Molise, ma tu…a chi appartien’?

Molise, ma tu…a chi appartien’?“ è lo straordinario gioco da tavolo che celebra il Molise creato da Claudio Iannetta, con il supporto di Daniele Giovannelli e Francesca Guidotti per le illustrazioni e commerciato da Demoela Giochi.

Molise - Ma tu... a chi appartien'? - Trailer

Un’evoluzione del classico Monopoly, ma con una particolare e identificativa variante: al posto dei terreni, ci sono le città e i paesi molisani da acquistare. Per poter finalmente dire “Il Molise esiste!” bisogna conquistare tutto il territorio, dal mare alle montagne, e lasciarsi ammaliare dalla sua bellezza.

Le regole, gli scenari divertenti e i sorrisi abbondano in questo gioco che offre una straordinaria opportunità di scoprire i luoghi, le città, i borghi, le tradizioni e la cultura molisani, tutto racchiuso in una struttura ludica appassionante e ricca di contenuti.

Ogni carta città ha un colore specifico e, una volta acquisite tutte le carte dello stesso tipo, è possibile iniziare a fare investimenti. Al posto delle stazioni, sull’originale tabellone, ci sono le attività molisane che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto. Inoltre, ci sono anche due centri sportivi che portano diversi “sold” (denaro).

Al posto dei famigerati “imprevisti” e “probabilità”, il gioco prevede due esilaranti varianti dei nefasti mazzi di carte: “Speramm’ buon” (speriamo bene) e “Mettem’c l’anema impac’” (mettiamoci l’anima in pace). Queste carte vengono pescate nel caso si finisca sulla casella corrispondente e offrono istruzioni molto precise… ma ovviamente in dialetto!! Attraverso queste carte, si possono scoprire curiosità sul Molise, tradizioni, situazioni tipiche ed espressioni dialettali che fanno sorridere. Ma non preoccupatevi, perché le istruzioni includono un comodo dizionare per meglio comprendere l’atcano dialetto molisano!

In definitiva, “Molise, ma tu…a chi appartien’?“ offre divertimento e la possibilità di viaggiare attraverso una terra meravigliosa ma che “non esiste“, un territorio meraviglioso che cela innumerevoli bellezze da scoprire, come abbiamo potuto esplorare sul blog: laterrainmezzo.altervista.org.

Il talento di Giovanni De Micheli e il suo percorso artistico

Oggi vi parliamo dello straordinario talento di Giovanni De Micheli, nato a Roma il 07 giugno 1973, ma residente in Molise dal 1997. L’autore, che vive stabilmente a Campobasso da ormai 15 anni, ha frequentato la Scuola Romana dei Fumetti a Roma tra il 1994 e il 1995 con grandi maestri del fumetto d’autore italiano quali Massimo Rotundo, Maurizio Di Vincenzo, Corrado Mastantuono, Stefano Santarelli, Giancarlo Caracuzzo, Lillo e Greg, e Paolo Morales. Dopo un lunghissimo periodo in cui ha prodotto disegno ed illustrazione per finalità occasionali, il fascino trapelato dalle mura secolari dei manieri e delle chiese molisane medievali, lo ha spinto nuovamente a dedicarsi con proficuo e costante impegno al fumetto, e a regalare alla sua terra adottiva tre pubblicazioni: le prime due, la Graphic Novel “Fonzo et Delicata – Amore, guerra e pace nella Campobasso del XVI secolo” ed. Palladino Editore 2014, e “La Leggenda di Re Bove” autoed.2016, entrambe scritte, disegnate e colorate dall’autore.

 

Otus – L’Ombra del Tempo sull’Ultimo Sguardo” è edita da GUMP Edizioni nel 2020, ed è l’ultima in ordine di tempo realizzata dall’autore, anche questa, sia per tesi che per i disegni; ai colori, stavolta, l’artista termolese Valentina Bianconi.

Giovanni De Micheli collabora anche con la rivista di fumetto molisano “Ossidiana”, per la quale ha realizzato la copertina del numero “Zero”, una storia scritta da Luca Spallone “Un salto in maschera” e una breve storia per il numero speciale di Natale 2021.

Chi è Giovanni De Micheli e qual è il suo percorso artistico?

Sono nato a Roma 49 anni fa, dove papà Enea lavorava per le Poste. Dopo il liceo scientifico frequentato a Pomezia, partii per il servizio di leva, e, una volta congedatomi, mi iscrissi alla Scuola Romana dei Fumetti, che ho frequentato tra il 1994 e il 1995. La mia passione erano le storie e i disegni di Topolino, quelli di Bonvi e Silver, e già dal Liceo disegnavo soprattutto per feste e matrimoni, in particolare, inviti, manifesti, partecipazioni, ecc… Poi c’è stato un buco di 15 anni… non vi sto neanche a dire…
In realtà non mi sono mai del tutto fermato (come si potrebbe?), ma ho fatto cose così, soprattutto su richiesta di qualche amico… (…ancora feste, matrimoni… 🙄)
Nel 2006 sono sbarcato a Campobasso e, grazie a tante persone (tra le quali anche un caro amico che mi regalò un tavolo da disegno) ricominciai seriamente a pensare di riprendere con costanza a disegnare e raccontare. L’occasione me l’ha fornita proprio il Molise e in particolare la sua città capoluogo, con la leggenda di Delicata e Fonzo, i due innamorati del XVI secolo, con una storia sfortunata e travagliata, analoga a quella di Romeo e Giulietta. Da lì… be’, sono nate tante belle cose. 

Due tavole tratte da “Fonzo et Delicata”

Come mai hai scelto il fumetto come metodo espressivo?

Sono “figlio” di un’epoca che faceva viaggiare i bambini (e non solo) con la fantasia, dietro lo stimolo di autori dalla genialità monumentale, come quelli di Topolino: Carpi, Pezzin, Scarpa, De Vita, Cavazzano… Rileggendo quelle storie adesso, capisco e apprezzo un lavoro eccezionale, fatto di ricchezza di idee, di voglia di raccontare il mondo e gli uomini, attraverso altri mondi e personaggi di altre dimensioni, che servirebbero enciclopedie gigantesche, e invece erano contenuti in un piccolo libretto colorato, come fosse la lampada di Aladino. Adesso, non lo seguo tantissimo, ma ogni tanto, la capatina in edicola me la faccio per portarmi a casa ancora un po’ di quella magia. Gli autori sono cambiati, ma la bellezza è la stessa.

Due tavole tratte da “La Leggenda di Re Bove”

Perchè realizzare nel nuovo millennio un fumetto storico?

Parlare di storia, per me, è come essere un po’ immortali. Rivivere il passato, in fondo, è come essere sopravvissuti a centinaia… migliaia di anni… e poterlo raccontare oggi. Fare viaggi nel tempo è l’esperienza più bella che si possa fare!

La sua opera prende spunto da fatti storici reali e sviluppa un racconto affascinante ed intrigante ambientato fra Campobasso, Civitacampomarano e Revere. Com’è nato il progetto di “Otus – l’Ombra del Tempo sull’Ultimo Sguardo”.

Un mio amico, Paolo Giordano, appassionato di storia campobassana, mi chiese di fare l’identikit di un personaggio descritto da Vincenzo Eduardo Gasdia nella sua “Storia di Campobasso” (opera realizzata tra i primi del ‘900 e il 1960), che l’autore aveva visto ritratto in un dipinto che si trovava nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, quella accanto al Castello Monforte, quadro poi andato perduto. All’epoca, la sua epoca, si diceva che quel volto fosse il ritratto del Conte Cola Monforte (disegnandolo, tra l’altro, credo non sia una credenza attendibile), e quindi il mio amico mi aveva chiesto di ridargli un volto visibile seguendo quella descrizione. Inoltre, il Conte Cola, si macchiò di uxoricidio, a Revere, vicino Mantova, e… mi partì, così, la navicella dei viaggi del tempo e costruii una storia intorno a queste vicende realmente accadute.

Il romanzo a fumetti è figlio di una grande indagine storiografica: come si è documentato? Come ha trovato le fonti storiche per relizzare la sua opera?

Internet, grazie al cielo, non è solamente un binario per i social, ma è una biblioteca infinita di immediato e facile accesso. A ogni modo le mie fonti sono state, appunto, la Storia di Campobasso di Gasdia, una ricerca biografica dettagliatissima sullo stesso Gasdia di un altro appassionatissimo di storia molisana Stefano Vannozzi, e mi sono avvalso inoltre del lavoro storiografico della dottoressa Rita Frattolillo e della consulenza della dottoressa Silvia Santorelli, archeologa e cara amica, che mi ha anche regalato la premessa al romanzo.

Quanto sono stati importanti i suoi lettori nella stesura dell’Opera?

Tantissimo. Uno di loro è stato proprio il mio amico Paolo, ma come lui, tanti mi hanno chiesto e mi chiedono tutt’ora di raccontare una leggenda, o una storia anziché un’altra. Il Molise, come ho detto in una delle ultime occasioni in cui ho presentato quest’ultimo fumetto, è una terra che, per raccontarla “veramente”, c’è bisogno di farò attraverso le leggende. È un pezzo di Italia bellissimo, come lo è tutto il nostro Paese. Ed è tutto da scoprire! (…come del resto… “tutto il nostro Paese”)

La frase il “Molise R-Esiste” è la protagonista di un celebre murales proprio di Civitacampomarano: come interpreta la rinascita culturale e artistica della Regione?

Mah… più che di “ri”nascita, spero più in una “nascita”, qualcosa di veramente nuovo, che accolga l’attuale curiosità per “questo lembo di terra seminascosto” (per citare il Gasdia) e la trasformi in occasione autentica per farne una terra migliore, anche per i molisani stessi. Non c’è niente da aggiungere, poi: è già tutto bello così com’è, il Molise. I molisani invece (intendendo le istituzioni, le associazioni, le imprese) imparando cosa sia l’accoglienza turistica e far scoprire il bello che già c’è, senza intaccarlo troppo… perché già, come detto (ma voglio ripeterlo), è bellissimo così, possono arricchirsi davvero e avere col tempo servizi e una vita migliori. Si potrebbe iniziare, intanto, a fornire servizi di guida ai siti di interesse della Regione, attraverso la formazione (certificata!), in modo che, ovunque si capiti, si possa avere, insieme al racconto della vecchietta che sta snocciolando le amarene sul ciglio della porta di casa insieme alle amiche, anche un Alberto Angela in formato ridotto che ti accompagni in giro tra abbazie, siti archeologici sanniti e romani, e magnifici castelli.

Dalla Scuola del Fumetto di Roma ai web-comics, com’è cambiato negli ultimi vent’anni la diffusione del fumetto in Italia?

Ancora non credo si possa parlare al passato… “com’è cambiato”. È ancora tutto in divenire e va così velocemente, che è difficile dare una valutazione. Per me, il gusto della carta, l’odore dello stampato, fa parte del bagaglio emozionale che si unisce alle storie. Il web dovrebbe essere essenzialmente uno strumento promozionale, ma se pure fosse valida piattaforma per raccontare, spero trovi equilibrio con il passato e continui ad andare a braccetto convivendo serenamente insieme ai volumetti di carta e inchiostro.

Cosa ne pensa della scena contemporanea del fumetto nazionale e mondiale? Come vedi il futuro della letteratura disegnata?

La vedo in continua evoluzione, nel senso più positivo del termine. È un modo bellissimo e variegato di raccontare. Parole e immagini coinvolgono il lettore stimolando più sensi contemporaneamente. Storie così sono di ispirazione, non solo per gli utenti, ma anche per futuri nuovi autori.
E se c’è sempre un rinnovo, un nuovo qualcuno che crea… che fa “nascere”, oh, è semplicemente amore… vita!

Otus – l’Ombra del Tempo sull’Ultimo Sguardo

La graphic novel di Giovanni De Micheli, con le splendide tavole di Valentina Bianconi, “Otus – l’Ombra del Tempo sull’Ultimo Sguardo, trae ispirazione da eventi storici ma rimasti per lungo tempo avvolti nel mistero: l’assassinio di Altabella di Sangro – avvenuto nel 1465 a Revere (MN) ad opera del marito, il Conte Cola Monforte – e la scomparsa di un quadro così come è stato raccontato da Vincenzo Eduardo Gasdia nella sua “Storia di Campobasso”, un’opera dedicata al resoconto delle vicende del capoluogo molisano dai primordi sannitici alla metà del XX secolo. Il misterioso quadro perso nei secoli avrebbe descritto una conversazione sacra con 6 personaggi, ritraendo proprio il Conte Cola di Monforte insieme alla sua famiglia. Un giallo tra storia e fantasia, tra passato e futuro (si passa dai fatti storici del XV secolo fino all’indagine nei primi del novecento)  ambientato in Molise tra Campobasso, Civitacampomarano (CB) e Revere (MN).

 

OTUS: L'Ombra del Tempo sull'Ultimo Sguardo (HQ)

Protagonista di questa storia è un immaginario giovane Gasdia il quale, impressionato dal dipinto osservato nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Campobasso, si mette alla sua ricerca dopo aver appreso che era andato ceduto ad una misteriosa donna di Civitacampomarano. Proprio quella pittoresca cittadina medievale, in cui il 21 novembre 1450 fu celebrato il matrimonio tra Cola di Monforte, Conte di Campobasso, e Altabella Di Sangro, della omonima potente famiglia nobile italiana. Nella suggestione e il trasporto passionale nel riportare fatti e antichi intrecci storici, il personaggio Gasdia rivive il delitto di Revere (MN), ovvero quando, di ritorno dalla Francia in un giorno imprecisato del 1465, Cola Monforte, nelle stanze del palazzo ducale dove la sua famiglia era in quel periodo ospite dei Gonzaga, uccise la moglie per presunta gelosia.

Un’esperienza trascendentale, condurrà Gasdia a rivedere la storia da un altro punto di vista, sul tradimento imputato ad Altabella e sulla sparizione del dipinto. Il finale lascerà aperti misteri, dubbi e discussioni sulla verità dei fatti storici come ci sono stati riportati, e rientrerà nella versione scritta dal Gasdia nella sua opera così come la conosciamo, offrendo al lettore un’intercapedine nella storia, dove cercare alternative verità nascoste.

Scannett Allert, il gioco da tavolo del Circolo Letterario Beatnik

C’è tempo fino al 16 ottobre per contribuire, su Produzioni dal Basso – prima piattaforma italiana di crowdfunding e social innovation – alla campagna di raccolta fondi a favore di “Scannet Allert”, iniziativa nata dal lavoro sinergico di diverse realtà e individualità che abitano la città di Campobasso che prevede la realizzazione di una serie di laboratori che coinvolgeranno i giovani in un gioco da tavolo tematico ambientato nella città di Campobasso.

“Scannett Allert” fa parte dei progetti vincitori del bando “Il futuro a portata di mano”, lanciato da BPER Banca per supportare le realtà del Terzo Settore che stanno cercando, dopo la crisi sociale, culturale ed educativa innescata dalla pandemia di Covid 19, di proporre nuove idee e iniziative per la ripartenza.

Il gioco verrà realizzato attraverso tre laboratori di co-progettazione e sarà incentrato su temi ambientali/naturalistici e culturali. I laboratori e le narrazioni del gioco stesso, aiuteranno a comprendere il valore delle peculiarità naturali e culturali della città e a percepirsi come parte attiva dei processi di valorizzazione e cura di tali risorse territoriali. Inoltre, per sottolineare l’importanza della città nel gioco, sarà possibile continuare la propria partita nei luoghi cittadini, grazie alla presenza di QR code disseminati sul territorio.

Se “Scannet Allert” riuscirà a raggiungere, tramite la campagna di raccolta fondi, il 25% del budget complessivo previsto, BPER Banca erogherà un cofinanziamento pari al restante 75%, fino a un massimo di 11.250 euro. Per maggiori informazioni: produzionidalbasso.com/../scannett-allert-realizza-il-laboratorio-di-co-progettazione-cittadina/

Mazzamauriello e Zi’ Monaca 

Nora, detta anche Zi’ Monaca era una donna di umili origini che aveva appunto deciso di farsi suora. Un giorno, mentre svolgeva i lavori domestici si ritrovò in casa un essere minuscolo, dal sorriso beffardo e gli occhi lucidi, il viso tempestato di lentiggini e il naso all’insù. Si trattava di Mazzamauriello un folletto che era solito fare dispetti ma che poteva diventare pericoloso qualora venisse rivelata la sua presenza.

Se trattato bene il folletto avrebbe portato benefici, altrimenti avrebbe ucciso lo sventurato con il suo anello magico. Per molti anni il folletto visse con Zi’ Monaca continuando a farle dispetti di ogni sorta, mettendo subbuglio in casa, sparendo e riapparendo all’improvviso, trasformandosi  e ridendo. Spesso però, pentito, si faceva perdonare regalando delle monete alla suora, che accettava solo il necessario, fedele ai suoi voti.

Un giorno, mentre leggeva le sue preghiere, Mazzamauriello apparse dalle travi del soffitto minacciando di buttarsi di sotto, allora Zi’ Monaca, presa dall’esasperazione gli disse che poteva anche andare in malora e il folletto le gettò addosso gli arti e il capo. Presa dallo spavento la suora chiese consiglio al cugino Menico, dimenticando della sventura che si sarebbe abbattuta su di lei. Il cugino le disse di cambiar casa e quando lei tornò nella sua trovò i bagagli già pronti, cercò di fuggire ma Mazzamauriello la uccise col suo anello. A oggi nessuno vuol più saperne di quella casa per timore del Mazzamauriello.

Questo racconto è legato alle tradizioni di Campobasso, ma ci sono numerose altre varianti.

tratto da La Terra in Mezzo:

logo

Il cantone della Fata

Si narra che in epoca feudale una bella giovane, promessa sposa, per sfuggire allo Ius primae noctis, ossia il diritto da parte del padrone di trascorrere la prima notte di nozze con la futura sposa, fuggì via lanciandosi nel vuoto. Tanta era la bellezza della fanciulla che veniva chiamata Fata, per questo il Cantone prende questo caratteristico nome. Oggi si dice che in alcune notti di luna piena si possa sentire il lamento della ragazza che invoca il nome del suo amato.

Il Cantone è una massiccia formazione rocciosa che sorge all’interno del bosco del Carpineto, a Castropignano, non lontano dalle mura del Castello d’Evoli. Lo stesso Castello è protagonista di un’altra leggenda meno drammatica e decisamente più buffa e insolita. La leggenda riguarda la composizione architettonica del castello, che si dice essere composto da 365 camere, ogni notte gli abitanti del castello cambiavano stanza.

tratto da La Terra in Mezzo:

logo

Il Pozzo della Neve: L’abisso dei sogni

Uno dei gioielli più belli del Molise è racchiuso nel cuore delle montagne del Matese nella faggeta di Costa del Carpine a Campochiaro. Si tratta del Pozzo della neve, un abisso che giunge a una profondità di 1048 metri. Un vero e proprio gioiello sotterraneo di formazione carsica molto imponente sia per profondità che per estensione. Non molto lontano abbiamo Cul di Bove che è la seconda grotta del Matese caratterizzato da un torrente sotterraneo che forma laghi e cascate. Si è ipotizzato che tra le due grotte ci fosse un collegamento ma non ci sono conferme. Tornando al magico mondo di Tolkien ci piace pensare che queste grotte possano essere abitate dai nani e che questi ultimi abbiano voluto chiudere il collegamento tra Cul di Bove e Pozzo della neve per nascondere la loro presenza agli uomini.

 

tratto da La Terra in Mezzo:

logo

Il Re Bove

Re Bove, innamorato della sorella chiese al Papa il permesso di sposarla, egli acconsentì a patto che il Re edificasse 100 chiese. Il Re non si arrese e strinse un patto col Diavoloper riuscire nell’impresa in cambio della sua anima. I due collaborarono insieme e riuscirono a costruire 99 chiese, mentre stavano per realizzare l’ultima il Re ebbe un pentimento e chiese aiuto a Dio, che lo perdonò. Il Diavolo infuriato scagliò un sasso che è ancora visibile accanto alla Chiesa di Santa Maria della Strada. E’ proprio in questa chiesa che riposano le spoglie del Re. Delle 100 chiese attualmente se ne contano solo 7.

tratto da La Terra in Mezzo:

logo

I briganti di Roccamandolfi 

Siamo nel 1700, Roccamandolfi e la sua conformazione geografica si prestano ad accogliere uno dei fenomeni diffusi nel Mezzogiorno, il brigantaggio. Uno dei briganti più famosi è sicuramente Sabatino Lombardi, chiamato il Malvagio. Il povero Sabatino ce lo fecero diventare cattivo e quindi brigante, perché fu arrestato ingiustamente e gli venne uccisa anche la madre, così decise di unirsi ad altri briganti e si vendicò su quelli che gli avevano recato questo grave torto, siamo nel 1804. Dapprima il nostro brigante riesce a fuggire dalle carceri di Capua e poi si rivolse contro la famiglia Cimino. Anche la fine di Sabatino fu piuttosto drammatica, catturato e ucciso nel 1812 presso Colle Castrilli, venne non solo trascinato per tutto il paese come trofeo, ma venne decapitato e la sua testa esposta in una gabbia appesa al campanile fino al 1843. Gli ultimi briganti, che ancora mantenevano le motivazioni più pure della loro “missione”, quindi motivazioni politiche, furono Samuele Cimino e Domenicangelo Cecchino che morirono nel 1861, il primo ucciso dal cognato, il secondo fucilato in piazza.

tratto da La Terra in Mezzo

Wonder Heroes Project in Molise

Wonder Heroes Project

Se il Molise non esiste allora è proprio la patria dei supereroi. Villacanale, ancora supereroi ma questa volta si fanno arte, grazie all’associazione culturale Nuova Villacanale.  Il progetto dal titolo Wonder Heroes Project aveva come idea quella della realizzazione di una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto, quindi non i classici murales a  sé stanti ma un vero e proprio progetto di rivalorizzazione e messa in evidenza di spazi grigi.

Dal 27 maggio del 2016 nascono quindi questi capolavori “fantastici” i cui protagonisti saranno Wonder Woman, Superman, Ironman. Nonostante spesso si parli di chiusura, il Molise con queste opere dimostra l’esatto contrario. Entusiasmo e aggregazione alla base di un processo di valorizzazione e riqualificazione. Si parte da un nucleo di sette opere nei pressi di Via San Giocondino, non esenti da riferimenti storico artistici, pertanto ben contestualizzate di modo che non vadano a risultare avulse dal luogo in cui nascono, quindi la bellezza si coniuga armoniosamente a un significato più profondo.

p06-small

Pop art in una visione quasi cinematografica e di ispirazione a Roy Lichtenstein è “The Kiss“, ovvero il bacio tra Wonder Woman e Superman, che trionfa sulla piazza. Si passa poi a Ironman che si ispira a Pollock attraverso un sapiente utilizzo delle colature di colore ben lontano dalla razionalità e permeato da un caotico intreccio di linee. E troviamo di nuovo Wonder Woman, chiaramente vicino a Andy Warhol ma che si sposa anche con la struttura più antica delle icone bizantine attraverso l’utilizzo dello sfondo che va a valorizzare il soggetto rendendogli un’aura di sacralità. Il colore rosso è stato scelto come sipario tra la paganità dell’opera realizzata e la divinità. Quasi al limite del sarcasmo, con una venatura piuttosto ironica, trionfa Capitan America nell’atto di detergersi un’orecchio. Qui il supereroe si fa umano compiendo un atto di quotidianità che lo avvicina all’uomo comune. Un gesto che rappresenta genuinamente il “sentirsi a casa”. Cavalcando l’onda dell’uscita del film avvenuta qualche mese fa, torna di nuovo Wonder Woman, che dismette i panni dell’eroina per indossare quelli della ragazza comune che acquista abiti firmati per vanità. Il tutto reso con una sfumatura dei contorni che rende l’opera surreale.

 

tratto da La Terra in Mezzo:

logo

Exit mobile version