Nel deserto radioattivo del Wasteland, le telecamere si sono ufficialmente spente: la seconda stagione di Fallout, l’ambiziosa e sorprendente serie TV di Amazon Prime Video, ha terminato le riprese. A dare l’annuncio non sono stati comunicati ufficiali in tono burocratico, ma un video dal sapore ironico e liberatorio, pubblicato sui canali social della serie, in cui Walton Goggins – alias il misterioso e tormentato Ghoul – si libera finalmente del trucco prostetico che lo ha accompagnato per mesi sul set. “Obiettivo sbloccato!”, recita il post, con un linguaggio che ammicca senza troppi giri di parole alla community videoludica da cui tutto è nato. Ed è proprio da lì che vogliamo partire. Perché Fallout non è solo una serie: è il frutto di un’eredità culturale che affonda le radici in oltre due decenni di videogiochi targati Bethesda, in un’estetica retrofuturista che mescola Guerra Fredda, bunker antiatomici, creature mutanti e satira feroce. E per molti, l’annuncio della serie TV era stato accolto con lo stesso entusiasmo con cui si riceve un Fat Man caricato con una mini testata nucleare: una promessa di caos spettacolare, ma anche di un rischio devastante.
La prima stagione,, però, ha fatto centro. Con 80 milioni di spettatori e una pioggia di recensioni entusiaste, Fallout è riuscita in quello che sembrava un miracolo post-apocalittico: offrire un adattamento fedele e rispettoso del materiale originale, ma al tempo stesso capace di raccontare qualcosa di nuovo, emotivamente potente e perfettamente ritmato per il linguaggio seriale.
Al centro della narrazione troviamo Lucy, interpretata da una sorprendente Ella Purnell. È lei il cuore pulsante della storia, una giovane idealista cresciuta nel sicuro (e inquietantemente ordinato) Vault 32. Ma quando il padre viene rapito da una misteriosa figura nota come Moldaver, la sua vita viene completamente stravolta. Lucy si ritrova catapultata nella crudezza del mondo esterno, dove tra rovine radioattive, fazioni armate fino ai denti e pericoli invisibili, inizia un viaggio che è allo stesso tempo fisico e spirituale. La sua è una discesa – o forse un’ascesa? – nell’incubo del dopobomba, ma anche nella verità di ciò che resta della civiltà umana.
Accanto a lei, una galleria di personaggi memorabili. Spicca su tutti Walton Goggins, il Ghoul, un ex attore trasformato in un mutante immortale dalla guerra nucleare. Cinico, enigmatico, a tratti persino profetico, il suo personaggio è diventato immediatamente iconico. E proprio lui, in una recente intervista, ha raccontato quanto sia affascinato dalla possibilità di esplorare la complessità sociale e psicologica del suo alter ego: “Cosa succede quando visioni radicalmente diverse del mondo si scontrano? Cosa significa essere un profeta in un mondo senza fede?” – domande che sembrano anticipare i temi più profondi della nuova stagione.
E proprio così: la seconda stagione promette di scavare ancora più a fondo nei dilemmi morali e nelle tensioni politiche del mondo di Fallout. Nuove fazioni entreranno in scena, alcune direttamente ispirate agli iconici nemici e alle alleanze del franchise videoludico. Altre, probabilmente, saranno frutto della creatività degli showrunner, che già nella prima stagione hanno saputo muoversi con maestria tra fedeltà e innovazione. Lo scenario resta quello di un’America devastata, in cui il sogno di un nuovo inizio si scontra con l’istinto di sopravvivenza, in cui la nostalgia del passato è un veleno dolce che contamina ogni scelta.
Secondo Jennifer Salke, presidente degli Amazon MGM Studios, i creatori della serie – che lavorano a stretto contatto con Bethesda – hanno già completato gli script e stanno lavorando “a ritmi sostenuti” per consegnare una seconda stagione all’altezza delle aspettative. L’obiettivo è chiaro: non solo replicare il successo, ma superarlo. D’altronde, lo stesso Salke ha sottolineato come Fallout riesca a essere distopica senza cadere nel grigiore depressivo, mantenendo una vena ironica e pungente che è parte integrante del suo DNA.
Non è un dettaglio da poco. La forza di Fallout sta proprio in questo equilibrio instabile ma affascinante tra tragedia e parodia, tra brutalità e speranza, tra fucili al plasma e cartelloni vintage con sorrisi finti. È un mondo che ci dice che tutto è andato perduto, ma che – forse – qualcosa può ancora essere salvato. Un mondo dove un Vault può essere una prigione dorata, e un mutante radioattivo può diventare un eroe.
Anche se Amazon non ha ancora annunciato una data ufficiale di uscita, i pronostici parlano chiaro: l’autunno del 2025 potrebbe essere il momento giusto per tornare nel Wasteland. Fino ad allora, l’hype continua a crescere, alimentato da teaser criptici, indiscrezioni e il crescente successo della saga anche su console e PC. Sì, perché l’impatto della serie ha avuto effetti tangibili anche sul fronte videoludico: le vendite dei titoli Fallout sono esplose dopo la messa in onda della prima stagione, segno che l’universo narrativo creato da Bethesda continua a esercitare un fascino potente su vecchi fan e nuovi arrivati.
Non ci resta che prepararci. Sistemate l’armatura atomica, ricaricate il fucile a impulsi e fate scorta di Stimpak. Il mondo di Fallout sta per riaprire le sue porte radioattive, e qualcosa ci dice che stavolta il viaggio sarà ancora più pericoloso, più folle… e più epico.
E voi, Soprintendenti del Vault e predoni del Mojave, siete pronti a tornare nel deserto nucleare? Avete teorie, speranze o semplicemente voglia di condividere la vostra emozione per il ritorno di Fallout? Scriveteci nei commenti e fate sentire la vostra voce. E se questo articolo vi è piaciuto, condividetelo sui vostri social e diffondete il verbo nel Wasteland digitale!