Kimba, il leone di Ladispoli, diventa una costellazione

La rocambolesca fuga del leone Kimba dal circo Rony Roller a Ladispoli ha gettato la città nel panico sabato scorso. Durante alcune intense ore, il felino è stato avvistato mentre passeggiava per le vie cittadine, suscitando l’attenzione e l’interesse di residenti e internauti di tutto il mondo. I video dell’evento hanno rapidamente fatto il giro dei social media, contribuendo a rendere Kimba una vera star globale.

Tuttavia, l’aspetto più insolito di questa vicenda è stato il gesto del Gruppo Astrofili di Palidoro (Fiumicino), che ha deciso di dedicare un ammasso di stelle all’interno della costellazione del Leone al nome del felino di Ladispoli. Questa iniziativa è stata annunciata tramite un post su Facebook, che ha aggiunto un ulteriore fascino celeste alla notorietà di Kimba. Questo insieme di stelle si trova in una zona del trapezio formato dalle principali stelle del Leone ed è composto da centinaia di astri. La sua luminosità lo rende visibile anche con un binocolo ed è possibile apprezzarne i dettagli più accuratamente con un telescopio.

Il Leone è una costellazione zodiacale facilmente individuabile nel periodo compreso tra dicembre e giugno. La stella più luminosa di questa costellazione è Regolo, di un bel colore azzurro, che dista 77 anni luce dalla Terra. Assieme ad altre tre stelle, Regolo componeva il celebre quartetto noto come “stelle regali” nell’antichità. Algieba e Denebola sono altre importanti luminarie del Leone, rispettivamente distanti 126 e 36 anni luce dal nostro pianeta. Tra le stelle del Leone si trovano sia quelle più vicine che quelle più lontane dalla Terra, come ad esempio Wolf 359, a soli 7,7 anni luce di distanza, e Icarus, una supergigante blu distante ben 9 miliardi di anni luce.

Tornando al vero Kimba, dopo aver seminato il caos nelle strade di Ladispoli, il leone è finalmente (e purtroppo) tornato nella sua gabbia nel corso della tarda serata di sabato. Le forze dell’ordine e il personale sanitario dell’Asl sono riusciti a sedarlo e a fermare la sua fuga verso la libertà, come dimostrato dai numerosi video diventati rapidamente virali sui social media.  Fortunatamente, la sua avventura si è conclusa con una mediazione con il Circo per trasferire gli animali in luoghi più idonei lontani dall’arena e dal caos del pubblico. Scrive il sindaco Alessandro Grando:

L’incontro con il gestore del circo Rony Roller si è da poco concluso.

Nel corso della riunione ho rappresentato al titolare Vassallo il mio disappunto per quanto accaduto e la preoccupazione per i potenziali risvolti che la vicenda potrebbe assumere nelle prossime ore.

Se è vero che si è trattato di un sabotaggio, come asserito dal gestore, non possiamo correre il rischio che tali circostanze si verifichino ancora. Saranno le autorità competenti ad accertare i fatti e le responsabilità, nei modi e nei tempi che la giustizia impone. Nel frattempo dobbiamo essere certi che l’incolumità dei cittadini e degli stessi animali non venga messa nuovamente a repentaglio.

Pertanto il titolare Vassallo, visibilmente dispiaciuto per l’accaduto, al fine di scongiurare la revoca dell’autorizzazione all’esercizio precedentemente concessa, si è reso immediatamente disponibile a rispettare le seguenti disposizioni comunali: trasferimento in altra idonea località di tutti gli animali del circo entro le ore 13:00 del 14/11/2023; divieto di utilizzo di tutti gli animali dal 14 al 19 novembre (data dell’ultimo spettacolo in programma); divieto di utilizzo dei felini (leoni e tigri) negli spettacoli in programma in data odierna; rafforzamento delle misure di vigilanza e custodia degli animali fino al loro trasferimento”.

Con la speranza che Kimba, prima di raggiungere veramente le stelle, possa vivere una vita serena più consona al suo status di Re della Savana, in libertà con i suoi “colleghi”, ricordiamo che il circo rimane sempre e per sempre lo “spettacolo più bello del mondo”… Grazie alle performance di artisti umani, senza più gabbie per animali maestosi.

Kimba vs Simba

Kimba, il leone bianco (ジャングル大帝 Janguru Taitei, lett. “Imperatore della giungla”), è un manga di Osamu Tezuka pubblicato in Giappone dal 1950 al 1954 sulla rivista Manga Shōnen. Ha ispirato la realizzazione di un anime – trasmesso in Italia nel 1977 – il primo a colori e il primo con animali umanizzati nel ruolo di protagonisti. Ne sono state tratte anche due trasposizioni cinematografiche nel 1966, Kimba il leone bianco (Chouhen Jungle Taitei), vincitore l’anno seguente del Leone d’oro alla XIX Mostra del cinema per ragazzi di Venezia e nel 1997, Kimba – La leggenda del leone bianco (Gekijōban Janguru Taitei), diretto da Yoshio Takeuchi.

Vennero realizzate due serie televisive negli anni sessanta, rispettivamente di 52 e 26 episodi. In Italia già nel 1966 alcuni episodi della seconda serie vennero proiettati al cinema sotto il titolo Leo, il re della giungla, abbinati a lungometraggi. La prima sigla dell’anime nella versione italiana era cantata da Clara Serina. Nel 1999 la prima serie e la seconda serie furono ridoppiate e trasmesse assieme al remake del 1989, da Italia 1, col titolo Una giungla di avventure per Kimba, con una nuova sigla composta da Giorgio Vanni e da Max Longhi e cantata da Cristina D’Avena. Della prima esiste una versione canadese datata 1993, dove sono mantenute le immagini originali ma cambiate le traduzioni e le colonne sonore, e un remake datato 1989.

Negli anni novanta vennero notate alcune analogie con i personaggi de Il re leone della Disney ma la compagnia dichiarò di non conoscere l’opera di Tezuka, anche se Roy Disney e Matthew Broderick si erano riferiti al protagonista chiamandolo “Kimba”. In un’intervista del 2014 Roger Allers, uno dei registi, dichiarò che il nome di Kimba non venne mai menzionato: «Se fossi stato ispirato da Kimba l’avrei affermato e indicato come fonte».

In realtà una connessione tra Tezuka e Disney esiste da tempo, in quanto Tezuka aveva ottenuto la licenza per fare l’adattamento di Bambi come manga, per renderlo fruibile dal mercato giapponese. Tezuka incontrò Disney al World’s Fair del 1964, durante il quale Walt Disney disse di sperare di poter fare qualcosa di paragonabile ad Astro Boy. Gli animatori della Disney furono ingaggiati per insegnare al team di Tezuka l’uso dei colori, tutto ciò mentre era iniziata la produzione della serie televisiva Kimba il Leone Bianco (Jungle Taite). Mentre la versione inglese di Kimba il Leone Bianco era in lavorazione, il personaggio principale fu rinominato Simba. Siccome, però, “simba” significa “leone” in swahili, sarebbe stato difficile poterlo registrare come marchio, quindi i produttori ne cambiarono il nome. Il problema non si presentò nel caso Disney, il cui titolo non comprendeva il nome del protagonista.

Nell’episodio 22 della 6 serie di The Simpsons si fa riferimento alla controversia, quando Gengive Sanguinanti Murphy compare a Lisa in una nuvola, accanto a lui si vede un leone che dice “you must revange my death Kimba. Dam! Simba” (Devi vendicare la mia morte Kimba. Ehm volevo dire Simba!)

Trama

Siamo nell’Africa del XX secolo, un giovane leone bianco vorrebbe governare la foresta in cui vive dopo la morte dei suoi genitori. Panja è il re all’interno della giungla africana, ma la razza umana sta diventando una minaccia, quindi cerca di garantire a tutti gli animali della foresta un luogo e rifugio sicuro in cui poter vivere in pace, liberi dal pericolo degli uomini. Tutto prosegue secondo i suoi piani finché, dopo aver liberato i bovini dai villaggi per sfamare gli animali della giungla, viene visto come una minaccia dagli abitanti che ingaggiano il cacciatore Hamegg. Il cacciatore intrappola la sua compagna Eliza e la usa come esca. Panja viene ucciso, mentre Eliza, incinta, viene imbarcata su un traghetto per essere venduta a uno zoo.

Kimba nasce sulla nave e la madre gli trasmettere gli ideali del padre, che il piccolo mette in pratica facendosi amici i ratti che si trovano a bordo della nave. Una tempesta fa naufragare la nave e Kimba,  finisce in balia delle onde ma, grazie ai pesci, impara a nuotare e, guidato dalle farfalle, riesce a raggiungere la terraferma. Nel suo viaggio fa conoscenza della natura umana, della tecnologia e medicina.

Ritornato nel suo ambiente naturale all’interno della foresta africana,  arriva alla conclusione che la vera pace richiede comunicazione e comprensione tra animali e gli umani. Per prendere il posto del padre dovrà affrontare Bu-bu, un leone che s’era autoproclamato re assoluto. Il suo modello di vita è in parte ispirato alla società umana, cercando una convivenza per tutte le specie animali, che si riuniscono contro la distruzione del loro habitat e chiedono di essere riconosciute come aventi eguali diritti nei confronti degli umani.  Kimba convince i carnivori a diventare vegetariani, insegnandogli a praticare l’agricoltura,  apriranno anche una scuola, un ufficio postale e un ristorante. Kimba si scarificherà infine per donare la propria carne nell’intento di salvare dalla morte un suo amico umano.

Ricordo di aver visto qualche episodio, francamente a parte l’assonanza nel nome, non so se i due prodotti siano così uguali, anche perché in Simba l’uomo non comprare e non c’è questa umanizzazione eccessiva dei personaggi, la trama inoltre è molto diversa. Il viaggio che compie Simba è alla ricerca di se stesso, dopo la morte del padre, preso dai sensi di colpa, dovrà ritrovare il suo equilibrio e tornare a governare in maniera giusta eliminando la minaccia di Scar. Kimba, invece, ricerca anche lui un giusto modo di governare ma lo fa ispirandosi all’uomo, cercando di far convivere in pace tutte le specie. Quindi possiamo dire che in entrambe ci sia un insegnamento di valori legati alla giustizia. In più in Kimba ci sono vari intrecci che vanno al di sotto della trama principale.

Per quanto riguarda i personaggi: Pandja odia gli uomini e distrugge i villaggi per dispetto cacciando solo animali di allevamento, mentre Mufasa è un Re che governa con giustizia la Savana, insegnando a suo figlio il significato del Cerchio della Vita e diventando suo mentore. Kimba invece non conoscerà mai suo padre. Kimba e Simba sono due leoncini giovani e ingenui ma, il primo si lamenta perché vuole tornare alla civiltà, accettando di rimanere nella giungla solo per renderla più civilizzata, il secondo è uno sprovveduto, in preda al senso di colpa, che decide di tornare alla savana quando si rende conto che la sopravvivenza del branco dipende da lui, pur sentendosi inadeguato al ruolo che è chiamato a ricoprire. Kimba diventa un maestro, mentre Simba ha bisogno di essere spinto verso la scelta giusta da Rafiki, dallo spirito di suo padre e da Nala. Kimba è sicuro di sé e certo dei suoi diritti, mentre Simba è un reietto, che si è rifugiato nell’Hakuna Matata per sfuggire alle sue responsabilità. Kimba in swahili significa “cadavere”, a quanto pare Tezuka ha dato nomi a suo gusto, senza senso compiuto. Coco è un pappagallo amico di Kimba conosciuto dopo l’arrivo nella giungla. Zazu è un bucero beccogiallo, galoppino rompiscatole del Re, Simba lo conosce fin da piccolo. Coco appoggia Kimba in ogni sua scelta. Bu-Bu è un nemico minore che aggredisce gli altri animali per mangiare e si vuole portare via Laia per farne la sua compagna. Leone stupido e aggressivo, che risolve tutto con la forza, mentre Scar è un leone acuto, debole ma molto intelligente e pianificatore. Si assomigliano per le criniere nere, Bu-Bu è guercio mentre Scar è sfregiato. Laia è l’esatto opposto di Nala, debole e con un costante bisogno di essere salvata da Kimba.

Lo stile del disegno è molto diverso e quello de Il Re Leone segue uno studio degli animali dal vivo, ne riproduce aspetto e movenze, mentre Kimba ha uno stile sintetico e per nulla realistico. La differenza più grande sta nel fatto che, come ogni film Diney, Simba è un musical.

Ci sono infine alcune somiglianze che riguardano alcune scene ma i cui contesti sono diversi:
1) La nuvola: il leone bianco è una nuvola che assomiglia a Kimba che appare a Rune quando scopre che suo padre è morto, nelle ultime pagine del fumetto, mentre per Simba è lo spirito di Mufasa che parla attraverso le nuvole ricordandogli di essere il Re.
2) La rupe: simile come dinamica ma, ne Il Re Leone è la scena chiave dello scontro tra Scar e Simba (e Mufasa e Scar), in Kimba,si tratta di uno scontro minore con un cattivo secondario.
3) Il cerchio degli animali: concettualmente è molto diverso. Ne Il Re Leone è la chiusura della scena iniziale, con l’omaggio a Simba, mentre in Kimba, è uno spettacolo musicale messo in piedi da Kimba per rallegrare il suo amico Kenichi, triste perché i selvaggi hanno rapito Mary.
4) La nascita del figlio: mentre Mufasa, Rafiki e Sarabi stanno facendo una presentazione ufficiale del cucciolo agli animali della savana, Kimba sta solo gridando la sua gioia al nulla.

Pregiudizi sugli anime

Quando regnava ancora la semplicità, la capacità di stupirsi, la gioia di chi ha meno di dieci anni e tutto un mondo da scoprire… quando guardare la TV non era una semplice evasione dalla realtà, ma un momento importante dove apprendere i valori più importanti della vita attraverso il linguaggio della fantasia… quando guardare i semplici (si fa per dire) cartoni animati significava per molti inoltrarsi in un mondo adulto e bambino contemporaneamente e non solo di magìa e stupore fini a sé stessi… io ero lì… grazie a Dio!

Goldrake, Heidi, Ryu, Kimba, Remì, Jeeg Robot, Candy Candy, Daitarn III, fino ad arrivare a centinaia di storie indimenticabili di altrettanti personaggi che tuttora persistono nel cuore di milioni di adulti: quanti dischi, robot, giochi, fumetti, magliette e quant’altro ho fatto comprare ai miei genitori… e com’era bello mostrarli agli altri, ma soprattutto sapere di possederli.

Era come avere accanto il tuo eroe preferito in carne ed ossa, o quasi. E poi… si cresce. Gli anni passano, i problemi aumentano (a chi più, a chi meno), gli amici cambiano e con loro cambia il nostro spirito puro; la vita non ci dà tregua ed oggi molta della magìa che si aveva dentro si è dissolta nel quotidiano agire. Molti la chiamano maturità, o crescita, o divenire adulti attraverso le difficoltà… io la chiamo follìa! Bisogna semplicemente avere equilibrio; bisogna che il bambino che è in noi (custode di creatività, di passione, di sensibilità e quant’altro di positivo) non muoia mai schiacciato dalla quotidianità, ma attraverso di essa si esalti e, di conseguenza, ci esalti. Eppure eminenti psicologi, saggi di svariate etnìe e periodi storici e… i nostri eroi preferiti ce lo ricordano da sempre! Mah!

Vi sembra impossibile? Guardate (tanto per fare un esempio) qualche serie televisiva giapponese come Jeeg Robot, Remì, L’Uomo Tigre, Sampei, Ken il guerriero, Tommy la stella dei Giants; ripuliteli poi di tutti gli elementi prettamente fantastici ed andate oltre quello che vedete… avrete molto da imparare! Per molti come me la passione per le tematiche del fantastico non è solo un’evasione dalla realtà attraverso il passato o un semplice commercio (per chi lo pratica); conoscere altri appassionati, riscoprire vecchi e nuovi eroi, possedere rarità, significa principalmente mantenere vivo il bambino che è in noi, quindi noi stessi e la nostra vitalità… alla faccia di tutto lo schifo e la falsità che ci circonda.

Significa inoltre ricordarci di non perdere mai di vista quello che siamo in realtà, mantenere il più possibile intatta una propria integrità morale e spirituale, avere la forza di rialzarci nei momenti difficili anche (…e soprattutto…) senza l’aiuto di nessuno, saper prendere la vita in tutte le sue sfaccettature senza chiedersi perché.
Per chi non lo sapesse, tutte queste opere sono sempre state catalogate come “rigorosamente per bambini”: niente di più falso. I giapponesi hanno sempre alternato le situazioni dei loro cartoons passando attraverso vari generi: fantascienza, horror, romanzi storici, soap opera, avventura, commedia comica e demenziale, sport, favole e leggende, sia per grandi che per i più piccoli (per non parlare del genere sexy o splatter). Eppure, nonostante siano passati decenni e siano state spese miriadi di parole, sviluppate molteplici testate, organizzati dibattiti e manifestazioni, creato scuole e tanto altro ancora, qui in Italia abbiamo ancora una cultura altamente retrograda e piena di pregiudizi nei confronti di queste tematiche.

Inoltre, per anni queste serie TV hanno subìto censure, alterazione dei dialoghi e quant’altro di osceno affinché non venisse tutelata l’opera in sé, ma solo l’impatto emotivo con i minori, badando ad accrescere il merchandising e nulla più (vendite di diari scolastici, cartelle, gadgets, giocattoli, carte, videogiochi,etc…). Per cercare di sensibilizzare il più possibile i “non addetti ai lavori”, affinché possano ricevere un’educazione cinematografica a tutela della propria cultura e della propria sensibilità nel lasciare un minore davanti al cartone animato adatto alla propria fascia di età, dal 1999 ho realizzato un sogno in lenta e costante crescita: l’Associazione Culturale Japanimation di Ostia Lido.

Chi vuole collaborare con noi può contattarci al sito www.japanimation.it (info@japanimation.it), oppure su www.myspace.com/japanimationweb.

Vincenzo D’Amico
www.japanimation.it

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