Alberto, in arte Squall

Oggi parliamo di un cosplayer italiano residente in Giappone. Alberto, in arte Squall. Alberto vive a Tokyo dal 2013 e dal 2015 lavora come Game Designer. Il lavoro dei sogni, per un cosplayer. Da sempre appassionato di pop-culture giapponese: passione che col tempo lo ha avvicinato al mondo del cosplay anche grazie alla sua ammirazione per Squall Leonheart, popolare protagonista del videogioco Final Fantasy VIII. Infatti il suo primo lavoro è stato proprio Squall, da quel primo personaggio la sua creativà si evolta con tanti altri personaggi, quasi tutti legati al marchio Square-Enix.

Alberto e Squall: quando il tuo personaggio diventa parte di te

Il “Battesimo del Cosplay” arriva per Alberto nel 2004, durante il Romics. Qui interpreta per la prima volta Squall. Da allora ha realizzato ben 46 cosplay e, ad oggi, ne ha altri 3 in fase di preparazione. Tra i cosplay di Alberto spiccano molti personaggi dell’ universo narrativo di Final Fantasy, tra cui Squall, Cloud, Sephiroth, Tidus, Noctis e Noel. Ma troviamo anche molti altri personaggi del multiverso Square-Enix, come 9S di NieR: Automata, NieR, di NieR: Replicant o Cent di Darkengard 3. Ma anche Terra, Terranort, Leon (da Kingdom Hearts) e Therion (da Octopath Traveler).

Una lunga lista di cosplay, ma come si dice: il primo amore non si scorda mai. Infatti il nickname di Alberto, Squall, deriva proprio dal suo primo personaggio. Personaggio di cui, vome vedremo nella lista in fondo all’articolo, ha interpretato diverse versioni nel corso degli anni. Ma Squall non è solo un personaggio di Final Fantasy, o il nome d’arte da cosplayer di Alberto. Squall è Alberto. Infatti lui era Squall ancora prima di iniziare a fare il cosplayer. Era così che si identificava nelle chat e su internet. Il suo legame con il personaggio è dovuto all’ammirazione per il suo carattere contorto, nonché per la sua capacità di crescere e maturare nel corso della storia.

Cosplay e ispirazione

Per quanto riguarda vestiti e accessori che servono per creare, o quantomeno rendere più credibile un personaggio in cui si vuole immedesimare, Alberto preferisce realizzare tutto da sé. Questo per una questione di soddisfazione personale. Riguardo il diventare bravi cosplayer, Alberto sostiene:

Dipende in cosa si vuol diventare dei bravi cosplayer.
Mi spiego meglio, nel cosplay ci sono tante skill diverse come il craft, performance, cucito, posing…
Penso che essere bravi cosplayer in tutto sia una cosa molto difficile e per questo preferisco puntare ad essere un bravo cosplayer in qualcosa di specifico.
Ad esempio a me piace molto posare e rappresentare i sentimenti del personaggio in un singolo scatto fotografico.
Per fare questo mi alleno molto a posare, e a esprimere quello che voglio trasmettere con l’espressione del viso.
Per diventare bravi in qualcosa ci vuole sempre molto allenamento.
Non esistono persone nel settore, o modelli ai quali Alberto si è ispirato. Sicuramente prova stima per molte persone, ma non si è mai ispirato a nessuno. Alberto ha sempre avuto il suo modo personale di vivere il cosplay. A differenza di molti altri cosplayer inoltre, Alberto non ha mai partecipato ad alcuna gara, cosa che qua in Italia è molto in voga tra i cosplayer nelle fiere. Per Alberto il cosplay è una passione che va vissuta in modo personale. Sebbene esista una vera e propria “industria” del cosplay, fatta di stilisti, modelli e modelle e marche che producono accessori e vestiti.

Alberto, il cosplay e la vita quotidiana

Come accennato all’inizio di questo articolo, Alberto è un Game Designer e il fatto di essere un cosplayer lo aiuta sotto molti punti di vista. Lavorando con le action dei personaggi, non si vergogna a posare davanti agli artisti quando spiega che motion ha in mente per i personaggi del gioco. Fa più facilmente caso ai dettagli dei vestiti dei personaggi che crea, ai tratti del viso, in modo da figurarsi che particolarità esso dovrà avere nel gioco. Il tutto immaginando anche come e quanto il personaggio sarà amato nel mondo del cosplay. Il suo scopo è quello di creare personaggi per far dire alle persone: “vorrei fare il cosplay di questo!”. Per quanto riguarda il “vivere di cosplay”, Alberto sostiene che dato che questo mondo fa parte dell’ entertainment, è altresì giusto che ci si possa guadagnare qualcosa. La pandemia da Covid-19 e il conseguente lockdown ci hanno insegnato l’importanza del mondo dell’intrattenimento nella vita di tutti i giorni e quanto si starebbe peggio senza di esso. Inoltre, fare il cosplayer ti mette alla stregua dei modelli e potresti venire notato anche per altre cose. Infatti Alberto ha partecipato come testimonial di un noto brand di lenti a contatto italiano, dal 2010 al 2017.

Alberto/Squall e gli eventi a tema

Prima di trasferirsi a Tokyo, Alberto partecipava a tanti eventi in Italia, come Romics, Rimini Comics e Comicon. Ma a Tokyo, per via del lavoro partecipa solo al World Cosplay Summit di Nagoya, di cui nel 2014 è stato parte dello staff e al Tokyo Game Show. Tuttavia è rimasto legato con il cuore agli eventi nostrani. In particolar modo al Rimini Comics, che ricorda con affetto quando parla di eventi italiani, mettendolo sul podio dei suoi eventi preferiti assieme al World Cosplay Summit e al Game Show.

Riguardo il Tokyo Game Show, Alberto ci ha anche raccontato un aneddoto piacevole:

Salire sul palco del TGS durante la presentazione di FFXV come cosplayer di Noctis è stato il momento che più mi ha emozionato da cosplayer.
Ero lì come cosplayer ma in cuor mio stavo vivendo l’emozione della presentazione di un gioco come FFXV ad un evento come il TGS, emozione che vorrei tanto vivere anche come Game Designer.

Cosplay e Social Network: due mondi a contatto

I social, secondo il nostro Alberto, hanno dato possibilità di maggior visibilità in tutto, compreso il mondo del cosplay. Certamente, hanno anche contribuito ad alimentsare liti e flame, però hanno aiutato molto i cosplayer a essere accettati tra le persone “normali”. Infatti, se 15 anni fa un cosplayer che passeggiava per strada creava stupore e disagio tra gli altri passanti, oggi grazie ai Social c’è più consapevolezza, che porta anche a più tolleranza. E di conseguenza, meno dita puntate contro, sebbene capiti ancora di essere additati come strani da chi non comprende il fenomeno. Distinguersi dalla massa porta sempre a questo tipo di conseguenze. Ma Alberto non fa tanto caso alle critiche o alle prese in giro. Più che altro preferisce concentrarsi sulle critiche costruttive, in quanto servono a migliorarsi.

Cosplay: Original o no? Cosa ne pensa Alberto Squall?

Ultimamente si fa un gran parlare di original che, secondo alcuni, snaturerebbe il senso del cosplay. Ma Alberto pensa che non sia così. La parola “cosplay” è stata intesa male in occidente ed è stata sempre vista come una cosa legata esclusivamente a personaggi di anime, manga, videogiochi o film. In Giappone però, qualsiasi tipo di interpretazione in costume è considerato cosplay. Effettivamente il termine stesso deriva da “costume play”, quindi letteralmente è proprio una “recitazione”.

“Cosplayografia”

Come la filmografia per un attore, o la bibliografia per uno scrittore, eccovi la “cosplayografia” di Alberto Squall:

No Personaggio Titolo
1 Squall Leonhart FFVIII
2 Squall Leonhart (SeeD) FFVIII
3 Squall Leonhart (Cadet) FFVIII
4 Squall Leonhart (Furesiya’s Illustration) FFVIII
5 Squall Leonhart (Amano) FFVIII
6 Squall Leonhart (Xmas) FFVIII
7 Squall Leonhart (Dissidia) Dissidia Final Fantasy
8 Squall Leonhart (Leon KHII) KHII
9 Cloud Strife FFVII
10 Cloud Strife (FFVII:AC) FFVII:AC
11 Sephiroth (FFVII: AC) FFVII:AC
12 Kadaj FFVII:AC
13 Vincent Valentine (Turk) FFVII:BC
14 Leslie Kyle FFVIIR
15 Zack Fair FFVIIR
16 Tidus FFX
17 Tidus (A fleeting dream) Dissidia Final Fantasy
18 Snow Villiers FFXIII
19 Noel Kreiss FFXIII-2
20 Noctis Lucis Caelum FFXV
21 Noctis Lucis Caelum (Wedding) FFXV
22 Edge Geraldine FFIV:The after years
23 Machina Kunagiri FF Type 0
24 Kain Highwing (Dissidia) Dissidia Final Fantasy
25 Cent Drakengard 3
26 NieR NieR Replicant
27 9S NieR Automata
28 Riku KHII
29 Axel KHII
30 Zexion KHII
31 Terra KH:BBS
32 Terranort KH:BBS
33 Yozora KHIII
34 Therion Octopath Traveler
35 Elsa (Zael) The Last Story
36 Raiden Metal Gear Solid 4
37 Kamina Tengen Toppa Gurren Lagann
38 Uchiha Sasuke Naruto Shippuden
39 Komaeda Nagito Super Dangan Ronpa 2
40 Kamukura Izuru Super Dangan Ronpa 2
41 Ishida Mitsunari Samurai Warrios 3
42 Leon S. Kennedy Resident Evil: Degeneration
43 Kaito Black Rock Shooter
44 Gackt (Le Ciel) Malice Mizer
45 Hyde (Mad Qualia) Hyde
Per Alberto Squall abbiamo detto tutto. Vi invitiamo a restare collegati con noi e con lui, al link che vi lascerò in fondo. Per il resto, come dice Alberto:
Divertitevi, date sfogo alla vostra creatività e non dimenticatevi che chiunque può fare cosplay!

Segui Alberto Squall su Instagram: @eyes_0n_squall

Star Trek Vs Realtà: a che punto siamo?

Quanti di voi possono dire di non aver mai sentito la frase “Wow! Ma qui siamo su Star Trek!” almeno una volta nella vita? Di solito qualcuno la dice quando esce qualche nuovo dispositivo tecnologico sofisticato, o qualche nuovo software all’avanguardia. Ormai Star Trek è diventata un termine di paragone con la realtà. Ciò accade anche perché la fantasia di Gene Roddenberry è stata di ispirazione nel corso del tempo per molti ingegneri e inventori. Le tecnologie descritte in Star Trek in realtà, danno forma da sempre a quello che vorremmo avere nella vita di tutti i giorni. Io, ad esempio, quando ero piccolo e vedevo la Serie Classica o la Next Generation, sognavo sempre di poter avere  un giorno un computer così avanzato da poterci parlare per usarlo. Oggi posseggo un Amazon Echo e Alexa è stato il coronamento di quel sogno. Ma la tecnologia “alla Star Trek” non si ferma certo agli assistenti vocali.

A pensarci bene, in alcuni aspetti abbiamo anche superato Star Trek, almeno la Serie Classica. La ricerca tecnologica ci ha portato a livelli che mai avremmo immaginato negli anni ’80, tantomeno ci avrebbero pensato i nostri genitori negli anni ’60. E ormai siamo così abituati ad alcune di queste cose, che non ci facciamo neanche più caso. Oggi, quando guardiamo un episodio di Star Trek, molte cose che vediamo le troviamo quasi scontate. Siamo così abituati all’utilizzo quotidiano di certe tecnologie che non ci sorprendono più. In questo articolo metterò a confronto i dispositivi presentati all’interno delle vecchie serie, con quello che abbiamo oggi, per vedere a che punto siamo arrivati.

Star Trek Vs Realtà: la tecnologia nella vita di tutti i giorni

La Domotica e gli Assistenti Vocali

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Amazon Echo: Il popolare asistente vocale meglio noto come “Alexa”

Un aspetto della vita quotidiana contemporanea che ci fa pensare più volte a Star Trek è sicuramente la domotica. Primi fra tutti gli assistenti vocali. Chi non ha mai sognato di poter chiedere una cosa al computer senza doversi mettere alla scrivania, o senza dover prendere in mano tablet e smartphone, accedere, collegarsi a google etc? Gli assistenti vocali basta chiamarli per nome e chiedere. E se siete Trekkie estremisti e ipernostalgici come me, vi do un suggerimento: Amazon Echo permette di personalizzare il nome del dispositivo. Quindi, se “Alexa” non vi soddisfa, potete scegliere un altro nome, tra quelli proposti. E c’è anche “Computer”. Io l’ho provato, ma poi mi si attivava ogni volta che dicevo alla mia compagna “mi metto al computer!”, quindi sono tornato ad Alexa.

Inoltre, collegando gli elettrodomestici compatibili ai rispettivi assistenti vocali, la vostra casa diventerà una piccola Enterprise. Volete giocare? “Alexa, accendi XBox!”. Volete guardare una serie o un film? “Alexa, metti i Griffin su Amazon Prime Video!”, o “Ok Google, metti Voltron su Netflix!”. Avete un robottino aspirapolvere e volete pulire il pavimento? “Alexa, imposta pulizia della casa con il robottino!”. Volete chiamare un amico? “Ok Google, chiama Tizio”, oppure “Alexa, fai una telefonata a Caio!”. Siete in auto e volete raggiungere una meta di cui non conoscete la strada? “Ok Google, portami a via Tal dei Tali!”. Impostando correttamente le varie skill e le routine, potrete utilizzare i vostri assistenti vocali per fare praticamente tutto. Anche per acquistare oggetti online, o per farvi dare le notizie del giorno.

L’IoT

Ma la domotica è solo la versione casalinga di una cosa ancora più grande: l’IoT, ovvero l’ Internet delle cose (Internet of Things). Grazie a questa moderna tecnologia, le città del mondo si stanno adattando al modello di smart city, snellendo così i servizi utili per i cittadini e velocizzando la città stessa. Pensate all’asservimento semaforico per i tram, il Car Sharing con cui potete scegliere una delle macchine disponibili e aprirla dal vostro smartphone, le app che vi segnalano i parcheggi liberi e le colonnine di ricarica se avete l’auto elettrica e quelle che vi dicono esattamente tra quanto tempo passa il prossimo autobus e vi permettono di acquistare il biglietto senza dover cercare un’edicola.

Grazie ad App come il navigatore Waze poi, se siete in auto e un vostro amico (che possiede Waze) è nei paraggi, vi viene segnalato dal navigatore, consentendovi magari di chiamarvi (sempre usando il vivavoce, mi raccomando) e tenervi compagnia nel traffico. Un po’ come quando il Capitano Kirk vede un’altra astronave in lontananza e chiede a Uhura di aprire un canale audio con l’altro capitano!

Le videochiamate

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Il Capitano Kirk durante una comunicazione sullo schermo

Ed ora, ecco una funzione che una volta rappresentava un “sogno trekkiano”, e oggi è stata implementata così bene, da aver addirittura superato lo stesso sogno. Sto parlando delle videochiamate. Negli anni ’60, vedere Kirk che si faceva passare le chiamate “sullo schermo” era quasi magia. Negli anni ’80, quando lo faceva Picard, il sogno sembrava già più accessibile, quantomeno si iniziava a parlarne. Già negli anni ’90, con i primi software come NetMeeting, si cominciava a vedere una luce. Poi nel 2003 arrivò la 3 con i primi videofonini. E intanto nei computer cominciava a spopolare Skype.

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Una moderna Skype-call con 5 partecipanti

Oggi la videochiamata non è più un sogno. Ogni software di comunicazione che si rispetti è dotato di messaggistica scritta, vocale e video. E grazie agli ultimi aggiornamenti, in parte dovuti anche alla pandemia da Covid-19, con questi software è possibile fare vere e proprie videoconferenze. Zoom e Skype permettono l’accesso fino a 100 partecipanti. In questo settore, quindi, abbiamo superato Star Trek.

Le telecomunicazioni

Nella Serie Classica, c’erano due oggetti che sicuramente attiravano l’attenzione di tutti: il Comunicatore e l’auricolare di Uhura. Il comunicatore era un dispositivo grande quando il palmo di una mano, con uno sportellino che nascondeva un modulatore di frequenza. Quando un membro dell’equipaggio voleva chiamare la nave, o un altro membro, bastava aprire lo sportellino, cercare la frequenza giusta, e aspettare che l’altro rispondesse. Quando qualcuno chiamava invece, questo oggettino emetteva un suono, il personaggio lo prendeva, apriva lo sportellino, premeva un tasto e rispondeva. Vi ricorda qualcosa? Qualcuno ha detto “cellulare”?

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A sinistra, il comunicatore di Star Trek. A destra lo StarTAC

Nel 1996, Motorola lanciò nel mercato un particolare modello di telefono cellulare, primo nel suo genere, che non somigliava più ad una cornetta telefonica, come andava in quegli anni, ma prendeva esattamente la forma del Comunicatore di Star Trek. Si chiamava StarTAC e non è ancora chiaro se il nome volesse essere un richiamo alla popolare serie Sci-Fi.

L’altro oggetto che ho citato invece, era un particolare auricolare con una parte esterna che terminava con una specie di microfono. Quando Uhura riceveva una chiamata, le bastava toccare la punta del microfono e rispondere. Come si fa oggi con i moderni auricolari bluetooth. Le prime versioni erano auricolari singoli, con un bottoncino per rispondere. Le versioni moderne sono auricolari a coppie, che tuttavia possono anche essere utilizzati singolarmente, che rispondono al semplice tocco del polpastrello. Qui siamo arrivati al livello di Star Trek.

Per quanto riguarda i cellulari invece, il modello Star Trek lo abbiamo superato già da un pezzo. Anzi, grazie agli smartphone ormai il cellulare è diventato obsoleto.  Ma di questo parlerò nel prossimo paragrafo.

Tablet, Smartphone e Touch-Screen

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Il Capitano Picard al lavoro sul suo PADD

Questo argomento riguarda più la serie Next Generation, in cui tutti i membri dell’equipaggio erano dotati di uno o più PADD (che compaiono di nuovo in Discovery con il nome “datapad”). Questi dispositivi erano di due dimensioni. C’erano quelli piccoli, che ricordavano i nostri smartphone e quelli grandi, che ricordavano i tablet da 10 pollici. Venivano usati esattamente come i nostri smartphone e tablet, attraverso il tocco delle dita. Servivano per lavorare. Vi si potevano leggere i rapporti, i diari di bordo, le diagnostiche dei computer e dei motori e le cartelle cliniche dei pazienti dell’infermeria. Ognuno aveva il suo PADD con la sua configurazione personale, a seconda del compito svolto all’interno della nave. In molti posti di lavoro oggi avviene la stessa cosa. Tablet e smartphone aziendali con app preinstallate che predispongono il dispositivo all’utilizzo professionale. Li usano i tecnici che vengono a installarci il router a casa, o quelli che vengono ad effettuare la lettura del gas. In questo possiamo dire di essere allo stesso livello di Star Trek Next Generation.

E se ricordate bene, a partire dagli utlimi film cinematografici della Serie Classica e dalla Serie Next Generation, appaiono i primi Touch-Screen. Grandi pannelli di vetro con cui i protagonisti interagiscono tramite il tocco delle dita, che servono un po’ a tutto. Pilotare la nave, aprire mappe per localizzare gli altri membri, leggere dati etc. Beh, in ambito spaziale finalmente ci siamo arrivati anche noi. La capsula Crew-Dragon della SpaceX infatti viene pilotata tramite un touch-screen, alla stessa maniera di Geordie e Data

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Riker, Geordie e Data al lavoro su un computer con Touchscreen
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I due astronauti NASA Bob Behnken e Doug Hurley all’interno della Crew Dragon-1 “Endeavour”

E lo spazio?

Finora abbiamo parlato di tecnologie quotidiane, per lo più casalinghe o da ufficio. Ma a livello di tecnologie spaziali come siamo messi? Su Star Trek abbiamo diversi tipi di velivoli: ci sono le Navette, custodite all’interno degli hangar delle navi principali, grandi come furgoncini, che vengono utilizzate per l’esplorazione di spazi piccoli in cui la nave madre non può entrare, o per atterrare sui pianeti, laddove non è possibile utilizzare il teletrasporto. Poi abbiamo le astronavi, vere protagoniste del franchise, i cui nomi danno il titolo a ben tre serie (Enterprise, Voyager e Discovery) e in ultimo, le basi stellari Deep Space, una delle quali protagonista di una serie, Deep Space 9.

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La USS Discovery NCC-1031, vascello scientifico della Flotta Stellare

Purtroppo, nella nostra realtà in questo ambito siamo ancora molto indietro rispetto a Star Trek. Ma anche noi possiamo vantare una rosa di elementi niente male. Abbiamo ad esempio le nostre Navette, ovvero le Capsule Sojuz e Crew-Dragon. E abbiamo anche le Blue Origin (ma sono ancora Work in Progress). Piccole (si fa per dire) navicelle pensate per equipaggi dai 3 ai 7 elementi, che partono da Terra per andare ad agganciarsi alla Stazione Spaziale Internazionale, e per riportare gli astronauti a Terra. Queste Capsule sono le eredi di altre navicelle più grandi usate fino al 2011: gli Shuttle. A differenza delle Capsule, essi erano simili a piccoli aerei e potevsano ospitare anche loro fino a 6 elementi. La parte più grande veniva utilizzata come stiva di carico per i satelliti da portare in orbita, o per i moduli aggiuntivi da agganciare alla Stazione Spaziale.

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La ISS, Stazione Spaziale Internazionale di ESA, NASA, Roscosmos, JAXA e CSA

E poi abbiamo la Stazione Spaziale. In realtà dovrei dire “le” stazioni, perché l’attuale ISS è solo l’ultima di una serie. Le nostre stazioni però, a dispetto del nome, non sono vere e proprie “stazioni”. Non rappresentano “basi” spaziali, bensì sono sempre state molto più simili a delle astronavi. Infatti non stanno ferme in un punto, come il nome farebbe intendere, ma orbitano attorno al pianeta, con tanto di “aggiustamenti di rotta” periodici. La planimetria non è quella di una base, ma è molto più simile a quella di un vascello trekkiano. La ISS ha gli alloggi per l’equipaggio, una sala ricreativa con la palestra, una sala da pranzo e vari laboratori per gli esperimenti. Se dovessi paragonare la ISS a una delle navi di Star Trek, direi la Discovery, che per l’appunto è un vascello scientifico.

Per quanto riguarda l’esplorazione dello spazio profondo invece, per ora ci stiamo affidando a delle sonde. La più famosa, nonché quella che è giunta più lontano di tutte è la Voyager. Guardacaso lo stesso nome della nave della Federazione che è giunta più lontano di tutte le altre, nel famoso Quadrante Gamma.

E ora attendiamo che il buon vecchio Elon Musk finisca di perfezionare le SpaceX Starship, per vedere come sarà la prossima generazione di Navi Spaziali.

Ma non finisce qui!

Le tecnologie che ho citato finora, sono solo quelle che già esistono da un po’. Ma ci sono diversi work in progress che, una volta terminati e messi in commercio, ci faranno fare un balzo in avanti mai visto prima. Come ad esempio i droni con passeggero, piccole automobili con dalle 6 alle 8 eliche in grado di volare autonomamente e trasportare persone ovunque. Le macchine volanti, insomma…oppure alcuni esperimenti in campo medico, come lo stimolatore per occhi molto simile al visore di Geordie di cui parlo in questo articolo sul mio blog. O come il Tricorder, che grazie ad un concorso sta diventando realtà.

Insomma, ciò che una volta era solo una fantasia nella testa di un autore, nel tempo è diventato ispirazione per gli inventori e oggi è realtà per tutti noi. Essere visionari, in fondo, vuol dire questo. Vedere ciò che gli altri non vedono. Guardare avanti e dare forma a ciò che tutti vorrebbero vedere. L’immaginazione non è solo una bella dote con cui scrivere un buon libro o una sceneggiatura. Con l’immaginazione possiamo fare grandi cose, ma anche farle fare ad altri. E Gene Roddenberry era un visionario lungimirante e geniale.

Star Trek Vs The Expanse. Perché sì

Da ormai qualche anno sta spopolando anche in Italia la serie TV The Expanse, in streaming su Amazon Prime Video. Si tratta di una serie sci-fi futuristica, ambientata nel 23° secolo. Se chi sta leggendo questo articolo è un Trekkie di vecchia data come me, non potrà non aver mai fatto un confronto con un’altra serie sci-fi futuristica ambientata nel 23° Secolo. Ovvero Star Trek (di cui è in arrivo la nuova serie Strange New Worlds). Ma tra le due, quale è quella più valida? Quale quella più affascinante? In quale potremmo provare a identificarci meglio? Domande che non troveranno mai una risposta univoca, in quanto non esiste. È sempre tutto molto soggettivo, ma in questo articolo proverò a mettere a confronto diversi aspetti delle due serie, cercando di essere il più obiettivo possibile. Così anche tu che stai leggendo, se non hai mai visto nessuna di queste due serie, magari sarai invogliato a cominciare. Iniziamo subito:

Star Trek Vs The Expanse: L’ambientazione

Come ho detto nell’introduzione, The Expanse è ambientato nel 23° Secolo. Star Trek invece è un universo di serie che ha una cronologia di eventi che parte dal 22° Secolo di Star Trek: Enterprise, fino al 24° della terza stagione di Star Trek: Discovery (passando per il 21° Secolo nel film Star Trek: Primo Contatto). Per metterla a confronto con The Expanse quindi dobbiamo soffermarci sulle serie a lei contemporanee, ovvero la Original Series, le prime due stagioni di Discovery e quindi l’imminente Strange New Worlds. Quindi, d’ora in avanti, quando dirò “Star Trek” intenderò solo le serie ora citate.

Star Trek

La cover-image di Star Trek: Strange New Worlds

Il 23° Secolo di Star Trek vede un pianeta Terra avanzatissimo, con una flotta stellare dotata di astronavi in grado di viaggiare a velocità curvatura (Warp Drive) e quindi di muoversi nello spazio profondo, all’interno dei quadranti Alfa e Beta della Via Lattea. Questo enorme balzo in avanti tecnologico è derivato dalla condivisione delle conoscenze tecnologiche con i Vulcaniani, un’avanzatissima razza proveniente dal pianeta Vulcano e amica dei terrestri. I Vulcaniani giunsero sulla Terra nel 21° Secolo, più precisamente il 4 Aprile 2063, il giorno in cui Zefram Cochrane provò con successo la sua nuova invenzione: il motore a curvatura (Star Trek: Primo Contatto). Da allora i terrestri sono stati presi sotto l’ala protettiva dei Vulcaniani come una sorta di “fratellini minori” da istruire, fino ad arrivare alla fondazione della Federazione Unita dei Pianeti (finale di serie di Star Trek: Enterprise). Nella Federazione, oltre a Umani e Vulcaniani, sono presenti anche Tellariti e Andoriani. Ai confini della Federazione troviamo l’Impero Klingon, popolato dall’omonima razza, i Romulani, gli Xindi, i Ferengi (la popolare razza di commercianti), il Dominio Cardassiano e i Tholiani. La Flotta Stellare è un organo misto militare e civile, che ha il compito di difendere i pianeti confederati quando essi sono in pericolo, ma nel contempo anche quello di esplorare “strani nuovi mondi, per arrivare coraggiosamente là dove nessuno è mai giunto prima”. Le varie fazioni, sebbene non in guerra totale, vivono all’interno dei propri confini rispettando precisi patti di non sconfinamento. Ci sono state guerre in passato (come quella tra la Federazione e i Klingon nella prima stagione di Discovery), e per questo gli equilibri sono molto delicati. Ma sostanzialmente, la missione principale delle navi protagoniste delle serie che ci interessano, cioè l’Enterprise, l’Enterpise-A, e la Discovery, è quella di esplorare e mappare il cosmo (le due Enterprise) e di fare ricerca scientifica (la Discovery).

The Expanse

La cover-image di The Expanse

Il 23° Secolo di The Expanse, a differenza di quello descritto in Star Trek, non è popolato di civiltà aliene, né possiede tecnologie avanzatissime come la velocità curvatura, il teletrasporto, i campi di forza e tutte le altre “diavolerie tecnologiche” presenti in Star Trek. Su The Expanse, il 23° Secolo è un’epoca in cui il genere umano ha colonizzato finalmente tutto il Sistema Solare, grazie anche all’invenzione del motore Epstein (Epstein Drive); un motore a propulsione nucleare creato dallo scienziato Solomon Epstein. Dalle ex-colonie sono nate tre grandi civiltà, governate da tre enti distinti: i Terrestri, che vivono tra Terra e Luna e fanno parte dell’ ONU (che in questa serie è diventato l’organo politico governativo della Terra). I Marziani, che vivono tra Marte e i suoi satelliti Fobos e Deimos, governati dalla MCR, ovvero la Martian Congressional Republic. Ultimi, troviamo i Cinturiani, popolo che prende il nome dalla Cintura di Asteroidi e vive principalmente su Ceres. L’organizzazione principale cui fa capo la civiltà Cinturiana è L’APE (in originale OPA – Outer Planets Alliance, ovvero Alleanza dei Pianeti Esterni). La situazione tra queste tre civiltà umane è perennemente in bilico, con Marte e Terra che si contendono le preziose risorse della Cintura e degli altri pianeti colonizzati (come Europa, Io, Ganimede e altri), e i Cinturiani che sono stanchi di essere sfruttati dagli “Interni” (così chiamano i Terrestri e i Marziani) come operai per i loro comodi. Continue tensioni alimentano le trame delle varie puntate, con una guerra totale tra Terra e Marte che si conclude brevemente con un trattato di Pace. Solo dalla terza stagione si comincia a intravedere un secondo attore: la Protomolecola. Una sorta di virus alieno, che poi si rivela essere un organismo senziente che comunica in modi alternativi con alcuni dei protagonisti e finisce per portarli nello spazio profondo attraverso un macchinario speciale, in grado di creare buchi neri.

La storia di The Expanse quindi, è concentrata di più sui rapporti umani tra umani (seppur di civiltà e pianeti diversi), le cui dinamiche sembrano non essere mai cambiate nel tempo. Mentre su Star Trek assistiamo ad un futuro che potrebbe definirsi quasi utopico, con una razza umana unita e in pace con sé stessa, che ha superato i concetti di nazionalità e confini diventando un unico popolo, affiancata da razze aliene amiche e alleate. Alcune di queste razze, compatibilmente con le rispettive caratteristiche fisiche, sono in grado di accoppiarsi (Spock, ad esempio, è mezzo Umano e mezzo Vulcaniano).

Star Trek Vs The Expanse: La tecnologia

Uno degli aspetti più importanti dei film e delle serie di fantascienza ambientati nel futuro è, senza dubbio, la tecnologia. Su Star Trek e The Expanse ne troviamo tanta, ma le due visioni del futuro, sotto questo punto di vista, sono anche qui molto differenti.

Star Trek

Il Teletrasporto nella serie originale

Dalla prima alleanza coi Vulcaniani nel 21° Secolo, la conseguente condivisione delle conoscenze ha portato gli Umani a fare un leggendario “balzo da gigante” tecnologico. Oltre ai motori a curvatura infatti, su Star Trek troviamo una serie di tecnologie avanzatissime e quasi “magiche”. Teletrasporto, campi di forza, stabilizzatore inerziale (che serve a non far disintegrare i corpi che viaggiano a velocità superluminali), pistole e cannoni a phaser (una sorta di raggio laser), gravità artificiale non simulata, alluminio trasparente (per quanto questa tecnologia pare sia stata scoperta da poco) per realizzare oblò e finestre senza il rischio che si distruggano al primo sassolino che viene incontro a velocità spaziali. Per il cibo, i vestiti e altri oggetti utili, esiste un replicatore di materia. Infine il Tricorder: lo strumento che analizza tutto, utilizzabile sia in campo medico, che come scanner ambientale. A tutto ciò si affiancano tecnologie più “abbordabili” come i comunicatori (simili ai nostri vecchi telefoni cellulari), tablet (molto simili ai nostri), tecnologie olografiche, schermi interattivi e software avanzati di comunicazione video (come i nostri Skype, Zoom o qualsiasi altro messenger contenga la video-chiamata).

The Expanse

Roberta “Bobbie” Draper con il suo tablet

Senza un contatto con una civlità aliena ultra avanzata, The Expanse si è sviluppato pensando la tecnologia come un’evoluzione naturale dei tempi moderni. Le astronavi viaggiano coi motori Epstein, ovvero motori con propulsione nucleare, in grado di spingere le navi a velocità elevatissime, sebbene molto lontane da quella della luce. Questa propulsione genera una spinta costante in grado di simulare la gravità all’interno delle astronavi. Al crescere della velocità però, cresce anche la spinta e la relativa pressione sul corpo. Si passa quindi da frazioni di G o 1G, fino a 6G. Per evitare conseguenze sul fisico, i protagnisti si iniettano nelle vene un liquido in grado di stabilizzare l’organismo e sopportare la pressione. Le armi non sono né laser, né a fase. Le navi  fanno uscire i missili, che si accendono appena fuori dai cannoni e partono verso l’obiettivo. questo per evitare che la spinta dello “sparo”, scaraventi la nave indietro per la terza legge della dinamica (principio di azione e reazione), per cui una forza non si sviluppa in una sola direzione, ma i due corpi partirebbero in direzioni opposte e con la stessa forza. Cosa che sulla Terra non avviene per via della forza di gravità. Inoltre le navi sono prive di oblò, per via dell’assenza di tecnologie come l’alluminio trasparente o gli scudi deflettori (campi di forza invisibili che si generano intorno alla nave). Per il resto troviamo le stesse tecnologie presenti anche in Star Trek, ma del resto anche ai giorni nostri: tablet, smartphone, tecnologie olografiche, videoconferenze etc.

Il punto di rottura tra le due serie quindi, per quanto riguarda la tecnologia, è proprio il fatto che non esistano civiltà aliene avanzate che possano aver aiutato gli Umani nella propria evoluzione. Quindi la tecnologia di The Expanse segue un’evoluzione più naturale ed è più simile alla nostra. Inoltre rispetta le leggi della fisica come le conosciamo oggi, visto che ancora non è venuto nessuno a dirci come si può generare un campo di forza o come si costruisce una piastra di gravità artificiale.

Star Trek Vs The Expanse: Le astronavi

Passiamo ora alle vere protagoniste delle serie fantascientifiche ambientate nello spazio: le astronavi. In questo articolo ne analizzerò due, una per serie. Le due principali.

Star Trek: USS Enterprise NCC-1701

L’Enterprise del Capitano Pike, come compare nella serie Discovery

La più famosa delle astronavi. L’Enterprise NCC-1701 è la prima astronave a comparire in Star Trek. Nave in grado di trasportare un equipaggio di 430 membri, ma con ulteriori alloggi per gli ospiti. Dotata di gravità artificiale, motore a curvatura, scudi deflettori. Dall’interno, più che un’astronave sembra una nave da crociera. La plancia è localizzata nella parte superiore della sezione a disco. appena sotto la plancia si snodano lunghissimi corridoi che portano agli alloggi dell’equipaggio, al ristorante, all’infermeria e alla sala tattica (dove avvengono le riunioni degli ufficiali). In fondo è presente la sala teletrasporto, da cui partono e in cui arrivano gli equipaggi in missione o eventuali ospiti. Sotto la sezione a disco c’è la sezione motori, con i motori a impulso e la sala macchine che controlla sia i motori a impulso, sia le due gondole di curvatura. A poppa sono situati la stiva e l’hangar navette, da cui partono appunto le missioni con le navette. Ogni navette è dotata di motori a impulso e curvatura (anche se il fattore curvatura delle navette è solo di livello 1). L’orientamento dell’astronave è orizzontale, come una qualsiasi nave in mare sulla Terra. L’equipaggio sta in piedi grazie alla gravità artificiale. Le varie sezioni della nave sono collegate tra loro da turbo-ascensori: un sistema di capsule-ascensore in grado di muoversi a elevate velocità che trasportano in lungo e in largo l’equipaggio.

The Expanse: Rocinante

La Rocinante, nave protagonista di The Expanse

La Rocinante è la nave in cui sono ambientati la maggior parte degli episodi di The Expanse. È la nave del Capitano James Holden e del suo equipaggio. È simile a un razzo dei giorni nostri, anzi a guardarla bene ricorda un po’ la Starship di Elon Musk. L’equipaggio è composto da 4 membri, ma sono disponibili alloggi per ulteriori ospiti (durante la serie arriva a ospitare 10 persone). È dotata di motore Epstein, non sono presenti né oblò né finestre. All’esterno sono posizionate una serie di telecamere ad alta definizione che permettono all’equipaggio di vedere lo spazio come da una finestra. La navigazione avviene seguendo rotte orbitali e il calcolo delle coordinate dipende sempre dalla posizone dei pianeti e dalle orbite, al contrario di Star Trek che, con la curvatura, è in grado di raggiungere pianeti molto distanti in brevissimo tempo e quindi può effettuare viaggi “diretti”. L’orientamento è verticale, vale a dire che l’equipaggio e la nave viaggiano parallelamente. In pratica, dal punto di vista di chi sta dentro, è come stare in un enorme ascensore, che va verso l’alto. Questo perché la gravità non è artificiale, ma simulata. Grazie alla propulsione della nave i suoi occupanti hanno l’illusione di stare “coi piedi a terra”, mentre in realtà i loro corpi stanno solo rispondendo alle leggi dell’inerzia, per cui loro conservano il proprio stato di quiete, mentre la nave accelera. Se la nave dovesse fermarsi per qualche motivo, o iniziare ad orbitare intorno a un pianeta come la nostra ISS, e quindi dovesse perdere l’accelerazione, l’equipaggio può continuare a emulare la gravità grazie a degli stivali magnetici. Niente teletrasporto, se una persona deve spostarsi da una nave all’altra, le due navi si agganciano e il soggetto si sposta nel “corridoio”. Se invece la missione richiede la visita ad un pianeta, la nave atterra direttamente (in verticale, come i Falcon 9 della SpaceX). Nessun turboascensore, ci si sposta tra un piano e l’altro della nave tramite semplici scale. La nave tuttavia, ha solo tre piani, quindi non si sente il bisogno di un ascensore. Sulla punta si trova la plancia, mentre ai piani inferiori abbiamo la sala ricreativa, gli alloggi del personale e nel piano più basso, la stiva e la camera di decompressione.

Ad essere onesti, The Expanse appare come la serie più “veritiera” tra le due. È ciò che potremmo aspettarci dal nostro futuro, qualora riuscissimo a colonizzare Luna e Marte (come da programma) e trovassimo il modo di costruire motori a propulsione nucleare per spostarci tra i pianeti (come si sta già cercando di fare). Tuttavia, non dovremmo sottovalutare l’evoluzione umana. In pochi decenni siamo stati in grado di arrivare dal telegrafo agli smartphone, dai primi motori a scoppio alle auto elettriche, dai primi aerei alla Crew-Dragon. Nulla mi vieta di pensare che da qui al 23° Secolo potremmo scoprire qualcosa simile alla curvatura, o un sistema energetico capace di generare gravità artificiale senza l’ausilio di accelerazioni o forze centrifughe. Quindi non è esatto, almeno secondo me, dire che The Expanse è più realistica di Star Trek. Del resto, negli anni ’60 Star Trek sembrava inarrivabile e oggi, teletrasporto e curvatura a parte, abbiamo già sviluppato gran parte delle tecnologie presenti nella serie. Quindi, ricapitolando: non esiste la serie sci-fi perfetta e non esiste una narrativa universale. Ogni autore fa riferimento ai suoi punti di vista personali e io trovo che sia Gene Roddenberry (autore di Star Trek), sia James S. A. Corey (pseudonimo collettivo dei due autori dei romanzi di The Expanse) ne abbiano degli ottimi. E tu, cosa ne pensi? Se ti sei divertito a leggere questo articolo, ti invito a leggere questo altro articolo sul mio blog personale, in cui descrivo la tecnologia presente nella ISS, la nostra Stazione Spaziale Internazionale. Magari puoi fare un ulteriore confronto tra la ISS, l’Enterprise e la Rocinante.

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