La notizia della scomparsa di Enrico Valenti, fondatore del mitico Gruppo 80 e creatore di Uan, Five, Four e tanti altri indimenticabili pupazzi della tv anni ’80 e ’90, è un colpo al cuore per tutti noi cresciuti a pane e Bim Bum Bam. È come se un pezzo della nostra infanzia si fosse spento, lasciandoci però un’eredità incalcolabile di sogni, risate e pomeriggi trascorsi davanti alla televisione, rapiti da quel mondo di gommapiuma, stoffa e magia. Enrico Valenti nasce a Milano nel 1954 e si forma nel teatro di figura, il mondo dell’animazione di pupazzi, ben lontano da quello dei cartoni animati. Il teatro Buratto, con spettacoli come Cipì, L’arca di Braccio di Ferro, Il Granbuffone, fu il suo primo palcoscenico. Ma Valenti non si fermò alle scene teatrali: il suo talento visionario lo portò presto a esplorare le potenzialità della televisione, un medium allora in piena espansione.
Nel 1980 fonda il Gruppo 80 insieme a Kitty Perria. Quella compagnia di animazione diventò un laboratorio magico, un luogo in cui la gommapiuma prendeva forma, gli occhi finti brillavano di vera vita e le voci si trasformavano in anime capaci di entrare nel cuore di milioni di bambini. Da quel laboratorio, fra l’odore della colla e il fruscio delle stoffe, nacquero personaggi iconici: Five, la mascotte di Canale 5; Four per Rete 4; Vitamina per Caffelatte; Frittella e MicMac per Italia 7; e ovviamente lui, l’intramontabile Uan, il cane rosa mascotte di Italia 1, protagonista assoluto di Bim Bum Bam.
La storia della creazione di Uan sembra uscita da un film: durante una cena fra amici, un consiglio buttato lì – “perché non fate un cane?” – e in laboratorio, per caso, un rotolo di peluche rosa avanzato. Nessuno avrebbe immaginato che quel colore “provvisorio” sarebbe diventato definitivo, e che proprio quell’esperimento avrebbe conquistato i bambini di tutta Italia, superando ogni aspettativa.
Uan non era solo un pupazzo. Era uno di noi. Un amico che faceva battute, sbuffava, si arrabbiava, giocava e a volte si commuoveva. E dietro quella vitalità c’erano le mani, la voce e l’intelligenza artistica di Enrico Valenti e del suo team. Valenti amava lavorare dietro le quinte, senza protagonismi, ma il suo genio traspariva da ogni movimento, da ogni sorriso strappato a chi lo guardava. Il successo travolgente di Bim Bum Bam non fu solo il risultato di un fortunato incastro televisivo, ma di una totale libertà creativa: Valenti e i suoi collaboratori avevano carta bianca, potevano sperimentare, inventare, creare un linguaggio nuovo per la tv dei ragazzi.
Nonostante gli anni d’oro, Valenti era un uomo lucido, consapevole della natura effimera del successo televisivo. Non si faceva illusioni sul mondo dello spettacolo, sapeva che la riconoscenza era merce rara e che i riflettori prima o poi si spengono. Ma non ha mai smesso di amare il suo lavoro. Anche quando il Gruppo 80 si è sciolto e Bim Bum Bam ha chiuso i battenti, lui ha continuato a creare, a costruire pupazzi per collezionisti, a fare consulenze, a trasmettere il mestiere.
Negli ultimi anni, Valenti aveva assistito con sorpresa e commozione al revival nostalgico degli anni ’80 e ’90. I bambini cresciuti, ormai adulti, tornavano a parlare di Uan, di Five, di quei pomeriggi passati a ridere con Bonolis, Licia Colò, Manuela Blanchard, Carlo Sacchetti, Debora Magnaghi, e naturalmente Cristina D’Avena. Valenti, abituato a stare dietro le quinte, si era ritrovato suo malgrado di nuovo al centro dell’attenzione, ma sempre con quella modestia e quell’orgoglio un po’ schivo che lo contraddistingueva.
Quello che rende immortale l’eredità di Enrico Valenti non è solo la fattura tecnica dei suoi pupazzi, ma il cuore che ci ha messo. Non c’era solo il divertimento, ma anche una visione: l’idea che i bambini meritassero uno spazio fatto di leggerezza, ironia, complicità. Un luogo dove rifugiarsi per mezz’ora al giorno e dimenticare i compiti, le piccole ansie quotidiane, le regole dei grandi.
Sapere che oggi, nelle teche del Castello dei Burattini di Parma, sopravvivono alcuni di quei pupazzi – non gli originali primissimi, certo, ma fratelli di gommapiuma di quelli visti in tv – ci ricorda quanto il lavoro di Valenti sia diventato parte della nostra memoria collettiva. Non è solo nostalgia. È riconoscenza.
Enrico Valenti ci lascia a 71 anni, ma ci lascia circondati da amici colorati che hanno reso più bello crescere. E adesso, mentre immaginiamo Uan che lassù fa battute al suo creatore, un po’ ci viene da sorridere, anche se con le lacrime agli occhi.
Ciao Enrico, e grazie. Grazie per averci insegnato che la magia esiste, e a volte ha le orecchie flosce, il pelo rosa e un sorriso birichino.
Se anche voi avete amato Uan e i personaggi del Gruppo 80, raccontateci i vostri ricordi nei commenti qui sotto o condividete questo tributo sui vostri social. Facciamo in modo che l’eredità di Enrico Valenti continui a vivere, anche solo con una risata, un “ciao Uan!” o un abbraccio nostalgico ai pomeriggi passati davanti alla tv.
