Chris Hemsworth: l’insostenibile leggerezza del Tuono

Chris Hemsworth ha espresso la sua opinione su Thor: Love and Thunder, il quarto film della saga legata al Dio del Tuono. L’attore australiano ha definito il film diretto da Taika Waititi “troppo stupido”, riferendosi alla maggior presenza di elementi comici rispetto ai precedenti capitoli. Hemsworth ha spiegato che quando si lavora al centro di un film, è difficile avere un’opinione oggettiva sulla sua riuscita, ma ha elogiato la scelta di fare qualcosa di completamente diverso rispetto ai precedenti film. Ha anche scherzato sull’opinione dei suoi amici di otto anni del figlio, che hanno criticato gli effetti speciali del film.

Funny Moments in Thor: Love & Thunder

 

Hemsworth ha risposto anche alle recenti dichiarazioni di Martin Scorsese e Quentin Tarantino riguardo alla presenza eccessiva dei film Marvel e alla loro capacità di creare veri e propri attori. Hemsworth ha dichiarato di essere stato colpito dal profondo da queste dichiarazioni, ma che non ha alcuna intenzione di tirarsi indietro e di non indossare più gli abiti del Dio del Tuono.

Nonostante non ci siano nuovi progetti per il personaggio di Thor presso la casa del fumetto, l’attore che l’ha reso celebre sarebbe disposto a riprendere il ruolo se ci fosse una nuova evoluzione per il personaggio. In un’intervista con GQ, Chris Hemsworth ha dichiarato la sua disponibilità a tornare nell’universo Marvel, ma solo se ci fosse qualcosa di nuovo da offrire al personaggio. Nonostante voglia esplorare nuovi ruoli, Thor rimane il suo primo amore e ne è molto fiero. Hemsworth ha sottolineato la differenza tra i primi due film di Thor e quelli successivi, attribuendo la sua voglia di fare cose diverse anche alla presenza di registi diversi.

 

Anthony Hopkins rigetta la sua performance di Odino

Anthony Hopkins critica la recitazione richiesta dai film Marvel, affermando che recitare davanti a uno schermo verde è inutile. L’attore, che ha interpretato il dio Odino nei film del MCU, ha espresso la sua opinione sul trattamento degli attori sul set delle produzioni Marvel, definendolo poco gratificante.

Sir Anthony Hopkins è un attore britannico di fama internazionale, nel corso della sua carriera, ha ottenuto numerosi riconoscimenti per le sue performance sul palcoscenico, sul grande schermo e in televisione, tra cui un Oscar come migliore attore protagonista nel 1992 per il suo ruolo nel film “Il silenzio degli innocenti”. È noto per la sua grande versatilità e la sua capacità di interpretare personaggi complessi e sfaccettati.

Vista la sua grande esperienza, secondo Hopkins, indossare un’armatura e sedersi su un trono non basta per recitare una parte, soprattutto se si deve interagire con un oggetto virtuale davanti ad uno schermo verde. La sua opinione è condivisa anche da Christian Bale, che ha interpretato il villain Gorr in Thor: Love and Thunder, definendo gli standard recitativi dei cinecomic molto al ribasso. L’attore premio Oscar si è già espresso in passato contro l’uso eccessivo del green screen nei film di supereroi.

Avengers (Marvel) vs Justice League (DC Comics)

Quale gruppo è nato prima?

AVENGERS (Marvel) vs JUSTICE LEAGUE (DC Comics)

La Justice League è un gruppo di supereroi DC Comics creato “ufficialmente” nel 1960 dallo sceneggiatore Gardner Fox, da un’idea di Julius Schwartz  sulla collana antologica The Brave and the Bold (n. 28) e ottenne una sua serie regolare l’anno stesso con la testata Justice League of America (vol. 1). A quanto pare Jack Liebowitz, Il publisher della DC Comics in quel periodo, in una partita a golf Martin Goodman della Timely Comics (poi Marvel) si vantò del successo della sua squadra tanto che il producer della futura Casa delle Idee convinse Stan Lee a creare un loro “supergruppo”. .. così prima vennero i Fantastici 4, poi i Vendicatori/Avengers. Siamo nel settembre 1963 e la coppia Lee e Kirby unirono insieme eroi Capitan America, Thor, Iron Man, Hulk, Ant-Man e Wasp nella omonima serie The Avengers (vol. 1). I due superteam si sono scontrati nel 2005 in un crossover, Vendicatori/JLA

In realtà, l’idea di “team” parte già da prima dell’epico scontro tra le “due superpotenze” la Justice Society of America è gruppo di personaggi creato per l’editore All-American Publications da Sheldon Meyer nel 1940… proprio per questo motivo, non assegneremo un punteggio a nessuno dei due contendenti!

”De Sagittis et Seminibus”. L’arte di David Aja a Roma

In esclusiva nazionale e per la prima volta in Italia, ARF! e l’Instituto Cervantes di Roma presentano alla Sala Dalì di Piazza Navona la mostra ”De Sagittis et Seminibus” dedicata al rinomato artista spagnolo, vincitore di 5 Eisner Awards e 2 Harvey Awards, David Aja.

Il Direttore Instituto Cervantes di Roma Ignacio Peyró ha dichiarato:

“Con un linguaggio ricco di sfumature, David Aja non è solo uno dei grandi autori contemporanei del fumetto spagnolo, ma una figura ammirata in tutta Europa. È una gioia e un motivo di orgoglio portare il meglio del suo lavoro ai romani”.

In ”De Sagittis et Seminibus” che sarà inaugurata il 28 aprile 2023 alle ore 18 alla presenza dell’artista, verranno esposte alcune delle creazioni più rappresentative dell’intero percorso artistico di David Aja. Dalle pagine di Daredevil e di The Immortal Iron Fist sui testi di Ed Brubaker e Matt Fraction allo straordinario ciclo di Hawkeye (Marvel / Panini Comics) che lo consacra nel comicdom mondiale; dalle avventure di Clint “Occhio di Falco” Barton in assolo senza Avengers, alle pluripremiate copertine per la Scarlet Witch di James Robinson. Inoltre le tavole di The Seeds (Berger Books / Bao Publishing, 2021), scritta da Ann Nocenti, a completamento di questa ricca esposizione romana con la quale i visitatori potranno ammirare tutti i processi creativi di Aja, in un percorso che coniuga armonicamente il suo inconfondibile tratto “classico” e al contempo modernissimo al design e alle sperimentazioni grafiche e digitali che ne caratterizzano l’intera opera.

Come sottolinea Stefano “S3Keno” Piccoli, direttore di ARF! Festival e curatore della mostra:

“Con questa esposizione dedicata all’arte di David Aja, vogliamo proseguire quello stesso percorso intrapreso con altri grandi autori internazionali come Frank Quitely e Darwyn Cooke che – nel pubblicare per la Marvel e la DC Comics – riescono magistralmente a far convivere le leggendarie icone pop del fumetto supereroistico nordamericano a un segno d’autore ultra riconoscibile, caratterizzante, di alta cifra stilistica”.

Le opere in mostra saranno raccolte nell’ARFbook 2023, il catalogo delle mostre di ARF! disponibile presso il Bookshop di ARF! Festival dal 12 maggio al Mattatoio La Pelanda a Roma

Demon Days di Peach Momoko

In “Demon Days”, Peach Momoko, la leggendaria creatrice e artista di Stormbreaker, mescola i personaggi Marvel con le leggende e la storia del Giappone per dare vita a un’opera straordinaria raccolta in un volume unico. Thor, Tempesta, la Vedova Nera, Venom, Wolverine e altri character vengono riplasmati per un tuffo nella mitologia nipponica.

In questo volume seguiremo il viaggio della giovane Mariko in un mondo fantastico, popolato da mostri ed eroi che ci sembreranno familiari… Nuove e indimenticabili versioni di personaggi celebri si mescolano in quest’’opera che ha consacrato la giapponese Peach Momoko come una degli autori del momento!

Chi è David Aja?

David Aja, (Valladolid, 1977), fumettista, grafico e illustratore, si è laureato in Belle Arti all’Università di Salamanca, con specializzazione in Design e Audiovisivo, cominciando quasi immediatamente a lavorare come professionista per quotidiani e riviste periodiche come El Paìs, Rolling Stone, Men’s Health, per illustrazione editoriale, copertine di dischi e pubblicità.

Come fumettista è approdato alla Marvel Comics nel 2005 cominciando a disegnare su X-Men Unlimited, Wolverine e Daredevil (da ricordare la sua storia La vita segreta di Foggy Nelson sui testi di Ed Brubaker), fino ad un primo memorabile ciclo di The Immortal Iron Fist scritto da Matt Fraction tra il 2006 e il 2008. Seguiranno The New Avengers, Captain America, Thor, Secret Avengers e nuovamente Wolverine (memorabile Debt of Death scritta da David Lapham nel 2011), ma è proprio il rinnovato connubio artistico con Fraction che nel 2012 lo porterà al suo più grande successo: Hawkeye, premiata con 2 Eisner Awards nel 2013 e altri due nel 2014. Numerosissime le copertine che firma ancora per la Marvel, tra le quali Fantastic Four, Iron Man, Black Panther, Secret Wars, Star Wars, The Punisher, Jessica Jones, Doctor Strange, X-Corps ma soprattutto per la serie Scarlet Witch, grazie alle cui illustrazioni vince il suo 5° Eisner Award nel 2016.

Slegatosi dal genere supereroistico, nel 2018 con Ann Nocenti crea la miniserie «epica e disturbante» The Seeds, pubblicata negli USA dalla Berger Books di Karen Berger e in Italia come volume unico da Bao Publishing, di cui Frank Quitely ha detto: «Un libro disegnato splendidamente, costruito in modo davvero completo e intelligente!» É invece del 2021 la sua prima collaborazione con la DC Comics, con la bellissima storia breve The Devil in the detail per la prestigiosa collana d’autore Batman: Black & White, di cui cura sia i testi che i disegni.

Loki: il giovane dio dell’inganno di Mackenzi Lee

Non è ancora giunto il momento di misurarsi con gli Avengers: per ora il giovane Loki è impegnato al massimo delle sue forze per dimostrarsi eroico, mentre tutti intorno a lui lo ritengono inadeguato. Tutti tranne Amora, l’apprendista maga, che sente Loki come uno spirito affine e riesce a vedere la sua parte migliore. È l’unica che apprezzi la magia e la conoscenza. Un giorno però Loki e Amora causano la distruzione di uno degli oggetti magici più potenti conservati ad Asgard e lei viene esiliata su un pianeta dove i suoi poteri svaniscono. Privato dell’unica persona che abbia visto la sua magia come un dono piuttosto che una minaccia, Loki scivola sempre più nell’ombra di suo fratello Thor. Ma quando tracce di magia vengono ritrovate sulla Terra e messe in relazione con alcuni omicidi, Odino manderà proprio Loki a scoprire cos’è successo. Mentre si infiltra nella Londra del diciannovesimo secolo, la città di Jack lo Squartatore, Loki intraprenderà una ricerca che va oltre la caccia a un assassino. E finirà per scoprire la fonte del proprio potere e quale sarà il suo destino.

Questa è la trama del libro che ho acquistato, in formato cartaceo, appena disponibile in libreria. Il nome del personaggio principale, che è anche il titolo, Loki (il sottotitolo in italiano è fuorviante, ma su questo torneremo dopo), porterebbe ad aspettarsi un libretto di poche pagine, poco più lungo di uno dei fumetti che sono l’habitat naturale del personaggio… Bene, non è affatto così!

Il tomo dalla copertina rigida, il font medio-grande, con impaginazione di ampio respiro adatta all’estetica del target ‘young-adult’ a cui è rivolto, è di ben 306 pagine. Inoltre sfora dall’abituale formato 15x21cm, rivelandosi poco maneggevole ad un lettura magari sotto le coperte, anche se l’estetica (che fa essere la costa delle pagine di un bel colore verde acido, in tinta con l’immagine di copertina) lo rende certamente accattivante.

Loki dicevamo, ma il Loki presentatoci nel Marvel Cinematic Universe (universo totalmente slegato dai comics, di cui i personaggi conservano il nome e poco altro), in cui la storia si innesta alla perfezione entro la linea temporale del primo dei film stand-alone di Thor. E, per essere più precisi, esattamente tra la scena di Thor e Loki bambini, condotti mano nella mano da Odino a vedere le reliquie di Asgard, e quella immediatamente successiva del Thor adulto che sta per essere dichiarato da Odino nuovo re di Asgard. Mentre Loki osserva la scena fermo sulla scalinata del trono. Ecco lo scritto di McKenzie Lee occupa proprio questo spazio temporale, sfumato nel film, dividendolo in due parti.

La prima, un po’ lenta, ci presenta un Loki poco più che ragazzo alle prese con poteri magici che non sa controllare, dovendo nasconderli e soffocarli da sempre, poiché la magia non è ben vista ad Asgard. Ha un fratello, Thor, che somiglia molto al capitano della squadra di football di un liceo americano, amato e idolatrato da tutti, che proprio non capisce perché il fratellino nerd, preferisca nascondersi dai bulli suoi amici, invece di farsi un po’ di muscoli e darsi alle scazzottate in compagnia (e ci sono accenni che lasciano intendere che Loki lo abbia comunque fatto più di una volta, per dimostrarsi pari al biondo fratello, con risultati decisamente poco felici). C’è poi il tipico padre assente, Odino, che non fa mistero della smaccata preferenza per il primogenito, ai danni di un Loki che sa solo che il genitore è deluso da lui qualunque cosa faccia, sebbene ne ignori l’effettiva ragione (arriverà ad ipotizzare ironicamente che le sue manchevolezze siano non essere biondo, nerboruto e dedito al combattimento corpo a corpo!). Una luce di speranza potrebbe venire dalla madre Frigga, anch’essa dotata di poteri magici, che acconsente di insegnare a Loki a controllare i suoi, dopo aver ricevuto il permesso dal marito, ma troppo tardi, troppo poco e comunque sottolineando continuamente al figlio di non mostrare mai la propria magia perché, testuali parole: “Asgard non accetterebbe mai uno stregone come principe”. Insomma la magia è brutta, vergognosa e sbagliata. E Loki deve controllarla e nasconderla, perché sì! Il modo migliore di far diventare un adolescente consapevole di se stesso, accettandosi e guidandolo nella crescita, insomma.

In tutto questo il giovane Loki fa amicizia (in realtà è un misto di sudditanza psicologica e fascinazione, da parte di chi si sente solo, sbagliato ed incompreso, ma questo lo intuisce il lettore. Di certo non Loki che l’unica cosa di cui è consapevole, è che non è affatto consapevole di se stesso!) con Amora, allieva della maga di corte Karnilla, a cui non solo è concesso mostrare la propria magia, ma viene istruita appositamente per accrescerla e migliorarla. Amora è forse il personaggio meno riuscito, o meglio, meno sfaccettato dell’intero romanzo, poiché ome appare da ragazza: tronfia, spavalda, incurante di regole e sentimenti altrui, con una ferrea convinzione di superiorità, così rimarrà per tutta la storia. Non vacillerà mai, non dubiterà mai di se stessa e delle sue scelte, al contrario esatto di Loki su cui tutti sembrano avere un giudizio preciso su chi e come sia, tranne lui che semplicemente non sa. Loki farebbe qualunque cosa, davvero qualunque, pur di dimostrarsi all’altezza, degno.
 D’amore? Di fiducia? Del trono? Tutto insieme. Per Loki è tutto mischiato, ogni cosa rimanda all’altra.  Ricordate la frase di Tony Stark, nel primo film degli Avengers, in cui paragona i piani di Loki a quelli di Willy Coyote: ‘Ha solo una cassa di dinamite che gli esploderà in faccia’? Proprio così. OGNI piano di Loki, finirà sempre in peggio, infatti sarà proprio uno di questi a condurre alla distruzione dell’oggetto magico, per cui Amora sarà esiliata per sempre da Asgard.

La seconda parte del libro ci mostra un Loki adulto (siamo poco prima della proclamazione di Thor nel film omonimo) a cui viene affidato, obbligatoriamente, il compito di recarsi su Midgard ad indagare su una serie di crimini magici che, fin quando non saranno risolti, impediranno a Loki che gli venga aperto il Bifrost e concesso di tornare. Questa parte della narrazione si svolge nella Londra di fine ottocento che ha già visto lo Squartatore, è soffocata e annerita dal fumo delle fabbriche, imbruttita da miseria e sporcizia, e dove i morti ormai sono talmente numerosi da aver creato la Necropolis Railway, per portare fuori città le salme in eccesso che non trovano più posto nei cimiteri cittadini. Qui Loki sarà convinto, di nuovo obbligatoriamente e senza alcuna scelta, a collaborare con i membri della società segreta SHARP che indaga sui misteriosi delitti magici. Tra loro, tre in tutto, spicca il personaggio di Theo, giovane studente con trascorsi poco piacevoli a causa della sua identità sessuale. Il confronto tra lui e Loki, si rivela un’occasione di notevole approfondimento del dio a partire dal suo essere gender-fluid, fino al suo modo di rapportarsi ai sentimenti propri verso gli altri e degli altri verso di lui. Molto più in secondo piano rimangono gli altri due membri della SHARP. La ‘capa’, cioè la signora S., sebbene ci venga narrata con tutti i suoi trascorsi passati sembrerà sempre una ‘voce fuori campo’ . Utile a raccontare, per esempio, la tragica storia di Theo a Loki, ma le cui intuizioni e il farsi trovare al momento giusto nel posto giusto perché ‘lei lo aveva capito’, avvengono sempre e solo fuori scena, sembrando più dei ‘perché sì, perché è utile alla trama’ che qualunque altra cosa. Il poliziotto Gem poi, dirà si e no una decina di frasi in tutto il testo e interagirà solo superficialmente con tutti, ma è l’escamotage narrativo necessario alla SHARP per avere accesso alle scene del delitto, quindi svolge il suo compito. Nient’altro.

Ciò che rimane di questo libro, ciò a cui ruota tutto intorno è esplicato nel sottotitolo originale (malamente non reso nella traduzione italiana) che è ‘Where mischief lies’ ovvero ‘Dove si trova il male’.  Tutta la storia parla proprio di questo, di un Loki che fin dalle prime pagine cerca di conoscersi e capire dove stia il male in lui, strattonato tra aspettative tradite, preconcetti, tranelli psicologici e un destino che, più che già scritto scritto, è perfino ‘profetizzato’. Perché, come dirà Loki stesso ad un certo punto, ‘Hanno già deciso che io sono il cattivo, quindi facciamo i cattivi!’. Libro assolutamente consigliato ai fan del personaggio nella sua versione cinematografica e anche a tutti coloro che, pur cercando una lettura leggera e d’evasione, amano non fermarsi alla superficie delle cose e sono curiosi di scavare più a fondo. E magari mettere in discussione anche qualche loro preconcetto!

A Fairytale For The Demon Lord

L’esistenza di Asgard è ormai nota a tutti, soprattutto per merito del biondo dio del tuono che così tanto la Marvel ha ostentato nei fumetti ed nelle saghe cinematografiche; conoscere però Thor e gli asgardiani non è la stessa cosa che conoscere la mitologia norrena. Oserei dire che anche Yong-Hwan Kim, l’autore di A Fairytale For The Demon Lord, non ha una chiara idea di cosa ci sia dietro a queste leggende, però la sua conoscenza è sufficiente per poter costruire una storia interessante.

Lo spunto della mitologia nord europea fornisce all’autore una serie di personaggi con cui giocare; essi mantengono alcuni tratti tipici unicamente allo scopo di renderli più familiari al pubblico; per il resto preparatevi ad aprire la mente. L’ambientazione in cui la storia viene narrata è molto particolare: ci troviamo in un mondo futuristico, con una fortissima influenza medioevale che non centra assolutamente nulla con il mito norreno. Cavalieri in armatura completa affrontano mostri e draghi sotto le mura di città fluttuanti; questo è indubbiamente un adattamento che può disorientare, ma allo stesso tempo stuzzicare molto l’interesse del lettore.

La trama iniziale è piuttosto semplice: il Signore dei demoni ha maledetto la Principessa con il sonno eterno. Un numero incalcolabile di cavalieri ha provato a salvarla, morendo invano. Finalmente appare un cavaliere senza nome che sconfigge il Signore dei demoni e salva la Principessa dalla sua maledizione; lei in cambio promette al suo salvatore un nome.

Chi è il cavaliere senza nome? Forse Thor? Indubbiamente un potente guerriero che ha passato la sua vita al confine dei regni per combattere contro i giganti dei ghiacci, abbattere schiere di lupi di Fenris e sconfiggere i mostri marini. C’è però qualcosa di diverso in questo cavaliere senza nome; la sua potenza non è pari ai sui simili che, come lui, sono semplicemente costrutti creati da Odino per difendere il regno…

 

Tratto e continua a leggere su:

A Fairytale For The Demon Lord: la recensione

Scritto da MarcoF

Supereroi (secondo noi, poi boh, fate voi…)

EF edizioni (www.efedizioni.com) ha annunciato, per metà novembre, l’uscita di Supereroi (secondo noi, poi boh, fate voi…) manuale satirico sulle super creature in oggetto che ha come autore Roberto Corradi, con i disegni di Maurizio Di Bona “The Hand” e la preziosa prefazione di Gian Ruggero Manzoni
 
Tutti abbiamo sognato di avere dei superpoteri, di volare con tanto di mantello, con la superforza e i raggi x, come quelli dell’Intrepido ma funzionanti. Ecco, “Supereroi” esplora il mondo tutt’altro che perfetto dei beniamini dei fumetti di tutti che quando da geometri diventano bolidi che sfrecciano nel cielo per correggere i torti, si portano appresso un mondo. Un mondo di normalità che Corradi e Di Bona (The Hand) con ostinazione qui ricercano nei giganti che diventano verdi o nei paperi mascherati. Perché il mondo non è solo una cabina dove cambiarsi e diventare Superman ma anche lo scoprire all’improvviso di essere senza monetina per poter telefonare e chiedere “ma l’indirizzo preciso dell’incendio, scusi, qual è?” Perciò buona lettura a tutti quelli che credono che le spagnolette di Super Pippo stupiscano soprattutto perché vengono ingollate intere e a tutti gli altri che forse, dopo questo libro, si porranno il problema. E quando i problemi sono questi …benvenuta felicità.
 

40 supereroi smascherati, tirati per il mantello, spiegati e smontati per un totale di 157 pagg. … portentose!

 

Elenco dei personaggi trattati:

Ralph Supermaxieroe, Batman, Superman, Spider-Man, Super Pippo, Uomo Mascherato, L’incredibile Hulk, Black Widow, Catwoman, Aquaman, Wonder Woman, Mork, Supertelegattone, The Flash, Green Lantern, Mystica, Paperinik, Capitan America, Occhio di Falco, Zorro, Iron Man, Thor, Sandokan, Capitan Marvel, Tarzan, Wolverine, Bud Spencer, Elektra, Diabolik, I Fantastici Quattro, Asterix, Tex Willer, Daredevil, Deadpool, Mandrake, Spirit, Black Panther, Popeye, L’Uomo Tigre, Rambo.
 
 
Roberto Corradi (1976) romano, deve i suoi inizi a Corrado Mantoni. Ha lavorato con Alberto Sordi, ha inspiegabilmente diretto quattro settimanali umoristici, ha fatto un po’ di personaggi a 610 e al Ruggito del Coniglio, ha pubblicato dei libri e scritto spettacoli per il teatro, la tv… cose così. Sa fare anche il pandoro che quando uno legge questa bio, è l’unica cosa che poi si ricorda.
 
Maurizio Di Bona (1971) è un illustratore napoletano noto come “The Hand”. Ha collaborato con Beppe Grillo, Gillian Anderson e la compianta Dolores O’Riordan dei Cranberries. Ha pubblicato è tutto un Manga Manga (EF edizioni 2020), Cose da Runners (Becco Giallo 2016) e Chi ha paura di Giordano Bruno (Mimesis 2006). Quando non disegna va a correre per trovare le giuste ispirazioni.
 
 

Thor, il Dio nordico del Tuono

In vista dell’uscita nelle sale cinematografica del nuovo capitolo della saga di Thor, “Thor; Love and Thunder“, ho pensato di scrivere un articolo che mettesse in confronto una delle figure più iconiche dell’Universo Marvel, con quella che è la sua trasposizione letteraria nella Mitologia Norrena.

Thor (in norreno “Fulmine”) è una delle più importanti divinità germaniche. È la personificazione del fulmine e del tuono. Thor rappresenta il dio (e l’uomo) che possiede l’arma divina, la “virtù”, la “vista” del principio cosmico (il Mjöllnir, equivalente al Vajra vedico-tibetano: il vajra simboleggia il principio maschile universale, e così il fulmine è associato all’idea di paternità divina). Il suo colore e’ il rosso. ll nome “Thor” e le sue varianti derivano dal proto-germanico Thunraz: “fulmine”, “tuono” (nelle lingue germaniche odierne è divenuto in inglese Thunder, olandese Donder, tedesco Donner).

Origini mitologiche

Secondo la mitologia è figlio di Odino, padre degli dèi. Appartenendo alla stirpe divina degli Aesir, egli dimora ad Ásgarðr, nel regno di Þrúðvangar. Vi dimora insieme a sua moglie, la dea delle messi, del grano, del raccolto e della terra, Sif: poco si conosce di lei se non che abbia i capelli d’oro come il grano, fabbricati per lei dai nani dopo che Loki le aveva tagliato la chioma originaria. Il Dio ha inoltre anche uno stuolo di amanti. Secondo la tradizione ha anche un figliastro, Ullr, che era in realtà figlio unicamente di Sif.

Il suo mezzo di trasporto era un carro trainato dalle due capre e anche questi animali vantavano proprietà portentose: per Thor, durante i suoi viaggi, era consuetudine cibarsene considerando che, conservando le pelli e le ossa intatte, il mattino seguente sarebbero rinate. La figura del dio è ancestrale e per questo associabile ad altre divinità, a loro volta altrettanto antiche, della tradizione indoeuropea: i parallelismi con Indra e Zeus sono innumerevoli. Analogamente alla scansione della settimana dei Romani, nella cui concezione del tempo il giovedì corrisponde al giorno di Giove, così nella tradizione nordica Thursday è il Thor’s day, ovvero il giorno dedicato a Thor.

Sif, compagna di Thor

Nella personalità del dio sono prominenti due tratti: quello del gigante accigliato e brutale, collerico e facilmente suscettibile, ma anche una raffigurazione più bonaria e talvolta dai contorni comici.

Nel corso del Ragnarǫk: la battaglia finale tra le forze del bene e le forze del male, la conclusione della tragedia degli dèi del Nord. Lo scontro fra gli eserciti divini e quelli infernali si consumerà dopo che sulla terra…

Si colpiranno i fratelli
e l’un l’altro si daranno la morte;
i cugini spezzeranno
i legami di parentela;
crudo è il mondo,
grande l’adulterio.
Tempo d’asce, tempo di spade,
gli scudi si fenderanno,
tempo di venti, tempo di lupi,
prima che il mondo crolli.
neppure un uomo
un altro ne risparmierà

Thor ucciderà e sarà ucciso da Miðgarðsormr, il serpente che avvolge Miðgarðr (la Terra): il dio ucciderà la bestia ma respirando le sue esalazioni putride, farà solo nove passi prima di morire. Questo sta a simboleggiare l’eterna lotta fra il bene e il male. Il ciclo di violenze terminerà con la fine di tutto: una fine che porterà ad una nuova età dell’oro, un nuovo meraviglioso inizio per tutto il creato e l’umanità intera.

Simbologia

L’elemento naturale del lampo incarna la presenza fisica di Thor, mentre il tuono che ne accompagna la venuta, funge da prova udibile; allo stesso modo è il lampo a manifestare l’incredibile potenza del dio: ora può creare e generare fecondità, ora invece palesare tutta la sua furia distruttiva. Grazie al suo mitico martello Mjöllnir, può convogliare questa forma d’energia a proprio piacimento. Tale oggetto magico, inoltre, ha la facoltà di trasmettere l’energia divina contro demoni e giganti, come testimoniato anche da diverse iscrizioni runiche che invocano il dio chiamandolo «Wigi Þonar», cioè «Thor consacratore». Le caratteristiche magiche di Mjollnir erano le più disparate: frantumava tutto ciò che colpiva, tornava indietro una volta lanciato, poteva rimpicciolirsi fino a diventare una collana e poteva far risorgere i morti. Thor ha anche altri importanti elementi magici: il cinturone e il guantone di ferro, il primo duplica la forza dei suoi colpi mentre il secondo permetteva il contatto con il suo martello. La sua rappresentazione runica è il numero 3, il numero del bene e del male. La soglia o la porta, sono relazionate con la figura dell’eroe. La soglia/ porta rappresenta il limite tra un mondo e l’altro. E’un luogo di transizione che apre l’accesso ad un percorso iniziatico. Sia la porta che il martello sono i simboli dei poteri addormentati che salgono alla luce nel momento in cui vengono scoperti. A riprova dell’enorme influenza rivestita dal dio, il suo culto è stato il più diffuso in Islanda al momento della colonizzazione dell’isola: questo perché, secondo l’immaginario collettivo dell’epoca, Thor figurava da protettore dell’ordine prestabilito delle cose ed anche da protettore della fertilità, come evidenziato anche dal cosiddetto “Libro dell’insediamento“.

Trasposizione nella cultura di massa

La divinità ha ispirato l’omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics, divenuto poi uno dei protagonisti del Marvel Cinematic Universe nel quale è interpretato dall’attore australiano Chris Hemsworth. Nel mondo televisivo Thor è apparso in American Gods e il suo martello in un episodio di Supernatural; viene inoltre nominato più volte in Vikings e in Ragnarok il protagonista scopre di essere la sua reincarnazione. Nella letteratura moderna Thor appare nei romanzi American Gods e Odd e Il gigante di ghiaccio di Neil Gaiman e nella saga di Magnus Chase di Rick Riordan. Nonostante appaia brevemente solo nel finale segreto Thor viene più volte nominato nel videogioco God of War, dove viene descritto come il più sanguinario degli dèi Aesir. Thor sarà uno degli antagonisti principali in God of War Ragnarok. Il dio appare inoltre nel manga Record of Ragnarok, come primo rappresentante degli dei negli scontri contro l’umanità, in cui vince sconfiggendo il generale cinese Lü Bu mostrando il suo rispetto per chi è riuscito a tenergli testa.
In Assassin’s Creed Valhalla, Thor viene più volte citato e, attraverso le missioni della trama dell’arco di Asgard possiamo combattere con lui nella prima fase della missione.

Bibliografia:

  • Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici, illustrazioni di Gino Arcidiacono, Milano, Longanesi & C., 2018 [ottobre 1991].
  • Salvatore Tufano, Miti e leggende nordiche, Roma, Newton&Compton, 1995, ISBN 978-88-8183-481-5.
  • Georges Dumézil, Gli dèi dei Germani. Saggio sulla formazione della religione scandinava, traduzione di Bianca Candian, Adelphi, 1974.

Sitografia:

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