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Quarant’anni del capolavoro “Dune” di David Lynch

Buttando lo sguardo sulla panoramica della cinematografia di fantascienza, molti sono i film che si sono ispirati ad altrettanti famosi romanzi o cicli di romanzi dello stesso genere, come IO Robot, Fanteria dello Spazio e Io sono Leggenda. Tra la miriade di film, voglio parlarvi di uno dei film più spettacolari e visionari che sia mai apparso sul grande schermo che proprio oggi compiie quarant’anni: Dune.

Ben prima del capolavoro di Denis Villeneuve, il 14 dicembre 1984 prese vita il primo capitolo della saga letteraria omonima di Frank Herbert, considerato da molti, uno dei “libri impossibili” da poter trasporre sul grande schermo, però nonostante le varie differenze che ci possano essere state tra i libri e la realizzazione finale del film, lo stesso Herbert si definì soddisfatto del prodotto finale: la saga di Dune fu estremamente importante per la genesi di Star Wars come ha dichiarato lo stesso George Lucas “Senza Dune, Guerre Stellari non sarebbe mai esistito“, se volete approfondire ecco qui l’articolo di Satyrnet

Podotto dalla casa italiana De Laurentiis e diretto da David Lynch, il film è ambientato nell’anno 10191: l’umanità si è diffusa tra le stelle del cosmo e si è riunito un vasto Impero Galattico chiamato Landsraad, che nonostante l’avanzata scienza tecnologica, l’impero è retto da una società politica che si basa sul feudalesimo, ove a capo di tutto vi è l’Imperatore e sotto di lei le grandi casate nobiliari hanno il comando dei loro rispettivi pianeti, rendendo conto ovviamente all’Imperatore. Tra tutti i pianeti dell’Impero 4 sono quelli che hanno una maggior influenza da poter decidere le sorti dell’universo, il pianeta Kaitain capitale dell’impero con al comando l’Imperatore Padishah Shaddam IV, il pianeta Giedi Primo appartenente alla casata degli Harkonnen con a capo il Barone Vladimir Harkonnen, nemico giurato della casata degli Atreides, il pianeta Caladan appartenente alla casata Atreides con a capo il Duca Leto Atreides, la cui carismatica popolarità sempre in aumento, stà pian piano minando l’autorità dell’Imperatore Shaddam IV provocando la gelosia di quest’ultimo. Ed infine il pianeta Arrakis chiamato anche Dune, popolato dal misterioso popolo dei Fremen, una tribù che ha uno strano rapporto con la Spezia e che sono gli unici in grado di cavalcare i giganteschi vermi delle sabbie; su questo pianeta si alternano le varie casate per poter estrarre la Spezia, un elemento fondamentale, che consente ai navigatori della Gilda Spaziale di poter distorcere lo spazio e il tempo e consentire di poter viaggiare nello spazio, senza di essa il viaggio interstellare sarebbe impossibile, per questo Dune non appartiene a nessuna casata e nel periodo in cui soggiornano hanno la responsabilità dell’estrazione della preziosa Spezia perché continui a defluire, ultimamente era la casata Harkonnen che presiedeva Dune, ma ora e la casata degli Atreides che stà per prenderne il posto per tale compito, con il beneplacito dell’Imperatore, anche se egli ordisce alle spalle con la complicità degli Harkonnen per distruggere definitivamente la sempre più popolare casata degli Atreides. Il Duca Leto Atreides prende finalmente il possesso del pianeta Arrakis accompagnato da suo figlio ed erede Paul e dalla sua concubina Lady Jessica, appartenente quest’ultima alla sorellanza delle Bene Gesserit, un ordine sacerdotale che da millenni grazie ad una serie di incroci genetici tra le varie casate alla creazione del Kwisatz Haderach “l’essere supremo” che governerà l’universo, però Lady Jessica con il compito di procreare solo figlie femmine su ordine delle Bene Gesserit, per amore del suo Duca Leto, ella decise di generare un maschio, un erede per il suo amato Duca, Paul, sconvolgendo così il millenario piano della sorellanza.

Giunti su Arrakis, il Duca Leto fa sentire la sua benevola influenza sulla popolazione Fremen, aumentando così la sua popolarità in seno all’Impero, passano così le settimane e a parte qualche piccola azione di sabotaggio da parte degli Harkonnen, le giornate per casato degli Atreides scorrono tranquille e senza ulteriori incidenti. Però tutto questa parvenza di tranquillità è solo una tattica, infatti il Barone Harkonnen con la complicità segreta dell’imperatore che gli ha fornito come appoggio militare alcune  delle sue truppe  Sardaukar, l’élite dell’esercito imperiale; si preparano per attaccare in forze il casato Atreides con le difese abbassate e di sterminarlo completamente. Il piano riesce e le forze congiunte sia degli Harkonnen che dell’Imperatore riescono a sgominare completamente le truppe del Duca Leto e a far prigioniero il Duca stesso che il figlio Paul e Lady Jessica. Su ordine del Barone Harkonnen  Paul Atreides e sua madre Lady Jessica, vennero imbarcati su un veicolo aereo e abbandonati nel deserto, mentre il corpo inerme del Duca venisse portato alla sua presenza per avere la gioia e il piacere di poterlo torturare e strappargli dalle mani il sigillo ducale del casato Atreides. Però non tutto va come il Barone sperava, infatti dopo aver ucciso il Duca, egli si accorge che Leto non ha con se il sigillo che senza di esso il Barone Harkonnen non può vantare diritti sul Ducato degli Atreides, e nel frattempo Paul riesce a liberare sua madre uccidendo i suoi carcerieri e a prendere possesso del veicolo, mettendosi così in salvo, anche se la fuga è di breve durata in quanto finiscono dentro una tempesta di sabbia, impossibilitati al volo, i due sopravvissuti fanno un rovinoso atterraggio di fortuna, e dopo aver preso le tute distillianti all’interno dell’aereo si dirigono all’esterno per cercare un rifugio sicuro, e qui mentre stanno sistemando il loro kit di sopravvivenza, Paul trova l’anello di suo padre Leto, il sigillo Ducale del casato Atreides, così che Paul possa poi un giorno rivendicare l’onore degli Atreides in nome di suo Padre. Mentre trovano rifugio tra le rocce, Lady Jessica e Paul si imbattono in una tribù Fremen ribelle, qui vengono accolti nella tribù e Paul pian piano ne ottiene la fiducia e radunando anche le altre tribù Fremen le organizza per effettuare attacchi lampo contro le installazioni di estrazione della Spezia gestiti dagli Harkonnen. Gli attacchi cominciano a dare i frutti sperati, infatti l’afflusso di Spezia, elemento indispensabile per i viaggi Interstellari, comincia pian piano a diminuire, costringendo l’Imperatore Shaddam IV su forti pressioni della Gilda Spaziale ad intervenire personalmente contro la ribellione Fremen capeggiata dal misterioso Mahdi, su Arrakis.

Nel frattempo Lady Jessica prende il posto della reverenda Madre delle Bene Gesserit presso i Fremen mentre suo figlio Paul beve l’acqua della vita e prende coscienza di se raggiungendo e superando il piano di cosapevolezza delle Bene Gesserit rivelado di essere lui il  Kwisatz Haderach delle profezie. Il momento è giunto mentre le truppe dell’Imperatore e le forze degli Harkonnen sono riunite nella principale roccaforte di Arrakis, Paul guida l’assalto di tutte le popolazioni Fremen contro gli invasori e anche grazie agli enormi vermi della sabbia che i Fremen utilizzano come cavalcature, riescono a sconfiggere sia le truppe Harkonnen che i Sardaukar imperiali, nello scontro muore il Barone Vladimir Harkonnen, mentre l’Imperatore e i membri della Gilda Spaziale vengono presi prigionieri dai Fremen; qui scoprono che il capo dei Fremen il famoso Mahdi altri non è che Paul Atreides e che intima l’Imperatore di lasciare il pianeta Arrakis sotto il suo completo comando senza nessun tipo di rivendicazione e che sia Paul e il resto del casato Atreides che i Fremen non sono più sotto iol giogo dell’Impero e della Gilda Spaziale, se queste condizioni non saranno accettate e se verranno sucessivamente violati, l’afflusso di Spezia verrà interrotto, provocando il caos in tutto l’Impero, infatti Paul esclama davganti a tutti “chi controlla la Spezia, controlla l’Universo”, facendo così diventare Arrakis il centro stesso non dell’Impero.

Nonostante le difficoltà per poter rendere al meglio  l’adattamento su grande schermo dell’opera di Frank Herbert, le cui differenze tra film e romanzo sono evidenti, il genio visionario di David Lynch, con un cast di attori d’eccezione come Jurgen Prochnow, Kyle MacLachlan, Max Von Sydow, Patrick Stewart e grazie anche ad un sapiente utilizzo della fotografia, delle enormi scenografie da parte di Anthony Master (2001 Odissea nello Spazio) e dei costumi, non che anche grazie agli effetti speciali tra cui alcuni curati dal grande Carlo Rambaldi (E.T. l’Extraterrestre), egli è riuscito a dirigere al meglio per poterla trasportare sul grande schermo, come detto in precedenza lo stesso autore Herbert ne fu molto soddisfatto, in quanto anche egli riteneva impossibile che una delle sue opere potessero essere trasposte in film per il grande schermo. La cosa positiva e che quasi la totalità della produzione e italica ad opera della Dino de Laurentiis, e nonostante durante la messa in onda nei cinema, non abbia avuto una grande accoglienza, negli anni venire divenne un vero e proprio cult.

 

 

Star Trek: Generazioni: Trent’anni fa il passaggio di testimone fra due leggende

Trent’anni fa, il 17 novembre 1994, arrivava nei cinema “Star Trek: Generazioni”, il settimo film della saga creata da Gene Roddenberry, che segnava un momento storico per il franchise. Questo capitolo non solo proseguiva la missione della USS Enterprise, ma faceva qualcosa di ancora più speciale: univa due leggende della saga. Da una parte, c’era l’equipaggio della USS Enterprise-D, capitanato dal carismatico Jean-Luc Picard, interpretato da Patrick Stewart. Dall’altra, c’era la mitica USS Enterprise della serie originale, con il suo capitano, l’iconico James T. Kirk, interpretato da William Shatner. Il passaggio di testimone tra le due generazioni, rappresentato dalla fusione di due diverse incarnazioni dell’Enterprise, è uno dei momenti più emozionanti e significativi della storia di Star Trek.

Il film inizia con il Capitano Picard e il suo equipaggio in viaggio verso un laboratorio stellare per partecipare a una cerimonia importante. Tuttavia, una misteriosa nave compare sul radar, interrompendo i festeggiamenti. Questo incontro segna l’inizio della minaccia portata da un pericoloso criminale, Soran (interpretato da Malcolm McDowell), che ha in mente un piano di distruzione di massa. Soran vuole far esplodere una stella, provocando milioni di morti, in modo da creare un passaggio verso El-Aurian, un mondo leggendario dove spera di superare il dolore e la perdita che lo affliggono. L’Enterprise-D, insieme alla USS Excelsior e alla USS Enterprise-B, si unisce per fermarlo, in una serie di eventi che culminano in una battaglia epica.

La parte più emozionante, però, arriva quando Picard e Kirk, due dei capitani più amati della saga, si ritrovano fianco a fianco. La lotta contro Soran giunge a un tragico epilogo, con la morte di Kirk, che si sacrifica per salvare l’Enterprise-B. Il suo addio alla saga è uno dei momenti più potenti e simbolici della serie, un tributo a un personaggio che ha definito Star Trek.

“Star Trek: Generazioni” ha avuto un grande successo, non solo tra i fan di lunga data, ma anche tra i nuovi spettatori. Il film ha saputo fondere il meglio delle due epoche, celebrando la storia di Star Trek con una trama ricca di riflessioni scientifiche e filosofiche, e un omaggio alla serie originale. Il ritorno di personaggi come Hikaru Sulu (George Takei) e Pavel Chekov (Walter Koenig) ha aggiunto ulteriore nostalgia e profondità a questo capitolo. “Star Trek: Generazioni” è un film che ha saputo fare il giusto omaggio alla storia della saga, pur introducendo nuovi elementi e sfide. È un’opera che continua a emozionare e che rimane un must per tutti i fan di Star Trek e per chi ama il genere fantascientifico. Con un perfetto equilibrio tra passato e futuro, il film rappresenta un punto di incontro tra due leggende, creando una sintesi che rimane nella memoria di tutti coloro che hanno amato le avventure nell’universo di Star Trek.

Nausicaä della Valle del vento compie quarant’anni

Il primo intramontabile successo di Studio GhibliNausicaä della Valle del vento (Kaze no tani no Naushika), è uscito esattamente quarant’anni fa, il 11 marzo 1984 in Giappone. Tratto direttamente dal manga del suo regista, Hayao Miyazaki, il film racconta la storia di un mondo devastato da un’antica guerra che ha distrutto l’eco-sistema della terra. Nausicaä è una giovane principessa, ribelle e innocente, capace di amare ogni essere vivente, sia pianta o uomo, e dedita allo studio dei processi naturali che combatte per proteggere la sua terra, una delle poche zone ancora popolate dopo che una foresta tossica ha ricoperto la maggior parte del globo. Tolmechia, un regno nemico, cerca di riportare in funzione un’antica arma e spazzare via la giungla popolata da insetti giganti, gli Ohm. Per debellare la minaccia la giovane eroina, capace di cavalcare il vento e comunicare con gli Ohm, si troverà ad affrontare molti pericoli, in un mondo post apocalittico pieno di avidità, ma anche di coraggio e di speranza.

In questo epico sfondo composto da tribù in lotta, eroismo e un futuro desolante, Nausicaä della Valle del vento non è solo un film ben animato ma anche un’incredibile storia sul rapporto uomo-natura. La pellicola, doppiata dai seiyū Sumi Shimamoto, Gorō Naya, Yoji Matsuda, Yoshiko Sakakibara e Iemasa Kayumi, venne animata da Topcraft per Tokuma Shoten e Hakuhodo e distribuita dalla Toei Company l’11 marzo 1984, mentre Joe Hisaishi, alla sua prima collaborazione con il regista, ne compose la colonna sonora. Un’edizione rimontata senza il consenso di Miyazaki da Roger Corman, Warriors of the Wind, fu distribuita negli Stati Uniti e in altri Paesi dalla metà degli anni ottanta e venne sostituita dalla ripubblicazione della versione integrale prodotta da Walt Disney Pictures soltanto nel 2005. Il cast di doppiatori inglese include: Alison Lohman, Uma Thurman, Patrick Stewart, Edward James Olmos, Shia LaBeouf, Chris Sarandon ed altri ancora.  Sebbene sia stata realizzata prima della sua fondazione, è spesso considerata un prodotto dello Studio Ghibli e nel mondo anglofono venne inserita nella serie di DVD e Blu-ray Studio Ghibli Collection

Quando Nausicaä della Valle del vento esce nei cinema giapponesi nel 1984 diventa presto un successo di critica e di pubblico, ma la sua storia continuerà a perseguitare Hayao Miyazaki fino al 1994. È l’anno in cui il regista riesce a terminare il manga omonimo che racconta la storia della principessa della Valle del vento e della sua lotta contro il Regno di Tolmekia, una saga dai toni distopici che trae ispirazione dal mondo reale. C’è infatti il disastro ambientale della baia di Minamata dietro la creazione del Mar Marcio, sfondo e cornice delle avventure di Nausicaä, ed è da quel disastro che inizia la trattazione di questo studio che mette a confronto le due opere analizzando la loro storia produttiva, le vicissitudini economiche e le innovazioni tecniche che hanno portato alla loro creazione.

Nausicaä della Valle del Vento ha influenzato generazioni di artisti, ma a sua volta Miyazaki ha affermato di essersi ispirato al maestro del fumetto francese Moebius per la realizzazione dell’opera. Tra Miyazaki e Moebius è intercorso un rapporto di grande stima tanto che tra il 2004 e il 2005, a Parigi, si è tenuta la mostra Miyazaki et Moebius: Deux Artistes Dont Les Dessins Prennent Vie, che celebrava la grandiosità dei due artisti con un’esposizione di oltre 300 opere. Tra gli artisti che hanno lavorato al film si è distinto un giovane Hideaki Anno, regista e sceneggiatore, tra gli altri, della serie televisiva cult Neon Genesis Evangelion. E proprio Hideaki Anno, secondo quanto dichiarato dal produttore dello Studio Ghibli Toshio Suzuki, vorrebbe realizzare una versione live-action di Nausicaä della Valle del Vento.

La quarta stagione di Star Trek: Lower Decks

La serie televisiva animata Star Trek: Lower Decks, ha debuttato nel 2020 come la nona serie di Star Trek dell’universo espanso di Alex Kurtzman. La quarta stagione, composta da 10 episodi, ha fatto il suo ingresso il 7 Settembre 2023.

In questa nuova stagione, l’azione è frenetica e una minaccia sconosciuta mette a repentaglio la pace galattica, mentre l’equipaggio apparentemente meno importante della U.S.S. Cerritos affronta sfide tra computer malevoli e situazioni di pericolo inaspettato. Grazie alla prospettiva dal basso, i guardiamarina Mariner, Boimler, Tendi, Rutherford e la provvisoria T’Lyn continuano a svolgere i loro compiti per la Flotta Stellare, incrociando nuove e familiari specie aliene lungo il loro cammino.

La quarta stagione contiene un entusiasmante crossover con la serie “Star Trek: Strange New Worlds,” con i talentuosi Tawny Newsome e Jack Quaid che interpreteano sia le loro controparti animate che quelle in carne e ossa. Il poster ufficiale omaggia il classico del 1986, “Star Trek IV: Rotta verso la Terra,” promettendo un’avventura avvincente per i fan di lunga data e i nuovi spettatori.

La trama della nuova stagione vedei personaggi affrontare nuove sfide, con fili narrativi lasciati aperti nella stagione precedente che prendono forma. Nuovi membri si uniscono all’equipaggio della USS Cerritos, mentre Mariner cerca di riconquistare la fiducia della Flotta Stellare sotto la protezione del comandante Jack Ransom. Con voci ospiti di personaggi iconici di Star Trek, la quarta stagione di Star Trek: Lower Decks è ricca di nuove emozioni e avventure.

Robin Hood – Un uomo in calzamaglia: compie trent’anni l’esilarante parodia di Mel Brooks

Proprio oggi, il 28 luglio di trent’anni fa, usciva un capolavoro parodistico del leggendario Mel Brooks. Robin Hood – Un uomo in calzamaglia è un film meraviglioso che riprende la storia del celebre fuorilegge inglese e dei suoi compagni di avventure prendendo in giro, in particolare, la pellicola Robin Hood – Principe dei ladri, interpretato da Kevin Costner, ma anche riferimenti altri film come La leggenda di Robin Hood, Il padrino, Mezzogiorno e mezzo di fuoco e La pazza storia del mondo.

Il film racconta le vicende di Robin di Locksley (Cary Elwes), che torna in Inghilterra dopo essere stato prigioniero a Gerusalemme durante la crociata. Qui scopre che il suo castello è stato confiscato dal principe Giovanni (Richard Lewis), che opprime il popolo con le tasse e vuole sposare la bella Lady Marian (Amy Yasbeck), che ha fatto voto di castità fino al matrimonio. Robin, aiutato dal suo servo cieco Bellosguardo (Mark Blankfield), dal suo amico di colore Etcì (Dave Chappelle) e dal rabbino Tuckman (Mel Brooks), organizza la resistenza nella foresta di Sherwood, dove recluta altri uomini in calzamaglia come Little John (Eric Allan Kramer) eWill Rossella O’Hara (Matthew Porretta). Robin dovrà affrontare il perfido sceriffo di Ruttingham (Roger Rees), che trama con il principe Giovanni per eliminarlo, e il temibile Don Giovanni (Dom DeLuise), un boss mafioso che vuole impadronirsi delle terre inglesi. Solo il ritorno del re Riccardo Cuor di Leone (Patrick Stewart) potrà riportare la pace e l’amore nel regno.

Il film è una commedia irriverente e divertente, che gioca con i cliché e gli anacronismi della storia di Robin Hood. Il film è ricco di battute, canzoni, gag visive e situazioni comiche, che mettono in ridicolo i personaggi e le scene più famose del genere. Il film è anche una satira della società americana, che si manifesta attraverso le battute razziste, le allusioni sessuali, le citazioni cinematografiche e le parodie di personaggi celebri.

Il film ha avuto un buon successo di pubblico e di critica, che ha apprezzato lo stile umoristico e dissacrante di Mel Brooks. Il film è considerato uno dei migliori del regista, e uno dei più divertenti del cinema comico. Il film è diventato un cult, che ha ispirato altri film parodistici e ha dato vita a numerosi tormentoni e citazioni.

Il cast del film è composto da attori noti e bravi, che si prestano alla comicità del film con ironia e autoironia. Cary Elwes interpreta un Robin Hood affascinante e impacciato, che si diverte a imitare l’accento di Kevin Costner. Amy Yasbeck è una Lady Marian ingenua e sensuale, che nasconde un segreto sotto la sua cintura di castità. Richard Lewis è un principe Giovanni isterico e nevrotico, che si lamenta di tutto e di tutti. Roger Rees è uno sceriffo di Ruttingham crudele e maldestro, che ha una relazione con la sua assistente Latrina (Tracey Ullman). Dave Chappelle è un Etcì simpatico e sveglio, che introduce elementi di cultura afroamericana nella storia. Mel Brooks è un rabbino Tuckman buffo e saggio, che dispensa consigli e circoncisioni. Anche se per pochi secondi, Patrick Stewart è un re Riccardo Cuor di Leone autoritario e carismatico, che parla con l’accento scozzese di Sean Connery. Dom DeLuise è un Don Giovanni spietato e grottesco, che parodia il personaggio di Marlon Brando ne Il padrino.

Robin Hood – Un uomo in calzamaglia è un film da vedere e rivedere, per ridere e divertirsi con le avventure del più famoso eroe in calzamaglia della storia.

La terza stagione di Star Trek: Picard – La fine di un’era

Star Trek: Picard è finita. E con essa, si chiude un’era. Chiamiamola pure “era Picard”. Questa serie, soprattutto nell’ultima stagione, ha messo la parola “fine” a tutto ciò che era iniziato con The Next Generation, Deep Space Nine e Voyager.

Sebbene al centro della storia ci si sempre stato Jean-Luc Picard, abbiamo assistito a una continua serie di cammeo, richiami e omaggi al passato per tutte e tre le stagioni. Nella prima stagione, Picard zi faceva in quattro per salvare la discendenza di Data, coinvolgendo anche Sette di Nove (direttamente dalla Voyager) e i suoi vecchi amici Will Riker e Deanna Troi. Nella seconda stagione affronta per l’ennesima volta il suo acerrimo nemico Q. E sul finale ritroviamo anche il caro vecchio Wesley Crusher, in veste di viaggiatore.

E infine, nella terza stagione ecco tornare il vecchio equipaggio di plancia dell’Enterprise – D, compreso Worf (che ricordiamo essere trai i protagonisti di Deep Space Nine). Tornano i cambianti, storici nemici in DS9, e i Borg. Questi ultimi, nemici sia in TNG che in Voyager. E anche qui non mancano i cameo, come Tuvok e l’Ammiraglio Shelby; le volte che vengono menzionate vecchie glorie come Katheryne Janeway e Odo o la USS Voyager, i richiami al passato con i Triboli e con le spoglie mortali di James T. Kirk, il figlio di Chekov, ora Presidente della Federazione, la USS Hikaru Sulu. Passato e presente che si incontrano.

Questo incontro tra vecchio e nuovo mi riporta alla mente un paio di episodi. Anzi, un episodio in particolare di TNG. Nello specifico quello i cui la traccia residua di teletrasporto del Capitano Montgomery Scott viene ripristinata dall’Enterprise. Ma anche “Incontro a Farpoint”, quando un Data alle prime armi scorta l’Ammiraglio Leonard McCoy. O come non citare il film “Generazioni”, in cui Picard e Kirk combattono fianco a fianco.

Cosa hanno in comune tutti questi episodi con Star Trek: Picard? Semplice: sono un ponte di collegamento tra il vecchio e il nuovo. Episodi in cui ciò che era diventa ciò che è stato e lascia il posto a ciò che è, in vista di ciò che sarà. Il passato non si consuma morendo, ma vive lasciando la sus eredità. Le nuove leve iniziano il loro percorso seguendo la scia tracciata da coloro che soni venuti prima, tracciandone a loro volta una nuova per i posteri. Chi lo sa che in futuro non vedremo un nuovo film, o serie tv, che non faccia lo stesso tra ciò che è adesso e ciò che verrà.

Perché in fondo, il passaggio del testimone è un po’ una metafora di vita. Come diceva Nonno Libero in “Un Medico in Famiglia” : Guarda che quello che tu sei, io sono stato e quello che io sono, tu sarai.

 

 

La prima stagione di Star Trek: Picard

Quando si parla di Star Trek, è inevitabile pensare al leggendario capitano Jean-Luc Picard, interpretato magistralmente da Patrick Stewart. Con la sua inconfondibile presenza e astuzia diplomatica, Picard ha guidato la USS Enterprise-D attraverso le stelle, conquistando il cuore di milioni di fan. Ma cosa succede quando un’icona del genere ritorna in una serie ambientata vent’anni dopo gli eventi di Star Trek – La Nemesi? La risposta a questa domanda è Star Trek: Picard, una serie che, purtroppo, non è riuscita a vivere pienamente fino al potenziale del suo illustre predecessore.

Star Trek: Picard è la settima serie live-action del franchise (nona se includiamo anche gli spin-off animati come Short Treks), ed è uno spin-off diretto di Star Trek: The Next Generation. Ambientata tra il 2399 e il 2401, la serie ci presenta un Picard anziano, ora ammiraglio ritirato dalla Flotta Stellare, che deve fare i conti con il suo passato e con la sua decisione di lasciare la Flotta dopo la crisi romulana e il ritiro dell’aiuto della Federazione a causa della supernova che ha distrutto Romulus. Il suo ritorno in scena è legato a una misteriosa giovane androide, Dahj, che lo coinvolge in una missione per svelare un complesso mistero legato alla creazione di nuovi androidi, figli dell’opera del dottor Noonien Soong. In questo viaggio, Picard è accompagnato da un gruppo eterogeneo: la dottoressa Agnes Jurati, gli ex membri della Flotta Stellare Raffi Musiker e Cristobal Rios, il romulano Elnor e l’ex drone borg Sette di Nove.

Le premesse erano sicuramente entusiastiche: un ritorno a casa per uno dei personaggi più amati del franchise e l’opportunità di esplorare temi più maturi legati a un Picard che, ormai segnato dal tempo, si trova a fare i conti con le sue scelte e il suo ruolo nel futuro della Federazione. Tuttavia, la serie non è riuscita a mantenere queste promesse. La sceneggiatura, purtroppo, non riesce a sostenere il peso delle ambizioni, perdendosi in dettagli che non arricchiscono la trama.

Uno dei principali problemi della serie è la gestione dei personaggi e il ritmo della narrazione. Nonostante alcuni spunti intriganti, gli episodi si dilungano senza che accada nulla di veramente significativo. I personaggi, come Raffi e Cristobal, che avrebbero avuto un grande potenziale, restano poco sviluppati, impedendo al pubblico di creare una connessione emotiva con loro. Il loro arco narrativo, che poteva essere affascinante, viene sacrificato a favore di trame che si perdono in vicende poco convincenti.

Il Picard che vediamo in questa serie appare molto diverso da quello che abbiamo amato in The Next Generation. Seppur invecchiato, ci si aspetta che mantenga intatte le qualità di diplomatico e leader che lo hanno contraddistinto. Tuttavia, alcuni suoi comportamenti sembrano forzati e contraddittori rispetto alla sua personalità preesistente. Questo porta a una sensazione di incoerenza nelle sue azioni, che non sembrano essere mosse da una logica interna alla trama, ma piuttosto dalla necessità di far avanzare la storia in modo poco credibile.

Nonostante questi difetti, Star Trek: Picard ha anche degli aspetti positivi. Dal punto di vista tecnico, la serie fa un ottimo lavoro. Gli effetti speciali sono di altissima qualità e, anche se la tecnologia mostrata appare talvolta un po’ troppo avanzata rispetto a quella vista nei precedenti capitoli del franchise, la produzione non manca di fascino. Le sequenze d’azione sono ben realizzate, e il design delle navi, degli alieni e dei pianeti è un piacere per gli occhi, con immagini che sembrano uscite da un film cinematografico.

Anche la performance di Patrick Stewart rimane uno dei punti più alti della serie. Nonostante l’età, Stewart riesce ancora a portare sullo schermo tutta la gravitas di Picard, mantenendo intatta la sua forza scenica. Purtroppo, nemmeno il suo talento riesce a salvare una sceneggiatura che spesso non sfrutta appieno le sue capacità. Gli altri membri del cast, invece, faticano a imporsi. Nuovi arrivi come Evan Evagora, nel ruolo di Elnor, non riescono a lasciare il segno, e i loro personaggi non diventano mai davvero memorabili.

Il vero tallone d’Achille di Star Trek: Picard, però, è la sua sceneggiatura. Gli sceneggiatori non sono riusciti a costruire una trama che si reggesse sulle proprie gambe. Le idee interessanti, come la creazione di androidi organici e la relazione tra i nuovi e i vecchi personaggi, non sono state esplorate con la dovuta profondità. Invece, la serie si perde in dialoghi prolissi e situazioni che cambiano direzione senza una giustificazione plausibile. Il risultato finale è una narrazione che non riesce mai a conquistare davvero lo spettatore, in particolare chi ha seguito le avventure di Picard nelle serie precedenti.

Le contraddizioni con il lore di Star Trek rappresentano un altro punto critico. Alcune scelte, come quelle riguardanti i Borg o le capacità degli alieni, sembrano non solo incoerenti con quanto visto nelle serie precedenti, ma addirittura contraddittorie rispetto agli stessi episodi della stagione. Questi errori minano la fiducia dei fan di lunga data, che si aspettano coerenza in un universo narrativo così ben costruito.

In definitiva, Star Trek: Picard è una serie che parte con ottime intenzioni ma che non riesce a realizzarle pienamente. Nonostante le prestazioni tecniche e le interpretazioni degne di nota, la trama confusa e i personaggi poco sviluppati non riescono a dare giustizia a un personaggio iconico come Picard e all’intero franchise di Star Trek.

La terza stagione di Star Trek: Lower Decks

Star Trek: Lower Decks è una serie televisiva a cartoni animati del 2020, ambientata nel XXIV secolo dell’era The Next Generation del franchise di Star Trek. È la seconda serie animata del franchise, seguendo Star Trek del 1973, e la nona serie nel complesso se si contano anche le serie live action. La terza stagione di Star Trek: Lower Decks, composta da 10 episodi, è stata trasmessa dal 25 agosto al 27 ottobre 2022, anche in Italia.

Nonostante sia evidente un tono meno provocatorio rispetto alle prime due stagioni, la serie sembra avere difficoltà nel trovare una direzione definitiva. Star Trek: Lower Decks non si configura completamente come una commedia né come un’opera originale.La serie si nutre del fan service, con episodi pieni di riferimenti e citazioni dell’intero franchise di Star Trek, con una satira che mette in discussione i cliché della serie. Le sottili citazioni e i rimandi fanno parte integrante della trama, ma a volte sembrano esistere solo per far contenti i fan, senza un vero approfondimento.

I personaggi principali e secondari non sembrano evolversi in modo significativo, nonostante le numerose avventure affrontate. Tuttavia, a differenza di altre serie come Star Trek: Discovery, Star Trek: Lower Decks mantiene una narrazione coerente e offre un intrattenimento di qualità nel contesto di Star Trek. Sebbene la serie non raggiunga i livelli di coinvolgimento delle serie precedenti come TNG, DS9 e VYG, resta comunque un prodotto divertente da guardare con gli amici. Resta da vedere se Star Trek: Lower Decks riuscirà a superare il limite di essere solo un accessorio comico all’interno del franchise di Star Trek, per diventare qualcosa di più importante.

La seconda stagione di Star Trek: Lower Decks 

La seconda stagione di Star Trek: Lower Decks è un vero e proprio trionfo di citazioni, ironia e divertimento, che riesce a regalare ai fan un’esperienza completamente nuova e più audace. Se la prima stagione aveva già messo in luce l’aspetto comico e irriverente della serie, questa nuova annata amplifica quel tono, spingendo ancora più lontano i confini della comicità e dell’approfondimento dei personaggi secondari. Ciò che rende Lower Decks così speciale è la capacità di esplorare la vita quotidiana dell’equipaggio della U.S.S. Cerritos, una nave da esplorazione della Federazione che, pur non essendo impegnata nelle missioni più cruciali, affronta situazioni altrettanto affascinanti e spesso comiche.

Trasmesse tra il 12 agosto e il 14 ottobre 2021 su Paramount+ (e su Prime Video in Italia dal 13 agosto), le dieci puntate di questa stagione consolidano definitivamente l’identità della serie, mantenendo quell’approccio leggero e irriverente che l’ha resa una delle preferite dai fan di lunga data di Star Trek. Nonostante il tono più spensierato, la serie riesce a rendere omaggio alla profondità e alla complessità dell’universo creato da Gene Roddenberry, mostrando come la saga possa essere esplorata anche attraverso una lente più comica e meno convenzionale.

A fare da protagonisti sono i membri meno influenti dell’equipaggio della Cerritos: Mariner, Tendi, Rutherford e Boimler. Quattro guardiamarina che, invece di essere coinvolti nelle missioni diplomatiche e di esplorazione fondamentali, si trovano a gestire incarichi banali e ripetitivi, ben lontani dalla “gloria” degli ufficiali di plancia come Picard e Janeway. In questa seconda stagione, il viaggio continua con nuovi sviluppi, in particolare per Boimler, che nella prima stagione aveva mostrato una certa incertezza riguardo al suo ruolo. Dopo una promozione e un breve periodo a bordo della U.S.S. Titan, un incidente lo costringerà a tornare sulla Cerritos, dove si riunirà con i suoi compagni, dando vita a nuovi e irresistibili momenti di caos e divertimento.

La stagione prende un netto passo avanti in termini di “nerditudine” rispetto alla prima, con gli autori che abbracciano completamente il citazionismo e l’autoironia che sono da sempre il marchio di fabbrica di Star Trek. Ogni episodio è un concentrato di riferimenti alle serie storiche del franchise, ma con una freschezza e un’energia che rendono Lower Decks una vera e propria celebrazione di tutto ciò che ha reso Star Trek speciale nel corso degli anni. Dalla riproposizione dei grandi temi della saga, come l’esplorazione, la diplomazia interplanetaria e i conflitti con razze aliene, a momenti di comicità più audace e irreverente, la serie non esita a prendere in giro anche gli aspetti più iconici, come il pon farr, il teletrasporto e la perversione degli Orioniani. Il linguaggio, più crudo e contemporaneo rispetto alle serie principali, non perde mai di vista il rispetto per il materiale originale, mantenendo sempre un legame profondo con la tradizione.

Questa seconda stagione si distingue anche per la sua straordinaria autoironia. Ogni personaggio è scritto con un tocco di sarcasmo e follia, e se Lower Decks non ha paura di dissacrare alcuni degli aspetti più iconici di Star Trek, lo fa sempre con un amore viscerale per il materiale di partenza. I dialoghi sono pieni di battute oltraggiose e riferimenti che saranno un piacere per i fan più esperti del franchise, ma che potrebbero risultare incomprensibili per chi non ha familiarità con l’universo di Star Trek.

Se la prima stagione aveva già raccolto un buon riscontro tra i fan, la seconda ha definitivamente consolidato il successo della serie, trasformandola in una “fanfiction” che ha trovato un suo posto accanto alle produzioni live-action più storiche del franchise. Questa stagione ha trovato finalmente un perfetto equilibrio tra il rispetto per la tradizione e una narrazione più audace, trasgressiva e divertente, che sicuramente piacerà ai fan più appassionati, ma che potrebbe risultare un po’ troppo di nicchia per chi non ha una conoscenza approfondita dell’universo trekkiano.

In definitiva, Star Trek: Lower Decks si conferma come una delle serie più originali e fresche dell’universo di Star Trek, una vera delizia per chi cerca qualcosa di più leggero ma comunque profondamente legato all’eredità della saga. La seconda stagione è un’esperienza unica, sorprendente e divertente, che farà sicuramente ridere i veri fan di Star Trek, ma che potrebbe lasciare un po’ fuori chi non ha ancora familiarità con i dettagli più sottili dell’universo creato da Roddenberry. Una serie animata che, pur nella sua comicità, dimostra quanto ci sia ancora da esplorare nel vasto e affascinante mondo di Star Trek.

Star Trek: The Next Generation

Star Trek: The Next Generation è stata una delle serie televisive più iconiche degli anni ’90 e uno dei successi di sci-fi più duraturi nella storia della televisione. Trasmessa per la prima volta nel 1987, la serie è stata trasmessa per sette stagioni e ha avuto un grande seguito di fan che l’hanno seguita fino alla fine del suo ciclo di vita nel 1994.

La serie è stata creata da Gene Roddenberry, il creatore originale di Star Trek, che ha visto il successo con la serie originale a metà degli anni ’60. La trama è ambientata circa un secolo dopo gli avvenimenti della serie originale, con la Enterprise-D al comando del Capitano Jean-Luc Picard (interpretato da Sir Patrick Stewart). La nave era equipaggiata con tecnologia avanzata e una squadra multiculturale e diversificata, incluso l’androide Data (Brent Spiner), il klingon Worf (Michael Dorn), la Consigliera Deanna Troi (Marina Sirtis) e il Tenente Comandante Geordi La Forge (LeVar Burton), tra gli altri.

Una delle caratteristiche più amate della serie è stata l’esplorazione di temi filosofici e sociali, come la guerra, la pace, l’etica, la moralità, la tecnologia e l’esplorazione dell’universo. La serie ha anche introdotto una vasta gamma di nuovi personaggi, molte razze e specie aliene, e ha ampliato l’universo di Star Trek con nuove storie ed emozionanti avventure. TNG, come era spesso chiamato, ha mostrato un grande impegno per il realismo scientifico e la tecnologia, e ha introdotto una serie di nuovi gadget e dispositivi avanzati, come il teletrasporto e l’unità di curvatura, che permisero alla nave di viaggiare a velocità di luce attraverso lo spazio. Mentre i fan veneravano gli effetti speciali avanzati e i set impressionanti, la serie è stata amata anche per la profondità dei suoi personaggi.

Un personaggio particolarmente amato nella serie è stato il Capitano Jean-Luc Picard, interpretato magistralmente da Patrick Stewart. In contrasto con il Capitano Kirk della serie originale, Picard era conosciuto per la sua saggezza, la sua diplomazia e la sua capacità di risolvere conflitti in modo pacifico. A differenza di Kirk, ha utilizzato raramente il combattimento o la violenza per risolvere le situazioni pericolose. Inoltre, Picard è stato il primo ufficiale superiore in Star Trek a essere stato rappresentato come un uomo anziano, un cambiamento significativo rispetto ai giovani capitani come Kirk e i suoi successori.

Star Trek: The Next Generation è stata nominata per 179 premi tra cui 18 Primetime Emmy Awards e ha vinto 7. La serie ha anche prodotto quattro film. Ma per i fan, TNG è stata molto più di una semplice serie televisiva; è stata una fonte di ispirazione, scoperta e avventura, che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare.

In conclusione, Star Trek: The Next Generation è stata una serie televisiva pionieristica nella sua capacità di sospingere verso l’ignoto con una combinazione di umanità, entusiasmo scientifico e creatività narrativa. Con un cast di personaggi iconici, trame emozionanti e un’attenzione curata per il realismo scientifico, la serie ha dato vita a un universo uno dei più amati della storia della televisione e ha ispirato un legame duraturo con i fan appassionati attraverso i decenni.

X-Men – L’inizio: Un film avvincente che fa luce sulle origini degli X-Men

Siamo entrati nell’universo degli X-Men molti anni fa, ma finalmente con “X-Men – L’inizio” riusciamo a far luce sulle origini di uno dei gruppi di supereroi più amati del mondo. Il regista Matthew Vaughn ci offre un viaggio appassionante nel passato, svelando le radici di questo gruppo di mutanti.

Il film si apre in uno scenario cupo e oppressivo: l’Europa negli anni ’40, durante la seconda guerra mondiale. Seguiamo il giovane Erik Lehnsherr (interpretato magistralmente da Michael Fassbender) mentre sperimenta per la prima volta i suoi poteri magnetici in una scena straziante che segna per sempre il suo destino. Questo prologo ci getta immediatamente nel profondo della storia e ci fa affezionare al personaggio di Erik, che diventerà poi il temibile Magneto.

Da qui, ci spostiamo negli anni ’60, in piena guerra fredda, dove incontriamo anche il giovane Charles Xavier (interpretato da James McAvoy), un professore universitario di psicologia con incredibili abilità telepatiche. La loro amicizia e la nascita della loro visione del mondo dei mutanti sono uno dei punti salienti del film. McAvoy e Fassbender riescono a portare sullo schermo una chimica perfetta, dando vita a dialoghi accattivanti e ad emozioni genuine.

I temi trattati in “X-Men – L’inizio” sono profondi e coinvolgenti. Il film esplora la discriminazione, la paura dell’ignoto e il conflitto morale che sorge quando i poteri di un individuo vengono messi a confronto con la società. In questo senso, il personaggio della giovane Raven Darkholme, in seguito conosciuta come Mystica (interpretata da Jennifer Lawrence), è una figura centrale. La sua lotta con l’identità e la sua relazione complessa con Charles e Erik aggiungono una dimensione emotiva che cattura l’attenzione dello spettatore.

La regia di Matthew Vaughn è impeccabile. Con una combinazione di scene d’azione sorprendenti e pause riflessive, riesce a mantenere un ritmo avvincente per tutta la durata del film. La fotografia è ricercata e la colonna sonora si fonde perfettamente con le immagini, creando un’atmosfera coinvolgente.La sceneggiatura, scritta da Ashley Miller e Zack Stentz, è ben strutturata. I dialoghi sono forti e mai banali, mentre le interazioni tra i personaggi sono credibili e convincenti. La storia è avvincente e ricca di colpi di scena, tenendo lo spettatore sul filo del rasoio fino all’ultima scena.

“X-Men – L’inizio” è inoltre un film che rende omaggio alle prime pellicole degli X-Men, con riferimenti e cameo che delizieranno i fan di lunga data. Tuttavia, si distingue anche come un film autonomo che può essere apprezzato da chiunque, anche senza una conoscenza pregressa della saga.In conclusione, “X-Men – L’inizio” è un film che riesce a coniugare azione, emozione e riflessione in una miscela perfetta. Grazie a una trama solida, recitazioni impeccabili e una regia sofisticata, ci troveremo a immergerci completamente nell’universo degli X-Men, scoprendo le radici di questa saga affascinante.

Star Trek – La nemesi

Star Trek – La nemesi (Star Trek: Nemesis), noto nel fandom anche con l’acronimo NEM o la sigla ST X, è il film che ha chiuso la saga di “Star Trek: The Next Generation“. Diretto da Stuart Baird e prodotto da Rick Berman, il film è uscito nelle sale cinematografiche nel 2002. La trama ruota intorno al personaggio di Jean-Luc Picard, interpretato magistralmente da Patrick Stewart. Picard viene a sapere dell’esistenza di Shinzon, un clone di se stesso, che vuole distruggere l’intera umanità con l’aiuto dei Romulani. Picard e l’equipaggio dell’Enterprise devono affrontare questa nuova minaccia e impedire che il malvagio Shinzon porti avanti i suoi piani.

Uno dei punti di forza del film è sicuramente la capacità di creare un’atmosfera cupa e tesa, che rende il pericolo imminente e la posta in gioco più alta che mai. Inoltre, il film si concentra maggiormente sui personaggi, in particolare su Jean-Luc Picard, che deve confrontarsi con la propria mortalità e con la lotta contro il proprio clone. Anche l’interpretazione di Patrick Stewart è stata lodata dalla critica: l’attore ha dato al personaggio di Picard una profondità e una complessità maggiore rispetto ai precedenti film, rendendolo ancora più amato dal pubblico. Anche i restanti membri dell’equipaggio dell’Enterprise, come Worf, Deanna Troi e Data, hanno avuto modo di mostrare le loro abilità e le loro emozioni in modo più dettagliato.

Infine, il film è stato in grado di concludere degnamente la saga degli Star Trek, con un finale che ha lasciato un impatto duraturo sui fan di tutto il mondo. Anche se il film non ha avuto un grande successo al botteghino, “Star Trek – La Nemesi” ha comunque rappresentato un capitolo importante della saga e ha dimostrato ancora una volta la forza e la vitalità di questo universo. In conclusione, “Star Trek Nemesi” è un film che ha saputo coniugare azione, emozione e caratterizzazione dei personaggi, diventando uno dei punti più alti della saga degli Star Trek. Se sei un fan della serie, non puoi non vedere questo film, che ha chiuso degnamente un’era gloriosa della fantascienza cinematografica.