Lutto nel mondo otaku: addio ad Akira Toriyama, papà di Dragon Ball

Il leggendario mangaka Akira Toriyama, creatore della saga che ha appassionato generazioni di fan, si è spento all’età di 68 anni. La notizia, diffusa dal sito ufficiale di Dragon Ball e dai suoi studi Bird Studio e Capsule Corporation Tokyo, ha sconvolto il mondo otaku. Toriyama ci lascia un’eredità inestimabile che proprio quest’anno celebra i suoi 40 anni: Dragon Ball, con le sue avventure epiche, i personaggi iconici e le battaglie memorabili, ha rivoluzionato il panorama dei manga e anime, influenzando in maniera indelebile l’industria videoludica.

Akira Toriyama ha debuttato nel mondo del fumetto nel 1978 con la storia Wonder Island, pubblicata su Weekly Shonen Jump, raggiungendo il successo e la fama internazionale con la serie comica Dr. Slump & Arale, serializzata nel settimanale Shonen Jump dal 1980 al 1984.  Era il 3 dicembre 1984 quando il mangaka diede vita alla sua opera più celebre: il manga Dragon Ball, a cui dedicò moltissimo tempo, ebbe un successo così globale che ‘forzò’ Toriyama a lavorarci per ben 11 anni, dal 1984 al 1995, nel corso dei quali realizzò ben 42 Tankbon, per un totale di circa 8.400 pagine.

Il successo dell’opera fece sì che ne fosse tratta anche una serie anime, diversi film, videogiochi e tantissimi prodotti di merchandising. Oltre alle opere citate, Toriyama ha creato diverse storie brevi (100-200 pagine) tra le quali vanno menzionate Cowa!, Kajika, Sand Land, Nekomajin e Sonic. Divenuto la colonna portante di Shonen Jump, ebbe l’onore di realizzare un corso per aspiranti fumettisti, pubblicato sulle pagine della rivista stessa. Oltre a disegnare fumetti, ha curato la parte grafica della serie di videogiochi Dragon Quest , e ha disegnato i personaggi di Chrono Trigger per la console SNES e Tobal 1 e 2 per PlayStation, nonché le ambientazioni ed i personaggi di Blue Dragon, videogioco di ruolo che riceverà anche una trasposizione animata dovuta al grande successo ottenuto.

Nel 2013 Akira Toriyama ci ha regalato un nuovo gioiello: Jaco the Galactic Patrolman, un manga composto da 11 capitoli che si svolgono nell’universo di Dragon Ball. Questo manga segna una svolta nella carriera dell’autore, che decide di non continuare a creare opere da solo a causa dello sforzo richiesto, non più compatibile con la sua età. Nello stesso anno, Toriyama si impegna anche come direttore creativo per la realizzazione del film “Dragon Ball Z: la battaglia degli Dei”, seguito nel 2015 da “Dragon Ball Z: la resurrezione di F”. Questi due film hanno anticipato l’inizio di un nuovo capitolo della saga, denominato Dragon Ball Super.

In questa nuova avventura, Toriyama collabora con il talentuoso Toyotaro per la creazione delle trame e del character design. Dragon Ball Super si estende in un anime di grande successo, accompagnato da un manga che riscuote un’accoglienza entusiasta da parte dei fan. La creatività e l’impegno dell’autore si riverberano in un successo che continua a crescere, portando nuova linfa vitale all’universo di Dragon Ball.

Le sue creazioni hanno dato vita a innumerevoli videogiochi: dai picchiaduro come Dragon Ball FighterZ e Xenoverse all’action RPG Dragon Ball Kakarot, fino a produzioni tripla A che hanno tratto ispirazione dai disegni e dalle storie di Toriyama. Un’ultima opera in arrivo: nelle prossime settimane uscirà Sand Land, un nuovo action RPG basato sull’omonimo manga di Toriyama, che ci permetterà di rivivere ancora una volta la sua genialità.
Claudia Bovini, CEO e Direttore Editoriale di Star Comics ha dichiarato:
Apprendiamo con grande dolore la notizia della scomparsa del sensei Toriyama. Non ci sono parole sufficienti a esprimere quanto i suoi incredibili personaggi e le sue opere senza tempo abbiano plasmato la storia dei manga giapponesi, della cultura popolare di tutto il mondo e di Star Comics stessaÈ difficile lavorare in un giorno del genere ed è ancora più difficile immaginare un mondo in cui lui non ci sia. Arrivederci maestro, grazie di tutto”.
La casa editrice invita tutti a ricordare il maestro Toriyama per il suo immane contributo al mondo dell’arte e della narrativa, conservando le sue storie nei nostri cuori come testimonianza della sua genialità, ed esprime le più sentite condoglianze a familiari, amici e fan di Akira Toriyama in tutto il mondo.

Un dolore immenso per la community: la redazione di CorriereNerd.it si unisce al cordoglio per la scomparsa di questo maestro indiscusso, ringraziandolo per aver contribuito a plasmare l’immaginario di intere generazioni.

Riposa in pace, Maestro Toriyama. Le tue opere saranno per sempre immortali.

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The Secret Of Scarecrow di Gin Zarbo

Il mondo dei manga non è più solo appannaggio del Giappone. Un nuovo talento ha fatto capolino nella vicina Germania, ed è pronto a conquistare anche i lettori italiani. Stiamo parlando del mangaka svizzero Gin Zarbo, autore del popolare Undead Messiah, pubblicato da Tokyopop tra il 2017 e il 2019 e acclamato sia in Germania che negli Stati Uniti.

Ora, la Star Comics ha ottenuto i diritti per la pubblicazione del nuovo lavoro di Zarbo, intitolato The Secret Of Scarecrow. Il manga è ambientato in un regno lontano, tormentato dai Corvi, terribili mostri carnivori che seminano il terrore tra la popolazione. La leggenda narra che gli unici in grado di combatterli sono i guerrieri Spaventapasseri, e la principessa Engell è convinta che questi eroi esistano ancora.

Determinata a proteggere il suo popolo, la principessa intraprende un viaggio alla ricerca degli Spaventapasseri. Durante il percorso, si sveleranno misteri e segreti che introdurranno i lettori al talento di Gin Zarbo. The Secret Of Scarecrow è ancora in corso di pubblicazione in Germania grazie all’editore Altraverse, dopo quattro anni di produzione, e la Star Comics ha annunciato che inizierà a distribuirlo in Italia dalla primavera del 2024, sia nelle fumetterie che nelle librerie, oltre che negli store online. Gli appassionati del genere non possono che attendere con trepidazione l’arrivo di questo nuovo manga sul mercato italiano.

Tratto e continua a leggere su:

https://www.tanadelcobra.com/the-secret-of-scarecrow-alla-ricerca-di-uno-spaventapasseri/

Chi sono i mangaka più ricchi di sempre

Nel variegato mondo delle professioni c’è un mestiere che spicca per la sua originalità e creatività: quello dell’autore dei fumetti. Purtroppo nel nostro paese non è una professione che “rende tantissimo” anzi nella nostra esperienza anche i “grandi fumettisti italiani” sono mossi poi dalla passione e dalla gloria che dai soldini!

Diversamente accade in altre parti del mondo dove gli autori sono considerati vere star: nella cultura giapponese i grandi autori (i mangaka) vengono generati come Sensei e ricevono un giusto compenso per le saghe straordinarie che hanno realizzato! Ma attenzione, diventare un mangaka in Giappone non è un gioco da ragazzi. Bisogna amare il proprio lavoro più della propria vita e essere pronti a sobbarcarsi un lavoro immane e una competizione feroce.

Ora, amici, veniamo alla domanda che tutti vi starete facendo: chi sono i mangaka più ricchi e iconici?

Di solito, il povero fumettista si fa un mazzo tanto per guadagnarsi da vivere disegnando, ma – e qui vi svelo il segreto – tutto cambia se il suo manga diventa un successo planetario. Proprio per questo, abbiamo deciso di presentarvi una lista dei 10 mangaka più ricchi di tutti i tempi, scovata sul web. Sì, ci riteniamo molto esperti in materia.

La classifica dei Mangaka più ricchi

Al decimo posto abbiamo Kohei Horikoshi, mangaka di My Hero Academia, è presente in questa lista grazie al grande successo ottenuto con il suo manga shonen. Nel solo anno 2022, My Hero Academia ha venduto 65 milioni di copie in tutto il mondo. Horikoshi è quindi uno dei mangaka più ricchi di sempre, con un patrimonio netto stimato di 12 milioni. Nonostante il manga sia nella sua fase finale, Horikoshi è spesso costretto a fermarsi a causa di problemi di salute.

La nona posizione è occupata da Hirohiko Araki, famoso in tutto il mondo per essere il mangaka de Le Bizzarre Avventure di JoJo. La serie manga ha venduto oltre 80 milioni di copie solo in Giappone ed è uno dei maggiori successi commerciali di sempre su Weekly Shōnen Jump. Considerato un must read, nel 2006 è stato eletto come uno dei migliori dieci manga di tutti i tempi dal pubblico giapponese. Araki possiede un patrimonio stimato di quasi 13 milioni.

Masashi Kishimoto che ha creato una delle serie shonen più iconiche di sempre, Naruto, occupa l’ottava posizione. Dal successo del manga sono state tratte due serie anime, Naruto e Naruto: Shippuden, oltre a romanzi, videogiochi, film e OAV. Con oltre 250 milioni di copie vendute, Naruto è il quarto manga più venduto al mondo. Il patrimonio di Kishimoto si aggira intorno ai 24 milioni.

Settimo posto per Yoshihiro Togashi è noto per essere il mangaka di Yu degli Spettri e Hunter x Hunter. Nonostante una periodicità irregolare a causa dei suoi problemi di salute, Hunter x Hunter ha venduto oltre 60,5 milioni di copie solo in Giappone. Togashi possiede un patrimonio di circa 28 milioni.

Tite Kubo è un autore famoso in tutto il mondo per aver creato e illustrato il popolare manga shonen intitolato “Bleach”: il mangaka occupa la sesta posizione in questa classifica. Durante la sua pubblicazione, “Bleach” si è garantito un posto tra i manga più popolari insieme a “Naruto” e “One Piece”. In Giappone, il manga ha venduto oltre 90 milioni di copie, mentre globalmente ha raggiunto un totale di 120 milioni di copie vendute. Grazie al successo raggiunto, Kubo è entrato a far parte dei mangaka più ricchi di sempre, con un patrimonio stimato intorno ai 36 milioni di dollari.

Al quinto posto troviamo Hajime Isayama, autore del famoso e coinvolgente manga violento intitolato “L’Attacco dei Giganti“, che ha ottenuto un successo immediato. Nel 2011, Isayama ha ricevuto una nomination per il premio Manga Taishō e si è aggiudicato il premio Kōdansha per il miglior manga per ragazzi. Inoltre, è stato nominato al Premio culturale Osamu Tezuka alla sedicesima e alla diciottesima edizione. Il manga, incentrato sulle vicende di Eren Jaeger, ha venduto oltre 100 milioni di copie e Isayama ha un patrimonio stimato intorno ai 40 milioni di dollari.

Gosho Aoyama si piazza al quarto posto con il suo celebre manga “Detective Conan”, che è molto amato in tutto il mondo e ha un gran numero di fan di tutte le età. La serializzazione del manga è iniziata nel 1997 ed è ancora in corso. Con oltre 250 milioni di copie vendute, “Detective Conan” si posiziona come il quarto manga più venduto di tutti i tempi ed è noto per l’originalità del suo genere, visto che il giallo è un elemento piuttosto raro nei manga. L’enorme successo di “Detective Conan” ha garantito ad Aoyama un patrimonio netto di circa 46 milioni di dollari.

Al terzo posto si trova Akira Toriyama, noto in tutto il mondo per aver creato e illustrato il mitico manga shonen “Dragon Ball“. La serie, incentrata sulle avventure di Son Goku, ha venduto oltre 260 milioni di copie in tutto il mondo e ha dato origine a serie animate, film animati, una serie di videogiochi e molto altro ancora. Al momento, Toriyama è impegnato nella supervisione di “Dragon Ball Super” e ha un patrimonio netto stimato di 50 milioni di dollari.

Il Secondo posto nel podio è occupato dalla leggendaria Rumiko Takahashi,  considerata una delle migliori mangaka di sempre. È nota per aver lavorato a due manga iconici, Ranma ½ e Inuyasha, che hanno venduto rispettivamente 55 milioni e 50 milioni di copie in tutto il mondo. Da queste serie sono nati numerosi adattamenti anime e spin-off. Il patrimonio netto di Takahashi si aggira tra i 55 e i 60 milioni.

Medaglia d’oro è ovviamente Eiichiro Oda, l’autore di One Piece, una delle serie shonen più vendute di tutti i tempi. Il manga ha venduto oltre 500 milioni di volumi dal suo debutto nel 1997. Grazie al grande successo commerciale di One Piece, Oda ha accumulato un patrimonio netto di circa 200 milioni.

Saldapress presenta Mangaka

Il catalogo saldaPress, senza dubbio una delle case editrici più eclettiche del panorama del fumetto italiano, si arricchisce di una nuova, prestigiosa, collana: Mangaka, dedicata al grande fumetto giapponese.La collana Mangaka, come tutte le opere proposte da saldaPress, sarà caratterizzata da quelle che sono le parole chiave della casa editrice: grandi autori, grandi storie e grandissima qualità editoriale. A dimostrazione all’attento lavoro di ricerca che è stato fatto per Mangaka, ad aprire la collana sarà un maestro del fumetto giapponese, Atsushi Kamijo, di cui saldaPress presenterà To-y e Sex, due opere cult degli anni ‘80, mai pubblicate in Italia.

Andrea Ciccarelli, direttore editoriale di saldaPress, spiega con queste parole l’idea alla base della collana:

“In un panorama affollato come quello italiano dei manga, la scelta che abbiamo fatto per Mangaka è quella di focalizzarci sugli autori e sulla qualità delle loro opere e, quindi, di mantenere una forte continuità con quella che è da sempre la proposta editoriale della nostra casa editrice. Valorizzare al massimo ciò che scegliamo di pubblicare resta infatti l’obiettivo principale del nostro lavoro. Così, aprire il catalogo saldaPress al fumetto giapponese e presentare per la prima volta in Italia l’opera di un autore importante come Atsushi Kamijo – la prima delle proposte di Mangaka – prima di tutto ci rende orgogliosi per la fiducia che ci è stata accordata dall’autore e dal suo editore originale. Parallelamente, ci sembra anche il modo migliore per accompagnare il lettore alla scoperta di personaggi e di mondi narrativi di grande fascino come quelli che il maestro Kamijo ha saputo evocare con le sue opere”.

Dopo YAÙ, la collana dedicata alle opere young adult, e RamenBurger, in cui il fumetto occidentale e quello orientale si incontrano, con Mangaka saldaPress conferma ancora una volta la propria volontà di continuare a proporre ai lettori fumetti di grande interesse e di altissima qualità.

Il talento creativo di Martina C. Artwork

Abbiamo già avuto l’occasione di conoscere il talento di Martina nella sua espressione nel cosplay (con il nick Aishiterucosplay): oggi vi presentiamo la sua creatività nell’ambito dell’illustrazione e nel fumetto. Martina nasce in provincia di Napoli e vive a Caserta fino all’età di 28 anni, quando, per lavoro, si trasferisce a Torino. Fin da bambina ha sempre amato coltivare hobby principalmente artistici piuttosto che sportivi, come la musica e il disegno, e proprio quest’ultimo è un passatempo che la accompagna ormai da una vita, insieme alla sua passione per i fumetti e i cartoni animati. Negli anni di scuola, Martina ha sempre colto l’occasione di frequentare corsi pomeridiani di disegno che le hanno permesso di soffermarsi su lati tecnici (la prospettiva!) e pittorici (uso di colori ad olio, china ecc.) ma ciò che ormai da anni la affascina è rappresentare e, soprattutto, inchiostrare volti e personaggi in stile manga. L’interesse per i fumetti giapponesi l’ha portata, durante il liceo, a frequentare una piccola accademia del fumetto che in quegli anni era nata nella sua città. Nonostante il disegno “a matita” resti il suo preferito, ha iniziato a cimentarsi in quello digitale, prima su tavoletta grafica e attualmente su tablet.

La passione di Martina per il disegno nasce quando era molto piccola, incredibilmente alla scuola materna, grazie alla sua migliore amica di allora che, un po’ più grande di lei, le insegnò a disegnare. Martina ha impresso nella memoria il suo primo disegno: una principessa con un abito pomposo e occhi grandi che ricordavano tantissimo quelli visti nei cartoni animati. Da quel momento non si è più fermata: il disegno è diventato una componente molto importante nella sua vita.

 

Martina nella sua vita ha realizzato tantissimi disegni che custodisce con cura nel suo portfolio. Non nasconde che la sua creatività abbia avuto alti e bassi: periodi più fiorenti erano sicuramente le vacanze estive quando aveva decisamente più tempo e più calma da dedicare alla sua passione. E’ proprio in una estate dei primi anni della scuola superiore che nasce quella che, probabilmente, è l’opera che ricorda con più affetto: si tratta di un fumetto ideato, disegnato e perfino impaginato da lei (in maniera molto casalinga, ovviamente!). Ciò che le piace particolarmente di questo fumetto e ciò che non riesce a fare a meno di notare ogni volta che lo sfoglia, è l’affinamento dello stile tra i disegni iniziali e quelli finali, uno stile sicuramente contaminato dai mangaka di cui ne leggeva le opere in quei giorni di realizzazione, ma comunque uno stile in continua evoluzione. E’ proprio vero che solo con l’esercizio si migliora!

Martina crede che tutti abbiano una predisposizione per qualcosa in particolare ma che il talento vada coltivato: non si nasce esperti e le capacità si ottengono solo con un esercizio metodico e costante. Lei stessa è consapevole dei progressi che ha fatto nel corso degli anni così come di quanto si sia “arrugginita” nelle sue lunghe pause dal disegno, che di solito coincidevano con periodi di studio particolarmente impegnativi. L’arte va coltivata e la cosa più bella è che non ci sono limiti di età per farlo se c’è la passione. I suoi modelli negli anni sono stati principalmente mangaka, come Arina Tanemura e Naoko Takeuchi, ma con l’avvento di Instagram è stato più facile conoscere artisti emergenti e lasciarsi ispirare.

Il disegno ha sempre dato grandi soddisfazioni a Martina, soprattutto in ambito scolastico quando gli insegnanti si meravigliavano di quanto fossero precisi i suoi disegni e di quanto lei fosse veloce nel realizzarli: Martina è una perfezionista con mille cose da fare, ecco perché ha dovuto imparare ad essere precisa e veloce. La sua creatività trova tranquillamente posto nella sua vita sociale: familiari e amici restano sempre molto colpiti dalle sue opere e fanno di lei il loro punto di riferimento quando c’è qualcosa di molto creativo e preciso da realizzare. La fiducia che gli altri dimostrano nei confronti delle sue capacità è molto importante per lei ed è ciò che la sprona a riprendere in mano la matita quando si rende conto che è passato troppo tempo dall’ultimo disegno.

Al giorno d’oggi i social network hanno, secondo Martina, contribuito alla diffusione dell’arte, basti pensare a quanti artisti sono diventati popolari e possono permettersi di fare della loro passione un lavoro grazie al pubblico che sono riusciti a costruirsi tramite i loro profili social. Martina ha aperto da poco una pagina su Instagram ma non lo ha fatto con l’intento di “diventare famosa”. Sappiamo tutti quanto sia difficile farsi un vero e proprio seguito sui social e lei ne è ben consapevole. Ecco perché al momento il suo unico interesse è avere uno spazio in cui condividere i suoi lavori, nonostante non riesca a produrne poi così tanti, visti gli impegni lavorativi e non. Avere un profilo da aggiornare spinge però Martina a dover pubblicare contenuti e spera che questo la aiuti ogni giorno a dedicare del tempo alla sua passione e a non avere quelle lunghe pause che le sono capitate in passato. Inutile dire che, sarebbe super contenta di veder entrare il suo profilo nella comunità di disegnatori che attualmente popola i social.

Nel corso degli anni Martina si è lasciata tentare da diversi stili, soprattutto nel periodo in cui ha frequentato l’accademia del fumetto quando, è stata convinta a fare una pausa dallo stile manga per provare lo stile dei fumetti americani. In quell’occasione sono nati due disegni, uno di Batman e uno di Daredevil a cui lei è davvero molto legata perché originariamente non pensava di riuscire a cimentarsi in quello stile che, a primo impatto, vedeva decisamente più elaborato. Certo è che la vita di Martina è segnata da anni per la sua passione per il Giappone, per gli anime e per i manga, ecco perché resta quello il suo stile preferito e i suoi disegni tuttora lo seguono.


Il consiglio di Martina è senza dubbio quello di avere molta pazienza perché la bravura si può accrescere ma solo provando e riprovando ancora. E’ fermamente convinta che solo con un esercizio costante si possano raggiungere dei veri risultati; risultati che possono piacere o non piacere a chi ci circonda, perché ovviamente l’arte è soggettiva, ma l’importante è che rendano noi stessi soddisfatti e fieri di aver dedicato quelle ore alla loro realizzazione. Poi, che sia un hobby o che diventi un lavoro vero e proprio si vedrà col tempo, sicuramente bisogna crederci!

Per scoprire il talento di Martina dal punto di vista artistico vi consigliamo di visitare il suo profilo all’indirizzo: instagram.com/martinac_artwork. Vi ricordiamo anche di dare un occhio alla sua creatività Cosplay visionando il nostro precedente articolo!

Susy “http.suz”, un talento ambizioso e proattivo!

Nella nostra costante ricerca di talenti italiani nel panorama Cosplay, ci siamo imbattuti nel talento di Susy “http.suz”, una ragazza di 20 anni, di Napoli che studia alla Scuola Italiana di Comix. Frequenta il corso di tecniche manga e ne legge veramente tanti! Fa parte della comunità LGBT+, ne è una grande sostenitrice . Non piace etichettarsi, ma si definisce bisessuale, genderfluid. Usa tutti i pronomi, ovviamente quando si sente un ragazzo preferirebbe si usasse il “lui” e il “lei” da ragazza. 

Susy è una persona molto amichevole, solare e disponibile. Oltre alla passione per il disegno, le piace leggere manga, guardare anime e fare cosplay. Non si definisce una cosplayer professionista, si diverte sperando possa estendere un giorno la sua già incredibile creatività. Dietro al suo nickname “http.suz”, c’è una scintilla estemporanea:  ha semplicemente pensato che “suz” fosse un nick abbastanza facile da ricordare … e così è stato! 

Il suo ingresso nel mondo Cosplay è stato per timidi passi, non pensando che diventasse ben presto parte della sua vita: appassionata di Dragon Ball, ha provato a realizzare da sola l’iconico outfit di Bulma dalla prima serie, col suo vestitino rosa e il radar cerca-sfere. Da quel momento, era il Comicon 2018, a poco a poco ha cercato di fare di più anche grazie al supporto dei followers che, sempre più numerosi, ha guadagnato col tempo. Da quel momento Susy ha realizzato ben tre versioni di Bulma. In seguito, durante la pandemia, ha cominciato a collezionare numerosi cosplay: da My Hero Academia: Tsuyu Asui, Miruko, Hawks. Da Banana Fish: Ash Lynx. Da Attack on Titan: Hanji Zoe. Tra questi, il suo preferito è  è sicuramente quello di Hawks di My Hero Academia: come abbiamo anticipato, Susy, facendo parte del mondo LGBT+, in quanto genderfluid, ha potuto, grazie proprio a quel cosplay, dar completamente sfogo alla sua gender euforia.

Come molti anche Susy è “partita” da un personaggio di Dragon Ball, ora, più si va avanti e più c’è una vasta quantità di personaggi che fungono da ispirazione per ciò che si vuole creare.  La maggior parte dei suoi cosplay sono stati acquistati, ma per rendere più credibile il personaggio ha modificato qualcosina. Naturalmente, ciò che non era reperibile, rappresentava una sfida creativa per Susy che si è cominciata a cimentare nel prop making e nella realizzazione sartoriale. 

Susy non si considera una brava cosplayer né tanto meno una professionista, ma sicuramente, per creare ciò che ha realizato ha preso spunto dai cosplayer di Tiktok e che hanno interpretato i suoi personaggi preferiti. Ha molti cosplayer preferiti, che segue e cerca di imitare: per diventare come loro, secondo Susy, bisognerebbe seguire le nuove tendenze degli anime e capire cosa piace al pubblico affinché si possa portare un contenuto che piace e che può essere condiviso e apprezzato. Secondo Susy, tutto quello che fa audience e che da visibilità potrebbe essere utilizzato come un modo per guadagnare qualcosa. Fare cosplay è sicuramente un’alternativa. Susy usa quest’attività per finanziare i suoi cosplay o ciò che gli serve per poter portare dei contenuti sul suo profilo. Ha un suo profilo Kofi,  dove chi vuole supportarla può farlo una “mancia”. Secondo la talentuosa creativa, i social network o meglio internet in generale, se usato adeguatamente può portare profitto, non solo a livello economico.

Si parla proprio della visibilità che ha il cosplayer in se. Se si sa prendere l’onda giusta, anche i cosplayer potranno cavalcare l’onda giusta!

A Susy piacciono molto gli outfit “original”. Fare cosplay è un modo per esprimersi e per immedesimarsi in qualcun altro al di fuori di se stessi. Considera dunque gli “OC” (own character) un cosplay.

Per il momento, Susy ha partecipato solo alle edizioni del Comicon dal 2015, ha partecipato ad eventi minori come l’Avacon e il Napoli Cosplaycon che si sono svolti sempre alla mostra d’oltremare. Nelle manifestazione il momento per lei più divertente è quando viene scambiata per un  personaggio totalmente a caso.

Fare cosplay è utile per Susy perché da sfogo al suo fare creativo, in quanto artista mangaka emergente. Fortunatamente è supportata dagli amici e anche dalla madre. Non è un attività che intralcia la sua vita sociale e privata. D’altro canto, fare cosplay significa purtroppo anche incombere a commenti negativi, non solo da persone che semplicemente seguono il mondo dei cosplayer, ma anche i cosplayer stessi. L’importante è fare ciò che si vuole, senza dare troppo peso a commenti tossici e fastidiosi. 

A coloro che vogliono provare a fare cosplay, Susy consiglia innanzitutto di divertirsi. Tutti possono fare cosplay, l’importante è divertirsi
interpretando il personaggio che si sceglie. Non è importante se non è perfetto, all’inizio è sempre una prova, mano a mano ci si perfeziona e ci si mette in gioco.

Per approfondire il talento di Susy vi invitamo a visitare i suoi profili disponibili agli indirizzi: instagram.com/http.suz e ko-fi.com/susiemha.

Cyberpunkers di Ornella De Lullo e Francesca Gai

Il volume Cyberpunkers, di Ornella De Lullo e illustrato da Francesca Gai, è una galleria di immagini dedicate al mondo del Giappone e dei manga pubblicato da Bakemono Lab per la collana Yomi, interamente dedicata al Giappone.

Francesca Gai dà vita a una serie di personaggi femminili ispirati al mondo del manga, arricchendo ogni ritratto con tessuti fantasiosi che attingono ai colori di Tokyo, alle suggestioni romantiche e alla cultura underground. Ornella De Lullo accompagna il lavoro visivo di Francesca con testi suggestivi, dipingendo accanto a ogni volto una descrizione che è in bilico tra prosa e poesia. Se siete appassionati di manga e di haiku, questo è il volume che fa per voi.

Il talento di Valeria Ventura

Vi vogliamo presentare con estremo orgoglio il talento di Valeria Ventura, in arte Bibi, ex studentessa della Scuola Internazionale  di Comics e aspirante Fumettista e Illustratrice.

“Il disegno e la realtà  sono più  connessi di quanto  si pensi”

Nascendo e crescendo a Roma era inevitabile  che la sua passione  più  grande diventasse quella per l’arte, disegnando  e creando storie sin da quando era piccola. Infatti, dopo aver frequentato  il liceo artistico, decise di iscriversi  all’Accademia  per far del suo amore per il disegno una vera e propria  professione. Tutto però  iniziò tra i banchi del liceo, dove creò  un personaggio  che le avrebbe veramente  cambiato la vita. Può  sembrare  strano che un semplice personaggio immaginario possa aiutarti  ad essere più  forte e a non avere paura di mostrarti per ciò  che sei , ma a quanto pare è  successo!

Qualche anno dopo, ha iniziato a pubblicare su Instagram piccole tavole di fumetto dove raccontava di avventure divertenti in compagnia dei suoi migliori amici, creando ad ognuno un proprio personaggio. Da quel momento aveva  iniziato a capire che il far sorridere una persona o farla immedesimare in uno dei suoi personaggi, fosse la cosa più  importante di tutte e che dei semplici complimenti  non le importava poi così tanto, come non le importa delle critiche poco costruttive. Probabilmente è solo  l’invidia a parlare!

Perciò non abbiate timore a mostrare le vostre creazioni solo per qualche  commento negativo e soprattutto a mostrarvi per ciò  che siete, rendete le vostre debolezze i vostri punti di forza lavorando con impegno, perché  niente si ottiene con  facilità. E ricordate  le parole del sommo poeta:” Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”, vi aiuteranno!

Per approfondire la creatività di Valeria Ventura, vi invitiamo a scoprire la sua arte all’indirizzo: instagram.com/bibi_murphy__; ricordandovi che Valeria è anche un talentuosa cosplayer: potete trovare un articolo sulla sua abilità cliccando qui.

Speciale Hayao Miyazaki

Hayao Miyazaki nasce il 5 Gennaio del 1944 da una famiglia agiata che ha avuto grandi fortune economiche durante la II guerra mondiale (il padre aveva un’industria di aeroplani bellici). A tre anni conobbe in prima persona la paura della perdita di una persona cara, la madre si ammalò di tubercolosi spinale e il giovane Hayao le stette accanto in tutto il periodo. Questa sua difficile situazione fu probabilmente l’ispirazione del light motive “La mamma è via a causa della malattia” presente nel capolavoro “Il mio vicino Totoro

Hakuja Den di Taiji del 1958 fu il suo primo anime/amore, un cartone animato che spronò Miyazaki verso l’animazione. Il suo sogno era però frenato dalla sua incapacità di disegnare le persone tanto che decise di intraprendere la carriera universitaria. Dopo la laurea in Scienze politiche ed economiche alla Gakushuin University nel 1963, entra nella Toei Animation Company. Come nel caso del suo mentore Isao Takahata, questo tipo di carriera risulta insolita per un laureato in tali materie. Ma già da studente universitario Miyazaki si appassiona alla letteratura infantile e legge ogni genere di pubblicazione nazionale e internazionale scritta per i bambini. Presso lo studio TOEI kavorò per Watchdog Bow Wow e per l’anime Wolf Boy Ken. Durante la sua permanenza nel famoso studio di animazione conobbe sia la passione politica per un comunismo puro e ideale (che il Giappone aveva dimenticato nella guerra), con la complicità dell’eterno amico Takahata, sia quella sentimentale per Akemi Ota. Il fermento politico nel cuore del giovane autore si sarebbe ben presto palesato in opere come CONAN o HORUS, anzi in un’intervista qualche anno dopo criticò la sua Nausicaa per essere una persona di origini aristocratiche e appartenente ad una elite. Pom Poko in fondo non è altro che la storia di come avessero fallito i movimenti liberali nel Giappone post bellico, secondo il punto di vista di Miyazaki.

Nel 1965 Hayao e la moglie Akemi entrano  nella produzione di Prince of the Sun e Puss In Boots, dopo il primo figlio nel 1969 la coppia sarà al lavoro insieme per The Flying Ghost Ship.

Nei primi anni 70 Miyazaki lascia il Giappone per alcuni viaggi che porteranno l’ispirazione per i suoi prossimi lavori: sulle alpi svizzere per Heidi: Girl of the Alps e in Italia e Sud America Three Thousand Miles in serch of Mother (Marco).

Negli anni ’80, sotto il nome d’arte di TELECOM diresse le migliori puntate della serie televisiva di LUPIN III (episodi 145-155).

Tre anni dopo arrivò il successo mondiale con il lungometraggio Nausicaä of the Valley of the Wind del quale era produttore lo stesso Takahata per la TopCraft.

Per Miyazaki le porte del successo mondiale si spalancarono nel 1984 con il lungometraggio Nausicaa of the Valley of the Wind (Nausicaa della Valle del Vento), del quale era produttore l’amico fraterno Takahata, per la TopCraft, mentre la colonna sonora era stata composta dal fidato collaboratore Joe Hisaishi. Il film tratta alcune tra le tematiche più care al regista giapponese: dal rapporto uomo-natura alle cause di conflitto tra gli uomini e le forze che agitano il mondo.

Nel 1986, per lo splendido Laputa: Castle in the Sky, nasce il mitico “Studio Ghibli, lo studio di produzione nipponiche che avrebbe da lì in poi pesantemente influenzato le maggiori produzioni internazionali del genere.

Nel 1988 è la volta di Il mio vicino Totoro (miglior film dell’anno in Giappone), poetica favola moderna sull’incontro di due bambine con un essere magico chiamato Totoro. Ed è proprio la sagoma di Totoro ad essere scelta come logo dello Studio.

Nel 1989 a sbancare il botteghino giapponese arriva invece il film di animazione Kiki consegne a domicilio. Con il successo ecco arrivare anche l’ingrandimento dello Studio Ghibli, trasformatosi ormai in una vera e propria “fabbrica dei sogni”.

È del 1992 Porco Rosso, cartone dal titolo in italiano che narra le avventure di un uomo dal volto di maiale, leggenda dell’aviazione italiana dell’inizio degli anni ’30.
Gli anni novanta sono gli anni in cui Miyazaki decidere di provare a ricoprire anche nuovi ruoli  professionali: eccolo quindi in veste di produttore del film di Takahata Ricordi a catinella (Omohide PoroPoro) del 1991, e collaboratore nella scrittura del soggetto di Heisei Tanuki Gassen Pon Poko, ancora di Takahata, uscito nel 1994; l’anno successivo invece è sceneggiatore e produttore di Se ascolti con attenzione (Mimi o Sumaseba).

Nel 1997 un nuovo clamoroso successo. Dopo anni di lavorazione arriva nelle sale giapponesi Principessa Mononoke (MononokeHime): di nuovo un film sul difficile rapporto tra l’uomo e la natura (e tra gli uomini stessi), il tutto all’interno di un atmosfera mistica nel Giappone del Periodo Muromachi (1333-1568).

È di questi anni la decisione di lasciare la regia ai giovani autori dello Studio Ghibli. Ma Miyazaki non riesce a stare lontano dalla la macchina da presa e nel 2001 ecco arrivare il suo nuovo capolavoro, La città incantata (Sen to Chihiro no kamikakushi). Il film viene accolto da un coro di elogi in patria e nel resto del mondo, e riesce a vincere l’Orso d’Oro al Festival di Berlino ed il premio Oscar per il miglior film d’animazione ottenuto nel 2003, hanno consacrato Miyazaki tra i maestri assoluti dell’animazione mondiale. A conferma di ciò anche il Leone d’oro alla carriera assegnato durante la 62ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Altra partecipazione ad un festival internazionale è quella del 2004 alla 61a Mostra di Venezia, in cui viene presentato Il castello errante di Howl, tratto da un libro di Diana Wynne Jones. E proprio a Venezia, nel 2005, viene insignito del Leone d’Oro alla carriera.

Dal 2008, con Ponyo sulla scogliera, presentato in anteprima alla 65ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, lo Studio Ghibli diviene l’unico studio d’animazione giapponese ad usare tecniche di disegno tradizionali per i suoi film, volendo così contrastare l’uso della grafica computerizzata.

Nel settembre 2013, durante la 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia in occasione della presentazione del film Si alza il vento Miyazaki annuncia, tramite il presidente dello studio Ghibli Koji Hashino, il ritiro dalle attività cinematografiche. Alcuni giorni dopo la decisione viene confermata dallo stesso Miyazaki durante una conferenza stampa in cui il regista giapponese individua i motivi del ritiro nel tempo impiegato per la realizzazione dei suoi film, non più conciliabile con l’età avanzata.  La sua lunga attività è stata insignita con il Winsor McCay Award nel 1998, il Leone d’Oro al Festival di Venezia del 2005 e con l’Oscar alla carriera conferitogli dall’Academy nel novembre 2014.

Durante lo special televisivo Never-Ending Man: Hayao Miyazaki andato in onda su NHK il 13 novembre 2016 è stato rivelato in esclusiva che Hayao Miyazaki, vista l’insoddisfazione provata per la produzione di Kemushi no Boro, un corto in CGI per il Museo Ghibli, sarebbe intenzionato a tornare a lavorare su un nuovo lungometraggio, la cui produzione potrebbe richiedere più di cinque anni di lavorazione. L’opera cinematografica dal titolo Kimi-tachi wa dō ikiru ka, la cui traduzione in italiano sarebbe “E voi come vivrete?”, è ispirata al romanzo omonimo del 1937 di Yoshino Genzaburō. Toshio Suzuki ha dichiarato che Miyazaki l’ha concepita come un ultimo dono che vuol fare a suo nipote.

Alcuni dei suoi lungometraggi hanno detenuto, o detengono tuttora, record d’incassi in patria: Principessa Mononoke fu il film di maggiore incasso nella storia del Giappone prima del colossal Titanic, a sua volta battuto tre anni dopo da La città incantata, la quale rimane la pellicola che ha incassato di più nelle sale nipponiche. Al 2014, quattro suoi film (oltre ai due già citati, anche Il castello errante di Howl e Ponyo sulla scogliera) sono inclusi nella classifica dei 10 più alti incassi della storia in Giappone.

Milky Rosy, un talento in crescita!

Facciamo conoscenza di una giovane e talentuosa illustratrice romana, Rachele Cecere, 20 anni, formata presso l’Accademia “Pencil Art”. di Paolo Zeccardo e studia Arti e Scienze dello Spettacolo presso la Sapienza Università di Roma.

La passione per il disegno di Rachele (il cui nome d’arte sul web è Milky Rosy) è nata durante l’infanzia: come lei stessa descrive scherzando nella sua biografia “ero sempre sporca di tempere e amavo imbrattare qualsiasi cosa che fosse bianco“.  Una grande fonte d’ispirazione che le ha dato una marcia in più nell’iniziare a disegnare sono stati gli “anime” (cartoni animati) trasmessi in TV dai primi anni 2000 in poi. Successivamente, nel 2012, ha iniziato a leggere i primi “manga” (fumetti giapponesi) cartacei o online attraverso vari siti. Tutto questo movimento di luci, colori, atmosfere, emozioni, retini, pennini, matite e fogli è stato per Rachele come farsi trasportare da un potente uragano. Con gli anni, grazie a nuove conoscenze, critiche costruttive e tante ricerche (online, libri e tutorial) è riuscita ad apprendere tanto. Tra i creativi sul web, a essere fonte d’ispirazione per Rachele è stata “Lostjade88” ovvero Giada Romano, che grazie ai tutorial presentati sul suo canale YouTube “TheLostJade”, assieme alle due talentuose Giulia Della Ciana “Myu” e Elisabetta Cifone (con il loro canale “Wink”), spiega utili “dritte” per scoprire il disegno manga. Il segreto? Impegno e costanza, ma soprattutto tanta pazienza.

Il suo nickname nasce dall’unione di un personaggio anime della sua infanzia ovvero “Milky Rose” dalla omonima serie “Yes! Pretty Cure 5 GoGo” di Izumi Todo (aka Toei Animation) e il “milkshake”, la bevanda preferita dall’artista. Prima di questo nickname ne ha avuti molti altri nei vari forum e social come: “Galaxy Rosy”, “Puppet Uny Marionette”, “Rachelthecat00”. Molto spesso, al di fuori dei social, preferisce farsi chiamare “Milky” invece di usare il suo nome di nascita. Questa “”regola”” – dice in tono scherzoso Rachele – viene anche imposta alle persone più strette, questo perché si sente molto vicina al suo personaggio, che mostra ogni giorno senza filtri.

Tra le collaborazioni che segnaliamo: l’artbook “Gemesis”, Black List Edizioni, 2019; il restyle mascotte “We are Alice”, 2019; la Mascotte e locandina “Tuscia Comix”, 2020 e il progetto “Last Beat”, in collaborazione con Oscar Celestini, 2020. “Last Beat” è un videogioco 2d pixel art scrolling beat ’em up, ispirato agli arcade games degli anni 80 e 90. Ideato dal fumettista Oscar Celestini che ha voluto lanciarsi in questa sfida insieme al suo collega Gianluca Pappalardo (music & sound design).

L’illustrazione alla quale è al momento più legata è quella di “Acquamarina” presente nell’artbook “Gemsis” edito da Black List Edizioni (attualmente Black List Crew). Milky ci ha raccontato che quella illustrazione è stata fatta quando era ancora una studentessa del liceo per esprimere il suo stato d’animo: una creazione che tutt’ora sa descriverla appieno, nonostante l’immaturità dell’opera. L’illustrazione è stata realizzata durante un periodo molto delicato della vita di Rachele, quando faceva su e giù per il reparto di Neuropsichiatra Infantile dell’Umberto I di Roma. Milky è intenzionata a realizzare un “redraw” (ovvero un remake) totalmente in digitale che venderà a numero limitato. Il ricavato verrà utilizzato per acquisire uno stand quando riapriranno le fiere. Esprime ancora grande rammarico nei confronti di coloro che le avevano promesso di “supportarla” e “aiutarla” nella sua carriera artistica e nella sfera personale: spera con questa illustrazione di esprimere la “rinascita” e la forza di andare avanti.

Per scoprire come Milky crea i suoi personaggi citiamo tre character: “Nadia Fiorini”, “Andrea Fiorini” e “Emily Stabelli”, le tre protagoniste del suo progetto “L’Amica Speciale”. Le prime due stanno ricevendo un grandissimo riscontro positivo da parte della sua community, con molte persone che sostenengono questo suo ambizioso progetto, che tratta temi e macro-temi come la disabilità, la discussa legge del “dopo di noi” (attualmente in fase di approvazione al Senato) e la situazione delle famiglie “caregiver”. Come racconta Milky: “Per Nadia ho dovuto studiare tanto per non creare un personaggio statico e troppo scontato – molto imbarazzata dice di aver studiato una diagnosi dello “spettro autistico” per poter creare un personaggio credibile e con varie  sfaccettature. Stesso procedimento con Andrea (disturbo borderline della personalità con varie sfaccettature legate all’Asperger e altre patologie, ovvero la diagnosi della stessa artista) e Emily (per cui studia una diagnosi di disgrafia e discalculia, spulciando sul web e chiedendo a varie persone che avessero questo tipo di disturbo). Rachele, ovviamente, non è una psicologa, ma ha voluto ugualmente cogliere i punti più importanti di queste varie patologie, appunto documentandosi. Il suo intento è quello di creare personaggi vicini al lettore e non un personaggio troppo “fictional” senza difetti. Per quanto riguarda il loro abbigliamento, è “semplice”, ma parte integrante del personaggio. Per esempio per il pantalone-gonna di Andrea si è ispirata a un pantalone che lei indossava sempre al liceo, molto comodo e adatto anche all’ora di educazione fisica. Caso differente per Emily, che sembra non aver paura di indossare qualcosa di aderente per mettere in risalto le sue forme. L’artista dice che questo personaggio sarà un’icona del “body positive” ovvero un personaggio che accetta il suo corpo così com’è senza provare alcuna vergogna. Per i nomi l’artista dice che si è ispirata a vari personaggi dei suoi vecchi progetti e ci spoilera dei particolari importanti come, ad esempio, il fatto che all’inizio “Nadia” doveva chiamarsi “Lavinia” (Levy) e che Andrea non fosse sua sorella, ma la sua ragazza. In effetti, questo progetto inizialmente sarebbe dovuto essere uno “shojo ai”, poi scartato dall’artista per la paura che i lettori si incentrassero su altro, piuttosto che sulla tematica principale, ovvero la disabilità.

Secondo Rachele la produzione dei “manga europei” non ha raggiunto ancora un mercato stabile, soprattutto per colpa di alcuni pregiudizi su uno stile “importato”: durante l’openday della Scuola Internazionale di Comics, Rachele ha subito numerose critiche per via dello “stile troppo manga”, anche se le è stata attribuita una buona tecnica nell’inchiostrare e nell’acquerello. Rachele non ha preso bene questo commento, sentendosi classificata come una semplice “fan di una moda”: ma questa critica ha spinto la giovane artista a superare i suoi limiti e a conoscere  Paolo Zeccardo, docente del corso di Manga presso la scuola del fumetto “Pencil Art”. Paolo per Milky è stato un vero “sensei”, con lui Rachele è riuscita a imparare tante tecniche nuove che in questo momento sta sperimentando. Tra l’altro, questa esperienza didattica, ha acceso nella giovane creatrice anche l’ambizione di insegnare in futuro a una nuova generazione di artisti. Tornando al mercato europeo, ultimamente, nel settore stanno tornando molto in voga riviste che seguono più o meno le giapponesi della “Shonen Jump” che stanno riscuotendo abbastanza successo nonostante le polemiche. Rientrano in questo campo “Manga Vibe” della Shockdoom, “Reika Magazine” per la Reika Manga e  prossimamente “Senpai Plus” per la Mangasenpai. Rachele coglie l’occasione per dare un consiglio a tutti coloro che vorrebbero pubblicare e proporsi: trarre lezione dalle cattive esperienze avute nel passato. Invita a tutti coloro che vogliono seguire questa strada a non fidarsi mai di progetti o gruppi che esistono da pochi anni nel settore, perché potrebbero capitare spiacevoli sorprese e che la scusa del “pagamento in visibilità” non è accettabile nel 2021. Sottolinea che l’arte va pagata, soprattutto se ci lavori. Milky suggerisce a chi è alle prime esperienze di pubblicare su “Webtoon” o “Tapas” che sono delle ottime piattaforme per iniziare, altrimenti ci consiglia la “Phoenix Fanzine” gestita da Valentina “Pan Rayuki” Plebani e Claudia Santoro Recio, un gruppo artistico dove periodicamente vengono pubblicate delle storie di autori emergenti, ottimo esercizio per chi volesse sperimentare un po’ con la pubblicazione. Per chi volesse azzardare – aggiunge Milky – affidatevi alle case editrici già esistenti da almeno 8 anni nel settore del manga italiano, le promesse e i patti a voce sono pericolosissimi, firmate sempre un qualcosa di legale, ci raccomanda Milky.

È capitato tante volte a Milky di andare in contrasto con la community, anche se spesso è stato anche non volontariamente. Rachele molto spesso parla positivamente della disabilità, cerca sempre di sensibilizzare i suoi seguaci, anche se alcuni utenti non l’hanno presa molto bene. L’illustratrice si è ritrovata più volte accusata di “fingere”, tanto che l’artista ha dovuto pubblicare la sua esenzione sanitaria necessaria per comprare farmaci utili per dover dimostrare la sua innocenza e la verità. Negli ultimi periodi invece si è ritrovata nell’occhio del ciclone per via del suo progetto riguardante la disabilità, dove viene accusata di “feticizzare” le patologie e troppo “politically correct”. Per fortuna la sua community le ha dato molto supporto e spera vivamente chi l’ha contestata gratuitamente le chieda scusa e aggiunge, ironicamente, che è disponibile a regalare le copie del suo manga in futuro con tanto di dedica.

Rachele ci racconta un fatto successo al Romics dell’Aprile 2019, dove è stata ospite dell’area self “nuovi talenti”. Al suo stand si avvicina una ragazza sordomuta che le ricordò il “personaggio prototipo” di Nadia (a quel tempo ancora sotto il nome di Lavinia). La ragazza le chiese un disegno, all’inizio Milky era in difficoltà perché non riusciva bene a capire, quindi le venne in mente di usare un foglio di carta per comunicare, come in “Koe no Katachi” (The Silent Voice). Milky afferma che nonostante la sua totale ignoranza nel LIS si è divertita molto ad interagire con quella ragazza, e attualmente sono ancora in contatto. Dopo questa esperienza spera vivamente di poter imparare il linguaggio dei segni per poter comunicare meglio con questa ragazza e con altre persone.

 

Iniziando l’università ultimamente ha dovuto mettere abbastanza da parte il disegno e pensare allo studio. Nel semestre invernale è riuscita a dare 3 esami nonostante le incertezze e i momenti di disperazione. Milky dice che lei disegna molto a notte fonda, perché la notte è tranquilla nonostante le pochissime ore di sonno. Purtroppo -spiega Milky- fare le mappe concettuali e studiare richiede molto tempo e tanta pazienza. Si lamenta per un disservizio creatole dall’Università La Sapienza che le toglie il tutor a suo piacimento. Aggiunge che la maggior parte delle mappe le ha fatte lei e che i suoi amici spesso l’aiutavano. I suoi colleghi universitari per fortuna non sembrano “disturbati” dalla passione di Rachele, anzi, la incoraggiano costantemente, cosa che per lei è surreale. Ci spiega che alle medie e al liceo è sempre stata presa di mira dai bulli per via della sua patologia e del suo interesse per la cultura “otaku”. Grazie ai suoi compagni universitari è riuscita a trovare quel poco di normalità e stabilità. Ironicamente, aggiunge, – La Sapienza ha avuto una cosa positiva, riferendosi ai suoi compagni di corso, anche se a volte si sente di “troppo” o di “peso” e tende a isolarsi.

-Cerca di organizzarsi come può- aggiunge Milky ridendo.

Nonostante le raccomandazioni di prima, Milky ci tiene a ricordare che se siete certi di voler seguire il sogno del “mangaka” o dell’illustratore, dovete continuare a credere in quello che fate, non fatevi mettere mai i piedi in testa da nessuno e combattete per i vostri sogni. Ripete che lei crede in questa community perché LA COMMUNITY DEL MANGA ITALIANO ESISTE e coloro che negano l’esistenza negano se stessi e il settore di cui fanno parte. Invita tutti a crederci e renderla un posto migliore, sperando che le persone che hanno sbagliato nel passato possano ammettere i loro errori. Milky aggiunge che sta cercando di migliorare, speriamo anche noi in questo cambiamento e le auguriamo in bocca al lupo per il suo progetto e per il suo futuro.

Milky Rosy ha un un grandissimo sogno:Pubblicare un manga che tratti la disabilità”. Questo è solo un piccolo passo perché la bravissima Rachele vuole un giorno fondare una scuola di fumetto per solo ragazzi disabili e infine pubblicare storie che trattano varie tematiche sociali che non vengono mai trattate perché considerate “troppo scomode” dalla società moderna.

Per conoscere un po’ di più il grande talento di Rachele, vi consigliamo i seguenti link:

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