La paura dell’eclissi al tempo di TikTok: tra superstizioni, leggende e post virali

L’eclissi, un fenomeno celeste che da sempre ha suscitato timore e meraviglia, oggi trova nuova risonanza nell’era digitale, specialmente su piattaforme come TikTok, dove le antiche superstizioni si intrecciano con la cultura virale moderna. Un eclissi solorare  è un evento astronomico durante il quale un corpo celeste si interpone tra una sorgente luminosa e l’osservatore, oscurando parzialmente o totalmente la luce della nostra stella. Questo spettacolo naturale ha dato vita a innumerevoli miti, leggende e superstizioni, alcune delle quali persistono ancora oggi.

 Le eclissi solari e lunari hanno sempre avuto un posto di rilievo nella storia umana. Antichi documenti storici cinesi e versi dell’“Odissea” di Omero sono solo alcuni dei riferimenti più antichi a questo fenomeno. Nel corso dei secoli, l’improvviso oscuramento del Sole o della Luna è stato interpretato come un segno di disappunto divino o un presagio di sventure. Con il progresso scientifico, abbiamo compreso che le eclissi solari avvengono durante la luna nuova, quando la Luna si interpone tra la Terra e il Sole. L’orbita inclinata della Luna rispetto alla Terra rende questi allineamenti rari e speciali. Le eclissi hanno ispirato una vasta gamma di credenze popolari. Ad esempio, alcune culture credevano che durante un’eclissi, un animale gigante o un demone stesse tentando di divorare il Sole o la Luna. Per scacciare queste forze oscure, le persone facevano rumore con tamburi, piatti o grida. In alcune tradizioni, si pensava che le eclissi portassero sfortuna o malattie. Per proteggersi, si praticavano rituali o si indossavano amuleti. Al contrario, in altre culture, l’eclissi era vista come un momento di riflessione e rinnovamento spirituale.

Con l’avvento di TikTok, queste paure ancestrali si trasformano in contenuti che giocano con l’idea del soprannaturale e dell’ignoto, spesso per intrattenimento o per catturare l’attenzione in un flusso ininterrotto di post.

Mentre la scienza moderna ha spiegato le eclissi come eventi naturali prevedibili, il fascino che esercitano rimane immutato. Studi hanno mostrato come gli animali reagiscano all’eclissi con comportamenti insoliti, e come gli esseri umani si sentano più connessi durante questi eventi. Tuttavia, su TikTok, la narrazione si concentra spesso sulle reazioni emotive, amplificando le antiche superstizioni o creando nuove leggende urbane. Su TikTok, i contenuti legati alle eclissi spesso si tingono di sensazionalismo. I creatori di video utilizzano effetti speciali, musiche drammatiche e narrazioni coinvolgenti per ricreare l’atmosfera mistica delle eclissi, mescolando fatti scientifici con miti e leggende. Questi post virali non solo diventano tendenze ma influenzano anche la percezione collettiva del fenomeno, dimostrando come le piattaforme social possano essere potenti strumenti di narrazione.

L’interesse per le eclissi su TikTok riflette una più ampia fascinazione per l’astrologia e l’occultismo, soprattutto tra i giovani. Questo interesse può avere un impatto significativo sulla cultura popolare, influenzando mode, musica, cinema e letteratura. Allo stesso tempo, la diffusione di informazioni errate o superstizioni senza fondamento può portare a conseguenze negative, come la paura irrazionale o la diffidenza verso la scienza.

Dunque, mentre le eclissi continuano a essere eventi astronomici affascinanti, la loro rappresentazione su TikTok dimostra come le piattaforme social possano rinnovare antiche paure e leggende, adattandole al linguaggio e ai gusti del pubblico contemporaneo. È importante, quindi, avvicinarsi a questi contenuti con spirito critico, distinguendo tra intrattenimento e realtà, e riconoscendo il potere delle storie nella formazione della nostra visione del mondo.

Auto elettrica che si ricarica da sola: bufala o realtà?

No, l’auto elettrica che si ricarica da sola con un alternatore a ruota non è realtà. Si tratta di una bufala che circola online da tempo, basata su un’errata comprensione delle leggi della fisica e del funzionamento delle auto elettriche.

Ecco perché questa teoria è impossibile:

  • Viola il secondo principio della termodinamica: questo principio afferma che l’energia non può essere creata o distrutta, solo convertita da una forma all’altra. In questo caso, l’energia meccanica della rotazione delle ruote dovrebbe essere convertita in energia elettrica per ricaricare la batteria. Tuttavia, questa conversione non è mai efficiente al 100%. Una parte dell’energia verrebbe sempre persa sotto forma di calore, rendendo impossibile ricaricare completamente la batteria.
  • L’alternatore richiederebbe energia per funzionare: un alternatore è un dispositivo che converte l’energia meccanica in energia elettrica. Tuttavia, per funzionare, l’alternatore stesso richiede energia. Questa energia dovrebbe provenire dal motore dell’auto, il che significa che si consumerebbe comunque parte della batteria.
  • La frenata rigenerativa è già una realtà: la maggior parte delle auto elettriche moderne utilizza già un sistema di frenata rigenerativa. Questo sistema converte l’energia cinetica della frenata in energia elettrica, che viene utilizzata per ricaricare la batteria. Tuttavia, la quantità di energia recuperata è limitata e non è sufficiente per ricaricare completamente la batteria.

In conclusione, l’idea di un’auto elettrica che si ricarica da sola è un mito. Le leggi della fisica e le tecnologie attualmente disponibili non lo rendono possibile.

Ecco alcuni altri punti da tenere a mente:

  • L’immagine che accompagna la bufala mostra una Chevrolet Bolt EV modificata. Tuttavia, questa modifica non è stata realizzata da Chevrolet e non è approvata dalla casa automobilistica.
  • L’installazione di un alternatore esterno come quello mostrato in foto potrebbe invalidare la garanzia del veicolo e compromettere la sicurezza.
  • Esistono molti altri modi per migliorare l’efficienza delle auto elettriche, come l’utilizzo di batterie più efficienti o pannelli solari.

Segnala questa bufala:

Se trovi questa bufala online, puoi segnalarla alla piattaforma su cui è stata pubblicata. In questo modo, aiuterai a contrastare la diffusione di informazioni false.

Conclusione:

Le auto elettriche sono una tecnologia promettente per il futuro della mobilità. Tuttavia, è importante essere consapevoli dei limiti di questa tecnologia e non credere a bufale che promettono soluzioni impossibili.

Perché la Mimosa è il simbolo dell’8 marzo?

L’8 marzo è il giorno in cui si festeggia la Giornata della donna. Sulla scelta di questa data circolano diverse “fake news” ormai davvero datate ma che continuano a mostrare il loro fittizio potere emotivo. Parrebbe che, nel lontano 8 marzo 1908, ben 129 lavoratrici dell’industria tessile di nome “Cotton” di New York City furono uccise in un incendio appiccato dallo stesso proprietario mentre le operaie stavano protestando contro le pessime condizioni di lavoro imposte dalla fabbrica. Non è mai esistita una fabbrica a NY dal nome Cotton.

Un vero incendio si svolse purtroppo qualche anno dopo, sempre a marzo. Il giorno tragico fu il 25 e siamo nel 1911, la fabbrica, questa volta reale, si chiamava “Triangle” e il rogo causò la morte di 123 donne e 23 uomini. La commemorazione di questa storia, tragica e reale, però non sancì la nascita della festa della donna e l’8 marzo.

Già il 3 maggio 1908 a New York venne allestita una conferenza “Woman’s Day”, un evento antesignano alla “festa della donna” così come la conosciamo. Solo un anno più tardi, il 23 febbraio, si decise di commemorare il convegno decretandone una festa. Nel 1910, in seguito alla Conferenza delle donne Socialiste di Copenhagen, la festa divenne, per così dire, “internazionale” ma i singoli paesi non si erano ancora “messi d’accordo” sulla data ufficiale. Solo nel 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite istituì ufficialmente, con la risoluzione 32/142, “United Nations Day for Women” ovvero la  “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”.

Perché fu scelta proprio la mimosa?

La scelta fu effettuata dalle donne italiane che decisero che la mimosa fosse la pianta ideale per rappresentarle.
Fu infatti scelta nel 1946 dall’U.D.I. (Unione Italiana Donne) che era alla ricerca di un fiore per celebrare la prima festa della donna al termine del conflitto mondiale. Ma la mimosa ricopriva un ruolo nella vita quotidiana anche prima che venisse decretata come fiore simbolo delle donne. Gli indiani d’America, infatti, regalavano un piccolo mazzo di mimose quando decidevano di dichiarare guerra o amore. Le ragazze britanniche erano solite appuntare un rametto mimosa sulle loro giacche per accentuare la loro femminilità. Invece, gli aborigeni australiani ne avevano scoperto delle proprietà curative e le utilizzavano per preparare decotti per curare alcuni disturbi.

I motivi che spinsero le donne italiane a scegliere questo fiore per le loro feste sono meno storici, ma più pratici. Le mimose sono fiori poco costosi che crescono spontaneamente. È così facile trovare dei piccoli rametti che possono appuntati a giacche o camicie. Inoltre i rami della mimosa fioriscono a fine inverno e il giallo intenso stempera fortemente i colori spenti dell’inverno, anticipando così la tipica allegria primaverile. L’unico aspetto negativo è che, purtroppo, le mimose tagliate non durano a lungo. Tuttavia, si può prolungare la loro durata utilizzando due gocce di limone nell’acqua in cui sono immerse, esponendole alla luce.

L’impatto dei Social nella società moderna. Pro e contro della più grande rivoluzione della storia

L’ingresso nel mainstream di Internet ha cambiato la società in maniera notevole. L’impatto più forte lo hanno dato sicuramente i Social Network, unendo in un’unica piattaforma profili personali e professionali, gruppi di discussione, messaggistica istantanea e intrattenimento. Ma tutti questi cambiamenti sono davvero così positivi? O celano qualcosa per cui bisogna prestare particolare attenzione? Cerchiamo di capirlo insieme.

Web 1.0: La Nascita del Web Statico

Negli anni ’90, il Web 1.0 segnò l’inizio della presenza online. I siti web erano statici, fornendo informazioni di base senza molte interazioni utente. La navigazione era limitata e la condivisione di contenuti era spesso unidirezionale. E molto spesso, data la difficoltà nel caricare ogni volta le pagine online, i siti non erano aggiornati regolarmente. Tuttavia c’erano le mailing list, ovvero gruppi di discussione via mail in cui i vari utenti si mettevano in contatto e parlavano dei propri argomenti preferiti. In ultimo, arrivò mIRC. Un sistema di chat basato sul protocollo IRC (Internet Relay Chat) in cui utenti da tutto il mondo potevano creare stanze di chat e parlare al loro interno.

Web 2.0: L’interattività e l’avvento dei Social

Con l’avvento del nuovo millennio, il Web 2.0 ha portato un cambiamento epocale. I siti non erano più semplici vetrine, ma piattaforme interattive. Si è cominciato con i Blog, in cui ognuno era libero di scrivere i propri pensieri e pubblicarli online e i Forum, dove persone legate dagli stessi interessi aprivano thread di discussione e si scambiavano opinioni (un’evoluzione delle mailing list e di mIRC). Contemporaneamente, alcuni portali offrivano software di messaggistica istantanea, come MSN, Skype o ICQ. Dai portali dei forum, le persone si scambiavano il proprio contatto e chattavano singolarmente. Infine, è stato il momento dei Social Network, che univano tutto ciò di cui sopra in un’unica piattaforma.

Mobile Revolution: Web ovunque, sempre

Con la proliferazione degli smartphone, il web è diventato mobile. La navigazione da dispositivi mobili è diventata la norma, spingendo gli sviluppatori a creare siti web e app che offrissero un’esperienza ottimale su schermi più piccoli. Qui le persone hanno cominciato a sentire il bisogno di stare connessi h24. E sempre qui, anche il modo di informarsi ha cominciato a cambiare. Avendo la possibilità di consultare i Blog di informazione e i gruppi di discussione sui Social in qualsiasi momento della giornata, non si sente più il bisogno, ad esempio, di comprare il giornale. La velocità con la quale ci si informa ora è talmente elevata che nel momento in cui un quotidiano esce in edicola, le notizie sono già vecchie.

Web 3.0: L’Intelligenza Artificiale

La terza fase del web ha portato l’evoluzione più straordinaria di sempre: l’ IA. Algoritmi di Intelligenza Artificiale sempre più capaci di auto-apprendere e in grado di comunicare con noi con un linguaggio naturale. E recentemente anche video e foto generati da IA. video e foto in grado di riprodurre la realtà con una precisione al limite del fotorealismo.

SEO: L’Importanza di Essere Rilevanti

Con ogni fase, l’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) è diventata essenziale. Dal Web 1.0, dove le keyword erano la chiave, all’era attuale, dove la qualità del contenuto, la velocità del sito e l’esperienza utente sono fondamentali, l’SEO ha seguito il passo delle trasformazioni digitali.

Pro e Contro del Web di oggi

Quindi, ricapitolando, oggi possiamo informarci alla velocità della luce tramite siti di informazione aggiornati h24, possiamo condividere i nostri pensieri e le nostre opinioni sui Social e abbiamo la possibilità di interrogare le IA per avere informazioni su tutto. In più, possiamo generare immagini e video solo descrivendo quello che vogliamo vedere. A cosa porta tutto questo? Analizziamone i pro e i contro:

Web 3.0: Pro

Tra i pro del Web di oggi c’è sicuramente la facilità nel reperire le informazioni e la possibilità di condividere tutto nei gruppi di discussione. Immaginate un gruppo Telegram o WhatsApp i cui partecipanti sono per la maggior parte ricercatori, che condividono i risultati delle proprie ricerche con altri colleghi da ogni parte del mondo e confrontano i vari risultati. Con lo scambio di informazioni ognuno può implementare la propria ricerca e inserire nuovi dati, arrivando a conclusioni sempre più dettagliate e precise. Ogni ricercatore poi, può pubblicare la sua ricerca sul proprio blog universitario, o su siti specializzati (come Nature) e condividere i risultati con un pubblico ancora più ampio. In questo modo, il progresso viaggia più velocemente.

Web 3.0: Contro

Il contro del Web di oggi è in pratica lo stesso motivo che lo rende un Pro. Ovvero la velocità delle informazioni e la possibilità di condividere le proprie opinioni. Fino a qualche anno fa, c’erano determinate categorie di persone, talvolta pericolose, che non si azzardavano a condividere le proprie opinioni neanche al bar. Sto parlando di terrapiattisti, no-vax, neonazisti, razzisti e estremisti vari. Ma mentre i terrapiattisti non recano danno a nessuno, gli altri purtroppo sì. Ed ecco che nascono i gruppi contro la medicina tradizionale, che incoraggiano chi ha malattie gravi a curarsi con una spremuta d’arancia o i gruppi estremisti che fomentano odio e istigano alla violenza. Queste persone hanno scoperto che in giro per il mondo esiste altra gente come loro e ora è più facile organizzarsi. Il modo in cui reperiscono le informazioni è lo stesso di qualsiasi altra persona, ma il problema sono le fonti. Molto spesso queste persone aprono blog complottisti e iniziano a diffondere informazioni false. E chi è nella cerchia le prende per buone e accusa gli altri di essere disinformati. E oltre questo ciclo di ignoranza, grazie a certi meccanismi si sviluppano sempre più odio, intolleranza, violenza e cyberbullismo.

L’importanza strategica del SEO

Una grossa mano ai siti di informazione può darla il SEO. Quando un sito è ottimizzato, appare in alto nei motori di ricerca. Il problema è che una persona disinformata e disinformatrice può comunque aprirsi un blog e scrivere quello che vuole in chiave SEO. Se poi usa titoli click-bait e riesce ad attirare proseliti, il suo blog apparirà sempre in testa alle ricerche, a discapito di chi le informazioni le reperisce da fonti ufficiali certificate. E quindi il problema si ripresente.

Quindi?

Quindi? Come possiamo fare per aggirare la disinformazione online? Patentino per il web? Censura? Limitazione alla pubblicazione dei contenuti per determinati utenti recidivi?La disinformazione online è un fenomeno sempre più diffuso e pericoloso, che mina la credibilità delle fonti informative, la fiducia nelle istituzioni e la convivenza civile. Come possiamo contrastarla efficacemente, senza limitare la libertà di espressione e il diritto all’informazione?Una possibile soluzione è quella di promuovere una maggiore consapevolezza e responsabilità da parte degli utenti dei social network, che sono spesso i principali veicoli di notizie false, manipolate o tendenziose. Per farlo, occorre innanzitutto educare le persone a verificare le informazioni che ricevono e condividono, a confrontare le fonti, a riconoscere i segnali di qualità e affidabilità, a evitare di cadere in trappole emotive o cognitive.Inoltre, occorre incentivare la creazione e la diffusione di contenuti informativi di qualità, che siano basati su fatti verificabili, che rispettino i principi deontologici del giornalismo, che offrano una pluralità di punti di vista e che siano trasparenti sulle proprie fonti e metodologie. Questo richiede un impegno da parte dei produttori di informazione, ma anche un sostegno da parte delle piattaforme digitali, che devono garantire una maggiore visibilità e accessibilità a questi contenuti, oltre che una maggiore protezione da attacchi informatici o intimidazioni.Infine, occorre rafforzare il ruolo della società civile, delle organizzazioni non governative, delle istituzioni educative e culturali, che possono svolgere un’azione di sensibilizzazione, monitoraggio, contrasto e prevenzione della disinformazione online. Queste realtà possono creare reti di collaborazione, offrire servizi di verifica e fact-checking, organizzare campagne di informazione e formazione, coinvolgere i cittadini in iniziative di partecipazione e dialogo.

X sotto inchiesta per la diffusione di contenuti illegali e fake news

L’Unione Europea ha inviato a X (ex Twitter) una richiesta formale di chiarimenti sulla presunta diffusione di contenuti illegali e fake news sulla recente crisi in Medio Oriente.

La Commissione europea, guidata dal commissario Thierry Breton, ha accusato la piattaforma di Elon Musk di non fare abbastanza per combattere la disinformazione e i contenuti illegali, in violazione delle norme del Digital Services Act (DSA).

Secondo l’UE, i post in oggetto inciterebbero all’odio e alla violenza, diffondendo anche informazioni false sul terrorismo e sull’attuale conflitto che si sta consumando tra Israele e Palestina.

X ha respinto le accuse, ma la Commissione europea non è stata convinta.

Nel frattempo, la situazione in Medio Oriente si è ulteriormente aggravata, con un aumento della violenza e della tensione.

In questo contesto, la diffusione di contenuti illegali e fake news rappresenta un grave problema, che potrebbe avere conseguenze disastrose per la regione.

La Commissione europea ha dato a X un ultimatum: entro il 18 ottobre la piattaforma dovrà fornire maggiori informazioni sulla presunta diffusione di questi contenuti.

In caso contrario, l’UE potrebbe avviare un procedimento formale e imporre sanzioni fino al 6% del fatturato globale annuale di X.

Questa vicenda potrebbe avere un impatto significativo sulla posizione di X sul mercato europeo e potrebbe anche portare a un cambiamento nella gestione della piattaforma.

L’intelligenza artificiale distruggerà il giornalismo?

OpenAI, Microsoft, Google… le grandi aziende stanno cercando di rivoluzionare il mondo dell’editoria con le loro sofisticate intelligenze artificiali. Ma cosa significa tutto ciò per il giornalismo tradizionale?

Le intelligenze artificiali (AI) sono sistemi informatici in grado di apprendere, ragionare e creare in modo autonomo, superando spesso le capacità umane in determinati compiti. Negli ultimi anni, le AI hanno fatto passi da gigante nel campo della generazione di testi, producendo contenuti di alta qualità e verosimili a partire da poche parole o da una semplice idea.

Questo ha aperto nuove possibilità per il mondo dell’editoria, che può sfruttare le AI per creare articoli, reportage, saggi, libri e altro ancora. Alcuni esempi di strumenti generativi basati su AI sono:

– GPT-3: è un modello di linguaggio naturale sviluppato da OpenAI, una società di ricerca fondata da Elon Musk e altri imprenditori. GPT-3 è in grado di generare testi su qualsiasi argomento, imitando lo stile e il tono di diversi autori. GPT-3 è considerato il modello di linguaggio più potente al mondo, con una capacità di 175 miliardi di parametri.
– Copilot: è un assistente di codifica basato su AI, creato da Microsoft e GitHub. Copilot aiuta i programmatori a scrivere codice più velocemente e in modo più efficace, suggerendo linee di codice adeguate al contesto e al problema da risolvere. Copilot si basa su Codex, una versione personalizzata di GPT-3 addestrata su miliardi di linee di codice pubblico.
– Project Muse: è una piattaforma di scrittura creativa basata su AI, lanciata da Google. Project Muse permette agli utenti di generare storie, poesie, canzoni e altri tipi di testi creativi, a partire da una parola, una frase o un’immagine. Project Muse utilizza diversi modelli di linguaggio e di visione artificiale per creare contenuti originali e coinvolgenti.

Le AI promettono di portare un cambiamento “drastico” al modo in cui conosciamo il giornalismo, con contenuti ben strutturati e privi di errori. Questo ha lasciato molti giornalisti preoccupati, temendo di essere sostituiti da macchine in grado di scrivere articoli migliori e più velocemente di loro.

Ma c’è ancora speranza. Google afferma che le AI sono solo un aiuto e non un sostituto per le competenze umane. Possiamo ancora apportare il nostro tocco personale agli articoli generati, aggiungendo analisi e approfondimenti unici. Inoltre, le AI non possono sostituire il ruolo dei giornalisti nel verificare le fonti, nel rispettare le norme etiche e nel difendere la libertà di stampa.

Ogni giorno nasce un nuovo strumento che mostra le potenzialità delle intelligenze artificiali nel migliorare le piattaforme editoriali esistenti. Tuttavia, vi sono anche rischi associati a queste tecnologie, come la possibilità di creare contenuti fuorvianti o dannosi. Le diverse major si impegnano ad affrontare questi problemi e a responsabilizzare gli utenti sull’utilizzo consapevole delle AI.

Quindi, cari giornalisti, non abbiate paura. Continuate a essere affamati di notizie e a condividere informazioni in modo responsabile. Utilizzate gli strumenti generativi come supporto al vostro lavoro e non smettete di apportare il vostro tocco umano agli articoli. Alla fine, sono ancora le competenze e l’esperienza umana a fare la vera differenza nell’editoria.

Fake News di Andrea Besi

Il romanzo “Fake News” di Andrea Besi, edito da GFE Edizioni nel 2023, racconta la storia del giornalista Eugene Macklews, un redattore di un canale televisivo che da un po’ di anni lavora per mandare in onda solo fake news. L’azione si svolge in un imprecisato futuro, in un grattacielo, dove da un po’ di tempo tutte le redazioni dei network televisivi del mondo si sono separate dalla realtà contingente per poter realizzare telegiornali H-24. Ormai nessuno più produce fiction o programmi di intrattenimento, dato che i notiziari riescono tramite il racconto di notizie sempre più assurde ed eclatanti a soddisfare, almeno teoricamente, il bisogno di evasione del pubblico.

Eugene vive dunque in cattività perenne, con tutti i suoi colleghi giornalisti, presentatori, tecnici e registi. Per tutti quanti il fine ultimo è produrre tg zeppi di notizie sconvolgenti. Ma i tantissimi abitanti del grattacielo, Eugene è l’unico a provare un minimo imbarazzo nei confronti del suo ruolo: da un po’ di tempo si sente a disagio e desidera di uscire per conoscere la vera realtà che lo circonda e a cui non ha mai potuto partecipare. Ma come potrà emanciparsi dall’alienazione che contraddistingue tutti i suoi colleghi?

Fake News, il romanzo distopico di Andrea Besi, edito da GFE Edizioni, parla di fake news raccontando un futuro inquietante fatto di bugie e distacco dalla realtà. Il romanzo descrive quindi un mondo futuro consacrato alla menzogna pura e allo spregio della realtà documentata. Attraverso scene comiche e grottesche Besi porta avanti una satira caustica nei confronti dell’informazione che ormai non si distingue più dall’intrattenimento, puntando il dito contro la presunzione dei giornalisti che credono di sapere che cosa il pubblico desidera sapere. Oltre a battute e scene piuttosto assurde ed esilaranti, l’autore si impegna in una critica filosofica e sociale alla dittatura del post-moderno.

L’intelligenza Artificiale è una minaccia per l’umanità? Si, ma non come immaginate!

L’avvento dell’intelligenza artificiale (IA) potrebbe rappresentare una minaccia per l’umanità, ma non per il motivo che pensate; a dirlo è un gruppo di grandi esperti del settore.

Dimenticate Skynet e Ghost in the Shell, perchè la minaccia potrebbe venire da noi esseri umani.

Il protocollo della Center for AI Safety

Secondo gli avvertimenti di esperti del settore, tra cui Sam Altman, AD di ChatGPT OpenAI, Demis Hassabis, CEO di Google DeepMind e Dario Amodei di Anthropic la possibilità non è remota, al punto che la Center for AI Safety, un’organizzazione americana che riunisce esperti attivi nel campo, sostiene che mitigare il rischio di estinzione causato dall’IA dovrebbe essere una priorità globale, insieme ad altre minacce sociali come pandemie e guerre nucleari. Geoffrey Hinton, uno dei pionieri dell’IA, ha anche appoggiato questo appello.

Tra i firmatari dell’appello ci sono anche alcuni italiani, tra cui il fisico Roberto Battiston dell’Universitàdi Trento e Luca Simoncini, ex docente di Ingegneria dell’informazione all’Università di Pisa ed ex direttore dell’Istituto di tecnologie dell’informazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Battiston afferma che il pericolo non è rappresentato da una superintelligenza che sopraffare l’umanità, ma dalle conseguenze dell’uso quotidiano della IA nella società, come l’interferenza nei processi elettorali, la diffusione di notizie false e la creazione di canali di disinformazione. Simoncini osserva che l’uso estensivo dell’IA sta portando a una rivoluzione sociale. Questo però  comporta anche seri problemi, come la produzione di fake news e il controllo delle auto autonome, oltre a impatti economici, finanziari, politici, educativi ed etici.

Secondo Simoncini, è evidente che nessuno può opporsi se la tecnologia emergente viene utilizzata per scopi benefici, come nel campo biomedico o farmaceutico, ma nel campo sociale comporta dei dubbi pericolosi.

I primi esempi in rete

La fotografia che ritrae il presidente Trump arrestato da un gruppo di poliziotti americani ha fatto il giro del mondo ne è un’esempio: non è mai successo, ma si sono creati momenti di tensione sui social.

Fake image of Donald Trump being arrested by police officer

Ma era un falso realizzato da Midjourney. Eppure molti hanno visto realizzarsi le peggiori previsioni del gruppo complottisticio QUANON.

Cosa succederebbe se un domani vedessimo video ed immagini realizzati ad hoc per creare o confermare bufale, fake news e complotti vari?

Forse i toni della dichiarazione del Center for AI Safety che richiama all’attenzione i rischi dell’IA, paragonando la situazione a quanto affermato nel manifesti di Bertrand Russell e Albert Einstein nel 1955 riguardo ai pericoli delle armi nucleari può sembrare eccessiva, ma è evidente che non siamo preparati ad un mondo in cui la “verità” sarà sempre più liquida.

E voi cosa ne pensate?

Gli sviluppatori di Arma 3 fanno chiarezza sui filmati in-game utilizzati per le Fake News

Gli sviluppatori dello studio indipendente ceco Bohemia Interactive desiderano affrontare la recente diffusione di video originariamente tratti dal loro gioco Arma 3 e falsamente utilizzati come filmati di conflitti reali, principalmente dell’attuale guerra in Ucraina. Questi video realizzati dagli utenti hanno il potenziale per diventare virali e vengono condivisi in massa dagli utenti dei social media; a volte anche da vari media tradizionali o istituzioni governative ufficiali in tutto il mondo. Il team di sviluppo di Arma 3 desidera cogliere l’occasione per sottolineare come il pubblico possa distinguere questi video di gioco dai filmati del mondo reale.

Arma 3 footage being used as Fake News

Arma 3 è più di un semplice gioco di simulazione militare, è una piattaforma sandbox aperta unica nel suo genere. Il gioco originale si svolge nel 2035, nel bel mezzo di un conflitto futuristico. Un pilastro della serie Arma, tuttavia, è l’apertura dei giochi alla personalizzazione e ai contenuti generati dagli utenti (modding). I modder possono creare veicoli terrestri, aerei, armi, uniformi, equipaggiamenti e scenari completamente nuovi. Possono poi condividere le loro creazioni con una vasta community di giocatori. Ad oggi, ad esempio, ci sono più di 20.000 mod di Arma 3 disponibili per il download tramite Steam Workshop. Ciò significa che i giocatori di Arma 3 possono ricreare e simulare qualsiasi conflitto storico, presente o futuro in modo estremamente dettagliato (grazie al suo motore di gioco avanzato). Questa libertà unica della piattaforma Arma 3 ha un rovescio della medaglia: i video tratti da Arma 3, soprattutto quando il gioco è moddato, sono in grado di diffondere notizie false.

“Sebbene sia lusinghiero che Arma 3 simuli i conflitti bellici moderni in modo così realistico, non ci fa certo piacere che possa essere scambiato per filmati di combattimenti reali e utilizzato come propaganda di guerra. È già successo in passato (i video di Arma 3 avrebbero rappresentato conflitti in Afghanistan, Siria, Palestina e persino tra India e Pakistan), ma oggi questi contenuti hanno preso piede in relazione all’attuale conflitto in Ucraina. Abbiamo cercato di combattere questi contenuti segnalandoli ai fornitori di piattaforme (FB, YT, TW, IG ecc.), ma è molto poco efficace. Per ogni video eliminato, ogni giorno ne vengono caricati altri dieci. Abbiamo scoperto che il modo migliore per affrontare questo problema è collaborare attivamente con i principali media e fact-checkers (come AFP, Reuters e altri), che hanno una portata migliore e la capacità di combattere efficacemente la diffusione di filmati di fake news”, afferma Pavel Křižka, PR Manager di Bohemia Interactive.

Come distinguere video in-game da filmati reali (consigli degli sviluppatori)

  • Risoluzione molto bassa
  • Anche gli smartphone più datati sono in grado di fornire video in qualità HD. I video falsi sono di solito di qualità molto inferiore e sono intenzionalmente pixelati e sfocati per nascondere il fatto che sono tratti da un videogioco.
  • Per aggiungere un effetto drammatico, questi video spesso non sono ripresi in-game. Gli autori riprendono lo schermo di un computer con il gioco in esecuzione in bassa qualità e con un tremolio esagerato della telecamera.
  • Le riprese sono spesso scure per nascondere l’insufficiente livello di dettaglio della scena del videogioco.
  • Gli effetti sonori in-game sono solitamente ben distinguibili dalla realtà.
  • Mentre il gioco può simulare il movimento dei veicoli militari in modo relativamente realistico, catturare esseri umani dall’aspetto naturale in movimento è ancora molto difficile, anche per i giochi più moderni.
  • A volte sono visibili le interfacce utente del gioco, come la selezione delle armi, i contatori delle munizioni, lo stato dei veicoli, i messaggi in-game, ecc. Queste appaiono di solito ai bordi o negli angoli del filmato.
  • Anche i giochi più moderni hanno problemi a rappresentare in modo naturale le esplosioni, il fumo, il fuoco e la polvere, nonché il modo in cui sono influenzati dalle condizioni ambientali. state attenti in particolare ad alcune nuove di fumo stranamente divise.
  • Le persone con una conoscenza avanzata delle attrezzature militari possono riconoscere l’uso di mezzi militari non realistici per un determinato conflitto. Ad esempio, in un video falso ampiamente diffuso, il sistema di difesa aerea statunitense C-RAM abbatte un aereo da attacco al suolo A-10 degli Stati Uniti. Le unità possono anche mostrare stemmi, mimetiche, ecc. non autentici.

Infine, vorremmo chiedere ai giocatori e ai creatori di contenuti di Arma 3 di utilizzare i loro filmati di gioco in modo responsabile. Quando condividete questi materiali, evitate di usare titoli “clickbait” e dichiarate sempre chiaramente che il video proviene da un videogioco e non rappresenta eventi reali. Molti giocatori di Arma ci hanno indicato filmati identificati erroneamente, il che ci aiuta molto, altre ad aiutare gli spettatori a capire cosa stanno vedendo. Grazie per il vostro aiuto!

The Omicron Variant: disinformazione cinematografica

Negli ultimi giorni, sui social sta circolando una locandina di un ipotetico film del 1963, “The Omicron Variant”, in cui sarebbe stata previsto una “variante Omicron”, omonima della nuova variante di Covid-19 scoperta recentemente in Sudafrica. Ma questo è solo un fotomontaggio realizzato prendendo spunto dalla locandina di un altro film per creare i “soliti complotti pre-meditati”.

La locandina incriminata descrive una mano insanguinata e una coppia rivolta, spaventata, verso il cielo, in un’atmosfera fanta-psichedelica tipica di quel periodo: il titolo originale della pellicola protagonista di questo poster è “Phase IV” (“Sucesos en la IV Fase”, in spagnolo), un film del 1974 diretto da Saul Bass, in cui uno scienziato scopre che il cosmo influenza alcune specie di formiche in Arizona rendendole particolarmente aggressive, al punto da attaccare gli umani per dominare la Terra.

Se questo paradossale “fake” non bastasse, molte persone, condividendo questo post fanta-complottistico, hanno confuso questo film con un altro omonimo: stiamo parlando di “Omicron”, un film italiano del 1963, parodia dei film di fantascienza, diretto da Ugo Gregoretti. In questo film, si racconta la storia di un operaio, Trabucco, che tutti ritengono morto. Invece, è soltanto bloccato in tutti i suoi organi da Omicron, un abitante invisibile del pianeta Ultra, i cui abitanti intendono invadere la Terra. Prima di essere sottoposto all’autopsia Trabucco-Omicron riesce a far funzionare i muscoli, gli occhi, le orecchie, le ghiandole lacrimali e la respirazione. Non è ancora capace di decifrare il linguaggio umano, perché non è ancora riuscito a risvegliare la conoscenza, ma intanto per le straordinarie capacità automatiche viene riassunto nella fabbrica in cui lavorava. Tenta di usare violenza a una servetta, Lucia, scopre il luogo dove si riuniscono dei sovversivi e indirettamente denuncia i loro nomi. Ma quando si accorge di amare Lucia comincia a ritrovare la coscienza: ora Omicron vorrebbe ritornarsene al suo pianeta, ma non lo può fare finché Trabucco non viene ucciso mentre esorta gli operai a scioperare.

Altre fonti osservano che esiste una “somiglianza” con un altro film “demenziale”, molto più recente (2013), Visitor to Planet Omicron,  in cui una coraggiosa vedova dell’Arizona conquista un un alieno arrivato sulla terra portando con se un pericoloso virus, grazie alle sue doti culinarie. Insieme tenteranno di soverchiare il governo corrotto che ha dato vita a questa pantomima galattica..

Purtroppo, non è la prima volta che vengono condivisi presunti vecchi manifesti o estratti di documentari con l’obiettivo di dimostrare che la pandemia di Covid-19 sarebbe stata creata a tavolino da qualche complotto globale: giù qualche mese fa una grafica presunta del 1956 avrebbe descritto “la vita nel 2022”, annunciando un’epidemia globale proveniente dall’Asia nel 2020.

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