Indiana Jones and the Last Crusade: The Action Game

Trentacinque anni fa, in concomitantanza con l’uscita nei cinema del leggendario film Indiana Jones e l’ultima crociata, i videogiocatori di tutto il mondo hanno potuto appassionarsi alle avventure dell’archeologo più famoso del mondo con alcuni tie-in davvero epocali: Indiana Jones and the Last Crusade: The Action Game (da non confondersi con l’omonima avventura “punta e clicca” o con il gioco del 1991 per Nes) è stato pubblicato nel 1989 da Lucasfilm Games, basato sul film omonimo . Il gioco è stato rilasciato per ZX Spectrum , Amstrad CPC , Commodore 64 , Atari ST , Amiga , IBM PC , MSX , Master System , NES , Game Boy , Sega Genesis e Game Gear .

Atari ST Longplay - Indiana Jones and the Last Crusade - The Action Game

Il gioco, realizzato con una grafica 2D molto semplice, riusciva comunque a catturare l’atmosfera dell’epoca e a trasportare i giocatori all’interno delle epiche avventure di Indy alla ricerca del santo Graal. Sono presenti molte delle ambientazioni caratteristiche del film, come il castello nazista, la Bibbia a casa di Herman, la cattedrale di Venezia e il temibile Zeppelin.

Il sistema di gioco era piuttosto basilare, con il protagonista che doveva superare vari ostacoli come piattaforme mobili, trappole e nemici armati. Indiana poteva attaccare sia a mani nude che con la sua fidata frusta, e come nel film doveva superare anche dei puzzle e cercare di risolvere enigmi. I controlli erano piuttosto intuitivi, ma non particolarmente precisi e responsivi, il che rendeva alcune sequenze di gioco frustranti e difficili da superare.

La colonna sonora del gioco era composta da brani della colonna sonora originale del film, che contribuivano a creare l’atmosfera giusta e a far sentire il giocatore come se fosse veramente all’interno delle avventure di Indiana Jones.

Nonostante le sue limitazioni tecniche, Indiana Jones and the Last Crusade: The Action Game era un gioco divertente e coinvolgente per i fan della saga. Offriva un’esperienza di gioco fedele all’universo cinematografico di Indiana Jones e riusciva a catturare l’immaginazione dei giocatori che potevano finalmente rivivere le gesta dell’archeologo più famoso del cinema.

Hitler e la sua ossessione per i manufatti antichi e mitologici: una storia di follia e distruzione

La ricerca maniacale di Adolf Hitler per i manufatti antichi e mitologici è uno degli aspetti più affascinanti e inquietanti della storia del nazismo. Come tutti i fan di Indiana Jones sanno, il dittatore tedesco era convinto di poter trovare nelle antiche civiltà le prove della superiorità della razza ariana e i segreti per conquistare il mondo. Per questo motivo, ordinò numerose spedizioni e saccheggi in vari paesi, alla ricerca di oggetti e documenti che potessero confermare le sue teorie.

In primis, Hitler era ovviamente ossessionato dalla svastica, il simbolo che aveva scelto per rappresentare il suo partito e il suo regime. La svastica era un antico simbolo solare, diffuso in molte culture e civiltà, che esprimeva un augurio di fertilità e benessere. Hitler, però, la interpretava come il segno distintivo degli ariani, che avrebbero inventato questo simbolo per indicare la loro nobiltà e il loro dominio. Hitler era convinto che la svastica fosse stata usata dagli ariani in India, in Grecia e in Germania, e che fosse stata trasmessa da generazione in generazione fino ai tempi moderni. In realtà, la svastica non aveva nulla a che fare con la razza ariana, che era solo un’invenzione degli studiosi tedeschi dell’Ottocento, basata su errori e falsificazioni.

Uno dei principali obiettivi di Hitler era l’isola di Thule, un luogo leggendario situato al nord del mondo, dove si credeva avesse avuto origine la civiltà iperborea, progenitrice degli ariani. Hitler pensava che in questa isola fossero conservati i resti di Atlantide, la mitica città sommersa che secondo Platone era stata la culla di una cultura avanzata e potente. Hitler era affascinato dalla filosofia platonica, che riteneva derivasse dalle antiche conoscenze ariane. Inoltre, sperava di trovare in Thule la lancia di Longino, l’arma che avrebbe trafitto il costato di Cristo sulla croce, e che secondo una profezia avrebbe garantito la vittoria a chi l’avesse posseduta.

Un altro luogo che attirava l’interesse di Hitler era il Tibet, dove credeva fossero rifugiati gli ultimi discendenti degli ariani dopo il diluvio universale. Hitler riteneva che nei monasteri tibetani fossero custoditi i segreti della razza superiore, tra cui la scienza della levitazione, la telepatia e la reincarnazione. Nel 1938, inviò una spedizione di studiosi e militari in Tibet, con il compito di esplorare il territorio, studiare la cultura e la religione locale, e cercare eventuali tracce di origine ariana. La spedizione durò due anni e raccolse molti dati e documenti, ma non trovò alcuna prova della presunta parentela tra i tibetani e gli ariani.

In particolare, Hitler aveva un’ossessione per i manufatti mitologici della religione ebraica e cristiana, che riteneva fossero fonti di potere e di conoscenza. Tra questi, vi erano:

  • L’Arca dell’Alleanza, il contenitore che custodiva le tavole della Legge ricevute da Mosè sul monte Sinai, e che secondo la Bibbia era in grado di produrre fulmini e terremoti. Hitler credeva che l’Arca fosse nascosta in Etiopia, e inviò una spedizione per cercarla, ma senza successo.
  • Il Sacro Graal, il calice usato da Gesù nell’Ultima Cena, e che secondo la leggenda era stato portato in Francia dai cavalieri templari. Hitler pensava che il Graal fosse collegato al sangue di Cristo, e che potesse conferire l’immortalità a chi lo bevesse. Hitler ordinò di cercare il Graal in diversi luoghi, tra cui il castello di Montségur, dove si diceva fosse stato nascosto dai catari.
  • La Lancia di Longino, la lancia che avrebbe trafitto il costato di Gesù sulla croce, e che secondo una profezia avrebbe garantito la vittoria a chi l’avesse posseduta. Hitler era ossessionato da questa lancia, che riteneva fosse la stessa usata da Carlo Magno e Federico Barbarossa. Hitler si impossessò della lancia che era conservata a Vienna, ma si trattava probabilmente di una copia.

Hitler era convinto di poter usare questi oggetti per realizzare il suo sogno di creare un nuovo ordine mondiale basato sulla supremazia della razza ariana. In realtà, Hitler si basava su miti e leggende infondate, e non riuscì mai a trovare i veri manufatti, che forse non sono mai esistiti.

La ricerca maniacale del Führer per i manufatti antichi e mitologici fu quindi una delle manifestazioni più evidenti della sua follia e della sua megalomania. Hitler si illudeva di poter ricostruire una storia alternativa, in cui gli ariani fossero i padroni del mondo e i detentori di una saggezza e di una potenza ineguagliabili. Per perseguire questo delirio, Hitler non esitò a depredare e distruggere le opere d’arte e i tesori culturali di altri popoli, commettendo uno dei più gravi crimini contro l’umanità.

La spada magica – Alla ricerca di Camelot

Benvenuti a Camelot: nel Regno di Artù, vi attende una storia stupenda, una magistrale animazione e splendide canzoni… eppur un viaggio destinato all’oblio!La spada magica – Alla ricerca di Camelot” è uno straordinario, quanto dimenticato, lungometraggio d’animazione di Frederik Du Chau, tratto dal romanzo del 1976 The King’s Damosel di Vera Chapman. Un progetto assai moderno per l’epoca che tratta tematiche serie e molto attuali come la disabilità, l’abbandono e la resilienza: ciò nonostante, purtroppo, è stato dimenticato fra le mensole polverose dense di cartoni animati più superficiali.

Ruber - La Spada Magica

 

La storia racconta di coraggiosa ragazza, Kayley che sogna di diventare un cavaliere della Tavola Rotonda come il suo defunto padre, sir Lionel. Spinta da uno spirito da “vero cavaliere della Tavola Rotonda”, la giovane si mette alla ricerca della famosa spada Excalibur appartenente al leggendario RE ARTÙ, ingiustamente sottratta dal perfido RUBER, un ex cavaliere caduto in rovina assassino del padre della protagonista. Con l’aiuto di GARRETT, un affascinante giovane privo della vista, che vive solo nella terribile foresta incantata, Kayley si avventura alla ricerca di Excalibur, senza la quale il regno di Camelot è perduto. Il cammino è denso di pericoli e ricco d’incontri, tra i quali il più interessante è quello con DEVON E CORNELIUS, ovvero le due teste di un improbabile drago. Il drago a due teste si unirà subito a Kayley e Garrett in questo avventuroso viaggio, metafora di un percorso più profondo alla scoperta dell’infinito potere dell’amicizia e del coraggio.

Sulle Ali Di Mio Padre (On My Father's Wings) - La Spada Magica

“La spada magica – Alla ricerca di Camelot” (di cui il titolo originale è Quest for Camelot) è entrato in produzione nel 1995, ma è stato ritardato quando gli animatori sono stati riassegnati su Space Jam (1996). Nel frattempo, la storia è stata pesantemente rielaborata, tra cui il focus centrale sul Santo Graal sarebbe stato sostituito con Excalibur. Ciò ha comportato molte divergenze creative, tanto che l’originale regista Bill Kroyer fu sostituito in corsa con Du Chau alla regia. A causa di questi problemi di produzione, l’uscita del film è stata ritardata di sei mesi, dal novembre 1997 al maggio 1998. L’animazione è stata principalmente realizzata a Glendale, in California e Londra.

Preghiera di una madre (The Prayers) - La Spada Magica

“La spada magica – Alla ricerca di Camelot” è stato distribuito dalla Warner Bros. sotto Family Entertainment il 15 maggio 1998. Il film ha ottenuto, per la canzone “The Prayer”, una candidatura a Premi Oscar come Migliore canzone originale vincendo il premio ai Golden Globes, ciò nonostante ha ricevuto recensioni contrastanti rivelandosi, purtroppo, un vero flop, incassando $ 38,1 milioni contro un budget di $ 40 milioni.

La Trilogia de “Le Reliquie dei Templari”

La Trilogia de “Le Reliquie dei Templari” porterà il lettore nei meandri di alcune delle più belle cattedrali del mondo, a caccia di misteri secolari che non hanno ancora trovato una risposta. L’arca dell’Alleanza, La Sacra Sindone e il Santo Graal non saranno più un mistero. Questa trilogia di romanzi ripercorre la storia di queste reliquie e presenta un’ipotesi inedita riguardante le origini di ognuna delle reliquie “minori” e il modo in cui, un tempo, secoli e secoli or sono, si trovavano a Costantinopoli probabilmente come frammenti di un unico telo più grande, delle stesse dimensioni della Sacra Sindone.

 

La chiave di Salomone 

La dinamica della morte del professor Lunardi, docente all’università di Modena, e della giovane Irene, perito tecnico della sovrintendenza per i beni culturali di Bologna, porta tutti a pensare che si sia trattato di un incidente. L’accaduto però, attira nella tranquilla città emiliana il giovane e apparentemente sprovveduto Marco, che, per oscure ragioni, sembra non credere alla teoria dell’incidente e comincia a indagare sulle attività delle due vittime, incentrate sullo studio del duomo di Modena e di uno strano manoscritto custodito nella biblioteca capitolare del Duomo. Coadiuvato dalla giovane e attraente Paola, conosciuta durante un incontro di lavoro, riesce a condurre in maniera proficua le indagini, che lo portano alla scoperta di un’enigmatica frase celata tra le righe del manoscritto, la quale sembra indicare che qualcosa di misterioso sia nascosto tra i sepolcri della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze.
 

Il mistero della Sindone

Durante una tranquilla notte, i teli che hanno fatto parte del corredo sepolcrale di Cristo vengono trafugati dalle cattedrali in cui sono custoditi da secoli. La Sacra Sindone a Torino, il Volto Santo a Manoppello, il Sudario a Oviedo, la Santa Cuffia a Cahors, i Sacri Teli a Kornelimunster e il Santo Sudario a Carcassonne. Nessuno viene risparmiato. Dietro i furti, lo zampino di una misteriosa setta che decide di farli analizzare in gran segreto per svelare il mistero che avvolge i teli. Saranno mossi da semplice desiderio di sapere o avranno in mente qualcosa di più macabro? Il Gran Maestro dell’Ordine dei Templari richiama al castello i suoi uomini migliori per mettersi sulle tracce dei teli scomparsi. Marco, ritiratosi a vita privata per coltivare l’amore che prova per Paola; Elisa, addestrata in gran segreto dal professor Lunardi, membro influente dell’Ordine, scomparso in circostanze poco chiare; Aldo e Stefano, veterani dell’Ordine del Tempio; Antonio, Lorenzo e Giovanna, giovani reclute al termine del loro addestramento. Tutti iniziati all’arte degli assassini, addestrati alle pratiche dello spionaggio e del sapere esoterico. Aiutati da Lamech, ex mercenario convertitosi a spia papale e ostacolati da Sigmund, un enigmatico negromante straordinariamente affascinato dai reperti di Girolamo Segato, i protagonisti raggiungono il luogo in cui sta per consumarsi un incredibile e macabro sacrificio. La profezia di Nostradamus sta per avverarsi. Alcuni medici e studiosi vengono rapiti e chiamati a comporre un team ad hoc con il solo obiettivo di scoprire la verità sui Sacri Teli. Le ricerche portano ad una conclusione del tutto inaspettata: la Sacra Sindone è autentica, ma con essa, anche tutti gli altri teli. Il professor Morcaldi, esperto di datazioni al radiocarbonio, scopre attraverso quale processo si è formata l’immagine di un uomo crocifisso sul telo di lino; finalmente la verità sta per venire a galla. Inganni, tradimenti e colpi di scena si susseguono in un romanzo che vede come teatri degli scontri alcuni tra i più suggestivi luoghi d’Europa. Riusciranno mai, i protagonisti, a riconsegnare le Sacre Reliquie ai legittimi proprietari? Sarà pronta l’umanità a scoprire attraverso quale processo si è formata l’immagine impressa sul più venerato e osannato telo sepolcrale di Cristo? Ma ancora di più, sarà pronta l’umanità a scoprire qual è il nesso tra la Sacra Sindone e il famigerato Santo Graal?

Alabastros Cratir

Dopo secoli di ricerche attraverso l’Europa, l’importante rivelazione… Il Santo Graal, la meravigliosa reliquia che intere generazioni hanno cercato in lungo e in largo per il mondo si trova in Italia…scorpi dove! Davanti agli occhi di tutti per secoli…troppo ciechi per poterlo vedere. Il romanzo Alabastros Cratir rivela il luogo esatto in cui si trova il Graal e ne ricostruisce i 2000 anni di storia. Terzo e ultimo capitolo della trilogia “Le reliquie dei Templari” ci pone di fronte ad alcune domande: Come finì il sangue di Cristo in quel vaso di alabastro? Come quel vaso diventò il famigerato Santo Graal? Dove si trova oggi quel vaso? Davanti agli occhi di tutti per secoli…troppo ciechi per poterlo vedere.

 

Lanfranco Pesci nasce sulle colline senesi nel 1982 e si laurea in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Torino. Nella magica città piemontese scopre il suo interesse per il mistero e comincia a svolgere ricerche a titolo puramente personale sulle reliquie legate al mondo cristiano e alla Passione di Cristo. Le ricerche lo porteranno a formulare un’ipotesi tutt’altro che scontata sulla reale essenza del Santo Graal. Dopo l’esperienza con i thriller storici della Trilogia “Le Reliquie dei Templari” si sta cimentando nella scrittura di una saga fantasy incentrata sulla magia e sull’eterna guerra tra il bene e il male, dal titolo Grimori Saga, di cui è già stato pubblicato il primo volume IL Il Risveglio del Male. Un romanzo fantasy che ti condurrà in un mondo magico che si trova proprio attorno a te, dove i protagonisti si scontreranno in una lotta all’ultimo sangue per il controllo dell’umanità. 

Il Nazismo occulto

Tutti conosciamo il nazismo per la scia di terrore e morte che in una quindicina di anni ha seminato lungo tutta l’Europa. Ma c’è anche un altro nazismo, molto più nascosto e meno analizzato dagli studiosi: stiamo parlando dell’universo occulto del nazismo. Sono tante le “strampalate” avventure in cui Hitler e i suoi famigerati seguaci si sono lanciati, percorrendo non solo l’Europa ma anche le desolate lande dell’Asia e i deserti del Medio Oriente. Si tratta del cosidetto ” Nazismo Occulto”. Infatti sia Hitler, ma sopratutto Goebbels erano enormemente attratti dall’occulto e dalla magia. 

 

La figura del Fuhrer in particolare merita davvero un’analisi approfondita. Cominciamo dagli inizi: secondo August Kubizek, uno dei pochi amici di Hitler durante la sua fanciullezza, le ossessioni magico-politico-razziali del futuro Fuhrer ebbero inizio nel 1904. Hitler aveva quindici anni e dopo aver assistito ad un’opera di Wagner, cominciò a parlare di “una missione che il destino gli aveva riservato” e che “avrebbe affrancato la sua razza dalla servitù. Insomma, già a quell’età Hitler usava espressioni che poi ritroveremo nel  “Mein Kampf”. Sempre secondo Kubizek, in quell’occasione Hitler adoperò per la prima volta quella sua caratteristica voce, frammentata  e irosa, che sarebbe diventata famosa grazie ai suoi discorsi deliranti. Lo stesso Hitler pareva stupito di questa voce, come se uscisse dalla bocca di un estraneo.

 

Con buona probabilità si trattava di uno dei primi sintomi della schizofrenia che l’avrebbe afflitto per il resto della sua vita. Da quel momento Hitler iniziò ad occuparsi assiduamente di misticismo, occultismo e magia. In particolare modo era affascinato dal “Parzival”, un poema del ciclo del Graal. C’era un personaggio che lo colpiva più di tutti: un certo Klingsor che, secondo lui, era la trasposizione letteraria di un personaggio realmente esistito, il tiranno Landolfo II di Capua, scomunicato nell’875 per essersi servito della magia nera con l’intento di acquisire il potere assoluto. Hitelr si identicò con lui, anche perché entrambi soffrivano della stessa anomalia fisica: avevano un solo testicolo. (“Hitler has only got one ball” cantavano i soldati americani).

 

Intanto in Germania c’erano numerosi gruppi che cercavano nell’occulto una soluzione ai mille problemi del quotidiano. Tra questi c’era il gruppo di Thule, secondo il quale una civiltà di “Superiori” si era evoluta nel Gobi tra i tre e i quattromila anni fa, ed era stata distrutta da una catastrofe che aveva trasformato la regione nell’attuale deserto. I sopravvissuti si sarebbero trasferiti parte in Tibet, parte nel Nord Europa, dando origine alla razza ariana (prova ne è l’analogia tra il nome del regno dei nordici, Asgard, e Agharti, il mitico centro spirituale nascosto sotto l’Asia).

 

Poi c’era Horbiger con la sua teoria della terra vuota, di cui noi abitiamo l’interno. Secondo questo scienziato gli astri erano blocchi di ghiaccio e molte lune erano già cadute sulla terra. Lo stesso sarebbe avvenuto per la nostra. L’uomo sarebbe stato vicino ad una radicale trasformazione che lo avrebbe avvicinato agli Dei. Per fare era ciò era però necessario fare un’alleanza con il Signore del mondo, il Re della Paura che regna su una città nascosta in qualche luogo dell’Oriente. Hitler credeva a tutto ciò. Si nutriva di queste teorie e probabilmente questa è stata la molla che lo ha spinto ad entrare in politica. Ricordiamo che il Fuhrer si svegliava in piena notte lanciando urla lancinanti: “E’ lui, è lui! E’ venuto qui!”.

 

Anche il simbolo scelto per rappresentare il nazismo, la svastica, aveva un forte valore magico. A suggerirla a Hitler era stato un occultista di nome Friedrich Kohn, ma Hitler l’aveva fatta modificare invertendo  la direzione delle braccia della svastica: da simbolo solare e positivo a simbolo notturno e negativo. Hitler lanciò i suoi uomini, fra cui le famigerate SS (Schutz-Staffel ovvero “Forza Assalto) in folli avventure come quella della ricerca di Agarthi in Tibet. Non si è sicuri che tale spedizione sia avvenuta realmente; fatto sta che dopo la caduta di Berlino i sovietici trovarono i cadaveri di molti tibetani in uniforme tedesca.

 

 

Un’altra impresa fu quella di tentate di dimostrare che la terra era effettivamente cava (1942, isola di Rugen). Per non parlare del furto della lancia di Longino, l’arma con cui, secondo la leggenda, il pretoriano Longino, aveva trafitto il costato di Gesù Cristo. Si riteneva che questa lancia desse enormi poteri a chi ne fosse entrato in possesso. Hitler ci riuscì, ma fortunatamente nel 1945 gli alleati riuscirono a recuperarla e la riconsegnarono al legittimo proprietario, l’Austria (che la custodisce gelosamente all’Hofburg di Vienna). C’è addirittura chi sostiene che quella in possesso dell’Austria non è altro che una copia della lancia.

 

 

L’originale sarebbe custodita dall’”Ordine dei Cavalieri della Lancia Sacra”, che la conserverebbe in un nuovo nascondiglio per mantenere “la giustizia e la pace nel mondo”. Per ordine di Hitler, poi, il colonnello delle SS Otto Rahn effettuò alcuni scavi a Montsegur alla ricerca del Sacro Graal! Terribile è l’episodio che ha visto coinvolti alcuni soldati tedeschi che, nonostante il resto del loro esercito fosse inseguito dagli alleati che incalzava i nazisti in Francia, tornarono al paesino francese di Renne Le Chateaux alla ricerca del Graal, e non trovandolo sterminarono tutti gli abitanti.

 

 

Come potete leggere Hitler si è imbarcato in numerose imprese legate al mondo dell’occultismo. Come interpretare tutto ciò? C’è chi pensa che il Fuhrer fosse solo un paranoico ossessionato dalla magia, ma c’è chi arriva a sostenere che fosse un vero e proprio stregone che aveva stretto un patto con oscure potenze, a cui offriva sacrifici rituali in cambio del potere assoluto. C’è ancora un’altra ipotesi: dietro Hitler c’era qualcuno che lo manovrava come un fantoccio.

 

 

Un ultimo inquietante elemento: il Fuhrer decise di suicidarsi il 30 Aprile, il giorno che si conclude con la notte di Valpurga, la notte in cui le forze del male celebrano il loro trionfo.

 

 

 

FONTI:

 

“Il Mattino dei maghi” di Louis Pauwels e Jacques Bergier e “L’eniclopedia dei misteri” a cura di Alberto Castelli.

Il sacro Graal

Sul leggendario calice in cui si dice Cristo abbia bevuto durante l’Ultima Cena e che abbia raccolto il suo sangue sulla Croce si è scritto di tutto: è stato oggetto di infinite sceneggiature cinematografiche e libri; lo hanno cercato i Nazisti, i Cristiani, archeologi, ciarlatani, i Cavalieri della Tavola Rotonda. Iniziamo con ordine, cioè dal suo nome: Santo Graal nella sua forma più antica è attestato come SANGREAL, che deriva da due parole diverse SANG e REAL e significa Sangue Reale, e attesta la discendenza da Re Salomone di Gesù e la sua unione con Maria Maddalena (della casa di Beniamino); la leggenda in realtà indica come SANGREAL il ventre di Maria Maddalena che avrebbe portato in grembo il figlio di Gesù. Secondo altri, fra cui Helimand de Froidmont, il termine deriva dal latino Gradalis e significa tazza o calice ed è assimilabile ad altri oggetti della mitologia celtica, come il Calderone di Dagda o greco-romana, come la Cornucopia. Effettivamente nella Bibbia non si accenna al matrimonio fra i due e anzi si dà a Maria Maddalena della prostituta, ma le versioni di alcuni Vangeli Gnostici discordano (ci sarebbe persino un Vangelo scritto da Maria Maddalena…); a tal proposito c’è da dire che la Legge Ebraica (cui Cristo era sottoposto in quanto Ebreo) prevede come compito dell’uomo quello di avere moglie e generare figli. Per secoli è stato considerato una reliquia minore, se confrontata alla sindone o alla vera croce, finché non diviene una reliquia importante e dotata di magici poteri nelle leggende della Normandia e della Bretagna. Il Graal appare infatti nel ciclo bretone, come allegoria mistica della ricerca del misticismo; precisamente nel Perceval, poema incompiuto di Cretyens de Troyes, i cavalieri della tavola rotonda cercano il Graal su richiesta di dio. Nel poema si utilizza la parola Graal per indicare il calice di Cristo.

“Colui che beve l’acqua che io gli darò, dice il Signore, avrà dentro di sé una sorgente inesauribile dalla quale sgorgherà la vita eterna. Lasciate che mi conducano alla tua montagna sacra nel luogo dove dimori, attraverso il deserto e oltre la montagna, nella gola della luna crescente, al Tempio dove la coppa che contiene il sangue di Gesù Cristo risiede per sempre”.

Il corpo di Cristo, deposto dalla croce doveva perdere molto sangue dalla ferita al costato, ed è piuttosto logico che per drenare il corpo dal sangue si fosse usato un recipiente. Per questo motivo Il Graal, infatti quasi sicuramente non è una coppa; una coppa non sarebbe servita a nulla dovendo drenare 5 litri di sanue da un corpo, nonostante già molto provato.

Inoltre il termine potrebbe derivare dal galeico Grael, contrazione del Latino Gradalis, cioè un recipiente a metà strada tra un cratere ( un grande vaso molto largo e basso in cui mescere il vino) e una ciotola.. Difatti tutta l’iconografia sul Graal è medievale, e nei Vangeli non viene specificato che tipo di recipiente sia. In questo articolo si analizzano le circostanze del Graal storico e le fonti a riguardo del graal. e si scopre che non solo il Graal è stato il recipiente del vino di cristo e del suo sangue, ma è anche legata al famoso gesto di Ponzio Pilato di lavarsi le mani per non colpevolizzarsi dell’omicidio di Gesù. Il gradale era un oggetto molto usato durante i pranzi per attingere il vino dai crateri. Ora però sembra improbabile che lo stesso gradale usato durante una cena, venga adoperato un giorno dopo per una cerimonia funebre. Bisogna delle considerazioni anche riguardo all’ultima cena descritta dai vangeli. Il rito canonico parla di pane e di un calice per 13 commensali; si trattava di una cena e non di un rituale predisposto. Cristo beve dal calice e lo porge ai dicepoli; una coppa singola avrebbe costretto i discepoli a bagnarsi le labbra o a dover attingere nuovamente perchè ognuno potesse berne. Invece pensando ad un grande gradale, della capacità di alcuni litri da all’ultima cena un altro carattere: una cena di festa tra amici, durante il quale il Cristo effettua una strana preghiera, non da tutti compresa. Ed infatti gli apostoli non comprendono a fondo i gesti del maestro; Appurato la possibilità che un gradale abbia fatto da coppa durante l’ultima cena e che sia stato usato un simile oggetto per i rituali funebri del cadavere crocifisso, esiste un indizio che possa far pensare che si tratti dello stesso recipiente?

La storia cui si riferiscono i più e avallata dalla Chiesa è narrata da Robert de Boron attorno al 1202, e tratta del facoltoso mercante e lontano parente di Gesù Giuseppe di Arimatea, che ne raccolse il sangue ai piedi della Croce; egli portò con sé il calice fino in Bretagna ove lo avrebbe consegnato al Re Pescatore. La “storia di Pietro d’ Arimatea”, scritto apocrifo, ci fa pervenire una versione piuttosto realistica dei fatti. Secondo questa versione, Pilato avrebbe fatto sequestrare gli oggetti personali di Gesù, per trovare delle prove da usare nel processo, ed il graal era con essi. Durante il processo Pilato teneva questi oggetti vicino a se. Quando Pilato si cimentò nel famoso gesto di lavarsi le mani, prese il primo oggetto che aveva sottomano, cioè il gradale dell’ ultima cena. E’ importante notare che in questo modo il Graal acquisice una valenza simbolica ulteriore, perché Pilato, nell’ atto di lavarsi le mani nel recipiente, di fatto le sporca maggiormente. Finito il processo, Pietro ottiene il permesso di seppellire il cadavere, e Pilato gli fa consegnare anche gli oggetti personali che aveva fatto requisire. Daltronde durante l’ultima cena il Cristo dice che il vino diventa il suo sangue, ed il gradale verrà riempito del suo vero sangue. Il gesto di Pilato di pulire le mani del sangue del Cristo non impedisce alla coppa di sporcarsi nuovamente.

La coppa acquisisce anche notevoli poteri magici, tra cui guarire le ferite e dare l’immortalità. Curiosamente sembrano poteri di derivazione pagana, molto diversi dai poteri miracolosi attribuiti ad altre reliquie cristiane. In realtà il motivo di questa ascesa del Graal in quelle zone, è dovuto al sincretismo religioso, tipico degli albori del cristianesimo.Nel concetto leggendario di “Graal” erano confluite molte componenti pagane, a cominciare dal concetto di “gran calderone druidico”.

Il Graal è davvero esistito? Probabilmente si, anzi è molto probabile che un recipiente abbia accolto il sangue di Cristo, ma quasi sicuramente non era una coppa. Molteplici sono però le differenti versioni della leggenda: secondo alcuni il Graal sarebbe stato portato in Bretagna da Gesù stesso e il Re Pescatore sarebbe un altro discendente della stirpe di Gesù; altri vorrebbero il Graal come dono di un Druido convertito al Cristianesimo a Gesù durante la sua permanenza in Cornovaglia, tale Druido viene poi identificato come Merlino. Alcune versioni sostengono che ci sia una stretta parentela fra Giuseppe di Arimatea, il Re Pescatore (chiamato così perché avrebbe effettuato lo stesso miracolo di Gesù della moltiplicazione dei pesci) e Parsifal.

La seconda parte di leggende viene tramandata in Europa dai racconti dei Crociati: si narra di una terra fertilissima (SARRAZ) e irraggiungibile da cui sarebbero nati i Saraceni, di un calice o di una pietra (lapis ex coelis) che donano l’immortalità; quest’ultima ipotesi sarebbe straordinariamente simile alla pietra conservata nella Ka’ba e adorata dai Musulmani o alla presunta tomba di Romolo nel Foro Romano (il Lapis Niger); altre teorie affermano che gli stessi Crociati abbiano riportato il Graal in Occidente e lo abbiano nascosto da qualche parte in Europa.

Il Graal si trova nel castello di Gisors. I Cavalieri Templari avevano stretto rapporti con la Setta degli Assassini, un gruppo iniziatico ismailita che adorava una misteriosa divinità chiamata Bafometto . Per alcuni il Bafometto  altro non era che il Graal; prima di essere sgominati, gli Assassini lo avevano affidato ai Templari, che lo avevano portato in Francia verso la metà del XII secolo. Se le cose fossero davvero andate così, ora il Graal si troverebbe tra i leggendari tesori dei templari (mai rinvenuti) in qualche sotterraneo del castello di GISORS.

Il Graal si trova a Castel del Monte. I Cavalieri Teutonici – fondati nel 1190 – erano in contatto sia con i mistici Sufi – una setta islamica che adorava il Dio delle tre religioni, Ebraica, Islamica e Cristiana – sia con l’illuminato Imperatore Federico II Hohenstaufen, a sua volta seguace di quella dottrina. Tramite i Cavalieri Teutonici, i Sufi avrebbero affidato il Graal all’Imperatore, affinché lo preservasse dalle distruzioni scatenate dalle Crociate. In tal caso, il Graal si troverebbe a Castel del Monte, un palazzo a forma di coppa ottagonale edificato apposta per custodirlo.

IL Graal Si trova nel Castello Di MontSegur. Dopo che il culto di Zoroastro venne disperso, alcune delle sue dottrine furono ereditate dai Manichei, e, di seguito, dai Catari o Albigesi; questi ultimi erano giunti in Europa dal Medio Oriente, passando per la Turchia e i Balcani, e si erano stabiliti in Francia nel XII secolo. Nel 1244, dopo una lunga persecuzione da parte del Papato e dei francesi, furono sterminati nella loro fortezza di Montsegur; se avessero portato con sé il Graal durante le loro peregrinazioni, ora esso potrebbe trovarsi insieme al resto del loro tesoro in qualche impenetrabile nascondiglio del castello. Negli anni ’30 il tedesco Otto Rahn, colonnello delle SS intraprese alcuni scavi a Montsègur e in altre fortezze catare con l’appoggio del filosofo nazista Alfred Rosenberg, portavoce del Partito e amico personale di Hitler: l’episodio fornì al romanziere Pierre Benoit, già autore del celebre L’Atlantide, lo spunto per il romanzo Monsalvat.

Il Graal si trova a Torino. Importato forse dai pellegrini che si spostavano per l’Europa durante il medioevo o forse dai Savoia insieme alla Sacra Sindone, il Graal sarebbe giunto nel capoluogo piemontese; le statue del sagrato del tempio della Gran Madre di Dio, sulle rive del Po, indicano, a chi è in grado di comprenderne la complessa simbologia, il nascondiglio della Coppa.

Il Graal si trova a Bari. Nel 1087, un gruppo di mercanti portò a Bari dalla Turchia le spoglie di San Nicola, e in loro onore venne edificata una basilica. In realtà la translazione del Santo era solo la copertura di un ritrovamento ben più importante, quello del Graal. I mercanti erano in realtà cavalieri in missione segreta per conto di Papa Gregorio VII. Il Pontefice era al corrente del potere del Calice, ma non intendeva pubblicizzare la sua ricerca, né l’eventuale ritrovamento, in quanto esso era un oggetto pagano, o comunque il simbolo di una religione ancor più universale di quella cattolica. Gli premeva di recuperarlo da Sarraz in quanto temeva che la sua presenza sul suolo turco avrebbe aiutato i Saraceni (in questo caso i Turchi Selgiuchidi) nella loro espansione ai danni dell’Impero Bizantino, e avrebbe nociuto al programmato intervento di forze cristiane in Terra Santa a difesa dei pellegrini. Non è dato di sapere dove si trovava la coppa (che, forse, era passata per le mani di San Nicola nel VI secolo, e che gli avrebbe conferito la fama di dispensatore d’abbondanza ) e chi comandò la spedizione; sta di fatto che, in una chiesa sconsacrata di Myra, i cavalieri prelevarono anche alcune ossa, poi ufficialmente identificate come quelle del Santo. Il recupero delle spoglie giustificò la spedizione in Turchia e l’edificazione di una basilica a Bari; la scelta di custodire il Graal in quella città anzichè a Roma fu determinata da due motivi: da lì si sarebbero imbarcati i cavalieri per la Terra Santa (la prima crociata fu bandita sei anni dopo il ritrovamento) e il Graal avrebbe riversato su di loro i suoi benefici effetti; in più la sua presenza avrebbe protetto Roberto il Guiscardo, Re normanno di Puglie, principale alleato del Papa nella lotta contro Enrico IV.

Il Graal si trova in Molise. Alcuni studiosi dell’associazione culturale Acors “Sigillum Comite di Molise” sostengono che il Sacro Graal si troverebbe in Molise e che Dan Brown, nel suo Codice abbia copiato vicende avvenute in realtà nelle terre molisane. Gli studiosi sostengono che la probabilità che il Graal si trovi proprio in Molise è molto alta, poiché da qui è passato il Viaggio partito dalla Terra Santa. Testimonianza autentica si incarnerebbe in Ruggero de Moulins, che come tutti i cavalieri, potrebbe aver portato con sé, nella sua cripta una antica reliquia, per non lasciarla in balia dei musulmani. Si dice che questo personaggio sia frutto di fantasia, che gli scienziati avrebbero barato, inventando fatti che in realtà così storici non sono.

 

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