Hel e Helel: Lucifero e Hela. Corrispondenze tra la religione norrena e quella ebraica?

Tutti conosciamo la parola “Hell” che in Inglese significa Inferno. Questo termine, come il tedesco Hölle, trae le sue radici nella Mitologia norrena, in cui il regno degli Inferi è chiamato Hel, come anche il nome della dèa che governa questo regno popolato di spettri tremanti di morti senza onore. Vuoi per assonanza fonetica, vuoi per somiglianza di funzioni, si potrebbe ipotizzare un possibile collegamento tra il Lucifero ebraico (Helel), e la Dea degli inferi norrena (Hel o Hela): tale possibile corrispondenza è un argomento che ha attirato l’interesse degli appassionati di mitologia. Anche se non esiste una connessione diretta tra le due figure mitologiche, ci sono delle somiglianze e alcuni elementi dei rispettivi miti che vale la pena esplorare.

Innanzitutto sfatiamo un mito. Nella mitologia ebraica originaria non esiste un vero e proprio Demone Maligno di nome Lucifero. La figura di Helel, dalla radice ebraica הֵילֵל, compare in Isaia 14:12 per indicare “portatore di luce” o “stella del mattino. Viene ripreso in epoca post-cristiana e nel libro di Enoch (un testo apocrifo del I sec.) ma con riferimenti vaghi parlando di un astro che cade come Babilonia, non di una reale entità “personificata”. Dopotutto, la Bibbia di entità angeliche ne ha a bizzeffe (Asmodeo, Azazel,) come anche divinità nemiche di matrice assiro-babbilonese (Baal, Molok). Solo nel nuovo testamento (Luca 10:18) si inizia a parlare di effettivamente di un “nemico di Dio” ispirandosi ad una derivazione Mahzdista. Inoltrre c’è un’altra concetto che si è stratificato nei secoli che non trova nessuna corrispondenza nei testi sacri: in nessuna parte della Bibba si fa riferimento a Lucifero come signore degli Inferi. Questo è un accostamento relativamente moderno, derivato probabilmente alla sovrapposizione “politica” con le precedenti figure pagane (Ade).

Tutti i nerd hanno conosciuto il personaggio di Hel, o meglio Hela, grazie ai fumetti Marvel e come antagonista del Dio del Tuono in Thor: Ragnarok (interpretata da Cate Blanchett). Nella “vera” mitologia norrena, Hel è la dea degli inferi, figlia (e non sorella) di Loki. Nata metà viva e metà morta, per la sua duplice natura, nessun regno esistente era pronto ad accettarla. Hela non si ribella al suo Odino ma chiede al Padre degli Dei un regno che fosse adatto a lei. Hela avrebbe dunque regnato su Helheim, ovvero i luogo mitologico dove risiedono i morti senza onore, coloro che non sono morti in battaglia, e non deni quindi di elevarsi Valhalla. La figura di Hel è complessa e ambivalente, e il suo regno è descritto come un luogo freddo e desolato.

Hel è dunque una dea dei morti a tutti gli effetti, Lucifero non lo è: nella mitologia ebraica arcaica non ci sono diretti riferimenti a cosa succeda “dopo la morte”. Non c’è un reame dei morti: la Gehenna infatti è un luogo fisico, che verrà concettualizzato con l’Infero solo dopo la nascita del Cristianesimo.

Bisogna inoltre precisare che la mitologia nordica che conosciamo è per lo più una reinterpretazione ottocentesca, con connotazioni nazionaliste e anti-cristiane. La mitologia originale, di cui sappiamo poco, è molto più complessa e varia a seconda del luogo e dell’epoca. Inoltre, ciò che definiamo come mito “vichingo” è influenzato moltissimo dalla cultura celtica; ad esempio, i Galli e gli Iberici credevano che l’Aldilà fosse un luogo fisico al di là del mare;; una credenza antica che risale all’impero medo identificava il “paradiso” (parola persiana che significa giardino chiuso) ad est, oltre il deserto, e il regno dei morti ad ovest.

Quindi nonostante entrambe le figure abbiano ruoli che solo apparentemente possono sembrare simili, non esiste dunque nessuna corrispondenza diretta o storica tra Helel e Hel. Le somiglianze si fermano principalmente ad un ruolo superficiale, più “moderno” delle rispettive mitologie, ma le loro origini, storie e contesti culturali sono distinti e non collegati direttamente. Dopotutto, i contatti tra le due culture erano limitati e qualsiasi influenza reciproca sarebbe stata, in caso, indiretta, probabilmente attraverso intermediari culturali come i Romani o i popoli germanici: durante il Medioevo e in periodi successivi, ci sono stati scambi culturali tra il mondo nordico e quello cristiano, specialmente con la cristianizzazione della Scandinavia, ma questi scambi sono avvenuti, ribadiamolo, ben dopo la formazione delle narrazioni principali della mitologia norrena.

In conclusione, sebbene le somiglianze tra Helel e Hel siano affascinanti, sembrano essere più il risultato di analisi “estetiche” senza veri fondamenti storici: tuttavia, lo studio delle mitologie e delle loro interconnessioni rimane un campo aperto a interpretazioni e scoperte sempre nuove.

Loungefly presenta Collectiv, la nuova linea di accessori premium Nerd

Loungefly, il brand lifestyle di Funko dedicato ai fan, ha svelato una nuova linea di accessori premium chiamata Collectiv. La moda ha il potere di unire le persone, ed è per questo che Collectivoffre dei nuovi eleganti design, perfetti per viaggiare, ispirati ai personaggi e ai franchise più amati dai fan. Una prima selezione sarà disponibile su funkoeurope.com e in alcuni negozi selezionati a partire da marzo, con motivi ispirati all’arte e all’estetica del personaggio Marvel Loki e alla galassia di Star Wars.

Loungefly progetta con minuziosità i suoi zaini, portafogli, borse a tracolla, capi di abbigliamento e piccoli accessori per narrare storie indossabili, ispirate ai franchise più amati al mondo. I fan possono viaggiare nella loro timeline preferita con la nuova collezione di accessori e abbigliamento ispirata a Loki. La linea include uno zaino (130€), una tote bag (85€), una borsa a tracolla (70€), un portafoglio (45€), una felpa con cappuccio (115€) e una maglietta (45€). Realizzati con cura e precisione, Loungefly non lascia nessun dettaglio al caso, garantendo ai fan qualità in ogni cucitura. L’intera linea è decorata con il pattern dell’iconico elmo di Loki, i cui dettagli dorati donano un tocco di eleganza a tutti gli accessori ispirati al dio dell’inganno.

Per tutti i fan di Star Wars desiderosi di unirsi all’Alleanza Ribelle, la nuova elegante collezione di Loungefly è la scelta ideale. La linea propone uno zaino (105€), una borsa per computer portatili (90€), una borsa convertibile (75€), un portafoglio (45€) e una varsity jacket (125€). Ciascun articolo sfoggia un pattern composto dai simboli della Ribellione, abbinati a decorazioni che evocano i veicoli X-Wing, e sono impreziositi da una fodera arancione che omaggia le divise dei leggendari piloti dell’Alleanza.

Per ricevere tutte le notifiche riguardo la disponibilità delle collezioni dedicate a Loki e Star Wars, è possibile visitare il sito funkoeurope.com, mentre per essere aggiornati sulle future collezioni Collectiv e le ultime novità Loungefly, il brand è presente su Facebook e Instagram

Brenna – La Fiamma di Alex L. Mainardi

Con Brenna – La Fiamma, volume conclusivo della Trilogia del Viaggiatore, che con Blink – La Scintilla e ChaosLess  Fuori dal Tempo danno vita al Traveler Universe, Alex L. Mainardi accompagna il lettore tra miti norreni ed egizi, disabilità, personaggi LGBTQ+, cultura pop e perfino citazioni di cinecomic. Il volume è arricchito dalle splendide illustrazioni di  Miriam Barbieri, Siriana Crastolla, Filippo Munegato e Ilaria Trombi.

Chi è il bizzarro inquilino dai capelli scuri e i penetranti occhi verdi che vive nell’appartamento sopra Siris? Cosa nascondono i suoi modi prevaricanti e le sue convinzioni, talmente arcaiche da farlo sembrare di un altro tempo, quasi di un altro universo? Nella Londra dei giorni nostri, subito dopo la pandemia, l’aspirante scrittrice Siris e i suoi amici, avranno a che fare con le stranezze del nuovo “ospite”, un dio… divenuto mortale. Non certo per sua volontà, tanto che egli stesso ritiene la perdita dei suoi poteri alla stregua di una menomazione. Riusciranno una “ragazza-su-ruote” e una ex divinità in crisi esistenziale, a trovare un punto d’incontro, abbracciandosi e accogliendosi l’un l’altra, imparando ad amarsi e accettarsi completamente, al di là del Bene e del Male?

“Brenna – La Fiamma” di Alex L. Mainardi è un paranormal romance che trae spunto dalla mitologia norrena, e in particolare dalla figura del Dio delle Storie e degli Inganni Loki, per parlare dell’importanza della diversità, della libertà di essere sé stessi e del bisogno di essere accettati per quello che si è davvero, nella nostra verità più intima. Il romanzo, accompagnato da piacevoli illustrazioni in bianco e nero, è narrato da due punti di vista in prima persona: quello di Siris, una ragazza piena di vita, e quello di uno smarrito Loki, divenuto suo malgrado un essere mortale. Siris coltiva l’ambizione di diventare una scrittrice di narrativa fantasy; affetta dall’Atassia di Friedreich, una malattia degenerativa del sistema nervoso che provoca mancanza di coordinazione nei movimenti, è in sedia a rotelle ma ciò non le impedisce di vivere un’esistenza piena, di perseguire i suoi sogni e di avere amici che la amano senza pregiudizi. Siris e Loki sono in apparenza due personaggi diametralmente opposti eppure, nel corso dell’opera, scopriranno di avere molto in comune: condividono infatti lo stesso bisogno di ribellarsi al loro destino e di affermarsi nella loro autenticità; entrambi, inoltre, hanno sperimentato la perdita e la solitudine, e si sono sentiti spesso incompresi e “difettosi”. È la diversità il ponte che li unisce: un valore che condividono con altri personaggi straordinari, come mrs. Smith, colei che vede e dunque sa, o la drag queen Bibi, sotto le cui sembianze si nasconde una figura insospettabile.
Dopo un avvincente prologo ambientato nella mitica Asgard, che ci racconta del Ragnarok, ovvero il “Crepuscolo degli Dei”, ci si sposta su Midgard, la nostra Terra, e più precisamente nella Londra post-pandemia: qui incontriamo Siris e il suo nuovo vicino di casa, Seth Blackny, che in realtà è proprio il nostro ex Dio norreno. Seth assomiglia terribilmente al Loki Laufeyson dei film Marvel: Siris è da sempre ossessionata da quel personaggio, e il suo vicino ne condivide ogni dettaglio, perfino l’enigmatico e ipnotico sguardo. Il loro rapporto è turbolento all’inizio: Seth cerca di conquistarla con il suo irresistibile charme ma lei non cede alle sue ingannevoli lusinghe; col trascorrere del tempo, però, entrambi riescono a leggere nel cuore dell’altro, anche grazie alla capacità di Siris di penetrare senza timore nell’oscura mente di Loki.

Tra ironia e romanticismo, tra personaggi della mitologia norrena come Hel – la Signora della Morte, e anche della mitologia egizia come Anubi – la divinità con la testa di sciacallo, l’autore di questo affascinante romanzo ci conduce in un viaggio attraverso il profondo cambiamento di Siris e Loki: due anime complementari e libere, due cercatori di quella splendente fiamma il cui nome è Amore.

 Alex L. Mainardi è natə e vive a Parma, dove si dedica attivamente alla scrittura. Appassionatə di mitologia e archeologia, scrive di narrativa e, dopo aver pubblicato due saghe letterarie e una serie di libri illustrati, dal 2018 fa parte di Casa Ailus, collettivo di autori e illustratori che realizzano diverse pubblicazioni in vari ambiti del fantastico. Con una rara malattia genetica degenerativa, l’Atassia di Friedreich, ha l’hobby del Cosplay dal 2003, infatti quando non è al lavoro partecipa alle fiere come cosplayer, ovviamente… sedia a rotelle compresa! E’ così che porta personalmente avanti la mission di inclusione delle persone con disabilità all’interno dell’universo Nerd, riassunto nel neologismo e hashtag da lei stessa creato: #cosplability

 

La recensione della seconda stagione di Loki

Tom Hiddleston riprende il suo celebre personaggio di Loki nelle nuove 6 episodi della serie TV dedicata alla variante del dio degli inganni. Insieme a lui tornano Owen Wilson, nel ruolo di Mobius, e Sophia Di Martino in quello di Sylvie. L’avventura dei tre si svolge in un vortice di eventi che minacciano la continuità del tempo, e la speranza di salvare l’universo è sempre l’ultima a morire. Loki e Mobius si sono uniti alla Time Variance Authority, e questa nuova situazione li ha portati in una serie di eventi che minacciano la continuità stessa del tempo. Quando sembra tutto perduto, Loki intraprende un viaggio alla ricerca di Sylvie e di una variante di Colui che rimane, tentando di rimediare alle sue azioni passate per poter salvare l’universo.

Loki Stagione 2 | Trailer Ufficiale | Disney+

Giocare con il tempo è sempre pericoloso, ma gli sceneggiatori di Loki accettano questa sfida con entusiasmo e condurono la serie in maniera sorprendente! La trama appare inizialmente sospesa tra tentativi e una reale sensazione di caos e panico, saltellando spesso in modo poco lineare e ripiegandosi molteplici volte su se stessa. Tuttavia, quando si capisce che la narrazione è pensata per condurre all’unico obiettivo semplice, le cose cominciano a diventare più interessanti. Non si aspetterà una storia scoppiettante e ricca d’azione, poiché ci sono al massimo una o due inseguimenti e qualche divertente combattimento; perlopiù la trama si snoda seguendo l’evoluzione interiore del protagonista che culmina con uno dei migliori finali che la Marvel abbia proposto fino ad ora.

Tom Hiddleston è molto bravo a condurre lo spettatore avanti e indietro in questo marasma di possibilità che improvvisamente sembrano chiudersi davanti al suo personaggio; ed è altrettanto bravo a trasmettere le varie sensazioni di fretta, panico, disperazione, angoscia e frustrazione che il suo dio nordico prova via via durante la serie. Il Loki di Avengers non esiste più, e non si è neanche evoluto nel personaggio che abbiamo visto in Thor: Ragnarok. La maturazione di questa variante ha preso una piega inaspettata, giungendo ad un eroe in grado di accettare il suo destino.

Owen Wilson si conferma sempre di più un ottimo attore, e riesce a ritagliarsi il suo spazio e soprattutto a rendere più “naturali” i momenti di riflessione e di confronto con Loki. Il suo Mobius è imprescindibile per questa storia, e mi auguro di rivederlo in giro nelle prossime saghe cinematografiche Marvel perché di attori che sanno esaltare i propri personaggi e quelli dei colleghi ce n’è sempre un grande bisogno.

La presenza di Jonathan Majors, accusato di violenze lo scorso marzo, era inevitabile: le riprese della serie si erano concluse ben prima dei problemi legali in corso. L’attore americano, che veste i panni di Victor Timely e quelli di Colui che rimane, dà effettivamente una buona prova interpretando due personaggi molto diversi tra loro e dando la netta sensazione di poter fare decisamente molto di più. La Marvel non ci aveva visto male nello scegliere Majors come il Villan della prossima grande saga degli Avengers; purtroppo non poteva prevedere quello che invece è successo. Il processo per violenza sta comunque andando avanti e il prossimo 29 novembre ci saranno nuovi aggiornamenti sul caso.

Ke Huy Qua, ricordato fin da giovanissimo in Indiana Jones e Il Tempio Maledetto e in I Goonies, interpreta Ouroboros, un ingegnere della Time Variance Authority addetto alla supervisione del famoso Telaio Temporale. La sua interpretazione è azzeccatissima tanto da divenire velocemente un punto di riferimento per la stagione. Di solito un buon prodotto ha bisogno di un ottimo antagonista con cui fare i conti o con cui confrontarsi; in Loki non abbiamo nessun Villan da sconfiggere, ma abbiamo dei personaggi che interferiscono con l’andamento degli eventi principalmente per scopi personali. La mancanza di questa figura però non è un male: vista l’evoluzione della serie e quella del protagonista tutto si conclude in modo più che perfetto.

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Loki – Stagione 2: la recensione

Scritto da MarcoF  

 

Disney accusata di aver usato l’AI per la locandina di Loki 2

L’intelligenza artificiale generativa è una tecnologia sempre più diffusa, che viene utilizzata in diversi ambiti, tra cui quello del design. Tuttavia, il suo utilizzo non è sempre trasparente, e può portare a situazioni imbarazzanti, come quella che ha coinvolto Disney.

Già qualche mese la stessa Disney aveva usato l’IA per generare i titoli di testa della serie Secret Invasion, ma se in quell’occasione era stato tutto esplicitato e dichiarato pubblicamente, ora ci sono state nuove “accuse” dirette da parte di alcuni designers.

La compagnia statunitense è infatti stata accusata di aver utilizzato l’AI per la creazione della locandina della seconda stagione di Loki. L’accusa è stata lanciata da Katria Raden, un’illustratrice professionista, che ha notato alcuni artefatti e sbavature nell’orologio che fa da sfondo al poster.

Questi artefatti sono tipici delle immagini generate da AI, e sono facilmente riconoscibili da un occhio esperto. Il problema è che l’immagine in questione è stata acquistata da Disney su Shutterstock, e i termini di servizio del sito vietano l’utilizzo di immagini generate da AI.

Alcuni utenti hanno utilizzato strumenti anti-AI per verificare l’origine dell’immagine, e tre su quattro di questi strumenti hanno confermato che si tratta di un’immagine generata da AI.

Disney non ha ancora commentato le accuse, ma è probabile che la vicenda si risolva con un rimborso a Shutterstock. Tuttavia, l’episodio ha comunque messo in luce i rischi legati all’utilizzo dell’AI generativa, che può portare a situazioni di confusione e di violazione dei diritti d’autore.

Il dio dell’Inganno è tornato con tanti nuovi gadget

L’attesa è finita. La seconda stagione di Loki è disponibile da oggi in esclusiva su Disney+. Dopo i concitati avvenimenti del finale di stagione, il dio dell’inganno e Mobius dovranno scoprire i segreti della TVA, comandata dal misterioso Colui che Rimane.

Per l’occasione, Funko presenta i Funko Pop! dei protagonisti. Dal Loki catturato dalla TVA a tutte le sue iconiche varianti come Loki Presidente, c’è un personaggio per tutti!

Per tutti coloro che invece vogliono sentirsi tutti i giorni come il dio dell’inganno, Loungefly propone il set composto da zaino e portafoglio che richiama fedelmente il costume visto nel Marvel Cinematic Universe. Realizzati in pelle vegana sono perfetti per aggiungere un tocco asgardiano al proprio look!

Un soft reboot per il Marvel Cinematic Universe?

L’universo cinematografico Marvel potrebbe subire un cambiamento radicale dopo lo sciopero che ha coinvolto attori e sceneggiatori di Hollywood. Alcune voci interne rivelano che gli studios stanno pensando di fare un “soft-reboot” dell’MCU con Avengers: Secret Wars, uno dei film più attesi dai fan. In questo film, vecchie e nuove generazioni di eroi si uniranno per una battaglia finale che cambierà il Multiverso. Il cattivo principale potrebbe essere Kang il Conquistatore o il temibile Doctor Doom, ma si tratta di una speculazione.

L’account Twitter CanWeGetSomeToast sostiene che Avengers: Secret Wars sarà il film che darà il via al soft-reboot dell’MCU, come ha fatto The Flash per il DCU. Questo significherà la fine dell’MCU che abbiamo conosciuto finora. Dopo, ci sarà un MCU totalmente nuovo e diverso.

Non abbiamo ancora dettagli su come avverrà questo reboot. Potrebbe essere l’occasione per salutare gli ultimi eroi rimasti delle fasi precedenti dell’MCU, come Doctor Strange, Captain America (interpretato da Anthony Mackie), Ant-Man e Thor, di cui si parla di un quinto film. Anche se il 2027 sembra ancora lontano, i due film di Avengers e altri titoli potrebbero mantenere alto l’interesse del pubblico per molti anni.

Intelligenza artificiale nei film Marvel: il futuro è qui

Il mondo di Secret Invasion è pieno di ambiguità. Con migliaia di Skrull mutaforma sulla Terra, non si può mai essere sicuri di ciò che si vede.

Un momento si vede Nick Fury o un leader mondiale rispettato, il momento successivo il loro volto si trasforma in qualcosa (o qualcuno) completamente diverso. Questa è la trama del nuovo show del Marvel Cinematic Universe su Disney Plus (e della sua controparte a fumetti), che segue Nick Fury mentre scopre un’invasione segreta della popolazione Skrull sulla Terra.

Ma il concetto di mutamento di forma si riflette anche nell’approccio unico della serie ai titoli di testa, che sembrano una sorta di rappresentazione ad acquerello dei personaggi e dei temi di Secret Invasion. Mentre vediamo una sequenza inquietante e minacciosa di Skrull verdi che prendono sempre più il controllo del mondo, sembra che un’intelligenza artificiale sia stata incaricata di creare il “cubismo Skrull” – il che, in realtà, non è poi così lontano dalla realtà.

Come racconta il regista e produttore esecutivo Ali Selim, la sequenza introduttiva è stata creata da Method Studios utilizzando l’intelligenza artificiale, cosa che gioca con i temi stessi della serie.

“Quando ci siamo rivolti ai fornitori di intelligenza artificiale, questo faceva parte del progetto: è emerso dall’identità mutevole del mondo Skrull. Chi ha fatto questo? Chi è questo?”

Una GIF dei titoli di testa generati dall’IA mostra una transizione da una scena di folla all’immagine del profilo di uno Skrull: Marvel Studios. Come molte persone, Selim ammette di non “capire bene” come funziona l’intelligenza artificiale, ma è rimasto affascinato dai modi in cui l’IA poteva tradurre il senso di presagio che voleva per la serie.

“Gli parlavamo di idee, temi e parole, e poi il computer partiva e faceva qualcosa. E poi potevamo cambiarlo un po’ usando le parole, e sarebbe cambiato”.

Method Studios non ha risposto alla richiesta di commento su come abbia progettato esattamente la sequenza (lo staff dei titoli di coda comprende produttori, designer e un tecnico dell’intelligenza artificiale). Ma l’azienda ha già lavorato a serie Marvel come Ms. Marvel, Loki e Moon Knight, oltre che alle stagioni 2 e 3 di Battle of the Bastards e For All Mankind di Game of Thrones.

L’arte AI è certamente un argomento caldo al momento, con preoccupazioni che vanno dai diritti degli artisti sul loro stile e su come viene utilizzato il loro lavoro alle richieste dei lavoratori in sciopero con la Writers Guild. Ma altri, come Selim o Kaitlyn “Amouranth” Siragusa – una streamer che usa l’IA per costruire una versione chatbot di se stessa – vedono l’IA come uno strumento che può prosperare nella “valle dell’inquietudine” tra la vita reale e l’artificio. Nel caso di Secret Invasion, Selim dice di essere stato entusiasta di ciò che Method Studios ha portato allo show:

“Mi è sembrato esplorativo ed inevitabile, eccitante e diverso”.

Loki: il giovane dio dell’inganno di Mackenzi Lee

Non è ancora giunto il momento di misurarsi con gli Avengers: per ora il giovane Loki è impegnato al massimo delle sue forze per dimostrarsi eroico, mentre tutti intorno a lui lo ritengono inadeguato. Tutti tranne Amora, l’apprendista maga, che sente Loki come uno spirito affine e riesce a vedere la sua parte migliore. È l’unica che apprezzi la magia e la conoscenza. Un giorno però Loki e Amora causano la distruzione di uno degli oggetti magici più potenti conservati ad Asgard e lei viene esiliata su un pianeta dove i suoi poteri svaniscono. Privato dell’unica persona che abbia visto la sua magia come un dono piuttosto che una minaccia, Loki scivola sempre più nell’ombra di suo fratello Thor. Ma quando tracce di magia vengono ritrovate sulla Terra e messe in relazione con alcuni omicidi, Odino manderà proprio Loki a scoprire cos’è successo. Mentre si infiltra nella Londra del diciannovesimo secolo, la città di Jack lo Squartatore, Loki intraprenderà una ricerca che va oltre la caccia a un assassino. E finirà per scoprire la fonte del proprio potere e quale sarà il suo destino.

Questa è la trama del libro che ho acquistato, in formato cartaceo, appena disponibile in libreria. Il nome del personaggio principale, che è anche il titolo, Loki (il sottotitolo in italiano è fuorviante, ma su questo torneremo dopo), porterebbe ad aspettarsi un libretto di poche pagine, poco più lungo di uno dei fumetti che sono l’habitat naturale del personaggio… Bene, non è affatto così!

Il tomo dalla copertina rigida, il font medio-grande, con impaginazione di ampio respiro adatta all’estetica del target ‘young-adult’ a cui è rivolto, è di ben 306 pagine. Inoltre sfora dall’abituale formato 15x21cm, rivelandosi poco maneggevole ad un lettura magari sotto le coperte, anche se l’estetica (che fa essere la costa delle pagine di un bel colore verde acido, in tinta con l’immagine di copertina) lo rende certamente accattivante.

Loki dicevamo, ma il Loki presentatoci nel Marvel Cinematic Universe (universo totalmente slegato dai comics, di cui i personaggi conservano il nome e poco altro), in cui la storia si innesta alla perfezione entro la linea temporale del primo dei film stand-alone di Thor. E, per essere più precisi, esattamente tra la scena di Thor e Loki bambini, condotti mano nella mano da Odino a vedere le reliquie di Asgard, e quella immediatamente successiva del Thor adulto che sta per essere dichiarato da Odino nuovo re di Asgard. Mentre Loki osserva la scena fermo sulla scalinata del trono. Ecco lo scritto di McKenzie Lee occupa proprio questo spazio temporale, sfumato nel film, dividendolo in due parti.

La prima, un po’ lenta, ci presenta un Loki poco più che ragazzo alle prese con poteri magici che non sa controllare, dovendo nasconderli e soffocarli da sempre, poiché la magia non è ben vista ad Asgard. Ha un fratello, Thor, che somiglia molto al capitano della squadra di football di un liceo americano, amato e idolatrato da tutti, che proprio non capisce perché il fratellino nerd, preferisca nascondersi dai bulli suoi amici, invece di farsi un po’ di muscoli e darsi alle scazzottate in compagnia (e ci sono accenni che lasciano intendere che Loki lo abbia comunque fatto più di una volta, per dimostrarsi pari al biondo fratello, con risultati decisamente poco felici). C’è poi il tipico padre assente, Odino, che non fa mistero della smaccata preferenza per il primogenito, ai danni di un Loki che sa solo che il genitore è deluso da lui qualunque cosa faccia, sebbene ne ignori l’effettiva ragione (arriverà ad ipotizzare ironicamente che le sue manchevolezze siano non essere biondo, nerboruto e dedito al combattimento corpo a corpo!). Una luce di speranza potrebbe venire dalla madre Frigga, anch’essa dotata di poteri magici, che acconsente di insegnare a Loki a controllare i suoi, dopo aver ricevuto il permesso dal marito, ma troppo tardi, troppo poco e comunque sottolineando continuamente al figlio di non mostrare mai la propria magia perché, testuali parole: “Asgard non accetterebbe mai uno stregone come principe”. Insomma la magia è brutta, vergognosa e sbagliata. E Loki deve controllarla e nasconderla, perché sì! Il modo migliore di far diventare un adolescente consapevole di se stesso, accettandosi e guidandolo nella crescita, insomma.

In tutto questo il giovane Loki fa amicizia (in realtà è un misto di sudditanza psicologica e fascinazione, da parte di chi si sente solo, sbagliato ed incompreso, ma questo lo intuisce il lettore. Di certo non Loki che l’unica cosa di cui è consapevole, è che non è affatto consapevole di se stesso!) con Amora, allieva della maga di corte Karnilla, a cui non solo è concesso mostrare la propria magia, ma viene istruita appositamente per accrescerla e migliorarla. Amora è forse il personaggio meno riuscito, o meglio, meno sfaccettato dell’intero romanzo, poiché ome appare da ragazza: tronfia, spavalda, incurante di regole e sentimenti altrui, con una ferrea convinzione di superiorità, così rimarrà per tutta la storia. Non vacillerà mai, non dubiterà mai di se stessa e delle sue scelte, al contrario esatto di Loki su cui tutti sembrano avere un giudizio preciso su chi e come sia, tranne lui che semplicemente non sa. Loki farebbe qualunque cosa, davvero qualunque, pur di dimostrarsi all’altezza, degno.
 D’amore? Di fiducia? Del trono? Tutto insieme. Per Loki è tutto mischiato, ogni cosa rimanda all’altra.  Ricordate la frase di Tony Stark, nel primo film degli Avengers, in cui paragona i piani di Loki a quelli di Willy Coyote: ‘Ha solo una cassa di dinamite che gli esploderà in faccia’? Proprio così. OGNI piano di Loki, finirà sempre in peggio, infatti sarà proprio uno di questi a condurre alla distruzione dell’oggetto magico, per cui Amora sarà esiliata per sempre da Asgard.

La seconda parte del libro ci mostra un Loki adulto (siamo poco prima della proclamazione di Thor nel film omonimo) a cui viene affidato, obbligatoriamente, il compito di recarsi su Midgard ad indagare su una serie di crimini magici che, fin quando non saranno risolti, impediranno a Loki che gli venga aperto il Bifrost e concesso di tornare. Questa parte della narrazione si svolge nella Londra di fine ottocento che ha già visto lo Squartatore, è soffocata e annerita dal fumo delle fabbriche, imbruttita da miseria e sporcizia, e dove i morti ormai sono talmente numerosi da aver creato la Necropolis Railway, per portare fuori città le salme in eccesso che non trovano più posto nei cimiteri cittadini. Qui Loki sarà convinto, di nuovo obbligatoriamente e senza alcuna scelta, a collaborare con i membri della società segreta SHARP che indaga sui misteriosi delitti magici. Tra loro, tre in tutto, spicca il personaggio di Theo, giovane studente con trascorsi poco piacevoli a causa della sua identità sessuale. Il confronto tra lui e Loki, si rivela un’occasione di notevole approfondimento del dio a partire dal suo essere gender-fluid, fino al suo modo di rapportarsi ai sentimenti propri verso gli altri e degli altri verso di lui. Molto più in secondo piano rimangono gli altri due membri della SHARP. La ‘capa’, cioè la signora S., sebbene ci venga narrata con tutti i suoi trascorsi passati sembrerà sempre una ‘voce fuori campo’ . Utile a raccontare, per esempio, la tragica storia di Theo a Loki, ma le cui intuizioni e il farsi trovare al momento giusto nel posto giusto perché ‘lei lo aveva capito’, avvengono sempre e solo fuori scena, sembrando più dei ‘perché sì, perché è utile alla trama’ che qualunque altra cosa. Il poliziotto Gem poi, dirà si e no una decina di frasi in tutto il testo e interagirà solo superficialmente con tutti, ma è l’escamotage narrativo necessario alla SHARP per avere accesso alle scene del delitto, quindi svolge il suo compito. Nient’altro.

Ciò che rimane di questo libro, ciò a cui ruota tutto intorno è esplicato nel sottotitolo originale (malamente non reso nella traduzione italiana) che è ‘Where mischief lies’ ovvero ‘Dove si trova il male’.  Tutta la storia parla proprio di questo, di un Loki che fin dalle prime pagine cerca di conoscersi e capire dove stia il male in lui, strattonato tra aspettative tradite, preconcetti, tranelli psicologici e un destino che, più che già scritto scritto, è perfino ‘profetizzato’. Perché, come dirà Loki stesso ad un certo punto, ‘Hanno già deciso che io sono il cattivo, quindi facciamo i cattivi!’. Libro assolutamente consigliato ai fan del personaggio nella sua versione cinematografica e anche a tutti coloro che, pur cercando una lettura leggera e d’evasione, amano non fermarsi alla superficie delle cose e sono curiosi di scavare più a fondo. E magari mettere in discussione anche qualche loro preconcetto!

Thor, il Dio nordico del Tuono

In vista dell’uscita nelle sale cinematografica del nuovo capitolo della saga di Thor, “Thor; Love and Thunder“, ho pensato di scrivere un articolo che mettesse in confronto una delle figure più iconiche dell’Universo Marvel, con quella che è la sua trasposizione letteraria nella Mitologia Norrena.

Thor (in norreno “Fulmine”) è una delle più importanti divinità germaniche. È la personificazione del fulmine e del tuono. Thor rappresenta il dio (e l’uomo) che possiede l’arma divina, la “virtù”, la “vista” del principio cosmico (il Mjöllnir, equivalente al Vajra vedico-tibetano: il vajra simboleggia il principio maschile universale, e così il fulmine è associato all’idea di paternità divina). Il suo colore e’ il rosso. ll nome “Thor” e le sue varianti derivano dal proto-germanico Thunraz: “fulmine”, “tuono” (nelle lingue germaniche odierne è divenuto in inglese Thunder, olandese Donder, tedesco Donner).

Origini mitologiche

Secondo la mitologia è figlio di Odino, padre degli dèi. Appartenendo alla stirpe divina degli Aesir, egli dimora ad Ásgarðr, nel regno di Þrúðvangar. Vi dimora insieme a sua moglie, la dea delle messi, del grano, del raccolto e della terra, Sif: poco si conosce di lei se non che abbia i capelli d’oro come il grano, fabbricati per lei dai nani dopo che Loki le aveva tagliato la chioma originaria. Il Dio ha inoltre anche uno stuolo di amanti. Secondo la tradizione ha anche un figliastro, Ullr, che era in realtà figlio unicamente di Sif.

Il suo mezzo di trasporto era un carro trainato dalle due capre e anche questi animali vantavano proprietà portentose: per Thor, durante i suoi viaggi, era consuetudine cibarsene considerando che, conservando le pelli e le ossa intatte, il mattino seguente sarebbero rinate. La figura del dio è ancestrale e per questo associabile ad altre divinità, a loro volta altrettanto antiche, della tradizione indoeuropea: i parallelismi con Indra e Zeus sono innumerevoli. Analogamente alla scansione della settimana dei Romani, nella cui concezione del tempo il giovedì corrisponde al giorno di Giove, così nella tradizione nordica Thursday è il Thor’s day, ovvero il giorno dedicato a Thor.

Sif, compagna di Thor

Nella personalità del dio sono prominenti due tratti: quello del gigante accigliato e brutale, collerico e facilmente suscettibile, ma anche una raffigurazione più bonaria e talvolta dai contorni comici.

Nel corso del Ragnarǫk: la battaglia finale tra le forze del bene e le forze del male, la conclusione della tragedia degli dèi del Nord. Lo scontro fra gli eserciti divini e quelli infernali si consumerà dopo che sulla terra…

Si colpiranno i fratelli
e l’un l’altro si daranno la morte;
i cugini spezzeranno
i legami di parentela;
crudo è il mondo,
grande l’adulterio.
Tempo d’asce, tempo di spade,
gli scudi si fenderanno,
tempo di venti, tempo di lupi,
prima che il mondo crolli.
neppure un uomo
un altro ne risparmierà

Thor ucciderà e sarà ucciso da Miðgarðsormr, il serpente che avvolge Miðgarðr (la Terra): il dio ucciderà la bestia ma respirando le sue esalazioni putride, farà solo nove passi prima di morire. Questo sta a simboleggiare l’eterna lotta fra il bene e il male. Il ciclo di violenze terminerà con la fine di tutto: una fine che porterà ad una nuova età dell’oro, un nuovo meraviglioso inizio per tutto il creato e l’umanità intera.

Simbologia

L’elemento naturale del lampo incarna la presenza fisica di Thor, mentre il tuono che ne accompagna la venuta, funge da prova udibile; allo stesso modo è il lampo a manifestare l’incredibile potenza del dio: ora può creare e generare fecondità, ora invece palesare tutta la sua furia distruttiva. Grazie al suo mitico martello Mjöllnir, può convogliare questa forma d’energia a proprio piacimento. Tale oggetto magico, inoltre, ha la facoltà di trasmettere l’energia divina contro demoni e giganti, come testimoniato anche da diverse iscrizioni runiche che invocano il dio chiamandolo «Wigi Þonar», cioè «Thor consacratore». Le caratteristiche magiche di Mjollnir erano le più disparate: frantumava tutto ciò che colpiva, tornava indietro una volta lanciato, poteva rimpicciolirsi fino a diventare una collana e poteva far risorgere i morti. Thor ha anche altri importanti elementi magici: il cinturone e il guantone di ferro, il primo duplica la forza dei suoi colpi mentre il secondo permetteva il contatto con il suo martello. La sua rappresentazione runica è il numero 3, il numero del bene e del male. La soglia o la porta, sono relazionate con la figura dell’eroe. La soglia/ porta rappresenta il limite tra un mondo e l’altro. E’un luogo di transizione che apre l’accesso ad un percorso iniziatico. Sia la porta che il martello sono i simboli dei poteri addormentati che salgono alla luce nel momento in cui vengono scoperti. A riprova dell’enorme influenza rivestita dal dio, il suo culto è stato il più diffuso in Islanda al momento della colonizzazione dell’isola: questo perché, secondo l’immaginario collettivo dell’epoca, Thor figurava da protettore dell’ordine prestabilito delle cose ed anche da protettore della fertilità, come evidenziato anche dal cosiddetto “Libro dell’insediamento“.

Trasposizione nella cultura di massa

La divinità ha ispirato l’omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics, divenuto poi uno dei protagonisti del Marvel Cinematic Universe nel quale è interpretato dall’attore australiano Chris Hemsworth. Nel mondo televisivo Thor è apparso in American Gods e il suo martello in un episodio di Supernatural; viene inoltre nominato più volte in Vikings e in Ragnarok il protagonista scopre di essere la sua reincarnazione. Nella letteratura moderna Thor appare nei romanzi American Gods e Odd e Il gigante di ghiaccio di Neil Gaiman e nella saga di Magnus Chase di Rick Riordan. Nonostante appaia brevemente solo nel finale segreto Thor viene più volte nominato nel videogioco God of War, dove viene descritto come il più sanguinario degli dèi Aesir. Thor sarà uno degli antagonisti principali in God of War Ragnarok. Il dio appare inoltre nel manga Record of Ragnarok, come primo rappresentante degli dei negli scontri contro l’umanità, in cui vince sconfiggendo il generale cinese Lü Bu mostrando il suo rispetto per chi è riuscito a tenergli testa.
In Assassin’s Creed Valhalla, Thor viene più volte citato e, attraverso le missioni della trama dell’arco di Asgard possiamo combattere con lui nella prima fase della missione.

Bibliografia:

  • Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici, illustrazioni di Gino Arcidiacono, Milano, Longanesi & C., 2018 [ottobre 1991].
  • Salvatore Tufano, Miti e leggende nordiche, Roma, Newton&Compton, 1995, ISBN 978-88-8183-481-5.
  • Georges Dumézil, Gli dèi dei Germani. Saggio sulla formazione della religione scandinava, traduzione di Bianca Candian, Adelphi, 1974.

Sitografia:

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