Diabolik chi sei? dal 30 novembre: ecco il trailer

Ultimo capitolo della trilogia dedicata al Re del Terrore diretta dai Manetti bros.DIABOLIK CHI SEI? è una una produzione Mompracem con Rai Cinema, prodotto da Carlo MacchitellaManetti bros. Pier Giorgio Bellocchio in associazione con Astorina e con Bleidwin, con il sostegno dell’Emilia-Romagna Film Commission e Friuli-Venezia Giulia Film Commission con il contributo di Calabria Film Commission. Nelle sale dal 30 novembre distribuito da 01 Distribution.

Dietro la maschera del Re del Terrore Giacomo GianniottiMiriam Leone è l’affascinante Eva Kant, Valerio Mastandrea l’instancabile ispettore Ginko e Monica Bellucci la carismatica e anticonvenzionale Altea.

A completare il ricco cast di questa ultima avventura, tra gli altri, Pier Giorgio Bellocchio, nel ruolo del sergente Palmer, Chiara MartegianiMassimiliano Rossi, con Mario SguegliaFrancesco TurbantiEmanuele LinfattiMichele RagnoAmanda CampanaAndrea ArruMax Gazzè, con la partecipazione di Carolina CrescentiniPaolo Calabresi, con Lorenzo Zurzolo, con la partecipazione straordinaria di Barbara Bouchet.

La trilogia di Diabolik, diretta dai Manetti Bros., è un successo di pubblico e critica. I primi due film, Diabolik (2021) e Diabolik – Ginko all’attacco! (2022), hanno incassato oltre 30 milioni di euro al botteghino italiano, ottenendo anche il plauso dei critici. Il terzo film, Diabolik chi sei?, uscirà nelle sale cinematografiche italiane appunto il prossimo 30 novembre.

La trilogia è basata sul personaggio dei fumetti creato da Angela e Luciana Giussani, che narra le avventure del Re del Terrore, un ladro gentiluomo che ruba ai ricchi per dare ai poveri. I film sono caratterizzati da un’estetica noir, da scene d’azione spettacolari e da un cast stellare, composto da Giacomo Gianniotti, Miriam Leone, Valerio Mastandrea e Monica Bellucci.

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Questo mondo non mi renderà cattivo. Arte che smuove la coscenza

“Ma siamo davvero sicuri che ci serva la disillusione di Zerocalcare?”. Con questa frase Luigi Rizzitelli inizia il suo articolo e questa frase è il filo conduttore di tutto il suo ragionamento (che vi consiglio di leggere) sulla nuova serie “Questo mondo non mi renderà cattivo” di Zerocalcare su Netflix. Lo dico subito: non sono d’accordo con quanto scritto da lui. E questo piccolo pezzo prenderà in considerazione alcuni suoi passaggi.

Luigi scrive:

“non è che in fondo in fondo servirebbe pure qualcosa in più? Sennò finiamo come quelli che su facebook criticano tutto, parlano dei massimi sistemi, però poi rimangono sul divano a grattarsi”.

Qui si riferisce alle azioni del protagonista durante la serie. E io rispondo: eh no, la serie di Zerocalcare non deve fare niente di più di quello che ha fatto. È arte, l’arte deve semplicemente smuovere i pensieri, non deve cambiare il mondo, deve ispirare chi (forse) deve (o ha intenzione di) cambiare il mondo.

Ancora Luigi:

“Ma da uno che crede in un mondo diverso possibile, non è che sarebbe meglio a volte, forse eh (poi fai tu), guardare quelli che magari fanno una vita intera di militanza e la battaglia la vivono ogni giorno? Magari li vedi dinosauri perché ti sembrano rari, ma guarda che ce ne stanno una cifra in giro”.

Ancora una volta: e quindi? Cioè il messaggio che veicola la serie è di minore impatto perché il protagonista filosofeggia invece di fare vero attivismo? Io non credo proprio. Anche perché Zerocalcare gli attivisti nella serie non sono compaiono ma sono proprio loro, gli attivisti, a smuovere determinate cose nei pensieri di un pigro Zero (che fino a quel momento non faceva altro che strappare i manifesti dai muri).

Luigi scrive:

“È come se tutta la tua serie – fantastica, bellissima, davvero sei il fottuto genio di cui ti dicevo prima – fosse una gigantesca narrazione della disillusione. Dell’uomo medio che ha una cultura alle spalle, che vede un mondo che va a rotoli ma poi… ma poi si perde a filosofeggiare, a dire che la colpa magari è dei giornalisti cattivi, della signora che “un euro sono come mille lire”, del “si stava meglio quando si stava peggio”.

Noto che anche Luigi si sente toccato dalla descrizione che Zerocalcare fa dei giornalisti. Io sono un giornalista e non mi sento toccato. So che io non sono così è so che molti non sono così. Ma so anche che alcuni sono proprio così. Zerocalcare descrive questa categoria in modo caricaturale e la cosa è abbastanza palese. Prendiamo per un attimo un considerazione forse la serie animata più famosa al mondo (sicuramente la più longeva): “I Simpson”. I poliziotti americani sono tutti grassi e/o pigri? I bambini sono tutti nerd o bulli? Le bambine sono tutte secchione? Le madri tutte casalinghe? No! Sono caricature, gli americani non sono tutti così. Così come sono caricature i personaggi di Zerocalcare (in questo caso i giornalisti). Non prendiamocela per questo!

Luigi scrive:

“Facci vedere un tuo personaggio che carbura, che ogni tanto ha delle emozioni vere e potenti. Io non ti conosco, ma è come se parlassi sempre in punta di piedi […]. È come se in un grado di energia che va da zero a dieci, tu rimanessi sempre tra il due di quando stai in down con i tuoi pensieri sul mondo (che ci sta eh, guai a non averli i momenti di riflessione) e il sei e mezzo di quando sei sereno con gli amici tuoi sulla panchina […]. Dacci retta Ze’, al prossimo giro, oltre a parlare con tono normale o sottovoce, mettici pure qualche risata vera”.

Qui voglio però dire una cosa importante: la prima regola della scrittura di un film o di una serie è: scrivi di quello che conosci. Non è facile scrivere una sceneggiatura, creare vari personaggi, svilupparne una psicologia. Zerocalcare lo fa nel modo più semplice e più di impatto: porta se stesso e i suoi amici in varie storie. Li prende e li butta in vari contesti. Zero è Michele Reich, Secco è un suo amico, e così via. Perché deve infilare qualche personaggio a caso? Per smuovere cosa? Cosa deve dimostrare? Cinema e serie tv sono arte. L’arte non deve far scendere in piazza, non deve iniziare le rivoluzioni.

Cinema e serie servono a farti pensare e a smuovere la tua coscienza. “Questo mondo non mi renderà cattivo” lo fa a prescindere da tutto quello che Luigi ha scritto, e già solo per questo Zerocalcare non penso abbia bisogno di consigli. Ma soprattutto, per una volta, possiamo goderci una serie o un film senza dare consigli ad uno dei pochi autori che ancora sforna prodotti notevolmente belli?

Ma non è che la disillusione di Zerocalcare, alla fine, non ci serve a niente?

“Ma siamo davvero sicuri che ci serva la disillusione di Zerocalcare?”.

Questa domanda mi è rimbalzata nella testa per almeno tre giorni dopo aver visto la serie di Zerocalcare “Questo mondo non mi renderà cattivo“. Un quesito che si palesava con la stessa insistenza con cui Secco vuole andare a prendersi un gelato.

Davvero, ne siamo sicuri?

Perché sì, bello tutto, belli i ragionamenti profondi, belle le musiche scelte, bella la colonna sonora, belle le mille citazioni geniali di Netflix come lo erano state quelle di “Strappare lungo i bordi”. Bello tutto, davero frate’, sei un fottuto genio.

Però, zio, anche se noi siamo d’accordo con il combattere i fascisti – che poi ormai sono stati sdoganati e bisogna chiamarli nazisti sennò la gente non si indigna più, hai ragione – e con lo scendere in strada e fare qualcosa e bla bla bla. Anche se siamo d’accordo con tutto questo, alla fine quella che ci racconti tu è una osservazione della realtà prossima allo zero a zero, in cui insomma è come se uno si mettesse alla finestra vedendo che tutto lo schifo del mondo gli passa davanti e lui ci si fa sopra mille film mentali, filosofeggia su quanto si potrebbe fare, sul bene e sul male, rimane a parlare sottovoce con mestizia e sempre con mestizia ogni tanto fa dei minimi gesti positivi.

Che poi, dirai, “oh, sempre meglio un minimo gesto che niente”, oppure “sempre meglio un minimo gesto positivo, che un gesto da nazisti”. Sì ok, bravo. Però non è che in fondo in fondo servirebbe pure qualcosa in più? Sennò finiamo come quelli che su facebook criticano tutto, parlano dei massimi sistemi, però poi rimangono sul divano a grattarsi.  Pure qui, dirai “oh, ma scendere in piazza a lamentarsi e protestare, lanciare due bomboni magari, mica è un piccolo gesto”. Ma sei sicuro? Sei sicuro sicuro, ze’?

È ovvio che già il fatto che sei sceso in strada è più del divano. Ma da uno che crede in un mondo diverso possibile, non è che sarebbe meglio a volte, forse eh (poi fai tu), guardare quelli che magari fanno una vita intera di militanza e la battaglia la vivono ogni giorno? Magari li vedi dinosauri perché ti sembrano rari, ma guarda che ce ne stanno una cifra in giro. E pure a proposito di quelli che fanno politica, ma che ne sai che sono tutti “venduti” o “politicanti”? Guarda che a cadere nel “benaltrismo al contrario” è un attimo eh? Nel populismo del “fanno tutti schifo”: ci siamo passati per anni con i cinquestelle che dovevano cambiare il mondo dicendo che erano tutti così e poi invece, per alcune cose eh, si è visto che magari quelli che facevano politica avrebbero potuto fare cose migliori di loro che si riempivano la bocca.

È come se tutta la tua serie – fantastica, bellissima, davvero sei il fottuto genio di cui ti dicevo prima – fosse una gigantesca narrazione della disillusione. Dell’uomo medio che ha una cultura alle spalle, che vede un mondo che va a rotoli ma poi… ma poi si perde a filosofeggiare, a dire che la colpa magari è dei giornalisti cattivi, della signora che “un euro sono come mille lire”, del “si stava meglio quando si stava peggio”.

Questo mondo non mi renderà cattivo | Trailer Ufficiale | Netflix

Ze’, fidati, “ascolta l’amici zio”: quelle cose ci stanno ma nella prossima serie prova pure a scuoterli. Facci vedere un tuo personaggio che carbura, che ogni tanto ha delle emozioni vere e potenti. Io non ti conosco, ma è come se parlassi sempre in punta di piedi, come se ci fosse una malinconia sottintesa, in cui ogni tanto ci sta la serenità che ti dà lo stare sdraiato sul prato a guardare il cielo – è vero – ma non ci sta mai quella che ti dà una schitarrata tra amici, una festa, una pedalata in vacanza che ricorderai per sempre.

È come se in un grado di energia che va da zero a dieci, tu rimanessi sempre tra il due di quando stai in down con i tuoi pensieri sul mondo (che ci sta eh, guai a non averli i momenti di riflessione) e il sei e mezzo di quando sei sereno con gli amici tuoi sulla panchina. Giusto ogni tanto ti arriva l’adrenalina, la botta, quando uno o due si incazzano e discutono tra loro dei suddetti massimi sistemi.

Dacci retta Ze’, al prossimo giro, oltre a parlare con tono normale o sottovoce, mettici pure qualche risata vera. La felicità di un gelato, di un innamoramento, di un concerto allo stadio o di un respiro a pieni polmoni quando il cielo è azzurro e vai in motorino per Roma. Il respiro a metà fa parte della vita, per carità. Il tono dimesso va bene, ma oltre a non diventare cattivo cerca pure di non regalarci una infinita disillusione e basta. Dacci una luce una allegria in fondo al tunnel. Perché solo la mestizia no dai, pure quella non va bene. Fidati Ze’.

Questo mondo non mi renderà cattivo | Teaser ufficiale | Netflix

“Questo mondo non mi renderà cattivo”, la seconda serie di animazione scritta e diretta dal fumettista romano Zerocalcare, ha debuttato su Netflix lo scorso 9 giugno 2023. In questo nuovo progetto molto atteso, prodotto da Movimenti Production, in collaborazione con BAO Publishing, torna il mondo narrativo, il linguaggio unico e i personaggi storici e inconfondibili dell’universo di Zerocalcare. A Zero, Sarah, Secco, l’Armadillo, l’immancabile coscienza di Zero, doppiato anche questa volta dalla voce inconfondibile di Valerio Mastandrea, si aggiunge un nuovo, centralissimo personaggio: Cesare. Questo mondo non mi renderà cattivo racconta la difficoltà di rimanere se stessi in mezzo alle contraddizioni della vita. Il titolo stesso della serie, che trae ispirazione da un brano del cantautore romano Giancane, rappresenta una sorta di mantra, una frase che sembra aleggiare su tutte le decisioni che i protagonisti si trovano a dover prendere nel corso della storia quasi per auto-convincersi, nei momenti più difficili, quelli in cui diventa più forte il rischio di fare scelte sbagliate e rinnegare i propri ideali pur di togliersi dai guai.

Un’edizione del Comicon Napoli da record con 170.000 visitatori 

Con il record di 170.000 visitatori si chiude la XXIII edizione di Comicon Napoli, la più grande di sempre. Mai raggiunti numeri così alti e dimensioni così ampie, per un successo di pubblico, operatori e ospiti che hanno riconosciuto la qualità dell’offerta culturale e artistica: oltre 30.000 mq coperti50.000 mq di spazio all’aperto, un teatro da 850 posti al coperto ed un’arena all’aperto da 5.500 posti a sedere380 espositori, più di 300 ospiti, oltre 400 eventi e 7.000 accreditati tra i professionisti dei diversi settori.

Un programma ricchissimo per tutte le aree tematiche: Fumetto, Cinema e serie tv, Videogame, Gioco, Asian, Musica, Cosplay, Kids, Neverland, PizzaCon. Tra gli ospiti e gli eventi principali: il Magister Giorgio Cavazzano, la poster artist Mirka Andolfo; lo special screening del film The Flash, i The Jackal con la serie Pesci piccoli – Un’agenziaMolte idee. Poco budget; il Game Director Pu LiuMilo Manara con l’adattamento a fumetti de Il nome della rosa, il concerto con Cristina D’Avena20 mostre e molto altro.

Comicon – International Pop Culture Festival si conferma uno degli appuntamenti principali in Europa e rilancia dal 23 al 25 giugno con la prima edizione di Comicon Bergamo, inserita nel palinsesto di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, che sarà inaugurata con la mostra di Milo Manara “Vite d’Artista” (dal  22 giugno presso la ex chiesa della Maddalena di Bergamo).

E con Comicon Napoli appuntamento al 2024 dal 25 al 28 aprile per la XXIV edizione! Claudio Curcio, Presidente di Comicon, ha dichiarato:

Siamo emozionatissimi per questa edizione e questo record che non avrei mai immaginato di raggiungere quando nel 1998 organizzammo insieme a pochi amici la prima edizione di Comicon. Il nostro festival è frutto di un grande lavoro di squadra, pieno di giovani e ricco di entusiasmo. Oltre a occupare l’intera struttura fieristica con espositori e mostre legate alla Nona Arte, abbiamo invaso la città con 20 esposizioni nei principali istituti internazionali di cultura. Ogni giorno abbiamo avuto 600 collaboratori diretti e 400 esterni, e abbiamo occupato in via diretta 900 notti in strutture ricettive. Tanti i visitatori internazionali, come la delegazione del Governo Coreano con cui abbiamo siglato un accordo di collaborazione”,

Carlo Cigliano, Direttore Generale di Comicon, ha aggiunto:

Siamo felici di vedere i risultati di un intenso lavoro, una progettualità su cui ci siamo impegnati con passione estrema: Comicon al centro di un hub della creatività di caratura nazionale e internazionale, in grado di coniugare cultura, arte e intrattenimento con opportunità di lavoro e impresa. Un progetto con un impatto economico tra i più elevati per eventi simili in Italia… Abbiamo partner istituzionali di rilievo come Regione Campania, che ringraziamo convintamente, e siamo orgogliosi che Comicon abbia attratto grandi sponsor come Alcott, Crodino, Open Fiber, Caffè Borbone, Forst. Straordinarie anche le collaborazioni con l’Aeroporto di Napoli, Trenitalia, Anm, Eav, Gls, Ditron Group, Red Bull, Wacom e CIAL che rende il Comicon eco-friendly”.

Comicon si conferma un evento capace di contaminare pubblici diversi in maniera immersiva e con trasversalità generazionale. Comicon unisce mondi e genera valore non solo culturale ed artistico, ma anche sociale ed economico. Comicon, con i due appuntamenti di Napoli e Bergamo, crea un ponte e unisce l’Italia col linguaggio della creatività contemporanea.

Secco ripudia Zero. Zerocalcare e il dramma del successo

Zerocalcare, noto per il suo Strappare Lungo i Bordi, sembra essere ormai un’icona celebrità a tutti gli effetti. Con tutte le sue opere fumettistiche e la nuova serie Netflix, è arrivato persino a organizzare una mostra a Milano chiamata “Dopo il botto“, in cui presenterà oltre 500 tavole originali.

Ma è davvero pronto per tutto questo?

Con milioni di copie vendute, 14 libri pubblicati e una nuova serie in arrivo su Netflix, sembra proprio che Zerocalcare sia al culmine della sua fama. Ma sorprendentemente, lui si dice la stessa persona di sempre. Ecco la sua mossa da esperto: crescere in un ambiente in cui nessuno legge i giornali e nessuno sa chi cavolo sia Zerocalcare.

Uno dei personaggi più riconoscibili e amati di Zerocalcare è Secco, l’amico di Zero che appare in diversi fumetti dell’autore. La sua presenza è costante, ed è un elemento fondamentale nella costruzione narrativa di Zerocalcare.  Secco è un personaggio che gioca sul senso di inadeguatezza comune a un’intera generazione. È una figura che vive di sogni e ambizioni, ma che allo stesso tempo sembra totalmente indifferente alle ansie e alle preoccupazioni della vita quotidiana. È un personaggio imperturbabile, che si muove attraverso le proprie giornate senza lasciarsi coinvolgere dalle difficoltà. La sua frase iconica, “A me nme frega ‘n ca**o. Annamo a pià ‘n gelato?“, rappresenta perfettamente la sua filosofia di vita: un atteggiamento di menefreghismo e rilassatezza di fronte alle avversità. Ma Secco non è solo un personaggio che offre momenti di comicità e leggerezza. La sua presenza è importante perché aiuta Zero a superare le proprie paure e insicurezze. È il “l’ultimo tassello della catena alimentare” di Zero, colui che, con la sua calma e il suo menefreghismo, riesce a disinnescare le paranoie dell’autore.

In un’intervista al quotidiano Sole24Ore, Michele Rech (alias Zerocalcare) spiega che tutto questo successo lo ha “ripudiato” al punto che persino il suo amico Secco, quello “reale” e che gli ha dato del venduto. Eh sì, Secco lo ha davvero preso sottogamba. Ma è solo invidia? Sembra più una scusa per fuggire da tutto questo peso che ha sulle spalle.

La fama, l’attenzione, il successo… erano meglio i bei vecchi tempi, quando Zerocalcare poteva fare come gli pareva senza preoccuparsi delle aspettative dei fan. Ora si sente in debito verso di loro, come se dovesse qualcosa a chi lo ha seguito e apprezzato. Che responsabilità, ragazzi!

E poi c’è l’armadillo, la coscienza di Zerocalcare. Invece di essere un aiuto, sembra solo aggiungere benzina al fuoco. Lo spinge a scappare da tutti questi “accolli” che il mondo gli impone, solo per un senso di colpa. Ecco perché non sta facendo bene le cose, troppi progetti che rischiano di portarlo alla delusione collettiva. Nuova serie su Netflix, mostra a Milano, nuovi libri… L’armadillo dice che potrebbe essere la fine di Zerocalcare. Quanta drammaticità per un fumettista, eh?

Quindi, pubblico, tenetevi pronti a vedere Zerocalcare lottare con le sue nevrosi da fama e successo. Riuscirà a sopportare il peso della sua celebrità? O finirà per ritirarsi su un’isola deserta, a disegnare per sé stesso e per un pubblico di uccelli marini? Chi lo sa. La vita di un fumettista non è affatto facile, anche se sembra tutto rose e fumetti colorati.

In un libro, il dietro le quinte di “Diabolik – Ginko all’attacco”, il film dei Manetti Bros.

Nato negli anni Sessanta dalle menti creative di Angela e Luciana Giussani, Diabolik ha rivoluzionato il mondo del fumetto con le sue storie, il suo stile e il suo formato tascabile, diventando uno dei personaggi più iconici del fumetto italiano. A un anno dall’uscita del suo adattamento cinematografico diretto dai Manetti Bros., il re del terrore è tornato nelle sale con il sequel: Diabolik – Ginko all’attacco, sempre per la regia dei due fratelli romani. Una pellicola dal cast di prim’ordine, che vede Giacomo Gianniotti nei panni del genio del crimine, Miriam Leone in quelli di Eva Kant, Valerio Mastandrea in quelli dell’ispettore Ginko e Monica Bellucci nel personaggio di Altea. Edizioni NPE ne svela il dietro le quinte con un volume che raccoglie fotografie esclusive, aneddoti e curiosità dal set del film.

“Diabolik – Ginko all’attacco. Dietro le quinte” cerca di ritrarre l’amicizia, il talento, la fatica e l’entusiasmo appena prima o subito dopo un ciak. Un racconto per immagini che reca la firma di Simone Silvestri, supervisore degli effetti visivi e grande amico e collaboratore dei Manetti Bros. Una pubblicazione imperdibile per appassionati e collezionisti, pubblicato in una particolare edizione cartonata in formato orizzontale. Arriverà in libreria a gennaio 2023.

Il Teaser Poster di Diabolik 2: Ginko all’attacco!

Ecco il Teaser Poster del secondo capitolo di Diabolik, il film dei Manetti bros., dal titolo Ginko all’attacco!. A indossare la maschera del Re del Terrore l’attore internazionale Giacomo Gianniotti, noto al grande pubblico per il suo ruolo nella serie Grey’s Anatomy. Al suo fianco Miriam Leone e Valerio Mastandrea tornano a vestire i panni dell’affascinante Eva Kant e dell’instancabile ispettore Ginko, mentre Monica Bellucci sarà Altea, eterna fidanzata dell’ispettore, nobildonna stravagante e anticonvenzionale, dal carattere forte e dal grande carisma. 

Con il soggetto scritto dai Manetti bros. e Mario Gomboli, tratto dalla storia originale di Angela e Luciana Giussani, la sceneggiatura a firma dei Manetti bros. e Michelangelo La Neve, Diabolik: Ginko all’attacco! è una produzione Mompracem con Rai Cinema, prodotto da Carlo MacchitellaManetti bros.Pier Giorgio Bellocchio in associazione con Astorina e Bleidwin, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna e di Friuli Venezia Giulia Film Commission

Il film uscirà nelle sale il 17 novembre 2022 distribuito da 01 Distribution

La recensione di Diabolik

Domani, 16 dicembre 2021, esce finalmente nelle sale l’atteso Diabolik firmato dai Manetti Brothers. Il film (rimasto nel cassetto per un paio d’anni a causa della pandemia) è il primo di una trilogia, i cui due sequel sono già in lavorazione. Nel cast Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea, rispettivamente nei ruoli di Diabolik (ma nei capitoli successivi il celeberrimo ladro avrà il volto di Giacomo Keaton Gianniotti), Eva Kant e l’ispettore Ginko. Li affiancano Alessandro Roia, Serena Rossi, Roberto Citran, Luca Di Giovanni, Antonino Iuorio, Vanessa Scalera, Daniela Piperno, Pier Giorgio Bellocchio e Claudia Gerini.

DIABOLIK dei Manetti Bros (2021) - Trailer ufficiale HD

La trama riprende fedelmente gli eventi narrati negli albi “L’arresto di Diabolik” (del marzo 1963) ed il più recente “L’Arresto di Diabolik: il remake” (che accorpa anche l’albo dell’aprile ’63, “Atroce Vendetta”). Entra per la prima volta in scena Lady Eva Kant, la ricca e bellissima ereditiera dall’oscuro passato che diventerà insostituibile partner del criminale tanto nella vita privata quanto in quella ‘professionale’. Miriam Leone è perfetta per il ruolo e l’iconico chignon biondo le dona, è forse proprio lei la vera star del film. Marinelli e Mastandrea sono comunque impeccabili (ed è abbastanza divertente, almeno per i cinefili, vedere come il secondo si sia trasformato dal ladro Lupin III di “Basette” all’ispettore Ginko). Bellissime le location scelte per ricreare le fittizie Clerville e Ghent: dal centro di Milano (la pellicola si apre con uno spettacolare inseguimento in auto fra le vie del centro, Piazza Missori e San Babila) alle nevi di Courmayeur, fino al lungomare di Trieste, passando brevemente per Roma e Bologna.

I due registi romani hanno scelto, per portare sul grande schermo i personaggi ideati dalle sorelle Giussani, una chiave stilistica che sono certa piacerà molto agli appassionati ma non verrà apprezzata dal pubblico generalista: il rispetto totale delle tavole a fumetti (con l’unica concessione del colore al posto del bianco e nero), con tanto di split screen ricorrenti, primi piani su pugnali in volo e tagli di luce improbabili ad evidenziare occhi del fascinoso protagonista. La ricostruzione visiva delle ambientazione e delle atmosfere anni ’60 è maniacale, scenografie e costumi in questo senso sono un vero capolavoro. La recitazione è statica, volutamente artefatta, bidimensionale; la fotografia richiama i colori dei fotoromanzi e dei ‘poliziotteschi’ all’italiana degli anni ’60 e ’70. Tutto molto bello, non fosse che a risentirne è – inevitabilmente – il ritmo dell’azione ed il coinvolgimento emotivo dello spettatore (complice anche la durata eccessiva. Si sarebbe potuto, a mio avviso, snellire qualche ‘spiegone’ ed accorciare di una mezz’oretta la pellicola). In sostanza Diabolik è una riuscitissima lettera d’amore ad un personaggio che ha fatto la storia del fumetto italiano, ma è anche un film fuori mercato che difficilmente riuscirà a conquistare il pubblico durante il periodo natalizio. Spero di dovermi ricredere.

Strappare lungo i bordi, la recensione

Se non sei romano o non ci vivi da qualche anno magari non si capisce bene. Magari hai deciso di mollare la serie proprio per questo, per il romano biascicato che facevi fatica a seguire. Ma forse dovresti ripensarci, magari te la fai tradurre da qualche amico, i romani sono tanti e tutti hanno un amico a Roma, quindi vedila. Capisco che Strappare lungo i bordi è ROMA nel senso che molti luoghi fisici e comuni, modi di dire se non hai vissuto la città non li puoi capire, ma la serie non è solo Roma è anche vita, con tutte le sue sfaccettature e con quello che comporta, nel bene o nel male.

Se non sei romano ma sei coetaneo, hai vissuto negli anni 90, sai cos’è MSN, le serate nei locali, le cotte e i fraintendimenti, le sfighe, il lavoro che non si trova e te sei e resti quello che “manda i curriculum” come lavoro, allora sai e puoi vedere questa serie.

Parte bene, inizia a risate con vari flashback, ricordi, animali strani che appaiono in mezzo alla gente comune, citazioni (come A Panda piace appare alla fine della serie e altre robe nerd) e chiacchierate tra amici, quei pochi amici intimi che ci sono e ci saranno sempre in tutti i momenti della tua vita.

Insomma questo coetaneo mio, Zerocalcare, ha realizzato una serie breve che ti vedi abbastanza tutta di un fiato e che poi ne vuoi ancora da un lato, dall’altro vorresti non averla mai vista perché prima ti ha fatto ridere e poi ti ha preso a pugni nello stomaco come se non ci fosse un domani. Sali sul ring di Strappare lungo i bordi e il tuo avversario prende tempo, non ti colpisce subito ma poi ti devasta e alla fine devi raccogliere solo i cocci e i fazzoletti dal pavimento.

Se hai già capito prima che la situazione si palesi, vorresti spegnere il televisore e maledire Zerocalcare da qui ai prossimi anni, però sta serie ha fatto riflettere, ti ha arricchito, portato indietro nel tempo, dato spensieratezza e poi fatto sbattere contro la cruda realtà ed è importante restare collegati anche a questa. Però la prossima volta avvertite così uno si prepara.

 

Strappare Lungo I Bordi | Trailer Ufficiale | Netflix Italia

Prodotta da Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing, Strappare lungo i bordi  è la prima serie d’animazione di Zerocalcare ed è ambientata nell’ormai noto universo narrativo dell’autore, dove non mancheranno personaggi cult come Secco, Sarah, l’Amico Cinghiale e l’iconico Armadillo, la cui voce è quella iconica di Valerio Mastandrea.

Zerocalcare ha così commentato:

Era tanto tempo che giravo attorno all’animazione, anche divertendomi molto a sperimentare, facendo tutto da solo… Al tempo stesso mi sarebbe piaciuto alzare l’asticella, sfruttare di più il mezzo video in termini di regia, di movimento, mantenendo però il mio linguaggio e i miei temi e continuando ad avere il controllo totale sulla storia. In questo senso Netflix mi ha messo in condizione di lavorare in un modo che tiene insieme tutti i piani: libertà assoluta nei contenuti e nei linguaggi, possibilità di collaborare con persone più capaci di me, per raccontare una storia su una piattaforma accessibile ormai praticamente a tutti…”

 

 

The place – il teaser trailer ufficiale del nuovo film di Paolo Genovese

Il nuovo film di Paolo Genovese, dal 9 novembre al cinema con Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Silvia D’Amico, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi e con Sabrina Ferilli e con Giulia Lazzarini. Cosa saresti disposto a fare per ottenere ciò che vuoi? Un misterioso uomo siede sempre allo stesso tavolo di un ristorante, pronto a esaudire i più grandi desideri di otto visitatori, in cambio di compiti da svolgere. Quanto saranno disposti a spingersi oltre i protagonisti per realizzare i loro desideri?

The place - Teaser trailer ufficiale

 

Un uomo seduto in un bar, al tavolo in fondo. Sta sempre lì, giorno e notte, riceve visite di continuo. Ognuno dei suoi clienti vuole qualcosa, è spinto da un desiderio profondo, un desiderio difficile da realizzare, se non impossibile. Eppure…tutto per quell’uomo sembra possibile. “Si può fare”, ripete a ciascuno. C’è un prezzo da pagare, però. Chi è quell’uomo e chi stabilisce le regole? Non è importante. Perché le scelte e le conseguenze riguardano solo gli uomini che si siedono davanti a lui in quel caffè, sta a loro definire cosa è il bene e cosa è il male, completamente liberi di scegliere la loro strada. Sono quegli uomini bisognosi di miracoli che, di volta in volta, tornano a raccontare come procede la loro vita tessendo una trama in cui le loro storie s’intrecciano, si complicano e si fanno sempre più tese, magnifiche o terribili, tragiche o piene di poesia. E nemmeno quell’umile intermediario, davanti a tanta umanità, riuscirà più a rimanere impassibile…

 

Paolo Genovese, laureato in Economia e commercio, inizia a lavorare presso McCann Erickson Italiana. Dirige oltre 200 spot, vincendo numerosi premi, e viene eletto miglior regista pubblicitario. È stato docente di “Tecnica e linguaggio audio visivo” presso lo IED. Con Miniero scrive e dirige 8 film (di cui i corti Incantesimo Napoletano, Piccole cose di valore non quantificabile, Coppia o le misure dell’amore).Dal 2010 Genovese inizia un periodo particolarmente proficuo firmando, con cadenza annuale, numerose commedie di successo, apprezzate da  critica e pubblico. Nel 2016 realizza Perfetti sconosciuti, con cui trionfa ai David di Donatello come miglior film dell’anno, aggiudicandosi anche il David per la miglior sceneggiatura. Tra i tanti riconoscimenti: tre Nastri d’Argento, il Globo d’oro, quattro Ciak d’oro. Perfetti sconosciuti vince al Tribecca Film festival di New York per la miglior sceneggiatura. The Place è il suo undicesimo film da regista.

 

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