L’Occhio di Horus

Horus, figlio di Iside e Osiride, è il dio falco, venerato per la caccia, la bellezza, l’arte e la musica. Successivamente è stato connesso al dio Ra. Possedeva il dono della chiaroveggenza e governava tutti gli elementi naturali. L’Occhio di Horus conosciuto anche come “wadjet” è simbolo di protezione, prosperità e potere regale. E’ un simbolo potente e ricco di energia positiva. Graficamente è costituito da un occhio sovrastato dal sopracciglio e sotto da una spirale, per alcuni è il tratto residuo del piumaggio del falco, animale del quale Horus prende le sembianze, ma anche la rappresentazione dei segni di lacrime. 

 

wḏȝ – udjat “preservare” o “protezione”.

 

Secondo la mitologia egizia abbiamo due versioni:

  • Horus voleva vendicare l’uccisione di suo padre Osiride compiuta da Seth, fratello di Osiride. Nello scontro con lo zio Horus perse il suo occhio sinistro che si divise in sei parti.
  • Un’altra interpretazione invece, lega “l’occhio di Horus“ con “ l’occhio di Ra“, il quale sarebbe stato perso. La sua ricerca viene affidata a Shu e Tefnut ( il secco e l’umido ). La ricerca però dura a lungo e non porta risultati, allora il dio del sole trova un nuovo occhio e non vuole più privarsene. Ecco perché sempre secondo la leggenda Ra avrebbe trasformato l’occhio in un serpente sulla sua fronte chiamato ureo.
Disco solare con Urei. Rappresentazione dell”Occhio di Ra.

        

Usato come amuleto l’Occhio di Horus come fosse un occhio superiore che amplifica la vista e permette di distinguere realtà e illusione. L’Occhio di Horus è spesso scelto come tatuaggio, secondo la tradizione chi vuole disegnare sulla sua pelle questo simbolo egizio deve farlo sulla schiena, sulla nuca o sulle spalle, in questo modo lo sguardo vigile di Horus protegge dai pericoli che la semplice vista umana non è in grado di percepire.ù

Questo amuleto ebbe grande importanza e diffusione nell’antica civiltà egizia. Venne posto anche all’interno dei bendaggi che avvolgevano il corpo del defunto, oltre che su rilievi, incisioni e papiri, in quanto simbolo di rigenerazione. Era portato da uomini, divinità o animali sacri; poteva essere dipinto sulle navi come segno apotropaico di protezione durante il viaggio, sui fianchi dei sarcofagi affinché il defunto potesse vedere nell’aldilà o sui muri di templi o tombe come difesa dai saccheggiatori.

Amuleto (Udjat)

 

Nell’aritmetica egizia le parti costituenti l’udjat servivano a scrivere le frazioni, aventi il numero 64 come denominatore comune. Nella vita quotidiana invece, era usato come traduzione grafica delle unità di misura dei cereali. Ciascuna parte aveva un valore di frazione dell’intero, così come di rappresentazione dei sensi umani:

  • la parte verso il naso rappresentava la frazione 1⁄2 e l’olfatto (il naso);
  • la pupilla rappresentava la frazione 1⁄4 e la vista (la luce);
  • il sopracciglio rappresentava la frazione 1⁄8 e il pensiero (la mente);
  • la parte verso l’orecchio rappresentava la frazione 1⁄16 e l’udito (l’orecchio);
  • la coda curva rappresentava la frazione 1⁄32 e il gusto (il germoglio del frumento);
  • il piede rappresentava la frazione 1⁄64 e il tatto (il piede che tocca terra).

Sommando le varie parti si ha un totale di 63⁄64: si riteneva che il restante 1⁄64 fosse stato aggiunto dal dio Thoth ( dio dalla testa di Ibis, della scrittura e della sapienza ) sotto forma di poteri magici.

Dio Thoth

Sebbene l’ antica civiltà egizia sia ormai conclusa, la credenza nel potere dell’ Occhio di Horus è rimasta viva, infatti questo simbolo è molto utilizzato anche oggi. Ad esempio, nei paesi del Mediterraneo, i pescatori così come nei tempi andati dipingono l’occhio sulle loro barche come simbolo di protezione. Inoltre, viene ancora usato nei gioielli come protezione contro le negatività esterne. E’ anche molto popolare tra templari, massoni, rosacrociani e anche nell’occultismo, i quali vedono questo amuleto non solo come simbolo protettivo, ma anche come simbolo di potere, magia e conoscenza.

 

Bibliografia:

  • Làszlò Kàkosy e Alessandro Roccati, La magia in Egitto ai tempi dei Faraoni, Modena, Panini, 1991;
  • Alessandro Bongioanni e Maria Croce, The Treasures of Ancient Egypt: From the Egyptian Museum in Cairo, Universe Publishing / Rizzoli Publications Inc., 2003;
  • Miti dell’antico Egitto, Giunti Editore, 2003, ISBN 8844027380;
  • Alan Gardiner, Egyptian Grammar, Oxford 1927-1994;
  • Saverio Battente, Massoneria Illustrata, disegni di Giulia Redi, Presentazione di Gustavo Raffi, Betti Editrice Siena 2010

 Sitografia:

 

 

Shu, il protagonista del videogioco e anime Blue Dragon

Shu  è il protagonista del videogioco e anime Blue Dragon creato da Hironobu Sakaguchi e disegnato da Akira Toriyama.Shu è impulsivo e ha l’anima di un avventuriero. Vive con suo nonno nel villaggio di Talta. Egli non si arrende di fronte alle avversità, e ha il suo modo di aiutare le persone che sono state ferite dalle macchinazioni del malvagio Nene, anche se egli spesso si mette nei guai. Shu è motivato a sconfiggere Nene perché è il colpevole dietro gli attacchi dei Land Sharks. L’ombra di Shu è la mostruosa Blue Dragon che ha ottenuto quando ha ingerito una sfera di luce. Blue Dragon si unisce a lui nel combattere le forze del male.
Non si sa molto del passato di Shu, tranne che era nato nel Talta Village, poi i suoi genitori furono uccisi dai Land Sharks. Successivamente Shu è stato allevato dal nonno Fushira.
Nel Videogioco Shu ottiene il potere del Blue Dragon inghiottendo il Globo di luce. Il Blue Dragon utilizza attacchi di spada magica.

Nell’Anime, all’inizio della serie, Shu è mostrato con i suoi amici in giro per la città in cerca di persone a caso per vedere chi sia il Cavaliere Master da poco giunto in città. La sua migliore amica Kluke dice sempre che i suoi piani sono uno spreco di tempo. Shu incontra così Jiro, un ragazzo che ha il potere di un’ombra. Successivamente Shu rimarrà colpito da Zola. A quel punto, Shu pensa che Zola sia il Cavaliere Master, ma rivela a Shu che lei non lo è. Più tardi, le forze di Nene arrivano al Talta Villagge in cerca dell’ ombra di Blue Dragon. I soldati di Nene allora prendono in ostaggio gli amici di Shu, ma Shu continua a combattere, finendo per essere sconfitto. Zola e Jiro liberano le loro ombre e inizia la lotta contro i soldati, ma poi all’improvviso con coraggio e determinazione, rilascia il Blue Dragon fuori da lui. Shu, poi colpito da ciò che vede, non capisce cosa sia. Ma il Blue Dragon è fuori controllo. Dopo l’attacco al Talta Village, Zola spiega a Shu che se starà lì, il suo villaggio sarà in pericolo. Shu si spaventa all’inizio e poi medita la fuga. Le truppe di Nene attaccano il villaggio di nuovo, ma questa volta Zola e Jiro li sconfiggono. Dopo che le truppe vengono sconfitte, Shu decide di andare con Zola e Jiro sul loro cammino accompagnato da Kluke.

Chi è Souther, il più potente dei guerrieri di Nanto?

Souther è il più potente dei guerrieri di Nanto. La sua è la Stella Polare, la Croce del Sud, chiamata anche la stella del generale e si ispira alla dittatura: è la Stella del Sovrano! Si fa chiamare Sacro Imperatore, compare nella saga di Kenshiro dopo la morte di Rei, il combattente della Stella della Giustizia. Quando Ken incontra un altro dei guerrieri di Nanto, Shu della Stella della Benevolenza, viene a conoscenza dei lavori in corso per la costruzione del Mausoleo a Croce di Souther: a costruirlo devono essere i bambini, per santificarlo con il loro sangue puro. Il Mausoleo è in realtà la tomba del maestro di Souther, l’unica persona che lui abbia amato, nella quale vuole seppellire tutti i suoi sentimenti (tutti senza cuore sti qua!!).

Shu viene chiamato anche “Il generale cieco” e da sempre combatte tutti coloro che tolgono la luce ai bambini. In realtà Shu e Ken avevano già avuto modo di incontrarsi molti anni prima durante uno dei combattimenti organizzati tra Hokuto e Nanto. Fu in quella occasione che Shu si privò dell’uso della vista proprio per salvare la “luce” di Kenshiro, allora ragazzino. Durante un primo combattimento il maestro della scuola di Hokuto soccombe alla Tecnica della Fenice, la più potente di Nanto, e viene a sapere che misteriosamente Souther è immune alle tecniche di Hokuto, a suo dire grazie al sangue del Dominatore che scorre nel suo corpo. Ken viene così fatto prigioniero nel palazzo di Souther, ma viene liberato dal figlio di Shu, Shiba, che una volta terminato il salvataggio non esita a gettarsi addosso alle truppe del condottiero di Nanto imbottito di dinamite (oddio i i kamikaze!!!).

 

Con Kenshiro ferito e dopo un ulteriore attacco delle truppe imperiali di Nanto, Shu decide di andare lui stesso a combattere Souther. Lo scontro però vede Shu sconfitto e costretto, sotto la minaccia dell’uccisione di cento bambini, a portare sulle proprie spalle l’enorme blocco di pietra che costituisce la sommità del Mausoleo fino in cima (manco nell’Inferno di Dante!!).Kenshiro, risvegliato dal richiamo della Stella della Benevolenza di Shu accorre in suo aiuto ma arriva giusto in tempo per vedere l’enorme pietra schiacciare l’esausto corpo di Shu.

 

Kenshiro ora è determinato a scoprire il segreto dell’imperatore e porre fine alla sua esistenza così, dopo un primo attacco Ken comprende il mistero: la posizione del cuore di Souther è ribaltata, così come tutti i suoi centri nervosi, che sono i punti di pressione della tecnica di Hokuto (gli Tsubo-MA PER CORTESIA!!!).

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