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28 anni dopo: l’horror evoluto di Danny Boyle e Alex Garland che racconta un’umanità allo specchio

C’è un certo tipo di cinema che non ti lascia mai. Non parlo di quelli che rivedi ogni Natale o che citi a memoria nei giochi da pub. Parlo di quei film che si infilano sotto la pelle, che sedimentano nel subconscio e rispuntano, prepotenti, nei momenti più imprevedibili. Per me, 28 giorni dopo è sempre stato uno di quelli. Non solo un film, ma un’esperienza sensoriale, quasi tattile, che ha cambiato il modo in cui guardo l’orrore sullo schermo. La corsa sfrenata di Cillian Murphy in una Londra vuota, la musica di John Murphy che monta come un’onda di panico, gli occhi rossi degli infetti: sono immagini che non si cancellano.

 

E ora eccoci qui, oltre vent’anni dopo, con 28 anni dopo. Un titolo che potrebbe sembrare una semplice operazione nostalgia – e invece no. Quello che Danny Boyle e Alex Garland ci regalano non è solo un sequel. È una riflessione lucida e spietata su cosa significhi vivere dopo la fine del mondo. E soprattutto: su cosa significhi essere ancora umani.

La cosa che mi ha colpito subito – ancor prima dei titoli di testa – è la consapevolezza del film di trovarsi in un mondo post-pandemico. Non parlo solo della narrazione, ma dello sguardo con cui ci osserva. 28 anni dopo sa benissimo che lo spettatore del 2025 ha conosciuto l’isolamento, la paura dell’altro, il silenzio improvviso delle città. Lo accoglie. Lo ingloba nella sua struttura. È come se il film ci dicesse: “Vi ricordate la finzione? Ora fa più paura perché sapete quanto sia vicina alla realtà.”

Il Regno Unito, nella finzione, è diventato un buco nero nella mappa. Nessun contatto, nessuna speranza. La vita resiste solo in forma di ruggine, muschio e sangue. E al centro di questo inferno c’è una famiglia spezzata. Jamie, interpretato da un Aaron Taylor-Johnson in stato di grazia, si è rifugiato con sua moglie Isla e il piccolo Spike su una di quelle isole sospese nel tempo e nelle maree. La malattia che corrode Isla non è il virus, ma qualcosa di ancora più crudele perché reale: una degenerazione senza nome, senza cura. E quando Spike decide di affrontare il mondo per cercare una salvezza impossibile, capisci che il film non parlerà solo di infetti. Parlerà di legami. Di speranze disperate. Di quanto siamo disposti a rischiare per chi amiamo.

La prima metà è un ritorno all’origine del genere. Boyle ha ancora quella furia visiva che ti incolla alla poltrona: la camera a mano che trema come il battito cardiaco, i tagli frenetici, la luce naturale che filtra tra le rovine. Ma ciò che impressiona di più è come l’universo degli infetti si sia evoluto. Non sono più solo corpi rabbiosi e incontrollabili. Sono diventati parte di un ecosistema. Lenti, veloci, mostruosi: ognuno ha una funzione. E guardandoli, non puoi non pensare al modo in cui anche i virus reali mutano, imparano, sopravvivono. C’è una logica fredda, una coerenza scientifica che rende tutto ancora più agghiacciante.

Ma è la seconda parte del film a sorprendermi davvero. Quando Spike e Isla si inoltrano verso il continente, il tono cambia. Non è più solo tensione. È poesia oscura. È viaggio interiore. Ho pensato a The Road, certo, ma anche a Cuore di tenebra, a Stalker di Tarkovskij. Si abbandonano le regole dell’action e si entra in un campo più rarefatto, più doloroso. Le rovine parlano. I silenzi diventano assordanti. Garland sa scrivere la paura non solo come minaccia esterna, ma come voragine dell’anima. E Boyle, con la sua regia istintiva ma calibrata, trasforma le immagini in meditazioni visive. Ogni inquadratura pesa, resta, scava.

Il cast è magnetico. Taylor-Johnson è una forza quieta: senti ogni sua scelta come una ferita. Jodie Comer, fragile e luminosa, regala una performance che spezza il cuore. E Ralph Fiennes – non so nemmeno da dove cominciare. Il suo Dr. Kelson è l’incarnazione del dubbio etico: è un medico? Un santone? Un sopravvissuto che ha perso l’anima? Ogni suo sguardo è un enigma. E poi c’è quel momento. Il viso sfocato di un infetto. Quegli occhi. Quella mascella. Non dicono nulla, ma lo sai. Sì, lo sai. Boyle e Garland non ti servono Cillian Murphy su un piatto d’argento. Ti fanno desiderare che ci sia. E temere che ci sia.

La produzione è sontuosa, ma non perde mai l’anima indie che ha reso grande il primo film. Ogni dollaro del budget – 75 milioni – è investito nel mondo, non nell’effetto. Ci sono immagini che mi porterò dietro: una città sommersa, un campo pieno di croci fatte con i rottami, un bambino che accende un fuoco nella notte. E poi il suono. I momenti di silenzio assoluto. I crescendo elettronici. La colonna sonora è una lama, e taglia nei momenti giusti.

E infine, c’è la promessa. Questo è solo l’inizio. 28 Years Later: The Bone Temple è già pronto. Nia DaCosta alla regia è una scelta coraggiosa e stimolante. Se manterranno questa coerenza, se continueranno a raccontare l’apocalisse con occhi umani e feriti, allora non ci troveremo di fronte a una semplice trilogia. Ma a una nuova mitologia.

28 anni dopo è un film che non spaventa per il sangue, ma per la verità. Perché parla di solitudini, di memorie, di futuri incerti. È un horror che riflette, che morde piano prima di affondare i denti. E io, da appassionata irriducibile del genere, non posso che sentirmi grata. Perché non è solo un grande film. È un grande sguardo sul mondo. Uno di quelli che, una volta che li hai incontrati, non ti abbandonano più.

Estate 2025 a Mirabilandia: un’esplosione di eventi nerd-friendly tra risate, zombie e fluo party!

Se siete amanti del divertimento in stile nerd epico, segnate queste date sul calendario con l’evidenziatore fosforescente (quello che si illumina al buio, per restare in tema): Mirabilandia, il parco divertimenti più grande d’Italia, è pronto a scatenare un’estate 2025 semplicemente indimenticabile. E lo fa con una programmazione che sembra uscita da un crossover tra Zombieland, MTV Party to Go e un best of di Comedy Central. Il tutto, ovviamente, incorniciato dalle mitiche attrazioni del parco – e da una fresca novità: la nuovissima Nickelodeon Land, che promette di far impazzire grandi e piccini tra SpongeBob, Ninja Turtles e molto altro.

Ma andiamo con ordine, perché gli eventi estivi a Mirabilandia quest’anno sono roba da veri geek dell’adrenalina e della comicità.

Si parte col botto sabato 21 giugno, data che non è solo l’inizio dell’estate, ma il momento perfetto per festeggiare il Capodanno dell’Estate Italiana, alias la leggendaria Notte Rosa della Riviera Romagnola. E per l’occasione, sul palco del parco salirà Valentina Persia, irresistibile comica romana che farà ridere fino a perdere i pop corn. Il tutto in collaborazione con Comedy Central, garanzia assoluta di umorismo sopra le righe.

Appena il tempo di riprendersi dalle risate, ed eccoci catapultati nella notte da clubbing più attesa della stagione: sabato 26 luglio, Mirabilandia spegne (o meglio, accende!) ben trentatré candeline e lo fa con un super evento in compagnia di DJ Andrea Damante e la musica di MTV, per ballare senza freni tra attrazioni illuminate, luci stroboscopiche e un’atmosfera da festival EDM.

E poi… tenetevi forte, perché tra il 12 e il 17 agosto il parco si trasforma in un set da film horror: torna il mitico Suburbia Summer Nightmare, sei giorni da urlo in cui mostri, zombie e creature notturne iniziano a invadere Mirabilandia già dal tramonto. Un vero e proprio anticipo del nuovo Halloween 2025, pensato per chi non ha paura del buio… o per chi ha sempre sognato di vivere una vacanza da sopravvissuto in stile Resident Evil. Spoiler: anche questa edizione promette di essere mostruosamente spettacolare.

Il ritmo non si ferma: sabato 30 agosto arriva l’irrinunciabile Fluo Party by RDS, un tripudio di luci fluorescenti, musica da sballo e performance live firmate dalla radio dei “100% Grandi Successi”. È il party perfetto per salutare agosto con stile… e con tanta vernice UV.

Infine, la stagione estiva si chiuderà con il sorriso sulle labbra sabato 13 settembre, grazie a una nuova collaborazione con Comedy Central che vedrà salire sul palco un’icona della comicità romagnola: Paolo Cevoli. Un ritorno alle origini e alle radici del divertimento, con un cabaret che promette di far ridere fino alle lacrime – ma di gioia.

“Sarà un’estate per tutti i gusti e tutte le età – spiega Sabrina Mangia, Managing Director di Mirabilandia –. Non mancheranno risate, musica e sorprese. Insieme alla nostra nuova area Nickelodeon e alle attrazioni che fanno battere il cuore, vogliamo regalare esperienze uniche a ogni tipo di pubblico.”

La cosa bella? Tutti gli eventi sono inclusi nel biglietto di ingresso, quindi mentre aspettate di lanciarvi da Divertical o affrontare Katun, potete anche godervi show, party e performance di alto livello. E sì, sono previste promozioni e tariffe speciali, quindi il divertimento non svuoterà il vostro inventario… ehm, portafoglio.

Per il calendario aggiornato, orari e tutte le info nerdamente necessarie: www.mirabilandia.it

Torsoli: Guglielmo Tell nella lotta contro gli zombie, un’originale rivisitazione horror del mito svizzero

Immaginate di prendere una delle leggende più iconiche della storia, quella di Guglielmo Tell, e di catapultarla in un mondo post-apocalittico invaso da zombie. Potrebbe sembrare una combinazione bizzarra, ma è esattamente ciò che Joël Prétôt fa con la sua graphic novel Torsoli, pubblicata dall’Istituto Editoriale Ticinese (IET) nella collana “Le Nuvole”. Un’opera che riesce a fondere con maestria il folklore svizzero, l’horror e una critica sociale di grande impatto, portando sullo schermo una versione inedita e inquietante del celebre eroe svizzero.

Guglielmo Tell, noto per la sua resistenza e per la sua lotta per la libertà contro l’oppressione, viene reimmaginato in un contesto post-apocalittico dove il male che minaccia la sua terra non è più un tiranno umano, ma un’orda di non morti famelici che infetta ogni angolo della sua patria. In Torsoli, Tell non è più solo il simbolo dell’indipendenza elvetica, ma diventa il faro di una lotta disperata contro un male che dilaga inesorabile. La sua arciere di fama mondiale non punta più a colpire frutti o tiranni, ma a fermare l’avanzata di una minaccia che trasforma i suoi compaesani in esseri privi di volontà e umanità.

Joël Prétôt, con il suo approccio originale e audace, riscrive la storia di Guglielmo Tell attraverso lenti horror e sociali. La scelta di inserire gli zombie in questo contesto non è casuale. Infatti, l’invasione degli zombi diventa una potente metafora della pericolosa diffusione di ideologie e mali contagiosi che travolgono le comunità, minacciando la loro stessa identità. Un tema che, sebbene possa sembrare anacronistico, è terribilmente attuale e rilevante, portando alla luce riflessioni sulle paure collettive, sulla resistenza e sulla lotta per la sopravvivenza in un mondo che cambia a una velocità spaventosa.

La storia di Torsoli è quindi più di un semplice racconto di zombi. È una riflessione sulla fragilità della società, un’esplorazione della condizione umana, vista attraverso il prisma di un mito eterno, quello di Guglielmo Tell, che viene trasfigurato in un eroe moderno, ma pur sempre legato alle sue radici. Prétôt non si limita a riprendere il mito originale, ma lo deforma, lo distorce, lo adatta ai tempi oscuri che sta raccontando. E lo fa con una grazia particolare, che unisce il ritmo dell’azione all’introspezione psicologica del protagonista.

Joël Prétôt, classe 1985 e originario di Paradiso, è un fumettista e illustratore che ha acquisito grande notorietà nel panorama italiano, grazie al suo stile distintivo e alla sua capacità di affrontare tematiche complesse con un linguaggio visivo unico. Dopo aver frequentato la Scuola del Fumetto di Milano, ha avuto modo di cimentarsi in numerosi progetti, realizzando opere autoprodotte e su commissione. Il suo impegno nel settore sociosanitario, poi, arricchisce ulteriormente la sua visione artistica, conferendo alle sue opere una profondità e una sensibilità rara. Con Torsoli, Prétôt non si limita a narrare una storia, ma invita il lettore a riflettere, a interrogarsi sul mondo che lo circonda e a confrontarsi con le proprie paure.

La scelta del contesto svizzero e la rilettura di una figura come Guglielmo Tell offrono, dunque, un’opportunità unica per esplorare temi universali come la libertà, la resistenza e la lotta contro l’oppressione, ma anche la paura del cambiamento e della disintegrazione sociale. Con un impianto narrativo che sa mescolare tradizione e innovazione, Torsoli non è solo un’opera di intrattenimento, ma un’occasione per riflettere sulle forze che modellano la nostra società e le nostre identità.

In conclusione, Torsoli è un’opera che segna un passo importante nel panorama del fumetto contemporaneo, un lavoro che va oltre la superficie e riesce a intrecciare generi diversi, dal folklore all’horror, dalla critica sociale alla riflessione sull’indipendenza e la lotta. Joël Prétôt ci regala una rivisitazione di Guglielmo Tell che, in un mondo invaso da zombie, assume nuovi e inquietanti significati, diventando non solo il simbolo di un’epoca, ma anche di un’umanità che lotta, a fatica, per non soccombere alle proprie paure.

“Phantasm: l’Universo di Tall Man” di Luigi Boccia, Lorenzo Ricciardi, Nicola Lombardi e Giada Cecchinelli

Nel vasto panorama del cinema horror, pochi film riescono a lasciare un’impronta duratura come la saga di Phantasm, la cui mitologia è stata forgiata dalla mente di Don Coscarelli. Sebbene il suo impatto iniziale possa sembrare, a prima vista, marginale rispetto ad altri giganti del genere, Phantasm ha rappresentato una rivoluzione nella percezione del cinema horror, mescolando elementi sovrannaturali, di fantascienza e distopia con una visione originale e disturbante. Il libro Phantasm: l’Universo di Tall Man, scritto da Luigi Boccia, Lorenzo Ricciardi, Nicola Lombardi e Giada Cecchinelli, si propone di esaminare in modo approfondito questa saga, offrendo l’unica analisi completa del fenomeno in Italia.

La nuova edizione deluxe del libro, che uscirà a settembre 2024 per l’editore Weird Book, si inserisce nella collana Insomnia, che si distingue per la sua attenzione ai temi più oscuri e inquietanti del cinema e della cultura popolare. Con 154 pagine di contenuti accuratamente studiati, questo saggio diventa una risorsa fondamentale per i fan di Phantasm, ma anche per gli studiosi e gli appassionati del cinema di genere. La copertura di Giorgio Finamore è un omaggio visivo al mondo surreale e spettrale di Phantasm, che ha reso il film di Coscarelli un cult eterno.

Il cuore del libro risiede in un’analisi lucida e puntuale delle inquietudini espresse dalla saga di Phantasm, radicate in un contesto storico-sociale che segna la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta. In quegli anni, la società americana si trovava in una fase di profondo cambiamento, segnata da turbolenze politiche e culturali, e il cinema rispecchiava queste tensioni. Coscarelli, attraverso il suo Tall Man, un supervillain enigmatico e terrificante, crea una figura simbolo del terrore che attraversa i confini della morte e della realtà, in un universo distopico che esplora il concetto di morte, paura e controllo. Il Tall Man non è solo una figura maligna, ma un archetipo che incarna le paure più profonde della società dell’epoca: la paura dell’ignoto, la violazione della privacy, l’impossibilità di sfuggire ai propri incubi.

Phantasm non è solo un horror, ma una riflessione su temi universali come l’aldilà, la memoria e la dimensione della violenza psicologica. Il libro analizza anche come Coscarelli abbia saputo mescolare elementi di stregoneria e sci-fi, creando un linguaggio visivo e narrativo unico che ha influenzato generazioni di registi. L’autore del saggio esplora come il film anticipi le intuizioni di pellicole più recenti, come Interstellar di Christopher Nolan, che, a distanza di decenni, si confronta con tematiche simili legate alla percezione del tempo e dello spazio, dimostrando quanto il cinema di Coscarelli fosse avanti rispetto ai suoi tempi.

Un aspetto fondamentale del libro è l’analisi della nascita del Tall Man, figura che diventa l’epicentro del terrore in Phantasm. La sua identità è avvolta nel mistero, e la sua natura non è mai del tutto svelata, creando un’inquietudine costante nel pubblico. Il Tall Man rappresenta l’incarnazione di un inferno privato, il simbolo di un sistema che controlla e annienta, lasciando dietro di sé solo rovine e morte. L’analisi dei registi e degli autori del libro si sofferma sul ruolo centrale che questa figura assume nella saga, considerando anche l’influenza che il personaggio ha avuto sulla rappresentazione del male nel cinema horror successivo.

La saga di Phantasm è anche un prodotto della Nuova Hollywood, movimento cinematografico che ha preso piede negli anni Settanta e che ha cercato di rompere con le convenzioni del cinema mainstream dell’epoca. Coscarelli, con il suo approccio audace e sperimentale, ha saputo sfruttare le risorse limitate ma la sua visione creativa lo ha portato a reinventare il genere horror, mescolando tensioni psicologiche con una estetica viscerale che ha segnato la nascita di un nuovo tipo di supervillain. Il Tall Man, infatti, è considerato uno dei primi veri super-cattivi del grande schermo, anticipando figure come quelle di Jason e Michael Myers, ma con una dimensione più psicologica e complessa.

Non meno importante è l’impatto che Phantasm ha avuto sul cinema degli zombie. La saga, pur non appartenendo direttamente a questo sottogenere, ha comunque contribuito a definirne alcuni tratti distintivi, come la violazione della morte e la presenza di entità non-morte che sfidano la nostra percezione della vita. Questo legame con il cinema degli zombie è ben evidente nella figura dei “ghoul” e nella logica del “risveglio dalla morte” che pervade l’intero universo di Phantasm.

In definitiva, Phantasm: l’Universo di Tall Man si configura come una lettura obbligatoria per chiunque desideri comprendere a fondo la saga di Don Coscarelli e il suo impatto sul cinema horror contemporaneo. Questo saggio non solo svela i misteri dietro la creazione del film, ma offre anche un’analisi critica e storica delle dinamiche che hanno reso Phantasm una pietra miliare del genere. Con una narrazione avvincente e una scrittura lucida, il libro si inserisce nel panorama editoriale italiano come l’opera definitiva per comprendere il legame tra cinema, società e paura, e come un film di culto possa, a distanza di anni, rivelarsi ancora attuale e innovativo.

Concludendo, questa nuova edizione deluxe di Phantasm: l’Universo di Tall Man non solo arricchisce la conoscenza della saga di Phantasm, ma diventa un viaggio nei meandri della mente di Don Coscarelli e nel cuore pulsante di un cinema che ha saputo ridefinire le regole del terrore. Non mancate l’appuntamento con questo libro, che sarà disponibile dal 2024, per scoprire tutti i segreti dietro uno dei più affascinanti incubi cinematografici della storia.

Resident Evil: il film reboot ha finalmente una data di uscita ufficiale!

Il franchise di Resident Evil, uno dei più iconici nel panorama videoludico e cinematografico, sta per tornare sul grande schermo con un attesissimo reboot. Sony ha recentemente annunciato la data di uscita ufficiale del nuovo film, fissata per il 18 settembre 2026. Diretto da Zach Cregger, regista che ha conquistato il pubblico e la critica con il suo horror psicologico Barbarian, questo nuovo capitolo si propone di riportare alla luce l’essenza horror che ha reso celebre la serie, abbandonando l’approccio action che ha caratterizzato i film precedenti.

Il ritorno di Resident Evil al cinema arriva dopo un periodo di incertezze sul futuro del franchise, con la Sony che ha dovuto affermare con forza il proprio impegno nell’universo di Capcom, evitando che i diritti del progetto finissero nelle mani di concorrenti come Warner Bros. e Netflix, i quali stanno cercando di accaparrarsi la distribuzione del film. La battaglia tra i giganti dell’intrattenimento sottolinea l’enorme potenziale commerciale e narrativo che Resident Evil continua a vantare, attirando sia i fan storici che un pubblico nuovo e pronto ad immergersi nell’universo infestato dagli zombie.

Il progetto è frutto di una collaborazione tra Vertigo Entertainment, PlayStation Productions e la storica Constantin Film, la quale ha già curato i precedenti adattamenti cinematografici del franchise. Sanford Panitch, presidente di Sony Pictures Motion Picture Group, ha elogiato il talento di Cregger, definendolo uno dei registi emergenti più promettenti degli ultimi anni, capace di infondere nuova linfa nel franchise. La sceneggiatura, scritta dallo stesso Cregger insieme a Shay Hatten, sceneggiatore di John Wick 4 e Army of the Dead, mira a restituire alla saga quel tocco horror che l’ha resa un punto di riferimento nel genere survival horror, riprendendo le atmosfere cupe e angoscianti dei primi videogiochi.

Questa nuova pellicola segna l’ottavo adattamento cinematografico della saga, che ha esordito al cinema nel 2002 con il primo capitolo diretto da Paul W.S. Anderson e interpretato da Milla Jovovich. La serie, composta da sei film e conclusasi nel 2016, ha riscosso un successo straordinario, incassando oltre 1,2 miliardi di dollari a livello globale, ma non senza critiche. I film successivi hanno continuato a seguire l’approccio action, ma con il reboot del 2021, Resident Evil: Welcome to Raccoon City, il tentativo di rimanere fedele all’estetica dei primi giochi non è riuscito a soddisfare né critica né pubblico.

Nonostante ciò, il franchise ha continuato ad evolversi, con opere di animazione come Resident Evil: Death Island che nel 2023 ha espanso ulteriormente l’universo narrativo, proponendo nuove avventure per i fan della saga. Il successo della serie videoludica, che ha avuto inizio nel 1996 con il primo Resident Evil, ha avuto un impatto culturale così forte che il gioco è stato incluso nella Video Game Hall of Fame, un riconoscimento che attesta la sua importanza nella storia dei videogiochi.

Il nuovo film di Cregger si propone di riscoprire le radici di Resident Evil, restituendo quella sensazione di paura e vulnerabilità che ha reso i primi giochi un’esperienza unica. L’isolamento opprimente, la costante tensione e la lotta per la sopravvivenza torneranno a essere i protagonisti della trama, allontanandosi dall’approccio esplosivo che ha caratterizzato i film precedenti. L’intento è quello di fare un passo indietro, rendendo il film più intimo e fedele all’essenza survival horror che ha reso il videogioco un capolavoro, piuttosto che cercare l’adrenalina pura dei capitoli cinematografici passati.

Mentre i fan si preparano ad accogliere questo reboot con grande curiosità, le aspettative sono alte, ma le premesse sono promettenti. Con la presenza di PlayStation Productions e un regista capace come Zach Cregger, il film ha tutte le carte in regola per conquistare non solo gli appassionati di lunga data, ma anche una nuova generazione di spettatori. Se il film riuscirà a catturare l’essenza dell’universo di Resident Evil, potrebbe segnare una vera e propria svolta per il franchise e per il panorama degli adattamenti cinematografici tratti dai videogiochi.

Il futuro di Resident Evil al cinema sembra essere carico di aspettative. Il ritorno del franchise sul grande schermo non sarà solo un evento per i fan della saga, ma un’opportunità per ridefinire cosa significa portare l’horror e il survival su pellicola. La data di uscita del 18 settembre 2026 segnerà il ritorno di uno dei titoli più amati del genere, pronto a far parlare di sé e a far vivere nuove emozioni ai fan di tutto il mondo.

Survival Machine: L’avventura Co-op che Rivoluziona il Gioco di Sopravvivenza

Il 24 febbraio 2025, gli appassionati del genere survival possono finalmente tuffarsi in Survival Machine, un titolo che promette di ridefinire il concetto di gioco cooperativo. Con l’inizio del Steam Next Fest, i giocatori hanno la possibilità di mettere alla prova la nuova modalità co-op del gioco, un’aggiunta che arricchisce ulteriormente l’esperienza di gioco e che offre un assaggio di ciò che Survival Machine ha da offrire. La sua trama, l’ambientazione e le dinamiche di gioco sono un richiamo irresistibile per gli amanti di sfide estreme e atmosfere post-apocalittiche.

In Survival Machine, i giocatori sono catapultati in un mondo dilaniato da orde di zombie, ma non sono soli. La trama del gioco ruota attorno alla sopravvivenza a bordo di una macchina gigantesca, una sorta di fortezza mobile che funge da rifugio e centro di comando. In un contesto in cui le risorse scarseggiano e la minaccia di morte è sempre dietro l’angolo, l’obiettivo diventa chiaro: raccogliere ciò che serve per sopravvivere, costruire difese robuste e prepararsi a respingere l’assalto dei morti viventi durante la notte.

A prima vista, Survival Machine si distingue da molti altri titoli del genere per la sua prospettiva unica. Non si tratta di una semplice guerra contro gli zombie, ma di una vera e propria lotta per costruire e proteggere una casa, un rifugio che viaggia attraverso biomi vari e dinamici, ognuno con le proprie peculiarità e insidie. La macchina che i giocatori controllano non è solo un mezzo di trasporto, ma una sorta di estensione del proprio pensiero strategico. Ogni modifica che si apporta alla macchina avrà ripercussioni sul gameplay, costringendo il giocatore a ponderare ogni scelta.

Cooperazione e Creatività: Il Cuore del Gioco

Il vero punto di forza di Survival Machine risiede però nel suo approccio cooperativo. La nuova modalità co-op, introdotta in occasione del Steam Next Fest, permette ai giocatori di unire le forze per affrontare la battaglia contro le orde di zombie. Non si è più soli a combattere, ma parte di una squadra che può condividere il peso delle scelte difficili, delle esplorazioni rischiose e delle difese da erigere. L’interazione tra i membri del gruppo non si limita alla mera difesa: ogni giocatore ha un ruolo preciso, che va dalla raccolta delle risorse all’aggiornamento della macchina, fino alla progettazione delle fortificazioni necessarie per fronteggiare le creature che popolano il mondo di gioco.

Questo aspetto cooperativo dà una nuova linfa al gameplay, conferendo una dimensione sociale che raramente si trova in altri giochi di sopravvivenza. Piuttosto che doversi accontentare di un’esperienza solitaria, i giocatori possono condividere strategie, risorse e persino momenti di tensione. La cooperazione diventa un elemento fondamentale non solo per sopravvivere, ma per godere appieno della ricchezza di contenuti che il gioco offre.

L’Esplorazione e la Costruzione: Un Gioco di Sopravvivenza Dinamico

La bellezza di Survival Machine sta anche nella sua capacità di offrire un’esperienza di esplorazione senza pari. I biomi, con le loro caratteristiche uniche, offrono sfide sempre nuove, costringendo i giocatori a adattarsi e a trovare soluzioni creative per sopravvivere. Ogni area presenta risorse esclusive, che possono essere usate per migliorare la macchina e le difese, mentre il ciclo giorno/notte aggiunge una sfida strategica non indifferente.

Durante il giorno, i giocatori devono raccogliere risorse, costruire e potenziare la macchina. Ma quando la notte arriva, la vera sfida ha inizio. Le orde di zombie non sono solo un ostacolo, ma una prova costante della resistenza e della preparazione del gruppo. L’approccio alla difesa diventa fondamentale: armi corpo a corpo, artiglieria a distanza e costruzioni difensive devono essere combinati in modo intelligente per affrontare l’attacco senza soccombere.

L’aspetto della personalizzazione della macchina è un altro elemento che rende il gioco straordinariamente avvincente. Ogni giocatore può scegliere come strutturare la propria fortezza mobile, adattandola al proprio stile di gioco. Le opzioni sono praticamente infinite e la macchina si evolve con il progresso della partita, rendendo ogni sessione unica.

Un’Esperienza Che Va Oltre la Semplice Sopravvivenza

Survival Machine non è solo un gioco di sopravvivenza; è una tela bianca dove ogni giocatore può dipingere la propria avventura. La possibilità di esplorare, costruire e affrontare le sfide insieme agli amici è una delle caratteristiche che, con il tempo, daranno al gioco una longevità che pochi titoli del genere riescono a garantire. La combinazione di esplorazione, crafting e survival si fonde perfettamente con il gioco di squadra, creando una dinamica che può intrattenere per ore senza mai risultare ripetitiva.

Con l’introduzione della modalità co-op, Survival Machine diventa un gioco che offre molto di più di quanto si possa immaginare a prima vista. Non si tratta solo di affrontare zombie, ma di costruire, proteggere e sopravvivere insieme, in un mondo che cambia continuamente. Per chi è alla ricerca di un’esperienza di gioco profonda, in grado di stimolare la creatività e la collaborazione, Survival Machine è senza dubbio un titolo da tenere d’occhio. La demo, disponibile dal 24 febbraio su Steam, è solo un assaggio di ciò che il gioco ha in serbo, e ogni singolo dettaglio promette un’avventura unica nel suo genere.

 

Night of the Zoopocalypse: L’incredibile fusione di horror e commedia in un’animazione fuori dagli schemi

Nel panorama dell’animazione moderna, poche opere osano fondere horror e commedia con la stessa audacia di Night of the Zoopocalypse. Diretto da Ricardo Curtis e Rodrigo Perez-Castro, il film porta sugli schermi un’idea nata dalla mente geniale di Clive Barker, noto maestro del terrore. La sua premessa è tanto assurda quanto irresistibile: un meteorite precipita nello zoo di Colepepper, scatenando un virus alieno che trasforma gli animali in zombie mutanti.

Ciò che distingue Night of the Zoopocalypse è la sua capacità di bilanciare l’umorismo sfrenato con un’estetica tipica dei b-movie horror, un’operazione rara nell’animazione per famiglie. La trama segue Gracie, una giovane lupa piena di risorse, e Dan, un puma burbero ma dal cuore d’oro, mentre guidano un’improbabile banda di sopravvissuti per trovare una cura e fermare Bunny Zero, il leader delle creature infette. A completare il cast di personaggi eccentrici troviamo Xavier, un lemure ossessionato dal cinema, Frida, una capibara temeraria, e Ash, un sarcastico struzzo che aggiunge ulteriore verve alla narrazione.

L’animazione sorprende per la scelta stilistica: il team creativo ha optato per una texture realistica solo su alcuni animali, distinguendo visivamente i mutanti dai sani e riducendo al contempo i costi di produzione. Il risultato è un mix visivo affascinante, che richiama il look dei film horror a basso budget grazie a un uso sapiente di luci e nebbie. A completare l’atmosfera c’è la colonna sonora firmata da Dan Levy, che amplifica i momenti di tensione e dona ulteriore spessore all’azione.

Il cast vocale è un altro dei punti di forza del film. David Harbour presta la sua voce carismatica a Dan, mentre Paul Sun-Hyung Lee, Scott Thompson e Gabbi Kosmidis danno vita ai vari membri della stravagante compagnia di protagonisti. Le interpretazioni sono vivaci e cariche di energia, contribuendo a rendere memorabile il tono del film.

Dopo la sua premiere al prestigioso Sitges Film Festival il 7 ottobre 2024, Night of the Zoopocalypse si prepara a sbarcare nei cinema nordamericani il 7 marzo 2025, distribuito da Viva Kids ed Elevation Pictures. Il primo teaser, rilasciato nel novembre 2024, ha già generato un notevole entusiasmo tra gli appassionati di animazione e horror.

Nel complesso, il film rappresenta un raro esempio di commistione tra generi, capace di soddisfare tanto gli amanti delle storie di zombie quanto il pubblico alla ricerca di un’animazione fuori dagli schemi. Con il suo umorismo irriverente, i suoi personaggi irresistibili e il suo omaggio ai classici del cinema horror, Night of the Zoopocalypse si preannuncia come un piccolo cult destinato a lasciare il segno.

Marvel Zombies: La Serie Animata che Conquisterà i Cuori dei Fan del Horror e del MCU

Una nuova serie sta per fare il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe (MCU), promettendo di unire gli amanti del fumetto, gli appassionati di zombie e i fan delle storie più cupe e spaventose. Parliamo di Marvel Zombies, una serie animata che arriverà su Disney+ il 3 ottobre 2025, composta da quattro episodi. Questa serie è un progetto ambizioso che riprende una delle storie più iconiche della Marvel Comics, ma con una svolta horror che sicuramente farà felici gli appassionati del genere.

Un’ambientazione oscura nel multiverso

Marvel Zombies si ambienta in una linea temporale alternativa, un “What If…?” dell’Universo Marvel, che ha preso vita nell’episodio intitolato “What If… Zombies?!” della serie animata What If…? (2021). Un piccolo assaggio del caos che questa nuova serie porterà. La trama segue un gruppo di sopravvissuti che combattono per la propria vita contro alcuni dei più famosi eroi e villain del MCU, ora trasformati in zombie. La formula è semplice ma affascinante: l’infezione ha contagiato gli eroi, e ora toccherà a un gruppo di sopravvissuti cercare di fermarli, in una lotta disperata tra speranza e disperazione.

Un cast stellare di doppiatori

La serie si distingue non solo per la sua trama affascinante, ma anche per un cast di doppiatori d’eccezione che porterà in vita questi personaggi in modo unico. Tra i volti più noti troviamo Awkwafina, che ritorna nel ruolo di Katy, la migliore amica di Shang-Chi, e David Harbour, che darà la sua voce ad Alexei Shostakov, il Red Guardian. Simu Liu riprenderà il ruolo di Shang-Chi, il talentuoso artista marziale, mentre Elizabeth Olsen tornerà a vestire i panni di Wanda Maximoff, alias la potente Scarlet Witch. Non mancano anche Florence Pugh nei panni di Yelena Belova e Hailee Steinfeld come Kate Bishop, che tutti ricordiamo per i loro ruoli iconici nel MCU. Al loro fianco, troveremo anche Dominique Thorne come Riri Williams (Ironheart) e Iman Vellani come Kamala Khan, la Ms. Marvel, che avrà un ruolo centrale nella storia.

Questa serie vedrà anche l’arrivo di personaggi già visti nell’universo Marvel, come Clint Barton/Occhio di Falco, Steve Rogers/Capitan America, e Carol Danvers/Capitan Marvel, ma non nei loro consueti panni da eroi: ora sono zombie assetati di carne. Un dettaglio che non mancherà di aggiungere ulteriore tensione e drammaticità all’intera esperienza visiva.

Un viaggio nell’orrore e nella speranza

Marvel Zombies non è solo un’altra serie sugli zombie, ma un racconto che esplora temi più profondi e universali. La serie mischia elementi di horror, azione e dramma, con un’ambientazione che mescola splatter e momenti di grande emozione. Non si tratta solo di combattimenti contro mostri, ma di un’avventura che parla di sopravvivenza, speranza e sacrificio. Bryan Andrews, già direttore di What If…?, ha dichiarato che il tono della serie sarà molto intenso, con una violenza che richiama le atmosfere dei fumetti originali di Marvel Zombies, ma arricchita da una narrativa che toccherà anche il cuore dello spettatore. Il contenuto sarà adatto a un pubblico adulto, visto che la serie sarà classificata come TV-MA, un dettaglio che farà felici coloro che desiderano una rappresentazione più cruda e autentica degli zombie.

Il ritorno delle animazioni cel-shaded

Dal punto di vista visivo, Marvel Zombies adotterà lo stesso stile di animazione cel-shaded che ha caratterizzato What If…?, creando un’estetica unica che mescola il 2D al 3D. La tecnica, che regala un aspetto simile a quello di un fumetto animato, sarà utilizzata per raccontare una storia visivamente coinvolgente e altrettanto inquietante, con l’intento di rimanere fedele al materiale originale pur portando una freschezza nella sua realizzazione.

Un’avventura nel Multiverso Marvel

La serie è parte della Fase Sei del MCU e sarà l’ennesimo tassello che andrà ad arricchire il panorama delle storie animate di Marvel. La produzione di Marvel Zombies è affidata ai Marvel Studios Animation, con Zeb Wells come sceneggiatore principale e Bryan Andrews come showrunner e direttore. Entrambi hanno lavorato al progetto fin dai primi stadi di sviluppo, e le aspettative per questa serie sono davvero alte, soprattutto dopo la reazione positiva del pubblico all’episodio di What If…? dedicato agli zombie.

Con Marvel Zombies, Marvel Studios non solo esplora nuove possibilità narrative nel Multiverso, ma porta alla luce una delle sue storie più audaci, in grado di attrarre non solo gli appassionati di Marvel, ma anche tutti coloro che amano un buon racconto horror, ricco di suspense e colpi di scena.

Marvel Zombies arriverà su Disney+ il 3 ottobre 2025, un appuntamento imperdibile per tutti i fan del MCU e per chi ama un po’ di horror nella propria routine di intrattenimento. Non resta che prepararsi a vedere i nostri eroi preferiti, ora zombie, dare vita a un’avventura epica, sanguinolenta e, soprattutto, irresistibile.

Newtopia: Quando l’Amore Si Scontra con l’Apocalisse Zombie

Se sei un appassionato di serie TV che sa apprezzare il fascino di un mondo apocalittico popolato da zombie e, allo stesso tempo, ama immergersi in storie d’amore complesse, Newtopia è un titolo che promette di stuzzicare la tua curiosità. In uscita il 7 febbraio 2025, questa serie coreana, destinata a diventare un must-see per i fan del genere, sarà disponibile su Coupang Play e anche su Amazon Prime Video, offrendo così un’ampia accessibilità a livello globale. Basata sul romanzo Influenza di Han Sang-woon, Newtopia ci porta nel cuore di Seoul, una capitale sudcoreana che, da metropoli vivace, si trasforma in un campo di battaglia devastato da un’epidemia di zombie. Ma non aspettarti solo un classico drama apocalittico. La serie mescola azione, suspense e una forte componente romantica, creando un mix che non mancherà di coinvolgere sia gli appassionati del genere horror che quelli più sensibili alle dinamiche affettive.

La trama di Newtopia ruota attorno a Lee Jaeyoon, interpretato da Park Jeong-min, un giovane soldato sudcoreano che si trova coinvolto nel servizio di leva obbligatorio, e Kang Youngjoo, la sua fidanzata, interpretata dalla cantante dei BLACKPINK, Kim Jisoo. La coppia, inizialmente separata dalle circostanze della vita quotidiana e dalle difficoltà di un rapporto a distanza, si troverà a fare i conti con la più grande crisi di tutte: un’apocalisse zombie. In un colpo solo, l’epidemia si abbatte su Seoul, e i due protagonisti dovranno rivedere le loro priorità e affrontare i propri sentimenti in un mondo che crolla intorno a loro. Il cuore della serie, come suggerisce la trama, è la domanda: “Può l’amore sopravvivere nel mezzo di una catastrofe mondiale?” Una riflessione che si sviluppa tra scene di azione ad alta tensione e momenti più intimi, dove i protagonisti lottano non solo per la propria vita, ma anche per ricucire il legame che li unisce.

Il cast di Newtopia è senza dubbio uno dei suoi punti di forza. Kim Jisoo, che si cimenta in un ruolo drammatico molto diverso dal suo personaggio da idol, affianca Park Jeong-min, un attore noto per le sue performance intense in serie come Uprising e Hellbound. Insieme, i due danno vita a una coppia che deve affrontare la dura realtà di un mondo in rovina, ma anche riscoprire il proprio amore sotto la pressione dell’emergenza. Ma non sono solo loro a brillare: il cast include anche attori come Im Sung-jae e Hong Seo-hee, che arricchiscono ulteriormente la trama con personaggi dai contorni ben definiti e capaci di aggiungere profondità alla storia.

A completare il quadro c’è la regia di Yoon Sung-hyun, conosciuto per il film Time to Hunt e per l’acclamato Bleak Night, che guida la serie con maestria. La sceneggiatura è firmata da Han Jin-won, co-sceneggiatore di Parasite, il film che ha conquistato il mondo vincendo l’Oscar per il miglior film nel 2020, insieme a Ji Ho-jin, noto per il suo lavoro su A Shop for Killers. Questo team di talenti promette una narrazione solida e coinvolgente, capace di bilanciare perfettamente le dinamiche di sopravvivenza con le complesse emozioni dei protagonisti.

Non solo la trama e il cast sono da tenere d’occhio, ma anche la qualità della produzione. Newtopia è un progetto che punta molto sulla realizzazione visiva, con una Seoul apocalittica che sarà tanto inquietante quanto affascinante. Le immagini che sono state rilasciate finora promettono un’atmosfera claustrofobica e tesa, con l’invasione zombie che si diffonde tra i grattacieli e le strade della città. È il tipo di serie che ti tiene incollato allo schermo, alternando momenti di pura azione a riflessioni più intime sulla resilienza umana.

Con la sua uscita fissata per il 7 febbraio 2025, Newtopia è destinata a diventare un successo internazionale, disponibile in oltre 240 paesi su Prime Video, oltre che su Coupang Play in Corea del Sud. L’attesa è palpabile, e i fan sono pronti a tuffarsi in questa avventura che mescola orrore, azione e romanticismo, con la speranza che l’amore possa davvero trionfare anche nel caos più totale.

In conclusione, Newtopia è un’ottima proposta per tutti gli appassionati di storie apocalittiche e di drammi romantici. Con il suo cast stellare, la regia di Yoon Sung-hyun e la sceneggiatura firmata da uno dei talenti di Parasite, la serie ha tutte le carte in regola per diventare un fenomeno globale. Se sei alla ricerca di una storia che combini emozioni forti e adrenalina, il 7 febbraio 2025 è la data da segnare sul calendario. Newtopia non deluderà le aspettative di chi ama l’intrattenimento che sa mescolare i generi con abilità e creatività.

The House of the Dead 2: Remake – Il Ritorno dell’Iconico Sparatutto Horror

Il ritorno di The House of the Dead 2 sotto forma di remake è senza dubbio una delle notizie più attese dai fan degli sparatutto horror. L’annuncio, con data di uscita prevista per la primavera del 2025, ha già fatto salire l’entusiasmo degli appassionati della saga, che si preparano a rivivere una delle esperienze più iconiche degli arcade con una veste rinnovata. Con un comparto grafico modernizzato e alcune aggiunte alle meccaniche di gioco, questo remake promette di conquistare sia i veterani che i neofiti. Ma cosa possiamo aspettarci da questo tanto atteso ritorno?

The House of the Dead 2 non si limita a un semplice restyling grafico, ma rappresenta un rifacimento che punta a rinnovare l’esperienza pur mantenendo intatto il cuore del gioco originale. Chi ha trascorso ore nei cabinati arcade negli anni ’90, armato di pistola ottica e pronto a fronteggiare orde di zombie, sarà felice di sapere che l’essenza di quel gioco rimarrà invariata. Lanciato nel 1998 su Sega NAOMI, e successivamente su Dreamcast e PC, The House of the Dead 2 torna ora in una versione che farà felici tanto i nostalgici quanto chi si avvicina per la prima volta al gioco. Il remake, sviluppato da Forever Entertainment, MegaPixel Studios e Microïds, arriverà su Nintendo Switch, PlayStation 4 e 5, Xbox Series X|S, Xbox One e PC (via Steam e GOG) con una grafica completamente rimasterizzata e una colonna sonora rinnovata, destinata a immergere i giocatori in un’atmosfera ancora più coinvolgente.

La trama del gioco riprende le vicende di The House of the Dead 14 mesi dopo gli eventi del primo capitolo. I protagonisti, James Taylor e Gary Stewart, agenti della AMS (Speciali Agenti di Servizio), vengono inviati a Venezia per fermare una nuova invasione di zombie. La missione che sembra inizialmente un semplice intervento di evacuazione si trasforma presto in un viaggio infernale, mentre i due agenti cercano di fermare Caleb Goldman, un ex alleato del dottor Curien, responsabile di questa nuova ondata di morte. Il gioco ci guida attraverso scenari apocalittici, come la Venezia invasa dagli zombie, e ci mette di fronte a mostri giganteschi, con boss iconici che sono diventati leggendari nel panorama degli sparatutto. Non mancano percorsi ramificati che offrono scelte diverse per il giocatore e finali multipli, offrendo un’ulteriore longevità al titolo.

Le novità introdotte nel remake promettono di rendere l’esperienza di gioco ancora più interessante. Una delle aggiunte più attese è senza dubbio la modalità cooperativa, che permette a due giocatori di unire le forze per affrontare la piaga degli zombie, un po’ come nei vecchi cabinati, ma con una nuova prospettiva. Inoltre, la grafica rimasterizzata non è l’unica miglioria: sono stati introdotti anche livelli ramificati, che offrono scelte diverse in base alle azioni del giocatore, permettendo di esplorare varianti della trama e di scoprire nuovi contenuti ad ogni partita. Per chi cerca una sfida ancora più grande, non mancheranno finali multipli che cambieranno l’andamento della storia a seconda delle scelte compiute durante il gioco.

Il remake include anche una serie di modalità per soddisfare tutti i gusti. Oltre alla modalità cooperativa, i giocatori potranno cimentarsi nella modalità Boss, dove affronteranno i temibili nemici più iconici della saga in sfide adrenaliniche. Per i neofiti, è stata aggiunta una modalità allenamento che permette di migliorare la mira e prepararsi alle sfide più difficili. E per una maggiore immersione, il gioco include una funzione di ricarica automatica delle armi, che consente ai giocatori di mirare fuori dallo schermo per ricaricare, proprio come nel vecchio stile arcade, senza dover premere tasti aggiuntivi.

The House of the Dead 2 non è solo un gioco, ma un vero e proprio pezzo di storia del videoludo. Originariamente progettato per sfruttare la potenza delle arcade Sega NAOMI, il gioco è riuscito a imporsi come uno dei più iconici degli anni ’90. La sua combinazione di horror, azione e interattività lo ha reso un must per gli appassionati del genere degli sparatutto su rotaia, un filone che ha avuto un ruolo fondamentale nei cabinati arcade dell’epoca. Il ritorno del remake contribuirà a rafforzare ulteriormente il culto di questa saga, che ha visto anche un adattamento cinematografico, con Paul W.S. Anderson, regista della saga di Resident Evil, al lavoro su un nuovo film basato sul gioco.

In conclusione, The House of the Dead 2: Remake è senza dubbio uno dei giochi più attesi del 2025. Con una grafica aggiornata, nuovi contenuti e una trama avvincente, il remake è pronto a soddisfare le aspettative di fan di vecchia data e nuovi appassionati. Se siete pronti a rivivere l’orrore con la pistola in mano, aggiungete questo gioco alla vostra wishlist su Steam, GOG o PlayStation Store e preparatevi ad affrontare l’armata di zombie in arrivo nella primavera del 2025.

Resident Evil di George Romero: un documentario che svela il film perduto

Nel mondo del cinema horror, pochi nomi sono iconici come quello di George A. Romero, il leggendario regista che ha dato vita ai moderni zombie con il suo capolavoro La notte dei morti viventi. Ma cosa sarebbe successo se Romero avesse avuto l’opportunità di adattare uno dei franchise videoludici più amati di sempre, Resident Evil? Il sogno di vedere il padre degli zombie dirigere un film basato su questo universo inquietante è stato per molto tempo solo un’ipotesi, ma oggi, a distanza di decenni, possiamo finalmente scoprire cosa si nasconde dietro questo progetto mai realizzato grazie al documentario George A. Romero’s Resident Evil.

Nel 1998, l’ambizioso progetto venne avviato quando Constantin Film decise di affidare a George A. Romero la realizzazione di un film live-action ispirato al celebre videogioco horror di Capcom. Era un’accoppiata che sembrava destinata al successo: da un lato, la serie Resident Evil con la sua atmosfera angosciante e gli zombie come protagonisti; dall’altro, il regista che aveva definito il genere zombie come lo conosciamo oggi. Tuttavia, nonostante le premesse promettenti, il progetto fu abbandonato, lasciando ai fan solo un sogno infranto e un senso di “cosa sarebbe stato” che ha alimentato per anni la curiosità di tutti gli appassionati del genere horror.

Oggi, finalmente, possiamo scoprire i retroscena di quella che sarebbe potuta essere una pietra miliare del cinema horror grazie a George A. Romero’s Resident Evil, il documentario diretto da Brandon Salisbury, che è stato rilasciato il 7 gennaio 2024. Questo film esplora in profondità le ragioni dietro l’abbandono del progetto e rivela dettagli inediti sul processo creativo che ha portato Romero a concepire la sua versione di Resident Evil. Il documentario offre uno sguardo affascinante su come Romero avrebbe trattato il materiale originale, mescolando la sua visione unica con gli elementi che avevano reso la serie di videogiochi una pietra miliare nel mondo dell’horror.

Il documentario non si limita a raccontare una storia di “cosa sarebbe potuto essere”, ma fornisce anche una ricca panoramica di ciò che avrebbe potuto trasformarsi in un capolavoro. Salisbury ha avuto accesso a filmati d’archivio, documenti recentemente scoperti e interviste con personaggi chiave dell’industria cinematografica e videoludica. Tra i volti che hanno contribuito al progetto, ci sono interviste con la moglie di Romero, Barbara Romero, e Daniel Dae Kim, che avrebbe dovuto interpretare il protagonista del film. Inoltre, il documentario include anche testimonianze di Paul W.S. Anderson, regista della serie cinematografica Resident Evil, e contributi da parte di Capcom, la casa produttrice del videogioco.

Una delle caratteristiche che rende George A. Romero’s Resident Evil un’esperienza unica è il suo approccio immersivo. Il regista Salisbury ha dichiarato di voler offrire una visione completa del lavoro che Romero avrebbe realizzato, unendo la crudezza e l’intensità tipiche dei suoi film con la tensione e l’orrore psicologico che caratterizzano la serie Resident Evil. Non si tratta solo di un documentario che racconta una storia mai vissuta, ma di una riflessione sul potere della narrazione nel cinema horror e su quanto un singolo progetto possa influenzare l’intero genere.

Il documentario non è solo per i fan di Resident Evil o per i cultori del cinema horror, ma per chiunque sia interessato a scoprire i misteri dietro la creazione di un film perduto che avrebbe potuto cambiare il corso del genere. George A. Romero’s Resident Evil è una testimonianza della visione di un maestro che, sebbene non abbia mai visto il suo progetto realizzarsi, ha comunque lasciato un’eredità indelebile nel cuore di tutti coloro che amano l’orrore, gli zombie e il cinema in generale.

In definitiva, questo documentario non è solo un’occasione per ripercorrere il passato, ma anche per apprezzare quanto il cinema horror abbia perso con la mancata realizzazione di questa pellicola. Se c’è una cosa che George A. Romero’s Resident Evil ci insegna, è che anche ciò che non è mai stato realizzato può avere un impatto enorme sulla cultura popolare. Un omaggio al maestro, al suo talento inconfondibile e alla sua visione che, purtroppo, non abbiamo mai potuto vedere sul grande schermo.

Zombicide Invader – Missione Rock’n Rolly – Si scende su PKL7 infestato da Xeno

Il richiamo dello spazio profondo risuona potente questa settimana con un nuovo appuntamento GamePlay che ci porta tra Marine Spaziali, orizzonti siderali e xenomorfi mutanti! L’avventura di oggi ci proietta nell’universo di Zombicide Invader, un gioco cooperativo che promette adrenalina pura e strategia collettiva per 1-6 giocatori. Qui, il confine tra sopravvivenza e estinzione è segnato dalla tua capacità di adattarti, collaborare e, naturalmente, fare piazza pulita degli Xeno, un’invasione aliena senza precedenti.

L’ambientazione: l’alba di una nuova era spaziale

Il futuro ci ha portati su un remoto pianeta chiamato PK-L7, dove l’umanità ha scoperto lo Xenium, un carburante rivoluzionario dalle potenzialità straordinarie. Inizialmente, la vita su PK-L7 sembrava procedere senza intoppi, con le basi in continua espansione e i minatori intenti a estrarre le risorse preziose. Ma la calma è durata poco: gli Xeno, creature aliene un tempo pacifiche, si sono trasformati in spietati infetti, ribellandosi contro gli umani. Ora, il pianeta è un inferno popolato da orde di Xeno-zombie, e i pochi sopravvissuti si trovano a combattere una guerra disperata per la sopravvivenza. Qui entra in scena Zombicide Invader, offrendoti la possibilità di guidare un gruppo di eroi in una battaglia epica contro l’estinzione.

Le meccaniche di gioco: sopravvivere a ogni costo

In Zombicide Invader, i giocatori formano una squadra di sopravvissuti, ciascuno con abilità uniche, e affrontano gli Xeno controllati autonomamente dal gioco attraverso un mazzo di carte e regole semplici ma letali. Lo scopo è completare gli obiettivi di una Missione scelta, che si svolge su mappe modulari composte da tessere dettagliate. Puoi seguire le 10 Missioni incluse nella scatola base o creare le tue missioni personalizzate, aumentando così la longevità del gioco.

Ogni turno si divide in due fasi principali:

  1. Fase dei Giocatori: Ogni sopravvissuto ha a disposizione 3 azioni per turno, che includono muoversi, attaccare, cercare oggetti o interagire con l’ambiente. Le possibilità strategiche sono ampie, ma ogni scelta può essere fatale se non calcolata con attenzione.
  2. Fase degli Zombie: Gli Xeno si attivano, attaccando i sopravvissuti vicini o muovendosi verso di loro, con un crescendo di tensione alimentato dall’aumento dell’Adrenalina. Più Xeno uccidi, più ne arriveranno, trasformando ogni vittoria temporanea in una nuova sfida.

La partita si vince completando gli obiettivi della missione, ma è sufficiente la perdita di un singolo compagno per decretare la sconfitta dell’intera squadra. Questa dinamica aumenta significativamente la difficoltà e l’immersività, portando i giocatori a collaborare come mai prima d’ora.

Immersività e componentistica

Uno degli aspetti più apprezzati di Zombicide Invader è la sua capacità di trasmettere un senso di ansia costante, tipico del genere horror. Ogni turno può portare a svolte inaspettate: un tiro di dado sbagliato, una carta evento che scatena il caos o una decisione rischiosa possono ribaltare le sorti della partita in un istante.

Le miniature, dettagliatissime e di altissima qualità, rappresentano un valore aggiunto, soprattutto per gli appassionati di pittura. Le tessere modulari sono robuste e ben illustrate, e il design futuristico delle carte e dei segnalini immerge completamente nell’ambientazione. Un suggerimento utile: proteggete le mini carte con pellicole protettive non solo per preservarne l’integrità, ma anche per facilitarne la mischiabilità.

Un universo Zombicide per tutti i gusti

Se preferite un’ambientazione diversa, la serie Zombicide offre molte varianti. Zombicide 2a Edizione trasporta l’azione in un contesto urbano moderno, mentre Zombicide Black Plague e Zombicide Green Horde offrono un’ambientazione fantasy con combattimenti medievali contro orde di non morti. Ogni versione mantiene le stesse meccaniche di base, adattandole per offrire esperienze uniche e coinvolgenti.

Perché giocare a Zombicide Invader?

Zombicide Invader è un gioco che combina tensione, strategia e collaborazione in un mix irresistibile per gli amanti della fantascienza e degli zombie. Le regole rifinite e bilanciate, insieme alla varietà delle missioni e alla qualità dei materiali, lo rendono un acquisto imperdibile per i fan dei giochi da tavolo. La difficoltà elevata e la perdita istantanea di un personaggio aggiungono un livello di sfida che aumenta l’immersività, rendendo ogni partita un’esperienza indimenticabile.

Pronti a scendere in campo e reclamare la vostra vendetta su PK-L7? Radunate la vostra squadra, impugnate le armi e preparatevi a scrivere la vostra leggenda in Zombicide Invader. Il destino dell’umanità è nelle vostre mani!

The Walking Dead: The Ones Who Live – Il Ritorno di Rick e Michonne nella Miniserie del 2024

Con la conclusione della serie madre The Walking Dead e dei suoi spin-off come Fear the Walking Dead, World Beyond e Tales of the Walking Dead, molti avevano pensato che il franchise fosse ormai giunto alla sua fine naturale. Tuttavia, l’universo narrativo che ha rivoluzionato il genere delle apocalissi zombie in TV sembra non voler morire, proprio come i suoi protagonisti. È così che nel 2024 arriva The Walking Dead: The Ones Who Live, un sesto spin-off della saga che segna il ritorno di due dei suoi personaggi più iconici: Rick Grimes e Michonne. Questo nuovo capitolo, che ha debuttato il 25 febbraio 2024 su AMC, porta con sé non solo il ritorno di Andrew Lincoln e Danai Gurira nei loro rispettivi ruoli, ma anche una serie di nuove sfide, sorprese e riflessioni sul significato di “vivere” in un mondo popolato da zombie.

Rick Grimes e Michonne sono due dei volti più amati della saga di The Walking Dead, e la loro storia ha catturato i cuori di milioni di fan in tutto il mondo. Dopo la separazione apparentemente definitiva alla fine della serie principale, i fan hanno atteso con ansia di sapere cosa fosse successo ai due personaggi. The Walking Dead: The Ones Who Live si concentra proprio su questo, raccontando la loro storia a cinque anni dagli eventi che sembravano averli separati per sempre. Un lungo arco narrativo che esplora il tema della sopravvivenza, ma anche della lotta per ritrovare l’amore perduto. Il sottotitolo della miniserie, “The Ones Who Live”, non si riferisce solo alla capacità di sopravvivere, ma anche a chi continua a “vivere” nella speranza e nell’amore, nonostante le avversità di un mondo che sta lentamente per finire.

Le nuove sfide in un mondo in rovina

In questo nuovo capitolo della saga, Rick e Michonne si trovano a dover affrontare nuove e difficili sfide, sia sul piano umano che su quello della sopravvivenza. Il mondo che li circonda è sempre più ostile, con i pericoli derivanti dagli zombie che si intrecciano con le difficoltà legate ai conflitti tra esseri umani. La miniserie, pur mantenendo il suo spirito drammatico e d’azione, si distingue per un ritmo più lento e riflessivo, permettendo ai personaggi di esplorare in modo più profondo le dinamiche umane, come il concetto di leadership, responsabilità e speranza.

Una delle caratteristiche più interessanti della serie è la presenza di nuovi personaggi e di alcuni ritorni a sorpresa che arricchiscono la trama. Tra questi, spiccano figure come Jadis Stokes (Pollyanna McIntosh), che aveva fatto la sua apparizione nella serie principale, e nuove aggiunte come Jonathan Beale (Terry O’Quinn) e Pearl Thorne (Lesley-Ann Brandt). Questi personaggi non solo espandono l’universo narrativo della serie, ma portano anche nuove dinamiche di potere e sopravvivenza, offrendo al pubblico nuovi spunti per riflettere sul comportamento umano in condizioni estreme.

Sopravvivenza e leadership

Uno dei temi centrali di The Walking Dead: The Ones Who Live è la leadership, un concetto che viene esplorato attraverso le figure di Rick e Michonne. I due protagonisti sono chiamati a prendere decisioni difficili, a gestire il rapporto con le persone che li circondano e a lottare per costruire un futuro in un mondo che sembra non avere più speranza. La miniserie ci ricorda che, in un mondo invaso dagli zombie, gli esseri umani sono spesso i peggiori mostri, e le scelte più difficili sono quelle che riguardano la moralità, l’etica e la lotta per la propria libertà. La potenza emotiva della serie risiede proprio nella capacità di rendere questi temi universali, riuscendo a farci riflettere su cosa significhi veramente “vivere” quando la morte è sempre alle porte.

I personaggi e gli interpreti

La miniserie vanta un cast di grande rilievo, con la partecipazione dei veterani Andrew Lincoln e Danai Gurira nei ruoli di Rick e Michonne, che continuano a incarnare l’anima di The Walking Dead. Accanto a loro, Pollyanna McIntosh riprende il ruolo di Jadis, un personaggio che ha avuto un’importante evoluzione nella saga. Inoltre, a dar vita a nuovi volti ci sono attori come Terry O’Quinn (Jonathan Beale) e Lesley-Ann Brandt (Pearl Thorne), che portano freschezza alla trama con i loro personaggi coinvolgenti e pieni di sfumature. Il cast di The Walking Dead: The Ones Who Live è senza dubbio uno degli elementi che contribuiscono al successo della miniserie, riuscendo a mantenere l’attenzione del pubblico su una storia che è tanto emotiva quanto avvincente.

La produzione: dal lungometraggio alla miniserie

Originariamente pensata come il primo lungometraggio del franchise, The Walking Dead: The Ones Who Live è stata successivamente trasformata in una miniserie composta da sei episodi. La sua creazione è stata annunciata nel luglio del 2022, quando Scott M. Gimple, Andrew Lincoln e Danai Gurira hanno rivelato al pubblico la loro intenzione di riportare in vita la storia di Rick e Michonne. Le riprese sono iniziate nel febbraio del 2023 e si sono concluse nel maggio dello stesso anno, con una lavorazione che ha visto anche alcune modifiche dovute allo sciopero degli sceneggiatori, che ha portato a un accordo tra AMC e SAG-AFTRA per completare la serie.

Con la sua trama che riprende da dove The Walking Dead aveva lasciato, The Walking Dead: The Ones Who Live rappresenta un capitolo fondamentale per tutti i fan che hanno seguito la saga fin dall’inizio, ma anche per coloro che cercano una storia che esplori temi universali come la sopravvivenza, l’amore e la leadership. Questo spin-off, ora in onda su Sky e NOW in Italia, segna l’inizio di una nuova era per un franchise che, nonostante le difficoltà, continua a conquistare il pubblico di tutto il mondo.

In un mondo dove gli zombie sembrano non voler mai morire, The Walking Dead ci insegna che la sopravvivenza è un’arte che va oltre la semplice lotta per la vita, ma che si riflette anche nelle scelte morali e nelle relazioni umane che, alla fine, sono quelle che davvero definiscono chi siamo.

La Russia vieta il libro “Topo”: un’apocalisse zombie causata dal siero dell’immortalità di Putin

Nel 2020, un esperimento per prolungare la vita di Putin va storto, trasformando Mosca in una città di zombie. Il romanzo “Mysh” di Ivan Filippov, che racconta questa storia, è stato ritirato dalle vendite in Russia. La procura generale ha dichiarato che il libro rappresenta una “minaccia sociale” per le sue descrizioni di atti di terrorismo e disordini pubblici.

Ivan Filippov è un giornalista e scrittore russo noto per le sue critiche al governo russo e per la gestione del conflitto in Ucraina. È autore di canali Telegram molto seguiti, come “Tutto tranquillo sul fronte occidentale”, dove monitora le lamentele dei “patrioti Z”.

Filippov è stato etichettato come “agente straniero” nell’aprile 2023 per aver diffuso informazioni considerate inesatte e volte a creare un’immagine negativa della Russia e del suo esercito1. Questa etichetta viene spesso utilizzata dal governo russo per indicare individui o organizzazioni che ricevono finanziamenti dall’estero e sono coinvolti in attività politiche, con l’intento di limitare la loro influenza e credibilità.

Georgy Urushadze, fondatore della casa editrice Freedom Letters, ha annunciato la notizia su Facebook, sottolineando l’aumento delle vendite del libro dopo il divieto. Filippov, già noto per le sue critiche al governo russo, è stato etichettato come “agente straniero” e il suo libro è stato accusato di russofobia.

“Topo” è solo l’ultimo di una serie di libri censurati in Russia, tra cui opere di Dostoevskij, Platone e Stephen King. Recentemente, la Duma ha approvato una legge che limita l’accesso ai libri degli “agenti stranieri” nelle biblioteche, relegandoli in depositi speciali.

Maximum Apocalypse. Guida alla sopravvivenza in una Apocalisse Zombie!!!

Il nuovo episodio Gameplay ci porta in un futuro post apocalittico dove un virus creato in laboratorio ha risvegliato i morti!!! Maximum Apocalypse, un gioco cooperativo di grande impatto, permette ai partecipanti di gestire personaggi unici nel tentativo di sopravvivere e completare missioni in un mondo devastato da diverse apocalissi. Tra le minacce si possono scegliere Zombie, Alieni, Mutanti o Robot, con l’opzione di combinarne due per rendere l’esperienza ancora più distruttiva.

In questa avventura, io e il Sub Chef ci immergeremo nell’indagine su un segnale radio sconosciuto, cercando di scoprire cosa sta accadendo. Maximum Apocalypse è un gioco cooperativo di avventura roguelike, progettato per 1-6 giocatori. La civiltà è già crollata e i giocatori, sopravvissuti all’apocalisse, devono lottare per vivere in un ambiente ostile.

La mappa di gioco, generata casualmente ad ogni partita, offre una nuova sfida ogni volta. In ogni turno, un giocatore può utilizzare fino a quattro azioni per esplorare la mappa, giocare carte, equipaggiare armi, cercare risorse, pescare carte o combattere mostri. Ogni giocatore sceglie una classe di sopravvissuto unica, pianificando la propria strategia e collaborando con il gruppo. La sinergia tra le diverse abilità dei personaggi è cruciale per sconfiggere i mostri ed evitare la fame. Ad esempio, il pompiere è letale negli scontri ravvicinati grazie alla sua ascia, mentre il cacciatore furtivo eccelle nell’esplorazione della mappa ed evita trappole. Tuttavia, i mostri si radunano rapidamente e il tempo è limitato. Se i giocatori vengono sopraffatti dai mostri o muoiono di fame, la partita è persa. Viceversa, se riescono a trovare abbastanza benzina e a riportarla al loro furgone per fuggire, vincono e possono affrontare un nuovo scenario.

Maximum Apocalypse rappresenta una sfida avvincente e dinamica per gli amanti dei giochi cooperativi, offrendo infinite possibilità di strategia e avventura in un mondo in cui la sopravvivenza è tutto.