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OnlyDown: il lato oscuro del deepfake che sfrutta la disabilità per soldi

Navigando per la rete, pensavo di aver visto tutto. Credevo, ingenuamente, che le stranezze più assurde del web non potessero più sorprendermi. E invece, mi sbagliavo di grosso. Perché c’è un angolo oscuro di internet che riesce ancora a lasciarmi senza parole, a farmi crollare ogni residua fiducia nell’umanità. Oggi vi racconto una storia che sembra uscita da un incubo distorto e che, invece, è tristemente reale: è il fenomeno chiamato “OnlyDown”. Scoperto grazie alla segnalazione di AIPD (Associazione Italiana Persone con sindrome di Down), “OnlyDown” è il nome, a dir poco agghiacciante, di una nuova tendenza online che utilizza l’intelligenza artificiale per creare falsi profili di ragazze e donne con sindrome di Down, a scopo di lucro. Avete capito bene: qualcuno sta usando il deepfake e immagini rubate da internet per “fabbricare” persone inesistenti con tratti somatici tipici della sindrome di Down, le ritocca rendendole provocanti e poi monetizza il tutto su piattaforme come OnlyFans.

L’orrore non finisce qui. Il modus operandi è subdolo e perverso: si parte da profili apparentemente innocui su Instagram o TikTok, dove queste figure create artificialmente mostrano scorci di una vita quotidiana, spesso raccontando storie ispirate a realtà vere. Ma, scavando più a fondo, si scopre l’inganno: questi account sono falsi, gestiti da persone che di umano hanno ben poco, se non l’avidità. Tramite link disseminati sui social, si viene dirottati su canali Telegram che propongono l’acquisto di accessi ai profili OnlyFans di queste “modelle” deepfake, vendendo contenuti esplicitamente sessuali.

Uno dei casi più eclatanti è quello di “Maria Dopari“, una presunta modella con sindrome di Down che in pochissimo tempo aveva raccolto quasi 150.000 follower su Instagram. Maria però non esiste. È una creazione artificiale, un collage digitale nato dalla fusione di corpi e volti reali manipolati per generare un feticcio sessuale. Un’idea talmente assurda e depravata che faccio fatica a credere sia potuta emergere in un’epoca dove si parla tanto di inclusione e rispetto delle diversità. Il termine tecnico di questa parafilia è “Devotee”: una forma di attrazione sessuale verso persone con disabilità. E se già questo fenomeno meriterebbe un approfondimento a parte, quello che accade con “OnlyDown” è qualcosa di ancora più mostruoso: la disabilità non viene solo feticizzata, ma è anche strumentalizzata per generare profitti senza il consenso di chi è stato ritratto o ispirato per queste creazioni.

La regolamentazione, inutile dirlo, è ancora indietro anni luce rispetto alla velocità con cui la perversione umana si adatta e sfrutta le nuove tecnologie. Non ci sono regole chiare che proteggano le persone reali, non esistono filtri efficaci per bloccare questo genere di contenuti prima che facciano danni irreparabili. E anche laddove qualche piattaforma prova ad agire, la mole di contenuti è tale da rendere il contrasto una battaglia impari.

Quello che più mi addolora, personalmente, è che all’inizio avevo creduto che quei profili raccontassero storie autentiche di empowerment. Avevo pensato: “Che bello! Finalmente la diversità è visibile e celebrata anche sui social!”. E invece no. Dietro quelle foto, dietro quei video apparentemente positivi, c’è un mercato nero di immagini rubate, di corpi inesistenti manipolati per soddisfare i peggiori istinti.

Siamo davvero arrivati al punto in cui anche la più nobile delle cause può essere corrotta e mercificata senza alcun rispetto per la dignità umana? Mi viene da pensare che, forse, internet sta diventando un luogo così tossico che solo una profonda rivoluzione etica e legislativa potrà salvarlo.

Non so voi, ma io mi sento tradita e profondamente triste. E, come spesso accade, mi rendo conto che non basta indignarsi: bisogna parlarne, denunciare, creare consapevolezza. Perché solo facendo luce su queste realtà possiamo sperare di costruire un web migliore.

E voi cosa ne pensate? Vi è mai capitato di imbattervi in fenomeni simili? Vi invito a condividere questo articolo sui vostri social e a commentare: è importantissimo che più persone possibili conoscano questi inquietanti sviluppi. Solo insieme possiamo cambiare davvero le cose.

Non è fantascienza, è Meta-realtà: come l’IA sta riscrivendo le regole del gioco con i nostri dati

Sono una nerd dichiarata. Vivo di codice, release notes, deep learning e update notturni. Amo la tecnologia per la sua potenza creativa, per la sua capacità di superare limiti e reinventare il mondo. Ma, come ogni amore vero, questo comporta anche consapevolezza, vigilanza e – soprattutto – una sana dose di sospetto quando le cose iniziano a muoversi troppo in fretta, troppo in silenzio. Ecco perché oggi sento il bisogno di alzare la voce – o meglio, le dita sulla tastiera – davanti a quello che sta succedendo con Meta e la sua IA generativa. No, non è una delle solite catene che girano su Facebook. È tutto vero, e se sei un* tech-savvy come me (o aspiri a diventarlo), è il momento di attivare il livello “nerd consapevole”.

Il grande retcon europeo della privacy

Con un plot twist degno della miglior saga cyberpunk, Meta ha annunciato un cambiamento nei suoi Termini di Servizio per gli utenti europei. Spoiler: a partire da ora, anche i contenuti pubblici che postiamo su Facebook, Instagram e Messenger potranno essere utilizzati per addestrare Meta AI, la sua creatura generativa che punta a competere con ChatGPT, Gemini e compagnia.La novità è sostanziale. Per anni abbiamo immaginato che i nostri post pubblici fossero sì “visibili”, ma non “utilizzati” come materia prima per macchine capaci di imparare, creare, rispondere, prevedere. Ma ora, i nostri contenuti diventano carburante per l’intelligenza artificiale. Non solo ciò che diciamo, ma come lo diciamo, le parole che scegliamo, i riferimenti culturali che usiamo.

Un’IA che vuole parlare “europeo”

L’intento dichiarato da Meta è nobile sulla carta: creare un’intelligenza artificiale che comprenda meglio la cultura europea, le sue lingue, sfumature, modi di dire. Vogliono che l’IA non pensi solo in “californiano” ma riconosca anche un “ciao raga”, un “bella zio”, o un “ti voglio bene” detto tra le righe.Capisco il punto. Come donna italiana immersa nel mondo tech, ho vissuto mille volte la frustrazione di sistemi che non capiscono contesti, accenti, pluralità di voci. E se vogliamo un’IA davvero inclusiva, dobbiamo insegnarle come parliamo davvero. Ma a quale prezzo?

Il problema del consenso reale

Meta ci dice che possiamo dire di no. E questo, ok, è un punto a favore. Un modulo di opt-out sarà disponibile (anche se non proprio sbandierato) e ci permetterà di tirarci fuori dalla raccolta. Ma la verità è che la maggior parte degli utenti non ci farà caso, non capirà a fondo le implicazioni, o peggio, non troverà neanche il modulo.

Eppure, siamo in un momento cruciale: non è solo questione di “proteggere la nostra privacy”, è questione di comprendere il valore dei nostri dati. Ogni parola che scriviamo, ogni commento, ogni like ha un peso. Sta costruendo qualcosa. E se quell’“algo” è un modello generativo che potrà influenzare decisioni, mercati, contenuti, conversazioni future… non siamo più solo spettatori. Siamo co-creatori.

Il lato oscuro della fame di dati

Dietro il sipario, la realtà è che i dati buoni stanno finendo. Le fonti pulite, ampie, coerenti, sono ormai un tesoro raro. Elon Musk l’ha detto chiaro: “il web è quasi raschiato”. Quindi ora, ogni contenuto che noi umani pubblichiamo diventa una risorsa strategica. E in questo scenario, Meta – come Google, OpenAI e altri – si lancia nella nuova corsa all’oro: i nostri dati pubblici.

Ecco la mia riflessione: va bene alimentare l’innovazione, ma serve trasparenza. Serve etica. Serve un dibattito pubblico vero su chi ha il diritto di usare cosa, e per quali scopi.

Quindi… cosa possiamo fare?

  1. Leggere, informarsi, capire. Non accontentiamoci di banner o notifiche automatiche. Andiamo a fondo. I ToS non sono solo burocrazia: sono contratti reali tra noi e il digitale.

  2. Compilare il modulo di opt-out, se sentiamo che il nostro contributo non dovrebbe finire in un dataset che non possiamo controllare.

  3. Educare gli altri. Parliamone con amici, parenti, colleghi. Spieghiamo cosa significa “addestrare un’IA” con dati pubblici. Perché la consapevolezza è il primo firewall.

Il meta-finale (e un piccolo manifesto personale)

In un’epoca dove tutto è tracciabile, analizzabile, monetizzabile, la nostra voce conta ancora. Il fatto che Meta ci chieda (seppur in modo un po’ timido) il permesso, è già qualcosa. Ma dobbiamo alzare il livello: vogliamo sapere come verranno usati quei dati, per quanto tempo, da chi e con quali limiti.

Siamo nerd. Siamo geek. Siamo appassionate di IA, di reti neurali, di futuro. Ma questo non significa che dobbiamo essere anche passive. Non siamo solo NPC in un gioco disegnato da altri: possiamo essere player attivi, sviluppatrici del nostro destino digitale.

E allora, stay nerd. Stay awake. E ricordati sempre: il dato più potente, è quello che scegli di non dare.

Meta AI arriva in Europa: il chatbot che trasforma Instagram, WhatsApp e Messenger

È ufficiale: Meta AI, l’intelligenza artificiale generativa sviluppata dalla compagnia di Mark Zuckerberg, è finalmente arrivata in Europa. Dopo mesi di trattative con le autorità regolatorie e un’attenta revisione delle normative sulla privacy, l’assistente digitale basato sul potentissimo modello open source Llama 3.2 è ora disponibile nei 41 Paesi dell’Unione Europea, inclusa l’Italia, e in 21 territori d’oltremare. Si tratta di un passo storico non solo per Meta, ma anche per l’intero panorama dell’AI generativa, che si insinua sempre di più nel nostro quotidiano — anche per chi non si considera affatto un esperto di tecnologia.

L’intelligenza artificiale per tutti: dove la troviamo?

Non serve scaricare nuove app o installare software misteriosi. Meta AI è già dentro le piattaforme che usiamo ogni giorno: WhatsApp, Facebook, Instagram e Messenger. Basta cercare il famoso cerchio blu o digitare “@MetaAI” in una chat per iniziare a parlare con l’assistente digitale. Su WhatsApp, ad esempio, è sufficiente menzionare l’IA in una conversazione per ricevere in tempo reale suggerimenti su argomenti di ogni tipo, dalla pianificazione di una serata alla stesura di un messaggio di auguri o una caption Instagram che faccia colpo.

La tecnologia è progettata per essere fluida, accessibile e naturale. Il suo obiettivo? Rendere ogni interazione digitale più semplice e intelligente, aiutando l’utente in tempo reale con risposte rapide, consigli utili e supporto creativo.

Cosa può fare Meta AI?

A oggi, Meta AI in Europa può scrivere, rispondere a domande, generare testi, suggerire idee e risolvere piccoli problemi quotidiani. Gli utenti possono chiedere di comporre messaggi, organizzare una festa, pianificare un viaggio, trovare una citazione perfetta per un post o ricevere un consiglio su un acquisto. Il tutto all’interno dell’interfaccia delle app Meta, senza mai uscire dalla conversazione.

Tuttavia, non può ancora generare immagini né analizzare fotografie. Queste funzionalità, disponibili nella versione americana del sistema, sono state escluse nella versione europea a causa delle strette normative sul trattamento dei dati personali. Si tratta di un compromesso importante che Meta ha accettato pur di vedere il proprio assistente entrare nel mercato europeo.

Privacy, trasparenza e… compromessi

Il lungo percorso che ha portato Meta AI sulle sponde europee è stato disseminato di ostacoli, quasi tutti legati alla questione spinosa della privacy. Le autorità europee, notoriamente rigorose in materia, hanno posto l’accento sull’impossibilità di utilizzare i dati personali degli utenti per addestrare l’IA senza un consenso esplicito.

Meta ha quindi adottato una posizione ufficiale chiara: le conversazioni private non verranno utilizzate per il training dell’intelligenza artificiale, a meno che l’utente non decida volontariamente di condividere un messaggio specifico con l’IA, ad esempio digitando “@MetaAI”. Questo significa che le nostre chat quotidiane — che siano messaggi d’amore, confidenze tra amici o aggiornamenti di famiglia — rimangono off-limits per l’addestramento dell’algoritmo.

Ma la prudenza è ancora d’obbligo. La funzionalità di generazione di immagini, ad esempio, è stata disattivata proprio per permettere ulteriori analisi sul suo impatto in termini di tutela della privacy e rispetto del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). Meta ha anche rinunciato (almeno per ora) all’idea di utilizzare la base di utenti europei come sorgente di dati per migliorare i propri modelli. Un gesto che, pur apprezzato, non è bastato a placare del tutto le preoccupazioni delle autorità.

Meta AI non si può disinstallare (ma si può silenziare)

Una delle domande che rimbalzano di più tra gli utenti riguarda la possibilità di disattivare Meta AI. La risposta breve? No, non si può rimuovere completamente. L’assistente digitale è ormai integrato nelle app, comparendo come chat autonoma o nella barra di ricerca. Tuttavia, è possibile ridurne al minimo la presenza silenziando le notifiche o scegliendo opzioni come “Non mi interessa” o “Nascondi Meta AI” su Facebook e Instagram. L’attivazione dell’assistente resta comunque facoltativa: se non gli rivolgete domande, non interagisce né raccoglie dati.

Perché è un passo importante per l’intelligenza artificiale?

L’arrivo di Meta AI in Europa rappresenta molto più di una semplice espansione geografica. Segna il momento in cui l’intelligenza artificiale generativa entra ufficialmente nel mainstream europeo. Non è più un’esclusiva di ricercatori, appassionati o tech-savvy: è uno strumento a disposizione di tutti, direttamente nelle mani di chi usa Instagram per postare foto del gatto o WhatsApp per organizzare una cena tra amici.

La scelta di Meta di rendere l’IA fruibile e invisibile è una mossa strategica che punta alla normalizzazione dell’interazione uomo-macchina. Come ha scritto il giornalista Alessandro Longo, è proprio grazie alla familiarità di queste app che l’IA generativa inizia a diventare “umana”, accessibile, quotidiana.

Il futuro di Meta AI in Europa

Le limitazioni attuali, come l’assenza della generazione di immagini, potrebbero essere solo temporanee. Man mano che Meta affinerà il proprio approccio alla privacy e alle regole europee, è probabile che l’IA venga aggiornata con nuove funzionalità, diventando sempre più avanzata e integrata nei flussi digitali degli utenti.

Siamo di fronte a un momento di transizione, in cui la tecnologia sta ridefinendo il modo in cui comunichiamo. Meta AI è solo la punta dell’iceberg, ma già ora mostra chiaramente come l’intelligenza artificiale stia trasformando i social network in ambienti più intelligenti, reattivi e personalizzati.

E voi, siete pronti a chiedere consiglio a un’IA per scrivere un post su Facebook o per scegliere la prossima meta delle vacanze? La rivoluzione dell’intelligenza artificiale è iniziata. Ed è letteralmente dentro la vostra chat.

TikTok bandito negli USA: il destino dell’app tra geopolitica e acquisizioni

TikTok ha fatto irruzione nel panorama dei social media con una forza inarrestabile, conquistando milioni di utenti in tutto il mondo. La sua formula di video brevi, accattivanti e spesso virali ha catturato le giovani generazioni e non solo. Anche i millennial si sono trovati attratti dalla sua immediatezza e dalle infinite possibilità creative offerte dalla piattaforma. Ma quello che sembrava un dominio incontrastato si è presto trasformato in una battaglia legale che minaccia la sua stessa esistenza negli Stati Uniti.

Nel gennaio 2025, il divieto di TikTok è diventato realtà negli Stati Uniti. La Corte Suprema ha confermato la decisione, sancendo l’entrata in vigore della legge il 19 gennaio. Tuttavia, nonostante la chiusura momentanea dell’app, la storia non si è conclusa lì. Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, la questione si è ulteriormente complicata. Il nuovo presidente ha concesso a ByteDance, la società cinese proprietaria di TikTok, una proroga di 75 giorni per vendere la piattaforma a un’acquirente statunitense, evitando così il blocco definitivo dell’app. Tra i potenziali compratori si sono fatti avanti nomi importanti come Microsoft, Oracle e perfino MrBeast, la celebrità di YouTube.

La controversia intorno a TikTok ruota principalmente attorno alla sicurezza nazionale. Il governo degli Stati Uniti sostiene che l’app rappresenti una minaccia, temendo che ByteDance possa condividere dati sensibili degli utenti americani con il governo cinese. Nonostante TikTok abbia ripetutamente negato queste accuse e adottato misure per garantire la sicurezza dei dati, le tensioni tra Washington e Pechino hanno alimentato il sospetto e spinto all’adozione del divieto.

L’impatto del ban si è fatto sentire immediatamente. Gli utenti di TikTok negli Stati Uniti si sono trovati improvvisamente privati della loro piattaforma preferita, portando alla nascita di un mercato parallelo di dispositivi con l’app preinstallata. Gli iPhone usati con TikTok ancora funzionante sono stati messi in vendita a prezzi esorbitanti su eBay, mentre gli utenti Android hanno trovato modi alternativi per installare l’app attraverso fonti non ufficiali. Questo fenomeno ha evidenziato l’enorme impatto culturale e commerciale di TikTok, dimostrando come la sua influenza vada ben oltre il semplice intrattenimento.

Nel frattempo, il 5 aprile 2025 si avvicina rapidamente, data in cui la proroga concessa dal governo terminerà. Se ByteDance non avrà venduto TikTok entro quella data, l’app verrà ufficialmente bandita dagli Stati Uniti. Tuttavia, se dovessero esserci progressi concreti verso la vendita, il governo potrebbe concedere un’ulteriore estensione fino al 19 aprile 2025. Amazon ha recentemente espresso interesse per l’acquisizione della piattaforma, alimentando le speculazioni su un possibile colpo di scena che potrebbe salvare TikTok dal suo destino.

La situazione si è ulteriormente complicata quando anche altre app legate a ByteDance sono state colpite dal divieto. CapCut, l’app di editing video utilizzata da milioni di creator, e perfino il popolare gioco mobile Marvel Snap hanno subito interruzioni. Lo sviluppatore di Marvel Snap, Second Dinner, ha dichiarato di essere stato colto di sorpresa dalla rimozione del gioco e ha assicurato agli utenti che sta lavorando per trasferire i servizi su un nuovo editore per evitare futuri blocchi.

Nonostante la sentenza della Corte Suprema, la battaglia legale continua. TikTok e ByteDance hanno intentato causa contro il governo degli Stati Uniti, sostenendo che il divieto viola il Primo Emendamento e i diritti alla libera espressione di oltre 170 milioni di utenti americani. La Corte Suprema ha riconosciuto la fondatezza di alcuni di questi argomenti, ma ha ribadito che il vero problema risiede nella proprietà dell’app. Se TikTok verrà venduta a una società americana, il divieto potrebbe essere revocato, restituendo agli utenti l’accesso alla piattaforma.

Nel frattempo, il governo cinese ha espresso forti critiche alla decisione statunitense, accusando gli Stati Uniti di abuso di potere e di attacco ingiustificato a una società straniera. La Cina ha affermato che non ci sono prove concrete che TikTok rappresenti una minaccia per la sicurezza nazionale e ha chiesto agli Stati Uniti di rispettare i principi della concorrenza leale.

Mentre il tempo scorre, il futuro di TikTok negli Stati Uniti rimane incerto. Se ByteDance riuscirà a trovare un acquirente prima della scadenza della proroga, l’app potrebbe continuare a esistere sul suolo americano sotto una nuova gestione. In caso contrario, gli utenti dovranno dire addio a TikTok e cercare alternative per colmare il vuoto lasciato dalla piattaforma che ha rivoluzionato il mondo dei social media.

In ogni caso, la storia di TikTok dimostra come la tecnologia e la geopolitica siano strettamente intrecciate. Il destino di un’app può essere determinato non solo dai suoi utenti, ma anche dai giochi di potere tra le grandi nazioni. E mentre gli utenti americani attendono con ansia di sapere cosa ne sarà del loro social preferito, il mondo intero osserva, consapevole che il caso TikTok potrebbe segnare un precedente per il futuro delle piattaforme digitali globali.

Giornata Mondiale senza Facebook

Febbraio è ormai il mese perfetto per staccare la spina, prendersi una pausa dal web e dai social media. Dopo l’iniziativa “Sconnessi Day“, che invita a disconnettersi per un giorno intero, il 28 febbraio arriva un’altra occasione per riflettere sulla nostra dipendenza digitale: la “Giornata Mondiale senza Facebook”. Questo movimento, nato in Francia, ha come obiettivo quello di combattere la cyber dipendenza e ricordare al fondatore Mark Zuckerberg che gli utenti sono la linfa vitale di Facebook, più degli algoritmi che dominano la piattaforma. Ma, come spesso accade con queste iniziative, il risultato è sempre lo stesso: un clamoroso flop. Infatti, sembra che oggi pochi siano pronti a vivere una giornata senza quella finestra virtuale che ci connette al mondo, anche se perlopiù in modo passivo.

Facebook, che detiene ancora il primato come social network più utilizzato in Italia e nel mondo, ha ormai preso piede nelle nostre vite quotidiane, rendendo evidente il fenomeno della dipendenza sociale. Non è più necessario postare o commentare: anche solo scorrere le notizie e dare un’occhiata agli aggiornamenti di amici e sconosciuti ci assorbe, spesso senza che ce ne accorgiamo. In media, trascorriamo almeno due ore al giorno su Facebook, e questo dato ci posiziona al primo posto in Europa tra gli utenti più assidui dei social network.

L’intento della Giornata Mondiale senza Facebook è diffondere l’idea che per migliorare la nostra qualità di vita, dobbiamo tornare a guardare il mondo che ci circonda, lontani dallo schermo. Ironia della sorte, però, esiste anche un gruppo su Facebook che promuove questa stessa iniziativa, il che sembra essere una contraddizione ambulante. Tuttavia, va riconosciuto che Facebook gioca un ruolo importante nella promozione di eventi e iniziative, grazie alle sue campagne pubblicitarie mirate e al coinvolgimento degli utenti.

Ma il problema non riguarda solo Facebook. La dipendenza dai social è un fenomeno in continua crescita, alimentato anche da altre piattaforme come WhatsApp, Snapchat, Instagram, che ha recentemente raggiunto i numeri di Twitter, e TikTok. In un mondo sempre più connesso, sembra che non ci sia via di fuga da questa realtà digitale che ci tiene incollati ai nostri dispositivi.

Instagram sfida Capcut e TikTok con Edits: la nuova app per creare video da pro!

La guerra dei video brevi si infiamma! Instagram, non contento di aver già conquistato milioni di utenti con i Reels, lancia Edits, una nuova app dedicata al video editing che promette di rivoluzionare il modo in cui creiamo e condividiamo i nostri contenuti. Scopriamo insieme tutte le novità di questa app che punta a diventare il nuovo rivale di TikTok e CapCut.

Edits: molto più di una semplice app per montare video

Dalle menti di Instagram arriva Edits, una suite completa di strumenti creativi pensata per trasformare il tuo smartphone in una vera e propria cinepresa. Con Edits potrai:

  • Dare sfogo alla tua creatività: Grazie a una vasta gamma di effetti, filtri e animazioni, potrai creare video unici e personalizzati.
  • Organizzare al meglio i tuoi progetti: L’app ti permette di salvare le bozze, gestire le tue idee e collaborare con altri creator.
  • Condividere ovunque tu voglia: Esporta i tuoi video in alta qualità e condividili sulle tue piattaforme social preferite, senza watermark.
  • Analizzare le tue performance: Tieni traccia delle visualizzazioni, dei like e di altri dati importanti per capire cosa funziona e cosa no.

Perché Edits è diversa dalle altre app?

  • Focus sulla creatività: Edits non è solo un editor video, ma uno strumento che ti permette di esprimere la tua creatività al massimo.
  • Integrazione con Instagram: Condividi i tuoi video direttamente su Instagram Reels e sfrutta tutta la potenza della piattaforma di Meta.
  • Sviluppo a lungo termine: Edits è il frutto di mesi di lavoro e rappresenta un investimento importante per Instagram.

La sfida a TikTok e CapCut

Il lancio di Edits arriva in un momento cruciale per il mercato dei video brevi. Con il ban temporaneo di TikTok negli Stati Uniti, Instagram vede un’opportunità unica per accaparrarsi nuovi utenti. Edits è la risposta di Meta a questa sfida, un’arma potente per contrastare la crescita di TikTok e CapCut.

Quando sarà disponibile Edits?

Al momento, Edits è disponibile per il pre-ordine su App Store. Il lancio ufficiale è previsto per il 13 marzo 2025. Per gli utenti Android, bisognerà attendere ancora qualche settimana.

Conclusioni

Edits rappresenta una novità importante nel mondo del video editing. Con le sue funzionalità avanzate e l’integrazione con Instagram, questa app ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo punto di riferimento per i creator.

Sei pronto a dare il via alla tua carriera da videomaker? Scarica Edits e inizia a creare contenuti straordinari!

Perché il pubblico si sta allontanando da Facebook?

Facebook è, senza dubbio, il gigante dei social network, con miliardi di utenti in tutto il mondo. La sua popolarità è indiscussa, eppure negli ultimi anni la piattaforma ha dovuto fare i conti con una serie di sfide che hanno minato la sua reputazione, portando molti utenti a mettere in discussione la fiducia che ripongono in essa. Se prima Facebook sembrava invincibile, ora il panorama delle piattaforme social sta cambiando, con nuovi attori che rubano sempre più spazio, soprattutto tra i più giovani. Ma quali sono i motivi per cui Facebook sta perdendo appeal?

Uno dei temi più scottanti che ha contribuito alla perdita di fiducia nei confronti di Facebook riguarda la privacy e la sicurezza dei dati. Purtroppo, la piattaforma non ha brillato in questo ambito. Il caso più famoso è quello di Cambridge Analytica, quando nel 2018 vennero esposti i dati personali di milioni di utenti, sollevando preoccupazioni su come Facebook raccogliesse e condividesse informazioni sensibili con terze parti non autorizzate. Da allora, altre violazioni della privacy hanno continuato a scuotere la comunità, culminando nella causa antitrust del 2020 da parte della Federal Trade Commission (FTC) degli Stati Uniti. Queste problematiche hanno alimentato la sfiducia dei consumatori, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei propri dati personali e la trasparenza delle politiche di raccolta.

Un altro aspetto controverso è la diffusione di disinformazione e fake news. Facebook è stato ripetutamente accusato di non fare abbastanza per arginare il flusso di contenuti falsi e ingannevoli sulla sua piattaforma. Dagli scandali legati alle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e del 2020, fino alla gestione dell’informazione durante la pandemia di COVID-19, il social network ha avuto difficoltà nel fermare la viralità di notizie non verificate che spesso avevano gravi ripercussioni sociali e politiche. La critica più grande è che, nonostante le politiche ufficiali contro la disinformazione, la piattaforma ha faticato a mantenere un controllo rigoroso sui contenuti pubblicati. Il fallimento di Facebook nel contrastare efficacemente teorie del complotto e messaggi d’odio ha pesato sul suo prestigio, minando la sua credibilità come fonte di informazione affidabile.

Non solo le questioni legate alla sicurezza e alla disinformazione stanno intaccando la posizione di Facebook, ma anche la crescente concorrenza di altre piattaforme social sta contribuendo alla sua discesa. Piattaforme come TikTok, Snapchat, YouTube, e Instagram (che, ironia della sorte, è di proprietà proprio di Facebook) offrono esperienze più innovative e coinvolgenti, con contenuti brevi, divertenti e facili da consumare. TikTok, in particolare, ha guadagnato velocemente popolarità grazie al suo formato video e alla capacità di viralizzare contenuti in modo rapido ed efficace. Questa competitività ha fatto sì che molti utenti, soprattutto tra i più giovani, si allontanassero da Facebook, preferendo spazi sociali che rispondano meglio ai loro interessi e alle loro abitudini di consumo digitale.

A complicare ulteriormente le cose, le recenti modifiche alle politiche di moderazione dei contenuti annunciate da Mark Zuckerberg hanno sollevato preoccupazioni tra gli utenti. L’eliminazione del fact-checking di terze parti e l’introduzione del sistema delle “note della comunità” hanno portato molti a temere che la piattaforma potesse diventare un terreno fertile per la diffusione di disinformazione e discorsi d’odio. Zuckerberg ha giustificato questi cambiamenti come una mossa per ripristinare la “libertà di espressione”, ma la risposta degli utenti è stata tutt’altro che positiva. In effetti, gli Stati Uniti hanno visto un aumento esplosivo delle ricerche su Google per “come eliminare definitivamente Facebook”, con molti che si sono rivolti a piattaforme alternative come Bluesky e Mastodon. Quest’ultimo, in particolare, sta vivendo un periodo di crescita grazie alla sua struttura decentralizzata, che promette maggiore trasparenza e controllo sui contenuti, un aspetto molto apprezzato da chi è stanco della gestione centralizzata di Facebook.

Nonostante queste difficoltà, è importante non sottovalutare il potenziale di Facebook come strumento di marketing. La piattaforma continua a essere un punto di riferimento per le aziende che vogliono raggiungere una demografica più matura e con un maggiore potere d’acquisto. Prodotti e servizi destinati a un pubblico adulto, come orologi di lusso o articoli per bambini, trovano ancora un ambiente ideale su Facebook, dove gli utenti tendono ad essere più disposti a compiere acquisti rispetto a quelli che si trovano su piattaforme come TikTok. In questo contesto, nonostante la lieve decrescita di utenti, Facebook rimane un canale fondamentale per il marketing mirato.

Facebook sta attraversando una fase di transizione. Le critiche relative alla privacy, alla disinformazione e alle modifiche alle politiche di moderazione hanno sicuramente scalfito la sua immagine, ma il social network ha ancora una base di utenti solida, soprattutto tra le generazioni più adulte. Con una strategia di marketing mirata e l’adattamento alle nuove esigenze del pubblico, Facebook potrebbe riuscire a mantenere la sua posizione, anche se la concorrenza di piattaforme più innovative è sempre più agguerrita. Gli esperti consigliano di monitorare costantemente l’evoluzione delle politiche della piattaforma e di esplorare alternative come Mastodon, che stanno guadagnando rapidamente terreno tra coloro che cercano una maggiore trasparenza e un controllo più diretto sulle proprie informazioni.

Il crepuscolo degli dei: il Declino dell’Influencer Marketing

La figura dell’influencer, che qualche anno fa sembrava destinata a diventare il punto di riferimento assoluto nel marketing digitale, oggi sta attraversando una crisi di identità che mette in discussione la sua stessa esistenza. Nata come il simbolo della popolarità conquistata attraverso la creazione di contenuti che rispecchiassero una “autenticità” quasi palpabile, la figura dell’influencer sta perdendo la sua aura di innovazione, accecatata dalla crescente commercializzazione e da un pubblico che, seppur ancora ampio, inizia a nutrire dubbi e a manifestare una crescente disillusione.

Il primo campanello d’allarme è l’affaticamento del pubblico. Quando gli influencer hanno cominciato a guadagnare terreno sui social, piattaforme come Instagram, YouTube e TikTok li avevano consacrati come leader di pensiero, in grado di influenzare le scelte d’acquisto e lo stile di vita di milioni di persone. Le promesse di contenuti genuini, privi di filtri e fortemente legati alle esperienze personali, hanno catalizzato l’attenzione degli utenti. Tuttavia, man mano che i follower si sono resi conto dei meccanismi di sponsorizzazione e dei contenuti pagati che permeavano i feed social, il glamour e l’autenticità dei contenuti sono iniziati a vacillare. La crescente consapevolezza degli utenti ha alimentato una sfiducia crescente nei confronti di chi promuoveva prodotti e stili di vita, riducendo gli influencer da figure ammirate a simboli di superficialità e consumismo.

Il cambio di passo, con l’inclusione sempre più massiccia di contenuti sponsorizzati, ha fatto scivolare l’influencer nel trappolone della commercializzazione sfrenata, dove l’autenticità sembra sacrificata sull’altare della visibilità e del guadagno. La linea tra genuinità e business è diventata sempre più sfocata, e la trasparenza, che un tempo sarebbe stata la chiave del successo, ora appare più come una necessità che un valore intrinseco. Sebbene molti influencer cerchino di mantenere l’apparenza di una connessione autentica con il proprio pubblico, la continua ricerca di opportunità economiche per monetizzare la loro popolarità ha messo a dura prova questa facciata.

Accanto a questi cambiamenti, c’è anche il problema della saturazione del mercato. L’accessibilità delle piattaforme social ha democratizzato il concetto di “influencer”, consentendo a chiunque di diventare un “creatore di contenuti” e conquistare il proprio spazio, anche senza possedere una reale influenza o competenza. In questo contesto, la differenza tra i veri leader di pensiero e chi cerca solo fama effimera è diventata sempre più sottile. Non solo, ma l’uso di follower finti o strategie artificiali per aumentare la visibilità ha ulteriormente minato la credibilità di una figura già messa alla prova. L’affidabilità, che un tempo costituiva uno dei principali tratti distintivi degli influencer, sta lentamente svanendo, sostituita dalla consapevolezza che dietro ogni post può esserci una spinta commerciale poco trasparente.

Nel frattempo, le stesse piattaforme su cui gli influencer hanno costruito la loro carriera stanno cambiando le regole del gioco. Le modifiche agli algoritmi e le politiche sulle sponsorizzazioni hanno reso più difficile per gli influencer ottenere visibilità organica senza dover investire in pubblicità a pagamento. I contenuti sponsorizzati, un tempo accolti con entusiasmo, sono ora spesso visti come invadenti e poco autentici, spingendo gli utenti a distaccarsi ulteriormente da quelle figure che una volta consideravano vicine. In un panorama sempre più competitivo, gli influencer stanno cercando nuovi modi per restare rilevanti, ma non è affatto facile.

Se guardiamo al caso di Chiara Ferragni, uno degli esempi più iconici di influencer globale, vediamo come il cambiamento sia profondo. La sua carriera è stata costruita sulla promessa di autenticità, con uno stile di vita da “regina del fashion” che ha conquistato milioni di follower. Tuttavia, eventi come il Pandoro Gate, che ha visto Ferragni coinvolta in una controversia legale legata a un prodotto sponsorizzato, hanno messo in luce le vulnerabilità della figura dell’influencer. In questo caso, la percezione di una “falsa promessa” legata alla commercializzazione del pandoro Pink Christmas ha minato la sua immagine. La vicenda ha sollevato interrogativi su quanto i grandi influencer possano ancora essere considerati affidabili, quando l’autenticità viene sacrificata sull’altare del business. La risoluzione della questione con il Codacons, che ha portato al risarcimento dei consumatori e alla donazione a favore di donne vittime di violenza, segna un tentativo di recuperare la credibilità. Tuttavia, il danno reputazionale rimane un tema delicato.

In parallelo, la figura dell’influencer di moda sembra ormai in declino. Le blogger, che in passato erano protagoniste indiscusse delle sfilate e delle collaborazioni con i brand di lusso, stanno vedendo un declino nei numeri dei loro follower. Aimee Song, Leonie Hanne e altre influencer di moda stanno osservando una perdita di popolarità, segno che il loro pubblico non si entusiasma più per i soliti contenuti perfetti e stilizzati. Le persone vogliono vedere qualcosa di più “vero”, qualcosa che rispecchi la loro realtà quotidiana. Le micro-influencer, con un seguito più ristretto ma più legato, sembrano essere in grado di rispondere meglio a questa domanda di autenticità, guadagnando terreno in un mercato che sembra aver esaurito la sua spinta iniziale.

Il mondo dei fashion influencer sta quindi cedendo il passo ad altri protagonisti, come le star di Hollywood, i tennisti e, soprattutto, i gruppi del K-pop. Con milioni di follower e una visibilità che supera quella degli influencer tradizionali, queste nuove icone stanno diventando il nuovo volto del marketing digitale, con un’influenza che travalica i confini della moda e della musica. Il K-pop, con la sua capacità di unire stile e personalità, sta diventando un fenomeno ancora più potente degli influencer stessi.

In questo scenario in rapida evoluzione, il futuro dell’influencer marketing dipenderà dalla capacità di questi nuovi protagonisti di mantenere un equilibrio tra autenticità e commercio. Chi riuscirà a cavalcare questa onda, restando fedele alla propria identità, avrà sicuramente più chances di emergere come un vero leader di pensiero. Ma per molti, il declino della figura dell’influencer potrebbe segnare la fine di un’era, lasciando spazio a nuove forme di contenuti digitali e interazioni più genuine.

Frank Gramuglia: Da impiegato infelice a influencer di successo, la sua rivoluzione social

Frank Gramuglia, un nome che ormai risuona forte sui social, è diventato un fenomeno, guadagnando milioni di follower grazie alla sua satira pungente e al suo approccio ironico riguardo il mondo del lavoro. Con una carriera che parte dall’alberghiero e culmina nella sua nuova vita da content creator, Gramuglia rappresenta quella che potremmo definire una “rivoluzione sociale” nell’approccio al lavoro, alla carriera e, soprattutto, alla felicità professionale.

La sua storia inizia lontano dai riflettori, tra i tavoli di un bar a Arese, quando, appena adolescente, lavorava nel locale di famiglia. Una realtà ben lontana dai fasti dei social network, ma che lo ha messo in contatto con il mondo del lavoro fin da giovanissimo. Dopo una serie di esperienze in hotel e nel settore alberghiero, che lo vedono ricoprire ruoli sempre più importanti fino a diventare direttore, Frank ha capito che l’ambiente professionale tradizionale non faceva per lui. Il 2020 è stato l’anno della sua svolta: dopo aver lasciato il suo posto nel settore alberghiero, ha iniziato a dedicarsi con sempre maggiore passione alla creazione di contenuti su TikTok e Instagram.

Oggi, con oltre tre milioni di follower, Gramuglia è una delle voci più ascoltate quando si parla di critica sociale, in particolare per quanto riguarda il mondo del lavoro. Nei suoi video, l’ex impiegato racconta le problematiche quotidiane di un sistema che spinge le persone a lavorare sempre di più senza alcuna gratificazione. Con ironia e cinismo, non risparmia le sue stoccate a datori di lavoro senza scrupoli, a colleghi ambiziosi e a tutte quelle dinamiche che caratterizzano l’ufficio come un microcosmo tossico e alienante. Tra gli argomenti più amati dal suo pubblico c’è la critica al ritorno in ufficio post-pandemia, che a suo parere ha evidenziato tutte le contraddizioni di un sistema che impone una flessibilità illusoria, quando in realtà il traffico, le videoriunioni inutili e le continue pressioni sono diventati i veri nemici della produttività.

A differenza dei classici influencer che spesso nascondono dietro un’immagine patinata una vita agiata, Gramuglia ha sempre parlato in modo schietto della sua esperienza. Durante la pandemia, ha affrontato momenti di difficoltà economica, arrivando a trovarsi con meno di mille euro in banca. Ma è stato proprio in quel periodo che, grazie all’isolamento, ha deciso di dedicarsi con maggiore impegno ai social, ottenendo risultati straordinari. Il suo successo, però, non è stato casuale: la sua capacità di trasformare la frustrazione lavorativa in contenuti virali ha conquistato una vasta platea, spingendolo a guadagnare ben dieci volte quanto faceva nel suo precedente impiego.

In un’intervista al Corriere Milano, Frank ha raccontato il suo quotidiano lavorativo. Nonostante la sua routine sia molto diversa da quella di un impiegato tradizionale, Gramuglia lavora in media dalle dieci alle quattordici ore al giorno. La sua giornata inizia spesso di notte, quando si sveglia per dare uno sguardo al lavoro di altri creatori, per poi scrivere nuove idee e iniziare la giornata lavorativa vera e propria. Sebbene i suoi orari siano molto flessibili, la disciplina che ha acquisito nel corso degli anni è una delle chiavi del suo successo. “Faccio tutto da solo: filmo, monto, taglio. Non ho dipendenti o collaboratori a parte l’agenzia che mi aiuta con i contatti”, ha spiegato.

Una delle cose che più emergono dal suo racconto è la libertà che ha acquisito dal suo cambiamento professionale. “Mi svegliavo alle 6 per andare al lavoro con zero soddisfazioni. Ora lavoro più ore, ma ciò che faccio mi piace. Inoltre, sono io a decidere tutto, non dipendo da nessuno”, ha commentato con il suo tipico sarcasmo. Questo atteggiamento di libertà e indipendenza non è solo un aspetto della sua carriera da content creator, ma è anche un principio che ha applicato nella sua vita personale. Dopo aver lasciato la sua casa a Milano, ha deciso di investire in un bed & breakfast, il “GramugliHouse”, che gestisce con la sua compagna Elisa Demichele, dando vita a un altro progetto che gli consente di guadagnare senza sacrificare la sua libertà.

Un altro elemento importante della vita di Gramuglia è il suo libro, Il taccuino della vergogna, pubblicato nel 2019, che segna l’inizio del suo percorso come autore. Con uno stile che mescola il cinismo a una scrittura ironica, ha raccontato le sue esperienze nel mondo del lavoro e la sua generazione, mettendo in luce le difficoltà, le contraddizioni e le frustrazioni di chi, come lui, ha cercato di fare carriera in un ambiente troppo spesso alienante.

Oggi Frank Gramuglia è un simbolo di quella generazione che ha deciso di prendere in mano la propria vita e di costruirsi un futuro su misura, lontano dagli schemi tradizionali del lavoro d’ufficio. Il suo percorso dimostra che, seppur con fatica e sacrificio, è possibile reinventarsi, trovare soddisfazione nel proprio lavoro e, soprattutto, non avere paura di mettere in discussione ciò che fino a ieri sembrava l’unica strada percorribile. Con il suo successo, Gramuglia ha dimostrato che i social possono essere una valida alternativa ai lavori tradizionali, permettendo di guadagnare, ma anche di vivere una vita più libera, meno stressante e, soprattutto, più appagante.

Guida Definitiva alla Creazione di Video Efficaci su Instagram

Instagram è diventato un pilastro fondamentale nel marketing digitale, grazie alla sua capacità di catturare l’attenzione e stimolare l’interazione con gli utenti. I video, in particolare, rappresentano un’opportunità unica per i brand e i creatori di contenuti per raggiungere un pubblico sempre più vasto e coinvolto. Se anche tu vuoi approfittare di questo potente strumento, ecco una guida su come creare video efficaci su Instagram, sfruttando al massimo le sue varie funzionalità.

Instagram offre tre formati principali per i video, ognuno con caratteristiche uniche che lo rendono adatto a specifiche esigenze di comunicazione. Le Dirette, ad esempio, sono perfette per eventi dal vivo, sessioni di domande e risposte o il lancio di nuovi prodotti. Poiché vengono trasmesse in tempo reale, offrono un’aria di autenticità e trasparenza, permettendo agli spettatori di interagire istantaneamente con commenti e reazioni. I Reels, invece, sono video brevi, dinamici e pieni di creatività, spesso arricchiti con musica, effetti visivi e testo. Grazie alla loro natura coinvolgente e al loro formato ottimizzato, i Reels sono ideali per attirare l’attenzione velocemente e sfruttare tendenze virali. Infine, le Storie rappresentano contenuti video che scompaiono dopo 24 ore (a meno che non vengano salvate negli Highlights). Questo formato è perfetto per mostrare momenti autentici della quotidianità o dare uno sguardo dietro le quinte, con possibilità di interazione tramite adesivi, sondaggi e domande.

Per quanto riguarda la creazione dei video, Instagram offre diverse opzioni. Puoi registrare direttamente nell’app, utilizzando la fotocamera integrata per caricare facilmente video per Storie e Reels. Se invece vuoi aggiungere effetti avanzati o modificare il video prima della pubblicazione, ci sono app come InShot, CapCut o Adobe Premiere Rush, che offrono strumenti di editing più completi. Se invece il tuo obiettivo è creare contenuti di alta qualità, puoi ricorrere a videocamere professionali, montare il video con software come Adobe Premiere Pro e caricarlo direttamente su Instagram.

Per ottenere i migliori risultati con i tuoi video, è importante seguire alcune buone pratiche. Innanzitutto, cattura l’attenzione nei primi 3 secondi: gli utenti tendono a scorrere velocemente il feed, quindi è essenziale fare una prima impressione forte. Inoltre, aggiungi sempre i sottotitoli, poiché molti guardano i video senza audio, assicurandoti che il messaggio arrivi comunque a tutti. Mantieni i video brevi e dinamici, soprattutto nei Reels, per garantire che l’attenzione rimanga alta. Non dimenticare di sfruttare le tendenze virali: partecipare a queste tendenze può aumentare notevolmente la visibilità dei tuoi contenuti. Infine, inserisci sempre una call-to-action (CTA): invita gli spettatori a seguire il tuo account, interagire con il video o visitare il tuo sito web.

Instagram mette anche a disposizione strumenti di analisi avanzata per monitorare le performance dei tuoi video. Accedendo agli Insights, puoi visualizzare dati come il numero di visualizzazioni, le interazioni e il tasso di coinvolgimento. Queste informazioni ti permettono di comprendere meglio cosa funziona e cosa potrebbe essere migliorato, ottimizzando così la tua strategia video sulla piattaforma.

In sintesi, creare video efficaci su Instagram richiede una buona comprensione dei formati disponibili, l’uso delle giuste tecniche di produzione e l’analisi dei risultati per migliorare continuamente. Se segui questi consigli, sarai in grado di sfruttare al meglio questo strumento e fare colpo su un pubblico sempre più ampio.

L’Italia nella Creator Economy: Crescita, Opportunità e Sfide per i Content Creator

L’Italia si sta consolidando come uno dei principali protagonisti nella Creator Economy europea, piazzandosi al terzo posto con una media di 82 creator ogni 100.000 abitanti, come evidenziato dal rapporto I-Com 2024 per AICDC. Questo dato riflette chiaramente l’importanza crescente dei content creator nel panorama del marketing digitale. Non solo l’Italia è un punto di riferimento per la produzione di contenuti, ma sta emergendo anche come una nazione chiave nel settore dei social media, dove i creator, seppur spesso confusi con gli influencer, rivestono un ruolo molto più strutturato e professionale.

Il termine “creator” ha assunto negli ultimi anni una rilevanza sempre maggiore, distinguendosi dalla figura dell’influencer tradizionale. Mentre gli influencer erano inizialmente associati principalmente alla promozione di prodotti, i creator sono ora visti come veri e propri professionisti che utilizzano la loro creatività per sviluppare contenuti originali. Questi contenuti spaziano dai tutorial ai vlog, dalle recensioni di prodotti alle creazioni artistiche, con una forte componente di interazione con il pubblico. Si tratta di un lavoro che va oltre la semplice promozione, puntando a costruire una comunità fedele di seguaci.

La crescita del settore dei creator in Italia è impressionante. Nel 2023, i ricavi generati dai creator italiani hanno raggiunto i 4,06 miliardi di euro, con Instagram che rappresenta la principale fonte di guadagno, contribuendo con oltre 3,3 miliardi di euro. A seguire, TikTok e YouTube hanno generato rispettivamente 447 milioni e 280 milioni di euro. Questi numeri evidenziano come i creator non siano più una nicchia, ma una vera e propria forza trainante dell’economia digitale globale.

L’Italia non si limita a essere un centro di creatività digitale, ma sta anche adottando politiche a sostegno dei creator. Un esempio di questo impegno è la recente bozza di circolare dell’INPS, che riconosce i diritti previdenziali dei professionisti digitali. L’INPS ha avviato un dialogo con le associazioni di categoria per garantire ai creator un futuro previdenziale solido e un quadro normativo che supporti la crescita del settore. Un passo importante che segna il riconoscimento ufficiale dei creator come lavoratori a tutti gli effetti.

Il settore della Creator Economy è in continua espansione. Nel 2023, il mercato dei media digitali ha raggiunto un valore di 498,60 miliardi di dollari, con previsioni che vedono un incremento di oltre 200 miliardi nei prossimi anni. L’Italia, con i suoi 37.700 creator, ha visto una crescita del 33% del settore dell’influencer marketing dal 2020 al 2023, consolidando la sua posizione come uno dei principali attori europei in questo ambito.

Le prospettive per i creator italiani sono promettenti. L’espansione del mercato digitale, che ha registrato una crescita di 8,39 miliardi di euro dal 2017 al 2022, dovrebbe continuare anche nei prossimi anni, con una previsione di incremento del 15,52% entro il 2026. Allo stesso tempo, la crescente professionalizzazione del settore implica una maggiore domanda di formazione e competenze specialistiche. Le aziende, infatti, non vedono più la collaborazione con i creator come una semplice opportunità, ma come una necessità strategica per raggiungere un pubblico sempre più variegato e difficile da raggiungere attraverso i canali tradizionali.

Oggi, per diventare un content creator di successo, non basta più essere semplicemente creativi e avere una buona strategia sui social. I creator devono affrontare sfide sempre più complesse, come la gestione del proprio brand, la monetizzazione dei contenuti e l’adeguamento a normative fiscali e previdenziali. Una consapevolezza di queste dinamiche è cruciale per chi vuole intraprendere questa carriera, ma anche per le aziende che desiderano sfruttare al meglio il potenziale dei creator.

In conclusione, l’Italia si sta affermando come un leader nel cambiamento digitale che sta trasformando l’Europa e il mondo. I creator sono diventati una risorsa indispensabile per il marketing e per la crescita dell’economia digitale. La loro abilità nel creare contenuti autentici e coinvolgenti li rende un elemento fondamentale nell’ecosistema dei media digitali. Con un quadro normativo sempre più chiaro e una crescente professionalizzazione, il futuro dei creator italiani appare ricco di opportunità, ma anche di sfide che richiederanno competenza e preparazione.

La strana dicotomia di Meta in Cina: Social Vietati ma IA Sfruttata per Scopi Militari

Nel vasto ecosistema digitale della Cina, c’è un’assenza apparente e profonda: le piattaforme social di Meta. Facebook, Instagram, e WhatsApp sono blocchi lontani, fantasmi di un mondo digitale esterno che non penetra la cortina di ferro virtuale che il governo cinese ha eretto. Questa scelta, parte di un approccio rigoroso al controllo delle informazioni, mira a contenere il flusso di idee e influenze straniere e a sostenere un panorama digitale dominato da attori locali.

In questa cornice, l’accesso ai social occidentali di Meta è proibito con motivazioni ufficiali che parlano di stabilità sociale e protezione da contenuti destabilizzanti. Ma è chiaro a tutti, osservatori nazionali e internazionali, che in gioco c’è la supremazia informativa dello Stato, che vede le piattaforme straniere come una minaccia al proprio potere. Con la loro censura, il governo ha potuto plasmare un ambiente online fatto di alternative locali fortemente controllate: WeChat, Weibo e Douyin hanno prosperato, offrendo ai cittadini un surrogato “addomesticato” dei social globali, in linea con le politiche e gli obiettivi della nazione.

L’IA di Meta nelle Mani Militari Cinesi

Ma c’è un risvolto oscuro: anche se i social di Meta sono stati banditi, non è così per la sua tecnologia di intelligenza artificiale. La Cina non ha esitato a volgere a proprio vantaggio ciò che è disponibile in open source, e lo fa su un terreno sensibile. L’IA open source Llama, creata da Meta, è finita nelle mani delle forze armate cinesi, le quali hanno sviluppato un sistema chiamato “ChatBIT” – un tool di analisi e supporto strategico che sfrutta il modello Llama per operazioni di intelligence. È un paradosso: la stessa azienda che si è vista bloccare le proprie app di condivisione e comunicazione, ora vede la propria IA aperta usata per scopi militari contro gli stessi interessi occidentali che aveva cercato di rappresentare.

Nick Clegg, il presidente degli affari globali di Meta, ha sostenuto che l’apertura di Llama sia fondamentale per mantenere un vantaggio tecnologico degli Stati Uniti rispetto alla Cina e ad altre potenze. Tuttavia, il caso di ChatBIT rivela una complessità inaspettata, un lato distopico della filosofia dell’open source che lascia le porte spalancate anche a chi vorrebbe usarlo per scopi di difesa e attacco. Nonostante le regole di Meta vietino l’uso dei propri modelli per fini militari, tali restrizioni risultano inapplicabili, data la natura aperta del software.

Le Contraddizioni della Condivisione Tecnologica

Questo episodio evidenzia il paradosso della globalizzazione tecnologica. Se da un lato Meta auspica che l’open source promuova un progresso equo, dall’altro il libero accesso senza frontiere apre il fianco a utilizzi distorti, mirati a sfruttare proprio quell’equilibrio di potere che i social stessi avrebbero minacciato. L’IA di Meta, nata per migliorare la comunicazione umana e automatizzare compiti, si è trasformata in uno strumento strategico nelle mani di un governo che guarda all’Occidente con sospetto.

In un mondo in cui la tecnologia può essere tanto una finestra quanto un’arma, il futuro della collaborazione tecnologica sembra sospeso su un filo sottile, dove ogni scelta può riflettersi ben oltre il proprio intento originario.

Diventa Famoso su TikTok: Strategie e Consigli per Emergere nella Piattaforma

TikTok ha trasformato il panorama dei social media, diventando ben più di un semplice passatempo per adolescenti. Ora, la piattaforma rappresenta una vera e propria fucina di talenti, creando opportunità per chiunque aspiri a diventare creator, influencer o brand. Ma se pensi che basti un po’ di fortuna per emergere su TikTok, è il momento di rivedere questa convinzione. Dietro al successo di tiktoker come Charli D’Amelio e Khabi Lame, che vantano milioni di follower, c’è una strategia chiara e precisa, fatta di creatività, costanza e un’accurata comprensione della piattaforma. Quindi, come si fa a trasformare le semplici visualizzazioni in una carriera virale? Scopriamo insieme le migliori strategie per emergere su TikTok.

Per capire come alcuni dei creator più seguiti, come Charli D’Amelio con i suoi 137 milioni di follower o Khabi Lame con 134 milioni, siano riusciti a conquistare il pubblico, la risposta è semplice: hanno saputo unire talento, creatività e una profonda conoscenza di come funziona TikTok. La piattaforma premia infatti l’autenticità e la costanza, due delle caratteristiche fondamentali per entrare nel club dei creator di successo.

Il primo passo per iniziare su TikTok è creare un profilo che parli di te in modo chiaro ed efficace. Il profilo è la tua carta d’identità digitale, quindi assicurati che la foto del profilo sia riconoscibile e rappresentativa di chi sei. Se sei un brand, ad esempio, il logo è l’ideale. La biografia è altrettanto importante: deve essere breve ma accattivante, capace di sintetizzare chi sei e cosa fai in poche righe. Questo non solo attirerà nuovi follower, ma li invoglierà anche a saperne di più su di te. Non dimenticare di aggiungere link utili, come il tuo sito web o altre pagine social, per indirizzare il traffico verso i tuoi canali.

Conoscere il pubblico di TikTok è essenziale per creare contenuti che rispondano ai suoi gusti. Sebbene molti utenti siano giovani, TikTok è una piattaforma globale che raccoglie ogni tipo di interesse. Studia la demografia e osserva i trend che stanno spopolando: partecipare a sfide e utilizzare contenuti di tendenza è un ottimo modo per guadagnare visibilità, ma non dimenticare di mettere sempre un tocco personale. La chiave sta nel prendere un trend e reinventarlo in modo unico, così che il tuo video si distingua dalla massa.

Un altro aspetto cruciale per emergere su TikTok è capire come funziona il suo algoritmo. TikTok premia i video che riescono a catturare l’attenzione del pubblico fin dai primi secondi, incentivando così contenuti brevi, dinamici e coinvolgenti. L’algoritmo tiene conto anche dell’engagement: più il tuo video riceve like, commenti e condivisioni, più avrà la possibilità di essere visibile a un pubblico ampio. E se il tuo video viene condiviso, è un segno che hai centrato il target, perché TikTok lo spingerà nella sezione “Per Te”, raggiungendo milioni di nuovi utenti.

Originalità è la parola d’ordine su TikTok. Sebbene i trend siano importanti, i video che davvero fanno il boom sono quelli che riescono a distinguersi grazie a un’idea creativa. Non aver paura di sperimentare con stili diversi, che si tratti di tutorial, video comici o performance artistiche. La sperimentazione ti aiuterà a capire cosa funziona meglio con il tuo pubblico, oltre a mantenere il tuo feed fresco e interessante. Ricorda, su TikTok le storie hanno un grande potere: raccontare una storia, anche in pochi secondi, crea un legame emotivo con gli utenti, spingendoli a guardare il video fino alla fine, a commentarlo o a condividerlo.

La costanza è un altro pilastro fondamentale per crescere su TikTok. Pubblicare regolarmente è essenziale per rimanere visibili sia agli utenti che all’algoritmo. Non è necessario postare decine di video al giorno, ma cerca di essere costante. Idealmente, dovresti pubblicare almeno tre volte a settimana, con l’idea di arrivare a un video al giorno. Oltre alla frequenza, è importante anche la tempistica. Usa TikTok Analytics per capire quando il tuo pubblico è più attivo e pianifica i tuoi post in modo strategico.

Infine, non sottovalutare l’importanza della call to action (CTA). Spingere i tuoi follower a interagire con il tuo contenuto, ad esempio chiedendo loro di commentare, condividere o fare un duetto con te, può aumentare notevolmente l’engagement. Ogni interazione è un’opportunità per far crescere la tua community e migliorare la visibilità dei tuoi video.

In conclusione, diventare famosi su TikTok non è un’impresa impossibile, ma richiede impegno, strategia e, soprattutto, creatività. Non basta pubblicare un video sperando che diventi virale. La vera chiave del successo è lavorare costantemente sulla qualità dei contenuti, essere originali nei trend, comprendere l’algoritmo della piattaforma e restare sempre fedeli a se stessi. TikTok premia chi osa, chi è creativo e chi sa costruire una community solida e coinvolta. Sei pronto a fare il grande salto su TikTok? Inizia subito!

Instagram protegge gli adolescenti dal sextortion: nuove misure di sicurezza

Meta, la società madre di Instagram, ha annunciato una serie di importanti novità volte a proteggere gli adolescenti da una minaccia sempre più diffusa: il sextortion. Questa pratica criminale, che consiste nel ricattare le vittime minacciando di diffondere immagini intime, rappresenta un grave pericolo per i giovani utenti dei social media.

Cosa cambia su Instagram?

  • Privacy rafforzata: Gli account sospetti non potranno più visualizzare facilmente la lista dei follower degli adolescenti, rendendo più difficile individuare potenziali vittime.
  • Messaggi più sicuri: È stato introdotto il blocco degli screenshot per i messaggi temporanei, garantendo una maggiore privacy agli utenti.
  • Protezione dalle immagini inappropriate: Le immagini di nudo inviate tramite Direct Message vengono automaticamente sfocate per proteggere gli adolescenti.
  • Limitazione degli account sospetti: Gli account che mostrano comportamenti sospetti verranno limitati o bloccati, impedendo loro di contattare gli adolescenti.
  • Educazione e prevenzione: Meta ha lanciato una campagna informativa per educare gli adolescenti e i genitori sui rischi del sextortion e su come prevenirlo.

Una battaglia contro i gruppi organizzati

Meta sta inoltre intensificando la lotta contro i gruppi organizzati che si dedicano al sextortion. Sono stati rimossi migliaia di gruppi e account collegati a queste attività criminali, dimostrando l’impegno dell’azienda nel contrastare questo fenomeno.

La collaborazione è fondamentale

La collaborazione con altre aziende e organizzazioni è un elemento chiave nella lotta contro il sextortion. Grazie al programma Lantern della Tech Coalition, le informazioni sui segnali di pericolo vengono condivise tra le diverse piattaforme, permettendo una risposta più efficace.

Cosa significa per gli utenti?

Queste nuove misure rappresentano un passo avanti significativo nella tutela della sicurezza degli adolescenti su Instagram. Tuttavia, è importante ricordare che la prevenzione del sextortion è una responsabilità condivisa:

  • Educazione: È fondamentale educare i giovani sui rischi legati alla condivisione di contenuti online e sull’importanza di proteggere la propria privacy.
  • Vigilanza: I genitori devono essere coinvolti e monitorare l’attività online dei propri figli.
  • Segnalazione: In caso di sospetti, è importante segnalare immediatamente l’accaduto alle autorità competenti.

Conclusioni

Le nuove misure introdotte da Instagram rappresentano una risposta concreta alla crescente minaccia del sextortion. Tuttavia, la lotta contro questo fenomeno richiede uno sforzo congiunto da parte di piattaforme, istituzioni e famiglie. Solo attraverso una collaborazione costante e un’educazione adeguata potremo garantire un ambiente online più sicuro per i nostri giovani.

Meta: Nuovo Algoritmo IA per Video personalizzati e coinvolgenti

Meta ha recentemente lanciato un’innovativa rivoluzione nel mondo dei social media, introducendo un algoritmo all’avanguardia basato sull’intelligenza artificiale (IA) per arricchire l’esperienza dei propri utenti, con un focus particolare sui video. I video, da sempre uno dei contenuti più amati e condivisi dagli utenti, sono stati al centro della strategia di Meta, che mira a sfruttare questa popolarità per offrire filmati sempre più pertinenti e coinvolgenti.

Il nuovo algoritmo non si limita a migliorare la qualità dei video, ma si propone di rendere i propri social non solo più competitivi, ma anche più attraente per i nuovi iscritti. Grazie a un sistema progettato per fornire raccomandazioni sempre più precise e personalizzate, gli utenti potranno visualizzare contenuti video su misura, adattati ai loro gusti e interessi. Le modifiche apportate dall’algoritmo si estendono a tutte le aree della piattaforma, dai Reels ai video tradizionali, con l’obiettivo di arricchire l’esperienza dell’utente e aumentare il tempo trascorso sulla piattaforma.

I test preliminari hanno già mostrato l’efficacia di questa tecnologia, rivelando un aumento significativo del tempo di visualizzazione dei Reels, con incrementi compresi tra l’8% e il 10%. Questo segna un importante passo avanti per Meta, che si trova ad affrontare la crescente concorrenza di piattaforme rivali come TikTok, celebre per i suoi format video accattivanti e coinvolgenti.

Meta ha introdotto anche nuove funzionalità di editing video basate sull’IA.

Questi strumenti consentiranno agli inserzionisti di animare immagini statiche su Facebook e Instagram, creando contenuti pubblicitari più dinamici e coinvolgenti. Immaginate di poter caricare un’immagine statica e vedere l’IA di Meta dar vita a un video animato, rendendo fluttuanti elementi di sfondo, come fragole che danzano intorno a un barattolo. Questo non solo arricchisce l’aspetto visivo delle pubblicità, ma aumenta anche la loro capacità di catturare l’attenzione degli utenti.

Un’altra innovazione entusiasmante è la possibilità di espandere i bordi di un video esistente. Grazie a sofisticati algoritmi, l’IA è in grado di generare nuovi pixel in ogni fotogramma, aumentando le dimensioni del video senza la necessità di riprese aggiuntive. Un vero e proprio sogno per i creatori di contenuti, che potranno ottimizzare i loro materiali con maggiore facilità.

Meta prevede di rendere disponibili queste nuove funzionalità a un pubblico più ampio all’inizio del prossimo anno, integrandole in un piano a lungo termine per implementare l’intelligenza artificiale su tutte le sue piattaforme. Le pubblicità create con l’IA saranno visibili anche nella nuova scheda video a schermo intero in arrivo su Facebook, segnando un passo importante verso l’evoluzione della pubblicità digitale.