Tokyo Love Story di Fumi Saimon

Tokyo Love Story di Fumi Saimon si erge come un classico intramontabile del mondo del manga seinen rom-com degli anni Ottanta, conquistando un posto speciale nel cuore dei lettori giapponesi. L’adattamento televisivo  ha contribuito ulteriormente ad accrescere la fama di questa opera che narra le vicende sentimentali di un gruppo di amici trasferiti a Tokyo.

Attraverso le vicissitudini di Kanji, Satomi, Mikami e Nagasaki, l’autrice riesce a dipingere un affresco avvincente della gioventù giapponese in cerca di se stessa e del proprio posto nel mondo. Conflitti, malintesi e il desiderio bruciante di amore si intrecciano nelle vite di questi protagonisti, portandoli ad affrontare le sfide dell’età adulta e a comprendere cosa sia veramente importante nella vita.

Tokyo Love Story si distingue per la profondità dei sentimenti esplorati e la complessità dei legami ritratti, immergendoci nella metropoli caotica e affascinante di Tokyo insieme a un gruppo di giovani alla ricerca della propria identità. Il manga, con la sua narrazione coinvolgente e ricca di colpi di scena, ha incantato i lettori giapponesi vendendo milioni di copie e confermandosi come un capolavoro del genere romantico.

Fumi Saimon si rivela un’autrice versatile e talentuosa, capace di affrontare tematiche profonde con leggerezza e maestria. La sua capacità di delineare i tormenti e le passioni di una generazione in fermento ha conquistato il pubblico, trasformando Tokyo Love Story in un’icona della letteratura manga. Con due trasposizioni televisive all’attivo, l’opera continua a suscitare interesse e ammirazione, confermando il talento indiscusso della sua autrice, Fumi Saimon.

Zerocalcare torna con un nuovo libro a fumetti: Quando muori resta a me

Il prossimo 7 maggio sarà una data da segnare in agenda per tutti gli appassionati di fumetti: Zerocalcare, uno dei fumettisti italiani più acclamati, presenterà il suo nuovo libro a fumetti intitolato “Quando muori resta a me“. Si tratta di un’opera inedita e profondamente personale in cui l’autore si confronta per la prima volta con il tema delicato del rapporto con suo padre. Il viaggio che Zerocalcare intraprende con suo padre verso il paesino tra le Dolomiti da cui proviene la famiglia paterna diventa un’occasione per esplorare e comprendere meglio l’enigmatico Genitore 2. Tuttavia, il dialogo tra padre e figlio si rivela difficile, tanto da rendere complicata la trasferta quando emergono antiche animosità contro la loro famiglia, che risalgono addirittura alla prima guerra mondiale.

Attraverso le pagine dell’opera emergono i non detti e i silenzi che hanno caratterizzato il rapporto tra Zerocalcare e suo padre, ma anche l’amore profondo e incondizionato che lega i due protagonisti. Il rispetto dell’autore per il coraggio silenzioso di suo padre di fronte alle pagine più oscure della Storia italiana traspare con forza in ogni momento della narrazione.

Zerocalcare, nome d’arte di Michele Rech, ha già conquistato il pubblico grazie a opere come “Dimentica il mio nome”, “Kobane Calling”, “Macerie Prime” e “No Sleep Till Shengal”. Con quest’ultimo, che ha vinto il Premio Terzani nel 2022, l’autore ha raccontato la resistenza degli Ezidi al genocidio dell’ISIS, dimostrando la sua capacità di affrontare temi di attualità e impegno sociale con maestria.

“Quando muori resta a me” si presenta come un libro a fumetti di 304 pagine che mescola umorismo, ironia, sensibilità e profondità. Ne emerge un racconto intimo e toccante che spinge il lettore a riflettere sul valore della famiglia e dell’amore. Questa nuova opera conferma ancora una volta il talento e la versatilità di Zerocalcare, capace di passare con disinvoltura da storie di impegno sociale a storie di vita personale, mantenendo sempre il suo stile inconfondibile e coinvolgente.

Non perdete l’occasione di scoprire “Quando muori resta a me”, il nuovo libro a fumetti di Zerocalcare, disponibile in libreria e fumetteria a partire dal 7 maggio. Un’opera che saprà farvi ridere, emozionare e riflettere, offrendovi uno sguardo inedito su uno dei più grandi fumettisti italiani.

Le Guerre di Lucas di Laurent Hopman e Renaud Roche arriva in Italia grazie a Bao Publishing!

Carissimi lettori, è con grande piacere che vi annunciamo l’arrivo della pubblicazione di “Le Guerre di Lucas” grazie alla casa editrice italiana Bao Publishing. Quest’opera, creata da Laurent Hopman e Renaud Roche, due autori francesi di talento, ha ottenuto un incredibile successo tanto tra il pubblico quanto tra la critica.

Il fumetto racconta la straordinaria storia di George Lucas, che ha rischiato tutto per realizzare il primo film della saga di Star Wars quando aveva poco più di trent’anni. Un viaggio senza precedenti dietro le quinte di Star Wars, una storia che ci porta tra le dispute sul set, le relazioni segrete e le difficoltà incontrate durante le riprese. Un vero e proprio tuffo nella creazione di un’opera maestosa che ha rivoluzionato il mondo del cinema per sempre.

Nonostante alcuni potessero dubitare dell’idea di creare un fumetto su questo argomento, “Le Guerre di Lucas” si è rivelato emozionante, coinvolgente e ben scritto, arricchito da disegni eccezionali. Il volume verrà pubblicato in Italia nel weekend del 4 maggio per celebrare il famoso motto “May the Fourth Be With You”, e il team di Bao Publishing è entusiasta di condividerlo con tutti gli appassionati di libri e della saga di Star Wars.

“Le Guerre di Lucas” è dunque un’avvincente e divertente storia che celebra la magia del cinema e la perseveranza, offrendovi una prospettiva unica sul dietro le quinte di una delle saghe cinematografiche più amate di sempre: un vero e proprio inno alla creatività e alla passione per il mondo dell’infanzia, e siamo certi che conquisterà il cuore di tutti i lettori.

He-Man: Nostalgia, Marketing e Segreti Nascosti!

Vi ricordate l’emozione di impugnare la Spada del Potere e urlare “Per il Potere di Grayskull!”? Beh, preparatevi a un tuffo nostalgico con “L’effetto He-Man”, il fumetto che svela i segreti del marketing e della nostalgia!

Cos’è questo fumetto?

Un saggio a fumetti che viaggia nel tempo, dall’Antica Roma a Stranger Things, per mostrarci come la nostalgia viene usata per venderci di tutto, dai giocattoli ai film.

Cosa ci trovate dentro?

  • La storia segreta di He-Man: Nato per far concorrenza a Star Wars, He-Man ha conquistato il nostro cuore con la sua forza e il suo coraggio. Ma sapevate che era solo un giocattolo per vendere più prodotti?
  • Nostalgia: un’arma segreta del marketing: Le aziende usano la nostalgia per farci rivivere i bei tempi andati e convincerci a comprare cose che non ci servono. Ma come funziona questa magia?
  • Un viaggio nel tempo tra media e pubblicità: Dal cinema alla TV, fino al web, scopriamo come la nostalgia è stata usata per conquistare la nostra attenzione nel corso del tempo.

Perché leggerlo?

  • Per scoprire i segreti del marketing e della nostalgia.
  • Per capire come le aziende ci influenzano con i ricordi.
  • Per rivivere le emozioni dei cartoni animati e dei giocattoli degli anni ’80.

A chi piacerà?

  • A tutti i nostalgici degli anni ’80 e ’90.
  • A chi è appassionato di marketing e comunicazione.
  • A chi vuole capire come funzionano i media.

Cosa NON aspettarsi?

Un manuale di marketing approfondito. Questo è un fumetto leggero e divertente che offre una panoramica generale del tema.

Quindi, Nerdoni, siete pronti a farvi un tuffo nel passato e scoprire i segreti della nostalgia? Correte a leggere “L’effetto He-Man”!

#HeMan #Nostalgia #Marketing #Fumetti #Nerd #Anni80 #BaoPublishing

Gateball Park di Natsume Ono

Il vero segreto del gateball è lo spirito di squadra: chiunque può giocare, senza limiti di età o di genere, perché l’importante non è vincere, ma partecipare alla vita. La mangaka Natsume Ono racconta gioie e dolori di una piccola comunità attraverso uno sport tipicamente giapponese. Uno sport capace di animare le vite di tutti.

BAO Publishing è lieta di annunciare un nuovo titolo della linea Aiken, il manga di BAO: Gateball Park di Natsume Ono.

Il gateball è uno sport tipicamente giapponese, ispirato al croquet, che prevede un forte e coeso lavoro di squadra. Ecco perché il parco del vicinato diventa protagonista della storia, una zona franca che accoglie gioie e dolori dei suoi abitanti del quartiere, il dentista Tazuko come il minaccioso Yasushi, la casalinga Matsuko come il giocatore professionista Nishi.

Natsume Ono – già autrice nella linea AIken della serie Futagashira e del one-shot Not Simple – tratteggia magistralmente i caratteri dei suoi personaggi in poche vignette, raccontando momenti di vita quotidiana resi straordinari dall’intreccio di vite diversissime fra loro. Un volume autoconclusivo delizioso, corale e delicato.

Natsume Ono disegna da sempre manga. Nel 2001 decide di fare un viaggio-studio in Italia, per imparare la lingua e conoscere la cultura e i comportamenti dei suoi abitanti. Dopo il soggiorno bolognese, torna in Giappone per debuttare ufficialmente nel 2003 con il web-manga La quinta camera (Edizioni BD, 2011). Nel 2004 realizza Not simple (BAO Publishing, 2023), un’avventura on the road dall’Australia all’America. Nel 2005 Ristorante Paradiso e Gente sanciscono il successo internazionale dell’autrice. Tra il 2021 e il 2022 BAO Publishing porta in Italia la serie di ambientazione storica Futagashira e nel 2024 esce Gateball Park.

Il viaggio di Shuna: l’opera a fumetti di Hayao Miyazaki che non puoi perdere

BAO Publishing è orgogliosa di annunciare un nuovo titolo della linea Aiken, il manga di BAO: Il viaggio di Shuna di Hayao Miyazaki. Hayao Miyazaki è un nome che non ha bisogno di presentazioni, tanto è il successo ottenuto con i suoi lungometraggi animati che hanno fatto scuola e sono parte dell’immaginario collettivo. Quello che non tutti sanno è che nel 1983 il Maestro ha realizzato un manga uscito solo in Giappone: questa fiaba che guarda al mito per parlare del presente, finalmente in Italia per la linea Aiken di manga BAO Publishing.  Un’epica storia su carta che si legge come un film.

In una landa flagellata da una letale carestia, un principe rinuncia agli agi di corte per mettersi alla ricerca di mitici semi che potrebbero sfamare il suo popolo. Lungo la strada incontrerà orrori indicibili, trappole mortali e persone ostili, ma anche il germe di una flebile speranza in un futuro migliore. Scritto e disegnato magistralmente nel 1983 dal Maestro Hayao Miyazaki in persona e rimasto inedito fuori dal Giappone fino ai giorni nostri, questo volume ha il respiro e l’epica di un lungometraggio, e la trama si dipana lungo tavole spettacolari ed evocative, autentica cinematografia su carta.

Hayao Miyazaki è nato nel 1941 a Tokyo, in Giappone. Dopo la laurea alla Facoltà di Scienze Politiche ed Economia dell’Università di Gakushuin, Hayao Miyazaki comincia a lavorare come animatore nello studio Toei Animation, partecipando alla realizzazione – sotto la direzione di Isao Takahata – di La grande avventura del piccolo principe Valiant, nel ruolo di scenografo e animatore principale (1968). Sempre al fianco di Takahata, nel 1971 collabora poi con lo studio di animazione A Production, per il quale lavora al concept originale, alla sceneggiatura, alla progettazione del layout e all’animazione di Panda! Go Panda! (1972). Negli anni successivi Miyazaki collabora con diversi studi, a partire da Zuiyo Eizo con Takahata, Nippon Animation e Telecom Animation Film. Realizza scenografie e progetti di layout per le serie tv Heidi (1974), Marco – Dagli Appennini alle Ande (1976) e dirige la sua prima serie tv Conan il ragazzo del futuro (1978). Lupin III – Il Castello di Cagliostro (1979) segna il suo debutto alla regia di un lungometraggio, seguito nel 1984 da Nausicaä della Valle del vento, basato sul suo graphic novel originale serializzato nella rivista di animazione mensile “Animage”, di cui è autore e regista.

Miyazaki ha fondato lo Studio Ghibli con Takahata nel 1985, e da allora ha diretto ben dieci opere di animazione, tra cui Il castello nel cielo (1986), Il mio vicino Totoro (1988), Kiki – Consegne a domicilio (1989), Porco Rosso (1992) e Principessa Mononoke (1997). La città incantata (2001) ha sbaragliato il botteghino in Giappone, vincendo svariati premi, tra cui l’Orso d’oro al Festival internazionale di Berlino nel 2002 e, l’anno successivo, l’Oscar al miglior film di animazione. Il castello errante di Howl (2004), invece, è stato insignito del Premio Osella nell’ambito della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia dello stesso anno, e sempre lo stesso festival conferisce al regista nel 2005 il Leone d’oro alla carriera. Nel 2008 scrive e dirige Ponyo sulla scogliera, e contribuisce alla realizzazione e alla sceneggiatura di Arietty – Il mondo segreto sotto il pavimento di Hiromasa Yonebayashi e di La collina dei papaveri di Goro Miyazaki. Il suo film più recente, Si alza il vento (2013), è stato nominato agli Oscar come Miglior film di animazione. Nel novembre 2014, il Comitato dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences gli ha conferito un Oscar onorario alla carriera. Al momento è al lavoro su nuovi progetti.Miyazaki ha pubblicato anche un gran numero di saggi, disegni e poesie, tra cui Shuppatsuten 1979-1996 (Starting Point: 1979- 1996, 1996). Ha progettato diversi edifici, incluso il Museo Ghibli inaugurato nel 2001 a Mitaka, del quale è anche Direttore esecutivo onorario. Nel 2012, il governo giapponese lo ha eletto Persona di merito culturale. Nel 2014 è stato introdotto nella Hall of Fame dei Will Eisner Comics Awards.

“Ducks”: il primo graphic novel di Kate Beaton, autrice di “Hark! A Vagrant”

Il graphic novel nordamericano più premiato e discusso dell’ultimo anno è senza dubbio “Ducks – Two Years in the Oil Sands” della fumettista canadese Kate Beaton. Pubblicato da Drawn & Quarterly, una delle più importanti case editrici nordamericane, il libro ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il premio come “Migliore biografia a fumetti” all’ultima edizione degli Eisner Awards, l’equivalente del Premio Oscar per i fumetti.

“Ducks” è un memoir di oltre 400 pagine che racconta i due anni in cui Beaton ha lavorato lontano da casa negli impianti delle cosiddette sabbie bituminose di Athabasca in Alberta, luogo di estrazione petrolifera e mineraria. Qui, l’autrice si è confrontata con condizioni di vita e di lavoro particolarmente dure e sessiste.

A circa un anno dalla sua uscita, il graphic novel arriva sugli scaffali di librerie e fumetterie italiane nell’edizione di Bao Publishing, con la traduzione di Michele Foschini e il titolo “Ducks – Due anni nelle sabbie bituminose”. Nel frattempo, in patria il libro ha fatto incetta di premi e pareri entusiastici da parte della critica.

Il successo di Kate Beaton non è arrivato all’improvviso. L’autrice è infatti da oltre un decennio tra le più note e influenti fumettiste nordamericane della sua generazione grazie in particolare alla striscia “Hark! A Vagrant”, un pluripremiato webcomic pubblicato tra il 2008 e il 2018.

A parte altri lavori commissionati e alcuni racconti brevi realizzati sulla scia del successo di “Hark! A Vagrant”, “Ducks” è il primo graphic novel dell’autrice, nonché la sua prima opera di non-fiction, lunga, complessa e di denuncia.

In “Ducks”, Beaton affronta la realtà disumanizzante del lavoro in un ambiente in cui il rapporto maschi-femmine è di circa 50 a 1.

In sintesi, “Ducks – Two Years in the Oil Sands” è un graphic novel potente e commovente che merita sicuramente l’attenzione dei lettori. La sua autrice, Kate Beaton, ha dimostrato ancora una volta il suo talento nel raccontare storie coinvolgenti e significative. Se sei alla ricerca di una lettura emozionante e profonda, non perdere l’occasione di leggere questo capolavoro della narrativa a fumetti.

OPS: Intervista con l’autore degli Scarabocchi di Maicol e Mirco

Abbiamo assistito recentemente alla presentazione del volume numero sette degli Scarabocchi, OPS che come prima battuta ci regala un drink metà veleno e metà antidoto, una versione sintetizzata della vita. Proprio nella sua copertina troviamo il senso di questo lavoro, mezzo pieno e mezzo vuoto sono punti di vista, ma mezzo veleno e mezzo antidoto, sono la chiave che rappresenta l’esser nemesi del proprio io e la consapevolezza che il mondo e la vita vanno presi così, insieme.

OPS: Intervista con l’autore degli Scarabocchi di Maicol e Mirco 

Enrico Piergallini, ex sindaco di Grottammare, da sempre persona di ampie vedute culturali, ci ha guidati assieme a  Michael Rocchetti detto Maicol  in questo “staccato degli Ultimi venti anni di storia umana esaltando l’opera nel suo complesso e il volume nello specifico.

Un incontro che ci ha permesso di vedere l’iconico volume dalla spiccata filosofia underground contemporanea nero su rosso.

Parliamo di OPS, puoi descriverci il sentimento più forte che hai provato durante la lavorazione dell’opera e cosa ha influenzato in particolare.

Parliamo di un’opera costruita nel tempo. Una raccolta di vignette accadute in quasi duecento giorni. Due terzi di un anno. Il sentimento più forte è stato quello di rileggerle prima della pubblicazione. Vignette che, messe in fila, hanno iniziato a dialogare tra loro, dando vita a una nuova opera. OPS è onomatopea dell’errore. L’errore infatto è stato quello di scambiare un unico fumetto per una serie di storie brevi.

Ormai tutti conoscono il prodotto e sono abituati a una moltitudine di personaggi, ottimisti, pessimisti, cinici, realisti, scanzonati etc. Nel mondo degli Scarabocchi esiste anche il tuo avatar, un personaggio che facilmente conoscendoti si può ricondurre alla tua persona, perché Maicol disegna Maicol?

Perché negli Scarabocchi ho deciso di raccontare tutto l’universo. E nell’universo ho scoperto esistere anche me.

OPS: Intervista con l'autore degli Scarabocchi di Maicol e Mirco
OPS: Intervista con l’autore degli Scarabocchi di Maicol e Mirco

 

Riferito ai personaggi sempre sopra le righe, dalla filosofia comprensibile e di facile comprensione ” esiste una nemesi? ” un vero cattivo all’interno degli scarabocchi, qualcuno che volutamente ha lo scopo di demoralizzare le altre figure nei volumi contenute? Maicol Avrà mai un nemico? So che sembra un classico alla 007, ma credi che una entità negativa e perpetua sia necessaria o approcciabile nel mondo degli Scarabocchi?

Negli scarabocchi i cattivi sono tutti. Unica nemesi possibile: la speranza. Che a guardar bene, c’è.

Abbiamo chiesto una dichiarazione a Maicol su OPS.

OPS è il settimo volume dell’Opera Omnia de Gli Scarabocchi. Il sette è il numero perfetto. E OPS rappresenta l’errore. Una dicotomia perfetta a raccontare perfettamente il nostro lavoro più schizofrenico.

OPS: Intervista con l'autore degli Scarabocchi di Maicol e Mirco
OPS: Intervista con l’autore degli Scarabocchi di Maicol e Mirco

Che cosa dire? Non vi resta che immergervi in questo nuovo volume dell’Opera Omnia degli scarabocchi, che siate persone riflessive o gente che ha poco tempo, troverete i giusti tempi di lettura, dato che il volume può essere affrontato in velocità o concedendosi tutto il tempo del mondo.

Assolutamente consigliato!

I volumi potete acquistarli direttamente dal link di Bao Publiscing, [QUI] buona lettura

Articolo In collab con  Fumettindelebili.com

Questo mondo non mi renderà cattivo. Arte che smuove la coscenza

“Ma siamo davvero sicuri che ci serva la disillusione di Zerocalcare?”. Con questa frase Luigi Rizzitelli inizia il suo articolo e questa frase è il filo conduttore di tutto il suo ragionamento (che vi consiglio di leggere) sulla nuova serie “Questo mondo non mi renderà cattivo” di Zerocalcare su Netflix. Lo dico subito: non sono d’accordo con quanto scritto da lui. E questo piccolo pezzo prenderà in considerazione alcuni suoi passaggi.

Luigi scrive:

“non è che in fondo in fondo servirebbe pure qualcosa in più? Sennò finiamo come quelli che su facebook criticano tutto, parlano dei massimi sistemi, però poi rimangono sul divano a grattarsi”.

Qui si riferisce alle azioni del protagonista durante la serie. E io rispondo: eh no, la serie di Zerocalcare non deve fare niente di più di quello che ha fatto. È arte, l’arte deve semplicemente smuovere i pensieri, non deve cambiare il mondo, deve ispirare chi (forse) deve (o ha intenzione di) cambiare il mondo.

Ancora Luigi:

“Ma da uno che crede in un mondo diverso possibile, non è che sarebbe meglio a volte, forse eh (poi fai tu), guardare quelli che magari fanno una vita intera di militanza e la battaglia la vivono ogni giorno? Magari li vedi dinosauri perché ti sembrano rari, ma guarda che ce ne stanno una cifra in giro”.

Ancora una volta: e quindi? Cioè il messaggio che veicola la serie è di minore impatto perché il protagonista filosofeggia invece di fare vero attivismo? Io non credo proprio. Anche perché Zerocalcare gli attivisti nella serie non sono compaiono ma sono proprio loro, gli attivisti, a smuovere determinate cose nei pensieri di un pigro Zero (che fino a quel momento non faceva altro che strappare i manifesti dai muri).

Luigi scrive:

“È come se tutta la tua serie – fantastica, bellissima, davvero sei il fottuto genio di cui ti dicevo prima – fosse una gigantesca narrazione della disillusione. Dell’uomo medio che ha una cultura alle spalle, che vede un mondo che va a rotoli ma poi… ma poi si perde a filosofeggiare, a dire che la colpa magari è dei giornalisti cattivi, della signora che “un euro sono come mille lire”, del “si stava meglio quando si stava peggio”.

Noto che anche Luigi si sente toccato dalla descrizione che Zerocalcare fa dei giornalisti. Io sono un giornalista e non mi sento toccato. So che io non sono così è so che molti non sono così. Ma so anche che alcuni sono proprio così. Zerocalcare descrive questa categoria in modo caricaturale e la cosa è abbastanza palese. Prendiamo per un attimo un considerazione forse la serie animata più famosa al mondo (sicuramente la più longeva): “I Simpson”. I poliziotti americani sono tutti grassi e/o pigri? I bambini sono tutti nerd o bulli? Le bambine sono tutte secchione? Le madri tutte casalinghe? No! Sono caricature, gli americani non sono tutti così. Così come sono caricature i personaggi di Zerocalcare (in questo caso i giornalisti). Non prendiamocela per questo!

Luigi scrive:

“Facci vedere un tuo personaggio che carbura, che ogni tanto ha delle emozioni vere e potenti. Io non ti conosco, ma è come se parlassi sempre in punta di piedi […]. È come se in un grado di energia che va da zero a dieci, tu rimanessi sempre tra il due di quando stai in down con i tuoi pensieri sul mondo (che ci sta eh, guai a non averli i momenti di riflessione) e il sei e mezzo di quando sei sereno con gli amici tuoi sulla panchina […]. Dacci retta Ze’, al prossimo giro, oltre a parlare con tono normale o sottovoce, mettici pure qualche risata vera”.

Qui voglio però dire una cosa importante: la prima regola della scrittura di un film o di una serie è: scrivi di quello che conosci. Non è facile scrivere una sceneggiatura, creare vari personaggi, svilupparne una psicologia. Zerocalcare lo fa nel modo più semplice e più di impatto: porta se stesso e i suoi amici in varie storie. Li prende e li butta in vari contesti. Zero è Michele Reich, Secco è un suo amico, e così via. Perché deve infilare qualche personaggio a caso? Per smuovere cosa? Cosa deve dimostrare? Cinema e serie tv sono arte. L’arte non deve far scendere in piazza, non deve iniziare le rivoluzioni.

Cinema e serie servono a farti pensare e a smuovere la tua coscienza. “Questo mondo non mi renderà cattivo” lo fa a prescindere da tutto quello che Luigi ha scritto, e già solo per questo Zerocalcare non penso abbia bisogno di consigli. Ma soprattutto, per una volta, possiamo goderci una serie o un film senza dare consigli ad uno dei pochi autori che ancora sforna prodotti notevolmente belli?

Ma non è che la disillusione di Zerocalcare, alla fine, non ci serve a niente?

“Ma siamo davvero sicuri che ci serva la disillusione di Zerocalcare?”.

Questa domanda mi è rimbalzata nella testa per almeno tre giorni dopo aver visto la serie di Zerocalcare “Questo mondo non mi renderà cattivo“. Un quesito che si palesava con la stessa insistenza con cui Secco vuole andare a prendersi un gelato.

Davvero, ne siamo sicuri?

Perché sì, bello tutto, belli i ragionamenti profondi, belle le musiche scelte, bella la colonna sonora, belle le mille citazioni geniali di Netflix come lo erano state quelle di “Strappare lungo i bordi”. Bello tutto, davero frate’, sei un fottuto genio.

Però, zio, anche se noi siamo d’accordo con il combattere i fascisti – che poi ormai sono stati sdoganati e bisogna chiamarli nazisti sennò la gente non si indigna più, hai ragione – e con lo scendere in strada e fare qualcosa e bla bla bla. Anche se siamo d’accordo con tutto questo, alla fine quella che ci racconti tu è una osservazione della realtà prossima allo zero a zero, in cui insomma è come se uno si mettesse alla finestra vedendo che tutto lo schifo del mondo gli passa davanti e lui ci si fa sopra mille film mentali, filosofeggia su quanto si potrebbe fare, sul bene e sul male, rimane a parlare sottovoce con mestizia e sempre con mestizia ogni tanto fa dei minimi gesti positivi.

Che poi, dirai, “oh, sempre meglio un minimo gesto che niente”, oppure “sempre meglio un minimo gesto positivo, che un gesto da nazisti”. Sì ok, bravo. Però non è che in fondo in fondo servirebbe pure qualcosa in più? Sennò finiamo come quelli che su facebook criticano tutto, parlano dei massimi sistemi, però poi rimangono sul divano a grattarsi.  Pure qui, dirai “oh, ma scendere in piazza a lamentarsi e protestare, lanciare due bomboni magari, mica è un piccolo gesto”. Ma sei sicuro? Sei sicuro sicuro, ze’?

È ovvio che già il fatto che sei sceso in strada è più del divano. Ma da uno che crede in un mondo diverso possibile, non è che sarebbe meglio a volte, forse eh (poi fai tu), guardare quelli che magari fanno una vita intera di militanza e la battaglia la vivono ogni giorno? Magari li vedi dinosauri perché ti sembrano rari, ma guarda che ce ne stanno una cifra in giro. E pure a proposito di quelli che fanno politica, ma che ne sai che sono tutti “venduti” o “politicanti”? Guarda che a cadere nel “benaltrismo al contrario” è un attimo eh? Nel populismo del “fanno tutti schifo”: ci siamo passati per anni con i cinquestelle che dovevano cambiare il mondo dicendo che erano tutti così e poi invece, per alcune cose eh, si è visto che magari quelli che facevano politica avrebbero potuto fare cose migliori di loro che si riempivano la bocca.

È come se tutta la tua serie – fantastica, bellissima, davvero sei il fottuto genio di cui ti dicevo prima – fosse una gigantesca narrazione della disillusione. Dell’uomo medio che ha una cultura alle spalle, che vede un mondo che va a rotoli ma poi… ma poi si perde a filosofeggiare, a dire che la colpa magari è dei giornalisti cattivi, della signora che “un euro sono come mille lire”, del “si stava meglio quando si stava peggio”.

Questo mondo non mi renderà cattivo | Trailer Ufficiale | Netflix

Ze’, fidati, “ascolta l’amici zio”: quelle cose ci stanno ma nella prossima serie prova pure a scuoterli. Facci vedere un tuo personaggio che carbura, che ogni tanto ha delle emozioni vere e potenti. Io non ti conosco, ma è come se parlassi sempre in punta di piedi, come se ci fosse una malinconia sottintesa, in cui ogni tanto ci sta la serenità che ti dà lo stare sdraiato sul prato a guardare il cielo – è vero – ma non ci sta mai quella che ti dà una schitarrata tra amici, una festa, una pedalata in vacanza che ricorderai per sempre.

È come se in un grado di energia che va da zero a dieci, tu rimanessi sempre tra il due di quando stai in down con i tuoi pensieri sul mondo (che ci sta eh, guai a non averli i momenti di riflessione) e il sei e mezzo di quando sei sereno con gli amici tuoi sulla panchina. Giusto ogni tanto ti arriva l’adrenalina, la botta, quando uno o due si incazzano e discutono tra loro dei suddetti massimi sistemi.

Dacci retta Ze’, al prossimo giro, oltre a parlare con tono normale o sottovoce, mettici pure qualche risata vera. La felicità di un gelato, di un innamoramento, di un concerto allo stadio o di un respiro a pieni polmoni quando il cielo è azzurro e vai in motorino per Roma. Il respiro a metà fa parte della vita, per carità. Il tono dimesso va bene, ma oltre a non diventare cattivo cerca pure di non regalarci una infinita disillusione e basta. Dacci una luce una allegria in fondo al tunnel. Perché solo la mestizia no dai, pure quella non va bene. Fidati Ze’.

Questo mondo non mi renderà cattivo | Teaser ufficiale | Netflix

“Questo mondo non mi renderà cattivo”, la seconda serie di animazione scritta e diretta dal fumettista romano Zerocalcare, ha debuttato su Netflix lo scorso 9 giugno 2023. In questo nuovo progetto molto atteso, prodotto da Movimenti Production, in collaborazione con BAO Publishing, torna il mondo narrativo, il linguaggio unico e i personaggi storici e inconfondibili dell’universo di Zerocalcare. A Zero, Sarah, Secco, l’Armadillo, l’immancabile coscienza di Zero, doppiato anche questa volta dalla voce inconfondibile di Valerio Mastandrea, si aggiunge un nuovo, centralissimo personaggio: Cesare. Questo mondo non mi renderà cattivo racconta la difficoltà di rimanere se stessi in mezzo alle contraddizioni della vita. Il titolo stesso della serie, che trae ispirazione da un brano del cantautore romano Giancane, rappresenta una sorta di mantra, una frase che sembra aleggiare su tutte le decisioni che i protagonisti si trovano a dover prendere nel corso della storia quasi per auto-convincersi, nei momenti più difficili, quelli in cui diventa più forte il rischio di fare scelte sbagliate e rinnegare i propri ideali pur di togliersi dai guai.

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