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The Sandman 2: l’epico finale del sogno di Neil Gaiman arriva su Netflix

Tutte le storie, anche le più magiche, prima o poi devono trovare la loro conclusione. E così, anche The Sandman, la serie Netflix ispirata al leggendario fumetto di Neil Gaiman, si avvia al suo gran finale. Ma non temete, cari sognatori: prima che cali il sipario, ci attende un’ultima stagione che promette meraviglia, caos e una raffica di colpi di scena degni degli Eterni. Netflix ha finalmente pubblicato il trailer ufficiale e ha rivelato le date: The Sandman tornerà con Volume 1 il 3 luglio 2025, seguito dal Volume 2 il 24 luglio, e un episodio bonus il 31 luglio, tutti disponibili in esclusiva sulla piattaforma.

Il protagonista, ovviamente, sarà ancora una volta Tom Sturridge nei panni di Morfeo, mentre la regia è affidata a Jamie Childs, già noto ai fan per il suo stile visionario e perfettamente in sintonia con l’estetica onirica della serie. Ma, attenzione: questa sarà l’ultima stagione. Un addio annunciato, sì, ma anche doloroso per tutti coloro che hanno seguito le avventure del Signore dei Sogni sin dalla prima apparizione nel 2022.

La trama si preannuncia densa e tormentata: Dream sarà costretto ad affrontare una serie di scelte impossibili per salvare sé stesso, il Regno del Sogno e persino il mondo della veglia dalle conseguenze delle sue antiche colpe. Per ottenere redenzione, dovrà confrontarsi con volti noti e nuove minacce – tra dei, mostri, umani e membri della sua stessa famiglia eterna. Il cammino verso il perdono non sarà mai stato così pericoloso… né così affascinante.

Il cast si arricchisce ulteriormente in questa stagione conclusiva. Accanto a Sturridge ritroveremo Kirby Howell-Baptiste, Mason Alexander Park, Donna Preston, Esmé Creed-Miles, Adrian Lester, Barry Sloane, Patton Oswalt, Vivienne Acheampong, Gwendoline Christie e Steve Coogan. Ma le vere sorprese arrivano con i nuovi volti mitologici: Freddie Fox sarà Loki, Clive Russell interpreterà Odino e Laurence O’Fuarain vestirà i panni di un impetuoso Thor. Una triade divina che spalancherà le porte a conflitti cosmici e battaglie memorabili.

Chi conosce i fumetti di Gaiman avrà già intuito che ci stiamo addentrando nel cuore di Season of Mists, uno degli archi narrativi più amati. La serie ci porterà nel bel mezzo di un banchetto tra Eterni, fate, angeli, demoni e divinità nordiche, dove Morfeo dovrà decidere chi guiderà l’Inferno. Un dilemma etico, politico e spirituale che metterà a dura prova la sua già precaria serenità. E se l’arrivo di Orfeo – il figlio di Morfeo e Calliope – non bastasse a complicare le cose, ci penseranno Delirio e Distruzione, due dei fratelli più enigmatici degli Eterni, ad aggiungere benzina sul fuoco. Le tensioni familiari non sono mai state così esplosive.

Ma non è solo il pantheon fantastico a fare da motore a The Sandman: è la riflessione continua su ciò che ci rende umani. Morfeo, con la sua natura divisa tra dovere e desiderio, continua a essere il simbolo perfetto di questa lotta interiore. La seconda stagione approfondirà i temi dell’identità, del sacrificio e del potere del perdono, mentre il protagonista si ritroverà costretto a confrontarsi con i propri limiti e con l’eredità delle sue scelte.

Dietro le quinte, troviamo ancora una volta lo showrunner Allan Heinberg, affiancato dai produttori esecutivi David S. Goyer e dallo stesso Neil Gaiman. Quest’ultimo, nonostante le recenti controversie personali, ha confermato che la decisione di concludere la serie non è legata ad alcuna vicenda esterna, ma rappresenta piuttosto il compimento naturale dell’arco narrativo immaginato fin dall’inizio. La seconda stagione, infatti, copre il materiale restante dei fumetti, portando a termine la visione originale dell’autore britannico.

E ora, con l’uscita imminente, il countdown è partito: l’attesa è carica di aspettative. I fan si chiedono se la serie sarà in grado di mantenere il livello qualitativo della prima stagione e, soprattutto, se riuscirà a dare una conclusione degna a uno degli universi più affascinanti mai trasposti sullo schermo.

The Sandman ha dimostrato come anche le storie più complesse e dense di simbolismo possano trovare spazio nella cultura pop di oggi. Ha saputo conquistare spettatori vecchi e nuovi con il suo linguaggio poetico, le sue immagini evocative e il suo profondo messaggio sull’immaginazione, la memoria e il tempo. E adesso che siamo giunti al capitolo finale, ci resta solo da sognare un ultimo sogno, quello che chiuderà il cerchio e lascerà il segno nel cuore di chi ha seguito Morfeo nel suo lungo e tormentato viaggio.

E voi, siete pronti a dire addio a The Sandman? Avete teorie su come si concluderà la storia o speranze su quali personaggi torneranno in scena? Scriveteci nei commenti o condividete l’articolo sui vostri social per continuare a tenere vivo il regno del sogno, almeno un po’ più a lungo…

Il fascino irresistibile dei villain: perché i cattivi ci fanno impazzire (anche di desiderio)

C’è qualcosa di irresistibilmente magnetico nei villain che popolano i mondi che amiamo. Non si tratta solo del loro carisma sfacciato o di quell’estetica iconica che li rende subito riconoscibili. È un richiamo più profondo, viscerale, quasi primordiale, che ci attira verso il loro lato oscuro. E spesso, ammettiamolo senza troppi giri di parole, ci fa anche battere il cuore — e non solo per paura.

Pensate a Loki, a Harley Quinn, a Catwoman o a Poison Ivy. Non sono semplicemente antagonisti. Sono vere e proprie icone della cultura nerd e geek. Simboli di trasgressione, di libertà, di sensualità. Figure complesse e sfaccettate che ci affascinano proprio perché sfidano i confini della moralità e ci permettono di esplorare, attraverso di loro, pulsioni e fantasie che nella vita reale spesso reprimiamo.

Ma perché i cattivi ci attraggono così tanto? Cosa si nasconde dietro il loro potere seduttivo?

L’eterna attrazione per il lato oscuro

La risposta, come spesso accade, si annida nei meandri della psicologia. I villain rappresentano ciò che non possiamo — o non osiamo — essere. Incarnano quella libertà radicale che nella nostra vita quotidiana ci è preclusa: l’audacia di infrangere le regole, di seguire i propri impulsi senza preoccuparsi delle conseguenze. Nel loro mondo, il concetto stesso di morale si dissolve in infinite sfumature di grigio.

Attraverso i loro occhi, possiamo esplorare fantasie proibite, vivere emozioni forti e trasgressive senza pagarne il prezzo reale. Sono un biglietto per un viaggio mentale nei territori più oscuri e affascinanti della nostra psiche, in un contesto sicuro — fatto di carta, di pixel, di celluloide.

Ecco perché, in fondo, i villain ci fanno impazzire. E talvolta, sì, anche di desiderio.

Loki: il dio dell’inganno che sa farsi amare

Uno dei casi più emblematici di questo fenomeno è Loki, l’ambiguo dio dell’inganno dell’universo Marvel. La straordinaria interpretazione di Tom Hiddleston gli ha conferito un’aura irresistibile, fatta di eleganza, sarcasmo e un velo sottile di malinconia.

Loki è il perfetto anti-eroe. Brillante, imprevedibile, vulnerabile. Non è mai semplicemente buono o cattivo: è un essere umano (pur essendo divino) tormentato dai propri demoni interiori, dalle aspettative degli altri e da un profondo bisogno di essere visto e riconosciuto. E proprio in questa fragilità si nasconde la sua forza seduttiva. Perché in fondo, chi non è attratto da chi cela un cuore spezzato dietro a un sorriso beffardo?

Harley Quinn: la follia che conquista

Se c’è un personaggio che ha saputo conquistarsi un posto nell’immaginario collettivo, quello è Harley Quinn. Nata come spalla del Joker, nel corso degli anni Harley si è evoluta in un’eroina a sé stante, sfidando ogni cliché.

La sua follia non è solo estetica: è la rappresentazione di una ribellione profonda contro ogni aspettativa sociale. Harley non ha paura di essere se stessa, di amare con intensità, di vivere ogni emozione senza filtri. Il suo fascino nasce proprio da questa autenticità disarmante. E se un tempo il suo legame tossico con il Joker la definiva, oggi è la sua indipendenza, la sua forza e la sua vulnerabilità a renderla una delle figure più amate — e desiderate — del panorama geek.

Catwoman: la seduzione dell’ambiguità

Parlare di villain affascinanti senza citare Catwoman sarebbe un delitto da cui neppure Batman potrebbe salvarci. Selina Kyle è da sempre il simbolo per eccellenza dell’ambiguità morale. Ladra, sì, ma con un proprio codice etico. In bilico tra crimine e redenzione, tra sfida e attrazione.

La sua relazione con il Cavaliere Oscuro è un gioco sottile di seduzione e controllo. E forse è proprio il fatto che il loro amore non sia mai completamente consumato a renderlo ancora più potente. Catwoman incarna la libertà femminile, l’intelligenza acuta, la sensualità consapevole. Una donna che sceglie sempre per sé stessa, e che proprio per questo continua a stregarci.

Poison Ivy: la forza seducente della natura

E poi c’è lei: Poison Ivy. Un personaggio che unisce il fascino etereo della natura a una letalità glaciale. La sua connessione con il mondo vegetale, il suo impegno radicale per la causa ecologista, la rendono una figura unica e affascinante.

Ivy è bellissima e pericolosa, dolce e spietata. La sua relazione con Harley aggiunge ulteriori sfumature alla sua personalità, mostrandoci un lato capace di amare e proteggere con intensità. Attraverso Ivy si manifesta quella forza primordiale della natura che non può essere controllata, che seduce e distrugge al tempo stesso. E noi non possiamo fare a meno di rimanerne incantati.

L’anti-eroe: il nuovo volto del cattivo

In realtà, molti dei villain che oggi adoriamo non sono veri e propri malvagi. Sono anti-eroi, personaggi che agiscono fuori dalle regole ma che conservano tratti di umanità e compassione. È questa complessità a renderli irresistibili.

Ci costringono a riflettere, a mettere in discussione la nostra stessa visione del bene e del male. E ci ricordano che dentro ognuno di noi esistono zone d’ombra che meritano di essere esplorate, accettate, forse persino celebrate.

L’irresistibile richiamo del lato oscuro

In definitiva, il fascino dei villain sta proprio nella loro capacità di incarnare ciò che normalmente ci è negato. Sono lo specchio dei nostri desideri più nascosti, delle nostre fantasie più audaci. Guardandoli, possiamo permetterci di essere — almeno per un momento — tutto ciò che non siamo.

E forse è anche per questo che continueremo ad amarli, a desiderarli, a sognarli. Perché il lato oscuro, ammettiamolo, è spesso il più affascinante da esplorare.

E tu? Quale villain ha saputo stregarti il cuore (e magari anche qualcos’altro)? Raccontacelo nei commenti e condividi questo articolo sui tuoi social. Il lato oscuro è molto più divertente quando lo esploriamo insieme… su CorriereNerd.it!

“Avengers: Doomsday” – Il Rinvio che Fa Crescere l’Hype di un’Epica Apocalisse Marvel

Lo ammetto, quando ho letto la notizia del rinvio ufficiale di Avengers: Doomsday al 18 dicembre 2026, il mio primo istinto è stato quello di lasciarmi andare a un melodrammatico “NOOOO!” da cinecomic-dipendente. Ma, come ogni fan di lunga data dell’Universo Cinematografico Marvel (MCU), ho imparato che ogni rinvio cela una promessa: quella di un’esperienza più grande, più curata, e forse ancora più spettacolare.

Questo film, che segna il quinto capitolo della saga degli Avengers, non è solo un altro tassello del mosaico narrativo Marvel. È il cuore pulsante di una nuova fase, un colosso cinematografico pronto a riscrivere le regole del gioco e a condurre l’MCU in territori mai esplorati. Dietro la macchina da presa torneranno i fratelli Russo, che ci hanno già regalato momenti leggendari come il “portali aperti” di Endgame e il climax devastante di Infinity War. Stavolta, però, la posta in gioco è ancora più alta: nuove alleanze, nuovi nemici, e soprattutto… nuovi mondi.

Doctor Doom: un ritorno, un’icona, una rivoluzione

E qui arriva il colpo di scena che ha fatto saltare il banco: Victor Von Doom, l’iconico Doctor Doom, sarà interpretato da Robert Downey Jr.. Sì, avete letto bene. L’uomo che ha dato vita a Tony Stark/Iron Man per oltre un decennio torna nel MCU, ma questa volta come il più affascinante e pericoloso dei villain. La scelta è audace, quasi provocatoria, eppure così intrinsecamente marveliana da sembrare inevitabile.

Doctor Doom non è solo un nemico. È il nemico. Una mente brillante, un tiranno con un codice morale distorto, e un potere che sfida persino quello degli dei. Inserirlo come antagonista principale in Avengers: Doomsday promette una narrazione oscura, ricca di dilemmi morali e scontri titanici.

Un nuovo assemble per gli Avengers

Con l’uscita di scena di alcune figure storiche, era inevitabile un rinnovamento nella squadra degli Avengers. E Marvel ha deciso di non lesinare. Torneranno Thor (Chris Hemsworth), Sam Wilson come il nuovo Capitan America (Anthony Mackie) e Bucky Barnes/Soldato d’Inverno (Sebastian Stan). Ma a brillare sono soprattutto le nuove aggiunte: i Fantastici Quattro finalmente nel cuore dell’MCU.

Vanessa Kirby è la nuova Invisible Woman, Pedro Pascal darà volto e carisma a Mr. Fantastic, Joseph Quinn incendierà lo schermo come Johnny Storm, e Ebon Moss-Bachrach porterà potenza e umanità nella Cosa. A questo punto, è chiaro che il team degli Avengers non sarà più lo stesso. Sarà più variegato, più instabile, ma forse proprio per questo più interessante.

Multiverso, ritorni storici e il caos che ci piace

Se c’è una parola che ormai è diventata sinonimo di MCU è “multiverso”. Ed è chiaro che in Avengers: Doomsday sarà una componente fondamentale. Il ritorno di Loki (Tom Hiddleston), dopo le incredibili svolte della sua serie solista, si intreccia con le trame oscure del Dottor Destino, promettendo uno scontro di ideologie e poteri che potrebbe scuotere le fondamenta stesse dell’universo Marvel.

Ma la vera chicca per noi fan di lunga data è un’altra: il ritorno degli X-Men storici. Patrick Stewart e Ian McKellen riprendono i ruoli di Xavier e Magneto, e si uniscono a loro Alan Cumming (Nightcrawler), Rebecca Romijn (Mystica), James Marsden (Ciclope) e… finalmente! Channing Tatum come Gambit. È un sogno che si realizza. Anzi, un crossover di proporzioni colossali che fonde il vecchio e il nuovo in un’unica, potente narrazione.

I Nuovi Avengers e altri rinforzi

Non finisce qui. Doomsday sarà anche il film dei Thunderbolts* anzi, dei “Nuovi Avengeres”. Vedremo nuovamente Florence Pugh (Yelena), David Harbour (Guardiano Rosso), Wyatt Russell (Agente U.S.), Hannah John-Kamen (Ghost) e altri nomi già noti, pronti a portare grigi sfumature morali in uno scenario sempre più instabile. Simu Liu (Shang-Chi) e Tenoch Huerta (Namor) aggiungeranno un tocco di mitologia e misticismo, rendendo il quadro ancora più ricco.

Un’attesa che può solo aumentare il desiderio

Il rinvio a dicembre 2026 potrebbe sembrare una delusione, ma se c’è una lezione che abbiamo imparato dai precedenti film Marvel è che la pazienza viene premiata. Kevin Feige e soci sanno che il tempismo è tutto. Se serve più tempo per concludere accordi con attori come Tom Holland o magari persino Chris Evans, ben venga. L’idea di un ritorno di questi volti noti, anche solo per un cameo, basterebbe a mandare in visibilio ogni sala.

E poi diciamolo: un’uscita natalizia ha sempre un certo fascino. È già successo con Star Wars, e sappiamo com’è andata.

Il futuro dopo Doomsday

Un altro motivo per essere entusiasti è che Doomsday getterà le basi per il successivo, epico evento: Avengers: Secret Wars. E se già solo i nomi coinvolti in Doomsday fanno girare la testa, immaginate cosa potremmo aspettarci da Secret Wars. Si parla di universi che collassano, di eroi che combattono versioni alternative di se stessi, di alleanze impossibili… e, forse, di un addio definitivo a ciò che conosciamo.

Ma per ora, godiamoci l’attesa. Gustiamoci ogni leak, ogni trailer, ogni dichiarazione degli attori. Perché Avengers: Doomsday non sarà solo un film. Sarà un evento. Di quelli che si ricordano. Di quelli che si rivedono decine di volte. Di quelli che, come Endgame, diventano parte della nostra memoria collettiva nerd.

E voi cosa ne pensate? Vi entusiasma il ritorno di Robert Downey Jr. come Doctor Doom? Chi vorreste vedere in Secret Wars? Parliamone nei commenti e, se vi va, condividete l’articolo con i vostri amici nerd: è tempo di prepararci al giorno del giudizio… Marvel style!

Il ritorno di Dogma: il sequel della commedia blasfema che ha fatto discutere il mondo intero

La notizia è esplosa come un fulmine: Dogma, la commedia cult di Kevin Smith, sta per tornare. Sì, avete capito bene, il sequel di uno dei film più controversi e dissacranti degli anni ’90 è finalmente in fase di sviluppo, e a far alzare ulteriormente l’entusiasmo dei fan sono le parole di Kevin Smith, che ha confermato il ritorno di Matt Damon e Ben Affleck nei panni degli angeli caduti, Loki e Bartleby. Per gli amanti del cinema e, in particolare, dei film che mettono alla prova le convenzioni religiose, questa è una notizia che suscita inevitabilmente curiosità. Ma cosa dobbiamo aspettarci da questo sequel? Cerchiamo di scoprire insieme.

Dogma, uscito nel 1999, è stato uno dei film più audaci e provocatori della sua epoca. La sua miscela di satira religiosa, umorismo irriverente e riflessioni filosofiche ha spiazzato tanti spettatori, ma allo stesso tempo ha conquistato il cuore di quelli che amano il cinema che osa, che sfida il pensiero comune e che spinge a riflettere su temi profondi. Il film racconta la storia di due angeli caduti, Bartleby (interpretato da Ben Affleck) e Loki (Matt Damon), che cercano di tornare in Paradiso infrangendo una regola divina. A fermarli è Bethany, una donna disillusa dalla fede che intraprende un viaggio straordinario con improbabili compagni di viaggio, tra cui Jay e Silent Bob, i due iconici personaggi di Smith.

Il film è molto più di una commedia dissacrante: è una riflessione sulla fede, sulla giustizia divina e sul senso dell’esistenza. Nonostante la sua natura scandalosa, Dogma spinge a riflettere sulle regole della religione e sulla misericordia divina, interrogandosi sul perché gli esseri umani siano sempre costretti a cercare risposte definitive.

Dopo venticinque anni, Kevin Smith ha deciso di tornare su quella storia. Durante un incontro al Vulture Festival, ha confermato che Dogma avrà finalmente un seguito. E ha anche chiarito, in modo decisamente spavaldo, che non ha paura di “rovinare” l’opera originale. Anzi, ha dichiarato: “Qualcuno dirà che non devo azzardarmi a toccarlo o lo rovinerò. Ma sono qui per dirvi che lo farò, ca**o ne ho il diritto, ho trovato il modo.” Parole forti, che danno il tono al progetto che Smith ha in mente. La sua passione per Dogma è evidente, ed è chiaro che questo sequel non sarà solo una mera operazione nostalgica, ma una continuazione che avrà il coraggio di spingersi oltre.

La grande notizia, però, è che, come sperato da molti, Matt Damon e Ben Affleck torneranno nei panni di Loki e Bartleby. Il regista ha sottolineato che i due attori sono una parte fondamentale di ciò che ha reso Dogma un cult, e non è concepibile fare un sequel senza di loro. “Aspettatevi un loro cameo, più di un fot***o cameo”, ha detto Smith, chiarendo che la loro presenza sarà ben più che simbolica. E per un film che è diventato un’icona della cultura popolare, non poteva essere altrimenti.

Non possiamo dimenticare che il cast di Dogma includeva anche altri volti celebri, come Jason Mewes e lo stesso Kevin Smith nei panni di Jay e Silent Bob, che hanno fatto la loro comparsa in vari film del regista. Non meno importanti sono Alan Rickman, nel ruolo del Metatron, e Chris Rock, che interpretava Rufus, il 13° apostolo nero. E che dire di Alanis Morissette, che vestiva i panni di Dio in un cameo che è diventato una delle immagini più iconiche del film? Ogni elemento di Dogma era studiato per lasciare il segno, e le aspettative per il sequel sono altissime.

Ora, con il ritorno di Kevin Smith, Matt Damon e Ben Affleck, la domanda è: come si adatterà Dogma alle sensibilità del 2024? Dopo un quarto di secolo, la cultura è cambiata e i temi religiosi sono trattati con una diversa prospettiva. Le nuove generazioni potrebbero vedere il film sotto una luce diversa, magari con più consapevolezza delle implicazioni sociali e culturali della satira religiosa. Però, se c’è una cosa che possiamo aspettarci, è che Smith non avrà paura di sfidare le convenzioni e di affrontare i temi universali di sempre: la fede, il perdono, il destino e la moralità.

Il sequel di Dogma promette di essere una nuova occasione per riflettere su questi temi, ma anche per ridere della nostra condizione umana, così com’è stato venticinque anni fa. L’irriverenza e l’intelligenza con cui Kevin Smith ha trattato la religione e la spiritualità saranno sicuramente al centro del nuovo capitolo, e se riuscirà a mantenere lo stesso equilibrio tra comicità e riflessione profonda, avremo tra le mani un altro film che, anche se capace di fare discutere, sarà destinato a rimanere nel cuore di chi ama il cinema che sfida e provoca.

Con il ritorno di Loki e Bartleby, i fan di Dogma possono sperare di vivere un’altra avventura irriverente, piena di sorprese, momenti comici e, come sempre, un po’ di filosofia sulla vita, la fede e la giustizia divina. Se Dogma è stato un film che ha cambiato le regole del gioco per molti, il sequel potrebbe essere l’occasione per scoprire se c’è ancora qualcosa da dire su temi così universali. Dopotutto, se c’è una cosa che ci ha insegnato il primo film, è che le regole sono fatte per essere infrante.

Twilight of the Gods: la serie mitologica di Zack Snyder!

Amanti della mitologia norrena e delle epiche battaglie, preparatevi a essere completamente rapiti! È arrivato il momento di lasciarvi travolgere dalla grandiosità di Twilight of the Gods, l’attesissima serie animata che rivoluziona il panorama delle narrazioni mitologiche. Questa nuova creazione di Zack Snyder, disponibile su Netflix dal 19 settembre 2024, segna un punto di svolta nel suo percorso artistico, trasportando gli spettatori in un universo fantastico, ispirato dalle leggende nordiche più affascinanti e sanguinose. Netflix descrive la serie come una “nuovissima, audace e spettacolare visione animata della mitologia norrena”. Questo richiamo alle grandi battaglie, ai gesti eroici e alla disperazione non è solo un richiamo alla narrazione mitologica tradizionale, ma anche un invito a esplorare i temi universali di amore, perdita e redenzione attraverso un’ottica fresca e innovativa.

Zack Snyder, noto per le sue visioni audaci e stilizzate nel mondo del cinema, ha deciso di avventurarsi nel regno dell’animazione con Twilight of the Gods, la sua prima serie animata. Dopo il ricevimento tiepido di Rebel Moon, il regista ha trovato un nuovo modo di esprimere la sua creatività, lasciando alle spalle i vincoli del live-action e abbracciando un’estetica visiva che spinge verso nuovi confini. Il risultato è una serie che non solo omaggia la mitologia norrena, ma lo fa con uno stile unico e mozzafiato, che sfida le convenzioni e invita a una riflessione profonda sulla rappresentazione delle divinità e delle loro mitiche battaglie.

La transizione dal live-action all’animazione non ha portato a una perdita del distintivo stile di Snyder; piuttosto, ha amplificato i suoi temi ricorrenti. Twilight of the Gods segue Sigrid, una guerriera di origini ibride, umana e gigante, la cui vita viene stravolta quando Thor, il Dio del Tuono, stermina la sua famiglia il giorno del suo matrimonio. Dalla vendetta scaturisce il titolo di “La Sposa di Sangue”, e Sigrid intraprende un viaggio all’insegna del riscatto, accompagnata da una compagnia variegata di personaggi che sembrano usciti da una campagna di Dungeons & Dragons. I membri del gruppo di Sigrid, tra cui il bardo Egill, il nano berserker Andvari e la lottatrice Hervor, portano con sé storie uniche e complesse. Sebbene il background di Sigrid sia ben delineato, non tutte le narrazioni riescono a brillare. Ad esempio, Leif, il promesso sposo di Sigrid, appare come una mera ombra del suo personaggio, mentre la storia di Hervor regala momenti di intensa emotività. Tuttavia, la caratterizzazione di altri membri del gruppo, come Ulfr e la Seid-Kona Áile, risulta poco sviluppata e troppo frettolosa, culminando in un episodio che sembra più un riempitivo che un contributo significativo alla trama.

Un aspetto che non sfugge all’occhio critico è l’esplicita rappresentazione della sessualità. Le scene sensuali sono abbondanti e audaci, riflettendo una libertà narrativa che l’animazione consente. Questo approccio ricorda i toni di 300, con un’evidente predilezione per l’eccesso. Nonostante ciò, la serie rischia di apparire quasi voyeuristica, poiché si sofferma maggiormente sugli aspetti carnali piuttosto che su quelli sentimentali. Anche le divinità asgardiane non sono esenti da tali vizi, in un racconto che si sforza di umanizzare anche i personaggi divini, rivelando una loro vulnerabilità e una caducità di fronte ai desideri terreni. Loki, in particolare, si distacca dalle rappresentazioni tradizionali, apparendo più come un eroe tragico che come un antagonista senza scrupoli. Questa scelta, pur avvicinandosi alla versione della Marvel, offre una freschezza al personaggio, mentre Thor ricorda le sue incarnazioni videoludiche, specialmente nella serie God of War. Il pantheon norreno viene rappresentato con cura, facendo riferimento a storie e miti ben noti, regalando momenti di riconoscimento ai cultori della mitologia scandinava.

Dal punto di vista visivo, l’animazione è un punto forte di Twilight of the Gods. La resa di luoghi iconici come Jotunheim e Vanaheim è mozzafiato, esaltando la maestosità del paesaggio norreno. Tuttavia, alcuni aspetti tecnici, in particolare le scene di combattimento, risultano meno curate, con animazioni che appaiono talvolta un po’ incerte, specialmente nelle battaglie più intense. Snyder non teme di esplorare la violenza in modo eccessivo; la brutalità dei combattimenti è rappresentata in maniera acrobatica e visivamente intrigante. Questo approccio, pur contribuendo a mantenere alta l’adrenalina, mette in discussione il pathos delle azioni, lasciando spazio a un intrattenimento sfrenato. La trama, pur essendo lineare e priva di complessità, riesce a intrattenere grazie a un ritmo serrato e a scelte visive audaci.

In Twilight of the Gods, Snyder sfrutta appieno il potere dell’animazione per esprimere visivamente ciò che sarebbe stato difficile o impossibile rappresentare con il live-action. L’animazione non solo permette una libertà creativa maggiore, ma consente anche di esplorare nuovi stili e approcci visivi. Il risultato è un look stilizzato e cartoonesco che ricorda le opere dello studio irlandese Cartoon Saloon, famoso per il suo lavoro con film come Song of the Sea e The Secret of Kells. Questo cambiamento di direzione stilistica potrebbe sorprendere alcuni, ma è chiaramente una scelta voluta per rendere omaggio alla mitologia nordica con un tocco artistico distintivo. Zack Snyder ha dichiarato di essere profondamente entusiasta di questo progetto, sottolineando quanto abbia dedicato tempo e passione alla sua realizzazione. “Ne sono davvero entusiasta,” ha affermato il regista. “Ci ho lavorato ogni giorno per tantissimo tempo ed è fantastica. Non vedo l’ora che il pubblico possa scoprire questa serie.” Il suo entusiasmo è palpabile e si riflette in ogni aspetto di Twilight of the Gods, dalle complesse trame di vendetta alle spettacolari battaglie che definiscono la serie.

Twilight of the Gods non è solo un progetto ambizioso di Zack Snyder, ma una celebrazione della mitologia nordica che promette di incantare e travolgere gli spettatori con il suo mix di visione artistica e narrazione epica. Preparatevi a immergervi in un mondo di battaglie spettacolari e trame avvincenti, dove ogni episodio promette di essere un’esperienza indimenticabile. Twilight of the Gods è un intreccio di sangue, ghiaccio e sesso, una produzione pienamente in stile Zack Snyder, che riafferma con forza le idee e la concezione stessa del grande e del piccolo schermo del cineasta americano, nonostante le dure critiche degli ultimi anni e il quasi-ritiro dalle scene. Si tratta di una serie che ripesca a piene mani dalle pellicole che hanno reso Snyder famoso, a partire dal franchise di 300, confezionato in una produzione più digeribile rispetto agli ultimi kolossal del regista. Twilight of the Gods fornisce agli spettatori una reinvenzione della mitologia norrena ammaliante, innovativa e, talvolta, persino emozionante.

Lokiceratops: Il Gigante Cornuto Emerge dal Passato

Un dio nordico tra i dinosauri: nelle lande selvagge del Montana, è stato risvegliato un gigante addormentato. Il suo nome è Lokiceratops, un dinosauro erbivoro che regnava sulla Terra circa 78 milioni di anni fa.

Un gigante vegetariano: lungo quasi sette metri e dal peso di cinque tonnellate, il Lokiceratops dominava il suo ecosistema. Nonostante le sue dimensioni imponenti, era un pacifico mangiatore di piante.

Corna come lame divine: il vero fascino del Lokiceratops risiede nelle sue corna. Ispirate a quelle del dio nordico Loki, imbroglione e astuto, queste enormi appendici ossee erano le più grandi mai descritte per un dinosauro del suo gruppo. Al contrario dei suoi parenti, il Lokiceratops non possedeva il caratteristico corno nasale.

Un pezzo mancante del puzzle: il ritrovamento del Lokiceratops, avvenuto nel 2019 ma descritto solo di recente sulla rivista scientifica PeerJ, rappresenta una scoperta cruciale. I suoi resti, oggi custoditi al Museum of Evolution di Maribo in Danimarca, offrono una preziosa testimonianza di un’epoca in cui la diversità dei dinosauri cornuti era ben maggiore di quanto si pensasse.

Un antenato del Triceratopo: il Lokiceratops rappresenta un anello mancante nell’evoluzione dei dinosauri cornuti. Precursore del Triceratopo, scomparso circa 12 milioni di anni dopo, offre agli scienziati una nuova chiave di lettura per comprendere la complessa storia di questi animali affascinanti.

Oltre la scienza, un racconto epico: la scoperta del Lokiceratops non si limita al mero valore scientifico. Essa ci trasporta in un mondo primordiale, popolato da creature fantastiche, dove giganti vegetariani con corna divine vagavano per la Terra. Un monito a non dimenticare la vastità e la meraviglia del nostro pianeta, un tempo dominato da creature che oggi possiamo solo immaginare.

Un invito all’esplorazione: il Lokiceratops ci ricorda che ancora molto resta da scoprire. Ogni fossile rinvenuto è un tassello di un mosaico immenso, che ci aiuta a ricostruire la storia della vita sulla Terra. Un invito a continuare ad esplorare, a scavare nelle profondità del tempo per svelare i segreti di un passato affascinante e misterioso.

Spider-Gwen: un Loki inaspettato nella nuova serie! ️

Fan di Spider-Gwen e Loki, preparate i vostri tessuti ragnatele e i vostri tesseracti del tempo, perché c’è una sorpresa cosmica in arrivo!

La nuovissima serie a fumetti di Spider-Gwen, “Spider-Gwen: The Ghost-Spider #1″, è appena sbarcata sugli scaffali, e nasconde un easter egg che farà sorridere anche i più accaniti cacciatori di riferimenti Marvel.

Spoiler ahoy!

Nella storia, Gwen Stacy si ritrova catapultata sulla Terra-616, un universo parallelo dove la sua controparte ha già incontrato un destino fatale. Disorientata e senza documenti, Gwen si trova ad affrontare le sfide della vita quotidiana in un mondo nuovo e sconosciuto.

Ma ecco che arriva lui: O.B., interpretato da Ke Huy Quan nella serie tv Loki!

Il misterioso personaggio, già agente della TVA (Time Variance Authority), si presenta come un amico inaspettato per Gwen. O.B. la aiuterà a navigare le complicate regole della Terra-616 e a tenere nascosto il suo segreto da Spider-Gwen.

Un crossover inaspettato che piacerà ai fan di entrambe le serie!

Ma la domanda sorge spontanea: qual è il vero scopo di O.B.? Sta davvero aiutando Gwen, o nasconde altri piani? ️‍♂️

Non ci resta che leggere per scoprirlo!

“Spider-Gwen: The Ghost-Spider #1” è scritto da Stephanie Phillips e disegnato da Federica Mancin, Matt Milla e Ariana Maher.

Non perdetevi questo nuovo capitolo ricco di azione e mistero!

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Hel e Helel: Lucifero e Hela. Corrispondenze tra la religione norrena e quella ebraica?

Tutti conosciamo la parola “Hell” che in Inglese significa Inferno. Questo termine, come il tedesco Hölle, trae le sue radici nella Mitologia norrena, in cui il regno degli Inferi è chiamato Hel, come anche il nome della dèa che governa questo regno popolato di spettri tremanti di morti senza onore. Vuoi per assonanza fonetica, vuoi per somiglianza di funzioni, si potrebbe ipotizzare un possibile collegamento tra il Lucifero ebraico (Helel), e la Dea degli inferi norrena (Hel o Hela): tale possibile corrispondenza è un argomento che ha attirato l’interesse degli appassionati di mitologia. Anche se non esiste una connessione diretta tra le due figure mitologiche, ci sono delle somiglianze e alcuni elementi dei rispettivi miti che vale la pena esplorare.

Innanzitutto sfatiamo un mito. Nella mitologia ebraica originaria non esiste un vero e proprio Demone Maligno di nome Lucifero. La figura di Helel, dalla radice ebraica הֵילֵל, compare in Isaia 14:12 per indicare “portatore di luce” o “stella del mattino. Viene ripreso in epoca post-cristiana e nel libro di Enoch (un testo apocrifo del I sec.) ma con riferimenti vaghi parlando di un astro che cade come Babilonia, non di una reale entità “personificata”. Dopotutto, la Bibbia di entità angeliche ne ha a bizzeffe (Asmodeo, Azazel,) come anche divinità nemiche di matrice assiro-babbilonese (Baal, Molok). Solo nel nuovo testamento (Luca 10:18) si inizia a parlare di effettivamente di un “nemico di Dio” ispirandosi ad una derivazione Mahzdista. Inoltrre c’è un’altra concetto che si è stratificato nei secoli che non trova nessuna corrispondenza nei testi sacri: in nessuna parte della Bibba si fa riferimento a Lucifero come signore degli Inferi. Questo è un accostamento relativamente moderno, derivato probabilmente alla sovrapposizione “politica” con le precedenti figure pagane (Ade).

Tutti i nerd hanno conosciuto il personaggio di Hel, o meglio Hela, grazie ai fumetti Marvel e come antagonista del Dio del Tuono in Thor: Ragnarok (interpretata da Cate Blanchett). Nella “vera” mitologia norrena, Hel è la dea degli inferi, figlia (e non sorella) di Loki. Nata metà viva e metà morta, per la sua duplice natura, nessun regno esistente era pronto ad accettarla. Hela non si ribella al suo Odino ma chiede al Padre degli Dei un regno che fosse adatto a lei. Hela avrebbe dunque regnato su Helheim, ovvero i luogo mitologico dove risiedono i morti senza onore, coloro che non sono morti in battaglia, e non deni quindi di elevarsi Valhalla. La figura di Hel è complessa e ambivalente, e il suo regno è descritto come un luogo freddo e desolato.

Hel è dunque una dea dei morti a tutti gli effetti, Lucifero non lo è: nella mitologia ebraica arcaica non ci sono diretti riferimenti a cosa succeda “dopo la morte”. Non c’è un reame dei morti: la Gehenna infatti è un luogo fisico, che verrà concettualizzato con l’Infero solo dopo la nascita del Cristianesimo.

Bisogna inoltre precisare che la mitologia nordica che conosciamo è per lo più una reinterpretazione ottocentesca, con connotazioni nazionaliste e anti-cristiane. La mitologia originale, di cui sappiamo poco, è molto più complessa e varia a seconda del luogo e dell’epoca. Inoltre, ciò che definiamo come mito “vichingo” è influenzato moltissimo dalla cultura celtica; ad esempio, i Galli e gli Iberici credevano che l’Aldilà fosse un luogo fisico al di là del mare;; una credenza antica che risale all’impero medo identificava il “paradiso” (parola persiana che significa giardino chiuso) ad est, oltre il deserto, e il regno dei morti ad ovest.

Quindi nonostante entrambe le figure abbiano ruoli che solo apparentemente possono sembrare simili, non esiste dunque nessuna corrispondenza diretta o storica tra Helel e Hel. Le somiglianze si fermano principalmente ad un ruolo superficiale, più “moderno” delle rispettive mitologie, ma le loro origini, storie e contesti culturali sono distinti e non collegati direttamente. Dopotutto, i contatti tra le due culture erano limitati e qualsiasi influenza reciproca sarebbe stata, in caso, indiretta, probabilmente attraverso intermediari culturali come i Romani o i popoli germanici: durante il Medioevo e in periodi successivi, ci sono stati scambi culturali tra il mondo nordico e quello cristiano, specialmente con la cristianizzazione della Scandinavia, ma questi scambi sono avvenuti, ribadiamolo, ben dopo la formazione delle narrazioni principali della mitologia norrena.

In conclusione, sebbene le somiglianze tra Helel e Hel siano affascinanti, sembrano essere più il risultato di analisi “estetiche” senza veri fondamenti storici: tuttavia, lo studio delle mitologie e delle loro interconnessioni rimane un campo aperto a interpretazioni e scoperte sempre nuove.

Loungefly presenta Collectiv, la nuova linea di accessori premium Nerd

Loungefly, il brand lifestyle di Funko dedicato ai fan, ha svelato una nuova linea di accessori premium chiamata Collectiv. La moda ha il potere di unire le persone, ed è per questo che Collectivoffre dei nuovi eleganti design, perfetti per viaggiare, ispirati ai personaggi e ai franchise più amati dai fan. Una prima selezione sarà disponibile su funkoeurope.com e in alcuni negozi selezionati a partire da marzo, con motivi ispirati all’arte e all’estetica del personaggio Marvel Loki e alla galassia di Star Wars.

Loungefly progetta con minuziosità i suoi zaini, portafogli, borse a tracolla, capi di abbigliamento e piccoli accessori per narrare storie indossabili, ispirate ai franchise più amati al mondo. I fan possono viaggiare nella loro timeline preferita con la nuova collezione di accessori e abbigliamento ispirata a Loki. La linea include uno zaino (130€), una tote bag (85€), una borsa a tracolla (70€), un portafoglio (45€), una felpa con cappuccio (115€) e una maglietta (45€). Realizzati con cura e precisione, Loungefly non lascia nessun dettaglio al caso, garantendo ai fan qualità in ogni cucitura. L’intera linea è decorata con il pattern dell’iconico elmo di Loki, i cui dettagli dorati donano un tocco di eleganza a tutti gli accessori ispirati al dio dell’inganno.

Per tutti i fan di Star Wars desiderosi di unirsi all’Alleanza Ribelle, la nuova elegante collezione di Loungefly è la scelta ideale. La linea propone uno zaino (105€), una borsa per computer portatili (90€), una borsa convertibile (75€), un portafoglio (45€) e una varsity jacket (125€). Ciascun articolo sfoggia un pattern composto dai simboli della Ribellione, abbinati a decorazioni che evocano i veicoli X-Wing, e sono impreziositi da una fodera arancione che omaggia le divise dei leggendari piloti dell’Alleanza.

Per ricevere tutte le notifiche riguardo la disponibilità delle collezioni dedicate a Loki e Star Wars, è possibile visitare il sito funkoeurope.com, mentre per essere aggiornati sulle future collezioni Collectiv e le ultime novità Loungefly, il brand è presente su Facebook e Instagram

Il Multiverso Marvel: tra Varianti e Realtà Alternative

Benvenuti, cari lettori, nel vasto e affascinante mondo del Multiverso Marvel! Negli ultimi anni, questo concetto ha conquistato il Marvel Cinematic Universe (MCU), aprendo le porte a realtà alternative che ampliano le storie dei nostri amati personaggi. Ma come è iniziata questa avventura? E quali segreti si nascondono dietro le varianti e gli esseri che popolano queste dimensioni parallele? Preparatevi a tuffarvi in un universo dove tutto è possibile, dove ogni scelta porta a un nuovo destino!

Un’Introduzione al Multiverso

Il multiverso ha fatto la sua prima apparizione sul grande schermo con Doctor Strange nel 2016, ma è stato con la serie Loki che il concetto ha preso piede in modo esplosivo. La Sacra Linea Temporale, gestita dalla Time Variance Authority (TVA), sembrava mantenere tutto sotto controllo, fino al momento in cui “Colui che rimane” è stato eliminato. Da quel punto in poi, la creazione di realtà parallele ha dato vita a una serie di varianti che arricchiscono il panorama narrativo del MCU.

E non parliamo solo di versioni alternative, ma di veri e propri riflessi delle scelte fatte dai personaggi. Pensate a Spider-Man: le diverse incarnazioni di Tobey Maguire, Andrew Garfield e Tom Holland in Spider-Man: No Way Home non sono solo una festa per i fan, ma una dimostrazione di come un eroe possa evolversi in modi inaspettati.

Varianti: Chi Siamo in Altri Universi?

Il termine “variante” è forse il più immediato nel nostro viaggio nel multiverso. Ogni variante rappresenta una versione alternativa di un personaggio, forgiata da scelte diverse. Prendiamo il nostro amato Loki: la sua versione del 2012, che riesce a scappare durante gli eventi di Avengers: Endgame, diventa una variante che inciderà profondamente sulle vicende future.

Incontrare la propria variante non è solo un brivido narrativo, ma anche un’opportunità per esplorare profonde domande esistenziali. Le scelte che facciamo definiscono chi siamo? E come saremmo in un universo alternativo? Questi interrogativi non solo arricchiscono la trama, ma conferiscono una nuova dimensione psicologica ai personaggi, rendendo le storie ancora più avvincenti.

Essere Nexus: I Poteri che Alterano la Realtà

Se le varianti rappresentano versioni alternative, gli esseri Nexus sono un altro livello di straordinarietà. Questi individui sono in grado di influenzare il multiverso stesso. Un esempio lampante è Wanda Maximoff, la Scarlet Witch, il cui potere di manipolare la realtà ha risvolti incredibili, come dimostrato in WandaVision. Gli esseri Nexus incarnano il libero arbitrio a un livello cosmico: le loro decisioni possono avere effetti devastanti su innumerevoli universi.

Questa responsabilità è enorme. Immaginate di avere il potere di cambiare il destino di intere dimensioni: come si fa a vivere sapendo che ogni scelta può avere ripercussioni così ampie?

Essere Anomalia: I Glitch del Multiverso

E poi ci sono gli esseri anomalia, che introducono un elemento di caos e inquietudine nel multiverso. Questi individui sperimentano “glitch” quando si trovano in un universo diverso dal loro, generando distorsioni che possono compromettere la stabilità della realtà. In Spider-Man: No Way Home, i villain provenienti da altre dimensioni mostrano segni di disconnessione, rivelando la loro natura anomala.

Queste storie portano a riflessioni uniche sull’identità. Cosa significa appartenere a un mondo se non sei realmente parte di esso? E cosa succede se non riesci a risolvere i paradossi temporali e dimensionali che ti circondano?

Essere Ancora: I Guardiani dell’Universo

Tra i concetti più affascinanti del multiverso ci sono gli esseri ancora. Questi individui sono fondamentali per la stabilità dei loro universi; la loro esistenza stessa è legata al destino dell’intera realtà. La loro morte non rappresenta solo una perdita personale, ma può scatenare una crisi cosmica che minaccia l’intero universo.

La loro importanza non risiede solo nel loro potere, ma anche nel simbolismo del legame tra l’individuo e il mondo. Quando un essere ancora scompare, è come se il tessuto stesso della realtà iniziasse a disgregarsi, dando vita a una tragedia che va oltre il personale.

Il Futuro del Multiverso Marvel

Con l’espansione continua del multiverso nelle Fasi Cinque e Sei del MCU, ci aspettiamo che varianti, esseri Nexus, anomalia e ancora giochino un ruolo centrale. Questi concetti non solo arricchiscono le storie, ma offrono nuove prospettive sul libero arbitrio, il destino e la natura della realtà.

Il multiverso Marvel si preannuncia come una delle narrazioni più complesse e coinvolgenti della cultura pop contemporanea. Con infinite possibilità da esplorare, ci aspetta un viaggio straordinario attraverso mondi paralleli, temi profondi e storie che sfidano i limiti della nostra immaginazione. Quindi, preparatevi a esplorare questo vasto universo e a scoprire quali varianti e sorprese ci attendono dietro l’angolo!

Brenna – La Fiamma di Alex L. Mainardi

Con Brenna – La Fiamma, volume conclusivo della Trilogia del Viaggiatore, che con Blink – La Scintilla e ChaosLess  Fuori dal Tempo danno vita al Traveler Universe, Alex L. Mainardi accompagna il lettore tra miti norreni ed egizi, disabilità, personaggi LGBTQ+, cultura pop e perfino citazioni di cinecomic. Il volume è arricchito dalle splendide illustrazioni di  Miriam Barbieri, Siriana Crastolla, Filippo Munegato e Ilaria Trombi.

Chi è il bizzarro inquilino dai capelli scuri e i penetranti occhi verdi che vive nell’appartamento sopra Siris? Cosa nascondono i suoi modi prevaricanti e le sue convinzioni, talmente arcaiche da farlo sembrare di un altro tempo, quasi di un altro universo? Nella Londra dei giorni nostri, subito dopo la pandemia, l’aspirante scrittrice Siris e i suoi amici, avranno a che fare con le stranezze del nuovo “ospite”, un dio… divenuto mortale. Non certo per sua volontà, tanto che egli stesso ritiene la perdita dei suoi poteri alla stregua di una menomazione. Riusciranno una “ragazza-su-ruote” e una ex divinità in crisi esistenziale, a trovare un punto d’incontro, abbracciandosi e accogliendosi l’un l’altra, imparando ad amarsi e accettarsi completamente, al di là del Bene e del Male?

“Brenna – La Fiamma” di Alex L. Mainardi è un paranormal romance che trae spunto dalla mitologia norrena, e in particolare dalla figura del Dio delle Storie e degli Inganni Loki, per parlare dell’importanza della diversità, della libertà di essere sé stessi e del bisogno di essere accettati per quello che si è davvero, nella nostra verità più intima. Il romanzo, accompagnato da piacevoli illustrazioni in bianco e nero, è narrato da due punti di vista in prima persona: quello di Siris, una ragazza piena di vita, e quello di uno smarrito Loki, divenuto suo malgrado un essere mortale. Siris coltiva l’ambizione di diventare una scrittrice di narrativa fantasy; affetta dall’Atassia di Friedreich, una malattia degenerativa del sistema nervoso che provoca mancanza di coordinazione nei movimenti, è in sedia a rotelle ma ciò non le impedisce di vivere un’esistenza piena, di perseguire i suoi sogni e di avere amici che la amano senza pregiudizi. Siris e Loki sono in apparenza due personaggi diametralmente opposti eppure, nel corso dell’opera, scopriranno di avere molto in comune: condividono infatti lo stesso bisogno di ribellarsi al loro destino e di affermarsi nella loro autenticità; entrambi, inoltre, hanno sperimentato la perdita e la solitudine, e si sono sentiti spesso incompresi e “difettosi”. È la diversità il ponte che li unisce: un valore che condividono con altri personaggi straordinari, come mrs. Smith, colei che vede e dunque sa, o la drag queen Bibi, sotto le cui sembianze si nasconde una figura insospettabile.
Dopo un avvincente prologo ambientato nella mitica Asgard, che ci racconta del Ragnarok, ovvero il “Crepuscolo degli Dei”, ci si sposta su Midgard, la nostra Terra, e più precisamente nella Londra post-pandemia: qui incontriamo Siris e il suo nuovo vicino di casa, Seth Blackny, che in realtà è proprio il nostro ex Dio norreno. Seth assomiglia terribilmente al Loki Laufeyson dei film Marvel: Siris è da sempre ossessionata da quel personaggio, e il suo vicino ne condivide ogni dettaglio, perfino l’enigmatico e ipnotico sguardo. Il loro rapporto è turbolento all’inizio: Seth cerca di conquistarla con il suo irresistibile charme ma lei non cede alle sue ingannevoli lusinghe; col trascorrere del tempo, però, entrambi riescono a leggere nel cuore dell’altro, anche grazie alla capacità di Siris di penetrare senza timore nell’oscura mente di Loki.

Tra ironia e romanticismo, tra personaggi della mitologia norrena come Hel – la Signora della Morte, e anche della mitologia egizia come Anubi – la divinità con la testa di sciacallo, l’autore di questo affascinante romanzo ci conduce in un viaggio attraverso il profondo cambiamento di Siris e Loki: due anime complementari e libere, due cercatori di quella splendente fiamma il cui nome è Amore.

 Alex L. Mainardi è natə e vive a Parma, dove si dedica attivamente alla scrittura. Appassionatə di mitologia e archeologia, scrive di narrativa e, dopo aver pubblicato due saghe letterarie e una serie di libri illustrati, dal 2018 fa parte di Casa Ailus, collettivo di autori e illustratori che realizzano diverse pubblicazioni in vari ambiti del fantastico. Con una rara malattia genetica degenerativa, l’Atassia di Friedreich, ha l’hobby del Cosplay dal 2003, infatti quando non è al lavoro partecipa alle fiere come cosplayer, ovviamente… sedia a rotelle compresa! E’ così che porta personalmente avanti la mission di inclusione delle persone con disabilità all’interno dell’universo Nerd, riassunto nel neologismo e hashtag da lei stessa creato: #cosplability

 

La recensione della seconda stagione di Loki. La Redenzione di un Dio e il Nuovo Corso del MCU

La seconda stagione di Loki arriva in un momento critico per il Marvel Cinematic Universe (MCU), che sembra aver perso la sua incrollabile forza narrativa dopo il clamoroso successo di Avengers: Endgame. La crisi del MCU è ormai evidente, come dimostrato da recensioni tiepide e fallimenti al box office. La narrazione del Multiverso, un tempo affascinante, ha iniziato a sembrare troppo complessa e frammentata. I fan sono stanchi della confusione che regna tra le varie linee temporali e delle nuove saghe che non riescono a ripetere l’impatto epico dei precedenti crossover. Ma Loki 2 si inserisce in questo contesto di incertezze con una proposta che, pur con i suoi limiti, si distingue per la sua introspezione e la forza del suo protagonista.

Questa seconda stagione di Loki si concentra principalmente sulla crescita del Dio degli Inganni, affrontando con maggiore profondità i dilemmi temporali e il suo percorso di redenzione. A differenza della prima stagione, che aveva creato un intricato gioco di eventi e personaggi legati all’agenzia della TVA e alle sue implicazioni multiversali, la seconda si allontana dalle complicazioni narrative per concentrarsi sulla trasformazione di Loki in una figura eroica. Sebbene questo approccio permetta una narrazione più intima, il prezzo da pagare è la scarsità di sviluppo per alcuni personaggi secondari, che a volte sembrano quasi dimenticati.

Eppure, è proprio il finale di questa stagione a riaccendere la speranza per il futuro del MCU. Il sacrificio di Loki, epico e tragico, non solo riscatta il personaggio ma lo eleva a una figura quasi mitologica. Concludendo il suo ciclo di redenzione, Loki diventa simbolo di virtù kalokagathali, un concetto dell’antica Grecia che unisce perfezione fisica e morale. Il suo viaggio verso la crescita personale si intreccia perfettamente con le radici mitologiche nordiche, portando la serie a un culmine che, pur se drammatico, è anche riflessivo e ricco di significato. Questo sacrificio richiama la figura di Odino, che si appese a Yggdrasil per ottenere saggezza, e allo stesso modo, Loki dà la sua vita per salvare il Multiverso, rivelando un legame profondo con la mitologia norrena.

Non è solo una questione di redenzione, però. La trasformazione di Loki è anche una ri-elaborazione dell’idea di Ymir, il primo gigante di ghiaccio della mitologia norrena, il cui sacrificio ha dato origine ai nove mondi. Quando Loki si fa carico di riportare in vita le ramificazioni temporali e di “resettare” il Multiverso, lo fa tramite un atto di creazione, in un modo che ricorda Yggdrasil e la sua connessione con l’universo. Con questo gesto, Loki diventa l’Atlante del suo universo, il “Dio degli intrecci”, la figura che connette tutti i mondi.

La serie, pur con i suoi difetti — qualche episodio più debole e la mancanza di un vero e proprio antagonista che faccia da contraltare all’eroe — riesce comunque a restituire un Loki che rispecchia i più alti ideali dell’epica greca e norrena, trovando un perfetto equilibrio tra la dimensione personale del personaggio e l’epicità degli eventi che lo circondano. Non è un caso che, nonostante le critiche, Loki 2 sia una delle serie più apprezzate del MCU in un periodo in cui la continuità narrativa appare confusa e dispersiva. La sua capacità di raccontare la crescita di un personaggio in modo tanto drammatico quanto emozionante risolleva le sorti di un universo narrativo che sembrava aver perso la sua direzione.

In un momento di incertezze e crisi, Loki 2 offre una conclusione che fa sperare in un ritorno alla grandezza per il MCU. Con una scrittura che fonde riflessioni profonde sul sacrificio e sulla redenzione con la spettacolarità visiva che contraddistingue il Marvel Cinematic Universe, la serie si rivela un pezzo fondamentale per chi desidera ancora credere nelle potenzialità del Multiverso. La fine della stagione, sebbene lasci aperte molte porte per future evoluzioni, segna un ritorno alle origini della mitologia e delle storie che ci hanno sempre appassionato, portando con sé la sensazione che, forse, il MCU possa trovare una nuova via per riscrivere storie capaci di coinvolgere ancora una volta cuore e mente dei fan.

Disney accusata di aver usato l’AI per la locandina di Loki 2

L’intelligenza artificiale generativa è una tecnologia sempre più diffusa, che viene utilizzata in diversi ambiti, tra cui quello del design. Tuttavia, il suo utilizzo non è sempre trasparente, e può portare a situazioni imbarazzanti, come quella che ha coinvolto Disney.

Già qualche mese la stessa Disney aveva usato l’IA per generare i titoli di testa della serie Secret Invasion, ma se in quell’occasione era stato tutto esplicitato e dichiarato pubblicamente, ora ci sono state nuove “accuse” dirette da parte di alcuni designers.

La compagnia statunitense è infatti stata accusata di aver utilizzato l’AI per la creazione della locandina della seconda stagione di Loki. L’accusa è stata lanciata da Katria Raden, un’illustratrice professionista, che ha notato alcuni artefatti e sbavature nell’orologio che fa da sfondo al poster.

Questi artefatti sono tipici delle immagini generate da AI, e sono facilmente riconoscibili da un occhio esperto. Il problema è che l’immagine in questione è stata acquistata da Disney su Shutterstock, e i termini di servizio del sito vietano l’utilizzo di immagini generate da AI.

Alcuni utenti hanno utilizzato strumenti anti-AI per verificare l’origine dell’immagine, e tre su quattro di questi strumenti hanno confermato che si tratta di un’immagine generata da AI.

Disney non ha ancora commentato le accuse, ma è probabile che la vicenda si risolva con un rimborso a Shutterstock. Tuttavia, l’episodio ha comunque messo in luce i rischi legati all’utilizzo dell’AI generativa, che può portare a situazioni di confusione e di violazione dei diritti d’autore.

Il dio dell’Inganno è tornato con tanti nuovi gadget

L’attesa è finita. La seconda stagione di Loki è disponibile da oggi in esclusiva su Disney+. Dopo i concitati avvenimenti del finale di stagione, il dio dell’inganno e Mobius dovranno scoprire i segreti della TVA, comandata dal misterioso Colui che Rimane.

Per l’occasione, Funko presenta i Funko Pop! dei protagonisti. Dal Loki catturato dalla TVA a tutte le sue iconiche varianti come Loki Presidente, c’è un personaggio per tutti!

Per tutti coloro che invece vogliono sentirsi tutti i giorni come il dio dell’inganno, Loungefly propone il set composto da zaino e portafoglio che richiama fedelmente il costume visto nel Marvel Cinematic Universe. Realizzati in pelle vegana sono perfetti per aggiungere un tocco asgardiano al proprio look!

Un soft reboot per il Marvel Cinematic Universe?

L’universo cinematografico Marvel potrebbe subire un cambiamento radicale dopo lo sciopero che ha coinvolto attori e sceneggiatori di Hollywood. Alcune voci interne rivelano che gli studios stanno pensando di fare un “soft-reboot” dell’MCU con Avengers: Secret Wars, uno dei film più attesi dai fan. In questo film, vecchie e nuove generazioni di eroi si uniranno per una battaglia finale che cambierà il Multiverso. Il cattivo principale potrebbe essere Kang il Conquistatore o il temibile Doctor Doom, ma si tratta di una speculazione.

L’account Twitter CanWeGetSomeToast sostiene che Avengers: Secret Wars sarà il film che darà il via al soft-reboot dell’MCU, come ha fatto The Flash per il DCU. Questo significherà la fine dell’MCU che abbiamo conosciuto finora. Dopo, ci sarà un MCU totalmente nuovo e diverso.

Non abbiamo ancora dettagli su come avverrà questo reboot. Potrebbe essere l’occasione per salutare gli ultimi eroi rimasti delle fasi precedenti dell’MCU, come Doctor Strange, Captain America (interpretato da Anthony Mackie), Ant-Man e Thor, di cui si parla di un quinto film. Anche se il 2027 sembra ancora lontano, i due film di Avengers e altri titoli potrebbero mantenere alto l’interesse del pubblico per molti anni.