E se il Molise fosse i Forgotten Realms?

Il Molise non Esiste!“. Questa, purtroppo, è l’affermazione più iconica relativa alla splendida regione italiana. Un epiteto nato dall’ignoranza collettiva nei confronti di un luogo meraviglioso, un territorio ricco di storia e arte perduta, un reame dimenticato. Esattamente come i “Forgotten Realms“, un nome che in questi mesi è sulla bocca di tutti grazie allo straordinario successo planetario del videogioco “Baldur’s Gate III“: si tratta di una storica ambientazione di Dungeons & Dragons che ha fatto conoscere la “Costa della Spada” ai nerd di tutto il mondo grazie a numerosi romanzi, giochi, fumetti e videogiochi già dalla fine degli anni’80!

E se la “Costa della Spada” fosse in realtà il Molise?

Questa è una domanda interessante, che richiede un po’ di fantasia e conoscenza dei due territori, quello “reale italiano” e quello immaginario creato da Ed Greenwood. Il Molise è una regione italiana che ha una storia antica e affascinante e una geografia variegata, mentre i “Forgotten Realms“, sono un luogo fantasy dove la magia e le creature fantastiche sono comuni. Tuttavia, si possono trovare alcuni punti di contatto tra di essi, basandosi su alcuni elementi caratteristici.

Termoli è Baldur’s Gate

La città di Termoli potrebbe essere paragonata alla città di Baldur’s Gate, in quanto entrambe sono città portuali che si affacciano sul Mare di Spade e sul Mare Adriatico nel caso di Termoli. Entrambe le città hanno un borgo medievale fortificato, dove si trovano importanti edifici religiosi e storici, come la La cattedrale di Santa Maria della Purificazione e la Cattedrale di Helm. Entrambe le città sono anche centri commerciali e culturali, dove si possono incontrare persone di diverse origini.

Campobasso è Neverwinter

Campobasso potrebbe essere paragonata a Neverwinter per la sua importanza politica e amministrativa, essendo il capoluogo della regione Molise e il centro più popoloso. Campobasso ha anche un castello che domina la città, il Castello Monforte, che potrebbe essere equiparato al Castello di Neverwinter, la residenza del sovrano. Inoltre, Campobasso è situata in una zona collinare e montuosa, circondata dai Monti del Matese e dai Monti della Meta, che potrebbero evocare le Montagne Spine del Mondo, la catena montuosa che protegge Neverwinter dal freddo.

Saepinum è Nashkel

L’area archeologica di Saepinum potrebbe essere paragonata al sito archeologico di Nashkel, in quanto entrambi sono i resti di antiche città, romane e amniane nel caso di Nashkel, che furono abbandonate o distrutte. Entrambi i siti conservano ancora le tracce delle mura, delle strade, dei templi e degli edifici pubblici che caratterizzavano le città. Entrambi i siti sono anche teatro di eventi importanti nella trama del videogioco, come la scoperta di una miniera infestata da mostri o la battaglia contro un potente nemico.

Il lago di Castel San Vincenzo è il lago Esmel

Il lago di Castel San Vincenzo potrebbe essere paragonato al lago Esmel, in quanto entrambi sono circondati da un paesaggio montuoso e boscoso, dove si possono trovare villaggi, monasteri e rovine. Entrambi i laghi sono anche collegati a una divinità: Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso nel caso del lago molisano, la dea del mare a Selûne nel caso del lago balduriano.

Il castello di Pescolanciano è il castello di Daggerford

Il castello di Pescolanciano potrebbe essere paragonato al castello di Daggerford, in quanto entrambi sono antiche fortezze che dominano le rispettive città. Entrambi i castelli sono sede di una nobile famiglia che governa la zona con saggezza e benevolenza, i D’Alessandro nel caso di Pescolanciano e i Floshin nel caso di Daggerford. Entrambi i castelli sono anche coinvolti in avventure legate a misteri, intrighi e minacce soprannaturali.

Il santuario di Castelpetroso è il santuario di Lathander

Il santuario di Castelpetroso potrebbe essere paragonato al santuario di Lathander, in quanto entrambi sono luoghi di culto dedicati a una divinità legata alla luce, alla vita e alla rinascita. Il santuario di Castelpetroso è stato costruito in seguito a una apparizione della Madonna Addolorata nel 1888, mentre il santuario di Lathander è stato eretto in onore del dio dell’alba e della rinascita. Entrambi i santuari sono caratterizzati da una architettura imponente e da una atmosfera di pace e speranza.

Il Parco Nazionale è la foresta di Cormanthor

Il parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise potrebbe essere paragonato alla foresta di Cormanthor, in quanto entrambi sono aree naturali protette che ospitano una ricca biodiversità e una varietà di paesaggi. Il parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è famoso per la presenza di specie animali rare come l’orso marsicano, il lupo appenninico e il camoscio d’Abruzzo, mentre la foresta di Cormanthor è nota per la presenza di creature fantastiche come gli elfi, i draghi e le fate. Entrambi i parchi sono anche testimoni di una storia antica e affascinante, fatta di civiltà perdute e leggende.

Capracotta è Icewind Dale

Capracotta è una nota località per gli sport invernali che si trova a 1.421 metri sul livello del mare, ed è il secondo più elevato del centro Italia. Icewind Dale è una terra di ghiaccio e neve dove si svolgono avventure epiche e pericolose. Se Capracotta fosse la città di Icewind Dale, potrebbe essere una base per gli eroi che vogliono esplorare le montagne, le caverne e i templi della Valle del Vento Gelido. Gli abitanti di Capracotta dovrebbero essere abili nel sopravvivere al freddo e al combattimento (o allo sport in senso più moderno), e potrebbero avere contatti con le creature che popolano la regione, come i giganti del gelo, i demoni e i draghi (e i turisti!).

Fornelli è Triboar

Il borgo di Fornelli potrebbe essere paragonato al borgo di Triboar, in quanto entrambi sono piccoli insediamenti rurali situati lungo importanti vie commerciali (la Via Appia nel caso di Fornelli, la Via Lunga nel caso di Triboar). Entrambi i borghi sono famosi per la produzione di olio d’oliva o burro, e sono circondati da un territorio fertile e collinare. Entrambi i borghi sono anche esposti a possibili attacchi da parte di creature ostili, come i briganti o i giganti del fuoco.

Isernia è Silverymoon

La città di Isernia potrebbe essere paragonata alla città di Silverymoon, in quanto entrambe sono città storiche e culturali che hanno una forte tradizione artistica e letteraria. Entrambe le città hanno una scuola di magia rinomata, l’Accademia di Isernia o il Collegio di Magia e Arti Sottili. Entrambe le città sono anche alleanze di altre città e regni, come la Lega dei Comuni del Molise o l’Alleanza Argentata.

Agnone è Beregost

Il borgo di Agnone potrebbe essere paragonato al borgo di Beregost, in quanto entrambi sono piccoli insediamenti situati lungo importanti vie commerciali. Entrambi i borghi sono famosi per la produzione di oggetti di metallo, come le campane di Agnone o le armi e le armature di Beregost. Entrambi i borghi sono anche luoghi di incontro e scambio per viaggiatori, mercanti e avventurieri.

Il Castello di Civitacamporano è il Castello di Dragonspear

Il castello di Civitacampomarano potrebbe essere paragonato al castello di Dragonspear, in quanto entrambi sono antiche fortezze che si trovano vicino ad un “confine misterioso” (l’Abruzzo nel caso del castello molisano, il Deserto Anauroch nel caso del castello balduriano). Entrambi i castelli sono stati teatro di battaglie e assedi, sia contro nemici umani che contro creature mostruose. Entrambi i castelli sono anche collegati a una figura leggendaria, Cola di Monforte o il generale Cendamere.

Pietrabbondante è Myth Drannor

 Pietrabbondante e Myth Drannor sono due città che possono essere paragonate per la loro storia gloriosa e tragica, per la loro bellezza e il loro fascino, ma anche per la loro fragilità e il loro destino. Pietrabbondante e Myth Drannor sono due città che hanno in comune una storia antica e ricca di cultura, ma sono entrambre, ora solo rovine.. Entrambe le città sono state fondate da popoli orgogliosi e valorosi, i Sanniti e gli Elfi, che hanno saputo resistere alle invasioni e alle minacce dei loro nemici. Entrambe le città sono state sede di un grande sviluppo artistico, scientifico e magico, che le ha rese famose e ammirate nei rispettivi monndi

Naturalmente non ce ne vogliano gli storici e gli archeologi che hanno studiato il Molise e hanno fatto conoscere “realmente” le bellezze di questo “Regno dimenticato” con il loro eccezionale lavoro. Questa ironica guida, basata su un gioco, vuole solo essere un modo divertente e inusuale per descrivere un luogo magico attraverso una metafora divertente e molto nerd: un modo come un altro per raccontare il Molise che non solo esiste, non è una landa di un videogioco o di un romanzo ma un territorio da amare ed esplorare! Per approfondire, vi invitiamo a visitare il blog “La Terra in Mezzo“: un sito fantastico per conoscere e apprezzare le storie e leggende del Molise in modo semplice e appagante!

Xiaomi 14 e 14 Ultra: finalmente in Italia!

Xiaomi fa il suo ingresso nel mercato italiano con i nuovi dispositivi top di gamma, il 14 e il 14 Ultra, pronti a conquistare gli utenti con prestazioni eccezionali, fotocamere di alta qualità e un design elegante.

Parlando del display, entrambi i modelli vantano un meraviglioso display AMOLED LTPO con refresh rate adattivo da 1 a 120Hz. Il 14 ha una dimensione di 6,36 pollici, mentre il 14 Ultra arriva fino a 6,73 pollici. Il motore di entrambi i dispositivi è il potentissimo processore Snapdragon 8 Gen 3 di Qualcomm.

Focalizzandoci sulle fotocamere, la vera differenza risiede in questo ambito. Il 14 ha una tripla fotocamera posteriore con un sensore principale da 50MP, un teleobiettivo da 50MP e un ultra-grandangolo da 50MP. Il 14 Ultra, invece, si distingue con un sistema a quattro lenti: sensore principale da 50MP con apertura variabile, teleobiettivo da 50MP, periscopico da 50MP e ultra-grandangolo da 50MP. La collaborazione con Leica garantisce scatti di altissima qualità.

Per quanto riguarda la batteria, il 14 ha una batteria da 4.610mAh con ricarica rapida da 90W cablata e 50W wireless, mentre il 14 Ultra offre una batteria da 5.300mAh con supporto alla ricarica rapida da 90W cablata e 80W wireless.

Passando ai prezzi, il Xiaomi 14 è disponibile in due versioni: 12GB/256GB a 999€ e 12GB/512GB a 1.099€, mentre il Xiaomi 14 Ultra viene proposto nella versione 16GB/512GB a 1.499€.

Per quanto riguarda le offerte di lancio, acquistando il Xiaomi 14 si riceverà in omaggio un Xiaomi Watch 2 Pro e si potrà ottenere fino a 200€ di sconto con il programma Trade-In entro il 25 marzo. Per l’acquisto del Xiaomi 14 Ultra, oltre al Xiaomi Watch 2 Pro in omaggio, si riceverà anche il Xiaomi 14 Ultra Photography Kit e si potrà ottenere fino a 200€ di sconto con il programma Trade-In entro il 17 aprile.

Xiaomi ha scelto la storica Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone come scenario per il lancio dei suoi nuovi smartphone, celebrando così la tradizione e la maestria artigianale del luogo. Durante la presentazione, il direttore della Comunicazione internazionale ha mostrato immagini suggestive della fonderia, sottolineando l’importanza di preservare e valorizzare la bellezza della tradizione artigianale anche in un’era dominata dalla tecnologia.

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Il Museo della Radio e della Televisione di Agnone

Nel pittoresco comune di Agnone, candidato come Capitale italiana della cultura 2026, nel cuore della regione del Molise, si cela un tesoro nascosto: il Museo della Radio e della Televisione. Questo museo, situato nell’ex convento delle Clarisse, è il risultato della passione condivisa tra un padre e un figlio, Francesco e Pinuccio Merola. La loro dedizione e ricerca gli hanno consentito di creare una collezione unica di apparecchiature radiofoniche e televisive che abbracciano un ampio periodo storico, partendo dagli anni Venti fino ai giorni nostri.

All’interno del museo si possono trovare oggetti di grande valore e significato, ognuno dei quali racchiude una storia. Tra i punti salienti vi sono le radio d’epoca, comprese quelle a valvole, i transistor e i ricevitori a onde corte. Questi dispositivi, che un tempo occupavano un posto centrale nelle case italiane, permettono ai visitatori di rivivere un’atmosfera di altri tempi, quando le famiglie si riunivano attorno alla radio per ascoltare notizie, musica e drammi. Inoltre, sono esposte anche televisori vintage, dai primi modelli in bianco e nero fino alle versioni a colori degli anni ’60 e ’70, che permettono di tracciare l’evoluzione della tecnologia televisiva nel corso degli anni. Gli schermi a tubo catodico e i comandi manuali di queste televisioni ci ricordano quanto la nostra esperienza di visione si sia evoluta nel corso del tempo. Non mancano infine apparecchiature audio come giradischi, registratori a bobina aperta e casse acustiche, che permettono agli amanti della musica di apprezzare la bellezza e la qualità del suono di queste antiche apparecchiature.

Ma il Museo della Radio e della Televisione di Agnone non è solo una collezione di oggetti storici, è anche un’esperienza unica e significativa per i visitatori. Questo luogo permette di immergersi nel passato, toccare con mano gli oggetti che hanno fatto la storia delle comunicazioni e scoprire come la tecnologia abbia cambiato radicalmente la nostra vita nel corso dei decenni. Ciò che rende l’esperienza ancora più speciale è l’interazione con i fondatori del museo, Francesco e Pinuccio Merola, che fungono da guide appassionate. Durante la visita, essi condividono storie legate all’acquisizione di ciascun pezzo, alle sfide del restauro e alle curiosità legate al mondo della radio e della televisione. Le loro spiegazioni dettagliate e l’entusiasmo che mettono nel condividere le loro conoscenze rendono questa visita davvero indimenticabile.

Tuttavia, nonostante la sua importanza e il suo valore storico, il Museo della Radio e della Televisione è un luogo purtroppo sottovalutato e poco pubblicizzato. È fondamentale promuovere e condividere il patrimonio culturale contenuto in questo museo affinché le giovani generazioni abbiano l’opportunità di conoscere e apprezzare la scienza, la cultura e la storia racchiuse in questi dispositivi. Ripetere questa esperienza educativa e coinvolgente è essenziale per preservare il nostro patrimonio e ispirare futuri appassionati.

Il Museo della Radio e della Televisione rappresenta dunque molto più di una semplice collezione di oggetti. È un autentico viaggio nel tempo, un tributo alla creatività umana e un’occasione per riflettere su come la tecnologia abbia accompagnato e modellato il nostro cammino nel corso degli anni.

Il Museo si trova ad Agnone (Isernia) in Corso garibaldi 55, per informazioni e prenotare la vista vi consigliamo di chiamare il numero +393385486543

E se Halloween avesse origine in Molise?

Vi abbiamo già parlato delle origini della Festa di Halloween, ma se invece tale ricorrenza e le sue tradizioni avessero avuto origine in Italia e in particolare in Molise? Scopriamolo insieme in questo interessante articolo tratto dal blog La Terra in Mezzo.

A Carovilli la sera di Ognissanti ha luogo la festa della “Mort cazzuta” in occasione della quale viene organizzato ‘R’cummit’ (il convito), una cena cui partecipano amici e parenti, il cui piatto principale sono le “Sagne e jierv”, cioè delle sagnette preparate con farina e acqua, condite con della verza e con pancetta di maiale. Al termine della cena, viene lasciato su un davanzale un piatto della pietanza, affinché i parenti defunti possano cibarsene. Accanto al piatto viene posta una zucca svuotata e intagliata con varie espressioni e contenente una candela accesa.

Il nome di “Mort cazzuta” nel dialetto locale significa ‘tagliata’ e rappresenta l’idea che ogni intagliatore collegava alla morte. L’uso di intagliare zucche e di illuminarle con candele si registra anche a Montemitro e a Pescolanciano, dove sui davanzali e negli angoli bui, per far spaventare i passanti, si esponevano delle zucche tagliate a mò di teschio, con dentro un cero. Proseguendo con le tradizioni, in alcune zone del Molise, dopo aver condotto il cadavere al cimitero, i parenti erano soliti abbandonare la casa per un giorno ed una notte, per permettere al morto di tornare a rifocillarsi. E ancora, anticamente, gruppi di questuanti giravano per il paese bussando agli usci delle case per richiedere legumi e frutta di stagione.

tratto da La Terra in Mezzo

Chi era Ovio Paccio, il grande eroe Sannita?

Ovio Paccio, menzionato da Tito Livio nella sua “Ab Urbe condita “, fu il sacerdote Sannita che, prima della decisiva battaglia di Aquilonia (293 a.C.), celebrò il rito sanguinoso del giuramento dei “Linteati”. Questi erano i membri dell’élite di 40.000 giovani nobili Sanniti, che giurarono di vincere contro i Romani, di non retrocedere in nessuna circostanza e di uccidere chiunque avesse lasciato il campo di battaglia di fronte al nemico.

Il nome originale del sommo sacerdote sannita dovrebbe essere Pakis Uviis e all’epoca del giuramento dei Linteati ad Aquilonia, era probabilmente molto anziano. Secondo alcune fonti, era nato in una città caudina al confine con i Pentri e da giovane era stato un valoroso condottiero che si era distinto in numerose battaglie. Fu uno dei protagonisti degli eventi che si svolsero a Parthenope, la vecchia città di Neapolis, nel 326 a.C., quando gli abitanti di origine sannita aprirono le porte alle truppe del Sannio per occupare la città governata da discendenti greci. Il controllo sulla città durò poco più di un anno, quando i Sanniti traditi da disertori, furono costretti a lasciare la città ai Romani. Ovio Paccio era uno dei comandanti delle truppe sannite che catturarono e uccisero quei disertori. L’uccisione dei traditori, che si trovavano sia in città che nelle campagne circostanti, fu estremamente violenta e crudele, tanto da far meditare a Ovio Paccio il ritiro dalle armi. Nel 293 a.C., lo ritroviamo come gran sacerdote ad Aquilonia, ma sembra che non fosse così lontano dagli “orribili fatti”.

Non tutti sono d’accordo nel considerare questa storia come veritiera, o almeno alcuni credono che sia stata inventata per dare al sommo sacerdote sannita le giuste origini.

Non lontano da Agnone (IS), dove antiche testimonianze indicavano l’esistenza di un aruspice che interpretava i segni divini, si trova Belmonte del Sannio, una cittadina situata su una collina vicino ai templi italici di Schiavi d’Abruzzo e al Santuario sannitico di Pietrabbondante. Secondo la tradizione popolare, si dice che il sommo sacerdote dei Sanniti, Pakis Uviis, abbia trovato la sua ultima dimora in questa zona. Si tratta di un sarcofago, scolpito con modesta maestria, situato sulla sommità di una grande pietra calcarea, in gran parte interrata. Il sarcofago misura circa 1,60 metri di lunghezza per 0,70 metri di larghezza, con una profondità di circa 0,60 metri. La copertura è costituita da una grande lastra di pietra calcarea che si incastra attraverso fori posti agli angoli del sarcofago.

Non ci sono iscrizioni o incisioni né sulla copertura né nelle vicinanze del sarcofago. Al momento della sua scoperta nel XIX secolo, furono trovati una spada, un cinturone metallico intarsiato e, secondo quanto riportato da Mariani in una nota, anche un elmo di bronzo di tipo “calcidico” con alette e paragnatidi. L’intero corredo funerario fu venduto dallo scopritore a un professionista abruzzese non specificato, probabilmente un medico appassionato di oggetti simili.

“Discover” Civitacampomarano: scopri il Molise in Realtà Aumentata

Il Comune di Civitacampomarano, in collaborazione con la direzione regionale Musei Molise, ha recentemente portato a termine uno straordinario progetto importanti progetti volti a valorizzare il patrimonio artistico del territorio e migliorare l’accessibilità del borgo per i turisti.

Il progetto si chiama”Discover” Civitacampomarano, ha l’obiettivo di accrescere l’attrattività e la fruibilità del borgo e del Castello di Civitacampomarano, realizzando un’ avveniristica applicazione con l’obiettivo di rendere “spettacolare” la visita da parte dei turisti illustrando in maniera innovativa la storia, i luoghi e i personaggi storici.

L’iniziativa si propone di rendere la visita dei turisti un’esperienza spettacolare e coinvolgente.

Ogni visitatore potrà recarsi presso la biglietteria del castello e ritirare un tablet per fruire dell’esperienza (o trovare le informazioni per scaricare la app sul proprio device per Apple (iOs) e Android), da quel momento sarà immerso completamente nel percorso e scoprire ogni aspetto storico e artistico del Monumento.

L’applicativo oggetto del progetto è realizzato sfruttando le potenzialità della realtà aumentata per consentire una visita “guidata” digitale per le strade del borgo e all’interno del Castello di Civitacampomarano. Una nuova tecnologia immersiva che consente di sovrapporre elementi virtuali alla realtà che sta riscontrando sempre maggiore successo ove applicata ai beni culturali e quindi fruita da parte del pubblico. Adattata al settore del patrimonio culturale e dei musei, la Realtà Aumentata offre nuove prospettive per la presentazione dei siti e delle opere, consentendo così di ricreare elementi scomparsi, inserire informazioni complementari, ricostruire scene o allestimenti con una modalità al contempo spettacolare, ludica ed educativa.

Sono due le “guide” che accompagneranno gli ospiti nel loro percorso attraverso il borgo e il Castello di Civitacampomarano:

  • La visita del borgo di Civitacampomarano attraverso la Mappa Interattiva dei Murales di CVTà Street Fest sarà accompagnata dalla voce del fantasma di Altabella di Sangro, un’attrice che, in italiano e in inglese, spiegherà le opere d’arte contemporanee realizzate dagli artisti di strada coinvolti nel Festival.
  • La visita del Castello di Civitacampomarano sarà accompagnata da un “ologramma”, una “Guida Olografica” che comparirà negli spazi del maniero quando saranno inquadrati i marker sparsi nel maniero.

Grazie a questo progetto, Civitacampomarano conferma il suo impegno nella valorizzazione del proprio patrimonio culturale e artistico, offrendo ai visitatori un’esperienza indimenticabile e arricchente. L’Amministrazione comunale si è dimostrata attenta e sensibile ai bisogni dei turisti, permettendo loro di entrare a contatto con la storia e la bellezza del borgo in maniera innovativa e coinvolgente. Si tratta di un importante passo avanti nella promozione del turismo del territorio, che speriamo possa attrarre sempre più visitatori desiderosi di scoprire le meraviglie di Civitacampomarano.

Termoli Comics & Games: la rivincita dei nerd molisani

Chi ha detto che il Molise non esiste? A smentire questa diceria ci pensa “Termoli Comics & Games“, la prima edizione di un festival dedicato alla Pop Culture organizzato da organizzato da Nicola Palmieri e Mario Palladino, in arte Quei Due Sul Server (Qdss).

Dal 16 al 18 giugno 2023 andrà dunque in scena nella cittadina costiera molisana, il vero, primo evento dedicato ai giochi e ai fumetti che si sia mai visto in Molise: un’iniziativa totalmente gratuita che coinvolgerà le piazze e le strade del borgo antico con stand nerd ed espositori da tutta Italia!

Nicola Palmieri, patrono di Termoli Comics & Games ba dichiarato: 

Dobbiamo tanto a chi ha creduto nel progetto, grazie alla fiducia di Prestiter, Italian Gas, Kmon, Asmodee, il Centro Costa Verde e al Comune di Termoli in particolare all’assessore Barile, tutto questo non sarebbe stato possibile. Stiamo lavorando su questo evento da oltre due anni, e aspettiamo tutti i visitatori a braccia aperte!”.

Per tre giorni, tutta Termoli diverrà dunque la capitale ideale per tutti gli appassionati del mondo nerd anche grazie agli splendidi allestimenti curati dall’Associazione Larinella organizzatrice del Carnevale storico di Larino: Piazza Sant’Antonio sarà la location per giochi da Tavolo e gli spazi dedicati agli artisti; il palco principale e l’area dedicata allo street food coinvolgerà l’iconica Piazza Vittorio Veneto (Piazza Monumento) mentre nel suggestivo Castello Svevo sarà allestita la mostra in onore del leggendario Benito Jacovitti.

Il palco sarà la roccaforte di una serie di ospiti esclusivi come Yotobi, Sabaku No Maiku, Parliamo di Videogiochi, Cristina di Tella, Phenrir Mailoki, 20 Facce, Jematria, Dlarzz, Edoardo fa Cose, La sedia a 2 Gambe e Poggodoggo. Non solo creator e youtuber, in Molise giungeranno anche altri grandi artisti dell’industria pop italiana come Maurizio Di Vincenzo (Dylan Dog), Luca Salvagno (Cocco Bill), Antonio Sarchione (Dragonero) e poi Boban Pesov, Fabrizio De Nicola, Chiara Colagrande, Valentina Bianconi, Giovanni De Micheli e molti altri.

Piazza Vittorio risuonerà di numerosi live  con 3 band differenti: Scooppiati (venerdì), I cartoni animali (sabato) e i Bardomagno (domenica). Domenica poi si svolgerà il classico Contat Cosplay, con tanto di premi e giudici d’eccellenza.

Come fare a non perdersi in questo mare di iniziative? Basta scaricare l’apposita app con la mappa interattiva degli eventi e delle aree culturali di Termoli e zone limitrofe!

Qdss ha davvero pensato a tutto, compreso l’impatto ambientale dell’evento e l’accessibilità del festival a tutti gli utenti: in ottica di sostenibilità il festival ha stipulato un accordo con Treedome (per la piantumazione di una foresta di più di mille alberi dedicata al festival), con Plasticfree (con cui si è impegnata in una raccolta speciale di rifiuti il sabato 17 Giugno) e con l’Associazione Italiana Persone Down Onlus.

Per info: termolicomics.it.

Il castello di Civitacampomarano

Il Molise esiste ed è un luogo fantastico. Una terra meravigliosa, tra mare e montagna culla della civiltà italiana (uno dei primissimi insediamenti umani è stato proprio vicino ad Isernia) che ha visto susseguirsi popoli e culture che hanno lasciato dietro di se moltissimi siti archeologici e tante, tante leggende.

Tra queste opere meravigliose svetta il castello di Civitacampomarano in provincia di Campobasso, che sorge nella parte centrale del borgo su un crinale di arenaria, fra i torrenti Mordale e il Vallone Grande, uno degli affluenti del fiume Biferno. Secondo gli studiosi, la struttura dovrebbe risalire al XIII secolo, presentando l’edificio degli elementi architettonici tipici dell’epoca, sotto la dominazione angioina. La pianta è quadrangolare, scandita ai vertici da tre torri cilindriche, di cui due perfettamente conservate. Intorno alla struttura c’è un fossato che si affaccia sull’attuale Piazza Municipio. Il fossato è oggi colmato dal verde, ma, dalla fine del Quattrocento in poi, separava il castello dalla cinta muraria occidentale.  Dichiarato Monumento nazionale il 2 maggio del 1979 con Decreto del Ministero per i Beni e le Attività culturali, è stato acquistato dallo Stato nel marzo del 1988, preso in consegna nel 1996 ed è stato chiuso per un lungo lavoro di restauro tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila.

Il primo insediamento è stato, con molta probabilità, un’area fortificata di origine sannitica. All’interno di questa, nel periodo alto medievale si è sviluppato il primo nucleo abitativo. Una delle prime strutture ad essere erette, secondo i canoni architettonici molisani del XIII secolo, è stata una roccaforte, munita di torre centrale merlata, cinta muraria e un fossato che cingeva i tre lati. La torre circolare, i cui resti della fondazione sono stati ritrovati al centro dell’androne, sotto la pavimentazione,  appartiene probabilmente  a questa fase. Appartengono invece all’epoca angioina elementi quali i beccatelli, le feritoie, le finestre e il portale che vedrete sul fronte orientale. All’epoca di Carlo II d’Angiò, tra la fine del 1200 e i primi del 1300, il castello aveva probabilmente già forma quadrangolare e al centro una torre circolare.

Tra il XIV e il XV secolo, il sito subì una nuova trasformazione: prima attorno al recinto fortificato all’interno del cortile fu costruita una fortezza di forma quadrilatera irregolare, protetta agli angoli da quattro torri cilindriche. Successivamente, in epoca aragonese, la struttura assunse le caratteristiche architettoniche di un tipico “castello di transizione” un castello cioè modificato per adeguarlo all’introduzione delle armi da fuoco. Nel XV secolo il castello si munì di tre torrioni cilindrici, capisaldi della fortificazione, che potete ancora leggere nelle murature dell’attuale loggiato. Furono aperte sia sulle parti alte delle torri di angolo, sia sopra che sotto il redondone (il cordone di pietra che corre lungo la parete esterna) delle strette feritoie che allargandosi verso l’interno, garantivano un’efficace gestione dell’arma, e consentivano un vasto angolo di tiro.

Il castello assume la forma attuale durante la prima metà del XV secolo quando diviene titolare del feudo il capitano di ventura Paolo di Sangro. L’estendersi dell’uso bellico delle armi da fuoco e il progressivo abbandono della guerra di cavalleria impongono modifiche strutturali. Paolo di Sangro decide di fortificare il lato occidentale, quello più esposto, costruendo una seconda cortina di mura che si andò ad addossare a quella preesistente. Fa poi erigere due imponenti torrioni chiusi con ordine casamattato, per l’alloggiamento delle bocche da fuoco, e sovrastate da un terrazzamento merlato fornito di due archibugiere, ossia ulteriori feritoie attraverso cui era possibile sparare. A fine Quattrocento vennero coperte le merlature sia delle torri che della cortina per creare con il piano sottostante un ulteriore ordine casamattato. Dunque è possibile notare le nuove aperture nella parete per dar luogo alla collocazione delle troniere e delle bombardiere oltre delle già presenti archibugiere, formate da un foro circolare sormontato da un’apertura verticale a croce. Qui vennero posizionati i cannoni e le bombarde.  Fu la corte Aragonese a volere questi adeguamenti, perché temeva rappresaglie francesi da parte dell’esercito di Carlo VIII. Per questo fu chiamato uno dei massimi esperti di fortificazioni dell’epoca: il senese Francesco di Giorgio Martini. A lui si deve il nuovo impianto di fortificazione dell’intero borgo, avvenuto probabilmente tra il 1491 e il 1495. Appartiene a questo stesso periodo, e all’intervento di Francesco Giorgio Martini, l’apertura all’altezza dell’ordine casamattato inferiore di un piccolo portale. Di fronte a questa apertura, all’interno del fossato, vennero eretti due grossi pilastri e al di là del fossato una cinta muraria con camminamento di ronda che copriva l’intero versante occidentale, oggi non più esistente.

Nel 1450, il castello di Civitacampomarano celebrò il matrimonio tra Cola Monforte e Altabella, figlia del più noto capitano di ventura Paolo di Sangro. Un matrimonio politico che fu celebrato con solennità, secondo l’uso «per cultellum flexum», «intra dominos, proceres, nobiles et magnates» del Regno, consegnando alla sposa, a garanzia della corretta esecuzione dei patti matrimoniali, un simbolico coltello a serramanico. Da Altabella, il mercenario Cola ebbe tre figli Angelo, Giovanni e Giovancarlo, ma il loro patto matrimoniale era probabilmente basato esclusivamente su accordi strategici e politici tanto che l’uomo, nell’agosto del 1465, mentre la coppia era in esilio a Mantova, decise di uccidere la moglie, dopo aver appreso di un suo presunto adulterio. Secondo molte leggende locali, il fantasma di Altabella ancora si muoverebbe all’interno del maniero in attesa del ritorno del suo consorte.

Fu proprio Paolo di Sangro che decise di aprire il portale di ingresso al castello sul il lato orientale. Sopra di esso, realizzato in roccia sedimentaria, campeggia il suo stemma araldico.  In esso vediamo ripercorsa nella simbologia, la storia del casato.  Lo scudo gotico a sette bande in oro e azzurro era l’insegna di famiglia. Sopra di essa insiste un elmo con cimiero e un grifo che tiene sotto le zampe due gigli capovolti, emblema degli angioini che furono traditi da Paolo di Sangro nella battaglia della Piana di Sessano nel 1442 a favore della famiglia Aragonese. Ai lati dello stemma ancora si riesce a leggere, nonostante l’erosione, il suo nome scritto in corsivo  Paul[us] de Sa[ngro]. Al lato dello stemma campeggiano due rosette, probabile riferimento al matrimonio della figlia di Paolo,  “la magnifica damicella Altabella”, con Cola di Monforte, conte di Campobasso, il cui stemma familiare include quattro rosette. Lo stemma in marmo che sovrasta quello della famiglia di Sangro è il blasone dei Carafa della Spina, a bande orizzontali con ramo spinoso posto in diagonale. I Carafa furono il casato che succedette ai di Sangro nel dominio di Civitacampomarano.  Successivamente altre famiglie nobili subentrarono nel feudo mentre l’ultima proprietaria è stata Anna Roberti-Calzona.

Un altro spunto interessante di approfondimento potrebbe essere quello di intercettare una presunta connessione tra il Castello di Civitacampomarano e l’opera di Alessandro Manzoni , soprattutto nella creazione narrativa dell’affascinante personaggio dell’Innominato e del suo Castello.  Nel capitolo XX de “I Promessi Sposi” troviamo questa descrizione:

«Il castello dell’Innominato era a cavaliere di una valle angusta e uggiosa, sulla cima di un poggio che sporge in fuori da un’aspra giogaia di monti, ed è, non si saprebbe dir bene, se congiunto ad essa o separatone da un mucchio di massi e di dirupi, e da un andirivieni di tane e di precipizi, che si prolungano anche dalle due parti. quella che guarda la valle e’ la sola praticabile […].». 

L’ipotesi risulta plausibile poiché, durante l’esilio, Vincenzo Cuoco sostò a Milano per sei anni dove frequentò il salotto di Giulia Beccaria, madre di Manzoni. Qui fece conoscere la visione di Giambattista Vico sulla storia, che confluirà nel concetto di Provvidenza. La descrizione che il Manzoni fa del Castello dell’Innominato rappresenta la fotografia esatta della collocazione del Castello di Civitacampomarano: il maniero, posto a sella d’asino su un costone di roccia, sovrasta due precipizi dove scorrono due torrenti. La morfologia del territorio porterebbe quindi a individuare nel castello di Civitacampomarano proprio quello dell’Innominato.

Per scoprire il Castello e il Borgo di Civitacampomarano vi invitiamo a scaricare l’app in Realtà Aumentata “Discover Civita” per smartphone Apple (iOs) e Android.

Vampire Survivors: l’indie game italiano ci porta nel Molise fantasy

Vampire Survivors è un gioco indie sviluppato da Luca Galante, un programmatore italiano che ha realizzato il suo sogno di creare un action roguelike ispirato a Castlevania. Il gioco è stato un successo su Steam, dove ha ricevuto migliaia di recensioni positive e ha vinto il premio per il miglior gioco indie ai The Game Awards 2022. In questo articolo, analizzeremo le caratteristiche principali di Vampire Survivors e ci concentreremo sul livello bonus Il Molise, una delle novità introdotte con l’aggiornamento 1.0.

Vampire Survivors è un gioco che non richiede una trama complessa o una grafica sofisticata, ma che punta tutto sul divertimento immediato e sulla sfida crescente. Il giocatore deve scegliere uno dei tanti personaggi disponibili, ognuno con le sue armi e abilità, e affrontare ondate di nemici in scenari 2D generati casualmente. Lo scopo è sopravvivere per 30 minuti, raccogliendo gemme, monete, potenziamenti e tesori, e cercando di creare la build più efficace possibile. Il gioco offre una grande varietà di nemici, armi, oggetti e modificatori, che rendono ogni partita diversa e imprevedibile. Inoltre, il gioco ha una modalità hyper, che aumenta la difficoltà e i premi, e una modalità endless, che sfida il giocatore a resistere il più a lungo possibile.

Being A Good Boy In Il Molise | Vampire Survivors

Il livello Il Molise è uno dei quattro livelli bonus di Vampire Survivors, insieme a The Moon, The Void e The Abyss. Questi livelli sono sbloccabili completando determinati requisiti, come sbloccare la modalità hyper per una delle fasi normali, o usare una parola magica nel libro proibito di Morbane. Il livello Il Molise è un omaggio alla regione italiana del Molise, che spesso viene dimenticata o ignorata, e che è diventata un meme su internet. Il livello ha un aspetto idilliaco, con fiori, alberi e colline, e una musica rilassante. I nemici sono dei vasi di terracotta con volti umani, che non si muovono e che possono essere distrutti facilmente. Il livello sembra quindi una passeggiata, ma nasconde una sorpresa: dopo 15 minuti, compare la mietitrice, un nemico invincibile che insegue il giocatore e lo uccide con un solo colpo. L’unico modo per sfuggirle è correre il più veloce possibile, cercando di evitare gli ostacoli e i nemici. Se il giocatore riesce a sopravvivere fino a 21 minuti, verrà ricompensato con una pioggia di vasi che rilasciano tantissime monete, che possono essere usate per comprare potenziamenti permanenti e nuovi personaggi. Il livello Il Molise è quindi un livello che mette alla prova la velocità e i riflessi del giocatore, e che offre una grande opportunità di guadagnare oro.

Vampire Survivors è un gioco che consigliamo a tutti gli amanti dei roguelike e dei giochi retrò, che vogliono divertirsi con un titolo semplice ma coinvolgente, che offre una grande rigiocabilità e una sfida sempre stimolante. Il livello Il Molise è uno dei punti di forza del gioco, che dimostra l’ironia e la creatività dello sviluppatore, e che regala al giocatore momenti di tensione e di soddisfazione.

La ‘ndocciata, dal Sol Invictus alle streghe

Le origini della ‘ndocciata di Agnone vanno ricercate nei tempi più remoti. La ‘ndocciata è il rito del fuoco appartenente alla tradizione natalizia di Agnone. Le sue radici affondano nel paganesimo, e vengono poi inglobate nel concetto più cristiano di Sole di Giustizia. Abbandonato il concetto di Sol Invictus approdiamo a quello di buon auspicio legato al propizio vento del nord, fino a giungere alle streghe, nel Medioevo. Leggenda narra che le streghe prima di entrare nelle case dovevano contare gli aghi dell’abete, legno con cui vengono appunto realizzate le ‘ndocce. Importante è anche il significato spirituale assunto da questo albero sacro ai celti, un significato legato al concetto di rinnovamento. Altri riferimenti riguardano il Solstizio d’inverno e i riti della rinascita della luce che trionfa sulle tenebre.

Non manca nella tradizione l’aspetto più romantico, per cui la ‘ndoccia era utilizzata dagli innamorati per corteggiare la dama del cuore. L’usanza vuole che che gareggiasse per realizzare la fiaccola più bella che veniva poi lasciata sotto casa dell’amata. Se lei si affacciava il sogno d’amore era coronato, altrimenti il sogno svaniva in una secchiata d’acqua.

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