Assassini e maghi: scontro epico in Magic x Assassin’s Creed!

Preparatevi a un’avventura senza precedenti con il nuovo set di Magic The Gathering dedicato ad Assassin’s Creed! Due mondi si scontrano in un gioco di carte che vi terrà con il fiato sospeso.

Su Amazon.it è già possibile preordinare lo Starter Kit a un prezzo conveniente: solo 19 euro per avere tutto il necessario per iniziare a giocare.

Cosa troverete nel Kit Iniziale?

  • Due mazzi da 60 carte con due carte rare mitiche e otto carte rare
  • Un inserto con le regole del gioco
  • Due portamazzi
  • Una guida introduttiva
  • Due carte di riferimento bifronte

Due mazzi pronti all’uso: scegliete se impersonare gli Assassini o i Templari e combattete per la vostra causa.

Carte rare e mitiche: potenziate il vostro mazzo con carte esclusive e potenti.

Imparate a giocare in modo facile e divertente: la guida introduttiva vi guiderà passo dopo passo.

Sfida i tuoi amici o partecipa ai tornei: mettete alla prova le vostre abilità e diventate un maestro di Magic.

Prenota ora lo Starter Set di Magic x Assassin’s Creed e ricetilo a giugno: non farti sfuggire questa occasione!

Hitler e la sua ossessione per i manufatti antichi e mitologici: una storia di follia e distruzione

La ricerca maniacale di Adolf Hitler per i manufatti antichi e mitologici è uno degli aspetti più affascinanti e inquietanti della storia del nazismo. Come tutti i fan di Indiana Jones sanno, il dittatore tedesco era convinto di poter trovare nelle antiche civiltà le prove della superiorità della razza ariana e i segreti per conquistare il mondo. Per questo motivo, ordinò numerose spedizioni e saccheggi in vari paesi, alla ricerca di oggetti e documenti che potessero confermare le sue teorie.

In primis, Hitler era ovviamente ossessionato dalla svastica, il simbolo che aveva scelto per rappresentare il suo partito e il suo regime. La svastica era un antico simbolo solare, diffuso in molte culture e civiltà, che esprimeva un augurio di fertilità e benessere. Hitler, però, la interpretava come il segno distintivo degli ariani, che avrebbero inventato questo simbolo per indicare la loro nobiltà e il loro dominio. Hitler era convinto che la svastica fosse stata usata dagli ariani in India, in Grecia e in Germania, e che fosse stata trasmessa da generazione in generazione fino ai tempi moderni. In realtà, la svastica non aveva nulla a che fare con la razza ariana, che era solo un’invenzione degli studiosi tedeschi dell’Ottocento, basata su errori e falsificazioni.

Uno dei principali obiettivi di Hitler era l’isola di Thule, un luogo leggendario situato al nord del mondo, dove si credeva avesse avuto origine la civiltà iperborea, progenitrice degli ariani. Hitler pensava che in questa isola fossero conservati i resti di Atlantide, la mitica città sommersa che secondo Platone era stata la culla di una cultura avanzata e potente. Hitler era affascinato dalla filosofia platonica, che riteneva derivasse dalle antiche conoscenze ariane. Inoltre, sperava di trovare in Thule la lancia di Longino, l’arma che avrebbe trafitto il costato di Cristo sulla croce, e che secondo una profezia avrebbe garantito la vittoria a chi l’avesse posseduta.

Un altro luogo che attirava l’interesse di Hitler era il Tibet, dove credeva fossero rifugiati gli ultimi discendenti degli ariani dopo il diluvio universale. Hitler riteneva che nei monasteri tibetani fossero custoditi i segreti della razza superiore, tra cui la scienza della levitazione, la telepatia e la reincarnazione. Nel 1938, inviò una spedizione di studiosi e militari in Tibet, con il compito di esplorare il territorio, studiare la cultura e la religione locale, e cercare eventuali tracce di origine ariana. La spedizione durò due anni e raccolse molti dati e documenti, ma non trovò alcuna prova della presunta parentela tra i tibetani e gli ariani.

In particolare, Hitler aveva un’ossessione per i manufatti mitologici della religione ebraica e cristiana, che riteneva fossero fonti di potere e di conoscenza. Tra questi, vi erano:

  • L’Arca dell’Alleanza, il contenitore che custodiva le tavole della Legge ricevute da Mosè sul monte Sinai, e che secondo la Bibbia era in grado di produrre fulmini e terremoti. Hitler credeva che l’Arca fosse nascosta in Etiopia, e inviò una spedizione per cercarla, ma senza successo.
  • Il Sacro Graal, il calice usato da Gesù nell’Ultima Cena, e che secondo la leggenda era stato portato in Francia dai cavalieri templari. Hitler pensava che il Graal fosse collegato al sangue di Cristo, e che potesse conferire l’immortalità a chi lo bevesse. Hitler ordinò di cercare il Graal in diversi luoghi, tra cui il castello di Montségur, dove si diceva fosse stato nascosto dai catari.
  • La Lancia di Longino, la lancia che avrebbe trafitto il costato di Gesù sulla croce, e che secondo una profezia avrebbe garantito la vittoria a chi l’avesse posseduta. Hitler era ossessionato da questa lancia, che riteneva fosse la stessa usata da Carlo Magno e Federico Barbarossa. Hitler si impossessò della lancia che era conservata a Vienna, ma si trattava probabilmente di una copia.

Hitler era convinto di poter usare questi oggetti per realizzare il suo sogno di creare un nuovo ordine mondiale basato sulla supremazia della razza ariana. In realtà, Hitler si basava su miti e leggende infondate, e non riuscì mai a trovare i veri manufatti, che forse non sono mai esistiti.

La ricerca maniacale del Führer per i manufatti antichi e mitologici fu quindi una delle manifestazioni più evidenti della sua follia e della sua megalomania. Hitler si illudeva di poter ricostruire una storia alternativa, in cui gli ariani fossero i padroni del mondo e i detentori di una saggezza e di una potenza ineguagliabili. Per perseguire questo delirio, Hitler non esitò a depredare e distruggere le opere d’arte e i tesori culturali di altri popoli, commettendo uno dei più gravi crimini contro l’umanità.

Assassin’s Creed Syndicate gratis su PC per un periodo limitato

Se siete appassionati della saga di Assassin’s Creed, non potete perdere l’occasione di aggiungere alla vostra collezione uno dei capitoli più apprezzati dagli appassionati. Ubisoft, infatti, ha deciso di regalare per un periodo limitato Assassin’s Creed Syndicate, il gioco ambientato nella Londra dell’epoca vittoriana, tra rivoluzione industriale, bande criminali e intrighi templari.

Assassin’s Creed Syndicate è uscito nel 2015 per PC, PS4 e Xbox One, ed è stato il primo episodio della serie sviluppato da Ubisoft Quebec. Il gioco segue le avventure dei gemelli Jacob ed Evie Frye, due assassini che si recano a Londra per liberare la città dal dominio dei templari, guidati dal malvagio Crawford Starrick. Il gioco offre una ricostruzione fedele e dettagliata della capitale inglese, con monumenti, personaggi e eventi storici dell’epoca. Il gameplay introduce alcune novità rispetto ai precedenti capitoli, come la possibilità di alternare i due protagonisti, ognuno con le proprie abilità e stili di combattimento, la presenza di un rampino per spostarsi rapidamente tra i tetti, e la gestione di una banda criminale, i Rooks, da usare per conquistare i vari distretti della città.

Per ottenere gratuitamente Assassin’s Creed Syndicate per PC, basta avere un account Ubisoft Connect, la piattaforma online di Ubisoft che permette di accedere ai giochi, ai contenuti esclusivi e alle ricompense. Una volta effettuato l’accesso, basta cliccare sul link che vi riportiamo in basso e seguire le semplici istruzioni riportate a schermo. Il gioco sarà vostro per sempre, e potrete scaricarlo e giocarlo in qualsiasi momento, anche dopo la scadenza dell’offerta. Affrettatevi però, perché avete tempo solo fino alle ore 14:00 del 6 dicembre per riscattare il gioco. Non lasciatevi sfuggire questa occasione unica di immergervi nella Londra vittoriana e di vivere una storia avvincente e ricca di azione.

Link di riferimento: http://register.ubisoft.com/acsyndicate/it-IT

Chi sono i Cavalieri Templari?

In una delle più grandi operazioni di polizia di tutta la storia, all’alba di venerdì 13 ottobre 1307, tutti i Templari di Francia vengono arrestati per ordine del re Filippo IV. Le gravissime accuse di eresia e idolatria fanno parte di un piano spregiudicato del sovrano francese per sopprimere l’Ordine e appropriarsi delle sue ricchezze.

Tra storia, miti e leggende l’Ordine dei Cavalieri del Tempio o Templari è senza dubbio la congegazione cavalleresca su cui si è scritto di più. Soldati e religiosi al tempo stesso, si ersero come difensori del Santo Sepolcro a Gerusalemme, lottando strenuamente per strapparlo al controllo islamico.

I cavalieri templari furono il più ricco, il più potente e il più segreto degli ordini militari che fiorirono nel periodo delle crociate. La loro storia, che ebbe una rapida ascesa seguita da una sanguinosa e umiliante caduta, ha lasciato uno strascico di mistero che continua ad affascinare e a ispirare storici e scrittori. Dan Jones ripercorre ogni passo della storia dei templari, lunga almeno 200 anni: la loro fondazione come ordine caritatevole a protezione dei pellegrini che visitavano la Terra Santa, la loro trasformazione in corpo militare scelto che combatteva nelle battaglie crociate, la loro evoluzione in finanzieri sofisticati che godevano di esenzione dalle tasse e di un privilegiato accesso a papi, imperatori e re. Uuna storia in cui si contrappongono cristiani e musulmani, papi e imperatori, ricchi e poveri, fedeli e infedeli: dalla guerra apparentemente senza fine in Palestina, Siria ed Egitto, allo scontro di sunniti e sciiti con gli invasori cristiani.

Molti sono i misteri che ancora oggi caratterizzano l’avventura dei Templari. Nonostante buona parte della storiografia ufficiale sia convinta che il racconto dell’Ordine del Tempio sia ormai venuto alla luce e che il loro percorso storico sia stato pienamente ricostruito, diversi sono i punti ancora oscuri che avvolgono il potente Ordine di monaci-guerrieri, donando alla loro vicenda il fascino inesauribile del mistero. Enigmi irrisolti come quello relativo al loro favoloso tesoro affascinano ancora oggi visionari e complottisti che vedono tracce e simboli nascosti ad ogni angolo dell’immenso territorio del tempo passato, in particolare del Medioevo. Che avessero raggiunto una grande ricchezza è senza dubbio vero, che fossero un ordine particolare anche per quell’epoca è evidente, che praticassero arti misteriche e pericolose è la colpa di cui furono accusati; ma una domanda in particolare resta senza risposta: i Poveri cavalieri di Cristo furono iniziati ai misteri della magia naturale? I Templari praticarono l’alchimia, ne investigarono le leggi, ne attuarono le tecniche? I monaci guerrieri dell’Ordine del Tempio esplorarono i segreti della cabala e dell’astrologia sacra? Insomma molti sono gli arcani che la storia e la leggenda imprigionano tra le loro spire.

I Templari a Monopoli

Monopoli è una città meravigliosa in cui è possibile ammirare chiese barocche, palazzi settecenteschi e fortificazioni medievali. Perdersi tra i suoi vicoli, circondati da casette bianche decorati con fiori colorati, è una vera esperienza tra storia e leggenda. Infatti la cittadina pugliese custodisce segreti antichi e affascinanti molti dei quali legati ai Cavalieri Crociati e Templari, che hanno lasciato le loro tracce in monumenti, chiese e castelli. Girando per i vicoli di Monopoli ancora oggi infatti si ha l’impressione di sentire il tintinnio delle spade e le parole che narrano storie di mille anni fa. Allora chiudiamo gli occhi, prendiamo un respiro profondo e ci prepariamo a intraprendere un viaggio che ci porterà chissà dove, un viaggio che oscilla tra il sacro e il profano.

I Templari, famosi per la loro travagliata e affascinante storia, erano attivi anche in Puglia, solitamente trovando rifugio in chiese, cattedrali o masserie. Nonostante siano stati perseguitati e l’ordine sia stato sciolto, alcuni segni della loro presenza sono stati rinvenuti anche a Monopoli. Croci patenti sono presenti in alcune chiese rupestri e cripte, testimonianza di un passato avvolto in mistero e leggenda1.

La cittadina pugliese è ricca di antichi simboli che si possono scoprire su monumenti, chiese e portoni: sono proprio i segni che i Cavalieri Crociati e Templari hanno lasciato, uomini coraggiosi che hanno scritto pagine importanti nella storia di Monopoli. Infatti, sia i Crociati che i Cavalieri Templari hanno attraversato questa città.

Ad esempio, i castelli di Monopoli sono testimonianza della presenza dei Cavalieri di Malta. Il castello di Carlo V, costruito nel XVI secolo, domina il mare e si trova circondato da mura che abbracciavano un’antica torre normanna. Questo castello, noto anche come Castello di Santo Stefano, sorge su di un antico sperone di roccia e ha una storia affascinante. Inizialmente era un convento dei monaci benedettini, successivamente divenne sede di un ospedale dell’Ordine Gerosolimitano. Infine, i Cavalieri di Malta lo trasformarono in una base per controllare i traffici verso la Terra Santa durante le Crociate. Monopoli divenne un importante crocevia di viaggi e contatti con l’Oriente. La città era animata da pellegrini, nobili, cavalieri, mercanti e religiosi che si preparavano per un lungo viaggio carico di fede o interessi economici.

Monopoli custodisce anche luoghi sacri legati ai Cavalieri Templari e ai Cavalieri di Malta. La chiesetta di San Giovanni, situata in largo San Giovanni, fu costruita nel XV secolo e successivamente riedificata nel 1707 da frate Domenico Recco, Commendatore dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. Sebbene sia stata privata delle sue opere d’arte, la croce maltese sopra il portale ricorda il suo glorioso passato.

Monopoli è una città che sa sorprendere con la sua storia millenaria e i suoi tesori nascosti. Visitandola si può scoprire il suo volto più antico e misterioso, ma anche quello più moderno e vivace. Tra mare e movida, tra sacro e profano, Monopoli è una città dai mille volti.

Templari. Dal ducato di Puglia e Calabria, all’Italia del III Millennio

Il libro “Templari. Dal ducato di Puglia e Calabria, all’Italia del III Millennio”, è un interessante volume scritto a quattro mani da Gian Piero Ventura Mazzuca  con Livio Frittella e pubblicato da Edizioni Efesto.

I Templari, indubbiamente, continuano ancor oggi a suscitare un fascino irresistibile, circondati come sono da un alone di mistero, tanto radioso da renderli uno dei soggetti di interesse più popolare nella storiografia ufficiale e in quella ‘parallela’.Gli amanti dell’arcano e i teorici del complotto li considerano come supereroi, invincibili e depositari – oltre che di ricchezze – di segreti ancora ben custoditi; i romantici ne idolatrano le gesta cavalleresche; gli storici laici ne hanno indagato gli aspetti più profani senza risparmiare critiche al loro operato; gli storici di impronta cristiana ne hanno esaltato il ruolo di difensori della fede.In effetti molti, davvero tanti, sono stati i libri che hanno illustrato vita, opere e leggende legate all’Ordine del Tempio, ma due giornalisti hanno voluto indagare ancora e intraprendere ricerche autonome.

L’opera di Gian Piero Ventura Mazzuca e Livio Fritttella tratta infatti solo ed unicamente due argomenti, ben chiari e definiti, per tentare un maggiore e serio approfondimento.La prima parte racconta del periodo delle loro gesta, dai primi anni del XII secolo sino alla soppressione dei Cavalieri Templari agli inizi del XIV, trattando storie e luoghi limitati ai territori meridionali, in particolar modo tra Puglia, Basilicata e Calabria. Una vera guida in cui perdersi piacevolmente, partendo dalla nascita del primo templare all’epoca del Ducato, fino al duro processo nel Regno di Napoli.Nella seconda parte si affronta invece di tutto quello che è successo dopo la soppressione dell’Ordine, specialmente nel nostro Paese.

Un’indagine, mai effettuata prima, con 15 interviste ai vertici di molte organizzazioni che nel III Millennio si rifanno, con nomi o comportamenti, alle idee degli antichi Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone. Un libro interessante e piacevole da leggere, scritto da due giornalisti che, senza la pretesa di essere degli storici, hanno scelto un approccio che ha permesso di elaborare e proporre numerose notizie e curiosità, mai scritte prima.

Gian Piero Ventura Mazzuca Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche – Relazioni Internazionali presso la LUISS, ha conseguito il Master in Marketing & Business Communication presso l’Istituto Superiore del Marketing. Da sempre operativo nei settori Rapporti Istituzionali, Relazioni Esterne e Comunicazione, dopo essere stato nel Gruppo Rai, nel Gruppo Telecom e nel Gruppo FinPet, attualmente lavora presso la Fondazione Enpam nella Direzione Sostenibilità, occupandosi di relazioni istituzionali, responsabilità sociale e politiche territoriali, tramite l’associazione Piazza Vittorio APS. Iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti dal 1992, attualmente collabora con il quotidiano “Il Giorno”. Scrive di filatelia sul portale Eurocomunicazione.com, organo media della rappresentanza italiana presso il Parlamento e la Commissione Europea ed infine racconta le sue interviste sulle “passioni” nel periodico Il Collezionista, della Bolaffi. Docente a contratto di “Etica della Comunicazione e dei Nuovi Media” modulo integrativo presso la cattedra di “Public Speaking”, soft skill all’interno di diversi corsi di Laurea magistrale della Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT). Docente di “etica e strategie di comunicazione” nel Master in “Linguaggi del Turismo e Comunicazione Interculturale” presso il Dipartimento di Lettere dell’Università degli Studi RomaTre. È Accademico di merito e Consigliere delegato ai rapporti istituzionali per l’Accademia Angelico Costantiniana di Lettere, Arti e Scienze. Consigliere nazionale e Responsabile Relazioni Esterne e Rapporti Istituzionali del Comitato Nazionale Italiano Fair Play (CONI), è Consigliere del Club Italia Amatori Rugby (FIR), membro dell’Unione Stampa Filatelica Italiana, è anche Socio Onorario del simposio giuridico “IusArte”. Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Per Edizioni Efesto ha pubblicato “Templari. Dal ducato di Puglia e Calabria, all’Italia del III Millennio”, con Livio Frittella (2017) e “Parole intonate. Manuale teorico-pratico dell’arte di parlare in pubblico”, con Bruno Poggi (2018).

L’Occhio di Horus

Horus, figlio di Iside e Osiride, è il dio falco, venerato per la caccia, la bellezza, l’arte e la musica. Successivamente è stato connesso al dio Ra. Possedeva il dono della chiaroveggenza e governava tutti gli elementi naturali. L’Occhio di Horus conosciuto anche come “wadjet” è simbolo di protezione, prosperità e potere regale. E’ un simbolo potente e ricco di energia positiva. Graficamente è costituito da un occhio sovrastato dal sopracciglio e sotto da una spirale, per alcuni è il tratto residuo del piumaggio del falco, animale del quale Horus prende le sembianze, ma anche la rappresentazione dei segni di lacrime. 

 

wḏȝ – udjat “preservare” o “protezione”.

 

Secondo la mitologia egizia abbiamo due versioni:

  • Horus voleva vendicare l’uccisione di suo padre Osiride compiuta da Seth, fratello di Osiride. Nello scontro con lo zio Horus perse il suo occhio sinistro che si divise in sei parti.
  • Un’altra interpretazione invece, lega “l’occhio di Horus“ con “ l’occhio di Ra“, il quale sarebbe stato perso. La sua ricerca viene affidata a Shu e Tefnut ( il secco e l’umido ). La ricerca però dura a lungo e non porta risultati, allora il dio del sole trova un nuovo occhio e non vuole più privarsene. Ecco perché sempre secondo la leggenda Ra avrebbe trasformato l’occhio in un serpente sulla sua fronte chiamato ureo.
Disco solare con Urei. Rappresentazione dell”Occhio di Ra.

        

Usato come amuleto l’Occhio di Horus come fosse un occhio superiore che amplifica la vista e permette di distinguere realtà e illusione. L’Occhio di Horus è spesso scelto come tatuaggio, secondo la tradizione chi vuole disegnare sulla sua pelle questo simbolo egizio deve farlo sulla schiena, sulla nuca o sulle spalle, in questo modo lo sguardo vigile di Horus protegge dai pericoli che la semplice vista umana non è in grado di percepire.ù

Questo amuleto ebbe grande importanza e diffusione nell’antica civiltà egizia. Venne posto anche all’interno dei bendaggi che avvolgevano il corpo del defunto, oltre che su rilievi, incisioni e papiri, in quanto simbolo di rigenerazione. Era portato da uomini, divinità o animali sacri; poteva essere dipinto sulle navi come segno apotropaico di protezione durante il viaggio, sui fianchi dei sarcofagi affinché il defunto potesse vedere nell’aldilà o sui muri di templi o tombe come difesa dai saccheggiatori.

Amuleto (Udjat)

 

Nell’aritmetica egizia le parti costituenti l’udjat servivano a scrivere le frazioni, aventi il numero 64 come denominatore comune. Nella vita quotidiana invece, era usato come traduzione grafica delle unità di misura dei cereali. Ciascuna parte aveva un valore di frazione dell’intero, così come di rappresentazione dei sensi umani:

  • la parte verso il naso rappresentava la frazione 1⁄2 e l’olfatto (il naso);
  • la pupilla rappresentava la frazione 1⁄4 e la vista (la luce);
  • il sopracciglio rappresentava la frazione 1⁄8 e il pensiero (la mente);
  • la parte verso l’orecchio rappresentava la frazione 1⁄16 e l’udito (l’orecchio);
  • la coda curva rappresentava la frazione 1⁄32 e il gusto (il germoglio del frumento);
  • il piede rappresentava la frazione 1⁄64 e il tatto (il piede che tocca terra).

Sommando le varie parti si ha un totale di 63⁄64: si riteneva che il restante 1⁄64 fosse stato aggiunto dal dio Thoth ( dio dalla testa di Ibis, della scrittura e della sapienza ) sotto forma di poteri magici.

Dio Thoth

Sebbene l’ antica civiltà egizia sia ormai conclusa, la credenza nel potere dell’ Occhio di Horus è rimasta viva, infatti questo simbolo è molto utilizzato anche oggi. Ad esempio, nei paesi del Mediterraneo, i pescatori così come nei tempi andati dipingono l’occhio sulle loro barche come simbolo di protezione. Inoltre, viene ancora usato nei gioielli come protezione contro le negatività esterne. E’ anche molto popolare tra templari, massoni, rosacrociani e anche nell’occultismo, i quali vedono questo amuleto non solo come simbolo protettivo, ma anche come simbolo di potere, magia e conoscenza.

 

Bibliografia:

  • Làszlò Kàkosy e Alessandro Roccati, La magia in Egitto ai tempi dei Faraoni, Modena, Panini, 1991;
  • Alessandro Bongioanni e Maria Croce, The Treasures of Ancient Egypt: From the Egyptian Museum in Cairo, Universe Publishing / Rizzoli Publications Inc., 2003;
  • Miti dell’antico Egitto, Giunti Editore, 2003, ISBN 8844027380;
  • Alan Gardiner, Egyptian Grammar, Oxford 1927-1994;
  • Saverio Battente, Massoneria Illustrata, disegni di Giulia Redi, Presentazione di Gustavo Raffi, Betti Editrice Siena 2010

 Sitografia:

 

 

Il simbolismo dell’Emblema dei Rosacroce

La ROSA è sempre stata il vero punto focale del regno vegetale; fu dapprima consacrata ad Afrodite e a Iside come salvatrice, secondo quanto racconta Apuleio ne ’”L’asino d’oro”. Poi fu chiamata a rappresentare la Vergine Maria quale rosa mistica o rosa senza spine. Va ricordato che un tempo la pentecoste veniva chiamata “Pasqua rosata” perché la commemorazione della discesa dello spirito santo veniva celebrata con una pioggia di petali di rosa. Nei trattati ermetici la rosa era considerata l’emblema dell’unione dello spirito all’anima e del maschile al femminile, ossia raffigurava la “divina androginia”. Per i rosacroce, la rosa è il simbolo della natura del desiderio, rossa come il sangue di Cristo che si è sacrificato sulla croce per la salvezza dell’uomo.

Finestre | Fortezza: Porte Finestre
La CROCE rappresenta invece il percorso di abnegazione per arrivare all’illuminazione. I suoi bracci esprimono l’idea del divino (braccio verticale) come unione tra cielo e terra e dell’immanente (braccio orizzontale) in cui tutti gli uomini sono sullo stesso piano, tutti fratelli in quanto figli di Dio. La croce è resa vivente dalla rosa, la sapienza è resa vivente dalla fede. E’ l’inizio e la fine del cammino spirituale secondo la visione rosacrociana.

Balthazar L’implacabile

Negli anni mi sono sempre considerato un appassionato di fumetti a 360°, che non si fossilizza solo su una sola tipologia, manga, comics, graphic novel ecc., e anche per quanto riguarda la provenienza, infatti la mia collezione di fumetti annovera oltre ai classici fumetti di provenienza americana e giapponese, anche opere argentine, italiane, franco-belga e così via. Non ho mai disdegnato nemmeno se essi erano prodotti da grandi o piccole case Editrici, o fossero anche solo delle auto produzioni.

Ho fatto questa premessa, perché un paio anni fa, durante una manifestazione fumettistica, vidi i primi numeri di un fumetto che mi aveva molto incuriosito, dopo aver chiesto alcune informazioni ai due autori, Alessandro Sidoti e a sua moglie Rossana Barretta riguardanti la loro opera, mi convinsi a prenderlo. L’opera in questione si intitola Balthazar l’Implacabile, un’opera fumettistica a detta dei due autori, per altro molto simpatici e disponibili, con un percorso narrativo già delineato, infatti è stata loro intenzione fin dall’inizio realizzare una saga con un inizio e una fine, di cui i vari capitoli, rilegati nei vari volumi, si possono anche leggere a sé come storie autoconclusive.

La trama poi si sviluppa pian piano in un crescendo sempre pieno di colpi di scena, dove non solo viene approfondita la storia e le origini del protagonista Balthazar, ma anche quella degli altri personaggi della saga.Questo da un certo punto di vista narrativo fa apprezzare la storia sotto molti punti di vista, per certi versi sembra che via via che si sviluppa la trama, non vi sia un solo protagonista, ma che siano tutti protagonisti, anzi per utilizzare un altro termin, per chi come me ha letto Balthazar, più che protagonisti sono tutte pedine di un grandissimo gioco cosmico. Anche la trama è molto ben articolata, infatti, nonostante la presenza di demoni, vampiri, templari e cacciatori di vampiri, non è il classico scontro tra bene e male, anzi di questo non vi è proprio traccia, il protagonista Bathazar, infatti, nonostante sia l’ultimo di una stirpe di cacciatori di demoni conosciuti come i Mietitori, per raggiungere il suo scopo di eliminare tali  creature non si fa scrupolo di utilizzare ogni mezzo, derivante sia dai suoi poteri legati alla negromanzia e occultismo, che dallo sfruttare anche altre risorse come persone innocenti. Infatti, per via di questo suo agire, e per le forze dell’ordine, è considerato un criminale e anche un possibile terrorista. Anche tra le file dei vampiri vi sono delle incongruenze, nonostante alcuni di essi siano creature delle tenebre, in alcuni di loro vi è una specie di codice d’onore da affrontare. I templari stessi nonostante si considerino i guardiani della luce divina, molto spesso, pur di sconfiggere le creature maligne, lasciano morire gente innocente anche se hanno le risorse per poterlo evitare, con la scusante che esse sono servite per un cosiddetto “bene superiore”. Possiamo classificare quest’opera fumettistica come un horror, in quanto vi sono demoni, vampiri e creature occulte, un noir in quanto non vi sono personaggi “buoni” nel senso stretto del termine e, per via di molte altre considerazioni, lo possiamo anche definire sia un action che un pulp a livello tarantiniano.

Il protagonista è Balthazar, un ragazzo orfano di origine medio-orientale dal carattere impulsivo e passionale che molto spesso lo caccia nei guai, con una caratteristica che lo distingue da tutti gli altri, egli è un Mietitore, una sorta di cacciatore di demoni e vampiri, le cui armi sono i suoi poteri negromantici e la sua arma, al cui interno è racchiuso uno spirito chiamato Faust, che lo guida nella sua missione e lo aiuta nel combattere le creature della notte. L’origine dei suoi poteri e lo scopo per cui esistono i mietitori sono ancora avvolte nel mistero. Nel suo peregrinare per il mondo a combattere tale flagello, Balthazar si imbatte anche in una setta segreta di Templari, che da secoli perora la causa della “Luce” e ogni creatura oscura è considerata il nemico da abbattere con ogni mezzo e danno collaterale possibile, infatti per i templari, anche i mietitori sono uno dei mali da estinguere e uno dei loro adepti, la “templare” Sarah Jane Stacy, nei confronti di Balthaar ha fatto anche una questione personale ed è disposta a utilizzare ogni mezzo possibile sia come membro dei templari che come ufficiale di polizia per scovare ed eliminare il “male” e Balthazar dalla faccia della Terra. A mettersi in mezzo nella ricerca di Balthazar vi è anche una figura misteriosa di nome Cross, un vampiro che in precedenza era stato un gran maestro templare durante le crociate e che si è votato al “lato oscuro” in quanto, secondo il suo distorto senso dell’onore, i suoi confratelli templari sono usciti dal loro cammino iniziale di guardiani della luce, questi e altri personaggi ruotano intorno al mondo di Balthazar fino allo scontro finale, dove una delle parti in causa alla fine dominerà sulle alte.

Un ottimo fumetto sotto tutti i punti di vista, con una trama che si sviluppa via via che la storia prosegue, senza mai annoiare il lettore, aggiungendo pian piano pezzi dell’enorme puzzle che compongono le origini di Balthazar e sullo scopo di questa guerra tra forze occulte, dove sembra che all’orizzonte non ci sia mai una fine, e le cui battaglie non si limitano solo a un singolo luogo geografico, ma si allarga ai quattro punti cardinali in vari scenari, da Los Angeles, alle terre desertiche del Medio Oriente, fino alle nevi eterne della Scandinavia, patria delle leggende vichinghe. Combattimenti all’ultimo sangue senza esclusioni di colpi, dialoghi e ambientazioni intriganti e scene d’azione al cardiopalma, colpi di scena sensazionali il tutto arricchito da ottimi disegni puliti e ben illustrarti, per gli amanti del noir e dell’horror e per chi ama le autoproduzioni, Balthazar l’Implacabile è un’opera che secondo il mio parere dovrebbe far parte della vostra collezione.

Il percorso di studi scientifici di Alessandro Sidoti lo ha portato a cambiare da informatico e grafico, evolvendo il suo naturale interesse  su cinema, letteratura e fumetti a diventare uno scrittore, sceneggiatore, game designer. Dalla fantascienza, suo primo amore, si è allargato anche all’horror e al fantastico. Scrive racconti e romanzi  e sta lavorando al suo primo gioco di ruolo completamente originale.  Ha frequentato innumerevoli stage  di scrittura creativa e sceneggiatura a Pisa e a Genova con valenti insegnanti. L’incontro professionale con Rossana Berretta, sua moglie, e la vittoria nel 2011 alla fiera del fumetto Romics in un concorso di fumetti per esordienti, ha fatto nascere la saga di “Balthazar L’Implacabile”, quella che è stata più volte definita una delle migliori autoproduzioni a fumetti  dell’ultimo decennio. I suoi progetti attuali sono molti: una Graphic Novel “MoBDY’KK 31”, versione fantascientifica del celebre classico di Melville, “Ars Moriendi” GDR ambientato nello stesso universo di Balthazar, una raccolta di racconti brevi ambientati nell’epoca Sengoku dell’antico Giappone, un romanzo horror storico e molto molto altro.

Rossana Berretta, nata a Savona il 21/2/1980 e diplomata con 60/60 al Liceo Artistico, frequenta assiduamente con risultati assai proficui la Scuola Chiavarese del Fumetto, maturando come persona ed illustratrice. Lavora fin dai primi tempi a progetti grafici diversificati. Una personalità eclettica e poliedrica, difficile da inscrivere in uno schema fisso. Questo le permette di lavorare sia su illustrazioni, che tavole di arte classiche, fumetti. Annovera tra i suoi lavori opere di vario formato e tipo. Copertinista del secondo volume di “Andromeda” (rivista di fantascienza, ed. Ailus Editrice). Disegnatrice e copertinista ufficiale di “Balthazar L’Implacabile” (saga a fumetti, dal 2013 in poi, ed. Dimoon), “Il Riflesso” (racconto di Alessandro Sidoti, Dimoon 2016), “La Via delle Ombre” (Racconti di Alessandro Sidoti, 2016), “Verso Moby Dick 31” (di Alessandro Sidoti, Dimoon 2017).

Per ogni novità su Balthazar l’Implacabile e su altre future opere realizzate da Alessandro e Rossana le potete trovare qui o nel sito Balthazarlimplacabile.altervista.org oppure su Fb alla pagina, Facebook.com/balthazarlimplacabile.

Cosa si cela dietro al film The Broken Key?

In un futuro non lontano, la libertà dell’essere umano è in pericolo. Il mondo è controllato dalla “Grande Z”: la Zimurgh Corporation. La “Legge Schuster” sull’eco-sostenibilità dei supporti regna sovrana. La carta è un bene raro. Stampare è reato. Sullo sfondo di questa realistica visione del domani, il ricercatore inglese Arthur J. Adams viene spinto all’avventura dal padre putativo, il professor Moonlight. La ricerca del frammento mancante di un antico papiro, protetto dalla misteriosa confraternita dei seguaci di Horus, viene ostacolata da indecifrabili omicidi legati ai sette peccati capitali. Arthur dovrà addentrarsi nei meandri di un’impenetrabile e misteriosa metropoli del futuro, specchio della sua anima, per ritrovare il pezzo mancante e salvare l’umanità intera.

L’obiettivo di Louis Nero, regista di The Broken Key?, è quello di realizzare un film concepito sulla linea orizzontale delle Sette Arti Liberali, la cui pratica ascetica – secondo la fulgida interpretazione Dantesca – può portare alla trasmutazione dei Sette Peccati Capitali nelle corrispondenti Virtù Cardinali. L’intento è quello di far vivere al pubblico, come al protagonista, un percorso di purificazione spirituale dai peccati, ambientato in una visionaria Torino del futuro, dove la cultura popolare è intrisa di palpabile mistero. Dove la trama si muove tra leggende che aspettano da secoli di essere ripercorse. Un viaggio simbolico ed emozionante, disseminato d’insidie e repentini colpi di scena. La via del ritorno alla sapienza e alla nostra casa nel cielo. Conosci te stesso e conoscerai il tuo Dio.

Cast d’eccezione per questa pellicola che vede tra gli altri Christopher Lambert, Rutger Hauer, Geraldine Chaplin, Michael Madsen, Franco Nero, William Baldwin, Kabir Bedi, Maria De Medeiros, Marc Fiorini, Andrea Cocco, Diana Dell’Erba, Marco Deambrogio, Walter Lippa

THE BROKEN KEY - Il viaggio dell'eroe e la sua trasformazione digitale

Cosa c’è dietro The Broken Key? Si narra che Hieronymus Bosch (1450-1516), pittore rinascimentale tra i più importanti di tutti i tempi, facesse parte di un misterioso ordine noto come “La Confraternita del Libero Spirito”, gruppo filosofico riconducibile ai leggendari Seguaci di Horus, custodi di un segreto che avrebbe potuto cambiare le sorti del mondo intero. Tra i guardiani che si sono avvicendati nei secoli si annovera la nobile presenza della regina egizia Ankhsen-pa-aton che, costretta dalla casta sacerdotale a scappare dall’Egitto, decise di rifondare, in una nuova città, il mito solare di Aton: Taurasia, (oggi conosciuta come Torino).

Bosch già rivelava, attraverso i suoi dipinti, la possibilità di raggiungere uno stato di grazia operandosi in un percorso di ricerca interiore, attraverso la liberazione dal male e dai peccati capitali. La stessa strada già conosciuta dagli egizi che seguivano la via tracciata dal Dio Thot, colui che realizza i progetti del Creatore. Lo stesso arcano, di natura fisica e metafisica, era universalmente conosciuto, in altri luoghi, in altri tempi, da altri studiosi, maestri, o alchimisti. Nikolas Tesla (1856-1943) asseriva l’esistenza di una forza, un’energia magnetica e nascosta che scaturisce dalla nostra anima. Nel Rinascimento fu ritrovata la tomba dell’antica regina egizia, saccheggiata del sarcofago e dei preziosi monili, ma non del suo tesoro più prezioso: la chiave d’oro di Ankh, chiusa in una povera custodia di legno e per questo, probabilmente, ritenuta di nessun valore. Il pregiato reperto fece sparire le sue tracce quando, rinvenuto poi nell’anno 1516, fu consegnato al giovane Carlo Domenico Del Carretto, signorotto del feudo di Saliceto e “Maestro Segreto del Libero Spirito”. Lo stesso nobile piemontese fu l’artefice di un monumento templare, la facciata della chiesa di San Lorenzo, ricca di simbologie alchemiche.

Alcuni secoli dopo, nonostante i Templari (che lasciarono testimonianza del loro passaggio proprio nelle stesse terre del Carretto) fossero scomparsi da circa duecento anni, nuovi Maestri Segreti del Libero Spirito trasferirono a Torino la scatola di legno contenente la misteriosa chiave. In quel periodo altri maestri furono intenti a rimodellare la città secondo l’arcaica simbologia della rosa alchemica e della chiave spezzata, segreti che hanno contribuito a conferire a Torino l’appellativo di Città Magica. Ognuno di noi custodisce una chiave spezzata. Ognuno di noi è chiamato, in vita, a ricomporla. Arthur lo scoprirà man mano che si addentrerà nel mistero, risolvendo gli omicidi rituali in cui si imbatte, e mettendo insieme i pezzi di una mappa disegnata secoli prima da Bosch, per ritrovare la chiave perduta: il nuovo Graal. I documenti, i dipinti, i reperti qui citati sono realmente esistenti. Gli eventi storici narrati costituiscono la riproduzione fedele di fatti realmente avvenuti. I soli avvenimenti ambientati nel futuro sono frutto di immaginazione.

Exit mobile version