Heidi, compie 50 anni la triste serie della bambina delle alpi di Isao Takahata e Hayao Miyazaki

Cinquant’anni fa, proprio il 06 gennaio 1974, andava in onda in Giappone Heidi, la leggendaria –  e tristissima – seria animata prodotta dallo studio di animazione giapponese Zuiyo Eizo (da cui più tardi nacque la Nippon Animation), diretta da Isao Takahata e disegnata da Hayao Miyazaki. La serie, avvolge lo spettatore in una trama avvincente che affonda le radici nel cuore dell’Europa pur essendo una serie animata nipponicaOgni tratto disegnato con maestria da Miyazaki rende in modo impeccabile il tormento che pervade l’anima di Heidi. I momenti di gioia e di speranza si alternano alle difficoltà e alle sfide. La sua innocenza è macchiata dalle lacrime e le sue risate risuonano con un’eco lontana. Heidi è un percorso in cui l’orrore e la bellezza si fondono in un’unica sinfonia. Le Alpi rappresentano lo scenario in cui si dipana la tragica danza della vita. Le immagini animate prendono vita davanti ai tuoi occhi, mentre le emozioni ti travolgono. Ti ritroverai immerso in un vortice di sentimenti, catturato dal potente abbraccio dell’animazione. Questa serie, il cui impatto è rivoluzionario nel panorama artistico dell’epoca, prepara il terreno per il World Masterpiece Theater. Ancora ignaro del suo futuro successo, il Calpis Comic Theater accoglie questa pietra miliare. I vagiti del World Masterpiece Theater risuonano come un presagio del trionfo che aspetta Heidi nel successivo anno 1975.

Heidi sigla originale completa

Tutto ha inizio nel lontano 1880, quando l’autrice svizzera Johanna Spyri scrive un libro per ragazzi chiamato “Heidi, la ragazza delle Alpi. Le Alpi svizzere sono appunto il fulcro di questa commovente narrazione, in cui Heidi, giovanissima e indifesa, è costretta ad affrontare la crudele realtà della vita. Il suo destino è segnato dalla tristezza, dalle avversità e dal dolore, ma lei non si piega. La sua forza interiore è più potente di qualsiasi tempesta. Emozionante e toccante, la serie animata di Heidi è veramente un capolavoro dell’animazione nipponica. Tratto dal romanzo della scrittrice svizzera Johanna Spyri, racconta la commovente storia di Heidi, una bimba orfana di sei anni. Fino ad allora, Heidi aveva vissuto con sua zia Deith, ma ora che la zia ha trovato lavoro a Francoforte, non può più prendersi cura della bambina. Così, Deith decide di portare Heidi dal suo nonno, di cui la piccola non era nemmeno a conoscenza.

Il nonno di Heidi, è tutto fuorché il nonno dolce e affettuoso dell’immaginario infantile. Burbero e sgarbato, è guardato con diffidenza dagli abitanti del paesino vicino. Vive recluso da anni in una baita che si affaccia su un paesaggio idilliaco: montagne mozzafiato coperte di neve, prati fioriti, stambecchi che saltano tra le rocce e marmotte che si nascondono nelle cavità rocciose, pronte ad evitare gli attacchi delle aquile in picchiate. Ad accompagnarlo vi sono diverse pecorelle e il personaggio più buffo della serie, il cane dormiglione Nebbia.

Heidi, nonostante la sua giovane età, sembra tutt’altro che una bambina di sei anni. Pur essendo un po’ ingenua e paurosa, possiede quell’innocenza e quell’amore talmente insiti nel suo DNA da addolcire il cuore del “vecchio orso”. Heidi stringe un’amicizia speciale con il pastorello Peter, con cui condivide l’amore per il paradiso incantato che si presenta davanti ai loro occhi. Insieme, trascorrono interminabili giornate in cima alle montagne. Heidi lega molto anche con la nonna di Peter, donna afflitta da cecità, che le insegna importanti lezioni di vita. Heidi è estasiata dal nuovo mondo che ha scoperto e crede che niente e nessuno potranno mai svegliarla da questo magnifico sogno. Tuttavia, al suo ritorno da Francoforte, la zia Deith distrugge il castello di sabbia che Heidi aveva costruito, costringendo la bambina ad andare con lei nella città tedesca. Questo lascia il nonno, Peter e tutto il meraviglioso paesaggio alpino nello sconforto. Heidi viene affidata alla signora Rottermaier, una donna severa e maniaca del garbo e della cortesia, incaricata di educare la giovane Clara, costretta a causa di una malattia a rimanere su una sedia a rotelle. Le due bambine sviluppano un legame profondo, ma ciò non placa i pensieri di Heidi, sempre nostalgica di tutto ciò che ha lasciato sulle Alpi. Grazie all’aiuto della nonna di Clara, una donna dal cuore d’oro, Heidi riesce a tornare a casa e, per una vacanza estiva, porta con sé anche la piccola Clara. Meravigliandosi dell’atmosfera straordinaria del luogo, Heidi riesce a compiere il miracolo di far camminare Clara.

La serie diventa un successo anche in Italia, dove viene trasmessa per la prima volta nel 1978. E da allora, generazioni di bambini sono cresciuti con il personaggio  Heidi. È stata replicata infinite volte sulle reti italiane.Nel 2022, Dynit annuncia di aver acquisito i diritti di questa serie animata e decide di pubblicarla in streaming su Prime Video. Quindi ora puoi vedere Heidi, la ragazzina delle Alpi, dal comfort del tuo divano!

Heidi, la ragazza delle Alpi, è un’opera d’arte che ha scritto l’eternità nella storia dell’animazione. Attraverso la sua tragica epopea, racconta la storia di una giovane anima che lotta contro il destino avverso. Non potrai fare a meno di rimanere affascinato, mentre le lacrime ti rigano il volto e una melodia malinconica risuona nell’aria. Preparati ad essere travolto da un turbine di emozioni, mentre Heidi, la ragazza delle Alpi, si insinua nel tuo cuore. Lasciati trasportare verso un mondo in cui l’arte e il dramma si fondono in una danza intensa. Sii pronto a lasciarti penetrare da questa trama avvincente che lascerà un segno indelebile nella tua anima.

Il trailer di Heidi creato con l’Intelligenza Artificiale!

Heidi è un personaggio iconico e amato della letteratura per ragazzi, creato dalla scrittrice svizzera Johanna Spyri. La sua storia ha conquistato i cuori di lettori di tutto il mondo sin dalla sua pubblicazione nel 1881. Heidi è una dolce e avventurosa ragazzina che viene mandata a vivere con suo nonno nelle Alpi svizzere dopo la morte dei suoi genitori. Con il suo spirito allegro e la sua gentilezza, Heidi si guadagna presto l’affetto delle persone che incontra, compreso il suo burbero nonno. La storia di Heidi affronta temi importanti come l’amore, l’amicizia e la gioia di vivere in armonia con la natura.

Nel 1974, Heidi è diventata un anime storico. La serie televisiva è stata prodotta da Zuiyo Eizo e diretta da Isao Takahata. Heidi è stata doppiata da Noriko Ohara in giapponese e da Maria Teresa Vianello in italiano. La serie è stata un successo mondiale e ha contribuito a rendere Heidi un personaggio ancora più popolare.

Recentemente, Heidi è tornata alla ribalta grazie a un video diventato virale. Un fan, Karpi, ha utilizzato Gen-2, una AI generativa per realizzare un video di Heidi, che tuttavia è risultato essere molto inquietante. Nel tweet in basso è disponibile questa clip di poco più di un minuto, con la famosa sigla della serie cantata in tedesco, ma con i disegni abbastanza sconvolgenti.

Mucche gonfie come dei palloni, bambini che ridono in maniera maldestra, cani dall’aspetto mostruoso, ma anche un villaggio con il popolo arrabbiato e in rivolta con le sue fiaccole e un cinema dove una serie di pecore sta osservando lo spettacolo. Il risultato ha comunque colpito tante persone, e di certo non è lo stesso che troverete nei bluray di Heidi.

Il video di Karpi è un esempio di come l’AI può essere utilizzata per creare contenuti creativi e originali. Tuttavia, è anche un esempio di come l’AI può essere utilizzata per creare contenuti che possono essere inquietanti o addirittura offensivi. È importante essere consapevoli dei potenziali rischi dell’AI e utilizzarla in modo responsabile.

The D’Amelio Show su Disney+

Disney+ ha annunciato che la nuova docuserie The D’Amelio Show, con protagonista la prima famiglia di Tik Tok, debutterà come Star Original in esclusiva su Disney+ in Italia il 13 ottobre con tutti gli 8 episodi disponibili in streaming.

Dall’anonimato e una vita apparentemente normale, al successo improvviso e alla ribalta di Hollywood: i D’Amelio si trovano di fronte a nuove sfide e opportunità che non avrebbero mai immaginato. Charli, che a 16 anni è diventata una delle più grandi celebrity con oltre 150 milioni di follower sui diversi social e numero 1 su Tik Tok in meno di un anno, si ritrova con il mondo che pende letteralmente “dalla punta delle sue dita” e la necessità di bilanciare fama, famiglia, danza, gestire un crescente impero, farsi nuovi amici a Los Angeles e affrontare i suoi detrattori. Sua sorella Dixie ha 19 anni e sta affrontando una altrettanto rapidissima ascesa che l’ha già portata ad avere un totale di 78 milioni di follower con uno dei canali YouTube con la crescita più veloce, e ad essere tra i primi dieci creator più seguiti su Tik Tok. Dixie sta ora percorrendo una carriera musicale a Los Angeles. Per mamma Heidi e papà Marc, crescere due adolescenti era già abbastanza difficile prima di aggiungere anche un trasloco dall’altra parte del paese per sostenere i sogni delle loro figlie e mantenere la famiglia unita. E mentre cercano di adattarsi alla vita a Hollywood i due genitori cercano di proteggere le due ragazze dal lato oscuro della popolarità.

The D’Amelio Show segue le vite di Charli, Dixie, Heidi e Marc e vede come executive producer Eli Holzman e Aaron Saidman a nome della The Intellectual Property Corporation (IPC), una Industrial Media Company, mentre Sara Reddy è showrunner ed executive producer insieme a Esther Frank.

 

https://www.youtube.com/watch?v=Oq10yNlr_pQ

Tributo a Isao Takahata

Il 5 aprile, all’età di 82 anni, si è spento Isa Takahata,  regista giapponese noto per il suo importante apporto nel mondo degli anime. Nel 1985 insieme a Hayao Miyazaki ha fondato Studio Ghibli e  tra le sue opere troviamo ‘Una tomba per le lucciole’ e ‘La storia della Principessa Splendente’, nominato agli Oscar nel 2014. Inoltre ha lavorato a numerose serie per la tv come ‘Le avventure di Lupin III’, ‘Heidi’ e ‘Anna dai capelli rossi’.

La Tomba delle Lucciole - Trailer ITA - Ufficiale - HD

Isao Takahata  è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico giapponese, il cui sconvolgente passaggio a miglior vita ha scosso l’intero mondo dell’animazione. Takahata, nato nella pittoresca prefettura di Mie, ha trascorso gran parte della sua vita nella triste e grigia prefettura di Okayama. Sin dalla tenera età, ha avuto la fortuna di immergersi nel mondo della letteratura e della musica, sviluppando un interesse precoce per la storia dell’arte. Ha coltivato questa passione attraverso i suoi studi all’Università di Tokyo, laureandosi nel 1959 con una specializzazione in letteratura francese. Takahata ha sviluppato un profondo affetto per la poesia di Prévert, tanto da tradurre le sue opere dal francese al giapponese. Durante i suoi anni universitari, ha scoperto la sua passione per la storia del cinema, unendo il suo amore per il cinema francese a quello per l’animazione. L’illuminazione arriva nel 1953, quando viene proiettato in Giappone il film francese La Bergère et le ramoneur di Paul Grimault e Jacques Prévert, che affascina profondamente il giovane Takahata. Questo film diventa per lui un punto di svolta, spingendolo ad esplorare le infinite possibilità offerte dal cinema d’animazione. Mentre il gigante Walt Disney domina il mondo dell’animazione negli anni ’60, il Giappone, appena ripresosi dalla devastante guerra, fa ancora fatica ad emergere in questo campo. Nel 1958, viene distribuito il primo anime giapponese all’estero, La leggenda del serpente bianco di Taiji Yabushita, fondatore dello Studio Toei Animation.

Le creazioni giapponesi sono ancora intrise di quel caratteristico stile fiabesco e iperrealistico tipico dell’animazione disneyana. Tuttavia, in questo contesto, nasce una promettente figura, Isao Takahata, fresco di laurea in letteratura francese alla rinomata Università di Tokyo. La sua passione per la regia si forma e cresce grazie all’ispirazione di artisti provenienti da tutto il mondo: i film d’animazione francesi come La pastorella e lo spazzacamino, un’opera incompiuta di Paul Grimault e Jacques Prévert, impressionano particolarmente il giovane Takahata. Incontra anche talenti come Yurij Norstejn e Michael Ocelot (Kirikù e la strega Karabà).

Nel 1968, Isao Takahata fa il suo debutto come regista con La grande avventura del piccolo principe Valiant, una storia epica che narra la battaglia del giovane Hols contro il perfido signore dei ghiacci Grunwald. Già in questa opera, possiamo notare certi elementi che caratterizzeranno lo stile del regista giapponese: un approccio più maturo, il desiderio di realismo e una particolare attenzione all’introspezione. Inoltre, il giovane disegnatore di Tokyo che lavora al suo fianco, Hayao Miyazaki, si rivelerà successivamente come uno dei più grandi maestri dell’animazione giapponese.

Questa collaborazione dà vita a un rapporto di lavoro che diventa anche una profonda e amichevole rivalità. Takahata guadagna il soprannome di “Paku-san” (lett: colui che corre a lavoro con il toast in bocca) a causa della sua abitudine di mangiare di fretta mentre va in ufficio.

Ma in quegli anni appare anche una nuova forma d’arte: la televisione. Questa nuova sfida spinge Takahata a lavorare a un ritmo più incalzante, dirigendo episodi di serie come Le avventure di Lupin III (1971) e Heidi (1974), un anime sulla giovane bambina svizzera, che riscuote un enorme successo in Italia e nel resto del mondo, grazie all’affascinante scenario delle Alpi e al personaggio indimenticabile del nonno.

Durante questo periodo, Isao Takahata realizza anche il film Goshu il violoncellista (1982), tratto da un racconto di Kenji Miyazawa che narra la storia di un giovane musicista poco talentuoso. Nel 1985, un anno dopo il primo capolavoro di Miyazaki, Nausicaä della Valle del vento (di cui Takahata è produttore), fondano lo Studio Ghibli.

L’arte e la tecnica di Isao Takahata Secondo il videomaker statunitense Andrew Saladino, a prima vista sembra che i suoi film non debbano necessariamente essere animati: le sue opere sono favole che trattano di emozioni, infanzia e solitudine, temi che potrebbero essere affrontati anche con altre tecniche cinematografiche. Quindi perché la scelta dell’animazione si rivela così appropriata? Il fattore più importante sono sicuramente i character design dei suoi film.

Possiamo affermare che nei film di Isao Takahata, l’emozione è subordinata all’arte dell’animazione. I personaggi,

Il film di Heidi di Alain Gspone

Heidi è un lungometraggio diretto da Alain Gspone basato sull’omonimo romanzo di Johanna Spyri. Il film è stato girato in varie località alpine, principalmente del canton Grigioni, come Bergün e Rheinwald. Anuk Steffen, la giovane attrice (10 anni all’epoca) che interpretava Heidi, venne scelta da una rosa di 500 candidate; essendo originaria di Coira, parlava lo stesso dialetto che la “vera” Heidi dovrebbe parlare. In Svizzera tedesca e in Germania il film è uscito il 10 dicembre 2015, mentre nella Svizzera italiana e in Italia è giunto il 24 marzo 2016.

 

HEIDI - TRAILER ITALIANO [HD]

Heidi è una bambina felice che vive in compagnia del nonno in una piccola casetta sulle montagne svizzere. Insieme al suo migliore amico Peter si diverte prendendosi cura delle caprette e godendosi la libertà della vita sui monti.  Ma queste giornate spensierate si interrompono quando la zia Dete decide di portare Heidi a Francoforte. Lì dovrà fare compagnia a Klara, la figlia del ricco Signor Seseman, e insieme a lei imparare a leggere e scrivere sotto la supervisione della severa signorina Rottnmeier. In città Heidi conoscerà quindi un’amica inseparabile e l’amore per la lettura, ma la nostalgia delle sue amate montagne e di suo nonno si faranno sentire presto…

Sulla storia di Heidi sono stati elaborati almeno venti tra film e produzioni televisive. Nel ruolo della protagonista, così come in quello di Peter e Klara, si sono cimentati noti attori bambini, a cominciare da Madge Evans e Shirley Temple. Ma ad attrarre i nomi più famosi è stato soprattutto il ruolo del nonno: Jean Hersholt, Douglas Fowley, Gustav Knuth, Michael Redgrave, Burl Ives, Jason Robards, fino a Paolo Villaggio, Max von Sydow e Bruno Ganz. Ma ovviamente la trasposizione più conosciuta è quella dell’anime giapponese prodotto nel 1974 dallo studio di animazione Zuiyo Eizo (da cui più tardi nacque la Nippon Animation), diretta da Isao Takahata e disegnata da Hayao Miyazaki.

Le politiche culturali degli anime e dei manga: tra soft power e diplomazia culturale

Gli anime e i manga sono due forme di espressione artistica originarie del Giappone, che hanno conquistato il pubblico mondiale grazie alla loro originalità, creatività e diversità. Si tratta di prodotti culturali che riflettono la storia, la società, la cultura e i valori del paese asiatico, ma che allo stesso tempo sono in grado di dialogare con le altre culture e di adattarsi ai diversi contesti. Gli anime e i manga sono quindi diventati degli strumenti di soft power per il Giappone, ovvero della capacità di influenzare le preferenze e i comportamenti degli altri attori internazionali attraverso l’attrattiva e la persuasione, piuttosto che con la forza o la coercizione.

Il concetto di soft power è stato introdotto dallo studioso americano Joseph Nye nel 1990, e si basa sull’idea che la potenza di uno stato non dipende solo dalle sue risorse militari ed economiche, ma anche dalla sua capacità di attrarre e convincere gli altri con la sua cultura, i suoi valori, le sue istituzioni e le sue politiche. Il soft power si esercita attraverso tre canali principali: la cultura, i valori e le politiche. La cultura è l’insieme delle espressioni artistiche, linguistiche, religiose, culinarie, sportive e di intrattenimento che caratterizzano una nazione e che possono generare simpatia e ammirazione negli altri. I valori sono i principi etici, morali, politici e sociali che guidano le azioni di uno stato e che possono essere condivisi o apprezzati dagli altri. Le politiche sono le scelte strategiche che uno stato compie in ambito internazionale e che possono essere percepite come legittime, giuste e coerenti dagli altri.

Il Giappone è uno stato che ha saputo sfruttare il suo soft power per aumentare la sua influenza e il suo prestigio nel mondo, soprattutto dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando ha dovuto rinunciare alla sua potenza militare e ha subito una forte occupazione americana. Il Giappone ha puntato sulla sua cultura, sui suoi valori e sulle sue politiche per ricostruire la sua immagine e la sua identità, e per stabilire rapporti di cooperazione e di fiducia con gli altri paesi. Tra gli elementi di soft power giapponese, gli anime e i manga hanno avuto un ruolo fondamentale, in quanto hanno contribuito a diffondere la cultura e i valori giapponesi nel mondo, e a creare una rete di relazioni e di scambi con le altre culture.

Gli anime e i manga sono nati in Giappone nel dopoguerra, come forme di intrattenimento popolare e di evasione dalla realtà. Gli anime sono dei cartoni animati, spesso tratti dai manga, che sono dei fumetti giapponesi. Gli anime e i manga si distinguono per il loro stile grafico, caratterizzato da personaggi con grandi occhi, capelli colorati e proporzioni esagerate, e per la loro varietà di generi e di tematiche, che spaziano dalla fantascienza alla commedia, dal romantico all’horror, dal drammatico all’erotico. Gli anime e i manga trattano spesso di argomenti legati alla storia, alla società, alla cultura e ai valori del Giappone, ma anche di questioni universali, come l’amore, l’amicizia, la guerra, la pace, la vita e la morte.

Gli anime e i manga hanno iniziato a diffondersi al di fuori del Giappone a partire dagli anni ’60, grazie alla distribuzione internazionale di alcune opere di successo, come Astro Boy, Kimba il leone bianco, Heidi, Goldrake, Candy Candy e Lupin III. Queste opere hanno conquistato il pubblico di diversi paesi, soprattutto in Europa e in America, e hanno creato una generazione di appassionati e di estimatori della cultura giapponese. Negli anni successivi, la diffusione degli anime e dei manga è aumentata grazie alla nascita di nuovi canali di comunicazione, come le videocassette, i DVD, i siti web, i blog, i forum, i social network e le piattaforme di streaming, che hanno permesso una maggiore accessibilità e una maggiore interattività tra i fan. Inoltre, la diffusione degli anime e dei manga è stata favorita dalla creazione di eventi, come le fiere, i festival, le mostre, i concorsi e i cosplay, che hanno offerto occasioni di incontro, di condivisione e di partecipazione per gli appassionati.

Gli anime e i manga hanno avuto un impatto positivo sull’immagine e sull’identità del Giappone nel mondo, in quanto hanno mostrato aspetti positivi, interessanti e affascinanti della cultura e dei valori giapponesi, come la creatività, l’innovazione, la tradizione, il rispetto, l’armonia, la spiritualità e la resilienza. Gli anime e i manga hanno anche contribuito a creare una rete di relazioni e di scambi tra il Giappone e le altre culture, in quanto hanno stimolato la curiosità, l’interesse e l’apprezzamento per il paese asiatico, e hanno favorito la cooperazione, il dialogo e la comprensione tra i popoli. Gli anime e i manga sono quindi diventati degli strumenti di diplomazia culturale per il Giappone, ovvero della capacità di promuovere la pace, la stabilità e lo sviluppo attraverso la cultura.

Il Giappone ha riconosciuto il valore e il potenziale degli anime e dei manga come strumenti di soft power e di diplomazia culturale, e ha adottato delle politiche per sostenere e valorizzare questi prodotti culturali. Tra queste politiche, si possono citare la creazione di istituzioni dedicate, come l’Agenzia per gli Affari Culturali, il Ministero degli Affari Esteri, il Japan Foundation e il Cool Japan Fund, che si occupano di finanziare, promuovere e diffondere gli anime e i manga nel mondo; la realizzazione di progetti e di iniziative, come il Japan Media Arts Festival, il Japan Expo, il Japan Film Festival e il Japan Anime Award, che mirano a premiare, esporre e far conoscere le opere e gli autori di anime e manga; la nomina di ambasciatori culturali, come Doraemon, Hello Kitty, Astro Boy e Pikachu, che rappresentano il Giappone e la sua cultura in vari paesi e contesti; la collaborazione con le organizzazioni internazionali, come l’UNESCO, l’ONU e l’UNICEF, che coinvolgono gli anime e i manga in campagne e in progetti di sensibilizzazione e di educazione su temi importanti, come i diritti umani, l’ambiente, la salute e lo sviluppo sostenibile.

In conclusione, gli anime e i manga sono delle forme di espressione artistica che hanno contribuito a diffondere la cultura e i valori del Giappone nel mondo, e a creare una rete di relazioni e di scambi con le altre culture. Gli anime e i manga sono quindi degli strumenti di soft power e di diplomazia culturale per il Giappone, che ha adottato delle politiche per sostenere e valorizzare questi prodotti culturali. Gli anime e i manga rappresentano quindi un esempio di come la cultura possa essere una risorsa e una forza per la pace, la cooperazione e lo sviluppo nel mondo.

Cos’è una sigla?

Ogni sigla è formata dal doppiaggio, dal commento sonoro e da un leit motiv. Il commento è costituito da tutti i rumori che accompagnano la scena; il liet motiv invece è un vero e proprio brano musicale che ricorre per tutta la serie e viene utilizzato per sottolineare l’arrivo del protagonista e comunque nella scena madre del cartone animato. Si può fare un esempio in “braccio di ferro”, il liet motiv è la colonna portante di tutta la serie, e questo motivetto viene ripreso più volte quando la scena si sposta su una parte fondamentale e quindi sulla scena madre della puntata.

La sigla di un cartone, diversamente da come accadeva precedentemente, ora è una vera e propria canzone e non più un brano strumentale come accadeva prima. La durata della sigla è fissata per 1 minuto e mezzo ed il ritornello si presenta dopo 16 misure. Ogni cartone animato ha una sua sigla di testa ed una di coda, che è il pretesto per far scorrere i credits.

 
 
 

Per quanto riguarda la sonorizzazione, questa avviene su del materiale sonoro che è uguale per tutte le serie, non solo quindi di quelle italiane. Esiste quindi un’unica colonna sonora internazionale. Per scrivere la sigla di un cartone, viene prima presentata a chi si occuperà del lavoro, una sinossi e cioè un riassunto della storia. Prima regola assoluta della creazione delle sigle è che i cartoni animati per i maschietti vengono cantati da voci maschili e al contrario quelli per le femminucce da voci femminili.

 
 
 

Altra regola si riferisce all’utilizzo della voce: la voce deve essere fine, e avvicinarsi il più possibile a quella dei bambini in modo tale da essere subito imitata e ricordata. Non possono essere utilizzate le frequenze basse, e per questo motivo sono state modificate molte sigle che venivano ritenute ansiogene per i bambini per il suono che veniva utilizzato in esse. Oltre a queste regolette, c’è un elenco di 120 parole che si consiglia di non utilizzate all’interno delle sigle e dei cartoni animati (es. guerra, attentato ecc ecc).

 
 

Tra i primi realizzatori di sigle per cartoni animati troviamo i “Cavalieri del Re”. I Cavalieri del Re sono un gruppo musicale composto da Riccardo Zara, sua moglie Clara Maria, suo figlio Jonathan Samuel e sua cognata Guiomar Serena. L’anima del gruppo era Riccardo Zara, che aveva imparato studiando come modello i Beatles la maniera di armonizzare quattro voci. Il gruppo vero e proprio si forma nel 1981 per incidere la sigla de La spada di King Arthur . Era un periodo d’oro per le sigle televisive, soprattutto quelle per i bambini, e altrettanto di moda erano i cartoni animati giapponesi (anime). Questo primo lavoro vendette ben 300.000 copie. Seguirono La maga Chappy e Sasuke, ma il vero record di successo fu la sigla di Lady Oscar che arrivò a vendere 500.000 copie e che resta una delle sigle più famose della televisione italiana.

 
 
 

I Cavalieri Del Re furono una della band nel settore delle sigle di cartoni animati più attive, assieme a Rocking Horse, Superobots, I Micronauti, Galaxy Group e molti altri. Fra i solisti ricordiamo Elisabetta Viviani Heidi, Katia Svizzero, Nico Fidenco, Lino Toffolo e Cristina D’Avena. I rocking Hourse non avendo nel loro gruppo voci femminili cantano le loro sigle  in falsetto, caratteristica delle loro sigle era la musicalità, c’erano più suoni suonati. Vice Tempera e Alberelli facevano invece parte dei “micronauti”, compositori di “daitan3”, “goltrek” e la famosissima “anna dai capelli rossi”.

 
 
 

Altro nome da ricordare è Detto Mariano, che scrive “galaxy group”, “gundam” e “judo boy”. Nel 1928 nasce il primo cartone animato sonoro :“Steamboat Willie” in cui, il più comunemente chiamato topolino, appare per la prima volta nelle vesti di un marinaio. Topolino divenne subito famosissimo e due anni più tardi nel 1930, dopo sedici cortometraggi, iniziò ad essere pubblicata la prima striscia a fumetti dedicata al personaggio creato da Walt Disney.

 

La grande famiglia di Topolino si allarga e nel 1930 viene affiancato a Mickey Mouse il migliore amico dell’uomo, o in questo caso del topo, arriva l’affettuoso cane Pluto. Passano solo due anni e nel 1932 sopraggiungono due nipotini, Tip e Tap, che fanno la loro prima apparizione nel fumetto “Mickey’s Nephews”,

 

L’Italia è stato il primo paese dove Topolino conquistò una rivista tutta sua. Era il 1932 quando Giuseppe Nerbini, edicolante ed editore fiorentino, decise di pubblicare fumetti disegnati e creati in Italia che avevano come protagonista Mickey Mouse.

 
 
 

A parte questi dati tecnici, volevo inserire delle mie impressioni su questo mondo che inizia a circondarci da quando siamo piccoli e che, al contrario di quello che si pensa, cresce insieme a noi anche in età più adulta.Credo che a differenza di un quadro, di una foto, il cartone animato ha in sé una forma d’arte diversa, che varia da cartone a cartone indipendentemente dal suo creatore.E’ un “mondo” che non finirà mai.

 
 
 
 

 

 

di Filomena Menuccia

Pregiudizi sugli anime

Quando regnava ancora la semplicità, la capacità di stupirsi, la gioia di chi ha meno di dieci anni e tutto un mondo da scoprire… quando guardare la TV non era una semplice evasione dalla realtà, ma un momento importante dove apprendere i valori più importanti della vita attraverso il linguaggio della fantasia… quando guardare i semplici (si fa per dire) cartoni animati significava per molti inoltrarsi in un mondo adulto e bambino contemporaneamente e non solo di magìa e stupore fini a sé stessi… io ero lì… grazie a Dio!

Goldrake, Heidi, Ryu, Kimba, Remì, Jeeg Robot, Candy Candy, Daitarn III, fino ad arrivare a centinaia di storie indimenticabili di altrettanti personaggi che tuttora persistono nel cuore di milioni di adulti: quanti dischi, robot, giochi, fumetti, magliette e quant’altro ho fatto comprare ai miei genitori… e com’era bello mostrarli agli altri, ma soprattutto sapere di possederli.

Era come avere accanto il tuo eroe preferito in carne ed ossa, o quasi. E poi… si cresce. Gli anni passano, i problemi aumentano (a chi più, a chi meno), gli amici cambiano e con loro cambia il nostro spirito puro; la vita non ci dà tregua ed oggi molta della magìa che si aveva dentro si è dissolta nel quotidiano agire. Molti la chiamano maturità, o crescita, o divenire adulti attraverso le difficoltà… io la chiamo follìa! Bisogna semplicemente avere equilibrio; bisogna che il bambino che è in noi (custode di creatività, di passione, di sensibilità e quant’altro di positivo) non muoia mai schiacciato dalla quotidianità, ma attraverso di essa si esalti e, di conseguenza, ci esalti. Eppure eminenti psicologi, saggi di svariate etnìe e periodi storici e… i nostri eroi preferiti ce lo ricordano da sempre! Mah!

Vi sembra impossibile? Guardate (tanto per fare un esempio) qualche serie televisiva giapponese come Jeeg Robot, Remì, L’Uomo Tigre, Sampei, Ken il guerriero, Tommy la stella dei Giants; ripuliteli poi di tutti gli elementi prettamente fantastici ed andate oltre quello che vedete… avrete molto da imparare! Per molti come me la passione per le tematiche del fantastico non è solo un’evasione dalla realtà attraverso il passato o un semplice commercio (per chi lo pratica); conoscere altri appassionati, riscoprire vecchi e nuovi eroi, possedere rarità, significa principalmente mantenere vivo il bambino che è in noi, quindi noi stessi e la nostra vitalità… alla faccia di tutto lo schifo e la falsità che ci circonda.

Significa inoltre ricordarci di non perdere mai di vista quello che siamo in realtà, mantenere il più possibile intatta una propria integrità morale e spirituale, avere la forza di rialzarci nei momenti difficili anche (…e soprattutto…) senza l’aiuto di nessuno, saper prendere la vita in tutte le sue sfaccettature senza chiedersi perché.
Per chi non lo sapesse, tutte queste opere sono sempre state catalogate come “rigorosamente per bambini”: niente di più falso. I giapponesi hanno sempre alternato le situazioni dei loro cartoons passando attraverso vari generi: fantascienza, horror, romanzi storici, soap opera, avventura, commedia comica e demenziale, sport, favole e leggende, sia per grandi che per i più piccoli (per non parlare del genere sexy o splatter). Eppure, nonostante siano passati decenni e siano state spese miriadi di parole, sviluppate molteplici testate, organizzati dibattiti e manifestazioni, creato scuole e tanto altro ancora, qui in Italia abbiamo ancora una cultura altamente retrograda e piena di pregiudizi nei confronti di queste tematiche.

Inoltre, per anni queste serie TV hanno subìto censure, alterazione dei dialoghi e quant’altro di osceno affinché non venisse tutelata l’opera in sé, ma solo l’impatto emotivo con i minori, badando ad accrescere il merchandising e nulla più (vendite di diari scolastici, cartelle, gadgets, giocattoli, carte, videogiochi,etc…). Per cercare di sensibilizzare il più possibile i “non addetti ai lavori”, affinché possano ricevere un’educazione cinematografica a tutela della propria cultura e della propria sensibilità nel lasciare un minore davanti al cartone animato adatto alla propria fascia di età, dal 1999 ho realizzato un sogno in lenta e costante crescita: l’Associazione Culturale Japanimation di Ostia Lido.

Chi vuole collaborare con noi può contattarci al sito www.japanimation.it (info@japanimation.it), oppure su www.myspace.com/japanimationweb.

Vincenzo D’Amico
www.japanimation.it

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