Star Wars Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi… in 8 punti

– Luke Skywalker : “ Maestro Yoda. “
– Yoda : “ Giovane Skywalker. “
– Luke Skywalker : Metto fine a tutto questo. L’albero, il testo, i Jedi. Darò tutto alle fiamme.
– Yoda : “ Ah, Skywalker. Mancato mi sei. “
– Luke : “ Quindi è tempo… che l’Ordine dei Jedi scompaia. “
– Yoda : “ Tempo è. Che tu guardi oltre una pila di vecchi libri. Mmmh?
– Luke Skywalker : “ I sacri testi dei Jedi !!! “
– Yoda : “ Oh, letti li hai tu ? “
– Luke Skywalker : “ Be’, ma … “
– Yoda : “ Avvincenti certi non sono. Sì, sì, sì. Saggezza essi contengono, ma in quella biblioteca non c’era niente che la giovane Rey già non di suo possedesse.
Skywalker, l’orizzonte ancora tu guardi. Ma qui, ora, mmm? Il bisogno che hai sotto il tuo naso. “
– Luke Skywalker : “ Sono stato debole. Incauto. “
– Yoda : “ Perso Ben Solo, tu hai. Perdere Rey, non dobbiamo. “
– Luke Skywalker : “ Io non sarò mai quello che lei vuole che io sia ! “
– Yoda : “ Le mie parole ascoltato non hai? Trasmetti ciò che imparato hai. Vigore, controllo, mmh… Ma debolezza, follia, fallimento, anche.
Sì, fallimento, soprattutto. Il più grande Maestro, il fallimento è.
Luke, noi siamo il terreno su cui essi crescono. Questo è il vero fardello di tutti i Maestri”.

1) Ottavo film della Saga di Guerre Stellari, il secondo film della Sequel Trilogy dopo l’acquisizione da parte di Disney di Lucasfilm del 2012 e sicuramente il più discusso, quello che ha letteralmente diviso in due il fandom, tra sostenitori e detrattori. Ci tengo subito a precisarlo : personalmente sono dell’opinione che The Last Jedi non sia un brutto film, anzi, ma attinge ad un registro che non appartiene al 100% a quello che il canone di Star Wars ci ha sempre abituato. Quando penso a The Last Jedi, subito mi viene in mente il termine Distruption, perché questa stata, ovvero una rottura voluta che porta all’innovazione, cosa che ha trovato l’approvazione in chi voleva qualcosa di nuovo e il totale disappunto per quella parte del fandom amante della linea narrativa classica. A differenza però di alcuni registi ai quali sono state affidate le sorti di brand cinematografici importanti, che non avevano piena conoscenza del materiale originale, Brian Johnson Star Wars lo conosce e come, e tutte le scelte che ha adottato le ha scritte con la consapevolezza della nuova direzione che voleva dare alla storia e al tempo Disney adorava la sua visione.I concetti di Force User e Force Sensitive, le nuove abilità legate alla Forza che creano un interconnessione fisica con chi vi è connesso, la Resistenza divenuta simbolo nella galassia di un a qualcosa di più delle singole persone che ne fanno parte, sono tutte idee al 100% di Rian Johnson. Tutto questo è legato ai gusti personali, per questo c’è chi lo adora e chi lo detesta, ma a mio avviso il problema di questo episodio è della Trilogia Sequel in generale, no è Rian Johnson, ma la casa madre, che non ha mantenuto continuità nel progetto di questa trilogia. Non si può fare un primo capitolo che inizia con un personaggio chiave che dice “ Senza Jedi non ci può essere pace ed equilibrio nella galassia “ e poi nel secondo capitolo buttare tutto alle ortiche … Inoltre, viviamo in un epoca social, le notizie fanno il giro del mondo alla velocità della luce e le bugie hanno sempre più le gambe corti. Mi spiego meglio : quando uscì il film circolava l’indiscrezione secondo la quale in questo episodio ci sarebbe stato un colpo di scena incredibile, il più grande dai tempi di “Io sono tuo padre”, e appena visto il film m stavo scervellando su quale fosse questo colpo di scena, senza capire. Poi nel making of di Episodio VIII ( realizzato prima dell’uscita di Episodio IX ) senti dalle parole di Johnson che il colpo di scena stesse proprio nelle origine di Rey, nel atto che in realtà fosse figlia di nessuno di importante, che dovesse per conto suo trovare un posto in questa storia. Dopo le reazioni del fandom, retromarcia, Kylo Ren “ stava a scherza’ “ e in realtà Rey è la nipote di Voldemort, ehm, scusate, Palpatine. Così come la regia di Episodio IX che era già stata affidata a Colin Trevorrow ( il quale più volte ha affermato di non aver mai sentito sta roba del ritorno di Palpatine ) ma che poi “ per riparare “ è stata ridata a JJ Abrams. Insomma, io non ce l’ho con Rian Johnson, ma sulla disomogeneità legata al progetto. Sarei curioso di vedere altro Star Wars diretto da Johnson, vedere in quale direzione vorrebbe espandere la galassia lontana lontana, avrei però preferito però che non avesse messo mano alla saga principale e a personaggi canonici per i quali, personalmente, immaginavo tutt’altro sviluppo. Senza contare che il Maestro Starwarsiano della Distruption, alias Rian “Johnson il Distruggitore”, in un solo episodio ha fatto fuori Luke Skywalker, l’Ammiraglio Ackbar, Il Leader Supremo Snoke e il Capitano Phasma … mica roba da poco. Detto questo, nel rivedere questo film, stand alone, nella sua totalità, svincolato da retroscena e a mie ( elevate ) aspettative, l’ho trovato un bel film, con una componente di avventura molto elevata e ricco di scene molto toccanti, oggettivamente Luke e Yoda e Luke e Leia, se si mette da parte la guerra che uno ha fatto alla pellicola sono scene che ti arrivano dentro.


2) Per la rubrica “ Non tutti sanno che “ :
– L’Ultimo Jedi : come già detto Johnson oltre che a dirigere il film, lo ha anche scritto e per l’autore il titolo “ The Last Jedi “ era al singolare, ovvero L’Ultimo Jedi, intendendo Luke Skywalker. Lucasfilm/Disney alla fine invece ha optato per un significato del titolo al plurale, trasformandolo in Gli Ultimi Jedi.
– Rose e l’amica nerd di Rian Johnson : Rose è stato un personaggio voluto al 100% da Rian Johnson, il quale si è ispirato ad una sua amica dei tempi della scuola. Johnson voleva una figura all’interno della Resistenza che fosse aiuto agli eroi, forte ma dall’aspetto comune e dall’animo sensibile.
– Non si abbandonano gli animali : Il reparto artistico che si occupava della realizzazione delle creature, ha avuto un gran da fare poiché Johnson teneva molto al design e alla perfetta realizzazione di tutti i vari esseri che dovevano popolare la pellicola. Un problema è sorto per le scene girate su Skelling Island, l’isola di Luke, dove Johnson affezionato alla scena del “tricheco azzurro”, nonostante le imponenti dimensioni del pupazzo, lo ha fatto trasportare appositamente in elicottero sull’isola.

 

3) Una delle cose che non amo di questo film è l’inserimento della comicità in diverse scene. L’universo di Star Wars ha sempre attinto al registro dell’ironia, non della comicità ( Irvin Kershner docet, lo ha sempre detto,fin dai tempi de L’Impero Colpisce Ancora ). In questo episodio invece equivoci sulla pronuncia dei nomi (Hux/Fax) suore mondine rana e le loro gag, ferri da stiro volanti, etc. etc.

4) Rey alla porta di casa di Luke : “ Sono Rey della Resistenza, ho lasciato la patente sul tavolo, accanto alla frutta “. Semi cit.

 

5) Il film ha alcuni dialoghi e alcune frasi che definiscono i personaggi niente male: “ La speranza è come l’alba. Se ci credi solo quando la puoi vedere non supererai mai la notte. “ Leia
6) Critiche a parte, il prologo prepara all’azione ed è in linea con la saga di Star Wars:

Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana…
Il PRIMO ORDINE impera. Dopo aver decimato la pacifica Repubblica, il Leader Supremo Snoke ora schiera le sue spietate legioni per impadronirsi del controllo militare della galassia. Solo i combattenti per la RESISTENZA del generale Leia Organa si oppongono alla crescente tirannia, certi che il Maestro Jedi Luke Skywalker tornerà e restituirà una scintilla di speranza alla lotta. Ma la Resistenza è stata scoperta. Mentre il Primo Ordine si dirige verso la base ribelle, i coraggiosi eroi preparano una fuga disperata…

 

7) PRO E CONTRO DI QUESTO EPISODIO:
PRO EPISODIO :
– Sacrificio iniziale, mi riporta con la mente a Rogue One
– Leia è bellissima
– Lezione di Luke
– C3PO che mostra a Luke Ologramma di Obi-Wan … un tocco di classe
– Interconnessione tra Kylo Ren e Rey
– Battaglia di Crait
– La Resistenza/Ribellione con simbolo nella galassia
– Luke sul finale è un Jedi potentissimo e ritrova la luce
– Il bacio di Luke a Leia
– I bambini sul finale
CONTRO EPISODIO
– Trama non in continuità con episodio precedente
– Aver confuso in diversi momenti comicità con ironia
– Lancio della spada di Luke. Posso capire il significato del gesto,ma a mio avviso andava girata diversamente
– Hux all’inizio del film ridotto ah “macchietta” ( e con occhiaie allucinanti )
– Testacoda di Poe con X-Wind ad inizio episodio … non siamo su GTA
– I Porg … dio ce ne salvi e liberi

8 ) Consiglio a tutti, specialmente a chi come me al cinema non ha amato questo episodio, di rivederlo a distanza di tempo, da soli, osservando non tanto le scene/parti che non piacciono, ma tutto il resto. Potreste rimanere sorpresi.

Un errore in The Last Jedi scovato da un fan

I fan di Star Wars sono piuttosto puntigliosi, si sa, e sono quasi sempre alla ricerca di risposte alle loro domande, di errori presenti nei film e di ogni particolare possibile. Questo è il caso di un fan che ha scovato un errore nell’ultimo film di Star Wars: The last jedi.

Nello specifico si tratta della scena del combattimento di Kylo e Rey contro le guardie pretoriane che impugnano due armi. Quello che succede è che mentre Rey sta affrontando corpo a corpo una delle guardie, l’arma che avrebbe potuto colpirla alla schiena sparisce. Analizzando bene la scena si nota come il soldato stesse combattendo con due armi e che una di queste all’improvviso scompare.

The Last Jedi: Expanded Edition

Finito, non del tutto, l’hype sul film Star Wars: The last Jedi, ora si passa al romanzo che verrà pubblicato in marzo negli Stati Uniti. Col romanzo avremo una novelization, ossia l’adattamento in forma letteraria tipico dei film di fantascienza e delle grandi franchise.

The Last Jedi: Expanded Edition, è stato scritto da Jason Fry, autore di diversi romanzi correlati alla saga della Lucasfilm, in stretta collaborazione con Rian Johnson, regista e sceneggiatore:

Rian e io abbiamo avuto un dialogo meraviglioso. Abbiamo scritto nuove scene appositamente per il libro“.

Secondo quando dichiarato dall’autore, vedremo il funerale di Han Solo, importante perché la sua assenza ha lasciato i fan con l’amaro in bocca, una canaglia morta e dimenticata, ma vedremo anche il rapporto fra le sorelle Rose e Paige Rico e un maggior approfondimento sulla città-casinò di Canto Bight.

Nel frattempo Johnson si dichiara sostanzialmente soddisfatto del proprio lavoro, non ritiene di aver sbagliato o di dover cambiare o rifare qualcosa. Personalmente, io, Leia volante l’avrei resa diversamente e continuerò a ribadirlo fino alla morte.

Star Wars The last Jedi: USA batte Cina al botteghino

Nonostante il tanto parlare di flop, per quanto riguarda l’uscita di The Last Jedi, possiamo dire che sicuramente The Force Awakens ha visto incassi al di sopra della media, ma questo perché si trattava di un ritorno atteso (e inatteso) da più di trent’anni e, proprio per questo, ha raggiunto le vette dei 2,07 miliardi nel mondo. Quindi è piuttosto normale che la novità la faccia da padrone.

Il fattore particolare, che andremo analizzare oggi, riguarda invece il vero flop dell’ottavo capitolo della saga, in Cina dove il film ha incassato solo 2,4 milioni di dollari. Già con The Force Awakens e Rogue One, si è notato un picco (in negativo) con i rispettivi 124 milioni e  69,5 milioni di incassi, ben lontani da quelli del resto del mondo. Per questo motivo Jimmy Wu, presidente della catena di cinema cinesi Lumiere Pavilions ha comunicato a The Hollywood Reporter che il film è stato tolto da tutte le sale cinesi.

James Li, analista di settore del cinema cinese, sostiene che questo è dovuto alla complessità di temi e personaggi, i prequel e i multipli livelli generazionali che fanno parte della cultura di Star Wars, rendono la saga difficile da seguire, inoltre, quando Star Wars Una nuova speranza uscì nel 1977, la Cina era in uno stato di profonda miseria e si stava appena riprendendo dal caos della rivoluzione culturale. Quindi in Cina Fast & Furious  batte Star Wars 1 a 0.

Nettamente diversa la situazione negli USA, dove a ieri, 21 gennaio, Star Wars: The Last Jedi ha superato l’incasso totale di 600 milioni di dollari al Box-Office, nonostante l’uscita di Jumanji: Benvenuti nella Giungla, il film ha continuato, anche se lentamente, a incassare permettendo al Star Wars di rimanere al sesto posto nella lista dei migliori incassi domestici di tutti i tempi in USA.

Star Wars: The last Jedi, abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno

Rian Johnson, in una intervista su Empire ha dichiarato che avrebbe voluto chiudere Star Wars: The last Jedi con la scena in cui Leia e Rey sono sul Falcon assieme ai sopravvissuti. “Per me è stato molto importante avere quella scena finale, perché così è chiaro che ciò che Luke ha fatto non è stato soltanto per salvare quelle 20 persone ma per ispirare un’intera galassia. La nozione che quello che stiamo preparando, qui, è qualcosa di più grande nel prossimo capitolo. E quando Leia dice ‘Abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno’, lei sta parlando di tutto ciò che è a bordo del Falcon, ma anche di quello che vediamo dopo, ovvero che ora abbiamo una galassia che ha visto questo faro di speranza e si sta ispirando per affrontare un buon combattimento.”

Però, se lui avesse chiuso il film in questo modo, il sacrificio di Luke sarebbe risultato piuttosto futile, oltre ad aver spezzato i cuori di molti fan, sarebbe anche stato uno spreco, perché è vero che Rey ha dimostrato di essere degna della forza e di saperla usare molto bene, ma è anche vero che quella scena ha smosso e commosso, un po’ di anime in pena per la dipartita di Luke.

La scena di cui sto parlando, dovreste ormai saperlo tutti, è quella in cui il bambino/schiavo/stalliere, prende la scopa utilizzando con molta naturalezza la forza. Un bambino di cui nessuno sa nulla e che sembrava non avere nessuna finalità all’interno della narrazione, se non quella di personaggio secondario, si è reso in un certo qual modo protagonista. In fondo, anche se non sappiamo se Kylo abbia detto o meno la verità a Rey sulle sue origini, in un qualche modo il bambino è come Rey: nessuno, eppure in questo nessuno dimora la scintilla di una nuova speranza.

Ovviamente non sono mancati i paragoni tra questa scena e la scena di Topolino apprendista stregone, ma questa è un’altra storia.

La Maledizione della Morte Nera

Ossia, come Star Wars sta diventando sempre più simile al brand “Pirati dei Caraibi”. La tanto paventata “rottura” con gli schemi narrativi classici Guerre Stellari, si può considerare perfettamente realizzata con Gli ultimi Jedi. Il film ha avuto moltissime critiche, ma anche numerosi difensori, pronti a giurare che, in fondo, le tematiche non siano poi così cambiate rispetto alle trilogie precedenti. E in fondo è vero, però è innegabile che qualcosa sia cambiato: qualcuno lo ha visto come un ammodernamento, qualcun altro un vero e proprio tradimento. Ma cosa è cambiato veramente? Non tanto la trama quanto i linguaggi  del film,  ossia il modo con cui raccontare la  storia e comunicare le emozioni. Ecco qui c’è stato un grande distacco:  questo è un film tutto Disney, tutta “nuova scuola”.

Lo stile Disney di ”Pirati dei Caraibi”. 15 anni fa la Disney lanciò un ”La maledizione della prima luna”. Una storia d’avventura, al limite dell’horror, sviluppata in un ambientazione fantasy piratesca, ma condita di azione e comicità. L’idea alla base della pellicola, era nata al termine di un periodo di dissapore con lo studio Pixar, che fino ad allora era stato il traino dei nuovi film Disney.  La compagnia aveva deciso di puntare  su prodotti alternativi, diversificando, per non essere troppo assoggettata alla Pixar. Così da un’idea maturata  già negli anni novanta per rilanciare le aeree tematiche dei suoi parchi di divertimento, nacque il concetto pirati.  Ma non doveva essere un film di pirati ”vecchio stile”, né un film storico, ma più un film d’azione che ammiccasse un po’ a tutti. Il film fu un successo che contese al film prodotto dalla stessa Disney ”La ricerca di Nemo”, uscito il mese prima, il titolo di campione del box office dell’anno.  La formula scanzonata e comica de ”I pirati dei Caraibi” e successivi si dimostrò essere un’idea di assoluto successo, capace di catturare il pubblico più giovane, e i giovani adulti, grazie ai colpi di scena, alle battute continue e alle scene d’azione a volte così eccessive da sforare volutamente nel ridicolo, ma con una trama alle spalle complessa e strutturata.

Uno stile vincente. Lo stile  di Pirati dei Caraibi si è dimostrato un mood vincente: Azione, battute e personaggi un po’ fuori dalla righe, ma anche colpi di scena, cammei importanti, spezzoni  dark, in un frammistarsi di situazioni serie e  comiche. Potremmo quasi definirlo un super genere, in cui confluisce un po’ di tutto: una strizzata d’occhio a Indiana Jones, una alle saghe fantasy come ”Il signore degli anelli”, una ai film di pirati, una agli horror classici, ecc, ecc . A pensarci bene ricorda un pò’ anche lo stile dei film Marvel, (sempre Disney) e il brand Trasformers (Dreamworks/Paramount). Ne siamo ormai pieni. Qualcuno avrà pensato: “il sistema funziona, ha creato un  nuovo brand super redditizio (i 5 film di PoC hanno incassato oltre 4 miliardi di dollari), ha rilanciato un vecchio brand (Marvel), rilanciato i fumetti, portato miliardi in merchandising. Un brand come Star Wars, che piace tanto ai trentenni, ma non fa cosi breccia sulle nuove generazioni non può che avvalersi di questa formula magica

Il linguaggio della nuova trilogia. Così, basta poco per rendersi conto di come  il  linguaggio della nuova trilogia sia fortemente influenzato da questo mood: prendiamo la scena in cui Luke rifiuta la spada che reverentemente Rey gli porge: è assolutamente fuori dal contesto del personaggio, del modus operandi Jedi, dal senso della scena, ma strappa una risata. Perché? Perché è inattesa: tutti ricordiamo la scena in cui Obi-Wan consegna a Luke la spada come fosse una reliquia. Abbiamo aspettative simili, rompere le aspettative fa ridere.  Così fanno ridere gli allenamenti di Rey, che danneggiano continuamente oggetti  delle custodi, fa ridere la ricca comparsa che, ubriaca, continua a inserire monetine in BB8; addirittura  strappano un sorriso alcune scene di interazione mentale tra Rey e Kylo Ren, che invece narrativamente dovrebbero essere  cariche di suspense. Ci sono molte altre analogie, come l’esecuzione di Finn e Rose (scena vista in tutti i film) o ancora  il lungo inseguimento tra le navi del primo ordine e dei ribelli, ricordano tanto gli scontri navali tra vascelli, tra colpi radi sparati da lontano e la nave inseguita che cerca di distanziare i propri inseguitori. Certo, nei primi film di Star Wars non mancavano le battute, ma avevano una funzione differente: lì servivano ad aggiungere spessore alla trama, erano insomma strumentali, qui invece servono a rompere la tensione, facendo venire meno la funzione drammatica; in questo modo non c’è mai un vero dramma, non c’è una tensione emotiva che potrebbe rendere il film troppo ”cruento”. Pirati dei Caraibi parla di assassinii, tagliagole e guerra, ma non è mai cruento. Nemmeno i cattivi fanno davvero paura.

Ma i parallelismi più evidenti sono nei personaggi. Anche in  Pirati dei Caraibi ci sono tre protagonisti: Jack Sparrow, abilissimo capitano della Perla Nera, dalla lingua lunga che sembra cavarsela sempre per il rotto della cuffia, Elisabeth Swann, vero motore della trama e degli eventi, e l’unica che in ogni momento sembra sapere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, e Will Turner, abile fabbro e spadaccino, costretto, suo malgrado, a seguire gli altri due in un alternarsi di vicende ed equivoci. Jack è un protagonista strano, quasi una spalla comica a volte; è l’unico dei tre che conosce l’ambiente dei pirati e le sue regole,  dove tutti lo conoscono, nel bene o nel male.  È un personaggio con i suoi scopi che funziona bene anche da solo ha sempre vicino una spalla (tipo la scimmietta). Al contrario sia  Will che  Elisabeth sono personaggi strappati al loro ”mondo” che devono imparare a convivere con  usi differenti, esplorando e conoscendo nuovi personaggi.  Ma, mentre Elisabeth cerca di prendere subito il controllo della situazione, Will è restio a farlo e vorrebbe tornare a casa. Elisabeth è dettata da forti motivazioni personali, Will o cerca di salvare Elisabeth o è schiacciato dagli eventi. Un’altra caratteristica di Jack è essere spesso un deus ex machina delle vicende, ossia il suo intervento è sempre provvidenziale, in un modo o nell’altro ma non muove lui la trama, né il personaggio sembra evolversi.  Aggiungiamo poi altri due elementi: un cattivo ricorrente che man mano si dimostra essere un alleato (Norringhton o Barbossa) e altri cattivi che si  dimostrano spietati ma assolutamente incapaci,  che non fanno mai realmente paura essendo ala caricatura di loro stessi (Bekett delle Indie Orientali).

Ora vediamo i parallelismi. Come Jack, Poe è spocchioso, lesto di lingua, agisce impulsivamente ma se la cava sempre; i suoi interventi sono sempre provvidenziali, e nessuna delle sue azioni controverse ha mai conseguenze. Inoltre, è lui ad avere il controllo della situazione e nel suo ambiente tutti lo conoscono, infatti uno dei suoi ruoli è quello di inserire  Finn e Rey nella resistenza e supportarli. Finn non interviene attivamente durante tutto il film, anche qui è un deus ex machina: appare e risolve situazioni. Dal canto suo Rey è il motore degli eventi: spinge Finn a seguirla, decide di trovare Luke, è animata da una grande forza di animo e  la sua curiosità la spinge ad innescare una serie di eventi. Come Elisabeth è importante per altri personaggi perché è figlia del governatore, cosi Rey è importante perché ha “qualcosa”. Al contrario, Finn è invece sempre sul punto di voler tornare indietro, e l’unica cosa che lo spinge a rimanere sembra proprio essere Rey.  I parallelismi tra Kylo Ren e Norringhton sono meno palesi, ma la base è simile: pur essendo  entrambi personaggi tormentati tra il loro senso del dovere e un sentimento verso Rey/Elisabeth, non riescono a portare a termine i loro compiti (Kylo comunque deve in qualche modo mantenere lo stile dei suoi predecessori). È invece quasi totale la  sovrapposizione tra Hux e l’infido Beckett: entrambi troppo sicuri di sé, entrambi incapaci di prendere decisioni sensate davanti agli imprevisti, entrambi vanagloriosi della potenza delle loro navi, dei loro uomini, dei loro mezzi, entrambi viscidi e probabilmente codardi. Nessuno di loro incute alcun timore al pubblico. Nessun bambino piangerà vedendo Kylo Ren, come poteva succedere con Palpatine, Darth Vader o Darth Maul.

E i vecchi personaggi? Ma in questo schema non si tiene conto di Luke, Han e Leia (e Chewie). Come si può non tenerne conto? Perché contano poco: purtroppo  la presenza dei vecchi personaggi è solo un lungo  cammeo atto a far da passaggio di testimone. A pensar male si potrebbe dire che  sono quasi volutamente offuscati, spenti. Di Luke se ne è parlato fin troppo, e credo sia inutile ripetersi. Leia è una caricatura di se stessa, e non per la prestazione di Carry Fisher, come alcuni maligni dicono, bensì per evidenti scelte di regia. È più matura, sì, è più prudente, sì, ed è giusto che sia così. Ma il problema è che non appare  carismatica, non è una leader, sembra più una grande ”mamma” della resistenza che un generale operativo: è  proprio un problema di taglio del personaggio. Anche Han Solo, di gran lunga il più carismatico dei tre, nonostante l’abilità di Henry,  non viene sfruttato al 100%: sembra sempre un po’ in disparte messo lì a dar spazio ai nuovi arrivati.

Ma i pirati in Star Wars funzioneranno? Difficile dirlo, perché Guerre Stellari non è un prodotto nuovo. Ha il suo linguaggio, anzi ha creato il suo linguaggio e lo ha imposto al mondo. Non è una saga che si presta a essere cambiata così. Il rischio è che Star Wars perda i suoi fan più accaniti e  diventi un film come tutti gli altri, capace, sì, di macinare numeri, ma senza più il suo valore. Pensiamoci bene: siamo sicuri che, tra 30 anni Pirati dei Caraibi o Avengers saranno dei cult anche solo lontanamente avvicinabili a quello che è stato Star Wars per noi? Perché Star Wars è stato un successo? Non perché parlasse di astronavi, non perché ci fosse il dualismo bene o male, ma perché ha scavato un sentiero nella storia del cinema, un suo sentiero, fatto di musiche e di emozioni. Lucas ha saputo creare emozioni attraverso le musiche, le inquadrature; parliamoci chiaramente: cosa sarebbe Darth Vader senza la marcia imperiale, senza il suo incedere imperioso, senza il rispettoso silenzio rotto dai profondi  respiri che precedeva ogni sua frase? Quando noi spettatori ci renderemo conto che quello che fa grande un film sono le emozioni , anche il ”super genere” Pirati dei Caraibi si esaurirà.

Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi

Dopo la morte di Han Solo, la principessa Leia continua a comandare la lotta della Resistenza contro l’Impero e la giovane Rey vola sull’isola ove Luke Skywalker si è rifugiato in totale isolamento. Nel frattempo Kylo Ren – Ben Solo mostra i suoi sentimenti contraddittori verso la Forza Oscura e quella Buona verso le quali è incoraggiato rispettivamente dal grande imperatore e dal proprio DNA, quello appunto di Leia e di Han Solo. Sul fronte dei ribelli, infine, Finn e Rose Tico (nuovo personaggio) vanno alla ricerca di “apricodici” nell’attesa di uno scontro finale ove tutti i personaggi si incontreranno in uno scenario esplosivamente epico.

Star Wars: Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi), noto anche come Star WarsEpisodio VIII – Gli ultimi Jedi, è uscito nelle sale solo il 15 dicembre 2017, siretto e diretto da Rian Johnson, il film è prodotto da Kathleen Kennedy e Ram Bergman, mentre J.J. Abrams, Jason McGatlin e Tom Karnowski sono i produttori esecutivi.

In Star Wars: Gli Ultimi Jedi,il pubblico ha potuto ritrovare sul grande schermo Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis.  A questi si aggiunge il premio Oscar Benicio Del Toro, la candidata all’Academy Award Laura Dern e la talentuosa Kelly Marie Tran.La squadra creativa include alcuni dei più grandi talenti dell’industria cinematografica, tra cui Steve Yedlin (Direttore della fotografia), Bob Ducsay (Montatore), Rick Heinrichs (Scenografo), Peter Swords King (Hair e Make-Up Designer) e Mary Vernieu (Direttore del casting negli Stati Uniti). Inoltre, Pippa Anderson (Co-produttrice, vicepresidentessa della post-produzione), Neal Scanlan (Supervisore creativo delle creature e dei droidi), Michael Kaplan (Costume designer), Jamie Wilkinson (Responsabile degli oggetti di scena), Chris Corbould (Supervisore degli effetti speciali), Rob Inch (Stunt coordinator), Ben Morris (Supervisore degli effetti visivi) e Nina Gold (Direttrice del casting nel Regno Unito) torneranno a far parte del team.

The Last Jedi è un film che rappresenta totalmente ed anche in modo superbo quello che è il modo di fare cinema di oggi: in poche parole si tratta di un’opera al passo con i tempi che corrono, veloce e spettacolare negli effetti speciali ed allo stesso tempo superficiale e a tratti eccessiva, nonché troppo comica. Si tratta del capitolo della Saga che più di tutti si discosta dalla Trilogia Originale e lo fa in modo sfacciato, come a dire “Ho comprato la Lucasfilm ed ora faccio come voglio io!” Ci sta, è apprezzabile, ma quando ci si scontra con dei mostri sacri forse l’esagerazione non è la via giusta.

In generale è un film piacevole sotto molti punti di vista e che, seppur lungo (dura più di due ore e mezza), riesce a catturare l’attenzione e a tenere lo spettatore incollato alla sedia fino all’ultima scena.

L’ottavo capitolo si collega al settimo in un modo nuovo per la Saga: ossia si riparte lì dove avevamo lasciato i protagonisti, con Rey che finalmente riesce a trovare Luke. Dopo un opening crawl più soddisfacente di Episodio VII e le classiche inquadrature delle navicelle nello spazio, The Last Jedi FINALMENTE ci mostra Luke Skywalker. Per due anni tutti ci siamo chiesti quali sarebbero state le sue prime parole: che cosa dirà Luke? Avrà sentito arrivare Rey? Quale sarà la sua reazione alla vista della spada laser di suo padre? Noi non vi daremo le risposte, ma anzi vi daremo un consiglio: se pensate di ritrovare il Luke di Ep. VI, scordatevelo!

Rian Johnson mette in scena qualcosa di nuovo e decisamente meno profondo rispetto a ciò che siamo abituati: con la sfrontatezza di chi vuole tagliare con la tradizione e la freschezza propria di un produzione moderna, il regista porta sul grande schermo un eroe decaduto, oscuro, che ha perso la speranza e l’obiettivo della sua esistenza. Il risultato, almeno per noi, è deludente sia per le aspettative che inesorabilmente tutti noi avevamo (ricordiamo che l’ultima volta che abbiamo visto Luke Skywalker in azione sul grande scherzo era il lontano 1983) sia per la nuova strada che si è voluto far intraprendere al concetto di Forza.

La filosofia che ci ha accompagnato per tutta la vita ha oggi un nuovo sapore, probabilmente più fresco ma allo stesso tempo privo di magia, quella stessa che con quel “La Forza sarà con te, sempre..” pronunciato da un magistrale Obi-Wan Kenobi, ci ha fatto innamorare della Saga. The Last Jedi fa totalmente a pezzi il mito e con lui un’intera generazione di Jedi e Sith.

Se Il Risveglio della Forza era stato criticato perché troppo simile a Guerre Stellari e privo di un certo coraggio da parte del suo regista, questo nuovo capitolo si piazza al polo opposto: sfacciato, eccessivo e a tratti sconveniente, Gli Ultimi Jedi sembra voler prendersi gioco del fandom, ridicolizzando tutto ciò che per i veri appassionati è sacro ed intoccabile. Ci verrebbe quasi da riprendere le parole di Han Solo “I Jedi, i Sith.. è tutto vero!” Sì, è vero fino a quando non si va a vedere Ep. VIII. Incidendo una bella X sopra l’intera Trilogia Originale e, secondo noi, anche sull’Universo di Star Wars, The Last Jedi si eleva con superbia imponendo allo spettatore di andare oltre, di voltare pagina, di lasciare il passato alle spalle e guardare senza speranza al futuro.

Potrebbe sembrare un manifesto per le nuove generazioni e forse è proprio di questo che si tratta. Spieghiamoci meglio. In questa recensione non punteremo il dito verso la Disney o verso la Lucasfilm, sia chiaro. Nessuno più di noi apprezza il lavoro che dagli anni ’30 questa compagnia sta portando avanti, accompagnandoci mano nella mano lungo il percorso della nostra vita: classici d’animazione, saghe cinematografiche, merchandising e comics fanno della Disney una delle più grandi e migliori case di produzione della storia.

Se The Last Jedi è un film che non risulta in linea con i precedenti ma soprattutto con ciò che il fandom(quello vero, conservatore, quello che ancora si emoziona e piange davanti ai film della Saga) vuole vedere, non è un problema della Disney. O meglio, non è una questione legata ai mezzi, ai registi o agli sceneggiatori della Disney. Si tratta di scelte, ed in questo caso, di scelte ben precise ed ovvie. I nuovi capitoli della Saga nascono per le nuove generazioni, per far continuare il mito e, perché no, per vendere merchandising (cosa che si è sempre fatta, fin dagli anni ’80 essendo Lucas l’inventore del cosiddettomerchandising).

Il problema di fondo è che nel cercare di proporre qualcosa di nuovo, di giovane e fresco, si è perso di vista l’insieme di cose che hanno reso grande la Saga: il tempo, il silenzio, il percorso, la saggezza, l’amicizia, l’amore… la famiglia. I nuovi capitoli sono svuotati dei valori principali, dei capisaldi senza i quali nel lontano 1977 Guerre Stellari non sarebbe diventato ciò che è oggi. E non vogliamo parlare di blockbuster, vogliamo parlare di una Saga che è in grado di emozionare, di unire le persone di tutto il mondo, di farle sognare: la storia di un percorso, della lotta tra bene e male, di rabbia, gioia, perdono.. di redenzione.

Ep. VII ed VIII non sono brutti film ma mancano di emozione ed è per questo che un vero fan non può immedesimarsi in essi: non bastano le battaglie, non bastano gli effetti speciali e non basta sguainare una spada per fare un film di Star Wars. Ci vuole saggezza e maestria nello scegliere i tempi, i dialoghi, le musiche ed in generale la storia.

I nuovi capitoli hanno fallito e continueranno a fallire perché non sono in grado di dare al pubblico qualcuno o qualcosa nei quali immedesimarsi. Non c’è la speranza della Ribellione, l’oppressione dell’Impero, non c’è il percorso dell’eroe e, infine, non c’è l’amore.

In generale perciò si può affermare che a mancare è proprio la storia che, ancora una volta, risulta essere stata cambiata in corsa tra un episodio e l’altro. Vi ricordate il primo trailer de Il Risveglio della Forza e le parole dette da un Luke che poi non abbiamo visto?

La Forza scorre potente nella mia famiglia. In mio padre, in mia sorella, in me. E anche tu hai questi poteri.

Una frase esplicita che ci ha suggerito quello che stavamo aspettando: il ritorno di Luke, del maestro, dell’eroe, dell’ultimo Jedi. Poi sappiamo che le cose sono andate diversamente ma questo ci fa capire che non esiste una linea nella trama e che anzi si tratta di prodotti lanciati sul mercato per cercare di arrivare ad un pubblico sempre più ampio. Quello che il fandom ha aspettato per lungo tempo non è arrivato e non crediamo arriverà mai a questo punto.

Lasciando da parte la filosofia per un attimo, torniamo a parlare concretamente del film. Gli effetti speciali sono eccezionali e le scene di battaglia nello spazio sono in linea con i film precedenti (anche se comunque meno avvincenti), il montaggio è davvero notevole e la fotografia in alcuni punti superba. Purtroppo il film non si scrolla di dosso una comicità scadente e inutile ai fini della storia: ancora una volta le battutine fanno da padrone e rovinano l’essenza di un film che in realtà risulta essere più cupo dei precedenti.

La caratterizzazione dei personaggi è pressoché assente così come una ricerca stilistica in termini di linguaggio e di movimenti. I protagonisti sono buttati qua e là senza un motivo valido giusto per creare confusione e cercare di dare alla trama un minimo di spina dorsale. Solo Rey e Kylo Ren sono maturati e più profondi ma questo non basta per non rendere molte dello loro scene ridicole e forzate. Le seconde file sono ricche di nuovi personaggi, alcuni inutili ed alcuni lasciati ai margini della storia perché già inutili in Ep. VI.

Ancora una volta TLJ manca di colonna sonora nei momenti critici: non si tratta di un problema legato al grande John Williams, bensì di scelte. E su un film che vuole rompere con il passato, ci sta anche la musica non ricopra più il ruolo principale che aveva prima.

In poche parole Gli Ultimi Jedi è un film nuovo che non aggiunge niente di nuovo alla Saga e men che meno alla storia (forse più confusa di prima). Un film che agli appassionati farà perdere qualche anno di vita ma che a tutti gli altri piacerà ed anche parecchio.

In finale, vogliamo aggiungere anche un piccola nota riguardante molti dei commenti che abbiamo letto in giro, ossia “Star Wars ha fatto bene a cambiare, si è evoluto, guarda ad una nuova generazione”. Non scherziamo amici, si tratta della Saga più famosa del cinema, con il fandom più grande a livello planetario, unisce molteplici generazioni sotto un’unica grande bandiera, un faro nella notte per grandi e piccini… Non ha bisogno di essere sorpassata. Se la Disney vuole puntare ad un pubblico giovane sfornando film con trame imbarazzanti, non vuol dire che gli adulti di domani devono per forza crescere con questa nuova trilogia.

No! The Last Jedi non è un film per i bambini di oggi, è solamente un film per i tempi di oggi. E vi spieghiamo il perché. Ad oggi ci sono bimbi/e che vanno dai 4 ai 12 anni che già sono appassionati della Saga e della Trilogia Originale e si vestono da Vader e da Principessa Leia: ebbene si, personaggi di 40 anni fa, personaggi che ancora oggi riescono ad appassionare nonostante siano cambiati i tempi. Secondo noi non c’è bisogno di strizzare l’occhio ad un pubblico che fino ad oggi non si è appassionato solo per vantarsi di arrivare lì dove non si era riusciti in passato, perché si tratta di un target che anche solo leggendo la scritta Star Wars non andrà a vedere il film. Star Wars è nato 40 anni fa e chi si appassiona oggi non può prescindere dalla Trilogia Originale e dai prequel.

Chi non ti ha voluto nel corso di questi 40 anni, non ti vorrà nemmeno ora, ma soprattutto non ti merita. Il fandom, così come i film, è sacro e va rispettato anche se ancora attaccato a “vecchie religioni”: non è necessario per forza stravolgere, cancellare, massacrare o stuprare tutto ciò che ci ha emozionato in quella galassia lontana lontana. Le nuove generazioni, se propense a questa grande Saga, la ameranno già dalla prima visione di Star Wars Una Nuova Speranza.

Durante le fasi di produzione del film, a proposito del proprio personaggio Luke Skywalker,  Mark Hamill, è stato protagonista di uno scambio di critiche verso la sceneggiatura scritta da Rian Johnson. In un articolo di Vanity Fair dedicato a Star Wars, egli avrebbe dichiarato

“… sono sostanzialmente contrario a praticamente tutto quello che Rian Johnson deciso per il mio personaggio” “Detto questo, dopo aver tirato fuori dal petto quello che sentivo, il mio lavoro era quello di prendere quello che Johnson aveva creato e fare del mio meglio per realizzare quello che ha in mente”. Questa analisi molto negativa è stata però corretta dallo stesso attore sul red carpet dei Tony Awards con una dichiarazione molto chiara e “politicamente corretta”: “Non ho ancora visto tutto il nuovo Star Wars, solo dei pezzi per le varie sessioni di doppiaggio … Rian Johnson è un filmmaker straordinario … Ho avuto un po’ di problemi… perché tutti hanno citato solo la parte in cui dicevo di non trovarmi in accordo con Rian circa le sue scelte per il personaggio di Luke Skywalker. La questione è che sono rimasto sorpreso da come lui ha “letto”Luke. E mi ci è voluto un po’ per abituarmi al suo modo di pensare…”

 

Il regista Rian Johnson, in un’intervista con Collider, ha descritto le sue fonti di ispirazione, in particolare citando tre film che sono stati per lui molto importanti per scrivere e girare le scene del nuovo episodio della saga creata da George Lucas.

Uno dei tre film citati nell’intervista è Caccia al ladro (To Catch a Thief), un film del 1955 diretto da Alfred Hitchcock. La storia narra del riscatto del protagonista Cary Grant dopo aver passato la vita come ladro di preziosi: in particolare in una scena l’attore ferma un suo “ex collega” cercando di spiegargli l’importanza di vivere in maniera socialmente accettabile. Ovviamente è diretto il confronto con il personaggio di Finn che deve ancora dimostrare di aver abbandonato per sempre il suo retaggio da soldato d’assalto del Primo Ordine: per farlo si metterà alla caccia di un super villain interpretato da Benicio del Toro.

Cielo di fuoco (Twelve O’Clock High) è un film con Gregory Peck del 1949 diretto da Henry King, basato su un romanzo di Beirne Lay Jr. e Sy Bartlett. Una pellicola che aveva già influenzato il maestro George Lucas per le scene di combattimento aereo di Star Wars: Una Nuova Speranza, in particolare per la missione finale suicida che accomuna i due film. A quanto pare il Generale Leia Organa invierà Poe Dameron e il vice ammiraglio Holdo ad abbattere un gigantesco Star Destroyer, probabilmente quello in cui risiede il Leader Supremo Snoke. A quanto pare però, ma mettiamo mani, zampe e proboscidi davanti, la missione sarà fallimentare!

Tre samurai fuorilegge (Sanbiki no samurai) è un film giapponese del 1964 di di Hideo Gosha. La pellicola è incentrata sulla figura di un Ronin, un  Samurai che non risponde ad alcun padrone. Costretto alla fuga e ricercato, trova rifugio in una stalla nella quale tre uomini umili origini hanno rapito la figlia del malvagio feudatario del villaggio:un atto di ribellione morale contro lo sfruttamento della povera gente da parte dei signori feudatari. Secondo Nerdist, del film di Gosha sono state prese come riferimento le crude scene di duello con le katane / spade laser.

Il guardiamarina Crusher alla prima di Star Wars

Il geniale Wil Wheaton, il guardiamarina Crusher nella serie televisiva Star Trek Next Generation, l’ha fatto veramente … ha indossato l’uniforme del Capitano Kirk per la serata di lancio di Star Wars: The Last Jedi! Wil Wheaton, attore fin da bambino è noto soprattutto per aver interpretato Gordie LaChance nel film Stand by Me – Ricordo di un’estate e, appunto il guardiamarina Wesley Crusher in Star Trek: TNG. Oltre che attore, è anche uno scrittore (ha scritto diversi libri) e doppiatore (uno dei personaggi da lui doppiati è Deidara in Naruto: Shippuden). È apparso in alcuni episodi della serie The Big Bang Theory nel ruolo di se stesso come una sorta di nemesi di Sheldon Cooper per i primi tre episodi, salvo poi diventarne amico. Nel 1991 è uno dei cinque protagonisti del film Toy Soldiers – Scuola di eroi. Interpreta un ruolo secondario in due episodi della serie televisiva Leverage – Consulenze illegali. Nel 2010 partecipa alla seconda stagione della web series The Guild nel ruolo di Fawkes, capo della gilda rivale. Inoltre appare in dodici episodi (quarta e quinta stagione) della serie televisiva statunitense Eureka, nel ruolo del dottor Parrish. Settimanalmente pubblica TableTop, una web serie in cui ospita celebrità televisive e del web, giocando insieme a loro una partita ad un gioco da tavolo; la serie è pubblicata sul canale YouTube Geek & Sundry.

In occasione del lancio dell’ottavo capitolo della saga “nemica”, quella di Guerre Stellari / Star Wars, il simpatico attore ha deciso di portare un po ‘dell’ultima frontiera in una galassia molto lontana. Wheaton ha inviato un tweet dopo aver visto il film, facendo intendere che era rimasto favorevolmente colpito, ma ha anche incluso un selfie che in cui indossava un’uniforme da Capitano della serie classica di Star Trek: “… ha colpito tutte le note giuste per me, e vederlo nel Chinese Theater, circondato dai miei compagni nerd è stato glorioso. La Forza era con noi… e sono andato in costume per la prima volta…”

Wheaton ha visto il film al famoso Chinese Theatre di Los Angeles, dove i fan si sono accampati per giorni per vedere il film in anteprima. Una troupe televisiva locale ha coperto l’evento, inclusa una breve intervista con Wheaton.

Indossare la maglia di Star Trek per un film di Star Wars potrebbe essere stato l’omaggio di Wheaton a se stesso ispirandosi ad una scena di un episodio del 2015 di The Big Bang Theory dove lui aveva fatto esattamente questa bravata!

https://youtu.be/SlgjoaU_LM4

Dopotutto, questo tweet non è l’unica connessione recente di Wheaton con il franchise “rivale”. Il poliedrico artista ha da poco scritto uno dei racconti del libro di antologia “From a Certain Point of View“, in cui racconta la storia di Episodio IV dal punto di vista di vari personaggi minori. La storia di Wheaton “Laina” ha approfondito il punto di vista del comandante Ribelle Ryland.

The Lunch Jedi by Empira

Il 2017 volge al termine, l’uscita di The Last Jedi è sempre più vicina e i ragazzi di Empira si stanno organizzando per proporci un’altra cena che non potrete dimenticare… ehm no, in realtà si tratterà di un pranzo, il primo nella storia di EmpiRa, assolutamente imperdibile! Si, avete letto bene, quest’anno i ragazzi stellari di Ravenna hanno deciso di anticipare di qualche ora il ritrovo culinario per avere più tempo da passare insieme e divertirci chiacchierando della nostra passione per Star Wars e non solo.

Il luogo che si è reso disponibile per questo esperimento e che ospiterà gli invitati di Empira, proponendo loro piatti a tema, sarà il Radicchio Rosso di Ravenna, sostenitori e amici già da qualche tempo dell’associazione. Non ci saranno solo novità, grazie alla collaborazione con il Cinedream di Faenza, dopo pranzo, sarà possibile gustare il secondo capitolo della nuova trilogia e, a concludere, la tradizionale asta tosta al termine del pranzo e il tesseramento per il 2018 con una nuova maglietta esclusiva, studiata appositamente per voi (per chi fosse interessato, quest’anno avremo anche a disposizione la felpa).

Il tutto si svolgerà il prossimo 17 dicembre (domenica)con questo programma di massima:

  • Ore 12.00: Ritrovo presso il ristorante Radiocchio Rosso di Ravenna
  • Ore 12.30: Pranzo con menù a tema
  • Ore 14.30: Asta Tosta
  • Ore 17.00: Partenza per il Cinedream di Faenza
  • Ore 18.00: Visione collettiva di The Last Jedi nella sala Atmos del cinema

 

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The Last Jedi vs L’Impero Colpisce Ancora?

Rian Johnson, regista del prossimo episodio di Star Wars, parla della possibile presenza di somiglianze tra due film. Parliamo del nuovo Star Wars VIII: The Last Jedi e di Star Wars Episodio V: L’Impero Colpisce Ancora. In un’intervista a Entertainment Weekly, Rian Johnson ha dichiarato: “Ho provato a ignorare quell’aspetto e a far prendere alla storia la forma giusta. Rey si trova su un pianeta remoto con un maestro Jedi e la Resistenza è messa alle corde; le due storie si intersecano. È naturale che si trovino dei paralleli nella struttura. Ci sono però nuovi personaggi, che affrontano nuovi eventi ed è questo che alla fine dei conti definisce il film. Penso che il film sarà unico nel suo genere”. Johnson sembra dunque ignorare i rischi che corre con il nuovo capitolo di Star Wars. Ricordiamo infatti l’accanimento dei fan verso J.J. Abrams dopo l’uscita de Il Risveglio della Forza, ritenuto una copia esageratamente forzata di Una Nuova Speranza.

The Last Jedi uscirà il 13 dicembre nelle sale italiane e due giorni dopo in quelle americane. Potremo dunque godere nuovamente di un’anteprima mondiale, come successo per Il Risveglio della Forza. Nel cast troviamo Daisy RidleyMark HamillJohn BoyegaCarrie Fisher e gli altri attori già incontrati in Star Wars: Il Risveglio della Forza. Al cast si aggiungono Benicio del ToroLaura Dern e soprattutto Kelly Marie Tran. L’attrice californiana avrà un ruolo di spicco nel nuovo film. Noi siamo fiduciosi verso Johnson e il suo lavoro; il regista ha infatti dimostrato più volte di sapere a cosa va incontro, con la direzione di un simile film. Non solo: ha anche mostrato ai fan di saper essere all’altezza di una mole di lavoro così grandeVoi cosa ne pensate?

 

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