X-Men – Conflitto finale: il capitolo conclusivo della saga dei mutanti

Il film diretto da Brett Ratner è il terzo e ultimo episodio della trilogia cinematografica dedicata ai personaggi dei fumetti Marvel creati da Stan Lee e Jack Kirby. Il film, uscito nel 2006, riprende le vicende dei mutanti, esseri umani dotati di poteri straordinari, che devono affrontare due grandi sfide: la scoperta di una cura che potrebbe cancellare il loro gene mutante e il ritorno di Jean Grey, la potente telepate che si credeva morta, ora trasformata nella Fenice, una forza distruttrice incontrollabile.

X Men Conflitto Finale  (2006) TRAILER ITA

Il film si apre con un flashback ambientato vent’anni prima, in cui vediamo il giovane Charles Xavier e il suo amico Erik Lehnsherr, noto come Magneto, incontrare per la prima volta Jean Grey, una bambina dotata di incredibili poteri psichici. I due le offrono la loro protezione e la possibilità di frequentare la scuola per giovani dotati di Xavier, dove i mutanti possono imparare a controllare le loro abilità e a convivere con gli umani. Nel presente, invece, assistiamo alla presentazione di una cura per il gene mutante, sviluppata da una società farmaceutica che sfrutta il sangue di un bambino mutante, Leech, capace di annullare i poteri altrui. La notizia scatena reazioni contrastanti tra i mutanti: alcuni vedono la cura come una speranza di normalità, altri come una minaccia alla loro identità e alla loro libertà. Magneto, il leader dei mutanti ribelli, dichiara guerra agli umani e recluta un esercito di seguaci, tra cui la misteriosa Callisto, il gigantesco Juggernaut e il letale Pyro. Xavier, invece, cerca di mantenere la pace e di difendere i diritti dei mutanti, guidando i suoi X-Men, tra cui Wolverine, Tempesta, Ciclope, Bestia, Kitty Pryde, Colosso e Rogue. Il conflitto si complica ulteriormente quando Wolverine scopre che Jean Grey è ancora viva, ma ha perso il controllo dei suoi poteri, diventando la Fenice, una creatura instabile e pericolosa, che uccide Ciclope e tradisce gli X-Men, unendosi a Magneto. Xavier tenta di riportarla alla ragione, ma viene ucciso da lei stessa, in una scena scioccante e drammatica. Gli X-Men, sconvolti dalla morte del loro mentore, decidono di continuare la sua missione e di fermare Magneto, che intende distruggere la fonte della cura, situata sull’isola di Alcatraz, a San Francisco. Lì si scatena una battaglia epica, in cui gli X-Men devono affrontare i nemici, ma anche le loro paure e i loro dubbi. Alcuni di loro, come Rogue e Angel, scelgono di sottoporsi alla cura, rinunciando ai loro poteri, altri, come Bestia e Kitty Pryde, li usano per salvare vite innocenti. Wolverine, invece, deve fare i conti con il suo amore per Jean Grey, che lo implora di ucciderla per liberarla dalla Fenice. Il film si conclude con la vittoria degli X-Men, che riescono a fermare Magneto e a neutralizzare la Fenice, grazie al sacrificio di Wolverine, che sopravvive grazie al suo fattore rigenerante. Il film lascia però aperte alcune possibilità: Magneto, privato dei suoi poteri dalla cura, sembra recuperare una minima parte di essi, mentre Xavier, apparentemente morto, si trasferisce nel corpo di un uomo in coma, come si scopre in una scena dopo i titoli di coda.

X-Men – Conflitto finale è un film che cerca di chiudere in modo spettacolare e emozionante la saga dei mutanti, ma che non riesce a eguagliare la qualità dei precedenti capitoli, diretti da Bryan Singer. Il film soffre infatti di una sceneggiatura confusa e superficiale, che cerca di inserire troppe storie e troppi personaggi, senza approfondirli adeguatamente. Il film sacrifica la complessità e la profondità dei temi affrontati, come la discriminazione, l’identità, la diversità, la scelta, per privilegiare l’azione e gli effetti speciali, che sono sicuramente di buon livello, ma non bastano a rendere il film memorabile. Il film delude anche i fan dei fumetti, che si aspettavano una trasposizione fedele e rispettosa di due delle più famose e apprezzate saghe dei mutanti: la saga di Fenice Nera e la saga di Talenti. Il film, invece, altera e banalizza le storie originali, snaturando i personaggi e le loro motivazioni. Il film, inoltre, uccide alcuni dei personaggi più amati, come Xavier e Ciclope, in modo gratuito e ingiustificato, mentre ne introduce di nuovi, come Bestia, Angel, Kitty Pryde, Juggernaut, senza dare loro lo spazio e il peso che meriterebbero. Il film, infine, non riesce a sfruttare appieno il potenziale del cast, che vede il ritorno di attori di talento come Hugh Jackman, Patrick Stewart, Ian McKellen, Halle Berry, Famke Janssen, Anna Paquin, ma anche l’ingresso di nuove star come Kelsey Grammer, Ellen Page, Ben Foster. Il film, insomma, è un’occasione sprecata, che non rende giustizia alla ricchezza e alla bellezza dell’universo dei mutanti, che avrebbe meritato una conclusione più degna e soddisfacente.

Wolverine – L’immortale

Wolverine – L’immortale è il secondo film dedicato al personaggio più popolare degli X-Men, interpretato da Hugh Jackman. Il film si svolge dopo gli eventi di X-Men – Conflitto finale e vede il mutante con gli artigli di adamantio alle prese con il suo passato e il suo futuro in Giappone. Qui, Wolverine incontra un vecchio amico che gli offre la possibilità di liberarsi dalla sua maledizione dell’immortalità, ma si ritrova coinvolto in una pericolosa cospirazione che mette a rischio la sua vita e quella di una giovane ereditiera.

Wolverine L'immortale - Trailer Italiano - Dal 25 Luglio al cinema

Il film, diretto da James Mangold, si ispira alla celebre saga a fumetti di Chris Claremont e Frank Miller, ambientata nel Sol Levante. Il regista cerca di dare spessore drammatico e psicologico al protagonista, esplorando i suoi tormenti e le sue domande sul senso della vita eterna. Il film si presenta come un noir giapponese, con elementi di azione, fantascienza e arti marziali. Il tono è più cupo e violento rispetto ai precedenti film sugli X-Men, ma non mancano momenti di ironia e di omaggio alla cultura orientale.

Hugh Jackman è ancora una volta perfetto nel ruolo di Wolverine, mostrando sia la sua forza fisica che la sua fragilità emotiva. Il suo personaggio è al centro della storia e delle scene più spettacolari, come il combattimento sul treno ad alta velocità o lo scontro finale con il Samurai d’argento. Gli altri attori, per lo più giapponesi, sono abbastanza convincenti nei loro ruoli, anche se alcuni risultano un po’ stereotipati o poco approfonditi. Tra le figure femminili, spicca la bella e coraggiosa Yukio, interpretata da Rila Fukushima, che fa da spalla e guida a Wolverine.

Wolverine – L’immortale è un film che può piacere ai fan del personaggio Marvel, che ritrovano almeno un paio di sequenze ad alto tasso di adrenalina che sanno rendergli giustizia. Tuttavia, il film soffre di alcuni difetti, come una trama troppo complicata e piena di sottotrame, una regia a volte poco incisiva e un uso eccessivo di effetti speciali, che tolgono realismo e credibilità alle scene. Inoltre, il film non riesce a sfruttare appieno il potenziale del contesto giapponese, che rimane spesso solo una cornice esotica e non una vera fonte di ispirazione.

In conclusione, Wolverine – L’immortale è un film discreto, che offre qualche momento di intrattenimento e di emozione, ma che non raggiunge i livelli di qualità e di originalità di altri cinecomic recenti. Il film vale la pena di essere visto soprattutto per la bravura e il carisma di Hugh Jackman, che conferma di essere l’attore ideale per interpretare Wolverine.

Le 5 leggende

“Le 5 leggende” è un film d’animazione prodotto dalla DreamWorks Animation, diretto da Peter Ramsey e basato sulla serie di libri “I guardiani dell’infanzia” e il corto “L’uomo della Luna” di William Joyce. Il film racconta la storia di cinque eroi, ognuno dotato di superpoteri, che si uniscono per lottare contro il malvagio Pitch, l’Uomo nero e re del regno delle tenebre, che vuole impadronirsi della Terra. I cinque eroi sono Nord, ovvero Babbo Natale, il Coniglietto Pasquale Calmoniglio, Sandman l’uomo di sabbia, la Fatina dei denti Dentolina e Jack Frost, un elfo proveniente da una tradizione folkloristica che lo vuole accanto a Babbo Natale come suo collaboratore nonché portatore di neve.

Le 5 leggende - Trailer

Il film è stato interpretato in lingua originale da Chris Pine, Alec Baldwin, Jude Law, Isla Fisher e Hugh Jackman. La sceneggiatura è stata diretta da David Lindsay-Abaire. Il film è stato distribuito nelle sale il 30 novembre 2021.

“Le 5 leggende” è un film d’animazione che offre una trama avvincente e coinvolgente, con personaggi ben caratterizzati e una grafica di alta qualità. Il film è adatto a tutta la famiglia e riesce a rinnovare le icone dell’infanzia in modo originale e divertente. Tuttavia, alcune recensioni criticano il film per essere troppo incentrato sulle festività e per non avere una trama particolarmente originale. In ogni caso, “Le 5 leggende” è un film che merita di essere visto per la sua capacità di trasportare lo spettatore in un mondo fantastico e pieno di avventura.

Cosa sappiamo su Real Steel della DreamWorks Pictures?

In “Real Steel”, il nuovo futuristico film della DreamWorks Pictures ricco di grinta e di azione, Hugh Jackman interpreta Charlie Kenton, un pugile sul viale del tramonto, costretto a farsi da parte quando il mondo del pugilato è stato invaso da giganteschi robot d’acciaio. Privo ormai di qualsiasi prospettiva, Charlie è diventato un promotore di incontri di pugilato fra i robot e si guadagna a malapena da vivere assemblando robot scadenti e in disuso per cui organizza match nei vari ring clandestini. Ma proprio quando Charlie pensa che le cose non possano andare peggio di così, nella sua vita improvvisamente riappare Max (Dakota Goyo), il figlio che aveva da tempo perso di vista, un ragazzino pieno di risorse malgrado la sua giovane età.

Padre e figlio, dopo un’iniziale reciproca riluttanza, uniscono le loro forze per costruire e addestrare un robot malandato e trasformarlo in un pugile da combattimento. Sullo sfondo di un’arena brutale e priva di regole, Charlie, avrà finalmente l’occasione di un insperato ritorno

Real Steel” è la storia del riscatto di una vita difficile, raccontata in grande stile cinematografico e condita di sorprese. Il film unisce scenari spettacolari ad una narrazione realistica e toccante. Il regista di “Real Steel”, Shawn Levy lo considera la storia di un riscatto morale di tre anime perse e dimenticate: “I personaggi principali – un padre, un figlio e un robot –– sono tre esseri abbandonati da tutto e da tutti,” dice Levy. “La storia racconta il modo in cui questo trio riuscirà a tornare a galla e rimettersi in gioco”.

Don Murphy, Susan Montford e Shawn Levy hanno prodotto “Real Steel”. I produttori esecutivi sono Jack Rapke, Robert Zemeckis, Steve Starkey, Steven Spielberg, Mary McLaglen e Josh McLaglen. La sceneggiatura è di John Gatins, ed è tratta da una storia di Dan Gilroy e Jeremy Leven.

Real Steel” è in parte basato su “Steel”, il racconto breve del leggendario maestro di fantascienza Richard Matheson, già adattato per la TV in una puntata di “Twilight Zone” del 1963, interpretata da Lee Marvin. Matheson vanta una prolifica carriera da oltre mezzo secolo, e molti dei suoi romanzi più noti fra cui “I Am Legend”, “Hell House”, “Somewhere in Time” e “What Dreams May Come”, sono stati trasformati in film a soggetto. Matheson fa parte della Science Fiction Hall of Fame dal 2010.

“Real Steel” presenta inoltre Evangeline Lilly, Anthony Mackie, Kevin Durand, Hope Davis e James Rebhorn.

LA PREMESSA

Immaginate un’epoca in un futuro non lontano (2020) in cui gli appassionati di boxe sono ormai stanchi di assistere a match in cui semplici esseri umani si prendono a pugni. E’ un’epoca in cui il pubblico è sempre più assetato di violenza e di massacri, e non si accontenta più delle performance limitate di atleti in carne ed ossa. E’ un mondo in cui la boxe si è evoluta al punto tale in cui non ci sono più uomini sul ring, bensì robot che si affrontano senza alcuna regola. Concetti come l’abilità, l’eleganza, il talento e la professionalità appartengono ormai al passato. I fan cercano ormai solo la potenza incontrollata di colpi fatali, allo scopo della totale distruzione dell’avversario.

L’idea di robot pugili ha stuzzicato la fantasia del noto regista Shawn Levy, che vanta commedie di grande successo tra cui il franchise di “Una notte al museo” e “Notte folle a Manhattan”. Quando la DreamWorks gli ha presentato l’idea di “Real Steel”, Levy afferma di essersi interessato al progetto per via della partecipazione di Steven Spielberg e Stacey Snider. “Mi hanno convocato per parlarmi di questa idea che inizialmente sembrava assolutamente folle da realizzare in un film”, racconta Levy. “Ovviamente ero molto lusingato e quando ho letto la sceneggiatura ho pensato che poteva essere l’occasione di farne un film ambientato nel mondo dello sport, in cui viene esplorato con sentimento il rapporto fra un padre e un figlio. Questo mi ha galvanizzato”.

Eravamo entusiasti di poter lavorare con Shawn”, commenta Stacey Snider, socia principale/co-presidentessa/CEO dei DreamWorks Studios. “Con questo film, ha superato persino i grandi successi che finora lo hanno reso noto. ‘Real Steel’ rappresenta veramente il suo punto di svolta”.

Il produttore esecutivo Steven Spielberg concorda, e dichiara a sua volta: “Shawn ha creato una realtà. Questo è forse il suo film più realistico, con cui Shawn si è completamente reinventato come filmmaker. Il film è bellissimo, le riprese sono ricche di dettagli e di immaginazione. Quando è finito, gli ho detto: ‘Finora avevi raccontato tante belle storie, ma questo è il tuo primo vero film’.”

Shawn Levy non è solo un fan del pugilato ma un accanito ammiratore di film del genere, quali “Toro Scatenato” e “Rocky”. “Mi piacciono anche quelli minori, perché generalmente c’è un eroe caduto in disgrazia che fa di tutto per riabilitarsi e alla fine riesce nuovamente a trionfare sul ring”, spiega il regista. “‘Real Steel’ è un omaggio a tutti i film sulla boxe che guardavo quando ero ragazzo, insieme ai miei fratelli. Alcuni li avrò visti persino 50 volte!”

Levy continua: “Penso che alla gente piaccia la netta divisione fra vincitore e perdente che caratterizza un incontro di pugilato. E’ un aspetto molto semplice che non fa altro che accrescere l’interesse in questo sport. Con pugili brillanti come Ali o Sugar Ray Leonard, accade sempre qualcosa di elettrico, che non è paragonabile a nessun altro sport”.

Rispetto all’atmosfera di “Real Steel”, Levy afferma che il film senza dubbio non è ‘intimista’ ma che ha una dimensione epica che supera di gran lunga tutti i suoi lavori precedenti. “La boxe dei robot è uno sport grandioso e spettacolare”, dice, “ma al di là di questo, il film stesso è molto cinematografico, e presenta grandi panorami e vaste location. E’ un viaggio attraverso gli sconfinati territori americani”.

Tuttavia il regista Levy non voleva puntare solo sugli scenari o sui futuristici robot meccanici, per raccontare questa storia. “Per me questo film non doveva essere solo spettacolare”, spiega Levy. “Non sarebbe stato originale. La sceneggiatura contiene un aspetto molto umano, quindi il risultato doveva essere un grande film d’azione che fa da sfondo ad una storia sincera e toccante sul tema del riscatto morale e della salvezza”.

Forse Steven Spielberg descrive meglio il tema centrale del film quando lo definisce “l’appassionante storia di tre individui che vogliono rimettersi in gioco: un quarantenne, un ragazzino di dodici anni e un robot di nome Atom, che è il vero ingrediente segreto di ‘Real Steel’.”

Il personaggio di Hugh Jackman, Charlie Kenton, in gioventù è stato un peso massimo, ma ora è ridotto male. Spiega il regista Levy: “La cosa peggiore è che Charlie ora è costretto a guadagnarsi da vivere proprio grazie a quelle macchine che gli hanno tolto il lavoro. I robot che deve promuovere nelle gare gli generano un sentimento misto di gratitudine e risentimento”.

Quando Charlie ritrova, senza volere, Max, il figlio che da tempo ha abbandonato, è chiaro a tutti che l’unica cosa che i due hanno in comune è un reciproco risentimento. Tuttavia nutrono entrambi un forte interesse nei confronti dei pugili robot, e poco a poco, non senza difficoltà, iniziano a comunicare. All’inizio fanno fatica ad ingranare, ma quando trovano un vecchio robot in una discarica, ha inizio il loro viaggio comune per ritrovare se stessi.

Riflette il produttore Don Murphy: “La prima volta che incontriamo Charlie, è un uomo disperato; organizza incontri di boxe fra robot nel circuito della contea. Ma poi seguiremo la sua trasformazione e la sua determinazione per raggiungere il suo massimo obiettivo e cioè gareggiare e vincere nella lega ufficiale, la WRB [World Robot Boxing League]”.

Ma grazie ai suoi due compagni – un robot trovato in un cumulo di rifiuti, e un ragazzino pieno di grinta che conosce a memoria tutte li dettagli della grande lega del boxing, la WRB – Charlie non ha solo l’occasione di vincere, bensì di rinascere.

Regista esperto di commedie, Levy afferma che avendo sempre associato i set delle commedie al divertimento e alla leggerezza, di contro era convinto che il set di un film drammatico fosse necessariamente più serio e più intenso. Ma gli è stato dimostrato ampiamente il contrario! “Ho capito che qualsiasi sia il genere di film che dirigo, mi piace fare questo lavoro, mi piace essere lì tutti i giorni e la mia energia è contagiosa. Voglio che i miei set siano un posto in cui la gente vuole dare il meglio di sé e in cui sa di poter essere trattata con rispetto. In parte contribuisco a questa atmosfera perché fornisco alla squadra sempre le direttive della giornata, lasciando però, allo stesso tempo, a tutti, spazio alla scoperta e all’improvvisazione. Molto di quello che abbiamo girato nel film non era sul copione. Se si concede libertà sul set, si sviluppa meglio la creatività e si ricevono grandi sorprese”.

Essendo così ammirato per la sua creatività e amabilità, Levy attrae facilmente i massimi talenti dell’industria dello spettacolo, per lavorare nei suoi film. Afferma: “Sono davvero fortunato. Faccio un film all’anno, o quasi, e non potrei mantenere questo ritmo se non avessi una squadra di persone che sono davvero il ‘top’ in questo campo: parlo di gente come Mauro Fiore [direttore della fotografia], Tom Meyer [scenografo], Marlene Stewart [costumista], Josh McLaglen e Mary McLaglen [produttori esecutivi] e, ovviamente, il mio montatore Dean Zimmerman, che considero un mago. Lo stesso vale per la squadra della post produzione. E’ il quinto film che facciamo insieme”.

La produttrice Susan Montford riassume la sua esperienza al fianco di Shawn Levy in “Real Steel”: “Siamo rimasti colpiti da Shawn perché è un vero leader. E’ una grande fonte di ispirazione e grazie a lui tutti vogliono dare il meglio, sia gli attori che i tecnici. Tutti vengono sul set contenti di quel che stanno facendo e desiderosi di realizzare un bel film: questo è un risultato straordinario per un regista”.

IL CAST

Il regista Levy e la sua squadra di produzione hanno trascorso diverso tempo per trovare gli attori ideali per ognuno dei ruoli di “Real Steel” e sono felici del risultato, che ha arricchito i personaggi al di là di ogni aspettativa.

Il primo della lista per Levy era Hugh Jackman nel ruolo di Charlie Kenton. Commenta così questa scelta, il produttore esecutivo Steven Spielberg: “Penso che Shawn abbia avuto un grande intuito ad immaginare Hugh Jackman nella parte di Charlie. E’stata un’idea brillante. E’ stata la scintilla che ha acceso tutto il resto”.

Ciò che ha attratto immediatamente Hugh Jackman (“X-Men le origini: Wolverine”, “The Prestige”) al ruolo di Charlie è lo stesso che ha convinto il regista e la DreamWorks a voler realizzare questa magnifica storia. Dice Jackman: “La cosa che mi è piaciuta subito e in assoluto del copione è il rapporto fra padre e figlio e l’idea che qualcuno che ha commesso degli errori e che abbia rimpianti, ottenga dalla vita una seconda possibilità, per riuscire a diventare una persona migliore”.

Jackman era inoltre intrigato dal mondo in cui è ambientata la storia. “Mi piaceva molto l’idea di un’epoca non troppo lontana da noi. E’ un futuro incredibilmente accessibile”, afferma il premiato attore. “Oltre tutto sono un fanatico degli sport e l’idea di robot che combattono sul ring mi affascinava . E poi c’è la storia di un uomo in difficoltà, una persona che alla fine ritrova il coraggio di combattere per vincere. E’ senza dubbio uno di quei film che ti fanno sentire bene, e per me era anche qualcosa di estremamente diverso da quello che avevo fatto fino a quel momento. E poi avrei lavorato con Shawn Levy! E’ la persona più positiva, energica e divertente con cui lavorare. Le riprese di questo film sono state le più interessanti e gustose che abbia mai sperimentato finora”.

Ricambiando il complimento, il regista Levy dichiara con grande enfasi: “Hugh Jackman è uno degli attori più simpatici e gentili dello ‘show biz’. Ormai posso confermarlo di persona. Sembra assurdo, ma si comporta come se non sapesse di essere estremamente attraente nonché una super star del cinema. Spero che non se ne accorga così non cambierà mai. E’ il migliore, e nonostante il suo personaggio sia un uomo indurito dalla vita, lui ne ha mostrato anche il cuore e lo ha reso amabile”.

Per il ruolo di Max, il figlio abbandonato dal padre quando era piccolo, i filmmakers hanno fatto provini a centinaia di ragazzini e hanno trovato tanti attori eccezionali. “Abbiamo sempre saputo che c’era qualcuno fra loro che non solo sarebbe stato adatto alla parte per quanto riguarda il suo aspetto e il suo talento, ma anche perché possiede un tocco in più, qualcosa di inspiegabile a parole, ma che è magico sul grande schermo”, dice Levy.

I filmmakers hanno organizzato un’ampia ricerca per il cast. Racconta Jackman: “Quando è arrivato Dakota, Shawn ed io siamo rimasti davvero colpiti. E’ molto profondo e non ha barriere, permette alla macchina da presa di mostrare la sua anima e questa è una qualità incredibilmente rara per un ragazzo della sua età. Il suo viso ha un aspetto angelico; è estroverso, ed è un ragazzo sereno, dolce e rispettoso. Sia sullo schermo che nella vita reale, è una persona davvero speciale”.

Steven Spielberg ha percepito in Dakota una qualità di cui è sempre alla ricerca quando scrittura gli attori per i suoi film. Spiega: “Durante il provino di Dakota, ho visto un ragazzo vero, non un attore. L’autenticità è quello che cerco sempre negli attori, adulti o ragazzi che siano”.

Dakota Goyo ha fatto quattro provini per il ruolo di Max: due volte su cassetta e due volta di persona, a Los Angeles, dove ha avuto l’occasione di provare con Hugh Jackman. Racconta di questa esperienza: “Non mi sono sentito a disagio con Hugh perché è simpaticissimo. E’ così gentile, organizzato e disponibile. Sono stato contento di aver lavorato al suo fianco perché è una persona straordinaria”.

Per il ruolo di Bailey, assegnato alla popolare star televisiva Evangeline Lilly (“Lost”), il regista Levy confessa di essere da sempre un grandissimo ammiratore dell’attrice e di essersi rallegrato quando la donna ha accettato il ruolo. “Evangeline mi lascia stupefatto”, dice Levy. “Ero pazzo di lei a ‘Lost’. Sono un grande fan di quella serie. In ‘Real Steel’ non solo è pazzesca nelle grandi scene drammatiche fra lei e Dakota e fra lei e Hugh, ma riesce a spiccare anche quando si trova tra la folla durante gli incontri di pugilato. In quei brevi momenti che si alternano con i combattimenti sul ring, riesce a comunicare un’energia viscerale e trascinante. Per noi rappresenta un po’ tutto il pubblico. Si cala totalmente in ciò che accade”.

Lilly è rimasta conquistata dal ruolo di Bailey dopo aver letto il copione di “Real Steel”, che le era stato inviato dal suo agente. Lilly ricorda: “Mi ha toccato il cuore, è stato scritto con grande trasporto e ho desiderato moltissimo poter interpretare quel ruolo”.

Al di là di un bel copione, c’era un altro fattore che ha interessava Lilly rispetto a questo progetto: la possibilità di lavorare con Hugh Jackman. “Qualche tempo fa, dopo aver visto un film da titolo ‘The Fountain – l’albero della vita’, di Darren Aronofsky, interpretato da Hugh Jackman, ho sperato di poter avere un giorno l’occasione di recitare al suo fianco. In quel film l’interpretazione di Hugh lascia senza fiato. Perciò solo per il fatto che anche lui partecipava in questo progetto, ho accettato il ruolo. Oltre tutto, il copione era bellissimo e Shawn Levy lo avrebbe diretto”.

Lilly ha incontrato il regista per fare un provino e non appena sono stati presentati, l’attrice racconta di aver capito che quel film era giusto per lei. “Shawn è molto simpatico”, dichiara l’attrice. “Lo definirei ‘spumeggiante’: è allegro e ha un’energia molto positiva. Penso che nell’industria dello spettacolo sia facile cadere nella trappola di prendersi troppo sul serio e di diventare oppressivi con gli attori. Al contrario Shawn non potrebbe essere più leggero e giocoso, né più collaborativo e divertente”.

Nel film, il personaggio di Lilly, Bailey, è la figlia dell’ex allenatore di Charlie ai tempi in cui faceva il pugile. I due personaggi si conoscono da una vita. Da giovani sono stati innamorati l’uno dell’altra, ma la loro attrazione non è solo fisica: è basata sul fatto che si conoscono benissimo, dentro e fuori. Ognuno sa come interessare l’altro. Bailey conosce Charlie meglio di chiunque altro e la forza gravitazionale che si stabilisce fra i due, fa parte del sottotesto della storia.

Dopo aver visto “Hurt Locker”, Shawn Levy ha voluto che Anthony Mackie leggesse il copione di “Real Steel” per incarnare il ruolo di Finn, il carismatico cronista del Crash Palace, il luogo degli incontri di boxe non ufficiali. Racconta Mackie: “Sono rimasto davvero colpito dalla sceneggiatura. Non avevo letto mai nulla del genere. Il personaggio di Finn è molto carismatico. Ho parlato con Shawn e gli ho detto che mi piaceva l’idea di impersonare Finn”.

Per completare il cast, i filmmakers hanno scritturato l’attrice nominata al Tony Award® per il play “God of Carnage”, nel ruolo di Deborah, la zia di Max, che si batte per ottenere la custodia di suo nipote, rimasto orfano della madre, e James Rebhorn (“White Collar”, “30 Rock”) per la parte di Marvin Barnes, il ricco e anziano marito di Deborah, che potrebbe mantenere Max se il tribunale decidesse di affidarlo a lui e a sua moglie.

Kevin Durand, che aveva già lavorato con Hugh Jackman in “X-Men le origini: Wolverine” e con Evangeline Lilly in “Lost”, ha interpretato il ruolo di Ricky, il promotore di combattimenti fra robot, che nonostante sia da sempre un amico di Charlie, non esita ad affrontarlo per farsi restituire i soldi di un vecchio debito.

L’attrice russa Olga Fonda, che non aveva lavorato ancora granché al cinema, interpreta la proprietaria del robot russo, mentre Karl Yune (“Memorie di una Geisha”, “Speed Racer”) incarna Tak Mashido, il designer del primo robot nel mondo, considerato ormai un’icona nel mondo della boxe meccanica.

Hope Davis, Kevin Durand, James Rebhorn, Karl Yune, Olga Fonda e Anthony Mackie sono tutti attori straordinari”, conclude Levy.

I loro ruoli potrebbero essere considerati secondari ma ognuna di queste persone meravigliose ha arricchito il film con la sua presenza, regalando spessore a personaggi che potevano risultare comuni. Ogni volta che appaiono sullo schermo, la loro interpretazione regala sorprese e impreziosisce il film”, conclude.

LA TECNOLOGIA

Il regista Shawn Levy sa riconoscere il merito del lavoro altrui e afferma che per la straordinaria tecnologia di “Real Steel” lui e le squadre di effetti speciali “hanno attinto alla tecnologia che James Cameron ha sviluppato per ‘Avatar’.”

Levy spiega: “Si tratta di effetti visivi di livello futuristico. In parole povere, al posto di un’inquadratura vuota che in seguito viene riempita attraverso il computer con un robot animato, abbiamo utilizzato la ‘motion capture’, con veri pugili coreografati da Garrett Warren e Sugar Ray Leonard che si battono sul ring. Abbiamo acquisito i dati relativi ai loro movimenti corporei. Li abbiamo digitalizzati, immagazzinati. Poi, a distanza di mesi, siamo arrivati su un set e abbiamo effettuato la ripresa. A quel punto i dati immagazzinati di motion-capture, grazie al sistema Simul-Cam B, sono stati inseriti in un luogo reale.

Abbiamo preso la tecnologia inventata per ‘Avatar’ con qualche sottile differenza. ‘Avatar’ prendeva le performance in motion capture e le inseriva nel mondo virtuale. Noi invece prendiamo le performance motion-capture per inserirle nel mondo vero”.

Levy capisce che questo processo può apparire complicato, e cerca di spiegarlo in modo ancora più semplice. “Ecco di cosa si tratta”, dice. “I combattenti nel ring indossano costumi dotati di sensori per catturare i dati. I pugili combattono. I loro dati mobili – i dati generati dal loro movimento – vengono convertiti simultaneamente in un robot avatar sullo schermo. Quindi possiamo andare sul vero ring con una macchina da presa e grazie a questa tecnologia, portare con noi il match fra robot girato sei mesi prima, per inserirlo in quel ring in quel momento. Così funziona il sistema Simul-Cam B.”

Per illustrare ulteriormente la tecnologia, Levy parla del lavoro svolto nei suoi film precedenti. “Quando ho girato i film della serie ‘Una notte al museo’, oppure quando Hugh ha fatto ‘Wolverine’ e ‘X-Men’, gli attori hanno dovuto recitare davanti al nulla. Bisognava solo sperare che alla fine tutto andasse bene. Ora invece si può effettuare una ripresa in cui Hugh è accanto ai robot nell’inquadratura. Hugh può vedere l’immagine con la quale si deve misurare, e questo aiuta a non dover solo immaginare o sperare”.

La motion capture è stata quindi adattata al movimento dei robot al posto di quello umano. Spiega Levy: “Non potevamo usare la motion capture pura. Se l’avessimo fatto i robot si sarebbero mossi in modo troppo umano. Quindi li abbiamo rallentati dell’89 percento. E’ una modifica piuttosto importante. La reale velocità umana non può essere applicata ai robot. Eliminando un po’ di velocità, abbiamo aumentato la massa ai robot. Inoltre, dato che a volte Atom era troppo bravo, abbiamo dovuto rendere le sue giunture più rigide, per aumentare la sensazione del peso e della sua circonferenza”.

IL LOOK

Il look del mondo di “Real Steel” è eccezionale per quanto riguarda la scenografia. Lo visione della avveniristica realtà del film, da parte dello scenografo Tom Meyer (“Orphan”, “Jonah Hex”) era molto simile alla nostra: atemporale e radicata nell’America più tipica con un look desolato e una patina ingiallita. Il regista Levy definisce il look “retrò-futuristico”. “Abbiamo creato un collage”, spiega Levy, “fra l’iconografia americana retrò e immagini modernissime, legate a questo sport”.

Aggiunge: “Il nostro non è il futuro che viene normalmente presentato nei film, generalmente caratterizzato da una tipica desaturazione grigia e metallica. Qui la tavolozza cromatica è ricca, satura, ma la luce è completamente naturale. Gli ambienti sono piuttosto disadorni”.

Il film è stato girato nel Michigan, principalmente a Detroit, e non abbiamo costruito nessun set. Le location del film erano spazi aperti, arene e vecchie fabbriche automobilistiche. Levy voleva un look duro e realistico per il film, arricchito Inaspettatamente da belle immagini. Con il direttore della fotografia premio Oscar®di “Avatar”, Mauro Fiore, Levy ha ottenuto esattamente quel che stava cercando. Levy racconta di aver detto a Fiore: “Ho adorato ‘Avatar’, ma io voglio ‘Training Day’” [anch’esso girato da Fiore]. Per Shawn Levy, la bellezza era proprio nell’aspetto ruvido e non perfetto, e questo è stato il mantra della fotografia di questo film.

Ogni aspetto del look di “Real Steel” è nato dal concetto “retrò-futuristico”. E perciò la costumista Marlene Stewart è stata incaricata di interpretare la visione suggerita dal copione per aiutare il regista e gli attori a ottenere il look adatto ai loro personaggi.

Stewart ha creato un guardaroba per il personaggio di Hugh Jackman, Charlie, ispirato alla moda degli anni ‘60. Dice che persino il modello e la marca degli occhiali che indossa non sono più in commercio da 15-20 anni.

Dall’altra parte, per il personaggio di Tak Mashido, il creatore e il proprietario del robot Zeus, i vestiti sono ultra moderni, abiti d’alta moda con un tocco decisamente futuristico.

Disegnare il “futuro prossimo” è stata una sfida che Stewart ha accettato con entusiasmo. “Creare immagini per un futuro non lontano dal nostro, è un compito molto più difficile rispetto a un film ambientato nel passato o in un lontano futuro, dove il design è completamente controllato”, dice Stewart. “Per il look del ‘futuro non lontano’ di Charlie, ho cercato di confezionare abiti piuttosto classici, ispirati agli anni ’30 mentre i trench si basano sugli anni ’60. Ho mescolato varie epoche, ma il risultato non è datato; si tratta solo di abiti che risultano familiari e non totalmente nuovi”.

Per le scene degli incontri di boxe ‘clandestini’, che hanno luogo nel Crash Palace, Stewart ha creato un misto di grunge e punk, mescolando colori e modelli per ottenere un effetto ‘estremo’. “Si capisce dove ha luogo la storia non tanto per via di Charlie e Max, ma grazie a chi popola lo sfondo”, dice Stewart. “Lo sfondo diventa un personaggio che arriva in primo piano”.

Per contrasto, nel momento in cui la storia scivola verso le sedi degli incontri legali, Stewart ha creato una tavolozza monocromatica, semplice e lineare, che tende a non mettere in risalto nessun individuo in particolare, bensì il gruppo. “Nelle prime scene dei combattimenti illegali, tutto si concentra sui personaggi loschi e particolari, che hanno il compito di coinvolgere il pubblico nella storia”, dice Stewart. “Questi due contrasti permettono agli spettatori di cogliere l’atmosfera di questo “futuro non lontano”.”

Stewart spiega che in queste scene ha usato una tavolozza quasi esclusivamente composta dal bianco e dal nero, dando ai personaggi interpretati da Olga Fonda e da Karl Yune un look che riflette il loro benessere materiale. “Loro appartengono più alla classe agiata, rispetto al personaggio di Charlie, che ha un look molto più trasandato. Rappresentano l’opposto del mondo di Charlie”, dice Stewart.

Stewart fa parte della fidata squadra di collaboratori del regista Shawn Levy. Hanno lavorato insieme nei film “Una notte al museo” e “Notte folle a Manhattan” e Stewart è felice di aver dato vita a un sodalizio con un regista di talento quale Levy.

Dice di Levy: “Una delle cose che trovo interessanti di Shawn è la sua sensibilità e il fatto che si occupa di tutto, dai vestiti, ai capelli, al trucco; di tutto ciò che riguarda i personaggi. Per quanto riguarda i costumi, è senza dubbio un esperto in materia. E’ fantastico avere qualcuno che parla la tua stessa lingua, che capisce il tuo mondo creativo e lavorare con lui è sempre una bella esperienza”.

 

X-Men le origini – Wolverine

X-Men Origini: Wolverine” si presenta come un capitolo cruciale all’interno dell’universo cinematografico degli X-Men, un prequel che si propone di svelare le radici tormentate del suo protagonista, Logan, meglio conosciuto come Wolverine. La pellicola, diretta da Gavin Hood, si districa tra i meandri di un passato oscuro e violento, dove ogni combattimento lascia un segno non solo sulla carne, ma anche sull’anima del mutante.

Wolverine L'immortale - Trailer Italiano - Dal 25 Luglio al cinema

Hugh Jackman ritorna nel ruolo che lo ha reso celebre, incarnando con intensità e carisma il personaggio di Logan/Wolverine. La sua interpretazione è una danza tra ferocia e vulnerabilità, mostrando un uomo in lotta con la propria natura bestiale e la ricerca di un senso di appartenenza. Liev Schreiber, nel ruolo di Victor Creed/Sabretooth, offre un contrappunto perfetto a Jackman, con una performance che esplora la complessità di un legame fraterno segnato dal destino e dalla violenza.

Il film si avvale di un cast di supporto di tutto rispetto, con Danny Huston che interpreta il colonnello William Stryker, figura chiave nella mitologia degli X-Men, e Ryan Reynolds che, pur in un ruolo marginale, lascia il segno come Wade Wilson/Deadpool, promettendo sviluppi futuri per il personaggio.

La regia di Hood è solida, con una narrazione che procede spedita senza mai perdere il ritmo, alternando momenti di pura azione ad altri più riflessivi. La sceneggiatura di David Benioff e Skip Woods riesce a tessere una storia che, pur con qualche caduta di tono, mantiene alta l’attenzione dello spettatore, intrecciando efficacemente le vicende personali dei personaggi con il più ampio contesto storico-politico.

“X-Men Origini: Wolverine” è un film che, nonostante alcune scelte narrative discutibili e un certo eccesso di pathos, riesce a intrattenere e a fornire spunti di riflessione. È un’opera che si colloca in una posizione ambivalente: da un lato, è un tributo all’iconicità di un eroe dei fumetti, dall’altro, è un tentativo di approfondirne la psicologia e le motivazioni in un contesto cinematografico che richiede sempre più complessità e sfumature. Un film che non mancherà di soddisfare i fan del genere, offrendo uno sguardo intimo sulle origini di un personaggio che ha segnato un’epoca nel mondo dei supereroi, e che continua a essere fonte di ispirazione e ammirazione.

Giù per il Tubo: un film d’animazione divertente e originale

Giù per il Tubo è un film d’animazione del 2006, co-prodotto dalla Aardman Animations e da DreamWorks Animation, che racconta le avventure di un topo domestico che finisce nelle fogne di Londra e si imbatte in una serie di personaggi bizzarri e pericolosi. Il film è diretto da David Bowers e Sam Fell, e vanta le voci originali di Hugh Jackman, Kate Winslet, Ian McKellen, Jean Reno, Bill Nighy e Andy Serkis.

Il film è il primo lungometraggio della Aardman Animations ad essere stato animato completamente in computer grafica, al contrario delle normali produzioni in stop-motion dello studio, scelta derivata dalla presenza costante dell’acqua nel lungometraggio, difficile da animare tramite claymation. Il film si distingue per il suo stile visivo ricco di dettagli e colori, che ricrea una Londra sotterranea fatta di oggetti di tutti i giorni riciclati dalle fognature, e per il suo umorismo irriverente e intelligente, che gioca con i cliché e le parodie di vari generi cinematografici, dalla spy story al musical, passando per il western e il kung fu.

La trama segue le vicende di Roddy St. James (Jackman), un topo domestico raffinato e snob che vive tra gli agi e i lussi di un’esistenza tranquilla, in un’elegante villa nel quartiere di Kensington a Londra. Il viziato topolino, quando i padroni non sono in casa, trascorre le sue giornate tra partite a golf e musica classica, ma la sua solitudine dorata verrà disturbata dall’arrivo imprevisto di Sid (Serkis), un ratto di fogna prepotente e dai modi bruschi che sbuca improvvisamente fuori dal lavandino della cucina. Sid decide autonomamente di prolungare la propria permanenza nella lussuosa dimora per guardarsi con comodo la finale dei Mondiali di calcio, mentre i padroni di Roddy sono partiti per le vacanze. Il nobiltopo, disgustato dallo sgradito intruso, tenta di rispedirlo con un espediente nel posto da cui venuto, facendogli credere che il gabinetto sia una vasca idromassaggio per gettarcelo dentro, ma rimarrà vittima del suo stesso inganno finendo scaricato direttamente nelle fogne di Londra.

Dopo una rocambolesca discesa giù per i tubi di scarico, Roddy scoprirà un mondo sotterraneo abitato dai ratti delle fogne. La città di roditori, chiamata Ratropolis, è in tutto uguale a Londra ed è costruita da oggetti di tutti i giorni riciclati dalle fognature ma Roddy, abituato ai lussi che offre la sua vita urbana, si sente completamente fuori posto. Mettendosi alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo a ritornare in superficie, Roddy si imbatte in Rita (Winslet), una forte ed indipendente topolina meccanica, capitano di una barca super-equipaggiata, la quale però ha alle calcagna un gruppo di ratti malintenzionati per il possesso di un prezioso rubino. L’impresa per tornare a casa si rivelerà più difficile del previsto e il nostro viziato topo verrà involontariamente coinvolto in una caotica avventura tra rane ninja, topi tirapiedi e lumache cantanti.

Il film è una sequenza di trovate, battute, situazioni scritte e animate con ritmo vertiginoso e originalità. Il segreto, come spesso accade nei film di animazione, è nella riuscita perfetta di tutti i personaggi di contorno, che regalano momenti esilaranti e memorabili. Tra questi, spiccano il Rospo (McKellen), il cattivo di turno che vuole annientare tutti i topi con un’inondazione, e il suo braccio destro Le Ranocchiò (Reno), una rana francese che si crede un assassino spietato ma che in realtà è un romantico sognatore. Non da meno sono i due scagnozzi del Rospo, Bianchino (Nighy) e Arpio (Serkis), due topi che si fingono cugini per nascondere il loro amore, e le lumache, che fungono da coro greco e commentano le scene con canzoni e battute divertenti.

Giù per il Tubo è un film che piace a grandi e piccini, grazie alla sua capacità di mescolare azione, avventura, commedia e sentimento, senza mai scadere nella banalità o nella volgarità. Il film è anche un omaggio alla cultura britannica, con numerosi riferimenti a personaggi e opere tipiche del Regno Unito, come James Bond, il calcio, il rugby, il cricket, il formaggio, il tè, la regina Elisabetta e il gruppo musicale dei Slugs, parodia dei Beatles. Il film è stato accolto positivamente dalla critica e dal pubblico, ottenendo vari riconoscimenti e nomination, tra cui un BAFTA, un Golden Globe e un Annie Award.

Giù per il Tubo è un film d’animazione divertente e originale, che merita di essere visto e apprezzato da tutti gli amanti del genere e non solo. Un film che dimostra come la Aardman Animations sia una delle migliori case di produzione di film d’animazione al mondo, capace di creare storie e personaggi indimenticabili.

The Prestige di Christopher Nolan

Piccoli autori crescono.  Pian piano dimostrano di saper fare il loro mestiere. Di sapere trovare una propria strada e un proprio gusto, saper nascondere dietro a delle immagini il proprio mondo. Questo traspare da Prestige, qualunque sia il verdetto finale che spetterà allo spettatore. I personaggi di Nolan si muovono nell’ombra; sia che siano le strade di fine 800 o  quelle di Gotham. Questo si deve al regista essere riuscito a costruire un proprio iter al cui interno si muovono eroi dark sempre in conflitto con il proprio io. Vivono  in simbiosi con il proprio doppio, questi eroi dark, hanno un segreto da nascondere verso gli altri (Batman Begins)  o persino a loro stessi ( Memento). Non si può contare su nessun altro a meno che l’altro non sia il doppio. Non  trovano beneficio da quello che fanno, la loro vita è sacrificio: per una vendetta, per una causa più alta, per un conflitto fra le parti.

The Prestige trailer ita

In questo contesto si muove il prestigio, che a pieno titolo lo si può identificare come un film drammatico più che semplicemente da intrattenimento o blockbuster, un film che indaga sulla natura dell’uomo e lo scontro tra scienze e natura, argomento che appassionò la gente dell’epoca. Nolan ci accompagna, assieme ai suoi personaggi, nell’inquieto mondo dell’illusionismo svelandoci di passo in passo i suoi trucchi fino alla saturazione, fino a quando, nel continuo sperimentarsi, i protagonisti non sanno più cosa inventare e decidono, prima uno e poi l’altro, di abbracciare quella che poi si scoprirà vera magia, o fantascienza.

Il film sceglie il flashback come modo di narrare, spostandosi dal punto di vista di “Danton” a quello del “Professore” entrambi dediti alla scoperta dei segreti dell’altro. Il passato ci aiuta a svelare il presente di questi due illusionisti dalle loro origini, amici per la pelle ad acerrimi nemici entrambi ossessionati dall’altro nel riuscire ad essere il migliore: Dandy il primo (jackman) più veniale l’altro (Bale). Lo scenario dove si muovono i due e ricco di personaggi: dalla parte di Danton un Michaele Caine maestoso consigliere  che non riesce a smaltire i postumi dell’Alfred di Batman, dall’altra parte la moglie del “Professore” attorniata dai mille dubbi sugli sbalzi uterini del marito.

Da copertina, la timida Johansson si muove fra i due maghi facendo prima la corte ad uno e poi all’altro. Ultimo ma non d’importanza il personaggio di Volta vero catalizzatore della storia, creatura fantastica che incarna i sogni di speranza di una società che si apprestava a vivere gli eventi traumatici del 900, a metà fra lo sciamano e lo scienziato non che vero uomo del suo tempo.

Le conclusioni sembrano scontate: il film si muove in quel limbo, dove molti film  americani giacciono, una via di mezzo fra essere un film d’autore e un blockbuster, in ogni caso  “ The Prestige” può essere inserito in quella filmografia dark a cui ormai bisognerebbe dare pieno titolo di genere; dalle evocazioni barocche  di Burton ( non a caso regista dei primi due Batman) a quelle più cupe e sinistre di Proyas e Fincher , fino a tornare agli albori con gli esempi di Murnau e Wiene.

 

di Giulio Cangiano

 

X-Men 2

Il seguito di un film come X-Men, basato su effetti speciali e storie ereditate dal fumetto, rischiava di essere una banale ripetizione, ma si può dire che Bryan Singer abbia superato degnamente l’esame. La Casa Bianca è attaccata da un misterioso mutante che minaccia la vita del Presidente. Nonostante il fallimento dell’attentato, l’accaduto basta ad innescare nelle schiere politiche una serie di provvedimenti rigidissimi nei confronti della comunità mutante, mettendo in serio pericolo la scuola del professor Xavier (Patrick Stewart – Star Trek) e dei “buoni”. Intanto Magneto (Ian McKellen – Il Signore degli Anelli) sfrutta la collaborazione con il generale Stricker (Brian Cox – La 25a ora) per ottenere il suo scopo di dominio sulla razza umana. Il generale dispone infatti di mezzi illimitati per raggiungere le menti di tutti i mutanti, grazie all’appoggio datogli dal Presidente e dal suo staff.

X-Men 2 (film 2003) TRAILER ITALIANO 2

Ma a rovinare i piani dei “cattivi” ci pensa Wolverine (Hugh Jackman / Kate & Leopold) e la squadra degli X-Men che, vestiti a tutto punto e in mezzo a ottimi effetti speciali, riescono a salvare la razza umana dall’estinzione. Il cast è sempre lo stesso con qualche aggiunta di personaggi, ma non delude anche grazie al successo dei suoi componenti, resi famosi da tre anni di film. Le scelte registiche e scenografiche mantengono lo stile Marvel (fattore mancante nel recenteDareDevil ), forse un po’ più cupo. Il film risulta sicuramente piacevole per gli appassionati del genere e lascia la curiosità nel finale: d’altronde è un fumetto!

X-Men: i mutanti Marvel arrivano al cinema!

X-Men è un film del 2000 diretto da Bryan Singer, basato sull’omonimo fumetto della Marvel Comics. Il film racconta la storia di un gruppo di mutanti, esseri umani dotati di poteri straordinari, che devono affrontare il conflitto tra la loro specie e quella umana, rappresentata dal senatore Kelly, che vuole registrare e controllare i mutanti. Il film si concentra in particolare sulla relazione tra il professor Charles Xavier, leader degli X-Men, e il suo ex amico Erik Lehnsherr, noto come Magneto, capo della Fratellanza dei Mutanti, che ha una visione più radicale e violenta della lotta per la sopravvivenza. Il film introduce anche i personaggi di Wolverine, un mutante con scheletro di adamantio e capacità rigenerative, e Rogue, una ragazza che assorbe i poteri di chiunque tocchi, che si uniscono agli X-Men per fermare i piani di Magneto.

X-Men (2000) Trailer #1 | Movieclips Classic Trailers

X-Men è un film che ha segnato l’inizio di una fortunata saga cinematografica, che ha saputo trasporre sul grande schermo il fascino e la complessità del mondo dei mutanti creato da Stan Lee e Jack Kirby. Il film riesce a bilanciare bene l’azione, il dramma e l’umorismo, offrendo una trama avvincente e coinvolgente, che esplora i temi dell’identità, della diversità, della tolleranza e della discriminazione. Il film si avvale anche di un cast di ottimi attori, che interpretano con carisma e credibilità i loro personaggi, rendendoli iconici e memorabili. Tra questi spiccano Hugh Jackman, che dà vita a un Wolverine rude ma simpatico, Patrick Stewart, che incarna un Xavier saggio e pacifico, e Ian McKellen, che presta il suo volto a un Magneto carismatico e spietato.

X-Men è un film che ha saputo innovare il genere dei cinecomics; è un’opera che merita di essere vista e apprezzata, sia per i fan dei fumetti che per chi si avvicina per la prima volta al mondo dei mutanti. X-Men è un film che non delude le aspettative, ma le supera, regalando emozioni, divertimento e riflessioni. X-Men è un capolavoro.

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