Sanda: la nuova opera di Paru Itagaki conquista con un primo volume intrigante

Sanda, la nuova opera di Paru Itagaki, l’acclamata autrice di Beastars, è finalmente disponibile in Italia grazie a Panini Comics. Un primo volume che non delude le aspettative, catapultando il lettore in un Giappone futuristico distopico dove Babbo Natale assume le vesti di un supereroe.

Un mondo nuovo e inquietante:

L’anno è il 2080. Il Giappone si trova ad affrontare un drastico calo delle nascite e sconvolgimenti climatici senza precedenti. In questo scenario desolante, la giovane Shiori Fuyumura si ritrova ad affrontare la scomparsa della sua amica Ono, ufficialmente dichiarata morta. Ma Shiori non si arrende e, convinta che Ono sia ancora viva, cerca l’aiuto di Kazushige Sanda, un misterioso compagno di classe che sembra nascondere un segreto.

Babbo Natale, supereroe inaspettato:

Il colpo di scena arriva quando scopriamo che Sanda è in realtà il discendente di Babbo Natale, trasformato in un supereroe per proteggere i bambini in questo mondo ostile. Insieme a Shiori, Sanda si imbarca in un’avventura per ritrovare Ono e svelare i misteri che si celano dietro la sua scomparsa.

Un mix di generi e atmosfere:

Sanda mescola sapientemente generi diversi, dal thriller al fantasy, passando per il dramma e l’azione. Il risultato è un’opera originale e coinvolgente, che tiene il lettore incollato alle pagine. L’atmosfera è cupa e inquietante, ma non mancano momenti di umorismo nero e di leggerezza.

Personaggi complessi e intriganti:

I protagonisti di Sanda sono ben delineati e complessi. Shiori è una ragazza determinata e coraggiosa, disposta a tutto per ritrovare la sua amica. Sanda, invece, è un personaggio enigmatico, tormentato da un passato oscuro. A loro si affiancano altri personaggi interessanti, come l’eccentrico Amaya e il viscido antagonista che ricorda Dorian Gray.

Disegni potenti e espressivi:

Il tratto di Paru Itagaki è inconfondibile: spigoloso, dinamico e ricco di espressività. Le tavole sono un piacere per gli occhi e trasmettono perfettamente le emozioni dei personaggi e l’atmosfera cupa della storia.

Un primo volume promettente:

Sanda 1 è un primo volume davvero promettente che lascia intuire un grande potenziale per la serie. La storia è avvincente, i personaggi sono intriganti e i disegni sono splendidi. Se amate i manga di genere thriller, fantasy e con un tocco di umorismo nero, Sanda è un’opera che non potete perdere.

Il Natale nel Mondo (e le sue tradizioni)

Il termine italiano “Natale” deriva dal latino cristiano Natāle(m) / natālem Christi (“giorno di nascita di Cristo”), a sua volta dal latino natālis, derivato da nātus (“nato”), participio perfetto del verbo nāsci (“nascere”). Il Natale, per i cristiani è la principale festa dell’anno, data simbolica della nascita di Gesù Cristo. Il periodo natalizio parte dalla vigilia, il 24 dicembre, fino all’Epifania, il 6 gennaio.  Questa festa deriva da una mescolanza e sovrapposizione di feste, confluite poi in una sola di matrice cristiana.   La prima traccia del Natale risale al Commentario su Daniele di Sant’ Ippolito di Roma, datato al 203-204, molti anni prima delle testimonianze di analoghe festività del “Sole Invicto“.

La tradizione cristiana ha basi comuni con quella popolare e contadina, dal momento che più o meno nello stesso periodo si celebravano una serie di ricorrenze e riti legati al mondo pagano. A Roma, la prima celebrazione del Natale avvenne nel 336 fino al 354, quando papa Liberio decise di fissare la data come nascita di Cristo, tale celebrazione era considerata come una celebrazione pagana dedicata al Sole. Dal 17 al 23 si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell’agricoltura, durante i quali avvenivano scambi di doni e sontuosi banchetto. Venivano scambiati doni per augurare un periodo di pace e di prosperità. Successivamente, l’imperatore Aureliano sostituì i Saturnali con la festa del Sole, ovvero veniva festeggiato il giorno più breve dell’anno, il solstizio d’inverno. Altri riferimenti poco certi sulla festività del Natale risalgono al IV secolo. Originariamente, i Celti festeggiavano il solstizio d’inverno erroneamente, perché questo avviene il 21 e non il 25 dicembre. Nel nord Europa si celebrava invece la festa del raccolto. Il 25 dicembre non è la data reale della nascita di Gesù e non ci sono tracce di questa nei Vangeli. La Chiesa Orientale festeggiava la nascita di Cristo il 6 gennaio perché coincideva con l’originaria festa di Dioniso. Solo nel IV secolo d.C., quando il cristianesimo divenne religione ufficiale dell’Impero Romano, Papa Giulio I decise di far confluire le feste di origine popolare con la cristianità: nasce così il Natale come lo conosciamo. Molte delle tradizioni, come lo scambio dei doni, l’albero e il presepe, non sono di origine cristiana, ma pagana e solo in seguito hanno assunto questo carattere religioso, unendosi con altre feste di matrice cristiana come l’Epifania, che nasce originariamente come commemorazione del battesimo di Gesù. Il presepe, ad esempio è derivato da rappresentazioni medievali che la tradizione fa risalire a san Francesco d’Assisi. l significato religioso attuale è però diverso: poiché rappresenta la fine del periodo natalizio e simboleggia l’avvento dei Re Magi che portano doni a Gesù Cristo.

La festa commemora la nascita di Gesù, ma inaugura anche un periodo di cambiamento e di rinnovamento, caratteristiche che si adattano perfettamente alla religione cristiana. Nell’antichità, la festa inaugurava la fine dell’anno e l’avvento di un nuovo periodo, in cui ci sarebbe stata serenità e prosperità. Nel mondo cristiano non è il passaggio dall’anno vecchio al nuovo, ma la nascita di Cristo stesso che porta e inaugura un nuovo tempo, un periodo di pace. È comunque la festa più popolarmente sentita tra i cristiani; anche se in tempi più recenti ha assunto nella cultura occidentale sempre più un significato laico, con lo scambio di doni, legato alla famiglia e a figure del folclore religioso cristiano o pagano come Babbo Natale.  Sono strettamente legate alla festività la tradizione del presepe e dell’albero di Natale, entrambe di origine medioevale; la seconda più legata ai Paesi del Nord Europa.  Anche la tradizione di scambiarsi doni è molto antica, e presumibilmente è sempre di origine pagana. Nei paesi del Nord Europa era abitudine scambiarsi doni il giorno del Solstizio d’Inverno, come forma d’augurio per l’inizio della stagione invernale.

Il Natale nella tradizione cristiana e in altre culture del mondo

Nella tradizione cristiana, come detto precedentemente celebra la nascita di Gesù. Il racconto è pervenuto attraverso i vangeli secondo Luca e Matteo, che narrano l’annuncio dell’angelo Gabriele, la deposizione nella mangiatoia, l’adorazione dei pastori, la visita dei magi. Alcuni aspetti devozionali (la grotta, il bue e l’asino, i nomi dei Magi) risalgono invece a tradizioni successive e a racconti presenti in vangeli apocrifi. Il significato cristiano della festa risiede nella celebrazione della presenza di Dio. Con la nascita di Gesù, Dio per i cristiani non è più infatti un Dio distante ma è un Dio che si rivela ed entra nel mondo per rimanervi fino alla fine dei tempi.  Nel corso dell’ultimo secolo, con il progressivo secolarizzarsi dell’Occidente, e in particolar modo dell’Europa Settentrionale, il Natale ha continuato a rappresentare un giorno di festa anche per i non cristiani, assumendo significati diversi da quello religioso. In questo ambito, il Natale è generalmente vissuto come festa legata alla famiglia, alla solidarietà, allo scambio di regali e alla figura di Santa Claus ( Babbo Natale ). Al tempo stesso la festa con connotazioni di tipo secolare-culturale, ha conosciuto una crescente diffusione in molte aree del mondo, estendendosi anche in Paesi dove i cristiani sono piccole minoranze, come in India, Pakistan, Cina, Giappone…

L’albero di Natale:

L’albero di Natale è un abete addobbato con piccoli oggetti colorati; palle, luci, festoni, piccoli regali impacchettati e altro. Le origini vengono in genere fatte risalire al mondo tedesco nel XVI secolo, sulla base di preesistenti tradizioni cristiane e pagane. Verso il secolo XI si diffuse nell’Europa del Nord l’uso di allestire rappresentazioni (sacre) che riproponevano episodi tratti dalla Bibbia. Nel periodo d’Avvento, una rappresentazione molto richiesta era legata al brano della Genesi sulla creazione. Per simboleggiare l’albero «della conoscenza del bene e del male» del giardino dell’Eden si ricorreva, data la regione (Nord Europa) e la stagione, a un abete sul quale si appendevano dei frutti. Da quell’antica tradizione si giunse via via all’albero di Natale dei giorni nostri, di cui si ha una prima documentazione certa risalente al 1512 in Alsazia.

                                               

La cucina tradizionale

La cena di Natale è tradizionalmente una parte importante della celebrazione delle festività e il cibo che viene servito varia da paese a paese. Alcune regioni hanno pasti speciali per la vigilia di Natale, come la Sicilia, dove vengono serviti 12 tipi di pesce. Nel Regno Unito un pasto natalizio include tacchino, sugo, patate, verdure, a volte pane e sidro. Si preparano anche dolci particolari, come il Christmas pudding, le Mince pie, la Christmas cake (o torta di Natale), il panettone, il pandoro, il tronchetto di Natale, il panforte, il torrone e il ceppo di Natale. Il pasto natalizio tradizionale dell’Europa centrale è la carpa fritta.

 

Santa Claus (Babbo Natale)

Santa Claus è un personaggio presente in molte culture della tradizione natalizia della civiltà occidentale, oltre che in Giappone e in altre parti dell’Asia orientale. Distribuisce regali ai bambini, di solito la notte della vigilia di Natale e viene rappresentato come un uomo anziano vestito con giacca, pantaloni e cappello rossi con bordi di pelo bianco. Un ruolo importante nella definizione della sua figura ebbe la poesia A Visit from Saint Nicholas, pubblicata nel 1823 e attribuita allo scrittore newyorchese Clement Clarke Moore, nella quale Babbo Natale venne proposto ai lettori con le fattezze che oggi conosciamo.  Tutte le versioni del Babbo Natale moderno, chiamato Santa Claus nei paesi anglofoni, derivano dallo stesso personaggio storico: san Nicola, vescovo di Myra (oggi Demre, città situata nell’odierna Turchia), di cui si racconta che ritrovò e riportò in vita tre fanciulli, rapiti ed uccisi da un oste, e che per questo era considerato il Protettore dei bimbi. L’appellativo Santa Claus deriva da Sinterklaas, nome olandese di san Nicola.  San Nicola è considerato il proprio patrono da parte di marinai, mercanti, arcieri, bambini, prostitute, farmacisti, avvocati, detenuti. È il santo patrono delle città di Bari, Lecco, Amsterdam e della Russia.

Prima della conversione al cristianesimo, il folclore dei popoli germanici, incluso quello inglese, narrava che il dio Odino (Wodan) ogni anno tenesse una battuta di caccia nel periodo del solstizio invernale (Yule), accompagnato dagli altri dei e dai guerrieri caduti. La tradizione voleva che i bambini lasciassero i propri stivali nei pressi del caminetto, riempiendoli di carote, paglia o zucchero per sfamare il cavallo volante del dio. In cambio, Odino avrebbe sostituito il cibo con regali o dolciumi. Questa pratica è sopravvissuta in Belgio e Paesi Bassi anche in epoca cristiana, associata alla figura di san Nicola.  I bambini, ancor oggi, appendono al caminetto le loro scarpe piene di paglia in una notte d’inverno, perché vengano riempite di dolci e regali da san Nicola che, a differenza di Babbo Natale, in quei luoghi si improvvisa ancora a cavallo. Anche nell’aspetto, quello di vecchio barbuto dall’aria misteriosa, Odino era simile a san Nicola (anche se il dio era privo di un occhio).

Il Babbo Natale moderno riunisce le rappresentazioni attuali del portatore di doni, di ispirazione religiosa o popolare, con un personaggio britannico preesistente. Quest’ultimo risale almeno al XVII secolo, e ne sono rimaste delle illustrazioni d’epoca in cui è rappresentato come un signore barbuto e corpulento, vestito di un mantello verde lungo e ornato di pelliccia. Rappresentava lo spirito della bontà del Natale, e si trova nel Canto di Natale di Charles Dickens sotto il nome di Spirito del Natale presente.

Secondo alcuni il vestito rosso di Babbo Natale sarebbe opera della Coca-Cola: originariamente infatti, tale vestito era verde, sarebbe divenuto rosso solo dopo che, negli anni ’30, l’azienda utilizzò Babbo Natale per la sua pubblicità natalizia, e lo vestì in bianco e rosso. Questa teoria non è però da ritenersi corretta, siccome  la Coca-Cola non fu la prima ad usare la figura moderna di Babbo Natale nelle sue pubblicità, ma venne preceduta in questo dalla White Rock Beverages, per la vendita di acqua minerale nel 1915 e per la vendita di ginger ale nel 1923. Ancor prima di queste pubblicità, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo la figura di Babbo Natale apparve vestita di rosso e bianco in alcune copertine del periodico umoristico statunitense Puck  nonché nelle illustrazioni di raccolte di canzoni natalizie. Possiamo inoltre trovare un Babbo Natale vestito di rosso in una cartolina russa dello stesso periodo.

L’abitudine di scrivere una lettera a Babbo Natale è una tradizione natalizia che risale a molto tempo fa. Le lettere contengono una lista dei giocattoli desiderati e la dichiarazione di essere stati buoni.  In molti paesi, le poste accettano le lettere che i bambini scrivono a Babbo Natale; in alcuni casi le risposte vengono fornite dagli stessi impiegati postali o da volontari. In Canada, ad esempio, è stato predisposto un apposito codice postale per le lettere indirizzate a Babbo Natale: H0H 0H0  (in riferimento all’espressione “ho ho ho!” di Babbo Natale) e dal 1982 sono oltre 13.000 gli impiegati delle poste canadesi che si sono offerti volontari per rispondere alle lettere. In altri casi sono associazioni di volontariato per l’infanzia a rispondere alle lettere che vengono dalle zone più povere o dagli ospedali pediatrici, per rendere felici anche questi bambini con dei doni.

Fonti:

  • natale.it/origine-del-natale
  • it.wikipedia.org/wiki/Natale#
  • Giovanni Filoramo, Cristianesimo, Mondadori Electa, 2007, ISBN 88-370-4886-6.
  • Gary Forsythe, The Non-Christian Origin of Christmas, in Time in Roman Religion: One Thousand Years of Religious History, Routledge, 2012, ISBN 0-415-52217-X.
  • Giorgio Fedalto, Storia e metastoria del cristianesimo, Verona, Mazziana, 2006, ISBN 88-85073-76-X.
  • it.wikipedia.org/wiki/Babbo_Natale
  • Martyne Perrot, Etnologia del Natale. Una festa paradossale, traduzione di Guido Lagomarsino, Milano, Elèuthera, 2001, ISBN 88-85060-56-0.
  • Nicola Lagioia, Babbo Natale. Dove si racconta come la Coca-Cola ha plasmato il nostro immaginario, Roma, Fazi, 2005, ISBN 88-8112-693-1.
  • Arnaud D’Apremont, La vera storia di Babbo Natale, traduzione di Silvia Angrisani, Torino, L’Età dell’Acquario, 2005, ISBN 88-7136-224-1.

Julemanden – Il Babbo Natale danese

Julemanden, il Babbo Natale danese, è un vecchio, con una barba lunga e bianca, una grossa pancia ed è vestito di rosso. E, naturalmente, porta sempre con sé un grosso sacco in spalla pieno di regali per tutti i bambini. Descritto così, Julemanden, il Babbo Natale danese, non è diverso dal Babbo Natale che tutti conosciamo. Questo perché lui stesso ha influenzato la leggenda di Babbo Natale oggi diffusa in tutto il mondo. Ma il Babbo Natale dei danesi ha delle peculiarità uniche, che lo distinguono dalle leggende del resto d’Europa. E i danesi ci sono così affezionati, che lo appendono sui loro alberi insieme alle bandierine della Danimarca, oppure sopra i caminetti o i tavolini, come decorazione natalizia.
 
Il nome “Julemanden” è una parola composta da “Jul” (“Natale”) e “Manden” (“L’uomo”): L’uomo del Natale. A differenza del Babbo Natale più blasonato, non viene dalla Lapponia ma rimane all’interno del territorio danese: infatti, Julemanden viene dalla Groenlandia, terra di renne, e ama il risengrød e la cannella.
 
Insieme a lui ci sono i Nisse, degli elfi che si comportano come api operaie e che in questo periodo dell’anno si occupano di smistare le lettere, di costruire giocattoli in legno, e di impacchettare i regali. Chiunque vada in Groenlandia in questo periodo, e parli ai locali di Julemanden, si sentirà dire da loro che l’uomo è sempre felice di aprire casa sua a chi lo cerca, anche solo per esprimere un desiderio.
 
L’origine di Julemanden deriva dalla leggenda di San Nicola, molto popolare in Danimarca come in molti altri paesi d’Europa, tra cui in Italia. Tuttavia, in Danimarca, in seguito alla conversione al luteranesimo, alle persone fu proibito di credere ai santi. Come spesso succede in casi di imposizione dome questa, la Chiesa di Danimarca non poteva estirpare la figura di San Nicola dalle menti dei danesi, motivo per cui ha introdotto Julemanden, una figura simile al Santo, ma priva del cappello di vescovo.
 
Ma non è carino lasciare Julemanden senza qualcosa da mangiare, quando arriva a consegnarci i regali. Per i danesi, e in generale per tutti gli scandinavi, il giorno più importante e più festeggiato è quello della vigilia, dove si organizzano le cene e dove si aspetta il suo arrivo. Quando entra nelle case, Julemanden vedrà per lui una ciottola di risengrød, il budino di riso di cui lui (e i danesi) va matto, la speciale juleøl, la birra di Natale che ogni birrificio del Paese produce in questo periodo e, volendo, può anche “rubare” qualche biscotto alla cannella appeso all’albero di Natale. Oltre a lasciare i regali, Julemanden decora l’abete dei danesi con una ghirlanda interamente coperta di bandiere della Danimarca, mentre i suoi Nisse danzano intorno all’albero mentre cantano brani natalizi.
 
Il giorno di Natale, invece, lo julefrokost (Pranzo di Natale) dei danesi prevede arrosto di maiale, cavolo rosso e una salsa di salmone e aringhe, il tutto accompagnato dalla birra natalizia. Come antipasto, non è raro (anzi!) avere gli smørrebrød, i tipici toast aperti farciti con qualsiasi cosa.
 

Rauhnächte: le tradizioni natalizie in Germania

In Germania, le dodici notti tra il 25 dicembre e il 6 gennaio sono dette Rauhnächte. Durante queste notti il passato e il futuro si incontrano ed interagiscono, e il nostro mondo e l’Aldilà collidono. Secondo la tradizione, questa finestra temporale è teatro di mistici avvenimenti.
 
Il Wilde Heer, l’esercito dei cacciatori soprannaturali, semina terrore sulla Terra, folletti, spiriti e streghe creano scompiglio e disordine, e gli oracoli comunicano con i mortali per svelare loro il futuro. Sono notti intrise di magia e superstizione, che affondano le radici in tempi lontani.
 
Le Rauhnächte sono accompagnate da rituali affascinanti che variano da regione a regione, dalla purificazione delle case con il fumo al divieto di stendere il bucato. Pare che le tradizioni legate alle Rauhnächte abbiano avuto origine nelle tribù celtiche e germaniche. Gli undici giorni – e dodici notti – di differenza tra l’anno lunare (354 giorni) e l’anno solare (365 giorni) erano considerati fuori dal tempo: dei giorni “morti” in cui il nostro mondo si apriva ad altre dimensioni. L’etimologia della parola Rauhnächte è controversa. Secondo alcuni, risale all’aggettivo alto-tedesco medio rûch, “peloso”. Si riferirebbe a demoni vestiti di pelliccia che vagherebbero per la terra in questo periodo, o a rituali volti a proteggere il bestiame.
 
Altri studiosi credono invece che la parola faccia riferimento al fumo dell’incenso che soprattutto i contadini cospargevano nelle stalle per purificarle e benedirle. Una delle tradizioni più diffuse è quella di non stendere il bucato durante le Rauhnächte, e in particolare durante la notte di Capodanno. Si dice che chi lasciava il bucato all’aperto correva il rischio che il Wilde Jagd, l’orda di cacciatori selvaggi composta da creature “mostruose”, ci finisse dentro, portando sventura. Oppure, una delle creature spettrali poteva rubare un lenzuolo – di solito bianco – che trovava steso, e utilizzarlo come sudario per il suo proprietario. Secondo le credenze popolari, il dio germanico Wodan (ovvero Wotan / Odino) guidava la Wilde Jagd, composto da esseri soprannaturali, corvi e lupi.
 
In alcune leggende della Germania centrale, anche Frau Holle – l’anziana signora che regola il tempo atmosferico – fa parte di questo minaccioso esercito.
 
Durante le Rauhnächte, si diffondeva l’incenso in tutte le stanze delle case per tenere lontani gli spiriti maligni, per allontanare la sfortuna e scongiurare le malattie. È probabile che il nome del periodo derivi proprio da questa usanza. Per questo rituale di purificazione potevano essere utilizzati vari tipi di erbe ed essenze: artemisia, resina di abete rosso, lavanda, sambuco, vischio, salvia, alloro, timo e ginepro. Anche il bestiame veniva considerato particolarmente a rischio nel corso delle Rauhnächte. Si credeva che gli spiriti avessero il potere di uccidere gli animali o di danneggiarli: le mucche potevano smettere di produrre latte o le galline di deporre uova. Per questo le stalle venivano attentamente sorvegliate e, come le case, protette con l’incenso o l’acqua santa.
 
Soprattutto a questa credenza potrebbe risalire la figura del Krampus, ovvero umani che travestiti da creature mostruose (per non farsi riconoscere dalla Wilde Jagd) con il suono dei campanacci miravano ad allontanare le figure maligne confondendosi tra loro per poter proteggere il bestiame.
 

Le Rauhnächte per prevedere il futuro

Il numero dodici gioca un ruolo importante nelle Rauhnächten. Secondo la leggenda, le dodici notti dal 25 dicembre al 6 gennaio rappresentano ognuna un mese dell’anno che sta per cominciare. Si credeva che in questo periodo fosse possibile prevedere l’andamento del nuovo anno, così come il futuro tempo atmosferico. Ad esempio, tutto ciò che si sognava durante le Rauhnächten, doveva avverarsi nel mese corrispondente. Inoltre, se il sogno aveva luogo prima di mezzanotte, allora si sarebbe avverato nella prima metà del mese, se invece aveva luogo dopo la mezzanotte, si sarebbe avverato nella seconda metà.
 
Lo storico Adrian Rossner, originario dell’Alta Franconia, afferma che alcune persone tengono ancora un diario accanto al loro letto per prendere nota dei loro sogni.
 
L’Albero di Natale deriva dalla tradizione contadina di portare in casa dei rami profumati di abete da addobbare con candele.Con la riforma protestante di Martin Lutero l’albero diventa il simbolo del Natale per i fedeli protestanti, mentre il presepe (come ideato dal S. Francesco d’Assisi nel XIII secolo) rimane il simbolo del Natale per i cattolici. Tra le decorazioni di Natale più comuni ci sono gli angeli e gli schiaccianoci, che servono la casa dagli spiriti. Per tradizione l’Albero di Natale viene fatto tutti insieme il 24 dicembre.
 
La zona della Germania deputata per eccellenza alla costruzione di oggettistica decorativa è l’Erzgebirge, che si trova in Sassonia a sud di Chemnitz ed al confine con la Repubblica Ceca. La regione vanta una lunga tradizione artigianale e da qui provengono diversi famosi manufatti lavorati in legno, tra cui i presepi e altre decorazioni natalizie quali:
 
– Nussknacker: lo schiaccianoci, ossia il famoso omino di legno decorato che schiaccia le noci nella bocca;
– Bergmannfigur: l’uomo che viene dalle montagne con una candela;
– Reifendrehen: delle figurine in legno che possono essere animali, casette altre piccole figure;
– Spieldose: da noi conosciuti come carrilon;
– Weihnachtspyramiden: piramidi di natale, delle costruzioni piramidali ruotanti decorate con figure natalizie e luci;
– Schwibbogen: candelieri di legno ad arco con alla base decorazioni come casette o scene delle natività.
 
La tradizione della corona dell’Avvento, una ghirlanda di abete con delle candele colorate che rappresentano l’attesa per la venuta di Gesù (ovvero la luce) , venne ideata dal pastore protestante Johann Hinrich Wichern per spiegare il significato del Natale ai bambini di un orfanotrofio. Si narra che esemplari della corona vennero venduti da quel momento in poi per raccogliere fondi per i bambini bisognosi a Natale. Successivamente si diffuse anche il calendario dell’Avvento.
 
In Germania è il Bambino Gesù che porta i regali il 24 dicembre e a deciderlo è stato Martin Lutero. Per alcuni, in realtà, non si tratta proprio di Gesù bambino quanto di un angelo o di una figura simile a quella di S. Lucia, molto sentita nei paesi nordici, che il 24 dicembre lascia i regali sotto l’albero di Natale. Nella tradizione cattolica i doni venivano portati il 6 gennaio con l’arrivo dei Re Magi (o della Befana, per i secolari). Partendo dalla figura di San Nicola, protettore dei bambini, in diverse regioni della Germania del Nord si diffonde il mito di Der Weihnachtsmann che porta regali. Anche qui, come nel caso di S. Nicola, o Nonno gelo dei paesi slavi, dovrebbe aver avuto origine la figura ripresa dal marchio Coca Cola per creare il celebre Babbo Natale. A differenza di Cristkindl, Weihnachtsmann è una figura laica.
 
La leggenda di San Nicola narra di un vecchio genitore che non aveva i soldi per far sposare le sue figlie; per evitare che dovessero prostituirsi, Nicola le aiutò lasciando dell’oro nel camino. Si salvarono dal loro destino, trovando l’oro nei calzini e negli stivali appesi ad asciugare. L’usanza natalizia di San Nicola si basa quindi sulla leggenda delle vergini. Si rinnova questa usanza ogni anno, attraverso la storia che ogni 6 dicembre i bambini aspettano i regali dal camino.
 
Il ciocco natalizio è chiamato Christklotz, Christbrand, Christblock, Julklotz o Julblock, si usava, in particolare in Assia e in Vestfalia, far bruciacchiare il ceppo lentamente per poi toglierlo e gettarlo di nuovo sul fuoco come protezione dai fulmini. Abbiamo poi la figura folkloristica tedesca del Belsnikel, una controparte di Babbo Natale. Porta anche lui i regali ai bambini buoni, ai cattivi però non si limita a dare del carbone, ma ha sempre con sé una bella frusta da usare come meglio crede. Da non confondere con il Krampus e le Perchten, nonostante i punti in comune.
 
La piramide natalizia (Weihnachtspyramide), una costruzione in legno a più piani con all’interno la Sacra Famiglia e altre figure, con candele o luci alla base e con in cima un’elica che la fa girare. Se ne trovano di gigantesche anche nei mercatini di Natale.
 
Il 4 dicembre, il giorno di Santa Barbara, è usanza portare a casa un ramo di un albero da frutta (Barbarazweig) e preparare il dolce alle pere, nocciole, uva sultanina e scorze di arancia candita chiamato Kletzenbrot.
 
La leggenda del ragno di Natale narra dinuna casa in Germania nella quale, la madre di una bella famiglia si era sempre adoperata per tenerla pulita e renderla come uno specchio per celebrare il giorno più melodioso dell’anno. Era il giorno della nascita del Bambin Gesù, il giorno di Natale. La donna puliva e puliva affinché non si vedesse il minimo granello di polvere. Spolverava anche gli angoli, dove di solito non si arriva con la scopa, e dove normalmente appaiono minuscole ragnatele. I piccoli ragni, vedendo i loro tessuti distrutti, fuggirono e salirono in altri pertugi meno facilmente raggiungibili. Finalmente giunse la vigilia di Natale. In quella casa collocarono e decorarono con molto orgoglio ed allegria l’albero, mentre la madre rimase vicino al camino, sperando che i figli scendessero dalle loro stanze. Tuttavia, i ragni, che erano stati confinati in invisibili fessure dai lavori domestici della madre, erano disperati perché non sarebbero stati presenti la mattina di Natale. Il ragno più vecchio e saggio suggerì di godersi la scena attraverso una piccola fenditura appena sopra le scale. Silenziosamente, uscirono dal rifugio, e si nascosero nella piccola crepa. Improvvisamente la porta si aprì e i ragni spaventati si dispersero per tutta la stanza. Si nascosero nell’albero di Natale strisciando di ramo in ramo, salendo e scendendo, e cercando di rimpiattarsi tra gli addobbi più belli. Quando, finalmente, Babbo Natale quella notte scese per il camino e si avvicinò all’albero, si rese conto con spavento che era pieno di ragni. Però, allo stesso tempo, provò pena per loro, essendo anch’essi creature di Dio; tuttavia pensò che la padrona di casa non avrebbe certo pensato la stessa cosa in merito a quel nutrito gruppo. Immediatamente, con uno schiocco di dita fece tentennare leggermente l’albero e trasformò i ragni in lunghe strisce di seta brillanti e luminose. Da allora, in Germania, tutti gli anni, i nonni raccontano ai loro nipoti la leggenda dei Ragni di Natale, e appendono dei piccoli ragnetti di legno, vetro o plastica assieme alle ghirlande, brillanti di sfumature, all’albero. E la tradizione inoltre narra che bisogna sempre includere un ragno al centro di ogni decorazione.
 
 

Babbo Natale e le pubblicità della Coca-Cola: l’immagine del Natale che conosciamo

Babbo Natale è una figura iconica del Natale, ma come è diventato l’uomo paffuto, barbuto e vestito di rosso che conosciamo oggi? La risposta è in parte dovuta alle pubblicità della Coca-Cola.

La Coca-Cola iniziò a utilizzare Babbo Natale nelle sue pubblicità natalizie nel 1931. L’illustratore Haddon Sundblom fu incaricato di creare un’immagine del personaggio che fosse riconoscibile e accattivante. Sundblom si ispirò alla figura di un uomo di mezza età, con una pancia prominente e una lunga barba bianca. Il suo vestito era rosso e bianco, con un cappello a punta e un mantello.

Questa immagine di Babbo Natale fu un successo immediato e contribuì a consolidare la figura del personaggio come simbolo del Natale. Le pubblicità della Coca-Cola con Babbo Natale sono diventate un classico delle festività natalizie e sono ancora oggi utilizzate dall’azienda per promuovere i suoi prodotti.

Proprio oggi la storica azienda ci ricorda che manca poco alla festa più rossa dell’anno!

The World Needs More Santas | Coca-Cola

L’influenza delle pubblicità della Coca-Cola su Babbo Natale è stata significativa. L’immagine del personaggio che conosciamo oggi è in gran parte dovuta all’azienda, che ha contribuito a creare un’icona riconoscibile in tutto il mondo.

Esiste Babbo Natale? Una spiegazione nerd

La stagione estiva è finita da un pezzo e già si pensa a fine anno e al periodo natalizio ed a tutto quello che ne consegue, in particolar modo al caro vecchio Babbo Natale ed a tutto l’hardware che porterà sotto l’albero degli “smanettoni”…

Qui una domanda sorge spontanea: esiste o no Babbo Natale?

Vediamo un pò di analizzare la questione: nessuna specie conosciuta di renna può volare. Ci sono però 300.000 specie di organismi viventi ancora da classificare e, mentre la maggioranza di questi organismi è rappresentata da insetti e germi, questo non esclude completamente l’esistenza di renne volanti, che solo Babbo Natale ha visto.

Ci sono 2 miliardi di bambini (sotto i 18 anni) al mondo.

Dato però che Babbo Natale non tratta con bambini Musulmani, Hindu, Buddisti e Giudei, questo riduce il carico di lavoro al 15% del totale, cioè circa 378 milioni. Con una media di 3,5 bambini per famiglia, si ha un totale di 98,1 milioni di locazioni. Si può presumere che ci sia almeno un bambino buono per famiglia.

Babbo Natale ha 31 ore lavorative, grazie ai fusi orari e alla rotazione della terra, assumendo che viaggi da Est verso Ovest.

Questo porta ad un calcolo di 822,6 visite per secondo. Questo significa che, per ogni famiglia Cristiana con almeno un bambino buono, Babbo Natale ha circa un millesimo di secondo per: · trovare parcheggio (cosa questa semplice, dato che può parcheggiare sul tetto e non ha problemi di divieti di sosta);
· saltare giù dalla slitta;
· scendere dal camino;
· riempire le calze;
· distribuire il resto dei doni sotto l’albero di Natale;
· mangiare ciò che i bambini mettono a sua disposizione;
· risalire dal camino;
· saltare sulla slitta;
· decollare per la successiva destinazione.
Assumendo che le abitazioni siano distribuite uniformemente (che sappiamo essere falso, ma accettiamo per semplicità di calcolo), stiamo parlando di 1.248 Km per ogni fermata, per un viaggio totale di 120 milioni di Km. Questo implica che la slitta di Babbo Natale viaggia a circa 1040 Km/sec, a 3000 volte la velocità del suono.Per comparazione, la sonda spaziale Ulisse viaggia appena a 43,84 Km/sec, e una renna media a circa 30 Km/h.

Il carico della slitta aggiunge un altro interessante elemento.

Assumendo che ogni bambino riceva una scatola media di Lego (del peso di circa 1 Kg), la slitta porta circa 378.000 tonnellate, escludendo Babbo Natale (notoriamente sovrappeso). Sulla terra, una renna può esercitare una forza di trazione di circa 150 Kg. Anche assumendo che una “renna volante” possa trainare 10 volte tanto, non è possibile muovere quella slitta con 8 o 9 renne, ne serviranno circa 214. 000. Questo porta il peso, senza contare la slitta, a 575.620 tonnellate. Per comparazione, questo è circa 4 volte il peso della nave Queen Elizabeth II. Sicuramente, 575.620 tonnellate che viaggiano alla velocità di 1040 Km/sec generano un’enorme resistenza. Questa resistenza riscalderà le renne allo stesso modo di una astronave che rientra nell’atmosfera. Il paio di renne di testa assorbirà 14,3 quintilioni di Joule per secondo. In breve si vaporizzerà quasi istantaneamente, esponendo il secondo paio di renne e creando assordanti onde d’urto (bang) soniche. L’intero team verrà vaporizzato entro 4,26 millesimi di secondo.

CONCLUSIONE

Babbo Natale c’era, ma ora è morto.

Le 5 leggende

“Le 5 leggende” è un film d’animazione prodotto dalla DreamWorks Animation, diretto da Peter Ramsey e basato sulla serie di libri “I guardiani dell’infanzia” e il corto “L’uomo della Luna” di William Joyce. Il film racconta la storia di cinque eroi, ognuno dotato di superpoteri, che si uniscono per lottare contro il malvagio Pitch, l’Uomo nero e re del regno delle tenebre, che vuole impadronirsi della Terra. I cinque eroi sono Nord, ovvero Babbo Natale, il Coniglietto Pasquale Calmoniglio, Sandman l’uomo di sabbia, la Fatina dei denti Dentolina e Jack Frost, un elfo proveniente da una tradizione folkloristica che lo vuole accanto a Babbo Natale come suo collaboratore nonché portatore di neve.

Le 5 leggende - Trailer

Il film è stato interpretato in lingua originale da Chris Pine, Alec Baldwin, Jude Law, Isla Fisher e Hugh Jackman. La sceneggiatura è stata diretta da David Lindsay-Abaire. Il film è stato distribuito nelle sale il 30 novembre 2021.

“Le 5 leggende” è un film d’animazione che offre una trama avvincente e coinvolgente, con personaggi ben caratterizzati e una grafica di alta qualità. Il film è adatto a tutta la famiglia e riesce a rinnovare le icone dell’infanzia in modo originale e divertente. Tuttavia, alcune recensioni criticano il film per essere troppo incentrato sulle festività e per non avere una trama particolarmente originale. In ogni caso, “Le 5 leggende” è un film che merita di essere visto per la sua capacità di trasportare lo spettatore in un mondo fantastico e pieno di avventura.

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