Nel multiverso narrativo della Marvel Comics, popolato da divinità intergalattiche, scienziati con tute high-tech e teenager morsi da ragni radioattivi, c’è un angolo meno illuminato, più torbido e infinitamente più affascinante. È l’angolo dove la redenzione si mescola con l’inganno, dove il confine tra bene e male è così sottile da diventare quasi trasparente. Sto parlando dei Thunderbolts, uno dei gruppi più controversi, camaleontici e sorprendenti mai apparsi nelle pagine di un fumetto.
Un debutto clamoroso: quando i cattivi indossano il mantello degli eroi
Correva l’anno 1997 quando lo scrittore Kurt Busiek, insieme al disegnatore Mark Bagley, sconvolse i lettori Marvel con un colpo di scena da manuale. In un momento in cui molti degli eroi principali erano dati per morti dopo gli eventi legati a Onslaught, un nuovo team fece la sua comparsa in The Incredible Hulk n. 449. Si facevano chiamare Thunderbolts, e sembravano la risposta perfetta al vuoto lasciato dai Vendicatori. Ma sotto le nuove identità si celavano… i Signori del Male!
Il loro leader era il Barone Helmut Zemo, storico avversario di Capitan America, che assunse l’identità dell’eroico Citizen V. Accanto a lui, ex-villain come lo Scarabeo (diventato Mach-1), Moonstone sotto le mentite spoglie di Meteorite, e altri criminali decisi a ingannare il mondo. L’idea? Fingere di essere eroi, ottenere fiducia, e poi colpire dall’interno. Un piano tanto subdolo quanto brillante, ma con una falla imprevista: la natura umana.
Perché, col passare del tempo, molti di questi criminali cominciano a interrogarsi. La maschera eroica inizia a confondersi con la realtà. E, quando entra in scena la giovane e genuinamente eroica Jolt, il gioco dell’inganno si trasforma in un vero percorso di trasformazione.
La battaglia per l’anima dei Thunderbolts
Il punto di rottura arriva quando Zemo decide di rivelare la vera identità del gruppo, convinto di poter piegare i suoi compagni al proprio volere. Ma qualcosa è cambiato. Il seme della redenzione ha attecchito. Ne nasce uno scontro fratricida, un conflitto che oppone lealtà criminale e speranza di riscatto. In un momento epico, il possente Atlas – un tempo Golia – si ribella al suo stesso mentore, scegliendo di stare dalla parte dei compagni che ora sente come una vera squadra.
Questa ribellione segna un nuovo inizio. I Thunderbolts non sono più semplici criminali sotto mentite spoglie, ma individui in lotta con sé stessi, alla ricerca di un’identità. E sarà Occhio di Falco, l’arciere ribelle degli Avengers, a offrire loro un’occasione di redenzione ufficiale: lavorare per il governo in cambio di una fedina penale pulita. Un patto rischioso, fragile, ma carico di potenziale.
Thunderbolts e la Marvel post-Civil War: la fiducia nei mostri
Ma il cammino dei Thunderbolts non è mai stato lineare. Durante gli eventi della Civil War, che spaccano l’universo Marvel tra chi vuole registrarsi come superumano e chi rifiuta, il team viene completamente riformulato sotto la guida di Norman Osborn, sì, proprio lui: il Goblin Verde. Osborn, con il suo carisma tossico e la sua ambiguità morale, trasforma i Thunderbolts in un’arma governativa per dare la caccia agli eroi dissidenti. È la “fiducia nei mostri”, quella sensazione disturbante che ti fa chiedere se per salvare il mondo bisogna affidarsi ai peggiori elementi che ha da offrire.
In Thunderbolts: Fiducia nei Mostri, magistralmente scritto da Warren Ellis e disegnato da Mike Deodato Jr., l’equilibrio tra controllo e follia raggiunge nuovi apici. La tensione tra chi cerca il potere a ogni costo e chi, sotto sotto, vorrebbe solo una nuova possibilità, è palpabile a ogni vignetta.
Nuove incarnazioni, nuove guerre: Red Hulk, Deadpool e Bucky Barnes
La storia dei Thunderbolts è una continua mutazione. Con il passare degli anni, la formazione cambia, così come le motivazioni. In Thunderbolts: Senza Quartiere, vediamo una versione brutale e sanguinaria del team, guidata da Thunderbolt Ross, alias Red Hulk. Qui il concetto di “combattere il fuoco con il fuoco” prende forma concreta: Deadpool, Elektra, Punisher, Venom… un dream team del caos. Ma anche qui nulla è come sembra, e le reali intenzioni di Ross sono tutt’altro che nobili.
Nel recente Thunderbolts: Attacco al Mondo, la torcia passa a Bucky Barnes, il Soldato d’Inverno, che mette insieme una squadra d’élite per affrontare le minacce che nessun altro è disposto a toccare: Kingpin, Teschio Rosso, Dottor Destino. In questa nuova versione, il team si trasforma in un’unità di “black ops” sotto la supervisione della misteriosa Valentina Allegra de Fontaine, strizzando l’occhio a quello che vedremo (e stiamo già vedendo) sul grande schermo.
Il salto al cinema: i Thunderbolts nell’MCU
Ed eccoli, finalmente, sul grande schermo. “Thunderbolts” è l’ultimo, adrenalinico capitolo della Fase 5 del Marvel Cinematic Universe, diretto da Jake Schreier e interpretato da un cast di prim’ordine che include Florence Pugh, Sebastian Stan e David Harbour. Il film riprende lo spirito della squadra originale: una missione suicida, una squadra instabile, una costante lotta tra istinto eroico e natura distruttiva. Una miscela esplosiva di azione, dilemmi morali e identità confuse.
E proprio in occasione del film, Panini Comics propone ai fan una selezione imperdibile di volumi per conoscere da vicino il mondo dei Thunderbolts. Dall’antologia “Noi siamo i Thunderbolts”, che ripercorre le origini e le evoluzioni del team con storie firmate da leggende come Busiek, Ellis, Deodato Jr. e Bagley, alle edizioni deluxe dei grandi classici post-Civil War, fino alle avventure più recenti che delineano i contorni della nuova incarnazione cinematografica.
I Thunderbolts sono più di un team: sono un concetto
La vera forza dei Thunderbolts non sta solo nel loro potere distruttivo, nella loro estetica da anti-eroi o nelle battaglie spettacolari. Sta nel messaggio che portano: può una persona cambiare? Possono i mostri diventare eroi, o almeno provarci? In un mondo narrativo dove la linea tra bene e male è sempre più sfocata, i Thunderbolts incarnano la tensione tra il passato e la possibilità di riscatto.
Sono un esperimento sociale con i muscoli. Un paradosso narrativo. Un invito a riflettere su come anche il peggiore dei villain, se messo alla prova, può trovare una scintilla di umanità. O forse no.
E voi? Avete già visto il film? Avete letto le storie classiche o siete nuovi a questa banda di (ex?) criminali in cerca di redenzione? Diteci la vostra nei commenti e condividete l’articolo con i vostri amici nerd: perché i Thunderbolts non sono solo fumetti… sono una filosofia. E forse, anche un po’, uno specchio.