcore Wipe di luglio. Un azzeramento totale dei progressi che non è un semplice reset, ma una vera e propria catarsi collettiva, un modo per livellare il campo di gioco e preparare la scena alla versione 1.0.

“Escape from Tarkov ha finalmente raggiunto la fase gold. La produzione è terminata e il conto alla rovescia è iniziato. Per noi non è solo una data, ma il simbolo di un viaggio condiviso con la nostra community,” ha dichiarato Buyanov.

Per la prima volta, il titolo abbandona il suo launcher proprietario per sbarcare su Steam, aprendo le porte a milioni di nuovi potenziali mercenari. È il passaggio definitivo da cult di nicchia a fenomeno di massa nel mondo del gaming PC. Sebbene lo spin-off più arcade, Escape from Tarkov: Arena, sia già approdato sull’Epic Games Store, è il Tarkov “vero” – quello della paura e del sudore – a rappresentare l’essenza stessa di questo brand.


🔥 Un Futuro Scritto nel Loot: Riuscirà Tarkov a Mantenere la Sua Anima?

Il 15 novembre 2025 non sarà soltanto un lancio; sarà un punto di non ritorno per la cultura nerd e il gaming hardcore. Escape from Tarkov entra nella sua nuova era, pronto a confrontarsi con un pubblico globale, con nuove sfide e, inevitabilmente, con nuove pressioni.

La grande domanda, quella che alimenta le discussioni su ogni forum di videogiochi e i canali Twitch, è questa: Tarkov riuscirà a mantenere la sua identità brutale e intransigente nell’era del mainstream?

Noi crediamo di sì. Perché l’anima di questo gioco non risiede nei server, né nel codice, ma nell’esperienza cruda e non filtrata che offre. Risiede nei giocatori che ogni notte si lanciano nella città in rovina, con un solo caricatore e un sogno, alla ricerca di un’ultima estrazione, di un ultimo colpo di fortuna.

E allora, sopravvissuti del Norvinsk, preparate i caricatori, lucidate i vostri AK e fate tesoro di ogni proiettile. Il suono della libertà, a Tarkov, è ancora quello di un bossolo che cade a terra. Ci vediamo all’estrazione!


E ora la parola a voi, mercenari e appassionati! Siete pronti per la versione 1.0? Qual è il vostro ricordo più epico o il raid più frustrante di questi anni di beta? Commentate qui sotto e non dimenticate di condividere l’articolo sui vostri social network per alimentare il dibattito sulla fine dell’eterna beta di Escape from Tarkov!

Just Cause 5: la fine di un’era per l’action open world più folle di sempre

C’è un senso di malinconia che aleggia tra i fan dell’action open world più esplosivo degli ultimi vent’anni. “Just Cause 5 non si farà mai”. È la frase, amara e definitiva, con cui Christofer Sundberg, fondatore di Avalanche Studios, ha chiuso ogni speranza di rivedere Rico Rodriguez lanciarsi da un elicottero per agganciare un jet in volo. Dopo mesi di indiscrezioni, l’uomo che ha dato vita al franchise ha confermato ciò che le voci di corridoio già lasciavano intendere: il progetto è stato cancellato durante lo sviluppo, segnando la fine di una saga che aveva ridefinito il concetto stesso di libertà videoludica.

Secondo quanto trapelato, “Just Cause 5” era in lavorazione presso Sumo Digital dal 2021, ma il progetto sarebbe stato abbandonato nel 2023, poco dopo l’acquisizione dello studio da parte del colosso cinese Tencent. Un cambio di rotta industriale, una riorganizzazione interna, forse anche la consapevolezza che il quarto capitolo non aveva soddisfatto le aspettative: un insieme di fattori che ha portato a staccare la spina a un sogno in costruzione da anni. E a distanza di tempo, Sundberg lo conferma con un tono di rassegnata lucidità: “Anche il ritorno di Just Cause non basterebbe a salvare Avalanche. Ormai è impossibile da realizzare”.

Parole che pesano come un macigno per una saga che, nel 2006, aveva infiammato l’immaginario di un’intera generazione di gamer. Il primo Just Cause fu un fulmine a ciel sereno: un open world tropicale, spudoratamente esagerato, dove la fisica era un pretesto per il divertimento e la parola d’ordine era “caos”. Rico Rodriguez, agente segreto dalla mira infallibile e dal carisma da action hero anni Ottanta, diventò subito un’icona. Il sequel, uscito nel 2010, consolidò quel mito, mentre il terzo capitolo portò la serie su PlayStation 4 e Xbox One, ampliando la mappa e la libertà d’azione. Ma fu Just Cause 4 del 2018, nonostante le ambizioni, a incrinare il mito.

In un raro momento di autocritica, Sundberg ha ammesso le difficoltà di quel periodo: “I problemi di JC4 derivavano anche da me. Mi sono ritrovato, mio malgrado, più nella burocrazia aziendale che nella direzione creativa. Poi ci sono stati contrasti con il publisher e una cattiva gestione interna del team. È un peccato, perché quel gioco aveva ancora un grande potenziale”. Parole che rivelano quanto la dimensione industriale del gaming, spesso invisibile al pubblico, possa logorare perfino i progetti più visionari.

Le dichiarazioni del fondatore di Avalanche arrivano a pochi giorni dalla riemersione di alcune immagini di “Contraband”, il misterioso progetto nato in collaborazione con Microsoft e scomparso dai radar dopo un annuncio pieno di promesse. “Abbiamo proposto Contraband a Microsoft nel 2017 e firmato un accordo”, racconta Sundberg. “Da allora è cambiato molto, ma sarebbe stato fantastico vederlo pubblicato un giorno. Quanto a Just Cause 5, è impossibile: ormai pochissimi membri del team originale sono rimasti”.

Dietro quelle righe non c’è solo disillusione: c’è la consapevolezza che Avalanche Studios non è più la stessa creatura ribelle che fece sognare milioni di giocatori. Nei commenti al suo stesso post, Sundberg non risparmia critiche alla direzione attuale dello studio: “Devono ritrovare il fuoco. Devono rischiare, far arrabbiare la gente, creare giochi che tutti dicevano impossibili. Ho fondato Avalanche per rompere gli schemi, non per adattarmi a essi”. È un grido d’allarme, ma anche un manifesto: quello di un autore che rivendica il coraggio dell’imperfezione, l’importanza di osare quando l’industria tende all’omologazione.

Il tramonto di Just Cause 5 è dunque più di una notizia di cronaca videoludica: è il simbolo di una crisi creativa che attraversa molti studi storici, schiacciati tra aspettative titaniche e modelli di business sempre più rigidi. Ma per i fan, l’assenza di Rico Rodriguez pesa come un vuoto nella memoria collettiva del gaming. Perché, in fondo, Just Cause era l’incarnazione della libertà digitale, il sogno di chi voleva volare su una nazione fittizia e farla esplodere di meraviglia, pixel e paracaduti.

E chissà, magari un giorno, quando le logiche di mercato saranno meno stringenti e qualcuno avrà di nuovo il coraggio di sognare in grande, quel rampino tornerà a tendersi verso il cielo. Per ora, resta solo il ricordo di un eroe che sfidava la gravità. E la speranza che, da qualche parte, Avalanche ritrovi davvero il suo fuoco.

Hogwarts Legacy 2: Il futuro magico del Wizarding World nei videogiochi

Il 2023 ha consacrato Hogwarts Legacy come uno dei più grandi successi videoludici di sempre: oltre 35 milioni di copie vendute, milioni di ore di gioco condivise sui social e una rinnovata febbre magica che ha riportato il mondo di Harry Potter sotto i riflettori globali. Per Warner Bros., il titolo sviluppato da Avalanche Studios non è stato solo un trionfo commerciale, ma la conferma che il Wizarding World è più vivo che mai, capace di parlare a una generazione che non ha mai ricevuto la sua “lettera per Hogwarts” ma che, grazie a un videogioco, ha finalmente potuto viverne i corridoi. E ora, con l’annuncio del sequel, il portale per tornare tra le mura del castello si sta per riaprire — ma non come ce lo aspettiamo.

Secondo le indiscrezioni emerse in rete e corroborate da nuovi annunci di lavoro pubblicati da Avalanche, Hogwarts Legacy 2 non sarà un semplice seguito, bensì un’evoluzione radicale del concetto originale. Si parla di un’esperienza online, con componenti live service e una forte impronta multiplayer. In altre parole, il prossimo viaggio nel Wizarding World potrebbe assumere la forma di un vero e proprio MMO ambientato a Hogwarts e nei territori magici circostanti.

Un’idea che, a ben vedere, ha un potenziale enorme: il mondo di Harry Potter è già un universo condiviso, popolato da studenti, professori, case rivali e creature magiche, pronto a trasformarsi in un ecosistema persistente dove ogni giocatore può costruire la propria storia, la propria casata, la propria leggenda.

Ma andiamo con ordine.

Nel 2023 Hogwarts Legacy ha dimostrato come un videogioco ambientato nel Wizarding World potesse funzionare anche senza i personaggi principali della saga di Rowling. Ambientato un secolo prima della nascita di Harry, Hermione e Ron, il titolo offriva ai fan un’esperienza completamente nuova e indipendente, ricca di scoperte, segreti e un livello di immersione visiva mai raggiunto prima. Una grafica mozzafiato, un sistema di combattimento sorprendentemente dinamico e un senso di libertà quasi totale hanno trasformato il sogno di generazioni di lettori in un’esperienza tangibile.

La mossa vincente di Warner Bros. è stata anche strategica: rendere il gioco disponibile su tutte le piattaforme, comprese le console di precedente generazione. Una scelta che ha moltiplicato il pubblico e spinto il titolo in cima alle classifiche di vendita, battendo perfino colossi come The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom e Call of Duty.

Il CFO di Warner Bros. Discovery, Gunnar Wiedenfels, lo ha detto chiaramente in un’intervista a Variety: “Un successore di Hogwarts Legacy è una delle nostre più grandi priorità.” Le sue parole hanno acceso l’entusiasmo dei fan e confermato ciò che tutti sospettavano: il viaggio non è finito. Il secondo capitolo, secondo le prime proiezioni, potrebbe vedere la luce tra il 2026 e il 2027 — anche se la complessità del progetto fa pensare a un ciclo di sviluppo più lungo e ambizioso.

A confermare la portata del fenomeno è intervenuto anche David Haddad, presidente di Warner Bros. Interactive Entertainment, sottolineando come il successo del titolo abbia avuto un impatto trasversale su tutto il gruppo, spingendo la compagnia a investire ancora di più nel mondo magico. È così che sono nati progetti paralleli come Harry Potter: Quidditch Champions e la rimasterizzazione dei LEGO Harry Potter Collection, oltre a nuovi titoli mobile pensati per ampliare l’universo interattivo del franchise.

Ma la vera magia, quella che accende la fantasia dei fan, si nasconde dietro le quinte: pare infatti che Avalanche e Warner Bros. stiano lavorando a stretto contatto con il team creativo della nuova serie Harry Potter targata HBO. Alcuni elementi narrativi e scenici del gioco potrebbero intrecciarsi con quelli della serie, in una sorta di sinergia transmediale pensata per creare un “Wizarding World unificato”, dove cinema, TV e videogiochi dialogano tra loro.

Un approccio che ricorda quello del Marvel Cinematic Universe, ma con un tocco più magico: immaginate di completare una missione in Hogwarts Legacy 2 e ritrovare quel personaggio, o un riferimento a quell’evento, nella serie HBO. Un universo condiviso dove ogni medium amplifica l’altro.

Naturalmente, non mancano le perplessità. L’idea di trasformare Hogwarts Legacy in un titolo live service potrebbe dividere la community. Da un lato, la possibilità di esplorare Hogwarts con amici, sfidarsi in duelli magici o vivere avventure cooperative è un sogno a occhi aperti. Dall’altro, il rischio di snaturare l’esperienza narrativa e immersiva che ha reso il primo capitolo così amato è concreto.

Warner Bros., però, sembra determinata a imboccare la via del servizio continuativo. Dopo i flop di Suicide Squad: Kill the Justice League e MultiVersus, il colosso sta cercando un nuovo modello di business capace di garantire entrate costanti. E quale brand potrebbe riuscirci meglio di Harry Potter?

In fondo, il mondo magico è sempre stato un luogo di appartenenza, una community prima ancora che una saga. Se Hogwarts Legacy 2 saprà catturare quella sensazione di meraviglia condivisa, trasformandola in esperienza online, potremmo trovarci di fronte a qualcosa di molto più grande di un semplice sequel.

Il destino di Hogwarts è ancora scritto a matita, ma una cosa è certa: la magia non si è mai spenta. Sta solo cambiando forma.

Bologna Nerd Show 2026: il grande ritorno del multiverso pop

Bologna si prepara a trasformarsi, ancora una volta, nella capitale italiana della cultura nerd. Sabato 24 e domenica 25 gennaio 2026, BolognaFiere aprirà le porte alla nuova edizione del Bologna Nerd Show, l’evento che negli ultimi anni ha conquistato il cuore di migliaia di appassionati. E questa volta promette di essere più grande, più ricca e più spettacolare che mai: oltre 35 mila metri quadrati di pura meraviglia geek, tra fumetti, videogiochi, manga, cosplay, musica e spettacoli dal vivo. Camminare nei padiglioni del Nerd Show è come attraversare un portale dimensionale che collega mondi e generazioni. Le luci dei maxischermi si fondono con i colori dei costumi, il profumo dei gadget nuovi si mescola all’adrenalina dei tornei, mentre le voci di Cristina D’Avena e Giorgio Vanni si alzano in coro a risvegliare la nostalgia collettiva di chi è cresciuto a pane e sigle TV.

L’edizione 2026 promette di superare ogni aspettativa. Oltre agli immancabili stand dedicati a comics, action figure e merchandise esclusivo, il cuore pulsante della manifestazione sarà ancora una volta la più grande artist alley d’Italia, un vero e proprio paradiso per chi ama vedere l’arte prendere vita dal tratto di centinaia di disegnatori e illustratori. Da talenti emergenti a grandi firme del fumetto italiano e internazionale, ogni tavolo racconterà una storia diversa, ogni firma sarà un piccolo frammento di passione.

Accanto all’arte, ci sarà l’universo videoludico in tutta la sua potenza: dalle retro console che hanno segnato la storia del gaming agli ultimi titoli next-gen da provare in anteprima. Le aree interattive offriranno la possibilità di tuffarsi tra realtà virtuale, arcade vintage e nuove esperienze immersive, in un viaggio che unisce passato e futuro del divertimento digitale.

E poi ci sono loro, i cosplayer, anima e cuore di ogni fiera che si rispetti. A BolognaFiere sfileranno armature scintillanti, abiti artigianali, accessori creati con dedizione maniacale. Ogni personaggio prenderà vita tra le corsie, in un tripudio di colori, flash fotografici e applausi. Non mancheranno contest, sfilate e performance che trasformeranno il pubblico stesso in protagonista.

Ma il Nerd Show non è solo spettacolo visivo: è anche incontro e community. Qui si potrà stringere la mano (o fare un selfie) con gli influencer più amati del web, partecipare ai meet & greet con creator, streamer e doppiatori, scoprendo quanto il mondo digitale possa farsi umano quando la passione è la stessa.

Sul palco, i grandi show promettono emozioni a raffica: dai concerti di Cristina D’Avena e Giorgio Vanni, autentiche icone della nostra infanzia animata, agli spettacoli comici, le performance dal vivo e gli eventi speciali che renderanno ogni ora un piccolo evento nell’evento.

Il Bologna Nerd Show 2026 non è semplicemente una fiera, ma un’esperienza collettiva. È l’occasione di ritrovare amici, incontrare i propri idoli, scoprire nuovi universi narrativi e, soprattutto, sentirsi parte di qualcosa di più grande: una comunità che celebra la fantasia, la creatività e la meraviglia.

Che tu sia un collezionista di manga, un gamer incallito, un amante del cosplay o semplicemente un curioso desideroso di respirare l’energia del mondo pop, questo è il posto giusto. BolognaFiere diventerà per due giorni il cuore pulsante dell’immaginario nerd italiano, un luogo dove ogni sogno geek trova casa.

Noi di CorriereNerd.it ci saremo — e voi?
Segnate la data: 24 e 25 gennaio 2026. Preparate i vostri costumi, affilate le matite, caricate i joypad. Il conto alla rovescia per il più grande festival del fumetto e dell’intrattenimento pop è ufficialmente iniziato.

Amazon cancella l’MMO de Il Signore degli Anelli: la Terra di Mezzo trema sotto il peso dell’intelligenza artificiale

C’è una malinconia strana, quasi antica, che attraversa oggi la rete dei giocatori e degli appassionati di Tolkien. Una sensazione che sa di occasione perduta, di promesse non mantenute, di una porta che stava per aprirsi su Arda e che, invece, si è chiusa nel silenzio. La Terra di Mezzo, quella vera, quella che pulsa di storie e destini intrecciati, sarebbe dovuta tornare a vivere non soltanto sul grande schermo con La Caccia a Gollum, ma anche nel più mutevole dei regni moderni: quello del videogioco.

Secondo quanto rivelato da Insider Gaming, un nuovo titolo tripla A ispirato a Il Signore degli Anelli era in sviluppo, un progetto ambizioso e visionario che avrebbe potuto ridefinire il fantasy digitale. Un mondo interattivo capace di riportare i giocatori là dove tutto era cominciato, tra le colline verdi della Contea e le ombre di Mordor. Ma quel mondo non nascerà mai.


Il sogno infranto

Tutto è crollato nel momento in cui Amazon ha annunciato 14.000 licenziamenti in tutto il mondo, una mossa che la compagnia ha giustificato come necessaria per favorire l’adozione sempre più estesa dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi. Eppure, dietro questa parola ormai onnipresente — AI — si cela qualcosa di più profondo: una linea di confine che separa il progresso dall’umanità.

L’onda dei tagli non ha risparmiato Amazon Games, e con essa il progetto che avrebbe dovuto restituire alla saga di Tolkien la sua grandezza videoludica. L’MMO ispirato a Il Signore degli Anelli, annunciato nel 2023 in collaborazione con Embracer Group, è stato cancellato prima ancora di prendere il volo.

A confermarlo non è stata una nota ufficiale, ma un post carico di amarezza pubblicato su LinkedIn da un ex senior gameplay engineer della compagnia:

“Questa mattina sono stato coinvolto nei licenziamenti di Amazon Games, insieme ai miei incredibilmente talentuosi colleghi di New World e del nostro nascente gioco de Il Signore degli Anelli (l’avreste adorato).”

Parole semplici, ma capaci di trafiggere ogni appassionato come la lama di un Morgul. Il post è sparito poco dopo, ma l’eco della delusione ha viaggiato veloce. Nessuna smentita, nessuna spiegazione: solo il silenzio, come dopo una battaglia perduta.


L’ombra dell’intelligenza artificiale

C’è un’ironia amara, quasi crudele, nel fatto che proprio la saga che racconta la corruzione del potere venga oggi sacrificata sull’altare dell’automazione.
L’intelligenza artificiale è diventata la nuova fiamma di Sauron del mondo tecnologico: promette efficienza, ma rischia di divorare la creatività. E nel regno dei videogiochi, dove il sogno e l’emozione umana sono tutto, questa è una minaccia che suona come una profezia oscura.

Il licenziamento di migliaia di sviluppatori è il simbolo di una transizione che sta riscrivendo le regole dell’intrattenimento digitale. Ma la domanda resta sospesa, come un presagio: può una macchina comprendere davvero la malinconia di Frodo, la saggezza di Gandalf, la luce di Lórien che si spegne all’alba?
Forse no. Forse è proprio in quel limite che la Terra di Mezzo trova la sua anima — e che il mondo moderno sta rischiando di perdere.


Il progetto che avrebbe potuto cambiare tutto

Le informazioni raccolte negli ultimi mesi delineavano un sogno di proporzioni titaniche. Il gioco, sviluppato sotto la supervisione di Embracer Group, doveva essere un action RPG in terza persona con una forte componente open world, costruito per restituire ai fan un’esperienza immersiva e narrativa senza precedenti.
Si parlava di un finanziamento parziale dell’Abu Dhabi Investment Office, per un totale di circa 100 milioni di dollari. Un investimento degno di un’epopea digitale, che avrebbe dovuto fare da contraltare a produzioni come Hogwarts Legacy.

L’obiettivo era chiaro: far vivere la Terra di Mezzo come mai prima d’ora, intrecciando libertà d’esplorazione, narrazione dinamica e una tecnologia di nuova generazione capace di evocare l’atmosfera magica e malinconica dei romanzi di Tolkien. Non più un semplice tie-in, ma un mondo vivo, pulsante, nel quale il giocatore avrebbe potuto forgiare il proprio destino come un eroe di Arda.

Dietro questo sogno c’erano Embracer, Revenge Studio e un gruppo di partner internazionali tenuti nel più stretto riserbo. Dopo lo scivolone di The Lord of the Rings: Gollum, accolto da pubblico e critica con freddezza quasi glaciale, il colosso svedese voleva riscattare l’eredità tolkieniana, costruendo un’opera capace di coniugare rispetto filologico e innovazione narrativa.


La promessa mancata

Immaginate di attraversare i ponti di Khazad-dûm con la torcia che vacilla nell’oscurità, di sentire il suono lontano degli zoccoli a Rohan, o di scorgere la bianca città di Minas Tirith stagliarsi contro il tramonto.
Ogni passo, ogni decisione, ogni battaglia avrebbe dovuto avere un peso reale, una risonanza emotiva. Il giocatore non sarebbe stato un semplice osservatore, ma un viandante in un mondo vivo, fatto di scelte morali e conseguenze.

Eppure, tutto questo resterà una visione mai realizzata. La luce di quella fiamma si è spenta prima di poter brillare. Il progetto, come molti sogni troppo grandi, è stato inghiottito dalle logiche aziendali, vittima di un’epoca che preferisce algoritmi e bilanci alla magia e alla speranza.


Un addio alla Terra di Mezzo digitale

Per i fan di Tolkien, abituati a convivere con la nostalgia del passato e l’attesa di un ritorno, questa cancellazione ha un sapore tragico.
Dopo Gollum, dopo gli annunci e le promesse, c’era la sensazione che qualcosa di nuovo stesse per nascere: un ponte tra letteratura e interattività, tra mito e tecnologia. Ma come la compagnia dell’Anello divisa ai bordi dell’Anduin, anche questo sogno si è dissolto.

È difficile non pensare al simbolismo di tutto ciò. Mentre la Terra di Mezzo parla di sacrificio, amicizia e speranza contro il dominio della macchina e dell’ombra, noi assistiamo a un mondo reale che sceglie la strada opposta: quella in cui l’uomo cede la fiamma del fuoco creativo all’intelligenza artificiale.

Non ci sarà più un giocatore a varcare le soglie di Moria, né un hobbit digitale a piantare i piedi nudi nell’erba della Contea. Resteranno solo i concept art, i documenti di produzione, e quella frase — “l’avreste adorato” — sospesa come una pietra tombale sopra un sogno spezzato.


L’eco dei canti perduti

La Terra di Mezzo non è mai stata solo un luogo: è uno stato dell’anima. È il bisogno umano di credere che, anche nelle epoche più oscure, ci sia ancora bellezza capace di resistere.
Forse per questo fa così male sapere che quel mondo, almeno per ora, non tornerà.

Ma, come scrisse Tolkien stesso, “non tutto ciò che è oro brilla, né gli erranti sono perduti”.
Forse un giorno, da qualche parte, un nuovo team, libero dai vincoli del profitto e delle intelligenze artificiali, tornerà a camminare tra i sentieri di Lothlórien, portando di nuovo la luce dove ora regna il silenzio.

Fino ad allora, la Terra di Mezzo continuerà a vivere nei nostri cuori, come un canto lontano che nessun algoritmo potrà mai replicare.

La frode invisibile che trasforma i giochi online in una macchina pubblicitaria fantasma

Nel grande universo del gaming online, dove ogni clic sembra aprire un nuovo livello di divertimento, si nasconde un gioco molto meno trasparente. Si chiama Arcade, ed è l’ultima scoperta del Threat Lab di Integral Ad Science (IAS), il laboratorio che indaga i comportamenti malevoli e gli schemi di frode pubblicitaria nel mondo digitale.
Ma questa volta, la storia non riguarda solo hacker o malware: riguarda un intero ecosistema di giochi HTML5 che, dietro la facciata di innocenti passatempo da browser, sta generando milioni di impression pubblicitarie… senza che nessun essere umano le veda davvero.

Un’arcade invisibile

Il nome “Arcade” è tutt’altro che casuale. Come una sala giochi clandestina, il sistema vive nell’ombra, alimentato da app Android apparentemente innocue — piccoli strumenti, utility o giochi casual — che in realtà avviano schede browser nascoste in background.
Ogni scheda carica un gioco HTML5 reale, completo di banner pubblicitari, ma invisibile agli occhi degli utenti. Nessuno gioca, nessuno guarda: eppure, gli annunci vengono erogati, conteggiati e monetizzati.
Il risultato? Un flusso continuo di ricavi pubblicitari generati dal nulla, o meglio, da un esercito di app zombie che fingono interazioni umane.

10 milioni di installazioni fantasma

Il Threat Lab di IAS ha identificato 50 app Android coinvolte nello schema, per un totale di oltre 10 milioni di installazioni. Queste app indirizzavano traffico verso una rete di più di 200 domini di giochi HTML5: siti autentici, con contenuti reali e perfettamente funzionanti, ma mai visitati da persone in carne e ossa.
A rendere la truffa particolarmente sofisticata è la sua architettura modulare: ogni app può essere aggiornata per includere nuovi domini, mentre quelli individuati e bloccati vengono rapidamente sostituiti. Un sistema flessibile, evolutivo, quasi biologico — e terribilmente efficace.

Come funziona il trucco

L’attivazione di Arcade si basa su un principio di “cloaking intelligente”, già visto in precedenti operazioni come Mirage.
Quando l’app viene installata da un app store, si comporta normalmente. Solo se riconosce di essere stata scaricata attraverso una campagna pubblicitaria o referral, si “sblocca”.
Grazie agli SDK di attribuzione come Appsflyer, l’app comunica con un server di comando e controllo remoto, che invia un payload cifrato contenente il codice malevolo. Questo codice permette di aprire schede browser invisibili, caricare i giochi e iniziare a generare traffico pubblicitario.
Se invece l’app viene analizzata in un ambiente virtuale o sandbox, entra in modalità silenziosa, disattivando qualsiasi traccia sospetta: un livello di protezione degno di un vero boss finale del dark web.

Una doppia monetizzazione

Arcade non si limita a fingere click: sfrutta due livelli di monetizzazione parallela.
Il primo, invisibile, è quello del traffico fraudolento generato dai giochi HTML5 caricati in background. Il secondo, più fastidioso per gli utenti reali, è quello dei pop-up e interstitial pubblicitari che compaiono al di fuori del contesto dell’app, disturbando la navigazione o l’uso del dispositivo.
In questo modo, i criminali digitali riescono a guadagnare sia dal visibile che dall’invisibile, costruendo un impero pubblicitario su un inganno algoritmico.

Una truffa globale (con epicentro mobile)

Nei primi mesi, Arcade ha colpito mercati occidentali come Stati Uniti, Brasile e Canada, ma con l’estate 2025 la sua influenza si è spostata verso l’Asia-Pacifico.
Paesi come Turchia, Vietnam, Filippine, Thailandia, Indonesia e Malesia sono diventati nuovi hub dell’operazione, rappresentando quasi la metà di tutto il traffico rilevato.
Un esempio emblematico è l’app Street King Vacano, che in meno di un mese ha raggiunto un milione di download e le prime posizioni nelle classifiche “Top New Free” di Google Play.
Dietro il suo innocente aspetto da giochino mobile si nascondeva un sistema complesso di cicli automatizzati di caricamento e rotazione dei domini.

La caccia di IAS

Il Threat Lab di Integral Ad Science ha smascherato Arcade grazie a una combinazione di analisi comportamentale e pattern recognition.
Le tracce lasciate dal sistema — caricamenti troppo rapidi, rendering non interattivi, e movimenti di dominio sospettosamente ciclici — hanno rivelato la natura artificiale del traffico.
L’intervento tempestivo di IAS ha impedito che la campagna raggiungesse una scala globale, bloccando milioni di richieste pubblicitarie prima che finissero nei budget degli inserzionisti.

Quando la frode si traveste da gaming

Il caso Arcade è un promemoria inquietante di quanto sottile possa diventare il confine tra intrattenimento e inganno digitale.
Non stiamo parlando di un virus che ruba dati o di un ransomware distruttivo, ma di un sistema che sfrutta contenuti perfettamente legittimi — i giochi — per nutrirsi dei meccanismi economici del web.
Un paradosso degno di un episodio di Black Mirror: giochi veri, siti veri, annunci veri… ma nessun giocatore.

La battaglia continua

IAS continua a monitorare e smantellare le infrastrutture legate ad Arcade. Ma l’episodio dimostra quanto il settore pubblicitario sia vulnerabile a schemi che trasformano il traffico fittizio in oro digitale.
È una guerra silenziosa, fatta di pacchetti di dati e richieste HTTP, combattuta nei server più che nelle strade.
E come in ogni buon videogame, ogni livello superato prepara a un boss ancora più difficile.

Sonic Racing: CrossWorlds – SEGA e Red Bull accendono i motori a Lucca Comics & Games 2025

Lucca Comics & Games 2025 si prepara a un’esplosione di adrenalina videoludica grazie alla partnership tra SEGA e Red Bull, che portano nel cuore del festival un’esperienza di gioco unica nel suo genere. Dal 29 ottobre al 2 novembre, i visitatori potranno sfrecciare nell’universo vorticoso di Sonic Racing: CrossWorlds, il nuovo capitolo della leggendaria saga racing di SEGA, già disponibile in versione fisica e digitale per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One, PC e Nintendo Switch (in tutte le sue varianti). La versione per Nintendo Switch 2 debutterà in digitale durante le festività natalizie e in formato fisico all’inizio del 2026, perfetta per i fan che vogliono vivere la velocità anche in mobilità.

Un viaggio tra le dimensioni del ring

Il titolo stesso, CrossWorlds, è una dichiarazione di intenti. Al centro del gioco c’è una nuova meccanica chiamata Ring di trasferimento, un’idea geniale che trasforma i celebri anelli dorati di Sonic in veri e propri portali interdimensionali. Durante una gara, un semplice circuito di Green Hill può improvvisamente spalancarsi su un mondo sospeso tra le nuvole o un fondale oceanico abitato da creature misteriose. Ogni corsa diventa così un’avventura in tempo reale, dove il tracciato cambia sotto le ruote del giocatore, costringendolo ad adattarsi a nuovi ostacoli e fisiche variabili. È come se Mario Kart incontrasse Doctor Strange, con un pizzico di follia adrenalinica in pieno stile SEGA.

Una delle chicche più gustose è la varietà di CrossWorlds. Il gioco presenta 23 piloti già disponibili — tra cui gli immancabili Sonic, Tails, Knuckles e Amy — insieme a leggende provenienti da altri universi SEGA, in un crossover che farà impazzire i fan di vecchia data. E le sorprese non finiscono qui: sono già previsti DLC espansivi con nuovi personaggi e circuiti, confermando l’intento di SEGA di creare un ecosistema in continua evoluzione. Per gli amanti della vecchia scuola, torna anche una chicca amatissima: gli Extreme Gear, gli hoverboard volanti che fecero impazzire i fan di Sonic Riders. A questi si affiancano oltre 45 veicoli personalizzabili e più di 70 gadget da equipaggiare per trasformare ogni mezzo in un’estensione del proprio stile di guida. Vuoi un bolide tecnico e preciso o una macchina da guerra pronta a travolgere chiunque? La libertà di scelta è totale.

CrossWorlds: dove la fisica incontra la fantasia

Ogni gara è un’esperienza dinamica. I 24 tracciati principali si intersecano con 15 mondi paralleli, ognuno dotato di regole e fisiche proprie: gravità alterata, acqua che rallenta o potenzia, propulsori aerei, tunnel spazio-temporali. Qui il realismo si fonde con la fantasia più sfrenata, in un carosello di trovate che spinge il concetto stesso di racing game verso nuove dimensioni.

La modalità single player offre opzioni per tutti: dalle classiche gare e Grand Prix ai time trial fino alla modalità Frenesia, pensata per chi vuole azione pura e immediata. Ma è nel multiplayer che il gioco mostra i muscoli: fino a 4 giocatori in split screen per chi ama la competizione da divano e crossplay online completo tra tutte le piattaforme. Che tu sia su PlayStation, Xbox, Switch o PC, troverai sempre qualcuno da sfidare in tempo reale.

Edizioni da collezione e bonus esclusivi

SEGA ha pensato anche ai collezionisti e agli irriducibili del brand. La Standard Edition sarà proposta a 69,99 € (59,99 € su Switch), mentre la Digital Deluxe Edition — a 89,99 € — includerà il Pass Stagionale, tre giorni di accesso anticipato (tranne su Switch), piloti esclusivi ispirati a Sonic Prime come Rusty Rose e Tails Nine e il bonus pre-ordine Sonic the Werehog da Sonic Unleashed, completo di veicolo e adesivo dedicato. Per i giocatori che passeranno a Switch 2, sarà disponibile un upgrade digitale dedicato.

Durante il festival, Sonic Racing: CrossWorlds avrà un quartier generale d’eccezione: la Red Bull Energy Zone, situata nel giardino dell’Ostello San Frediano. Questo spazio tematico trasformerà Lucca in una vera e propria speed dimension, un’esperienza multisensoriale tra container scenografici, postazioni da gioco e ambientazioni a tema. All’interno del container retro-style dedicato a Sonic, i visitatori potranno sfidarsi su otto postazioni PlayStation 5, vivendo la potenza della console in tutta la sua gloria: grafica spettacolare, caricamenti rapidissimi e una fluidità che rende ogni curva un piccolo capolavoro di adrenalina. Red Bull e SEGA invitano tutti a entrare nell’universo di Red Bull Unforeseen, dove ogni visita diventa un’avventura inattesa. E quando al centro della scena c’è Sonic, la promessa è una sola: velocità senza limiti.

Un’ode alla velocità e alla fantasia

Più che un semplice titolo racing, Sonic Racing: CrossWorlds è un manifesto videoludico dedicato alla sperimentazione e al divertimento puro. Un gioco che unisce la mitologia di Sonic — i suoi personaggi, il suo ritmo, la sua ironia — a un mondo nuovo fatto di dimensioni parallele e corse trasformative. È un’esperienza pensata per tutte le generazioni di giocatori, dagli storici fan di SEGA ai nuovi arrivati, e che a Lucca Comics & Games promette di diventare uno degli eventi più iconici dell’anno.

Sfreccia sull’asfalto, nell’acqua, nel cielo e persino nello spazio: i mondi si intrecciano, i confini si spezzano, la velocità diventa arte.
Sonic ti aspetta a tutta potenza, dal 29 ottobre al 2 novembre 2025, nel giardino dell’Ostello San Frediano — pronto a farti attraversare i mondi… a tutta velocità.

Parma Comics & Games 2025: la nuova frontiera del divertimento nerd nel cuore dell’Emilia

Dal 6 al 7 dicembre 2025, le Fiere di Parma diventeranno un portale verso un altro universo. La prima edizione di Parma Comics & Games si prepara a conquistare il cuore di ogni appassionato di fumetti, videogiochi, cosplay e cultura nerd con un evento che promette di fondere passione, creatività e spettacolo. Due giorni in cui la città emiliana si trasformerà in una capitale del fantastico, pronta ad accogliere fan, artisti, collezionisti e curiosi in un’esperienza sensoriale a 360 gradi.

Un nuovo universo tra fumetti e avventura

L’atmosfera sarà quella che ogni nerd sogna: padiglioni gremiti di tavole originali, volumi introvabili, manga, graphic novel e stand di case editrici, dove il profumo della carta stampata si mescolerà all’elettricità dell’entusiasmo. Parma Comics & Games nasce per essere un punto d’incontro tra mondi: quello dell’arte sequenziale, con autori e disegnatori che firmeranno opere e realizzeranno sketch dal vivo, e quello del gaming moderno, tra console, PC, arcade e realtà virtuale.

E se la nona arte sarà la protagonista indiscussa, il Village del gioco promette di essere un vero campo di battaglia per gamer e curiosi. L’Area Gaming offrirà postazioni free play, sfide competitive e tornei mozzafiato, ma anche uno spazio arcade dal sapore retrò dove i pixel torneranno a brillare come negli anni Ottanta. Dai cabinati vintage ai visori VR, ogni angolo sarà un viaggio nella memoria collettiva del giocatore.

L’arte di Leo Ortolani come simbolo di un sogno

A firmare l’immagine ufficiale di questa prima edizione è Leo Ortolani, l’autore di Rat-Man, con i colori curati da Larry Ortolani. Un manifesto che non è solo promozione, ma dichiarazione d’intenti: Parma Comics & Games nasce per celebrare la creatività italiana e i suoi protagonisti, intrecciando il talento locale con quello internazionale. E per i collezionisti, sarà disponibile una litografia esclusiva firmata dall’artista — un vero cimelio da portare a casa come testimonianza del primo capitolo di una nuova avventura fieristica.

Tra stand, collezionismo e incontri speciali

La mostra-mercato sarà un labirinto di meraviglie. Fumetti rari, action figure, miniature, carte collezionabili e gadget esclusivi riempiranno i corridoi, trasformando ogni passo in una caccia al tesoro. Ogni stand nasconderà una storia, un frammento di cultura pop da scoprire. E poi ci saranno loro: gli ospiti, il cuore pulsante di ogni manifestazione nerd. Doppiatori, illustratori, musicisti e performer si alterneranno tra talk, concerti e firmacopie, regalando momenti di pura magia ai fan.

L’evento promette anche un programma fitto di incontri, workshop e mostre tematiche, per chi vuole approfondire la propria passione e imparare dai professionisti del settore. Dall’arte del character design alle tecniche di colorazione digitale, ogni attività sarà un tassello di un mosaico più grande: quello della cultura geek contemporanea.

Cosplay, K-pop e community

Naturalmente, non mancherà l’anima più vivace e colorata dell’evento: il cosplay. I corridoi del Parma Comics & Games saranno invasi da cavalieri Jedi, maghe, supereroi e idol coreane, in una celebrazione collettiva dell’immaginazione. Tra contest, sfilate e shooting, il cosplay diventerà il linguaggio universale dell’appuntamento, un modo per condividere passioni e stringere nuove amicizie. E per chi ama la musica, l’energia del K-pop accenderà i palchi con performance travolgenti, mentre i tavoli dedicati ai board games e giochi di ruolo offriranno un rifugio per chi vuole sedersi, tirare i dadi e vivere un’avventura epica.

Un evento per tutta la famiglia nerd

Parma Comics & Games è pensato per essere un luogo di scoperta, aggregazione e divertimento per tutte le età. Non solo per chi è cresciuto con Dragon Ball, Star Wars e The Legend of Zelda, ma anche per le nuove generazioni che si affacciano ora sul mondo nerd. Le Fiere di Parma, con i loro spazi moderni e facilmente raggiungibili (a pochi minuti dall’autostrada e con una navetta gratuita dalla stazione ferroviaria), garantiranno un’esperienza confortevole e accessibile.

Gli orari di apertura andranno dalle 10 alle 19 in entrambe le giornate, con biglietti acquistabili online (12 euro per un giorno, 20 per entrambi) e riduzioni disponibili in cassa. L’evento si terrà nel Padiglione 8 – Palaverdi, cuore pulsante del complesso fieristico.

Parma come nuova capitale del fandom

Con questa prima edizione, Parma entra ufficialmente nella mappa delle grandi fiere italiane dedicate alla cultura pop, affiancando nomi storici come Lucca Comics & Games e Romics. Ma lo fa con un’impronta propria: più intima, più accessibile, più concentrata sull’esperienza del visitatore. Non solo una fiera, ma un ecosistema in cui convivono fumetto, arte, gaming e musica. Dietro a questo evento c’è la mano esperta del team Fiere del Fumetto, realtà che da anni porta avanti un modello di evento “pop e partecipativo”, capace di valorizzare ogni territorio in cui approda. Parma Comics & Games sarà dunque non solo una celebrazione del mondo nerd, ma anche una vetrina per la città, pronta ad accogliere migliaia di visitatori provenienti da tutta Italia.

C’è un’elettricità particolare nell’aria quando nasce qualcosa di nuovo. Parma Comics & Games non è solo un evento: è l’inizio di una storia, un nuovo capitolo della cultura pop italiana. È l’occasione per vivere da protagonisti l’universo che amiamo, per incontrare i nostri miti, scoprire nuovi talenti e condividere una passione che non conosce confini.

Un’Ora in Più di Luce: Tra Tecnologia, Tempo e la Nostra Vita Nerd

Quando il tempo si piega — anche solo di un’ora — il mondo nerd sente vibrare qualcosa di familiare. È quasi un portale spazio-temporale: tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, le lancette faranno un passo indietro e tornerà l’ora solare. Un gesto antico, quasi rituale, che ci regala sessanta preziosi minuti extra. Un’ora in più per dormire, certo, ma anche un’ora in più per vivere tutto ciò che ci fa sentire a casa: serie TV, fumetti, joystick e tè bollenti davanti a un monitor acceso.

Eppure, dietro questo piccolo cambiamento, si nasconde molto più di un semplice aggiustamento d’orologio. L’ora solare è un ponte tra due mondi: quello analogico, dove si spostano le lancette a mano, e quello digitale, dove ogni dispositivo fa da sé. È la sfida silenziosa tra il vecchio orologio da parete e lo smartwatch che aggiorna tutto automaticamente. È un micro-duello tra il tempo vissuto e il tempo programmato.

Mentre smartphone, PC e console eseguono il loro update silenzioso, i nostalgici si concedono un piccolo rito antico: ruotare la rotellina di un orologio da polso o sistemare la sveglia del comodino. Quel gesto lento, manuale, è un tuffo in un passato fatto di radio sveglie, vinili e fumetti ingialliti. Un gesto “analogico” che resiste, come resiste la nostra passione per tutto ciò che ha una storia da raccontare.


Quando il corpo perde un’ora… anche se ne guadagna una

Il corpo umano è una macchina precisa quanto un orologio atomico. E quando qualcuno gli cambia i parametri, anche solo di sessanta minuti, protesta. Il cambio d’ora può causare insonnia, irritabilità, mal di testa e perfino un piccolo “jet lag domestico”. Gli scienziati parlano di ritmi circadiani, ma chi vive di notti bianche a guardare anime o fare raid online sa bene che basta un episodio in più per scombinare il sistema solare personale.

Gli effetti, però, non sono solo fisici: l’umore ne risente, la concentrazione cala, e la voglia di affrontare la realtà si dissolve come nebbia mattutina. Eppure, dietro questa leggera destabilizzazione, c’è anche un’occasione di rinascita. L’ora solare ci invita a rallentare, a respirare, a lasciare che la notte torni padrona delle nostre giornate.


Il buio come alleato del fandom

Perché, diciamolo, per noi geek il buio è amico. È il fondale perfetto per accendere monitor, LED e atmosfere digitali. L’arrivo dell’ora solare segna l’inizio della stagione d’oro del binge-watching, delle maratone di videogiochi, delle letture notturne con le luci soffuse e la coperta sulle spalle.

Le giornate più corte diventano una benedizione per chi vive di cultura pop: il tramonto anticipato è il segnale che è ora di premere “Play”. Il buio ci avvolge, ma non ci isola: ci connette con altri mondi, reali o virtuali. E così, ogni sera, il nostro salotto si trasforma in una piccola Batcaverna, in un Millennium Falcon, in un rifugio Hobbit pieno di luce blu proveniente dallo schermo.

È la stagione perfetta per riscoprire classici, recuperare backlog di giochi, o finalmente leggere quel graphic novel lasciato sul comodino da troppo tempo. L’ora solare non ci toglie nulla: ci restituisce intimità.


L’eterna disputa: abolirla o conservarla?

Ogni anno, puntuale come il reboot di una saga, torna il dibattito sull’abolizione del cambio d’ora. I sostenitori dell’ora legale permanente parlano di efficienza e risparmio energetico; i romantici dell’ora solare difendono il ritorno alla “normalità” naturale, quella dettata dal Sole e non dagli orari delle multinazionali.

In Europa molti Paesi hanno già scelto da che parte stare, ma l’Italia — come in ogni buon crossover — resta sospesa tra due universi paralleli. Intanto noi ci godiamo il presente: un’ora in più di sonno, un’ora in più di sogni, un’ora in più di fandom.


Una stagione per restare (e per essere)

Forse l’ora solare è un invito a riconnetterci con noi stessi. È il tempo delle introspezioni, dei giochi single-player, delle playlist malinconiche e dei film comfort. È la pausa che il tempo ci concede per ricaricare i punti mana prima del nuovo livello. E mentre fuori scende il buio, dentro casa si accendono le nostre passioni. Le stesse che fanno girare il multiverso nerd.

Dunque, nessuna tristezza: accogliamo il ritorno dell’ora solare come un rito geek collettivo. Sincronizziamo i nostri vecchi orologi, lasciamo che i dispositivi smart facciano la loro parte e prepariamoci a ciò che davvero conta: una stagione fatta di notte, pixel, pop culture e sogni condivisi.

Perché, in fondo, l’inverno non sta arrivando.
È già qui.
E porta con sé il profumo di caldarroste e il suono familiare del controller che vibra.

Elden Ring: Tarnished Edition rinviato al 2026 — il sogno dell’Interregno su Nintendo Switch 2 dovrà attendere

Quando Bandai Namco e FromSoftware parlano, il mondo dei gamer trattiene il fiato. E così è successo anche stavolta: Elden Ring: Tarnished Edition per Nintendo Switch 2 è stato ufficialmente rinviato al 2026. La notizia è arrivata con un comunicato pubblicato su X, in cui gli sviluppatori hanno spiegato che il rinvio serve a “migliorare le prestazioni” del gioco sulla nuova console ibrida di Kyoto. Tradotto: serve più tempo per fare in modo che l’Interregno possa brillare anche lontano da TV e PC, nel palmo delle mani dei giocatori.

Il rinvio, pur senza una data precisa, conferma che la Tarnished Edition non arriverà nel 2025 come previsto, ma si prenderà un intero anno in più di sviluppo. Una mossa che ha diviso la community: tra chi plaude all’attenzione al dettaglio e chi teme che l’ambizioso progetto possa essere troppo per l’hardware Nintendo — anche nella sua nuova incarnazione.

La sfida dell’Interregno portatile

Nintendo Switch 2 promette molto: risoluzione fino a 4K in modalità docked, 1080p in portatile e un comparto tecnico finalmente allineato ai tempi. Ma Elden Ring non è un titolo qualsiasi. È un mondo sterminato, una cattedrale digitale di mitologia e dolore, una sinfonia interattiva scritta da Hidetaka Miyazaki e George R. R. Martin. Farlo girare con fluidità e coerenza su una console portatile non è solo un esercizio tecnico: è un’impresa quasi mistica.

Secondo quanto trapelato, i primi test interni della build per Switch 2 avrebbero mostrato cali di frame e texture non sempre all’altezza. Da qui la decisione, difficile ma inevitabile, di rinviare tutto per ottimizzare il codice. FromSoftware non è nuova a questi perfezionismi: il loro motto è sempre stato “la sofferenza è parte del viaggio”, e sembra che anche lo sviluppo segua la stessa filosofia.

Giocare Elden Ring in mobilità suona come un sogno per chi, negli ultimi anni, ha perso il conto delle ore trascorse tra Marika, Melina e i Signori dell’Anello. La Tarnished Edition non vuole essere un semplice porting, ma una versione su misura pensata per il nuovo ecosistema Nintendo. Se l’ottimizzazione sarà all’altezza, potremmo trovarci di fronte a una piccola rivoluzione: l’esperienza soulslike portata letteralmente ovunque.

Per molti fan, l’idea di affrontare Margit o Radahn sul treno o in pausa pranzo è il sogno di una vita. Ma l’impresa tecnica resta titanica: garantire un framerate stabile in battaglie tanto dense e spettacolari è una sfida che potrebbe definire il futuro dei porting di giochi tripla A su Switch 2.

Il fascino oscuro dell’Interregno

Il cuore pulsante di Elden Ring è la sua narrazione implicita, quel modo unico in cui ogni rovina e ogni boss raccontano una storia di potere, caduta e redenzione. Il giocatore veste i panni del Senzaluce, un’anima errante che attraversa un mondo in frantumi alla ricerca dei frammenti dell’Anello Ancestrale. È un viaggio che si muove tra mito e disperazione, dove la morte è solo un checkpoint dell’esperienza.

Questa complessità narrativa e visiva è ciò che rende difficile il lavoro di ottimizzazione: l’Interregno vive di dettagli, di contrasti di luce, di orizzonti lontani e architetture gotiche che sembrano respirare. Comprimere tutto questo in un hardware portatile, senza snaturarne l’atmosfera, è un equilibrio delicato.

Comunità e cooperazione: il lato sociale di un mondo solitario

Non va dimenticato l’aspetto multiplayer, che da sempre caratterizza le opere FromSoftware. Il sistema asincrono di evocazioni e messaggi scritti dai giocatori è diventato un simbolo della loro filosofia: siamo soli, ma mai completamente. Se Switch 2 riuscirà a gestire in modo stabile le funzioni online, la Tarnished Edition potrebbe inaugurare una nuova era per il multiplayer portatile — un’esperienza in cui la connessione diventa parte integrante del viaggio.

L’arte della personalizzazione

Uno dei motivi per cui Elden Ring è diventato un fenomeno culturale è la sua libertà. Armi, incantesimi, build e strategie si combinano come pezzi di un puzzle in continua evoluzione. Ogni Senzaluce è unico, ogni approccio diverso. Riportare questa vastità di possibilità su Switch 2 richiede un lavoro certosino di adattamento, ma se il risultato sarà all’altezza, potremmo avere tra le mani la versione più versatile del gioco mai vista.

Nintendo e la scommessa tripla A

Il rinvio di Elden Ring: Tarnished Edition non è solo un evento legato al singolo titolo: è un segnale di come Nintendo voglia posizionarsi nel nuovo scenario del gaming. Portare un colosso come Elden Ring su una console ibrida significa lanciare una sfida diretta a PlayStation e Xbox, dimostrando che Switch 2 può essere una casa anche per i giganti tecnici del settore.

In un mercato in cui la definizione di “next-gen” è sempre più sfumata, questa edizione potrebbe rappresentare la prova del nove per capire se Nintendo può davvero competere sul piano delle prestazioni senza sacrificare la sua identità.

Un anno in più per un sogno più grande

FromSoftware ha sempre dimostrato che la pazienza è una virtù. Se un rinvio serve a mantenere intatta la magia di un capolavoro, vale la pena attendere. Il 2026 potrebbe sembrare lontano, ma per un gioco che ha ridefinito il concetto di epica digitale, un anno in più non è un ritardo: è un respiro prima del colpo di spada.

E così, mentre l’Interregno si prepara a rinascere su Switch 2, noi Senzaluce restiamo in attesa. Le nebbie si diradano lentamente, ma la promessa rimane: presto potremo impugnare la nostra lama e tornare, ancora una volta, a morire gloriosamente sotto il sole dorato di un mondo che non smette mai di stupire.

Amazon Luna: il cloud gaming secondo Amazon si reinventa per tutti

Il futuro del gaming non ha bisogno di console, né di download. Serve solo una connessione, un dispositivo e un pizzico di curiosità. Da oggi, quel futuro ha un nome nuovo (o meglio, rinnovato): Amazon Luna. La piattaforma di cloud gaming di Amazon è ufficialmente rinata con una veste completamente ridisegnata, pensata per rendere il videogioco davvero accessibile a chiunque — dai gamer esperti ai curiosi della domenica.

Luna è ora disponibile in Italia e in altri tredici Paesi, portando con sé oltre 50 giochi inclusi con Amazon Prime e una nuova modalità chiamata GameNight, che trasforma ogni salotto in una mini sala giochi condivisa.


Un nuovo modo di giocare, ovunque tu sia

Immagina di passare da un tablet a una Smart TV, e poi al tuo smartphone, senza perdere nemmeno un secondo di gioco. È questa la promessa di Amazon Luna: nessun hardware dedicato, nessun aggiornamento da scaricare, nessuna console da acquistare.
Funziona su Fire TV, Fire Tablet, dispositivi Android e iOS, browser web, e Smart TV LG e Samsung, sfruttando la potenza dei server AWS con GPU Nvidia Tesla T4 per lo streaming dei giochi in tempo reale.

Amazon vuole abbattere una volta per tutte quella barriera che per anni ha separato i giocatori occasionali da quelli “hardcore”. Come ha dichiarato Jeff Gattis, general manager di Amazon Luna:

“L’obiettivo del nuovo Luna è rendere il gioco più facile e più sociale che mai. Chiunque abbia uno smartphone può tuffarsi subito nel divertimento, indipendentemente dalle proprie abilità videoludiche.”


GameNight: il multiplayer da divano del futuro

Tra le novità più interessanti del nuovo Luna spicca GameNight, una collezione in continua evoluzione di giochi locali e multiplayer pensata per riunire amici e famiglia. È un ritorno alle origini, un’ode alle serate passate con pad alla mano — ma con un twist moderno: il controller è lo smartphone.

Per iniziare basta scansionare un QR code sulla TV, e il tuo telefono si trasforma in un controller touch pronto all’uso. Niente installazioni, niente cavi, solo divertimento immediato.
Il titolo di lancio, “Courtroom Chaos: Starring Snoop Dogg”, è già un manifesto d’intenti: un gioco d’improvvisazione vocale in cui il celebre rapper veste i panni di un giudice che presiede processi assurdi generati dall’intelligenza artificiale.

Ma GameNight non si ferma qui. Nella libreria ci sono classici e nuove versioni di titoli amatissimi come Angry Birds Flock Party, Draw & Guess, The Jackbox Party Pack 9, Ticket to Ride, Exploding Kittens 2 e Cluedo.
Ogni gioco è pensato per essere intuitivo e immediato, il tipo di esperienza che puoi avviare al volo durante una cena o un pomeriggio piovoso, senza dover spiegare regole complicate o installare patch da gigabyte.


Luna e Prime: un ecosistema sempre più integrato

Chi è già membro Amazon Prime ha di che esultare: oltre a tutti i vantaggi classici (spedizioni rapide, Prime Video, Amazon Music, Prime Reading, Amazon Photos e molto altro), l’abbonamento include accesso gratuito a più di 50 giochi su Luna.

Il catalogo si arricchisce di mese in mese e comprende blockbuster del calibro di Hogwarts Legacy, Indiana Jones and the Great Circle, Kingdom Come: Deliverance II e TopSpin 2K25. Una selezione che spazia dai grandi AAA alle gemme indie, per accontentare ogni tipo di gamer.

Gattis lo riassume così:

“Il 95% delle famiglie Prime include qualcuno che ama i videogiochi. Con Luna vogliamo eliminare ogni barriera: non serve un PC costoso, non servono download o installazioni. Tutto ciò che serve è già in tasca ai giocatori.”


Luna Premium: il livello successivo

Per chi vuole spingersi oltre, Amazon ha presentato anche Luna Premium, il nuovo tier in abbonamento che sostituisce il vecchio Luna+.
A 9,99 euro al mese, offre una libreria ancora più ampia che include titoli come EA SPORTS FC 25, Star Wars Jedi: Survivor e Batman: Arkham Knight — senza richiedere alcuna azione agli attuali iscritti a Luna+.

In sostanza, Prime offre la porta d’ingresso gratuita al cloud gaming, mentre Luna Premium è la chiave per esplorare tutto il potenziale della piattaforma.


Un videogioco senza confini

Oggi Amazon Luna è disponibile negli Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Germania, Francia, Italia, Spagna, Austria, Paesi Bassi, Polonia, Svezia, Portogallo, Belgio e Lussemburgo, ma l’obiettivo dichiarato di Amazon è chiaro: espandere progressivamente la disponibilità del servizio in tutto il mondo.

E mentre il mercato del cloud gaming si fa sempre più competitivo — con rivali come Xbox Cloud Gaming, GeForce Now e PlayStation Plus — Luna sembra puntare su un approccio diverso: meno esclusività e più accessibilità, più divertimento condiviso e meno tecnicismi.


Un ritorno al gioco come esperienza collettiva

In un’epoca in cui il gaming è spesso sinonimo di isolamento, Amazon Luna prova a riportare il videogioco là dove tutto è cominciato: nel salotto di casa, tra amici, risate e sfide improvvisate.
La differenza è che questa volta non serve una console da 600 euro. Basta una TV, un telefono e la voglia di giocare.

Il nuovo Luna non è solo una piattaforma cloud: è un manifesto per una nuova filosofia del gioco, dove la tecnologia scompare dietro l’esperienza.
E forse, per la prima volta, il cloud smette di essere un concetto tecnico e diventa un luogo: quello dove ci si incontra per divertirsi.

Con GameNight, la sua integrazione con Prime e una visione profondamente inclusiva, Amazon Luna si candida a essere non solo una piattaforma di cloud gaming, ma una nuova era del gioco condiviso.
Un piccolo passo per Amazon, ma un grande salto per il modo in cui pensiamo al videogioco: non più confinato a una macchina, ma libero come la connessione che lo sostiene.

Tra escape room e giochi di ruolo: ecco le attività che non puoi perderti

Se ti piacciono i giochi e ti consideri un nerd, allora devi assolutamente provare tutte le nuove esperienze che si basano sulla VR. Che ti piaccia divertirti in compagnia o da solo, hai l’imbarazzo della scelta. Dalle escape room con un gruppo di amici alle partite nei casinò direttamente online contro degli avversarti virtuali. Il brivido non manca mai, basta trovare l’intrattenimento giusto.

Escape room e realtà virtuale: immersione totale

Le escape room sono diventate mainstream qualche anno fa e continuano a crescere. Non solo, stanno anche investendo sempre di più nelle scenografie e nelle tecnologie di ultima generazione. In teoria, il trend dovrebbe continuare a essere positivo per i prossimi 10 anni. Ne hai già provate tante e ti sono sembrate tutte uguali? Allora, devi dare una possibilità anche ai format ibridi con la VR. Come funzionano? Ti muovi in uno spazio reale ma vivi un’ambientazione digitale condivisa con la tua squadra. Per esempio, c’è Zero Latency VR a Milano che propone delle esperienze multiplayer senza cavi, naturalmente ambientato in grandi ambienti dedicati. Poi ci sono i nuovi family entertainment center, come quello che ha aperto a Vimercate. Si chiama LOG – Lot of Games e propone roller coaster in VR, simulatori e arene multiplayer firmate da provider internazionali come Hologate e VEX. Insomma, l’intrattenimento super coinvolgente è diventato mainstream anche da noi.

Giochi di ruolo: dal tavolo al LARP

Il gioco di ruolo da tavolo (TTRPG) non è mai stato così popolare. A livello internazionale, il mercato ha superato i 2 miliardi di dollari. Diciamo che alcuni prodotti come Baldur’s Gate 3 hanno avvicinato anche i gamer ai giochi di ruolo. Se vuoi qualcosa di ancora più strong, devi provare il LARP che è il gioco di ruolo dal vivo. Non devi lanciare i dadi, interpreti direttamente il tuo personaggio nelle location vere come i castelli, le ville e i boschi. In Italia esiste una rete molto attiva di associazioni e di calendari. Vuoi un assaggio tutto in un weekend? Devi dare un’occhiata ai festival e alle rassegne. Sono i luoghi perfetti per provare in sicurezza, con uno staff dedicato e degli scenari pensati apposta per i neofiti. Se arrivi dal mondo dei giochi digitali o dalle slot online su betfair, sappi che qui il ritmo è diverso perché devi risolvere un enigma o devi completare una trama.

Serate ludiche, caffè dei giochi e festival

Se preferisci le esperienze snelle e facili da ripetere, allora devi concederti delle serate GdR in taverna o nei board game café. Qui, trovi dei tavoli guidati da dei master esperti e delle librerie di giochi sempre aggiornate. Se vuoi passare dal tavolo al gioco dal vivo, segui i canali di Chaos League o i database che mappano gli eventi in tutta la penisola con le date aggiornate. Molti eventi hanno dei prezzi simili a una serata al cinema. Per iniziare, crea un gruppo WhatsApp con 4-6 amici e fissate una cadenza mensile. Puoi anche alternare, una volta escape room/VR, una volta GdR al tavolo e una volta LARP breve. Così hai il tempo di capire cosa ti piace davvero, senza restare incastrato sempre nello stesso format.