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SpongeBob – Un’avventura da pirati: il ritorno trionfale della spugna più amata della TV in un film che promette di ridisegnare Bikini Bottom

L’universo di Bikini Bottom si prepara a espandersi ancora una volta sul grande schermo con SpongeBob – Un’avventura da pirati (The SpongeBob Movie: Search for SquarePants), la nuova incursione cinematografica della spugna gialla più iconica dell’animazione mondiale. L’uscita statunitense, fissata per il 19 dicembre 2025 sotto l’etichetta Nickelodeon Movies e la distribuzione Paramount Pictures, segna il ritorno a pieno regime di un franchise che ha definito la cultura pop degli ultimi vent’anni. E mentre negli Stati Uniti il film debutterà giusto in tempo per le feste, il pubblico italiano potrà tuffarsi nel caos marinissimo del nuovo capitolo dall’1° gennaio 2026, inaugurando il nuovo anno con un vortice di nostalgia e follia sottomarina.

Questo quarto film dedicato a SpongeBob, diretto dal veterano della serie Derek Drymon, sembra intenzionato a giocare con un immaginario ancora più ambizioso, avventuroso e grottesco. Non sorprende, considerando che Drymon ha contribuito in modo determinante a plasmare l’essenza del personaggio sin dai primi giorni della serie ideata dal compianto Stephen Hillenburg. A rafforzare la componente narrativa arrivano gli sceneggiatori Pam Brady e Matt Lieberman, insieme alla creatività del duo storico Marc Ceccarelli e Kaz, garanzia di quella miscela di humor paradossale, ingenuità disarmante e surrealismo quotidiano che ha reso SpongeBob una vera icona generazionale.

Una trama intrisa di leggenda, paura e risate in perfetto stile SpongeBob

Il cuore del film ruota attorno al desiderio di SpongeBob di dimostrare la propria audacia, e soprattutto di convincere Mr. Krabs di essere un eroe fatto e finito. Un impulso di rivalsa che lo trascinerà in una missione tanto epica quanto delirante: mettersi sulle tracce dell’Olandese Volante, il pirata fantasma più temuto degli abissi e figura ricorrente della mitologia marittima della serie. Il fantasma, definito nel trailer come “pants-wettingly scary”, non viene solo evocato come catalizzatore dell’avventura, ma rappresenta una creatura leggendaria che incarna tutto il fascino dark, comico e grottesco che il franchise ha sempre saputo sfruttare alla perfezione.

La sua presenza raggiunge un nuovo livello grazie al doppiaggio di Mark Hamill, un interprete capace di passare con naturalezza dalla saggezza jedi all’anarchia vocale del Joker, una scelta che eleva immediatamente l’antagonista a icona cinematografica. Il trailer diffuso il 13 novembre 2025, preceduto da un primo teaser il 9 luglio dello stesso anno, mostra SpongeBob mentre si imbarca per inseguire l’Olandese fino nelle profondità dell’Underworld sottomarino, promettendo atmosfere visive inedite per la saga e un’estetica che fonde mitologia piratesca, slapstick cartoon e citazioni pop in puro stile Nickelodeon.

Parallelamente, Mr. Krabs, Squidward e Gary saranno alle prese con una missione altrettanto inquietante, ma su un piano molto più vicino alla quotidianità terrestre: sopravvivere… al liceo. Un’idea folle e geniale che ribadisce quanto la serie sappia giocare con il nonsense, ribaltare la normalità e riscrivere le regole della commedia animata.

Un cast vocale che unisce tradizione, volti iconici e nuove star

Il film può contare sul ritorno del cast vocale storico: Tom Kenny (SpongeBob e Gary), Bill Fagerbakke (Patrick), Clancy Brown (Mr. Krabs), Rodger Bumpass (Squidward), Carolyn Lawrence (Sandy), Mr. Lawrence (Plankton). Un ensemble che mantiene l’identità della serie e garantisce quella continuità emotiva che i fan richiedono da ogni nuovo progetto del franchise.

Accanto ai veterani brillano anche nuove aggiunte sorprendentemente eclettiche, tra cui George Lopez, Arturo Castro, Sherry Cola e Regina Hall, presentati ufficialmente all’Annecy International Animation Film Festival del 2025. La presenza più inattesa e già destinata a far discutere è però quella della rapper Ice Spice, che fa il suo debutto nel doppiaggio dando vita a un personaggio inedito e contribuendo anche musicalmente al film con il singolo “Big Guy”, rilasciato in contemporanea con il trailer. Il pezzo si fonde ironicamente con una reinterpretazione drammatica di “Crazy Train” di Ozzy Osbourne, creando un accostamento musicale che descrive perfettamente l’estetica schizofrenica e gioiosamente caotica di SpongeBob.

Un percorso produttivo ricco di conferme, annunci e scelte creative mirate

Lo sviluppo del film parte ufficialmente nel 2022, quando Paramount Animation conferma di voler proseguire la tradizione cinematografica della serie con un quarto lungometraggio. In seguito all’annuncio, la produzione si consolida con l’arrivo di Drymon alla regia e con un team di sceneggiatori che conosce in profondità il DNA narrativo del franchise.

Nel corso del 2024 e del 2025 arrivano conferme sul cast, annunci al Comic-Con e un fitto calendario di anticipazioni che culmina nella premiere al AFI Film Festival il 26 ottobre 2025, un debutto non scontato che sottolinea la volontà di Paramount di collocare il film non solo come evento commerciale ma come opera di valore artistico nel panorama dell’animazione contemporanea.

Sul fronte musicale, la colonna sonora porta la firma di John Debney, già autore del memorabile score di Sponge Out of Water del 2015, una garanzia di qualità per chi ama le sonorità epiche, giocose e leggermente folli tipiche del mondo di Bikini Bottom.

Un’estetica cinematografica che rinnova l’eredità di SpongeBob

Ogni anticipazione lascia intuire un’estetica più curata e cinematografica rispetto ai precedenti capitoli. L’ambientazione piratesca permette di mescolare tinte fosche, nuvole di nebbia marina, navi fantasma, luci verdastre spettrali e creature dell’Underworld che sembrano ispirate tanto al folklore marittimo quanto ai videogiochi fantasy. Il risultato appare come un’avventura epica filtrata attraverso la lente deformante della comicità di SpongeBob, una miscela che si preannuncia irresistibile sia per i nuovi spettatori sia per chi è cresciuto con la serie fin dagli anni Duemila.

Bikini Bottom non rallenta: tra spin-off, cameo possibili e futuro del franchise

Il ritorno cinematografico di SpongeBob non arriva da solo, ma si inserisce in una nuova ondata di progetti legati al franchise. Durante il 2025 debutterà anche Saving Bikini Bottom: The Sandy Cheeks Movie, film spin-off dedicato alla scienziata scoiattolina texana più amata dell’universo animato. Un’espansione che conferma come la serie abbia ancora moltissimo da dire, e come Nickelodeon stia puntando su una vera e propria “SpongeBob Renaissance”.

Non mancano le speculazioni dei fan su possibili cameo, tra cui il desideratissimo ritorno di Keanu Reeves nei panni di Sage, apparso nel precedente film Amici in fuga. Nulla è ancora confermato, ma il franchise ha dimostrato più volte di amare le sorprese e i colpi di scena meta-narrativi.

Perché SpongeBob continua a essere immortale?

La forza di SpongeBob risiede nella sua ingenua gioia di vivere, nella capacità di trasformare ogni catastrofe in un’opportunità per ridere, nell’umorismo stratificato che diverte i bambini ma colpisce gli adulti con improvvisi lampi di satira sociale. È un personaggio che rappresenta un antidoto contro il cinismo, una bolla di ottimismo in grado di sopravvivere a qualsiasi tempesta mediatica. La sua capacità di reinventarsi, di adattarsi ai nuovi linguaggi dell’animazione e di attirare talenti creativi sempre diversi dimostra che non stiamo parlando solo di un cartone, ma di un vero e proprio fenomeno culturale intergenerazionale.

Il conto alla rovescia è iniziato

Il ritorno di SpongeBob al cinema promette una miscela esplosiva di avventura, comicità piratesca, nostalgia e pura follia animata. Gli oceani non sono mai stati così imprevedibili e Bikini Bottom sembra pronto a sorprenderci ancora una volta con una storia ambiziosa, piena di brio e visivamente ricchissima.

L’unica domanda che resta è: siete pronti a salpare di nuovo in compagnia della spugna più famosa del mondo? Io sì, e il countdown è già attivo.

Se avete teorie sulla trama, personaggi preferiti o idee per nuove avventure possibili, fatemele sapere nei commenti e condividete l’articolo con la vostra community nerd: il mare di Bikini Bottom sta per diventare più agitato che mai.

“The Long Walk”: Il ritorno disturbante di Stephen King sul grande schermo, diretto da Francis Lawrence

Nel multiverso di Stephen King ci sono pagine che hanno segnato intere generazioni, storie che hanno invaso la cultura pop con clown assassini, hotel infestati e cittadine maledette. Ma “The Long Walk” – o, come lo conosciamo in Italia, “La lunga marcia” – è sempre stato un romanzo a parte. Scritto giovanissimo, pubblicato nel 1979 sotto lo pseudonimo Richard Bachman, rappresenta la faccia più cruda e disincantata del Re. Niente mostri, niente poteri paranormali, solo la brutalità del potere e la fragilità dell’essere umano.

Dopo decenni di tentativi abortiti, dal progetto mai nato di George A. Romero fino al sogno infranto di Frank Darabont, la marcia più disperata della letteratura distopica è finalmente arrivata sul grande schermo. A guidare questa trasposizione è Francis Lawrence, regista che con “Hunger Games” ha dimostrato di saper raccontare le distopie giovanili senza edulcorarle, mantenendo quell’equilibrio tra spettacolo e riflessione che incolla lo spettatore alla poltrona.


Un’America distopica che non sembra poi così lontana

La premessa della storia è tanto semplice quanto spietata: cento ragazzi, una strada infinita, un’unica regola. Camminare. Sempre, senza fermarsi. Chi si arresta, chi rallenta troppo, riceve un’ammonizione. Alla terza, l’“eliminazione” diventa definitiva, con un colpo di fucile. Un solo sopravvissuto potrà ottenere in premio qualsiasi desiderio. Un miraggio che sa di beffa, se messo a confronto con il prezzo da pagare: corpo devastato, mente spezzata, compagni caduti uno a uno lungo l’asfalto insanguinato della Route 1.

Non è solo una competizione, è una metafora feroce. È la società che impone ai giovani una marcia incessante, fatta di aspettative impossibili, di pressione costante, di paura di essere esclusi se si osa rallentare. Guardando il trailer, con i piedi sanguinanti dei ragazzi e la voce glaciale del Maggiore che scandisce le regole, è impossibile non pensare al nostro presente.


Il cast: giovani promesse e un mito nerd

A dare il volto a Raymond Garraty troviamo Cooper Hoffman, figlio del compianto Philip Seymour, che sta dimostrando di avere talento e sensibilità da vendere. Al suo fianco, David Jonsson nei panni di Pete McVries, il compagno di cammino che porta un briciolo di speranza in una narrazione soffocante. Il cast si arricchisce con Garrett Wareing, Charlie Plummer, Roman Griffin Davis e una Judy Greer pronta a commuovere nel ruolo della madre di Ray.

Ma il vero colpo di scena arriva con Mark Hamill. Dopo aver incarnato l’eroe luminoso di “Star Wars” e il Joker più disturbante delle versioni animate DC, eccolo diventare il Maggiore, simbolo del regime che orchestra la marcia. All’inizio sembra una caricatura, poi si rivela un uomo consumato dal potere, un despota che crede ciecamente alle proprie menzogne. Una prova recitativa che ha già fatto discutere e che promette di entrare nell’immaginario nerd al pari delle sue interpretazioni più celebri.


Tra King e Bachman: due anime, un’unica marcia

Stephen King ha spesso parlato di Bachman come di un alter ego, più cupo, arrabbiato, disperato. “La lunga marcia” ne è l’esempio perfetto. Nel suo saggio del 1996, King descriveva quei romanzi come intrisi di “bassa rabbia, frustrazione sessuale e disperazione latente”. Ed è esattamente ciò che ritroviamo qui.

Francis Lawrence, però, ha scelto un approccio diverso. Il film conserva la crudeltà dell’idea originale, ma innesta elementi più vicini alla poetica di King “ufficiale”, quella di “Stand by Me” o “Le ali della libertà”. Ne risulta una versione meno spietata, più orientata sulla speranza e sul cameratismo. Non tutti i fan del romanzo lo apprezzeranno: per qualcuno sarà una concessione al grande pubblico, per altri un aggiornamento necessario al 2025.


Una lunga gestazione, un’attesa ripagata

Il percorso di questo film è stato lungo quanto la marcia stessa. Negli anni ’80 Romero aveva accarezzato l’idea, nel 2007 Darabont aveva acquistato i diritti, ma solo nel 2018 con New Line Cinema e poi nel 2023 con Lionsgate il progetto ha preso forma concreta. Le riprese si sono svolte a Winnipeg tra il luglio e il settembre 2024, con paesaggi freddi e desolati che sembrano scolpiti apposta per trasmettere l’incubo di una strada senza fine.

Il trailer, uscito il 7 maggio 2025, ha fatto esplodere il web: volti stremati, piedi piagati, regole recitate con sadismo glaciale. Bastano pochi secondi per capire che non sarà una semplice trasposizione, ma un’esperienza disturbante e attuale.


Un nuovo cult per i camminatori del Re?

“The Long Walk” è arrivato nei cinema il 12 settembre 2025 e già promette di dividere. Da un lato, la fedeltà all’atmosfera cupa e disturbante del romanzo; dall’altro, l’inevitabile adattamento a un pubblico che cerca emozione, ma anche speranza. Forse non è la “grande storia di Bachman” che molti lettori si aspettavano, ma è senza dubbio un buon film di Stephen King, capace di far rabbrividire e commuovere nello stesso tempo.

E come sempre accade con King, dietro l’horror c’è uno specchio puntato sulla realtà. Una marcia che non parla solo di ragazzi e fucili, ma di noi, delle nostre corse quotidiane, dei nostri limiti, del prezzo della resistenza.


Ora tocca a voi, lettori di CorriereNerd

Avete letto “La lunga marcia” in versione cartacea? O siete tra quelli che scopriranno questa distopia per la prima volta al cinema? Cosa pensate della scelta di Francis Lawrence e dell’interpretazione glaciale di Mark Hamill?

Raccontatecelo nei commenti, condividete l’articolo con i vostri compagni di marcia nerd e discutiamone insieme sui social! Perché, in fondo, la nostra lunga marcia è proprio questa: camminare uniti, passo dopo passo, nel multiverso della cultura geek.

Mark Hamill non vuol tornare nei panni di Luke

Ci sono notizie che per un fan di Star Wars suonano come un colpo di blaster dritto al cuore. Una di queste è arrivata di recente: Mark Hamill, il volto e l’anima di Luke Skywalker, ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di tornare nella saga, nemmeno sotto forma di Fantasma della Forza. Un addio netto, ironico e consapevole, che segna la chiusura di un cerchio aperto nel 1977 e che ci costringe, volenti o nolenti, a guardare avanti.

Hamill ha raccontato più volte che il suo ritorno in The Force Awakens non era affatto scontato. Dopo trentadue anni lontano dal personaggio, l’attore aveva serie riserve: temeva che fosse un errore tentare di “imbottigliare di nuovo il fulmine”, che sarebbe stato meglio concentrarsi sulla nuova generazione di eroi. A convincerlo non fu un improvviso cambio di prospettiva, ma la decisione di Harrison Ford di indossare ancora i panni di Han Solo. Hamill non voleva essere l’unico a rifiutare e, con Carrie Fisher al suo fianco, si sentì “arruolato”. La forza della vecchia guardia, in fondo, era sempre stata quella di restare uniti.

Il ritorno non fu però privo di conflitti interiori. L’attore ha spesso confessato il suo disagio verso alcune scelte narrative della nuova trilogia, arrivando a ribattezzare ironicamente il suo personaggio in Gli Ultimi Jedi “Jake Skywalker”, perché troppo distante dall’idealista che guardava le stelle da Tatooine. Hamill si è poi scusato pubblicamente per aver espresso dubbi in modo così aperto, dimostrando un raro senso di professionalità. Ma il malessere era reale: dopo la perdita di Han e l’assenza di Carrie Fisher, anche per lui la magia del trio originale non poteva più ricomporsi.

Eppure, la saga gli ha regalato un ultimo dono inatteso. Grazie alla tecnologia digitale, Hamill ha potuto incarnare un Luke giovane e potente in The Mandalorian e The Book of Boba Fett. Era il frammento che gli era sempre mancato: vedere il Jedi al culmine delle sue capacità, nel pieno della leggenda. Non un semplice maestro anziano, ma un guerriero saldo, erede autentico di quella “spada di Excalibur” che Lucas aveva sempre immaginato come simbolo da tramandare.

Il resto è storia. Un’apparizione dolceamara in L’Ascesa di Skywalker come spirito Jedi, accanto all’eterea presenza di Carrie Fisher, ha suggellato un addio carico di emozione. Hamill ha affrontato questo con il suo consueto humor: “Non apparirò mai come un Fantasma della Forza nudo!”, ha scherzato. Una battuta che cela, però, la decisione definitiva di non tornare più.

Per molti fan la delusione è palpabile: qualcuno sperava ancora in un cameo nel futuro film dedicato a Rey, ormai custode dell’eredità Jedi. Ma le parole di Hamill sono chiare: il tempo di Luke è finito. The Book of Boba Fett resterà probabilmente la sua ultima incarnazione canonica. Non un finale col botto, forse, ma una conclusione inevitabile.

E c’è una lezione, dietro questa scelta. Hamill non chiude la porta con rancore, ma con gratitudine. “Ho avuto il mio tempo”, ha detto, invitando a non rimanere ancorati alla nostalgia e a lasciare spazio a nuovi volti, nuove storie, nuove Forze da scoprire. Star Wars, del resto, non è mai stato soltanto Luke, Leia e Han: è una galassia sterminata, pronta ad accogliere altre leggende.

L’eredità di Hamill resta scolpita nella cultura pop: Luke Skywalker non è solo un personaggio, ma un archetipo, il volto eterno dell’eroe riluttante che cresce insieme a noi. E anche se non brandirà più una spada laser sullo schermo, il suo impatto sulla mitologia nerd resterà indelebile.

Ora tocca a noi fan decidere come vivere questo addio. È davvero il momento di voltare pagina, o avremmo voluto rivederlo ancora una volta brillare come Fantasma della Forza? La discussione è aperta, come sempre, e la community di Star Wars non smetterà certo di parlarne. E voi, da che parte state?

“Star Wars: Una Nuova Speranza” – 50 anni di ribellione, miti e Forza: celebriamo il film che ha cambiato per sempre la Galassia (e il cinema)

È una data che ogni fan di Star Wars dovrebbe cerchiare in rosso sul calendario galattico: il 30 aprile 2027. Proprio in quell’anno — durante le celebrazioni del leggendario May the 4thStar Wars: Episodio IV – Una Nuova Speranza tornerà al cinema per festeggiare il suo 50° anniversario. Un mezzo secolo. Cinquanta anni da quel fatidico giorno del 1977 in cui il mondo cambiò, per sempre. Non è solo nostalgia. È mitologia. È storia. È la nascita del moderno immaginario nerd, e del fandom stesso.

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…

L’inizio di tutto. O meglio: l’inizio della fine dell’innocenza cinematografica. Una Nuova Speranza – allora semplicemente Star Wars – debuttò il 25 maggio 1977. La Fox non ci puntava troppo. George Lucas, il suo creatore, sembrava più uno scienziato pazzo della New Hollywood che un regista destinato a fondare un impero. Eppure, quella space opera ispirata a Kurosawa, ai serial di Flash Gordon e alla mitologia comparata di Joseph Campbell esplose come una supernova, abbattendo ogni aspettativa.

Fu un evento culturale prima ancora che un successo commerciale. Con quasi 800 milioni di dollari incassati globalmente (record assoluto all’epoca), fu il primo vero blockbuster fantascientifico moderno. Ma, più che di incassi, stiamo parlando di impatto culturale. Di un terremoto che ha scosso l’immaginario collettivo fino alle sue fondamenta.

La trama che divenne mito!

Nel cuore turbolento di una guerra civile tra le stelle, l’Alleanza Ribelle compie un colpo audace: riesce a trafugare i piani della Morte Nera, una stazione spaziale dell’Impero Galattico dalle dimensioni colossali, capace di ridurre un intero pianeta in polvere. A custodire questi piani è la principessa Leila Organa, nobile di Alderaan e comandante ribelle sotto copertura. Ma la sua fuga non va come previsto: l’astronave su cui viaggia viene intercettata dal temutissimo Dart Fener, braccio oscuro dell’Impero. Prima di essere catturata, Leila affida il prezioso carico a due droidi, R2-D2 e C-3PO, spedendoli verso un piccolo pianeta desertico: Tatooine.

Lì, tra sabbie roventi e due soli cocenti, i droidi vengono venduti da un gruppo di jawa a una famiglia di agricoltori. Tra loro c’è Luke Skywalker, giovane sognatore che ancora ignora il suo destino. Mentre cerca di ripulire R2-D2, Luke scopre una registrazione misteriosa in cui una donna chiede aiuto a un certo Obi-Wan Kenobi. Quando il droide fugge per cercare quel vecchio alleato, Luke lo insegue nel deserto, finendo attaccato dai predoni sabbipodi. Sarà proprio Obi-Wan, un eremita dai modi gentili e dallo sguardo segnato, a salvarlo e a svelargli frammenti di una verità sepolta: un tempo era un Cavaliere Jedi, custode della pace e conoscitore della Forza. Gli racconta di suo padre, anch’egli Jedi, ucciso da un discepolo caduto nell’oscurità — proprio Dart Fener.

Obi-Wan consegna a Luke l’ultima eredità paterna: una spada laser, simbolo dell’ordine perduto dei Jedi. E quando R2-D2 riproduce per intero il messaggio di Leila — un accorato appello a portare i piani della Morte Nera ad Alderaan — Luke si trova davanti a una scelta. All’inizio esita, ma dopo aver scoperto che i suoi zii sono stati massacrati da truppe imperiali, la decisione diventa inevitabile. Insieme a Obi-Wan, parte alla ricerca di un passaggio per Alderaan, finendo nella caotica Mos Eisley, dove conoscono Ian Solo e Chewbecca, contrabbandieri e piloti della leggendaria nave Millennium Falcon.

Il viaggio però prende una piega drammatica: Alderaan è stato appena annientato dalla Morte Nera su ordine del Grand Moff Tarkin, usando il potere devastante della stazione. Il Falcon, giunto ormai troppo tardi, viene catturato. Ma l’equipaggio si infiltra nella base nemica e scopre che Leila è viva, prigioniera e prossima all’esecuzione. Mentre Obi-Wan si separa per disattivare il raggio traente, Luke, Ian e Chewbecca la salvano con un’audace missione di salvataggio. Obi-Wan, però, affronta Fener in un duello con la spada laser che si conclude con il suo sacrificio: si lascia colpire, scomparendo misteriosamente, ma permettendo agli altri di fuggire.

Quella fuga, però, è stata calcolata. Un localizzatore nascosto permette all’Impero di scoprire l’ubicazione della base ribelle: la luna Yavin 4. I piani rubati rivelano però un punto debole della Morte Nera: una minuscola apertura che, se colpita con precisione, può innescare la distruzione dell’intero reattore centrale.

Luke, ora deciso a combattere, si unisce allo squadrone X-wing per un attacco disperato. Ian e Chewbecca, invece, se ne vanno per saldare debiti con il gangster Jabba the Hutt. Durante la battaglia finale, Fener guida una squadriglia di caccia TIE per abbattere gli attaccanti ribelli. Ma proprio quando tutto sembra perduto, Ian ritorna con un ingresso da leggenda, salvando Luke all’ultimo secondo. Con la guida invisibile dello spirito di Obi-Wan, Luke si affida alla Forza e riesce a centrare il bersaglio, provocando la spettacolare esplosione della Morte Nera.

La vittoria è totale. Nella base ribelle, una cerimonia solenne celebra il coraggio dei suoi eroi. Leila consegna a Luke e Ian le medaglie dell’eroismo, mentre nell’aria si respira, almeno per un attimo, il profumo della speranza.

Quando Luke non era ancora uno Skywalker

All’inizio, Luke si chiamava Starkiller. Anakin non esisteva. Vader non era suo padre. Han Solo era un alieno. Obi-Wan non era un eremita stanco, ma un cavaliere mitologico in stile samurai. E la storia… beh, era tutta un’altra cosa. Lucas scrisse e riscrisse la sceneggiatura per anni, costruendo un universo espanso ben prima che questo concetto diventasse di moda.

Dietro ogni elemento, c’era una visione. Non solo cinema: letteratura pulp, religione, politica, fisica teorica e filosofia orientale. Lucas voleva dare ai giovani un nuovo mito, un’epica moderna capace di ispirare coraggio, etica e senso del meraviglioso. E ci riuscì.

La produzione che quasi autodistrusse sé stessa

Girare Star Wars fu un’odissea degna di Ulisse. Dalla Tunisia alle rovine Maya del Guatemala, passando per le infinite notti agli Elstree Studios, il film sembrava maledetto: tempeste di sabbia, droidi che non funzionavano, battaglie sindacali, scetticismo del cast tecnico inglese, stress al limite del collasso per Lucas. Alec Guinness scrisse lettere piene di sarcasmo, Harrison Ford si burlava dei dialoghi (“Puoi scriverla, George, ma non puoi dirla”), e la troupe lo considerava un film per bambini.

Eppure, tra difficoltà produttive, budget lievitato e tagli di montaggio epocali, il film prese forma. La London Symphony Orchestra registrò la colonna sonora leggendaria di John Williams, che ancora oggi fa venire i brividi. Gli effetti speciali della ILM riscrissero le regole del gioco. E il montaggio — affidato anche alla moglie di Lucas, Marcia — rese tutto questo fluido, epico, emozionante.

Una fiaba spaziale che parla di noi

La grandezza di Una Nuova Speranza non sta solo nei duelli con la spada laser o nei Millennium Falcon in picchiata. È nella sua struttura archetipica. È una favola senza tempo. Il giovane contadino che scopre un destino più grande. Il mentore saggio. Il ladro dal cuore d’oro. La principessa guerriera. Il cattivo mascherato che incarna il male assoluto… almeno all’inizio.

Ogni spettatore poteva identificarsi. C’era azione, certo, ma anche spiritualità, mistero, senso del sacro. La Forza era più di una trovata narrativa: era un messaggio. “La Forza è con te” divenne una benedizione pop, ma anche una filosofia da interiorizzare. Per questo Star Wars ha attraversato generazioni, culture e media. Perché parla all’anima, dietro le esplosioni.

Un’eredità lunga cinque decenni

Nel 2027 non celebriamo solo l’uscita di un film. Celebriamo la nascita di un mito moderno. L’origine di un universo narrativo che ha ispirato film, serie TV, fumetti, romanzi, giochi, parchi a tema, e persino religioni (sì, il jedismo esiste davvero). Celebriamo l’alba di un fandom che ha ridefinito il concetto stesso di “community”. Senza Star Wars, non esisterebbe la cultura geek così come la conosciamo oggi.

Pensateci: da ogni Stormtrooper al primo cosplay, dal merchandising che ha rivoluzionato l’industria all’idea di saga cinematografica, tutto cominciò da Una Nuova Speranza. E non è finita. I personaggi di Luke, Leia, Han, Chewie, R2 e 3PO continuano a vivere — non solo nei sequel e nelle serie Disney+, ma nei cuori di milioni di fan.

Il futuro è scritto tra le stelle

Lucasfilm ha annunciato che il film tornerà nei cinema per il suo cinquantesimo anniversario, proprio a ridosso dello Star Wars Day 2027. È un “Save the Date” interstellare. Ma è anche una promessa: il meglio deve ancora venire. Con nuovi film all’orizzonte, il franchise è tutt’altro che esaurito.

E allora, che la celebrazione abbia inizio. Che ogni fan prepari il proprio cosplay, rispolveri la vecchia VHS o l’edizione restaurata in 4K. Che si rivedano le scene più amate — la battaglia di Yavin, la fuga dalla Morte Nera, il duello tra Obi-Wan e Vader. Perché ogni visione non è solo un ritorno al passato, ma un viaggio nel futuro della fantasia.

La galassia ti chiama

E tu? Dove eri la prima volta che hai visto Una Nuova Speranza? Qual è il tuo momento preferito? Chi era il tuo personaggio guida? Raccontalo

“The Life of Chuck”: Quando Stephen King incontra l’anima di Mike Flanagan – e qualcosa dentro di noi si accende

Il trailer italiano ufficiale di The Life of Chuck è finalmente arrivato, e per chi, come me, vive di pane, Stephen King e cinema, è stato come ricevere un colpo al cuore e una carezza allo stesso tempo. Questo film, interpretato da Tom Hiddleston e diretto da Mike Flanagan, non è semplicemente un adattamento cinematografico di un racconto. È una dichiarazione d’amore alla vita, alla memoria, a quei dettagli minuscoli eppure sconvolgenti che rendono ogni esistenza degna di essere raccontata. Sarà nei cinema italiani dal 18 settembre, distribuito da Eagle Pictures, e già dalle prime immagini capiamo che non ci troviamo davanti al solito horror kinghiano, ma a qualcosa di molto più raro: un viaggio emotivo dentro l’essere umano.

Per chi conosce Mike Flanagan – e qui parlo a voi, fedeli spettatori di The Haunting of Hill House, Midnight Mass, Doctor Sleep – il suo nome accanto a quello di Stephen King non è solo una collaborazione. È un incontro di anime affini. Flanagan non è il tipo di regista che si limita a portare in scena fantasmi o case stregate; lui si muove con delicatezza dentro il dolore, la perdita, la redenzione, come un autore che sa che dietro ogni terrore si nasconde una ferita umana. Per questo l’annuncio di The Life of Chuck ha fatto saltare sulla sedia tanti appassionati: qui non si parla di mostri sotto il letto o entità maligne che spuntano dagli angoli bui. Qui si parla di vita. Quella di Charles Krantz – per gli amici Chuck – ma, inevitabilmente, anche la nostra.

Il racconto originale, incluso nella raccolta Se scorre il sangue del 2020, è tra le opere più enigmatiche e toccanti di King. Strutturato al contrario, parte dalla fine del mondo e arriva fino all’infanzia di un uomo comune. Sembra assurdo? Lo è. Ma è anche straordinariamente umano. Quando ho saputo che Flanagan voleva portarlo al cinema, la mia reazione è stata un misto di entusiasmo e ansia. Perché trasporre una storia così intima e sfuggente è un rischio: non basta ricostruirla, bisogna sentirla. E poi è arrivato quel trailer, con le prime note malinconiche, Hiddleston che cammina assorto in un centro commerciale semideserto, e quella frase che mi ha stesa: “L’universo è grande e contiene moltitudini, ma… contiene anche me.”

Tom Hiddleston, inutile negarlo, è perfetto. Ha quella dolcezza fragile, quel fascino quasi etereo che lo rende capace di raccontare mondi interiori con un solo sguardo. Lo avevamo amato come Loki, certo, ma qui abbandona ogni maschera divina per diventare uomo. Un uomo qualunque, al centro di qualcosa di straordinario. Attorno a lui, un cast che fa venire i brividi (quelli belli): Karen Gillan, Chiwetel Ejiofor, Jacob Tremblay, Mark Hamill. Non sono solo nomi da locandina, sono interpreti che sanno sussurrare emozioni, anche quando il copione è fatto di silenzi e di piccoli gesti.

La struttura del film ricalca quella del racconto, in tre atti distinti, e anche se non voglio spoilerarvi nulla – davvero, questa è una storia che va vissuta in prima persona – vi posso dire che ogni segmento è un tassello di un mosaico più grande. Solo alla fine, o forse all’inizio, ci accorgiamo di avere tra le mani l’immagine completa di una vita. Le riprese, svoltesi in Alabama durante lo sciopero SAG-AFTRA, hanno paradossalmente accentuato l’atmosfera sospesa del film, fatto di tempo che si dilata e memorie che si sfaldano. E la colonna sonora dei Newton Brothers – storici complici di Flanagan – è un sussurro continuo, un filo emotivo che lega le scene con delicatezza.

Personalmente, seguo Mike Flanagan da anni, e ogni volta resto colpita dalla sua capacità di parlare di dolore e amore come facce della stessa medaglia. In The Haunting of Hill House ci ha insegnato che i fantasmi sono spesso i nostri rimpianti. In Midnight Mass ci ha fatto riflettere sulla fede, sull’abbandono, sull’eternità. In Doctor Sleep ha preso un classico come Shining e ci ha trovato dentro redenzione e perdono. Con The Life of Chuck sembra aver compiuto un passo ulteriore: non c’è bisogno del soprannaturale per raccontare l’infinito. Basta una vita. Una qualsiasi.

La presentazione al Toronto International Film Festival ha confermato tutto questo: standing ovation, lacrime, cuori infranti e pieni allo stesso tempo. Non è horror. Non è nemmeno, forse, un dramma come lo intendiamo di solito. È un viaggio meditativo dentro ciò che ci rende umani, fragile e splendente insieme. Un film che ci ricorda quanto siamo piccoli e, proprio per questo, immensi.

C’è una frase, nel racconto di King, che mi ossessiona da giorni: “Ogni vita è un universo. Ogni morte, una fine del mondo.” Ecco perché The Life of Chuck è così importante. Perché ci restituisce la prospettiva perduta. Perché ci costringe a guardarci allo specchio e a chiederci: cosa resterà di me? Un sorriso? Un abbraccio? Una musica che si spegne piano?

Io, intanto, conto i giorni che mi separano dal 18 settembre. So già che andrò al cinema con una scorta di fazzoletti, pronta a lasciarmi travolgere da questa storia intima e universale. E lo dico senza vergogna: sono pronta a ballare anche io nell’universo di Chuck, a ricordarmi che, in fondo, ogni vita è un miracolo.

E voi? Siete pronti a immergervi in questo viaggio emozionante? Fatemelo sapere nei commenti o condividete questo articolo sui vostri social. Voglio sapere cosa pensate, voglio leggere le vostre storie, voglio sapere se anche voi, come me, avete già iniziato a sentirvi un po’ Chuck.

Star Wars: Episodio V – L’impero Colpisce Ancora: 45 anni di mito tra mito, oscurità e redenzione

C’è qualcosa di vertiginoso nel fare i conti con il tempo, nel rendersi conto che il 1980 è distante dal 2025 quanto lo era il 1935 dal 1980. Questo salto temporale non è solo un gioco di numeri: è un portale mentale che ci catapulta nel cuore di un’epoca mitica, quando la galassia lontana lontana si espandeva in direzioni inaspettate. “Star Wars: Episodio V – L’Impero Colpisce Ancora” non è solo un sequel, ma un atto di coraggio narrativo che ha ridisegnato i confini della fantascienza cinematografica e del nostro immaginario collettivo. Quando arrivò nelle sale il 21 maggio del 1980, il film fu accolto con una miscela di entusiasmo e perplessità. Come ogni opera che osa spingersi oltre l’epica dell’eroe vincente, “L’Impero” scelse l’ombra, il dubbio, la caduta. Il regista Irvin Kershner, con il benestare e la supervisione dell’ideatore George Lucas, traghettò la saga di Star Wars verso territori più maturi, più interiori. E fu così che un’odissea spaziale pensata per emozionare divenne anche un trattato esistenziale in forma pop.

Il film ci trasporta tre anni dopo la distruzione della Morte Nera, ma l’aria che si respira è tutt’altro che vittoriosa. L’inizio sul gelido pianeta Hoth non è solo un colpo d’occhio spettacolare: è una dichiarazione d’intenti. La neve, il silenzio, l’assedio. L’Impero non è stato sconfitto, anzi: è più spietato che mai. Darth Vader, icona nerovestita del lato oscuro, si fa presenza ossessiva, braccando i ribelli con una determinazione quasi mistica. Il tono si fa subito più cupo, più adulto. Non c’è più solo avventura: c’è ansia, sacrificio, perdita. Luke Skywalker, da giovane impavido a eroe in crisi, sente il richiamo della Forza ma anche quello delle sue paure. Inviato da un’eco del defunto Obi-Wan Kenobi sul misterioso pianeta Dagobah, incontra Yoda, maestro Jedi in forma di creatura fragile e saggia, che rovescia ogni aspettativa. Qui inizia un altro film, un altro genere quasi: il training spirituale, il viaggio dell’anima. Luke non impara a combattere, ma a conoscere sé stesso, a riconoscere i propri limiti. “Fai o non fare. Non c’è provare” dice Yoda, in una delle frasi-mantra più citate di tutta la cultura pop. Nel frattempo, la narrazione parallela di Han Solo e Leia Organa offre uno degli intrecci più riusciti della saga. Sul Millennium Falcon, inseguiti tra campi di asteroidi e trabocchetti imperiali, il pilota cinico e la principessa guerriera si trovano, si scontrano, si amano. L’ironia sferzante di Han e la durezza orgogliosa di Leia disegnano una dinamica sentimentale intensa, reale, mai zuccherosa. In mezzo a droidi saggi e comici come C-3PO e R2-D2, il dramma si mescola alla commedia in un equilibrio che ancora oggi rimane modello inarrivabile. Il clou emotivo arriva a Cloud City, sospesa tra cielo e inganno. Lì, nel regno di Lando Calrissian — vecchia conoscenza di Han — si consuma la trappola. Vader ha orchestrato tutto per attrarre Luke e spezzarlo. Il duello tra i due non è solo fisico: è simbolico, mitico, psicologico. Le spade laser fendono l’aria e la verità. “Io sono tuo padre” dice Vader, e con quella rivelazione il cinema intero cambia per sempre. Come nell’Amleto, l’eroe scopre che il nemico è sangue del suo sangue. L’eroismo si contamina con il dolore.

“L’Impero Colpisce Ancora” non è un film di mezzo: è un cuore pulsante, è un momento di passaggio cruciale.

Introduce ambiguità, disillusione, ambizioni più alte. Lontano dalla retorica del bene assoluto, il film osa esplorare il lato oscuro non come semplice nemico da abbattere, ma come parte integrante della crescita. In questo episodio, nessuno vince. Han viene congelato nella carbonite, Luke perde una mano e ogni certezza. Ma è proprio lì, nel fallimento, che germoglia la redenzione. Esteticamente, il film è un balzo in avanti. Dagobah è una palude onirica, Hoth un inferno di ghiaccio, Bespin un sogno steampunk tra nuvole e tradimenti. Gli effetti speciali — rivoluzionari per l’epoca — non invecchiano mai, perché sono pensati per raccontare, non solo per stupire. La Battaglia di Hoth con gli AT-AT è un gioiello di strategia visiva e tensione; l’inseguimento negli asteroidi è pura sinfonia visiva, un assolo del Falcon contro il caos dell’universo. Merito va anche alla regia intensa e misurata di Kershner, che dà spazio a primi piani, silenzi, esitazioni. A differenza del capitolo precedente, qui la narrazione rallenta per lasciare spazio ai sentimenti, ai dilemmi, alle relazioni. L’umanità entra nella saga con forza dirompente, e Star Wars diventa finalmente anche tragedia greca, romanzo psicologico, epopea interiore.

Indimenticabile, infine, la colonna sonora di John Williams. L’Imperial March, introdotta proprio in questo film, non è solo un tema musicale: è una firma. Evoca terrore, potere, destino. Ogni nota vibra come un monito, ogni orchestrazione accompagna la discesa nel profondo di ogni personaggio. La musica non commenta, ma agisce: è la Forza che parla attraverso le note.

A distanza di quarantacinque anni, “L’Impero Colpisce Ancora” resta non solo uno dei migliori capitoli della saga, ma uno dei film più influenti della storia del cinema. Ha ispirato generazioni di registi, ha spinto la fantascienza verso l’anima, ha lasciato un’eredità fatta di citazioni, parodie, omaggi. È un film che continua a colpire — e ogni volta, colpisce più a fondo.

Ecco perché, nel 2025, guardare “L’Impero” è come guardare allo specchio la maturità del nostro amore per Star Wars. È il momento in cui abbiamo smesso di essere spettatori meravigliati e siamo diventati adulti pronti a confrontarsi con la paura, la perdita, il sacrificio. E in questo, forse, sta la vera Forza del film.

Se anche tu, oggi, lo riguardi con occhi nuovi, raccontaci cosa ti ha lasciato. Qual è il tuo momento preferito? Hai vissuto anche tu il trauma di quella rivelazione? Vieni a parlarne con noi su CorriereNerd.it: la galassia è grande, ma i cuori nerd pulsano all’unisono.

 

La Forza si Risveglia a Tokyo – Star Wars Celebration Japan 2025, tra Miti, eroi e Futuro della Galassia

Dal 18 al 20 aprile 2025, al Makuhari Messe Convention Center di Tokyo, è andata in scena quella che, per noi devoti della saga di George Lucas, è più di una semplice convention: è un pellegrinaggio. La sedicesima Star Wars Celebration si è rivelata un’esperienza a metà tra rito collettivo e dichiarazione d’amore a uno degli universi narrativi più influenti della storia del cinema. Tra le navette imperiali esposte e le spade laser che scintillavano nell’aria, si è percepita una vibrazione profonda: Star Wars è più vivo che mai.

L’Eco degli Eroi: tra omaggi e visioni

L’apertura della Celebration è stata un pugno al cuore per chi ha la galassia lontana lontana nel sangue: un video tributo agli eroi e ai villain che ci hanno cresciuti – da Luke a Leia, da Vader a Palpatine – ha fatto tremare l’arena, seguita da un’ovazione all’ingresso iconico di C-3PO e R2-D2. Al loro fianco, Kathleen Kennedy e Dave Filoni hanno sganciato una bomba destinata a riscrivere il futuro della saga: “Star Wars: Starfighter”, diretto da Shawn Levy e con Ryan Gosling come protagonista, sarà ambientato cinque anni dopo L’ascesa di Skywalker. Un ritorno all’epica spaziale, promesso e attesissimo.

The Mandalorian e Grogu: l’epica continua

Il palco si è poi trasformato in una galassia in miniatura con Jon Favreau, Pedro Pascal, Sigourney Weaver e l’inevitabile, magnetico Grogu, venuti a raccontarci il film dedicato a The Mandalorian and Grogu, in uscita nel 2026. Le clip mostrate in anteprima hanno fatto esplodere l’immaginazione collettiva: un viaggio interstellare con il cuore al centro della narrazione. Ed è proprio questo che rende Star Wars eterno: l’equilibrio perfetto tra spettacolo e sentimento.

50 anni di Magia: l’eredità di Industrial Light & Magic

Nel cuore dell’evento, una celebrazione nella celebrazione: ILM, Industrial Light & Magic, ha spento cinquanta candeline. Un panel emozionante ha mostrato quanto la visione e la tecnica possano davvero dar vita all’incredibile. Dai tauntaun agli Star Destroyer, ogni effetto visivo è stato raccontato come una conquista artistica, un atto d’amore per l’impossibile. E come se non bastasse, è stata annunciata la seconda stagione della docuserie “Light & Magic”, per chi, come me, sogna ancora di costruire un Millennium Falcon in salotto.

L’Oscurità ritorna… in animazione

Lucasfilm Animation ha celebrato il suo ventesimo anniversario portando in anteprima mondiale Tales of the Underworld, che debutterà il 4 maggio. Il ritorno di Asajj Ventress e Cad Bane, personaggi oscuri e amatissimi, promette una riscrittura intensa e provocatoria del loro destino. Ma il vero boato si è avuto con l’annuncio di Maul – Shadow Lord, una nuova serie su uno dei villain più tragici e affascinanti dell’intera saga. Darth Maul non è mai stato solo un Sith: è l’incarnazione della rabbia e della sopravvivenza. E presto sarà di nuovo protagonista.

Young Jedi Adventures e l’Alta Repubblica

Anche i padawan hanno avuto il loro momento con la conferma della terza stagione di Young Jedi Adventures, ambientata duecento anni prima di La Minaccia Fantasma. Una serie che, pur destinata ai più piccoli, parla anche a noi adulti che abbiamo visto la Forza per la prima volta con gli occhi di Luke.

Un Tempio, una Leggenda: la chiusura al Zojoji

Il culmine spirituale della Celebration è avvenuto al Tempio Zojoji di Tokyo, dove tra Stormtrooper e incenso, le stelle hanno camminato tra noi. Rosario Dawson, Diego Luna, Hayden Christensen, Tony Gilroy, Shawn Levy e Ryan Gosling hanno incarnato il legame tra mito e contemporaneità, passato e futuro. Una cerimonia quasi sacra, dove la Forza sembrava davvero permeare ogni cosa.

La galassia si espande (anche sugli scaffali)

Come ogni celebrazione che si rispetti, l’universo espanso ha invaso la fiera: nuove action figure, set LEGO® in scala 1:1, manga, romanzi, tutto per continuare a vivere Star Wars anche lontano dallo schermo. Partner storici come Hasbro, Marvel, VIZ Media, Dark Horse e Disney Publishing hanno mostrato che questa galassia è, letteralmente, infinita.


Ritorni eccellenti su Disney+: Andor e Ahsoka

Tra i momenti più intensi della seconda giornata, l’anteprima del primo episodio della stagione finale di Andor, che debutterà in Italia il 23 aprile su Disney+. Tony Gilroy e Diego Luna, insieme a un cast stellare, hanno raccontato un finale che si annuncia teso, oscuro, politico. Andor è forse la serie più adulta e sofisticata mai prodotta sotto il marchio Star Wars: è una lezione di scrittura, un noir ribelle che ci ricorda quanto sia alto il prezzo della libertà.

E poi Ahsoka. Insieme a Dave Filoni, Jon Favreau, Rosario Dawson e Hayden Christensen, abbiamo intravisto la seconda stagione che prenderà forma nel 2026. La notizia del casting di Rory McCann come nuovo Baylan Skoll ha scaldato i cuori, ma è stata la concept art mostrata in esclusiva a rapirci del tutto.


LEGO Star Wars: Rebuild Galaxy – il gioco si fa epico

Tra gli annunci più spassosi e al tempo stesso intriganti, la nuova serie animata LEGO® Star Wars: Rebuild Galaxy – Pieces of the Past, in arrivo il 19 settembre 2025 su Disney+. Tornano Sig Greebling, Darth Dev, Jedi Bob, e un incredibile cameo di Mark Hamill. Una celebrazione brillante, che mescola ironia e mitologia, per riportarci – mattone dopo mattone – nei meandri più divertenti della galassia.

La Star Wars Celebration Japan 2025 non è stata solo un evento, ma un crocevia emozionale. Per noi fan – veterani, padawan, simpatizzanti ribelli o nostalgici dell’Impero – è stata la conferma che la Forza non solo è ancora con noi, ma ci guida verso nuove leggende. Tra film, serie, giochi e sogni digitali, il viaggio continua. E io, come sempre, ho già prenotato il mio posto sul prossimo speeder.

Che la Forza sia con voi, sempre.

The Big Bang Theory: Un’ode al mondo nerd con il cuore di una sitcom

Nel panorama delle sitcom americane, pochi titoli sono riusciti a guadagnarsi un posto così stabile e amato nel cuore del pubblico come The Big Bang Theory. Creata da Chuck Lorre e Bill Prady per la CBS, la serie ha intrattenuto milioni di spettatori dal 2007 al 2019, durando ben 12 stagioni e 279 episodi. Se non l’avete ancora vista, è proprio il momento di colmare questa lacuna—soprattutto se vi trovate a vostro agio in un universo popolato da videogiochi, fumetti, giochi di ruolo, e tutto ciò che circonda la cultura geek.

Il cuore pulsante di The Big Bang Theory è il suo poker di protagonisti: Leonard Hofstadter (Johnny Galecki), Sheldon Cooper (Jim Parsons), Howard Wolowitz (Simon Helberg) e Raj Koothrappali (Kunal Nayyar), quattro brillanti ma socialmente disadattati ricercatori universitari. Al loro fianco, c’è Penny (Kaley Cuoco), una ragazza bionda e aspirante attrice che lavora come commessa alla “Fabbrica dei Cheesecake” e che, fin dal suo arrivo nell’appartamento di fronte a Leonard e Sheldon, segna l’inizio di una rivoluzione nella loro routine quotidiana, fatta di scienza e passioni nerd. Penny, con la sua freschezza e semplicità, è l’antitesi del mondo di Sheldon e dei suoi amici, ma, allo stesso tempo, diventa l’elemento che li spinge a confrontarsi con la normalità, seppur in modi, a volte, del tutto goffi e assurdi.

La sitcom si struttura su un modello piuttosto tradizionale, ma è proprio in questo che trova il suo charme. Due appartamenti, un gruppo di amici eccentrici, e un’altra protagonista fuori dagli schemi. La dinamica tra i protagonisti è frizzante e sempre rinfrescante, creando un equilibrio tra comicità e intuizioni geniali, tutte rigorosamente immerse in un mondo fatto di teorie scientifiche, citazioni da Star Trek e Star Wars, e divertenti episodi da gamer. L’umorismo della serie gioca su paradossi quotidiani, con situazioni apparentemente banali, come il montaggio di un armadio Ikea o l’installazione di un impianto stereo, che diventano momenti di pura comicità. Non manca certo l’ironia derivante dalla visione di quattro menti brillanti che si avventurano nel mondo dei social, delle relazioni e, soprattutto, nel tentativo di conquistare la ragazza della porta accanto.

Uno degli aspetti più brillanti di The Big Bang Theory è l’uso del nerdismo come chiave per entrare nel cuore degli spettatori. Non è solo un omaggio a una cultura di nicchia, ma una vera e propria celebrazione. I personaggi sono appassionati di scienza, fumetti, fantasy, videogiochi e, ovviamente, Star Trek, che è forse il vero leitmotiv della serie. Sheldon, in particolare, trova una sorta di alter ego in Spock, al punto che un regalo di Natale ricevuto da Penny, un fazzoletto usato firmato da Leonard Nimoy, lo manda in visibilio. La serie non risparmia citazioni nerd, con continui rimandi a Doctor Who, Battlestar Galactica, e The Lord of the Rings, ma lo fa con una tale passione che anche chi non è un appassionato del genere si ritroverà a sorridere di fronte alla genuinità dei personaggi.

L’evoluzione della serie, che vede l’introduzione di personaggi secondari che diventano protagonisti a loro volta, come Amy Farrah Fowler (Mayim Bialik) e Bernadette Rostenkowski (Melissa Rauch), arricchisce la trama con nuove dinamiche, ma senza mai perdere di vista la sua essenza originale. La crescita di Sheldon, Leonard, Howard e Raj nel corso degli anni è affascinante: da geni incompleti e socialmente inadeguati a figure più complesse, ma sempre con un’anima nerd che non perde mai la sua centralità. Il rapporto tra i protagonisti, così come la loro interazione con Penny e gli altri personaggi, evolve da una commedia di fraintendimenti e goffaggini a una riflessione più profonda sulle relazioni umane, l’amicizia e l’amore.

Sul piano tecnico, The Big Bang Theory è una sitcom girata davanti a un pubblico in studio, una formula che conferisce alla serie una sensazione di immediatezza e freschezza. I momenti di risata sembrano essere alimentati dal pubblico stesso, un ingrediente che contribuisce a mantenere il ritmo scorrevole e vivace. Ma non è solo la risata a fare la differenza. L’intelligenza degli sceneggiatori, che riescono a mescolare la cultura nerd con le dinamiche più universali della vita quotidiana, è ciò che rende la serie unica. Ogni episodio è un’avventura in cui il sapere scientifico si intreccia con le difficoltà emotive e sociali dei personaggi, creando una miscela perfetta di umorismo e cuore.

Nonostante una partenza incerta, con recensioni miste nelle prime stagioni, The Big Bang Theory è riuscita a conquistare il pubblico e a diventare un vero e proprio fenomeno culturale. Ha raggiunto il picco del successo nella sua undicesima stagione, ed è stato nominato per numerosi premi, con Jim Parsons che ha vinto l’Emmy per il miglior attore protagonista in una comedy per ben quattro volte. La sua popolarità ha anche dato vita a un vero e proprio franchise multimediale, con spin-off come Young Sheldon che esplora la giovinezza di Sheldon Cooper, un personaggio che ha conquistato i cuori di molti, e altre produzioni che continuano a espandere l’universo di The Big Bang Theory. Con personaggi memorabili, battute indimenticabili e un continuo omaggio alla scienza e alla cultura pop, la serie è una di quelle che resteranno nella memoria collettiva, offrendo tanto agli appassionati quanto a chi, pur non essendo un fanatico del genere, si lascia conquistare dalla simpatia e dalla genuinità dei suoi protagonisti. Se siete appassionati di nerdismo, è un appuntamento imperdibile.

Lego Star Wars – Rebuild the Galaxy: Darth Jar Jar diventa realtà

Amanti dei meraviglosi mattoncini stellari, preparatevi a un’avventura galattica senza precedenti! Disney+ e LEGO hanno svelato il primo trailer di Lego Star Wars: Rebuild the Galaxy, un nuovo speciale animato in arrivo a settembre che porterà sul piccolo schermo una figura tanto amata quanto controversa: Darth Jar Jar Binks! Lego Star Wars: Rebuild the Galaxy è composta da quattro episodi che debutteranno il 13 settembre in esclusiva su Disney+.

In LEGO Star Wars: Rebuild the Galaxy, l’intera galassia di Star Wars si mescola completamente quando un comune nerfherder, Sig Greebling (Gaten Matarazzo), porta alla luce un potente artefatto proveniente da un tempio Jedi nascosto. Si ritrova così a vivere un’avventura in una nuova versione della galassia, meravigliosamente selvaggia e contorta, dove i buoni sono cattivi, i cattivi sono buoni e il destino di tutti dipende dalla capacità di Sig di diventare l’eroe in grado di rimettere insieme tutti i pezzi.

La vera sorpresa arriva però nel finale del trailer, quando viene rivelato che la forza misteriosa dietro al caos è nientemeno che Darth Jar Jar Binks, doppiato dall’attore originale Ahmed Best. Un’apparizione inaspettata che farà sicuramente discutere i fan della saga. Oltre a Best, il cast vocale di LEGO Star Wars: Rebuild the Galaxy include anche Mark Hamill nei panni di LEGO Luke Skywalker. Una reunion leggendaria che aggiunge ulteriore fascino a questo speciale.

Il talentuoso cast di doppiatori nella versione originale comprende anche Tony Revolori (Dev Greebling), Bobby Moynihan (Jedi Bob), Marsai Martin (Yesi Scala), Michael Cusack (Servo),  Dan Hernandez, Benji Samit, James Waugh, Jacqui Lopez, Josh Rimes, Jill Wilfert, Jason Cosler e Keith Malone sono i produttori esecutivi.  Chris Buckley dirige e Daniel Cavey e Dan Langlois sono i produttori.

Lo speciale animato mostra la lunga collaborazione tra Lucasfilm e l’azienda danese di giocattoli The Lego Group, come afferma il produttore esecutivo James Waugh:

È difficile credere che siano passati venticinque anni dall’inizio dell’innovativa collaborazione tra Lucasfilm e The LEGO Group”,. “In questo lasso di tempo, LEGO Star Wars ha dato ai nostri fan il potere unico di liberare la loro immaginazione e di giocare con gli elementi della galassia in qualsiasi modo possibile… e di costruire. Ed è proprio con questo spirito che ci siamo proposti di “Rebuild the Galaxy” come mai prima d’ora. Attingendo al genio di Dan Hernandez e Benji Samit, due dei più talentuosi autori di commedie con cui ho avuto la fortuna di lavorare, abbiamo mescolato e abbinato i set LEGO per mettere insieme X-fighter imperiali, TIE-Wing ribelli e, sì, anche Darth Jar Jar. Questo speciale in quattro parti è una celebrazione di tutto ciò che è Star Wars, LEGO e delle cose incredibili che possono avvenire solo quando questi due fantastici brand si uniscono”.

Gli showrunner e produttori esecutivi Dan Hernandez e Benji Samit aggiungono:

L’opportunità di lavorare con LEGO e Lucasfilm per ricostruire la galassia è stata un sogno che si è avverato. Collezioniamo set LEGO Star Wars da venticinque anni e abbiamo affrontato questo progetto con l’entusiasmo tipico dei fan, costruendo questa storia letteralmente mattoncino per mattoncino. Per i nuovi fan, questo sarà un luogo emozionante per entrare nel mondo di LEGO Star Wars mentre quelli di lunga data vedranno alcune cose che non hanno mai pensato possibili”. Hernandez e Samit sono gli artefici di progetti animati acclamati come Tartarughe Ninja – Caos mutantePokémon: Detective Pikachu La famiglia Addams 2.

Un appuntamento da non perdere per tutti i fan di Star Wars

LEGO Star Wars: Rebuild the Galaxy si preannuncia come un evento imperdibile per tutti gli amanti della saga, sia per i più piccoli che per i più grandi. Un mix di azione, umorismo e nostalgia che ci porterà in un’avventura LEGO Star Wars indimenticabile.

E voi, cosa ne pensate? Fateci sapere con un commento qui sotto oppure, se preferite, sui nostri canali social.

La saga di Wing Commander

Tanto tempo fa… mentre tutti i giocatori appasionati di simulatori di volo bellici erano “persi” nella galassia lontana lontana di X-Wing e Tie Fighter, un’altra saga sci-fi si apprestava a minare le fondamenta dell’impero videoludico di George Lucas. Wing Commander è una leggendaria serie di videogiochi sviluppata dalla Origin Systems che, in effetti rappresentaa un’ottima sintesi narrativa tra Star Wars (condividendo con Guerre Stellari proprio l’attore protagonista) e Star Trek. La trama è ambientata in un lontano futuro nel quale l’umanità ha conquistato lo spazio e si trova a confrontarsi con altre specie senzienti: in particolare i Kilrathi, razza aliena simile a dei grossi felini antropomorfi che strizzano l’occhio e la pelliccia ai Klingon

La serie principale è composta da 5 titoli (più alcune espansioni), numerosi spin-off (come Wing Commander Academy) e una serie parallela, Wing Commander: Privateer, che introduce elementi gestionali alla Elite.

Wing Commander

Il primo episodio della serie, Wing Commander, è uscito nel 1990 inizialmente per MS-DOS, e in seguito convertito per diverse altre piattaforme. Ambientato nell’anno 2654, in Wing Commander si vestono i panni di un giovane pilota spaziale che inizia una carriera militare sulla nave-madre Tiger’s Claw. Grazie ai suoi eroici sforzi, la confederazione umana riuscirà a distruggere il quartier generale dei Kilrathi, alieni ostili che sono in guerra con la razza umana. Il gioco è caratterizzato da una innovativa struttura di missioni ad albero, dove l’andamento delle varie missioni influenza l’andamento della trama e della guerra.. Il gioco è stato affiancato da due espansioni commerciali, pubblicate dalla stessa Origin: Wing Commander: The Secret Missions e Wing Commander: The Secret Missions 2: Crusade, che continuano la trama originale e aggiungono nuove navi e nuovi piloti.

Wing Commander II: Vengeance of the Kilrathi

Il secondo episodio della serie, uscito nel 1991, ha migliorato molti aspetti del suo predecessore, come la grafica e la giocabilità. La trama si concentra sulla vendetta dei Kilrathi contro l’umanità, dopo la sconfitta subita nel primo episodio.

Wing Commander III: Heart of the Tiger

Il terzo episodio della serie, uscito nel 1994, è stato il primo a utilizzare attori professionisti per le scene di intermezzo. Il gioco è stato un grande successo commerciale e ha ricevuto recensioni molto positive.

Wing Commander IV: The Price of Freedom

Il quarto episodio della serie, uscito nel 1996, ha continuato la tradizione di utilizzare attori professionisti per le scene di intermezzo. Il gioco ha ricevuto recensioni positive dalla critica, ma non ha avuto lo stesso successo commerciale dei suoi predecessori.

Wing Commander: Prophecy

L’ultimo episodio della serie principale, uscito nel 1997, ha ricevuto recensioni positive dalla critica, ma non ha avuto lo stesso successo commerciale dei suoi predecessori. Il gioco è stato sviluppato da un team diverso rispetto ai primi quattro episodi.

Una serie che sembra un film!

La serie è diventata nota sia per la notevole resa del motore grafico utilizzato per implementare i combattimenti nello spazio, sia per la cura delle scene di intermezzo, di taglio cinematografico: tutti gli episodi sono infatti dotati di filmati dove spesso compaiono attori professionisti come John Rhys-Davies, Mark Hamill, Ginger Lynn e Malcolm McDowell, a esclusione dei primi due capitoli dove sono realizzati con una tecnica simile a quella dei cartoni animati.

Kilrathi

I Kilrathi sono una razza di alieni simili a grossi felini antropomorfi, originari del pianeta Kilrah. Sono noti per essere una razza guerriera e imperialista, che ha combattuto numerose guerre contro altre specie senzienti, tra cui gli umani della Confederazione Terrestre . I Kilrathi si riferiscono a se stessi come i “Primogeniti” o i “Figli di Kilrah” . I Kilrathi sono fisicamente bipedi e hanno una folta criniera leonina. Hanno anche delle caratteristiche distintive che li distinguono in base al clan di appartenenza. I Kilrathi sono dotati di artigli retrattili affilati come rasoi, che utilizzano in combattimento e sono in grado di recidere la colonna vertebrale di un essere umano.

Christopher ‘Maverick’ Blair

Christopher ‘Maverick’ Blair è il protagonista della serie di videogiochi Wing Commander. Blair è il pilota più decorato della storia della Confederazione, l’11° asso più grande del conflitto Kilrathi, detentore del record di tutti i tempi per le uccisioni di Kilrathi e universalmente acclamato come il “Salvatore della Confederazione”. Blair è nato su un mondo coloniale remoto da genitori contadini e ha iniziato a volare come pilota di caccia per la Confederazione spaziale dopo essersi diplomato all’Accademia delle Forze Spaziali. Christopher ‘Maverick’ Blair è stato interpretato dal leggendario Mark Hamill in Wing Commander 3: Heart of the Tiger, Wing Commander 4: The Price of Freedom e Wing Commander: Prophecy

Un vero franchise

La serie di libri di Wing Commander è composta da dieci romanzi, scritti da vari autori, che raccontano le vicende dei personaggi della serie di videogiochi. Inoltre è stato prodotto nel 1999 un omonimo film di fantascienza diretto da Chris Robert. Il film è ambientato un mese prima rispetto all’inizio del videogioco Wing Commander e racconta della guerra interstellare tra la confederazione terrestre e i Kilrathi. Il film ha ricevuto recensioni negative dalla critica e dal pubblico, con un punteggio del 10% su Rotten Tomatoes, per la sua trama poco originale, gli effetti speciali scadenti e le prestazioni degli attori.

 Star Wars: Le Leggende di Luke Skywalker – Il Manga

Luke Skywalker è senza dubbio uno dei personaggi più iconici e amati nell’universo di Star Wars, un leggendario Jedi che ha attraversato generazioni, combattendo contro l’Impero Galattico e affrontando il suo destino come figlio di Anakin Skywalker. Ma chi è realmente Luke Skywalker? Per alcuni, è un eroe senza pari, per altri un criminale di guerra, e per alcuni addirittura un droide. In Star Wars: Le Leggende di Luke Skywalker – Il Manga, il celebre autore Ken Liu ci offre una nuova prospettiva sul personaggio, raccontando storie che navigano tra realtà e mito. Questo adattamento, realizzato dai mangaka più talentuosi, porta Luke sotto una luce diversa, rendendo la sua figura ancora più complessa e intrigante per i fan, sia quelli di lunga data che i più giovani.

Nel cuore dell’universo di Star Wars, Luke è il figlio di Anakin Skywalker e della nobildonna Padmé Amidala, nonché il gemello della Principessa Leia. La sua avventura comincia in Una Nuova Speranza, dove sotto la guida del saggio Obi-Wan Kenobi intraprende l’addestramento Jedi, diventando uno degli eroi principali della guerra civile galattica. Combatte per l’Alleanza Ribelle e distrugge la Morte Nera, ma il suo viaggio culmina in Il Ritorno dello Jedi, quando riesce a redimere suo padre, Darth Vader, e distruggere l’Imperatore, segnando la fine dell’Impero Galattico.

Le Leggende di Luke Skywalker – Il Manga raccoglie quattro storie distinte, ognuna delle quali presenta Luke in situazioni mai esplorate nei film. Ogni racconto è scritto da un diverso mangaka, portando così un diverso stile e approccio. Tra gli artisti troviamo Akira Fukaya, Takashi, Haruichi, Subaru e Akira Himekawa, ognuno dei quali contribuisce a rendere la narrazione ancora più affascinante.

Il manga, edito da Planet Manga, non si limita a essere una semplice trasposizione della saga, ma una vera e propria fusione tra l’universo di Star Wars e le caratteristiche narrative e artistiche tipiche del manga. Il formato compatto e la qualità della stampa sono pensati per attrarre anche i collezionisti, mentre la doppia copertina conferisce un tocco di esclusività che piacerà agli appassionati della galassia lontana lontana.

Le quattro storie, intitolate “Il Cimitero delle Astronavi”, “Io, Droide”, “Il Racconto di Lugubrious Mote” e “Grosso Dentro”, non solo espandono la mitologia di Luke Skywalker, ma lo pongono anche sotto una luce nuova, tra il serio e il faceto. “Il Cimitero delle Astronavi”, ad esempio, ha uno stile di disegno piuttosto confuso, che può risultare difficile da seguire all’inizio, ma prepara il terreno per una lettura che migliora con il proseguire del volume. “Io, Droide” è sicuramente la storia più fruibile, con uno stile più ordinato e semplice, ed è probabilmente la più interessante dal punto di vista narrativo. “Il Racconto di Lugubrious Mote”, invece, spicca per il suo tono leggero e simpatico, mentre “Grosso Dentro” rappresenta il vero capolavoro grafico del volume, con Akira Himekawa che ci regala tavole mozzafiato, ricche di dettagli e scenari grandiosi.

Una delle cose più affascinanti di questo manga è come riesca a far avvicinare a Star Wars anche i lettori che non sono esperti del canone della saga. La scelta di seguire l’ordine di lettura occidentale (da sinistra a destra), anziché il tradizionale ordine giapponese, rende il volume più accessibile anche a chi non è un lettore di manga accanito. Tuttavia, potrebbe non essere l’ideale per i puristi del genere manga, che potrebbero trovare difficile entrare completamente in un universo come quello di Star Wars, che di solito non si mescola con questo medium.

Il volume presenta comunque alcune criticità. I disegni, pur interessanti, non raggiungono le aspettative, e la trama delle storie, pur ampliando la mitologia del personaggio, non offre molte novità rilevanti rispetto al romanzo di Ken Liu. Per chi ha già letto il libro, il manga potrebbe sembrare un po’ superfluo, un’operazione di marketing più che un vero e proprio tributo al personaggio di Luke Skywalker. Inoltre, potrebbe non riuscire a conquistare completamente lettori di manga che non sono già fan sfegatati di Star Wars.

Nonostante queste critiche, Le Leggende di Luke Skywalker – Il Manga rimane una lettura interessante per i fan più appassionati di Star Wars, quelli che amano esplorare nuove sfumature del personaggio e che non possono fare a meno di collezionare ogni prodotto legato alla saga. Per i collezionisti, questo manga è una chicca che si aggiunge all’archivio, ma per chi non è un appassionato di Star Wars o non ha una passione travolgente per il manga, potrebbe essere più saggio risparmiare i propri crediti per qualcosa di più soddisfacente.

Gli ultimi ragazzi sulla Terra

“Gli ultimi ragazzi sulla Terra” è una straordinaria serie animata che catapultai telespettatori in un mondo post-apocalittico infestato da mostri e zombie. Basata sui romanzi di Max Brallier, questa serie è una miscela perfetta di umorismo, azione e fantascienza che cattura l’attenzione degli spettatori con la sua trama coinvolgente. È stato un enorme successo sin dal suo debutto su Netflix il 17 settembre 2019 con un episodio lungo 66 minuti, adattato dal primo libro della serie.

Dopo il successo del primo lungometraggio (che corrisponde al primo liro di Brallier), la seconda stagione è stata rilasciata il 17 aprile 2020, composta da 10 episodi che corrispondono al secondo libro della serie. E non si è fermata qui! Una terza stagione, basata sul terzo libro, è stata distribuita dal 16 ottobre 2020, conquistando ancora di più i cuori degli spettatori. Per sorprendere ancora di più il pubblico, un episodio speciale interattivo è stato distribuito il 6 aprile 2021, dando agli spettatori la possibilità di prendere parte alle scelte dei protagonisti attraverso il telecomando.

Il cast vocale originale della serie è composto da alcuni nomi famosi come Mark Hamill, Rosario Dawson, Catherine O’Hara, Keith David, Bruce Campbell, Garland Whitt, Montse Hernandez e Charles Demers, con Nick Wolfhard voce del protagonista Jack Sullivan. Questo incredibile cast di doppiatori dà vita ai personaggi e li rende ancora più affascinanti e coinvolgenti.

Oltre alla serie animata, è stato tratto un videogioco intitolato “Gli ultimi ragazzi sulla Terra e il bastone del destino. Il gioco porta i ragazzi a scoprire un artefatto magico con il potere di cambiare il destino del mondo: il bastone del destino, un’arma che può controllare i mostri. Per ottenerlo, dovranno superare prove e ostacoli avvincenti, tra cui una strega malvagia, un drago sputafuoco e un esercito di zombie.

Una delle cose che rende questa serie unica è il suo tono ironico e scanzonato che riesce a rendere divertenti anche le situazioni più pericolose e drammatiche. I personaggi sono ben sviluppati e simpatici, ognuno con le proprie caratteristiche uniche e il suo modo di affrontare l’apocalisse. Le animazioni sono vivaci e colorate, con un design originale e variegato per i mostri. La colonna sonora è perfettamente sincronizzata con il ritmo della storia e presenta brani rock e pop che accompagnano scene d’azione e di commedia.

“Gli ultimi ragazzi sulla Terra” è una serie animata che può essere apprezzata da tutti gli amanti delle storie avventurose, fantastiche e divertenti. È adatta a un pubblico di tutte le età, ma sicuramente i ragazzi si sentiranno particolarmente affini ai protagonisti e alle loro sfide. Non sorprende che la serie abbia ricevuto recensioni positive sia da parte della critica che del pubblico. Non perdetevela su Netflix!

Star Wars Episodio V: L’Impero colpisce ancora… in 8 punti

 – LUKE : Senti, sono sicuro che è squisito, ma perché non posso vedere subito Yoda?
– YODA : Pazienza. Per il Jedi anche c’è ora di mangiare. Mangia. Mangia. È caldo! Roba buona è! Roba buona!
– LUKE : Quanto è lontano Yoda? Ci vorrà molto per arrivarci?
– YODA : Non lontano! Yoda non lontano! Pazienza, presto sarai tu con lui. Radici… io cucino. Perché diventare poi Jedi, eh?
– LUKE : Soprattutto per via di mio padre, credo.
– YODA : Aaah, padre. Potente Jedi era lui. Un potente Jedi.
– LUKE : Ah, andiamo! Cosa ne sai di mio padre? Non sai nemmeno chi sono io. Non so neppure che ci faccio qui, sto perdendo tempo!
Il Maestro Jedi Yoda cambia tono della voce e postura.
– YODA : Ah io non posso istruirlo, il ragazzo non ha pazienza.
– BEN: Imparerà la pazienza.
– YODA : Molta rabbia in lui. Come suo padre.
– BEN : Ero diverso io quando tu mi insegnasti?
– YODA : Lui non è pronto.
– LUKE : Yoda? Io… io sono pronto, Ben! Io posso essere un Jedi, Ben digli che sono pronto…
– YODA : Pronto sei tu?! Che sai tu di pronto? Per 800 anni ho istruito io Jedi, e il mio giudizio darò io su chi istruito deve essere. Un Jedi deve avere profondissimo impegno, serissima mente. Questo qui, per lungo tempo ho osservato. Durante tutta la sua vita lui guardato lontano…al futuro! All’orizzonte! Mai la sua mente su dove lui era! Pf, su ciò che faceva! Pf, avventura, pf, emozioni, pf, un Jedi queste cose non ambisce. Tu sei avventato.
– BEN : Lo ero anch’io, se ricordi.
– YODA : È troppo vecchio! Si, troppo vecchio per iniziare l’istruzione.
– LUKE : Ma ho già imparato molto!
– YODA : Finirà lui ciò che comincia?
– LUKE : Non tradirò la tua fiducia. Io non ho paura.
– YODA : Tu l’avrai. Tu … l’avrai.

1) Inutile girarci intorno : questo è il miglior episodio di tutta la Trilogia Originale e di tutta la Saga di Star Wars in generale. Ideato bene, scritto meglio, girato con uno sforzo, una passione e una dedizione paragonabili solo al primo capitolo, L’Impero Colpisce Ancora non è soltanto un degno seguito di Guerre Stellari, ma un bel film nella sua totalità. Dopo l’inaspettato e incredibile successo nel 1977 di Star Wars, Lucas potè finalmente proseguire con quella che era la sua idea fin dall’inizio e continuare con la sua epopea fantastica. Consapevole del fatto che il secondo capitolo della saga avrebbe dovuto superare il primo in termini di qualità in modo da poter assicurare l’uscita del terzo, e dovendo gestire la nascita di una compagnia ( la Lucasfilm Ltd), la realizzazione della sua nuova casa/studio personale ( lo Skywalker Ranch ) e tutta la parte legata alla produzione e al mantenimento dei diritti, decise di affidare la regia a qualcun altro. Dopo alcune considerazioni la scelta cadde su uno dei suoi maestri di regia i tempi dell’università, il regista Irvin Kershner, il quale non aveva mai diretto un film di tale budget e portata, ma secondo George Lucas la persona giusta per curare la struttura del film, il rapporto dei personaggi e l’evoluzione di questi ultimi, mantenendo inalterato il mood che aveva contraddistinto il primo capitolo. Fu così che con un budget stimato tra i diciotto e i venticinque milioni di dollari il 5 Marzo del 1979 iniziano le riprese che svolgendosi su ben sessantaquattro set, tra mille peripezie, ritardi di produzione e ulteriori ampliamenti di budget, terminarono il 24 settembre dello stesso anno. Sulla scia del successo del primo film e con un aspettativa incredibile a livello mondiale, il 21 Maggio 1980 L’Impero Colpisce Ancora esce in 126 sale americane per la prima volta con il numero che contraddistingue la serialità decisa da George Lucas, ovvero Episodio V. Il film all’esordio superò gli incassi di Episodio IV, ma non riuscì ad eguagliarli nella totalità e all’inizio ebbe un accoglienza non troppo positiva da parte della critica, che lo considerò “ troppo diverso nei toni rispetto al primo capitolo “. Nonostante questo fu l’ennesimo record di incassi, vinse ben due premi Oscar e oltre ad essere sempre più apprezzato con il passare degli anni, nel 2010 venne scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America in quanto film culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo.

2) Per la rubrica “ Non tutti sanno che “ :
– Luke Fantasma dell’Opera : In origine, era prevista una scena con Luke che indossava una sorta di maschera che gli copriva metà faccia, dopo lo scontro col Wampa, e serviva per aiutarlo nella guarigione. Immagine poi rimossa, ma si trova in rete.
– Altri momenti Hot tra Luke e Leia : In origine Lucas aveva previsto per questo capitolo altre scene di effusioni tra Luke e Leia è una sorta di triangolo amoroso tra Luke – Leia – Han. Ovviamente la contesa della Principessa tra i due era dovuta dal fatto che in origine per Lucas la sorella di Luke fosse un altra e non Leia. Quando decise di modificare la storia e di rendere lei l’altra Skywalker, questo filone e le relative scene, lasciando solo quella ironica che tutti conosciamo*
– Incidente stradale di Mark Hamill : In molti avranno notato che l’attore ha dei lineamenti diversi tra Episodio IV ed Episodio V e questo è dovuto da un incidente stradale che Hamill ha avuto sulla sua auto poco prima della fine delle riprese di Episodio IV e che ha compromesso naso e zigomi. L’attore si è sottoposto a diversi interventi di chirurgia estetica.
– Imperatore scimmia : ne L’Impero Colpisce Ancora per la prima volta in un ologramma comprare il volto dell’Imperatore. Nella versione attuale vediamo la versione che tutti conosciamo interpretata dall’attore Ian McDiarmid, ma nella versione originale del 1980 fu interpretato dall’attrice Marjorie Eaton, doppiata dall’attore Clive Revill ( per risultare dalla voce un uomo ) e con l’aggiunta in post produzione degli occhi di uno scimpanzé per incrementare l’immagine “aliena e inquietante “ del personaggio.
– Accoglienza critica al film : Ad oggi considerato da molti il miglior capitolo di Star Wars di sempre ( sottoscritto incluso ), alla sua uscita il film fu criticato per “ essersi allontanato troppo dallo stile del primo film “ . Ed eravamo solo al secondo capitolo … meditate gente, meditate.
– Irvin Kershner prima non accetta poi si : Quando George Lucas invitò a pranzo il regista ( nonché suo ex insegnante ai tempi dell’Università ) Irvin Kershner per proporgli di girare Il secondo capitolo di Star Wars inizialmente Keshner rifiutò, facendo presente che la responsabilità sarebbe stata troppo alta e che sarebbe stato impossibile equiparare il successo del primo film, che al tempo fu qualcosa di mai visto prima. Fortunatamente quando Kershner informò il suo agente della richiesta di Lucas, questo gli disse “ Sei matto ? Fallo !! “
A distanza di quarantuno anni : grazie agente di Kershner .
– Luke, Obi Wan ha ucciso tuo padre : La segretezza sulla vera trama di Episodio V e sulla natura del legame tra Luke e Darth Vader era fondamentale per George Lucas, tanto che inizialmente il copione originale era tenuto sotto chiave e soltanto tre persone sapevano che Vader era il padre di Luke, ovvero Lucas, l’aiuto alla sceneggiatura Lawrence Kasdan e Irvin Kershner.
Solo alla fine, pochi minuti prima di girare la scena fu detto anche a Mark Hamill ( per enfatizzare l’impatto emotivo ) e successivamente a James Earl Jones che avrebbe doppiato in post produzione la celebre frase “ No, io sono tuo padre “.
Fatta eccezione per queste cinque persone, tutti, Davide Prowse incluso che interpretava Darth Vader, erano all’oscuro di questo colpo di scena, fu creata una pagina fasulla da far recitare facendo credere che il filone narrativo fosse tutt’altro e la frase originale recitata da Prowse in quella iconica scena fu “ No, Obi-Wan ha ucciso tuo padre “.
Solo alla prima del film, e con grande stupore, tutti appresero la vera idea di George Lucas.
3) 1979. CALIFORNIA. NICASIO. CANTIERE SKYWALKER RANCH
– George Lucas guardando il suo cane : “ Indiana, che ti avevo detto ? 3700 ettari per scorrazzare felice alla modica cifra di cento milioni di dollari. Tranquillo pago io. E per il tuo bagnetto cara la mia montagna pelosa pensavo di fare un lago artificiale laggiù, sotto quella collina : lo chiamerò Ewok Lake. Perché mi guardi con quell’espressione perplessa ? Non sai cosa è un Ewok ? Nemmeno io, ma mi suona bene. “
4) “ Tu hai dei numeri . Non molti veramente, però ne hai. “
Quanta intesa c’è tra Han e Leia in questo episodio, quanta intesa. ❤️
5) Ma dell’urletto in falsetto che lancia C3-PO quando è accanto a Leia su Hoth mentre sono sotto attacco, ne vogliamo parlare ?! 😂😂😂
6) Dopo Episodio IV, questo rimane il secondo miglior prologo delle saga :

Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana …
Sono tempi duri per la Ribellione. Nonostante la Morte Nera sia stata distrutta, le truppe Imperiali hanno stanato le forze Ribelli dalle loro basi nascoste e le hanno inseguite attraverso la galassia.
Dopo essere sfuggito alla temibile flotta stellare dell’Impero, un gruppo di combattenti per la libertà guidato da Luke Skywalker ha stabilito una nuova base segreta sul lontano mondo di ghiaccio del pianeta Hoth.
Il malvagio lord Dart Fener, ossessionato dall’idea di trovare il giovane Skywalker, ha inviato migliaia di sonde fino ai più lontani confini dello spazio …

7) PRO E CONTRO DI QUESTO EPISODIO:
PRO EPISODIO :
– Personaggio di Yoda
– Personaggio di Boba Fett
– Personaggio di Lando Calrissian
– I tuantuan
– Il wampa
– Gli AT-AT
– Gli Snowspeeder
– La battaglia di Hoth
– Il pianeta di Degobah
– La storia d’amore tra Han e Leia
– Il percorso dell’eroe di Luke
– Il prologo
– La regia di Irvin Kershner
– Le musiche di John Williams
– La straordinaria immaginazione di George Lucas
CONTRO EPISODIO
– Non pervenuti

8 ) Questo non è un film a se stante, questo è il secondo capitolo di Guerre Stellari. Rivedendo questo film, per la ennesima volta, realizzo adesso che Leia ribacia Luke sulla bocca sul finale quando lo cura ( minuto 1:56:19 su Disney + ) … 😳😳😳

Lo Star Wars Day secondo Disney+

In occasione dello Star Wars Day, il prossimo 4 maggio, Disney+ renderà omaggio ai fan di Star Wars di tutto il mondo con nuovi contenuti originali, che andranno ad aggiungersi all’ampio catalogo di film e programmi dedicati a Star Wars disponibili sulla piattaforma. Nato come evento spontaneo creato dai fan, lo Star Wars Day è diventato con gli anni una vera e propria celebrazione della saga. Quest’anno, i fan potranno assistere all’attesissima conclusione di Star Wars: The Clone Wars, insieme alla premiere mondiale della nuova docu-serie in 8 episodi Disney Gallery: Star Wars: The Mandalorian.

Disney Gallery: Star Wars: The Mandalorian
Premiere – Lunedì 4 maggio
In Disney Gallery: Star Wars: The Mandalorian, il produttore esecutivo Jon Favreau invita il cast e la troupe a condividere uno sguardo inedito sulla realizzazione della serie che è diventata in breve tempo un fenomeno della cultura pop, dopo la sua uscita a novembre negli Stati Uniti e dallo scorso marzo anche in Italia. Disney Gallery: Star Wars: The Mandalorian è una serie documentario in 8 episodi che svela i retroscena di The Mandalorian e farà il suo debutto nel giorno in cui i fan di tutto il mondo celebrano l’intera galassia di Star Wars. Ogni capitolo esplora un diverso aspetto della prima serie televisiva live action ambientata nella galassia di Star Wars, attraverso interviste, scene inedite e tavole rotonde presentate da Jon Favreau. “Disney Gallery: Star Wars: The Mandalorian è un’opportunità per i fan della serie di dare un’occhiata dall’interno e riuscire a vedere con una diversa prospettiva, e magari comprendere meglio, come è stato realizzato The Mandalorian, conoscendo alcune delle persone piene di talento che hanno contribuito alla realizzazione della prima stagione” – afferma Favreau. “Realizzare la serie è stata un’esperienza fantastica e non vediamo l’ora di poterla condividere con il pubblico”.  I temi trattati in questa stagione includono il processo di realizzazione, l’eredità della saga di Star Wars di George Lucas, come il cast ha dato vita ai personaggi, la tecnologia all’avanguardia utilizzata nella serie, il talento artistico dietro ai modelli, agli effetti e alle creature, oltre alle influenze creative, all’iconica colonna sonora e ai collegamenti con i personaggi di Star Wars e con le scenografie dell’intera galassia. Disney Gallery: Star Wars: The Mandalorian debutterà tre giorni dopo la conclusione della prima stagione di The Mandalorian in Italia, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Austria e Svizzera. I nuovi episodi di Disney Gallery: Star Wars: The Mandalorian saranno disponibili ogni venerdì su Disney+.

Star Wars: The Clone Wars
Finale di Serie – Lunedì 4 maggio
Dopo sette stagioni, uno dei capitoli della saga di Star Wars maggiormente acclamati dalla critica, Star Wars: The Clone Wars si concluderà in un giorno speciale, il prossimo 4 maggio, offrendo ai fan di tutto il mondo l’opportunità di vedere insieme il finale di serie durante lo Star Wars Day. Star Wars: The Clone Wars, la serie premiata con un Emmy Award, è stata creata da George Lucas e Lucasfilm Animation, Dave Filoni (The Mandalorian) è il produttore esecutivo/supervisore alla regia. Con un’animazione computerizzata ambiziosa e all’avanguardia, personaggi classici, un’azione sorprendente e l’eterna battaglia tra bene e male, Star Wars: The Clone Wars amplia la storia di Star Wars con nuovissime avventure ambientate in una galassia lontana, lontana.
L’attesissima conclusione della serie acclamata dalla critica esplora gli eventi che hanno preceduto Star Wars: La Vendetta dei Sith.

Il capitolo finale della saga degli Skywalker, Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, arriverà su Disney+ con due mesi di anticipo rispetto a quanto previsto in onore del 4 maggio (May the Fourth), riconosciuto dai fan di tutto il mondo come lo Star Wars Day. Per la prima volta in assoluto, i fan potranno vedere in streaming la saga completa degli Skywalker, tutta in un unico posto.

Iniziata nel 1977 con il rivoluzionario film di George Lucas Star Wars: Una Nuova Speranza, la saga in nove episodi è disponibile all’interno della vasta collezione Disney+ di film e serie dedicati a Star Wars, inclusi The MandalorianStar Wars: The Clone Wars e Rogue One: A Star Wars Story. Lucasfilm e il regista J.J. Abrams hanno unito le forze ancora una volta per realizzare Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente capitolo finale della saga degli Skywalker, portando l’eroica battaglia per ristabilire la pace e la libertà nella galassia a una clamorosa ed epica conclusione.

In occasione dello Star Wars Day, Disney+ renderà omaggio all’arte di Star Wars con l’aggiunta delle concept art originali sul servizio: si tratta del primo aggiornamento grafico per la piattaforma di streaming che dà vita alla natura immersiva delle pagine dedicate ai singoli brand della piattaforma. «L’architettura unica, incentrata sul brand, di Disney+ ci dà l’opportunità di essere creativi nel modo in cui presentiamo e coinvolgiamo i fan sui contenuti» – ha dichiarato Michael Paull, President of Disney Streaming Services – «In occasione delle celebrazioni del 4 maggio (May the Fourth), abbiamo collaborato con i team di Lucasfilm per rendere omaggio all’arte di Star Wars e per portare in vita la loro visione su Disney+, mostrando le incredibili concept art degli oltre quattro decenni dell’amata saga».

Da venerdì 1° maggio, gli artwork nella parte superiore della schermata iniziale di Disney+ saranno arricchiti da concept art di Star Wars realizzate dal leggendario Ralph McQuarrie nel 1975, che raffigura i droidi nel deserto. Per la prima volta, i fan potranno accedere alla pagina dedicata al brand direttamente dall’artwork. Una volta immersi nella pagina dedicata al brand di Star Wars, i fan troveranno un adattamento dei personaggi raffigurati nel murale commemorativo realizzato da Jason Palmer e altri celebri artisti in occasione della Star Wars Celebration 2019.

L’aggiunta di concept art prosegue anche il 4 maggio (May the Fourth): le locandine di ogni film e serie verranno sostituite con le concept art originali. Da Star Wars: Una Nuova Speranza a The Mandalorian, le nuove immagini saranno disponibili per i seguenti titoli:

• Saga degli Skywalker
o Episodio IV – Una Nuova Speranza (1977)
o Episodio V – L’Impero Colpisce Ancora (1980)
o Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi (1983)
o Episodio I – La Minaccia Fantasma (1999)
o Episodio II – L’Attacco dei Cloni (2002)
o Episodio III – La Vendetta dei Sith (2005)
o Episodio VII – Il Risveglio della Forza (2015)
o Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi (2017)
• Rogue One: A Star Wars Story
• Solo: A Star Wars Story
• The Mandalorian
• Star Wars: The Clone Wars (serie)
• Star Wars: Rebels
• Star Wars: Resistance

Su Disney+ i fan potranno celebrare lo Star Wars Day attingendo ad un ampio catalogo di film e programmi dedicati a Star Wars. Lunedì 4 maggio arriveranno sulla piattaforma streaming la premiere della docuserie di 8 episodi Disney Gallery: The Mandalorian e il finale della pluripremiata serie animata Star Wars: The Clone Wars. A questi contenuti originali si unirà Star Wars: L’Ascesa di Skywalker che completerà la saga degli Skywalker presente su Disney+, per la prima volta tutta in un unico posto. La line-up del 4 maggio sarà anticipata dall’episodio finale della prima stagione di The Mandalorian, disponibile sulla piattaforma da oggi, venerdì 1° maggio, in Italia, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Austria e Svizzera.

 

Infine, gli utenti di Disney+ avranno a disposizione 7 nuovi avatar per personalizzare i propri profili. I nuovi avatar sono tutti ispirati a Star Wars e includono i seguenti personaggi:

  • Darth Maul
  • Jabba the Hutt
  • Bo Katan
  • D-O
  • Capitano Rex
  • Porg
  • Clone Trooper della 332esima compagnia

L’arrivo degli inediti avatar si aggiunge alla speciale personalizzazione della piattaforma iniziata lo scorso venerdì 1° maggio. Gli artwork nella parte superiore della schermata iniziale di Disney+ si sono arricchiti con la concept art di Star Wars realizzata dal leggendario Ralph McQuarrie nel 1975, che raffigura i droidi nel deserto. Una volta immersi nella pagina dedicata al brand di Star Wars, i fan possono inoltre trovare un adattamento dei personaggi raffigurati nel murale commemorativo realizzato da Jason Palmer e altri celebri artisti in occasione della Star Wars Celebration 2019. L’aggiunta di concept art si concluderà il 4 maggio (May the Fourth): le locandine di ogni film e serie verranno sostituite con le concept art originali per tutti i titoli dell’universo Star Wars.

Star Wars: Episodio IX – L’ascesa di Skywalker

Iniziata nel 1977 con il rivoluzionario film di George Lucas Star Wars: Una Nuova SperanzaLucasfilm e il regista J.J. Abrams uniscono ancora una volta le forze per condurre gli spettatori in un epico viaggio verso una galassia lontana lontana con Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è diretto da J.J. Abrams e prodotto da Kathleen Kennedy, Abrams e Michelle Rejwan, mentre Callum Greene, Tommy Gormley e Jason McGatlin sono i produttori esecutivi. La sceneggiatura è scritta da Chris Terrio & J.J. Abrams da un soggetto di Derek Connolly & Colin Trevorrow e J.J. Abrams & Chris Terrio, basato sui personaggi creati da George Lucas. Il cast del film comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran e Billy Dee Williams.

“Star Wars: L’Ascesa di Skywalker”, nonostante l’entusiasmo iniziale, ha diviso la critica e il pubblico. Nel terzo film della nuova trilogia, diretto da J.J. Abrams, assistiamo alla conclusione dell’epopea di Luke Skywalker e della battaglia tra la Resistenza e il Primo Ordine.

Il ritorno dell’Imperatore Palpatine, che sembrava morto nel sesto episodio, è stato uno degli elementi più discussi del film. Alcuni hanno apprezzato il ritorno dell’iconico villain, che ha regalato una buona dose di suspense e azione, mentre altri lo hanno trovato forzato e poco credibile.

Il film si apre con Kylo Ren, il leader del Primo Ordine, alla ricerca dell’Imperatore Palpatine, cercando di scoprire se è ancora vivo o se ha trovato un modo per tornare in vita. Intanto, la Resistenza si sta preparando per un ultimo scontro con il nemico, cercando di trovare il modo di sconfiggerlo una volta per tutte.

Gli avvenimenti si susseguono a ritmo serrato, con scene di azione mozzafiato intervallate da momenti più intensi e riflessivi. Rey, la protagonista della nuova trilogia, è ancora alle prese con il suo passato e la sua identità, cercando di trovare risposte ai suoi dubbi e di scoprire il suo vero scopo.

Visivamente il film è grandioso, con effetti speciali spettacolari e una colonna sonora intensa e coinvolgente. I fan della saga potranno godere dell’aspetto nostalgico e dei riferimenti ai precedenti episodi, ma al tempo stesso l’opera di JJ Abrams cerca di presentare alcuni elementi nuovi e originali.

In generale, “Star Wars: L’Ascesa di Skywalker” fa il suo dovere di conclusione della trilogia e della saga in generale, ma non riesce a essere all’altezza delle aspettative di tutti i fan. Il film è apparso come una scelta di sicurezza, con un po’ di tutto, ma senza alcun vero rischio o innovazione. In ogni caso, resta comunque un’esperienza coinvolgente, che tiene incollati alla poltrona dal primo all’ultimo minuto.