E se il Molise fosse i Forgotten Realms?

Il Molise non Esiste!“. Questa, purtroppo, è l’affermazione più iconica relativa alla splendida regione italiana. Un epiteto nato dall’ignoranza collettiva nei confronti di un luogo meraviglioso, un territorio ricco di storia e arte perduta, un reame dimenticato. Esattamente come i “Forgotten Realms“, un nome che in questi mesi è sulla bocca di tutti grazie allo straordinario successo planetario del videogioco “Baldur’s Gate III“: si tratta di una storica ambientazione di Dungeons & Dragons che ha fatto conoscere la “Costa della Spada” ai nerd di tutto il mondo grazie a numerosi romanzi, giochi, fumetti e videogiochi già dalla fine degli anni’80!

E se la “Costa della Spada” fosse in realtà il Molise?

Questa è una domanda interessante, che richiede un po’ di fantasia e conoscenza dei due territori, quello “reale italiano” e quello immaginario creato da Ed Greenwood. Il Molise è una regione italiana che ha una storia antica e affascinante e una geografia variegata, mentre i “Forgotten Realms“, sono un luogo fantasy dove la magia e le creature fantastiche sono comuni. Tuttavia, si possono trovare alcuni punti di contatto tra di essi, basandosi su alcuni elementi caratteristici.

Termoli è Baldur’s Gate

La città di Termoli potrebbe essere paragonata alla città di Baldur’s Gate, in quanto entrambe sono città portuali che si affacciano sul Mare di Spade e sul Mare Adriatico nel caso di Termoli. Entrambe le città hanno un borgo medievale fortificato, dove si trovano importanti edifici religiosi e storici, come la La cattedrale di Santa Maria della Purificazione e la Cattedrale di Helm. Entrambe le città sono anche centri commerciali e culturali, dove si possono incontrare persone di diverse origini.

Campobasso è Neverwinter

Campobasso potrebbe essere paragonata a Neverwinter per la sua importanza politica e amministrativa, essendo il capoluogo della regione Molise e il centro più popoloso. Campobasso ha anche un castello che domina la città, il Castello Monforte, che potrebbe essere equiparato al Castello di Neverwinter, la residenza del sovrano. Inoltre, Campobasso è situata in una zona collinare e montuosa, circondata dai Monti del Matese e dai Monti della Meta, che potrebbero evocare le Montagne Spine del Mondo, la catena montuosa che protegge Neverwinter dal freddo.

Saepinum è Nashkel

L’area archeologica di Saepinum potrebbe essere paragonata al sito archeologico di Nashkel, in quanto entrambi sono i resti di antiche città, romane e amniane nel caso di Nashkel, che furono abbandonate o distrutte. Entrambi i siti conservano ancora le tracce delle mura, delle strade, dei templi e degli edifici pubblici che caratterizzavano le città. Entrambi i siti sono anche teatro di eventi importanti nella trama del videogioco, come la scoperta di una miniera infestata da mostri o la battaglia contro un potente nemico.

Il lago di Castel San Vincenzo è il lago Esmel

Il lago di Castel San Vincenzo potrebbe essere paragonato al lago Esmel, in quanto entrambi sono circondati da un paesaggio montuoso e boscoso, dove si possono trovare villaggi, monasteri e rovine. Entrambi i laghi sono anche collegati a una divinità: Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso nel caso del lago molisano, la dea del mare a Selûne nel caso del lago balduriano.

Il castello di Pescolanciano è il castello di Daggerford

Il castello di Pescolanciano potrebbe essere paragonato al castello di Daggerford, in quanto entrambi sono antiche fortezze che dominano le rispettive città. Entrambi i castelli sono sede di una nobile famiglia che governa la zona con saggezza e benevolenza, i D’Alessandro nel caso di Pescolanciano e i Floshin nel caso di Daggerford. Entrambi i castelli sono anche coinvolti in avventure legate a misteri, intrighi e minacce soprannaturali.

Il santuario di Castelpetroso è il santuario di Lathander

Il santuario di Castelpetroso potrebbe essere paragonato al santuario di Lathander, in quanto entrambi sono luoghi di culto dedicati a una divinità legata alla luce, alla vita e alla rinascita. Il santuario di Castelpetroso è stato costruito in seguito a una apparizione della Madonna Addolorata nel 1888, mentre il santuario di Lathander è stato eretto in onore del dio dell’alba e della rinascita. Entrambi i santuari sono caratterizzati da una architettura imponente e da una atmosfera di pace e speranza.

Il Parco Nazionale è la foresta di Cormanthor

Il parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise potrebbe essere paragonato alla foresta di Cormanthor, in quanto entrambi sono aree naturali protette che ospitano una ricca biodiversità e una varietà di paesaggi. Il parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è famoso per la presenza di specie animali rare come l’orso marsicano, il lupo appenninico e il camoscio d’Abruzzo, mentre la foresta di Cormanthor è nota per la presenza di creature fantastiche come gli elfi, i draghi e le fate. Entrambi i parchi sono anche testimoni di una storia antica e affascinante, fatta di civiltà perdute e leggende.

Capracotta è Icewind Dale

Capracotta è una nota località per gli sport invernali che si trova a 1.421 metri sul livello del mare, ed è il secondo più elevato del centro Italia. Icewind Dale è una terra di ghiaccio e neve dove si svolgono avventure epiche e pericolose. Se Capracotta fosse la città di Icewind Dale, potrebbe essere una base per gli eroi che vogliono esplorare le montagne, le caverne e i templi della Valle del Vento Gelido. Gli abitanti di Capracotta dovrebbero essere abili nel sopravvivere al freddo e al combattimento (o allo sport in senso più moderno), e potrebbero avere contatti con le creature che popolano la regione, come i giganti del gelo, i demoni e i draghi (e i turisti!).

Fornelli è Triboar

Il borgo di Fornelli potrebbe essere paragonato al borgo di Triboar, in quanto entrambi sono piccoli insediamenti rurali situati lungo importanti vie commerciali (la Via Appia nel caso di Fornelli, la Via Lunga nel caso di Triboar). Entrambi i borghi sono famosi per la produzione di olio d’oliva o burro, e sono circondati da un territorio fertile e collinare. Entrambi i borghi sono anche esposti a possibili attacchi da parte di creature ostili, come i briganti o i giganti del fuoco.

Isernia è Silverymoon

La città di Isernia potrebbe essere paragonata alla città di Silverymoon, in quanto entrambe sono città storiche e culturali che hanno una forte tradizione artistica e letteraria. Entrambe le città hanno una scuola di magia rinomata, l’Accademia di Isernia o il Collegio di Magia e Arti Sottili. Entrambe le città sono anche alleanze di altre città e regni, come la Lega dei Comuni del Molise o l’Alleanza Argentata.

Agnone è Beregost

Il borgo di Agnone potrebbe essere paragonato al borgo di Beregost, in quanto entrambi sono piccoli insediamenti situati lungo importanti vie commerciali. Entrambi i borghi sono famosi per la produzione di oggetti di metallo, come le campane di Agnone o le armi e le armature di Beregost. Entrambi i borghi sono anche luoghi di incontro e scambio per viaggiatori, mercanti e avventurieri.

Il Castello di Civitacamporano è il Castello di Dragonspear

Il castello di Civitacampomarano potrebbe essere paragonato al castello di Dragonspear, in quanto entrambi sono antiche fortezze che si trovano vicino ad un “confine misterioso” (l’Abruzzo nel caso del castello molisano, il Deserto Anauroch nel caso del castello balduriano). Entrambi i castelli sono stati teatro di battaglie e assedi, sia contro nemici umani che contro creature mostruose. Entrambi i castelli sono anche collegati a una figura leggendaria, Cola di Monforte o il generale Cendamere.

Pietrabbondante è Myth Drannor

 Pietrabbondante e Myth Drannor sono due città che possono essere paragonate per la loro storia gloriosa e tragica, per la loro bellezza e il loro fascino, ma anche per la loro fragilità e il loro destino. Pietrabbondante e Myth Drannor sono due città che hanno in comune una storia antica e ricca di cultura, ma sono entrambre, ora solo rovine.. Entrambe le città sono state fondate da popoli orgogliosi e valorosi, i Sanniti e gli Elfi, che hanno saputo resistere alle invasioni e alle minacce dei loro nemici. Entrambe le città sono state sede di un grande sviluppo artistico, scientifico e magico, che le ha rese famose e ammirate nei rispettivi monndi

Naturalmente non ce ne vogliano gli storici e gli archeologi che hanno studiato il Molise e hanno fatto conoscere “realmente” le bellezze di questo “Regno dimenticato” con il loro eccezionale lavoro. Questa ironica guida, basata su un gioco, vuole solo essere un modo divertente e inusuale per descrivere un luogo magico attraverso una metafora divertente e molto nerd: un modo come un altro per raccontare il Molise che non solo esiste, non è una landa di un videogioco o di un romanzo ma un territorio da amare ed esplorare! Per approfondire, vi invitiamo a visitare il blog “La Terra in Mezzo“: un sito fantastico per conoscere e apprezzare le storie e leggende del Molise in modo semplice e appagante!

Ruby Roundhouse Cosplay, l’arte cosplay di Maria Merola

Oggi vi parliamo di una delle cosplayer più talentuose nel panorama italiano. Maria è una molisana trapiantata a Roma, dove si laurea in Beni Culturali e dove, nel 2008 conosce per la prima volta il mondo delle Fiere del fumetto (di cui aveva visto tante pubblicità sui manga che comprava in edicola) e il cosplay.

La verità è che Maria inizia a fare cosplay a sua insaputa da bambina, in casa. Usava dei collant gialli a mo’ di parrucca e si trasformava in Sailor Moon, oppure in Creamy, grazie alle gonnelline colorate che la mamma comprava su un noto catalogo, all’epoca cartaceo. Poi nel 2008 conosce delle persone attraverso un portale online che raccoglieva una folta nicchia di cosplayers e inizia a incuriosirsi. Così la sera prima del Romics, quella che sarà la sua prima fiera in fretta e furia per ovvi motivi, si fa aiutare nella realizzazione un costume nemmeno troppo semplice per essere il primo da portare in fiera, ma i suoi amici erano appassionati di Final Fantasy e all’epoca non sapeva dell’esistenza delle parrucche, per cui procacità a parte, vista la somiglianza di colori con Tifa scelse proprio lei (in versione Advent Children). Ovviamente il costume non fu realizzato in pelle visti i tempi stretti ma comunque riscosse un certo successo e Maria decise di tornare in fiera anche il giorno successivo, andando in metro già in costume.

Siccome per Maria il cosplay non è competizione ma un hobby e una forma di divertimento che permette l’evasione dal quotidiano ha sempre improvvisato con l’uso dei materiali e non sempre i primi risultati sono stati perfetti. Uscendo da una situazione di bullismo come tanti cosplayer, la infastidivano le critiche relative alla fisicità o alla non perfezione dei materiali usati perché ci sono vari motivi che spingono le persone a intraprendere questo percorso e quindi la gente dovrebbe imparare a starsi un po’ zitta e a non usare quelle mani piene di dita per scrivere sulla tastiera sfogando le proprie frustrazioni da dietro un monitor.

Purtroppo non è sempre un mondo così magico e privo di “odio” e lei stessa ha vissuto body shaming per aver “osato” indossare il costume di Leia Slave a un evento, avendo all’epoca qualche kilo in più rispetto a Carrie Fisher. Per questo invita nuovamente a riflettere prima di commentare sotto le foto dei malcapitati: non sapete cosa possono aver passato nella vita.

Passando oltre e continuando nel suo percorso da cosplayer, Maria veste i panni di tanti personaggi, alcuni le resteranno legati per sempre e diventeranno per lei iconici, da Catwoman che continua a perfezionare ancora oggi alla Principessa Leia. Proprio la Principessa la fa digievolvere nel mondo del costuming entrando a far parte della Rebel Legion e diventando giudice internazionale.

Ci sono state delle pause e degli allontanamenti da questo mondo a causa di alcune delusioni subite ma Maria ha continuato anche durante la pandemia a collezionare costumi e realizzare accessori. Perché Maria purtroppo non sa cucire da zero e quindi modifica e realizza gli accessori. Ultimamente va molto fiera, anche se non è perfetto, del suo costume di Ruby Roundhouse da Jumanji, che le ha permesso di incontrare due persone stupende che non conosceva se non di nome, Andrea e Flaviano del team di The Jumanji Project che l’hanno accolta come Ruby del distaccamento romano del progetto.

 

Ruby, il nick che ora ha scelto è Ruby Roundhouse Cosplay (perché a lei piace cambiare come le scale in Harry Potter) e la sua Ruby è appunto figlia della pandemia, realizzata col materiale che aveva in casa e poi sistemata con ulteriori dettagli. Stufa delle parrucche decide che vuole fare solo personaggi coi capelli rossi e quindi perché non Ruby? In fondo sembra facile da fare. Non lo era. Però la sfida è stata accettata e Maria ha cucito per la prima volta i finimenti e la cintura e nonostante l’apparente semplicità del personaggio è stato un successo!

Per approfondire il talento di Maria vi consigliamo di visitare il suo profilo Instagram all’indirizzo: instagram.com/ruby_roundhouse_cosplay/

La ‘ndocciata, dal Sol Invictus alle streghe

Le origini della ‘ndocciata di Agnone vanno ricercate nei tempi più remoti. La ‘ndocciata è il rito del fuoco appartenente alla tradizione natalizia di Agnone. Le sue radici affondano nel paganesimo, e vengono poi inglobate nel concetto più cristiano di Sole di Giustizia. Abbandonato il concetto di Sol Invictus approdiamo a quello di buon auspicio legato al propizio vento del nord, fino a giungere alle streghe, nel Medioevo. Leggenda narra che le streghe prima di entrare nelle case dovevano contare gli aghi dell’abete, legno con cui vengono appunto realizzate le ‘ndocce. Importante è anche il significato spirituale assunto da questo albero sacro ai celti, un significato legato al concetto di rinnovamento. Altri riferimenti riguardano il Solstizio d’inverno e i riti della rinascita della luce che trionfa sulle tenebre.

Non manca nella tradizione l’aspetto più romantico, per cui la ‘ndoccia era utilizzata dagli innamorati per corteggiare la dama del cuore. L’usanza vuole che che gareggiasse per realizzare la fiaccola più bella che veniva poi lasciata sotto casa dell’amata. Se lei si affacciava il sogno d’amore era coronato, altrimenti il sogno svaniva in una secchiata d’acqua.

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Molise, ma tu…a chi appartien’?

Molise, ma tu…a chi appartien’?“ è lo straordinario gioco da tavolo che celebra il Molise creato da Claudio Iannetta, con il supporto di Daniele Giovannelli e Francesca Guidotti per le illustrazioni e commerciato da Demoela Giochi.

Molise - Ma tu... a chi appartien'? - Trailer

Un’evoluzione del classico Monopoly, ma con una particolare e identificativa variante: al posto dei terreni, ci sono le città e i paesi molisani da acquistare. Per poter finalmente dire “Il Molise esiste!” bisogna conquistare tutto il territorio, dal mare alle montagne, e lasciarsi ammaliare dalla sua bellezza.

Le regole, gli scenari divertenti e i sorrisi abbondano in questo gioco che offre una straordinaria opportunità di scoprire i luoghi, le città, i borghi, le tradizioni e la cultura molisani, tutto racchiuso in una struttura ludica appassionante e ricca di contenuti.

Ogni carta città ha un colore specifico e, una volta acquisite tutte le carte dello stesso tipo, è possibile iniziare a fare investimenti. Al posto delle stazioni, sull’originale tabellone, ci sono le attività molisane che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto. Inoltre, ci sono anche due centri sportivi che portano diversi “sold” (denaro).

Al posto dei famigerati “imprevisti” e “probabilità”, il gioco prevede due esilaranti varianti dei nefasti mazzi di carte: “Speramm’ buon” (speriamo bene) e “Mettem’c l’anema impac’” (mettiamoci l’anima in pace). Queste carte vengono pescate nel caso si finisca sulla casella corrispondente e offrono istruzioni molto precise… ma ovviamente in dialetto!! Attraverso queste carte, si possono scoprire curiosità sul Molise, tradizioni, situazioni tipiche ed espressioni dialettali che fanno sorridere. Ma non preoccupatevi, perché le istruzioni includono un comodo dizionare per meglio comprendere l’atcano dialetto molisano!

In definitiva, “Molise, ma tu…a chi appartien’?“ offre divertimento e la possibilità di viaggiare attraverso una terra meravigliosa ma che “non esiste“, un territorio meraviglioso che cela innumerevoli bellezze da scoprire, come abbiamo potuto esplorare sul blog: laterrainmezzo.altervista.org.

Il Pozzo della Neve: L’abisso dei sogni

Uno dei gioielli più belli del Molise è racchiuso nel cuore delle montagne del Matese nella faggeta di Costa del Carpine a Campochiaro. Si tratta del Pozzo della neve, un abisso che giunge a una profondità di 1048 metri. Un vero e proprio gioiello sotterraneo di formazione carsica molto imponente sia per profondità che per estensione. Non molto lontano abbiamo Cul di Bove che è la seconda grotta del Matese caratterizzato da un torrente sotterraneo che forma laghi e cascate. Si è ipotizzato che tra le due grotte ci fosse un collegamento ma non ci sono conferme. Tornando al magico mondo di Tolkien ci piace pensare che queste grotte possano essere abitate dai nani e che questi ultimi abbiano voluto chiudere il collegamento tra Cul di Bove e Pozzo della neve per nascondere la loro presenza agli uomini.

 

tratto da La Terra in Mezzo:

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Il Re Bove

Re Bove, innamorato della sorella chiese al Papa il permesso di sposarla, egli acconsentì a patto che il Re edificasse 100 chiese. Il Re non si arrese e strinse un patto col Diavoloper riuscire nell’impresa in cambio della sua anima. I due collaborarono insieme e riuscirono a costruire 99 chiese, mentre stavano per realizzare l’ultima il Re ebbe un pentimento e chiese aiuto a Dio, che lo perdonò. Il Diavolo infuriato scagliò un sasso che è ancora visibile accanto alla Chiesa di Santa Maria della Strada. E’ proprio in questa chiesa che riposano le spoglie del Re. Delle 100 chiese attualmente se ne contano solo 7.

tratto da La Terra in Mezzo:

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I briganti di Roccamandolfi 

Siamo nel 1700, Roccamandolfi e la sua conformazione geografica si prestano ad accogliere uno dei fenomeni diffusi nel Mezzogiorno, il brigantaggio. Uno dei briganti più famosi è sicuramente Sabatino Lombardi, chiamato il Malvagio. Il povero Sabatino ce lo fecero diventare cattivo e quindi brigante, perché fu arrestato ingiustamente e gli venne uccisa anche la madre, così decise di unirsi ad altri briganti e si vendicò su quelli che gli avevano recato questo grave torto, siamo nel 1804. Dapprima il nostro brigante riesce a fuggire dalle carceri di Capua e poi si rivolse contro la famiglia Cimino. Anche la fine di Sabatino fu piuttosto drammatica, catturato e ucciso nel 1812 presso Colle Castrilli, venne non solo trascinato per tutto il paese come trofeo, ma venne decapitato e la sua testa esposta in una gabbia appesa al campanile fino al 1843. Gli ultimi briganti, che ancora mantenevano le motivazioni più pure della loro “missione”, quindi motivazioni politiche, furono Samuele Cimino e Domenicangelo Cecchino che morirono nel 1861, il primo ucciso dal cognato, il secondo fucilato in piazza.

tratto da La Terra in Mezzo

Wonder Heroes Project in Molise

Wonder Heroes Project

Se il Molise non esiste allora è proprio la patria dei supereroi. Villacanale, ancora supereroi ma questa volta si fanno arte, grazie all’associazione culturale Nuova Villacanale.  Il progetto dal titolo Wonder Heroes Project aveva come idea quella della realizzazione di una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto, quindi non i classici murales a  sé stanti ma un vero e proprio progetto di rivalorizzazione e messa in evidenza di spazi grigi.

Dal 27 maggio del 2016 nascono quindi questi capolavori “fantastici” i cui protagonisti saranno Wonder Woman, Superman, Ironman. Nonostante spesso si parli di chiusura, il Molise con queste opere dimostra l’esatto contrario. Entusiasmo e aggregazione alla base di un processo di valorizzazione e riqualificazione. Si parte da un nucleo di sette opere nei pressi di Via San Giocondino, non esenti da riferimenti storico artistici, pertanto ben contestualizzate di modo che non vadano a risultare avulse dal luogo in cui nascono, quindi la bellezza si coniuga armoniosamente a un significato più profondo.

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Pop art in una visione quasi cinematografica e di ispirazione a Roy Lichtenstein è “The Kiss“, ovvero il bacio tra Wonder Woman e Superman, che trionfa sulla piazza. Si passa poi a Ironman che si ispira a Pollock attraverso un sapiente utilizzo delle colature di colore ben lontano dalla razionalità e permeato da un caotico intreccio di linee. E troviamo di nuovo Wonder Woman, chiaramente vicino a Andy Warhol ma che si sposa anche con la struttura più antica delle icone bizantine attraverso l’utilizzo dello sfondo che va a valorizzare il soggetto rendendogli un’aura di sacralità. Il colore rosso è stato scelto come sipario tra la paganità dell’opera realizzata e la divinità. Quasi al limite del sarcasmo, con una venatura piuttosto ironica, trionfa Capitan America nell’atto di detergersi un’orecchio. Qui il supereroe si fa umano compiendo un atto di quotidianità che lo avvicina all’uomo comune. Un gesto che rappresenta genuinamente il “sentirsi a casa”. Cavalcando l’onda dell’uscita del film avvenuta qualche mese fa, torna di nuovo Wonder Woman, che dismette i panni dell’eroina per indossare quelli della ragazza comune che acquista abiti firmati per vanità. Il tutto reso con una sfumatura dei contorni che rende l’opera surreale.

 

tratto da La Terra in Mezzo:

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La Basilica di Castelpetroso: iI santuario fantasy in Molise

La basilica dell’Addolorata sita in Castelpetroso, un gioiello visibile anche da lontano, coi suoi brillanti colori. Un santuario che ci porta dritti alle terre degli elfi del Signore degli anelli, arroccato su una roccia alta 800 metri, ci porta a ripercorrere i passi di Frodo a Gran Burrone, ma in questo caso non siamo di fronte a una storia fantasiosa da raccontare, anche se avvolto da un’atmosfera magica, ci collochiamo in ambito religioso. La storia del Santuario di Maria SS. Addolorata ebbe inizio il 22 marzo 1888, giorno in cui la Vergine fece la sua prima apparizione. Due contadine del luogo, Fabiana Cicchino e Serafina Valentino, si trovavano nei pressi del luogo denominato “Cesa Tra Santi” per lavorare un appezzamento di terra. Ormai a notte fonda e sotto una pioggia scrosciante, si attardarono per cercare due pecorelle smarrite.

Durante il cammino un forte bagliore catturò la loro attenzione, nonostante la paura dei briganti, si infilarono nei crepacci della montagna dove Bibiana (Fabiana) ebbe la visione mistica della Madonna con Cristo morente fra le braccia. Serafina ebbe la stessa visione solo dieci giorni dopo, nel giorno di Pasqua. Ovviamente la storia causò molto scetticismo e divisioni, alcuni etichettarono le ragazze come bugiarde, altri si recarono in pellegrinaggio sul luogo dell’apparizione. Lo stesso Vescovo di Bojano,Mons. Francesco Macarone Palmieri, ebbe una visione il 26 settembre 1888, inoltre nello stesso punto nacque una sorgente d’acqua, miracolosa.

Verso la fine del 1888 avvenne il miracolo che diede vita al progetto del Santuario: Carlo Acquaderni, decise di portare il dodicenne figlio Augusto, malato di tubercolosi sul luogo dell’apparizione. Dopo aver bevuto dalla fonte il ragazzo guarì. Agli inizi del 1889, fu annunciato il miracolo. Carlo e Augusto fecero ritornano sul luogo e assistettero per la prima volta all’Apparizione. Da qui per ringraziare la Madonna diedero vita a un progetto per la costruzione di un santuario in onore della Vergine. Il Santuario vede posare la prima pietra nel 1890. Solo nel 1975 però, avvenne la consacrazione.

tratto da La Terra in Mezzo:

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La grotta del Diavolo

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Siamo a 1500 metri, Monte San Nicola si fa teatro del mistero… La grotta del Diavolo protagonista della leggenda che stiamo per raccontarvi, vede tre giovani coraggiosi sfidare la sorte. Si narra che il Diavolo custodisse in questa grotta i suoi tesori e che nessuno doveva osare soltanto entrarvi. Questi giovani, sprezzanti del pericolo decidono di sfidarlo e si recano a chiedere consiglio a quello che si può considerare una sorta di stregone. Questo stregone in realtà mirava anch’esso alle ricchezze della montagna, per cui incoraggiò i giovani a proseguire nella loro impresa dandogli tre ammonimenti: non portare immagini o simboli religiosi con sé, non nominare il nome di Dio e non avere timore mai.

Sfortuna volle che, a causa del terreno accidentato, senza rendersi conto, i giovani portarono con sé uno dei simboli vietati… I lacci degli scarponi si intrecciarono così da simboleggiare la croce. Lungo il loro cammino iniziarono ad accendersi delle fiammelle che li accompagnavano durante il percorso incrementando la loro paura. Mancava solo uno dei tre accorgimenti per infrangerli tutti definitivamente. Accadde anche questo, le fiamme aumentarono, avvolsero tutto e un terremoto scosse la montagna portando uno dei giovani a invocare il nome della Madonna. Un’altra scossa ancora più potente separò i tre giovani, uno si ritrovò nel pozzo della canonica di San Francesco in Agnone, un altro in un campo vicino il vescovato di Trivento e l’ultimo su una quercia.

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