L’ Evoluzione dei supereroi nei fumetti: dalla Golden Age all’Era Moderna

Gli universi dei fumetti hanno attraversato un incredibile viaggio nel corso degli anni, e al centro di questa epica evoluzione si trovano i supereroi. Dal loro debutto nella Golden Age fino alle rivoluzioni narrative dell’Era Moderna, l’evoluzione dei supereroi nei fumetti ha segnato profondamente la cultura popolare. In questo articolo, esploreremo il percorso affascinante che ha trasformato i supereroi da figure bidimensionali a complesse icone culturali.

Il Sogno Dorato: La Golden Age e i Pionieri

L’evoluzione dei supereroi parte proprio dalla Golden Age. Negli anni ’30 e ’40, durante l’epoca d’oro dei fumetti, nacquero i primi supereroi di DC Comics e Marvel. Da Superman a Batman, questi personaggi simboleggiavano la lotta tra il bene e il male in un mondo ancora in preda alle incertezze della guerra e della depressione. La loro semplicità narrativa e la netta distinzione tra eroi e cattivi catturarono l’immaginazione di un pubblico desideroso di speranza e giustizia.

La Silver Age e la Rivoluzione Narrativa

Negli anni ’50 e ’60, la cosiddetta “Silver Age”, l’età dell’argento, portò con sé una nuova ondata di personaggi e idee. Marvel Comics introdusse l’umanità nei supereroi, dando vita a figure come Spiderman e gli X-Men, con le loro paure, ansie e fallibilità. Questa rivoluzione narrativa rese i supereroi più accessibili e riconoscibili per un pubblico sempre più variegato.

L’Anti-Eroe e l’Anti-Villain: L’Età Moderna

L’evoluzione dei supereroi raggiunse nuove vette nell’era moderna, dove l’anti-eroe e l’anti-villain divennero protagonisti. Personaggi come Deadpool e Venom sfidarono le convenzioni, offrendo narrazioni più complesse e sfaccettate. Le storie smisurate e i toni più cupi riflettevano un’audace maturità nel mondo dei fumetti, catturando un pubblico più maturo e attento.

L’Inclusività e la Diversità

Un’altra svolta significativa nell’evoluzione dei supereroi riguarda l’accentuazione dell’inclusività e della diversità. Personaggi come Miles Morales (lo Spiderman afroamericano) e Kamala Khan (la Miss Marvel di origine pakistana) hanno portato avanti un messaggio di rappresentazione e identificazione per un pubblico più vasto, sfidando stereotipi e promuovendo la diversità nella narrazione.

La Tecnologia e l’Intelligenza Artificiale nel Futuro dei Supereroi

Guardando al futuro, l’evoluzione dei supereroi sembra indirizzarsi verso l’integrazione della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. Personaggi come Iron Man e Black Panther hanno già anticipato questa direzione, aprendo scenari avvincenti e riflettendo le sfide etiche e morali legate all’avanzamento tecnologico.

In conclusione

L’evoluzione dei supereroi nei fumetti è stata un viaggio straordinario, passando attraverso epoche e rivoluzioni narrative. Dalla semplicità degli albori all’approfondimento psicologico dell’era moderna, i supereroi continuano a evolversi, riflettendo e influenzando la società che li crea. Il loro impatto va oltre le pagine dei fumetti, plasmando il modo in cui percepiamo il concetto stesso di eroismo e ispirandoci a guardare al futuro con occhi supereroici.

Concludendo, l’evoluzione dei supereroi nei fumetti rimane una storia avvincente, un’epopea di cambiamento e adattamento che continua a tenere incollati appassionati di ogni età.

TikTok sempre più vicino a YouTube e viceversa.

Forse non tutti lo sanno, ma i recenti aggiornamenti annunciati da TikTok lo stanno rendendo sempre più simile a YouTube, mentre quest’ultimo sta seguendo un percorso di “TikTokizzazione“. Ma cosa sta succedendo alle due piattaforme di condivisione video più famose del momento?

TikTok: il nuovo YouTube?

Da quando è nato, nel 2014, TikTok (prima conosciuto come Musical.ly), è sempre stato famoso per essere la piattaforma più adatta per chi ama guardare video da telefono. La breve durata e il caratteristico formato verticale lo hanno reso il Social più visitato dai pendolari. In un mondo che vive di spostamenti sui mezzi pubblici, tra chi va a scuola, chi all’università e chi si sposta per lavoro, questa nuova app trovava il suo posto e ci si metteva comoda per restarci. Per i creator invece, TikTok rappresentava un nuovo trampolino di lancio. Una vetrina globale tutta nuova, senza YouTuber e Influencer già famosi a rubare la scena.

Col passare degli anni, i TikToker hanno iniziato a creare performance sempre più di qualità, fino ad arrivare ad essere considerati al pari degli YouTuber. Rispetto agli esordi, i video oggi sono più ricercati, più studiati e meno amatoriali. E questa nuova professionalità nei contenuti ha portato il Social cinese ad allungare via via la durata dei suoi video. Dai video brevi di un minuto siamo passati prima a 3, poi a 5 e oggi a 10 minuti di durata massima. I TikToker hanno iniziato a creare veri e propri format e a postare con sempre più regolarità. Si è sentita così l’esigenza di fare lo step successivo: TikTok ora deve diventare un Social “da smart tv”, come YouTube. Per completare il suo percorso. E così la lunghezza massima dei video passerà da 10 a 30 minuti e verranno promossi anche i video verticali.

O YouTube: il nuovo TikTok?

Dal 2005, quando era la piattaforma per caricare i video amatoriali girati con la handycam e i vlog casalinghi con la webcam, YouTube ha subito un’evoluzione senza precedenti. Grazie alla sua nascita e crescita, persino il modo di concepire la TV è cambiato. I creatori di contenuti, poi conosciuti come YouTuber, hanno iniziato con vlog e video amatoriali girati da soli a casa, per poi finire a formare vere e proprie troupe televisive. Negli anni sono sbarcati su YouTube una gran quantità di contenuti alternativi, tra cui documentari, web serie, web movie, podcast video e via discorrendo. Persino la TV tradizionale, sentendosi minacciata da una tale concorrenza, ha iniziato a metterci piede. E così sono arrivati i canali ufficiali delle reti televisive.

Al fianco di YouTube poi sono nate ulteriori piattaforme, alcune simili, come Vimeo o Dailymotion, altre più dedicate solo al cinema o alle serie TV, come Netflix. Persino piattaforme specifiche dove guardare la TV tradizionale, come le app di Infinity, Rai Play, Now e Sky TG 24. E anche quelle sportive come Dazn. Persino chi preferisce i video live oggi ha la sua piattaforma, che è Twitch. Ma poi è arrivato TikTok e sono tornati i video brevi. Ma stavolta in verticale. Chi usufruiva principalmente di YouTube ha iniziato a “migrare”. TikTok era l’app per distrarsi e alelggerire i propri viaggi in treno, o anche da guardare prima di andare a letto. Un concorrente scomodo per YouTube. Così si è sentita l’esigenza di creare YouTube Shorts. Video brevi e verticali, magari con spezzoni di video da rivedere poi approfonditi sui canali ufficiali dei creator. YouTube voleva diventare un’app “da telefono”.

Ruoli invertiti?

Quindi, pare che si siano invertiti i ruoli. Mentre TikTok ora punta alle smart TV, YouTube punta agli smartphone. Ma più che un’inversione di ruoli, io la vedrei più come la fine di una naturale evoluzione. Oggi le due app sono complete e competono allo stesso livello. Nonappena il nuovo aggiornamento di TikTok vedrà la luce, le due app diventeranno quasi complementari. Su entrambe sarà possibile girare video lunghi (anche se per ora TikTok si fermerà a una media lunghezza), in entrambi i formati 16:9 e 9:16, e anche live. Insomma, per chi è semplice usufruitore, ci sarà ancora di più da scegliere.

Chi aveva bisogno di Threads?

Threads ormai la conoscono tutti. Per chi ancora non lo sapesse, si tratta della piattaforma di microblogging sviluppata da Meta Platforms. Molti la definiscono la “risposta di Meta a X” e effettivamente, il suo aspetto è molto “X-like”. Ma la domanda che ci siamo fatti in molti è: che bisogno aveva Meta, che già possiede Facebook e Instagram, che sono i due Social più famosi al mondo, di aprire un terzo Social? E facendo le mie ricerchine sono arrivato a capirlo.

L’arrivo di Elon Musk a Twitter e la migrazione degli utenti

Come tutti ricorderete, nell’ottobre del 2022 Elon Musk, l’imprenditore tecnologico forse più famoso al mondo, ha acquisito Twitter. Dal suo arrivo ha cambiato molte cose, a partire dal nome. Twitter infatti diventava X e questo cambiamento si affiancava a una serie di modifiche che non sono piaciute per niente ai suoi utenti. Tra cui le controverse modifiche alle politiche di moderazione dei contenuti.

Questo ha spinto molti utenti a cercare alternative in altre piattaforme di micro-blogging come Mastodon, Tumblr e Hive Social, che registrarono un notevole incremento di iscrizioni in breve tempo. Un po’ come avvenne quando Facebook minacciò di lasciare il mercato dell’UE e in Italia si iscrissero tutti a Waveful.

Instagram Notes diventa Threads

Nel novembre 2022, dopo un brainstorming, i dipendenti di Meta hanno proposto la creazione di un’alternativa a X. Da poco avevano introdotto su Instagram la funzione Instagram Notes, che consentiva agli utenti di pubblicare brevi note. La funzione piaceva e l’azienda di Menlo Park pensò di trasformarla in un’applicazione a parte e chiamarla Threads. L’aspetto grafico fu molto ispirato a quello di Twitter/X e il successo fu immediato, visto che questa pensata cavalcò l’onda di malcontento degli utenti X.

Lo sviluppo è iniziato nel gennaio 2023, con dettagli emersi a marzo e ulteriori informazioni a giugno, quando è stato rivelato il “Progetto 92”. A luglio, l’app è stata accidentalmente rilasciata come Threads sul Google Play Store, poi ufficialmente su App Store il 6 luglio. Threads ha guadagnato in breve tempo milioni di utenti, diventando l’app più scaricata in un giorno. Tuttavia, Meta ha affrontato minacce legali da parte di Musk, che l’ha accusata di utilizzare segreti commerciali di X per sviluppare l’app.

Come funziona Threads

Ciò che ha più contribuito alla rapida crescita di Threads, è stata la facilità con cui ci si può aprire un profilo se si è già utenti di Instagram. Le due piattaforme infatti sono strettamente collegate e non è possibile utilizzare attivamente Threads se non si ha un profilo Instagram. Scaricando l’app, o collegandosi al sito di Threads, viene richiesto il login da Instagram. Una volta aperto il nuovo profilo, l’utente potrà seguire in automatico tutta la sua lista contatti di Instagram, qualora anche gli altri abbiano aperto un profilo. E si verrà seguiti dagli stessi, se anche loro attiveranno la funzione.

Perché Threads e non Facebook?

Col passare degli anni, Facebook ha perso il suo primato come Social Network. Pur restando sempre in testa alle classifiche di download, le nuove generazioni stanno abbandonando la vecchia piattaforma in favore di Instagram e TikTok. Twitter invece è rimasto sempre abbastanza stazionario. Quando Jack Dorsey, prima dell’arrivo di Elon Musk, propose alcuni cambiamenti che rendevano la sua piattaforma più simile a Facebook, non ebbe molto successo.  La tendenza si conferma quella del micro-blogging. I giovani preferiscono Social Network più snelli e sintetici. Chi vuole leggere articoli più approfonditi si sposta sui blog o sui siti web. I siti ufficiali delle aziende ormai condividono solo una breve descrizione delle loro novità con brevi post e link agli articoli completi. E poi Facebook col tempo si è fatto sempre più pesante.

In un unico Social, Mark Zuckerberg ha voluto mescolare insieme la condivisione di post, foto, video, reel, chat, community, gruppi di discussione e pagine. Un’unica app per tutto. Mentre il pubblico ha iniziato a dividersi, andando a cercare app più leggere che consentissero loro di dedicarsi solo a quello che volevano vedere. La migrazione delle generazioni più giovani verso app alternative a Facebook, ha lasciato quest’ultimo in balia dei boomer e della politica aggressiva. E questo ha portato al lento declino del Social blu più famoso del mondo. Quindi, per Meta Threads potrebbe segnare la rinascita del Social “text-oriented” e la rimonta su X.

Quindi, chi aveva bisogno di Threads?

In conclusione, parliamoci chiaro. Se non fosse mai nato Threads non ne avremmo sentito la mancanza. Chi sopporta ancora Facebook sarebbe rimasto lì, gli altri avrebbero continuato a migrare su altre piattaforme. Instagram sarebbe rimasto quello che è, così come TikTok. Facebook e X avrebbero continuato il loro lento declino e nessuno se ne sarebbe accorto, come è accaduto a suo tempo con MySpace. Quindi, chi aveva bisogno di Threads? Semplice, solo Threads aveva bisogno di Threads. Ovvero Meta.

Instagram, Threads e Facebook is off. Cosa fare quando i social sono down?

I social network sono diventati una parte integrante della nostra vita quotidiana, ma a volte possono subire dei disservizi che ne impediscono l’accesso o il funzionamento. Questo può causare frustrazione, ansia e noia a molti utenti che si sentono isolati o privati di una fonte di informazione e intrattenimento. In questi casi, invece di disperarsi o arrabbiarsi, si può approfittare dell’occasione per fare altre attività più produttive, creative o rilassanti. Ecco alcune idee su cosa fare quando i social sono down:

  • Leggi un libro. Se hai una libreria piena di libri che non hai mai aperto o che hai lasciato a metà, questo è il momento giusto per dedicarti alla lettura. Scegli un genere che ti piace, che sia narrativa, saggistica, poesia o fumetti, e lasciati trasportare dalle parole. Leggere fa bene al cervello, alla memoria, alla fantasia e all’umore.
  • Fai esercizio fisico. Se sei abituato a stare seduto davanti allo schermo per ore, approfitta della pausa forzata per muovere il tuo corpo. Puoi fare una passeggiata all’aria aperta, una corsa, una pedalata, una sessione di yoga, di pilates o di stretching. Fai attenzione alla tua respirazione, al tuo battito cardiaco e alle tue sensazioni. Fai esercizi adatti al tuo livello di forma fisica e non esagerare. Fai esercizio fisico fa bene alla salute, al metabolismo, alla circolazione e all’autostima.
  • Impara qualcosa di nuovo. Se hai sempre voluto imparare una nuova lingua, uno strumento musicale, una ricetta, un’arte o una skill, questo è il momento giusto per farlo. Puoi seguire dei corsi online, dei tutorial, dei podcast, dei libri o dei video che ti insegnano passo dopo passo come fare. Scegli qualcosa che ti appassiona, che ti sfida e che ti diverte. Imparare qualcosa di nuovo fa bene al cervello, alla creatività, alla curiosità e alla soddisfazione personale.
  • Riordina la tua casa. Se la tua casa è un caos di oggetti, vestiti, documenti, scatole e sporcizia, approfitta della pausa forzata per mettere ordine. Svuota i cassetti, gli armadi, le mensole e i ripostigli. Elimina ciò che non ti serve più, che sia vecchio, rotto, inutile o dimenticato. Organizza ciò che ti rimane in modo logico, pratico ed estetico. Pulisci le superfici, i pavimenti, le finestre e gli angoli. Riordina la tua casa fa bene all’ambiente, alla salute, alla produttività e al benessere psicologico.
  • Chiama un amico o un familiare. Se ti senti solo o annoiato, approfitta della pausa forzata per riallacciare i rapporti con le persone che ti sono care. Chiama un amico o un familiare che non senti da tempo, che sia lontano o vicino. Chiedigli come sta, cosa fa, cosa pensa. Raccontagli di te, dei tuoi progetti, dei tuoi problemi. Ascolta con attenzione, sii empatico, fai domande, dai consigli. Chiama un amico o un familiare fa bene al cuore, all’umore, alla socialità e alla fiducia.

Queste sono solo alcune delle cose che puoi fare quando i social sono down, ma ce ne sono molte altre. L’importante è sfruttare il tempo a tua disposizione per fare qualcosa che ti piace, che ti arricchisce, che ti fa stare bene. Ricorda che i social non sono tutto nella vita, e che a volte una pausa può essere salutare e benefica.

Superman: la storia del primo supereroe

Sapevate che Superman non è teoricamente il primo supereroe della storia? O quantomeno, non il primo essere dotato di poteri speciali? E sapevate che potrebbe essere stato ispirato anche da un personaggio pubblico italiano? Non lo sapevate? Allora iniziamo subito con qualche cenno storico. 

Superman: il contesto storico in cui arriva il primo supereroe

Intanto, analizziamo il contesto storico in cui nasce Superman. Il Kryptoniano più famoso della Terra compare per la prima volta sul numero 1 di Action Comics, ad aprile 1938, con data di copertina giugno ‘38. Anche se Jerry Siegel e Joe Shuster, i suoi creatori, lo avevano concepito nel 1933. 

Arriva nel pieno della rinascita americana dopo la grande depressione del 1929. Quando iniziavano a vedersi i risultati del new deal, la serie riforme volute dal presidente Roosevelt per fronteggiare la crisi. In questo contesto, col senno di poi, il personaggio di Superman è stato associato al vigoroso spirito di rinascita del popolo statunitense, ispirato dai discorsi alla nazione di Roosevelt, durante la sua epoca più buia.  

Superman e Primo Carnera

Ma andiamo avanti. Vi avevo detto che tra le sue ispirazioni figurava anche un personaggio pubblico italiano. Infatti quando Siegel e Shuster iniziarono a concepire l’idea di Superman, nel 1933, si rifecero al concetto del Superuomo, o Oltreuomo di Nietsche (citato anche nel primo episodio di Smallville, quando Clark incontra Lana e le fa cadere proprio il libro di Nietsche…e lei gli chiede “are you man, or superman?). 

Fino ad allora, c’era una sola persona che incarnava quel principio di persona che, per poteri e carisma, si erge sulla folla ma non vi si sottrae, per sentirsi più uomo che super. E questa persona era Primo Carnera: il gigante buono. Pugile italiano pluricampione del mondo, famoso per il suo carisma e la sua bontà d’animo. 

Il primo supereroe della storia

Prima di Superman ci sono stati altri supereroi? Sì. Anche se in realtà non erano proprio “supereroi”. Pima del nostro alieno solitario ci sono stati due personaggi immaginari dotati però di poteri speciali: il più famoso è stato sicuramente Mandrake, di Lee Falk; un uomo capace di ipnotizzare le persone e usare la magia (sempre a fin di bene), ma non è mai stato specificato se questa magia fosse data da poteri soprannaturali, o fosse solo illusionismo.

Ma prima ancora di Mandrake, ci fu Ogon Bat, in italia conosciuto Fantaman (la cui serie anime fu molto popolare da noi negli anni 80). Anche lui veniva da un altro mondo (anche se in questo caso era Atlantide) e anche lui combatteva per il bene. Ed è arrivato nel 1930, ben otto anni prima di Superman. Tuttavia inizialmente Ogon Bat non era un manga, bensì un personaggio del teatro di carta, il Kamishibai. Cosa che non gli diede subito quella popolarità commerciale che Superman, grazie alla carta stampata, acquisì fin da subito. 

Ciclone, l’Uomo d’Acciaio e Nembo Kid: i nomi italiani di Superman

Quando arrivò in Italia, nel 1939, Superman venne rinominato Ciclone, l’Uomo d’Acciaio. Questo perché nel nostro paese era in vigore la censura delle parole straniere e vigeva il divieto di importare fumetti dagli Stati Uniti. Così vennero cambiati nome e autori. Ciclone divenne un personaggio creato da Vincenzo e Zenobio Baggioli.

Nel secondo dopoguerra poi, Superman subì un ulteriore cambio di nome. Stavolta venne rinominato Nembo Kid. Questo perché era sconveniente richiamare alla mente il “superuomo” di Nietsche, dal quale Hitler trasse ispirazione per definire la superiorità della razza ariana. Secondo la Mondadori di allora, il richiamo agli orrori dell’olocausto era troppo forte con quel nome. Ma se volete saperne di più, ne abbiamo già parlato qui

Un sinonimo di speranza anche per il popolo ebraico?

Ultima curiosità: Il nome Kryptoniano di Clark Kent, è Kal-El, che in lingua ebraica significa “Voce di Dio”. I due autori Siegel e Shuster infatti erano ebrei. In quegli anni Hitler iniziava la sua campagna di odio contro gli ebrei, che di lì a poco avrebbe portato la Germania Nazista a compiere un genocidio (ah, la storia che si ripete eh?). Il folle dittatore dichiarò di essere ispirato dalla filosofia del Superuomo di Nietsche. I due autori americani però lasciarono che il loro eroe conservasse il nome di battaglia Superman, nonostante il richiamo al nazismo. Forse volevano lanciare un messaggio al mondo? 

La transfobia di J.K. Rowling: approfondimento

Che ormai J.K. Rowling e la transfobia vadano a braccetto, è un dato di fatto. Ulteriori esternazioni delle sue  idee sull’argomento sono arrivate in questi giorni. Da qui, l’iniziativa mediatica di boicottare l’autrice, in quanto carnefice di diritti umani. Ma vediamo bene cosa è successo e cosa sta succedendo.

La donazione a For Woman Scotland

La popolare scrittrice ha effettuato nei giorni scorsi donazione di 70 mila sterline all’associazione For Woman Scotland, che ha intenzione di chiedere alla Corte Suprema di definire meglio la “donna”. Infatti, secondo una legge scozzese emanata nel 2018 sulla rappresentanza di genere negli enti pubblici, il 50% delle quote riservate alle donne deve essere destinato alle persone transgender. Da qui la richiesta di For Woman Scoltand di dare priorità al sesso biologico sui certificati di riconoscimento del genere e separare le tutele riservate alle donne da quelle riservate alle trans.

Dopo anni di battaglie e fatti di cronaca che hanno visto, e purtroppo vedono ancora, donne trans diventare sempre più oggetto di discriminazione, dopo le migliaia di suicidi legati a questo tema, quando finalmente una legge veniva incontro a una minoranza silenziosa e discriminata, ecco che arriva For Woman Scotland (che in teoria dovrebbe difendere anche i loro diritti) e chiede alla Corte Suprema di rivedere quella legge, in favore del sesso biologico. Arretratezza e chiusura mentale unite a bigottismo. Sembra quasi di stare in Italia, vero? Invece no. È la Scozia

La dichiarazione sulle trans-killer

Recentemente è arrivata una sentenza di condanna all’ergastolo per Scarlet Blake, donna trans di 26 anni che il 24 Luglio 2021 a Oxford ha adescato il 30enne Jorge Martin Carreno, ex impiegato di BMW, e poi lo ha ucciso lungo la riva del fiume. La stessa donna, quattro mesi prima si era filmata mentre uccideva un gatto. La notizia è stata riportata da SKY News UK, che ha specificato il sesso femminile dell’assassina.

Commentando questo articolo, Rowling ha prima detto “sono così stufa di questa merda. Questi non sono i nostiri crimini”, ovvero i crimini delle donne (come se una condanna per omicidio sia un vanto per il genere femminile).

Poi ha rincarato la dose condividendo un articolo del Telegraph che sostiene: “Più del 70% delle prigioniere transgender sono dentro per molestie sessuali o crimini violenti. L’alto livello di criminalità tra i detenuti maschi che si identificano come donne dimostra perché non dovrebbero essere rinchiusi nei carceri femminili”

La presa di posizione degli attori della serie di Harry Potter

Negli anni, gli attori dei film di Harry Potter hanno nettamente preso le distanze dalle affermazioni transfobiche della scrittrice. L’attore Daniel Radcliffe, che interpretava Harry Potter, già nel 2020 aveva risposto alle varie polemiche con una lettera aperta in cui prendeva le difese delle persone transgender. La lettera venne pubblicata sul sito di The Trevor Project, organizzazione che da anni gestisce la più grande linea anti-suicidi del mondo dedicata proprio ai giovani della comunità LGBTQIA+.

L’attore ha successivamente affermato che ha scritto quella lettera perché non sarebbe più riuscito a guardarsi allo specchio se non lo avesse fatto, visto che nel corso degli anni ha conosciuto tanti suoi fan queer e trans. Giovani ragazzi e ragazze che si sono identificati molto con Potter. A dargli man forte ci hanno pensato anche Emma Watson, Rupert Grint e Tom Felton, rispettivamente Hermione Granger, Ron Weasley e Draco Malfoy. Grint ha anche dichiarato “Ho paragonato sempre J.K. Rowling a una zia. Ma non sempre sono tenuto a essere d’accordo con quello che dice mia zia”.

Boycott J.K. Rowling: la delusione dei fan che si sentono traditi.

Quando una persona pubblica si rivela per quello che è, spesso può capitare che deluda il suo seguito di sostenitori. Questo perché tendiamo sempre a identificare i nostri “idoli” come persone simili a noi, con i nostri stessi valori e la nostra visione del mondo. Ma la realtà è che ogni persona è fatta a modo suo e non sempre corrisponde a come l’abbiamo idealizzata. J.K. Rowling è sicuramente una brava persona, nessuno lo mette in dubbio. Non è una criminale, non ruba e non spaccia. E come ogni libera cittadina di questo mondo, ha diritto a esprimere il suo pensiero, sempre, questo ci tengo a ribadirlo.

Ma è altresì vero che con le sue dichiarazioni transfobiche e la donazione a For Woman Scotland, sta implicitamente fomentando odio e violenza psicologica sulle persone trans. Le sue continue prese di posizione contro la natura degli altri non la pongono certo in una posizione da “persona buona”. Per questo anche molti suoi (ex)sostenitori, hanno condiviso l’hashtag #boycottjkrowling.

In conclusione: non dobbiamo più leggere i libri o vedere i film di Harry Potter?

Ognuno è libero di continuare a leggere i libri di Rowling e di guardare i film e le serie da essi ispirati. Tuttavia, alla luce di quanto scritto finora, è bene interrogarsi su dove vadano a finire i soldi che ognuno di noi investe nella cultura, acquistando i suoi romanzi. Perché la fondazione For Woman Scotland fomenta odio e discriminazione. E questi sentimenti negativi causano suicidi in tutto il mondo.

Al contrario, Daniel Radcliffe è impegnato da anni in The Trevor Project, che con le sue donazioni (e quelle di molte altre persone) invece, gestisce la più grande linea anti-suicidi per persone LGBTQIA+ del mondo. Quindi, per me che sostengo i diritti delle persone trans, vedere un film sapendo che parte delle royalities andrà a lui (e quindi anche al Trevor Project) è consolante. Mentre comprare un libro sapendo che le royalities andranno alla Rowling e quindi in parte serviranno a finanziare For Woman Scotland lo è meno. Per questo, molti nuovi fan combattuti (perché lei sarà anche transfobica, ma i suoi racconti sono ormai leggende) stanno cercando di acquistare i libri usati. In questo modo il flusso di denaro nelle tasche di Rowling (e quindi successivamente nelle casse di For Woman Scotland) si fermerà, ma i fan di Harry Potter avranno lo stesso il loro libro preferito tra le mani.

Voi che ne pensate?

 

Star Trek vs Puffi: Un Confronto sull’Economia dei Mondi Immaginari

Nel vasto universo della fantasia, due mondi particolarmente affascinanti sono emersi, ognuno con il proprio modello economico unico. Da un lato, la Federazione Unita dei Pianeti di Star Trek, con la sua visione utopica di prosperità e collaborazione intergalattica. Dall’altro, il pacifico villaggio dei Puffi, con la loro comunità basata sulla condivisione e la cura reciproca. In questo articolo, esploreremo le similitudini e le differenze tra questi due mondi fantastici, cercando di estrarre le lezioni che possiamo applicare al nostro mondo reale.

Economia della Federazione Unita dei Pianeti – “Il Benessere per Tutti”

La Federazione Unita dei Pianeti in Star Trek è caratterizzata da una società post-scarcity in cui le risorse sono abbondanti e condivise tra i pianeti membri. Il focus è sul benessere collettivo anziché sull’accumulo individuale. Questo modello economico incoraggia la cooperazione e l’innovazione per il progresso comune, promuovendo l’uguaglianza e la giustizia sociale.

Economia dei Puffi – “Lavoro di Squadra e Condivisione”

Nei boschi magici abitati dai Puffi, la loro economia è basata sulla comunità e sulla condivisione. Ogni Puffo contribuisce con le proprie abilità per il bene del gruppo. Gli elementi essenziali, come il cibo e le risorse, sono equamente distribuiti, promuovendo uno stile di vita semplice e sostenibile.

Paralleli tra i due modelli – “La forza della collaborazione”

Entrambi i mondi immaginari enfatizzano il valore della collaborazione e della condivisione. Mentre la Federazione Unita dei Pianeti si basa sulla tecnologia avanzata per garantire l’abbondanza delle risorse, i Puffi si affidano all’interdipendenza e alla forza del lavoro di squadra per prosperare. In entrambi i casi, la coesione sociale è essenziale per il successo economico.

Applicazioni nel Mondo Reale – “Lezioni dalla Fantasia”

Sebbene questi mondi siano frutto dell’immaginazione, possiamo trarre ispirazione dai loro modelli economici. Nella nostra società reale, possiamo cercare di promuovere la condivisione delle risorse, la collaborazione e la sostenibilità. In un’era in cui la consapevolezza ambientale è cruciale, imparare a condividere e a lavorare insieme potrebbe essere la chiave per affrontare le sfide globali.

In conclusione

In questo viaggio attraverso mondi immaginari, abbiamo esplorato il modello economico della Federazione Unita dei Pianeti di Star Trek e quello dei Puffi, trovando sorprendenti similitudini nel loro approccio alla collaborazione e alla condivisione. Apprendere dalle lezioni di questi mondi fantastici potrebbe ispirare azioni positive nel nostro mondo reale, promuovendo una società basata sulla solidarietà e sul benessere collettivo.

Novità e consigli Instagram 2024: Filtro per follower e addio hashtag

Novità importanti per Instagram e per il mondo dei Social in generale. Soprattutto per chi ci lavora. Sto parlando del filtro follower e del progressivo addio agli hashtag. Per chi lavora con i social sono novità molto importanti, perché in questo modo i profili acquisiscono più autorevolezza. Volete sapere come? Vediamolo insieme

Consigli per un Instagram più pulito e coinvolgente: non usare hashtag

Da un po’ di tempo  sta sparendo la tendenza a riempire i post di hashtag. Siamo passati dai 20/25 hashtag a post, ai 10/15, per poi arrivare a solo 5, per poi vederli sparire. Ma quindi non valgono più? In un certo senso sì e no. Nessuno ci vieta di usarli, ma non servono più come prima. Se vogliamo che i nostri post raggiungano un numero alto di persone coi nostri stessi interessi, è sufficiente usare un buon gancio (visivo o testuale) e usare delle keyword all’interno della caption. In questo modo il nostro contenuto verrà visualizzato lo stesso al nostro target, ma senza dover perdere tempo a inserire hashtag, che comunque col tempo rischiano di venire surclassati da altri hashtag.

Scrivere in ottica SEO renderà il nostro profilo Instagram un punto di arrivo per tutti quelli che cercano gli argomenti di cui parliamo. Ma non è tutto. Usare un buon gancio visivo, con un titolo coinvolgente (soprattutto nei reel), vi metterà ancora più in vetrina. Il gancio è uno strumento che in pochi sanno usare, ma che ha delle potenzialità incredibili. Un post con un buon gancio visivo, un titolo coinvolgente e un testo pieno di parole chiave, scritto in ottica SEO, rimarrà molto più a lungo in alto nel motore di ricerca interno di Instagram, ma essendo scritto in SEO rimarrà in alto anche nelle semplici ricerche Google. Provare per credere!

Novità Instagram 2024: Il Filtro Follower

Se quello di prima è un consiglio che ho voluto darvi analizzando la tendenza del momento, il seguente è una vera e propria novità che Instagram sta introducendo a partire da quest’anno: il Filtro Follower. Uno strumento che permetterà a ogni utente di identificare e rimuovere dal proprio profilo i follower inattivi, spam e bot. In questo modo si incrementeranno l’autenticità e il coinvolgimento degli altri profili.

L’obiettivo di Instagram è quello di promuovere il più possibile un pubblico coinvolto e genuino, sempre più essenziale se si vuole ottenere una crescita organica e perdurante del profilo. In questo modo, si scoraggerà sempre di più la compravendita di fake followers, che molti utilizzano per spacciare i propri profili come autorevoli e vendersi come vetrine per gli sponsor, truffando di fatto le aziende che decidono di investire su di loro.

L’impatto dei Social nella società moderna. Pro e contro della più grande rivoluzione della storia

L’ingresso nel mainstream di Internet ha cambiato la società in maniera notevole. L’impatto più forte lo hanno dato sicuramente i Social Network, unendo in un’unica piattaforma profili personali e professionali, gruppi di discussione, messaggistica istantanea e intrattenimento. Ma tutti questi cambiamenti sono davvero così positivi? O celano qualcosa per cui bisogna prestare particolare attenzione? Cerchiamo di capirlo insieme.

Web 1.0: La Nascita del Web Statico

Negli anni ’90, il Web 1.0 segnò l’inizio della presenza online. I siti web erano statici, fornendo informazioni di base senza molte interazioni utente. La navigazione era limitata e la condivisione di contenuti era spesso unidirezionale. E molto spesso, data la difficoltà nel caricare ogni volta le pagine online, i siti non erano aggiornati regolarmente. Tuttavia c’erano le mailing list, ovvero gruppi di discussione via mail in cui i vari utenti si mettevano in contatto e parlavano dei propri argomenti preferiti. In ultimo, arrivò mIRC. Un sistema di chat basato sul protocollo IRC (Internet Relay Chat) in cui utenti da tutto il mondo potevano creare stanze di chat e parlare al loro interno.

Web 2.0: L’interattività e l’avvento dei Social

Con l’avvento del nuovo millennio, il Web 2.0 ha portato un cambiamento epocale. I siti non erano più semplici vetrine, ma piattaforme interattive. Si è cominciato con i Blog, in cui ognuno era libero di scrivere i propri pensieri e pubblicarli online e i Forum, dove persone legate dagli stessi interessi aprivano thread di discussione e si scambiavano opinioni (un’evoluzione delle mailing list e di mIRC). Contemporaneamente, alcuni portali offrivano software di messaggistica istantanea, come MSN, Skype o ICQ. Dai portali dei forum, le persone si scambiavano il proprio contatto e chattavano singolarmente. Infine, è stato il momento dei Social Network, che univano tutto ciò di cui sopra in un’unica piattaforma.

Mobile Revolution: Web ovunque, sempre

Con la proliferazione degli smartphone, il web è diventato mobile. La navigazione da dispositivi mobili è diventata la norma, spingendo gli sviluppatori a creare siti web e app che offrissero un’esperienza ottimale su schermi più piccoli. Qui le persone hanno cominciato a sentire il bisogno di stare connessi h24. E sempre qui, anche il modo di informarsi ha cominciato a cambiare. Avendo la possibilità di consultare i Blog di informazione e i gruppi di discussione sui Social in qualsiasi momento della giornata, non si sente più il bisogno, ad esempio, di comprare il giornale. La velocità con la quale ci si informa ora è talmente elevata che nel momento in cui un quotidiano esce in edicola, le notizie sono già vecchie.

Web 3.0: L’Intelligenza Artificiale

La terza fase del web ha portato l’evoluzione più straordinaria di sempre: l’ IA. Algoritmi di Intelligenza Artificiale sempre più capaci di auto-apprendere e in grado di comunicare con noi con un linguaggio naturale. E recentemente anche video e foto generati da IA. video e foto in grado di riprodurre la realtà con una precisione al limite del fotorealismo.

SEO: L’Importanza di Essere Rilevanti

Con ogni fase, l’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) è diventata essenziale. Dal Web 1.0, dove le keyword erano la chiave, all’era attuale, dove la qualità del contenuto, la velocità del sito e l’esperienza utente sono fondamentali, l’SEO ha seguito il passo delle trasformazioni digitali.

Pro e Contro del Web di oggi

Quindi, ricapitolando, oggi possiamo informarci alla velocità della luce tramite siti di informazione aggiornati h24, possiamo condividere i nostri pensieri e le nostre opinioni sui Social e abbiamo la possibilità di interrogare le IA per avere informazioni su tutto. In più, possiamo generare immagini e video solo descrivendo quello che vogliamo vedere. A cosa porta tutto questo? Analizziamone i pro e i contro:

Web 3.0: Pro

Tra i pro del Web di oggi c’è sicuramente la facilità nel reperire le informazioni e la possibilità di condividere tutto nei gruppi di discussione. Immaginate un gruppo Telegram o WhatsApp i cui partecipanti sono per la maggior parte ricercatori, che condividono i risultati delle proprie ricerche con altri colleghi da ogni parte del mondo e confrontano i vari risultati. Con lo scambio di informazioni ognuno può implementare la propria ricerca e inserire nuovi dati, arrivando a conclusioni sempre più dettagliate e precise. Ogni ricercatore poi, può pubblicare la sua ricerca sul proprio blog universitario, o su siti specializzati (come Nature) e condividere i risultati con un pubblico ancora più ampio. In questo modo, il progresso viaggia più velocemente.

Web 3.0: Contro

Il contro del Web di oggi è in pratica lo stesso motivo che lo rende un Pro. Ovvero la velocità delle informazioni e la possibilità di condividere le proprie opinioni. Fino a qualche anno fa, c’erano determinate categorie di persone, talvolta pericolose, che non si azzardavano a condividere le proprie opinioni neanche al bar. Sto parlando di terrapiattisti, no-vax, neonazisti, razzisti e estremisti vari. Ma mentre i terrapiattisti non recano danno a nessuno, gli altri purtroppo sì. Ed ecco che nascono i gruppi contro la medicina tradizionale, che incoraggiano chi ha malattie gravi a curarsi con una spremuta d’arancia o i gruppi estremisti che fomentano odio e istigano alla violenza. Queste persone hanno scoperto che in giro per il mondo esiste altra gente come loro e ora è più facile organizzarsi. Il modo in cui reperiscono le informazioni è lo stesso di qualsiasi altra persona, ma il problema sono le fonti. Molto spesso queste persone aprono blog complottisti e iniziano a diffondere informazioni false. E chi è nella cerchia le prende per buone e accusa gli altri di essere disinformati. E oltre questo ciclo di ignoranza, grazie a certi meccanismi si sviluppano sempre più odio, intolleranza, violenza e cyberbullismo.

L’importanza strategica del SEO

Una grossa mano ai siti di informazione può darla il SEO. Quando un sito è ottimizzato, appare in alto nei motori di ricerca. Il problema è che una persona disinformata e disinformatrice può comunque aprirsi un blog e scrivere quello che vuole in chiave SEO. Se poi usa titoli click-bait e riesce ad attirare proseliti, il suo blog apparirà sempre in testa alle ricerche, a discapito di chi le informazioni le reperisce da fonti ufficiali certificate. E quindi il problema si ripresente.

Quindi?

Quindi? Come possiamo fare per aggirare la disinformazione online? Patentino per il web? Censura? Limitazione alla pubblicazione dei contenuti per determinati utenti recidivi?La disinformazione online è un fenomeno sempre più diffuso e pericoloso, che mina la credibilità delle fonti informative, la fiducia nelle istituzioni e la convivenza civile. Come possiamo contrastarla efficacemente, senza limitare la libertà di espressione e il diritto all’informazione?Una possibile soluzione è quella di promuovere una maggiore consapevolezza e responsabilità da parte degli utenti dei social network, che sono spesso i principali veicoli di notizie false, manipolate o tendenziose. Per farlo, occorre innanzitutto educare le persone a verificare le informazioni che ricevono e condividono, a confrontare le fonti, a riconoscere i segnali di qualità e affidabilità, a evitare di cadere in trappole emotive o cognitive.Inoltre, occorre incentivare la creazione e la diffusione di contenuti informativi di qualità, che siano basati su fatti verificabili, che rispettino i principi deontologici del giornalismo, che offrano una pluralità di punti di vista e che siano trasparenti sulle proprie fonti e metodologie. Questo richiede un impegno da parte dei produttori di informazione, ma anche un sostegno da parte delle piattaforme digitali, che devono garantire una maggiore visibilità e accessibilità a questi contenuti, oltre che una maggiore protezione da attacchi informatici o intimidazioni.Infine, occorre rafforzare il ruolo della società civile, delle organizzazioni non governative, delle istituzioni educative e culturali, che possono svolgere un’azione di sensibilizzazione, monitoraggio, contrasto e prevenzione della disinformazione online. Queste realtà possono creare reti di collaborazione, offrire servizi di verifica e fact-checking, organizzare campagne di informazione e formazione, coinvolgere i cittadini in iniziative di partecipazione e dialogo.

Final Fantasy XVI: La recensione

Final Fantasy XVI ha ormai quasi un anno. Ma ho avuto modo di finirlo da poco, complici impegni vari. E dato che ancora su questo sito una recensione completa non c’era…beh, eccola qui. In questo articolo vi parlerò di cosa ho amato e cosa ho amato di meno del sedicesimo titolo ufficiale di una delle saghe videoludiche più famose al mondo. Eccovi la recensione completa di Final Fantasy XVI.

Final Fantasy XVI – La storia

Il sole sta tramontando sulle terre di Valisthea. Per secoli, le persone si sono riunite intorno ai suoi Cristalli Madre per attingere alla loro benedizione, l’etere che alimenta la magia utilizzata nella vita di tutti i giorni. Ma la pace è minacciata dalla Piaga, una misteriosa malattia che trasforma gli esseri viventi in creature mostruose.

Clive Rosfield è un giovane guerriero del Gran Ducato di Rosaria, noto come “Primo Scudo di Rosaria”. Ha giurato di proteggere suo fratello minore Joshua, l’Araldo della Fenice, Eikon del Fuoco. Quando un’improvvisa tragedia colpisce la sua famiglia, Clive si ritrova in un vortice di eventi che lo porteranno a scontrarsi con le nazioni di Valisthea e con i Dominanti, potenti esseri umani che ospitano dentro di sé gli Eikon, divinità elementali che possono essere evocate in battaglia.

L’ambientazione Dark-Fantasy

A differenza degli altri capitoli della saga, Final Fantasy XVI presenta un’ambientazione più cupa. Esteticamente, è facilmente paragonabile a un qualsiasi videogioco souls-like, sebbene le sue dinamiche di gioco siano molto differenti. A causa della piaga il mondo di Valisthea è in decadimento. Vaste lande desolate con alberi secchi, fiori appassiti, persone impazzite e trasformate in mostri a causa dell’avvelenamento da etere, mostri ovunque. Di sicuro tra i titoli più tetri dell’intero merchandise.

Il Gameplay di Final Fantasy XVI: troppo facile?

Il gioco presenta un sistema di combattimento action in tempo reale, che permette ai giocatori di utilizzare una varietà di abilità e magie per sconfiggere i nemici. Pur esistendo ancora il party, non è possibile switchare da un personaggio all’altro, nemmeno in combattimento. Chi gioca, veste i panni di Clive dall’inizio alla fine del gioco. Salvo alcune parti in cui si è costretti a comandare Joshua, ma in solitaria e solo per un breve arco di tempo.

Le modalità di gioco iniziali sono due: Storia e Azione. Entrambe estremamente semplificate rispetto al passato. Personalmente, l’ho trovato un po’ troppo facile. Sia in modalità Storia che in Azione, gli elementi non hanno alcun significato. Puoi usare magie di fuoco, ghiaccio, fulmine e tutte le altre, ma non ci sono status associati. Non c’è congelamento, non c’è ustione, non c’è paralisi da scossa elettrica; non c’è niente. Forse se andiamo a spulciare i danni, scopriamo che alcuni elementi fanno più danno su nemici con elementi opposti, ma la cosa è talmente irrilevante da non farci caso. In più, durante tutto il corso dell’avventura non si fa caso neanche ai potenziamenti delle armi. Solo verso gli ultimi capitoli questa cosa diventa un po’ più necessaria. Ma veramente poco. Dopo la fine del gioco è possibile ripartire da Nuovo Gioco +, con l’aggiunta della Modalità Final Fantasy; che aumenta la forza dei nemici, aumenta il livello massimo raggiungibile da Clive e dai suoi alleati e, a differenza delle Modalità Storia e Azione, non consente lo switch con le altre modalità.

In conclusione

Per concludere, se dalla parte della storia e della grafica è stato fatto un lavoro eccezionale, dalla parte del gameplay ci si poteva impegnare un po’ di più. Ma se amate godervi la storia senza soffermarvi troppo sui combattimenti, allora questo titolo fa per voi. Anche se, a mio avviso, una modalità difficile da giocare subito potevano anche metterla, per chi ama misurarsi coi nemici più forti.

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