Star Trek: Discovery: La stagione finale fa rotta su Paramount+

Paramount+ ha annunciato che l’attesissima quinta e ultima stagione della serie originale di successo Star Trek: Discovery sarà disponibile in esclusiva sul servizio da giovedì 4 aprile in Italia. I primi due episodi della stagione finale, composta da 10 episodi, saranno disponibili in streaming al momento del lancio, mentre i nuovi episodi usciranno ogni giovedì.  Nella quinta e ultima stagione il Capitano Burnham e l’equipaggio della U.S.S. Discovery scoprono un mistero che li condurrà in un’epica avventura attraverso la galassia, per trovare un antico potere la cui esistenza è stata deliberatamente nascosta per secoli. Ma troveranno anche nemici pericolosi, determinati a reclamare il premio per sé e che non si fermeranno davanti a nulla per ottenerlo. 

Star Trek: Discovery | Season 5 Official Trailer | Paramount+

La quinta stagione sarà più episodica e ricca di sorprese.La serie, che ha contribuito a dare nuova vita al franchise, sarà in definitiva più breve di quanto il cast e la troupe si aspettassero. Tuttavia, gli ultimi dieci episodi saranno più autoconclusivi, seguendo la scia di un’altra popolare serie del franchise, Strange New Worlds. La showrunner Michelle Paradise ha anticipato che la quinta stagione sarà un “mix meraviglioso”, con alcune avventure molto belle e alcuni episodi davvero divertenti. La storia principale vedrà Michael Burnham e l’equipaggio in missione per acquisire un potente artefatto prima che altre fazioni riescano a ottenerlo.

Il cast della quinta stagione di Star Trek: Discovery comprende Sonequa Martin-Green (Capitano Michael Burnham), Doug Jones (Saru), Anthony Rapp (Paul Stamets), Mary Wiseman (Sylvia Tilly), Wilson Cruz (Dr. Hugh Culber), David Ajala (Cleveland “Book” Booker), Blu del Barrio (Adira) e Callum Keith Rennie (Rayner). La quinta stagione vede anche le guest star ricorrenti Elias Toufexis (L’ak) e Eve Harlow (Moll).

La showrunner Michelle Paradise ha spiegato che dopo una stagione più cupa, il team creativo ha deciso di puntare maggiormente sull’avventura e sulla leggerezza senza perdere l’essenza che ha reso Discovery unico. La nuova missione affidata ai protagonisti consentirà un approccio più episodico, ma sempre mantenendo l’elemento serializzato che contraddistingue la serie. Sonequa Martin-Green, dall’alto della sua esperienza, ha elogiato gli autori per i dialoghi tecnici e scientifici della serie, che definisce affettuosamente “farfugliamento techno”. Nonostante la complessità di alcune battute, l’attrice ha sottolineato l’importanza della storia e dei personaggi, che emergono chiaramente anche nei momenti più tecnici. L’attenta preparazione di Martin-Green per recitare le complesse frasi scientifiche ha portato l’attrice a immergersi in argomenti come i buchi neri e l’astrofisica, dimostrando il suo impegno e la sua passione per il ruolo.

La serie è prodotta dai CBS Studios in associazione con Secret Hideout e Roddenberry Entertainment. Alex Kurtzman, Michelle Paradise, Heather Kadin, Aaron Baiers, Olatunde Osunsanmi, Frank Siracusa, John Weber, Rod Roddenberry e Trevor Roth sono i produttori esecutivi. Alex Kurtzman e Michelle Paradise sono co-showrunner. 

La prima stagione di Star Trek: Picard

Il franchise di Star Trek è in continua espansione con nuove storie e progetti, tra cui la serie televisiva Star Trek: Picard, che vede Patrick Stewart tornare nei panni di Jean-Luc Picard. Dopo quasi trent’anni dalla serie The Next Generation, il personaggio dell’ex capitano è protagonista di una nuova avventura che lo vede alle prese con il legato segreto di Data e movimenti estremisti romulani.

La trama di Star Trek: Picard si discosta dai soliti canoni della serie, concentrandosi sulle vicende personali di un uomo in cerca di risposte. Picard, non più supportato dalla Federazione dei Pianeti, si rivolge a personaggi poco amichevoli per formare un improbabile gruppo a bordo della nave La Sirena.

Patrick Stewart, nonostante gli anni, offre un’interpretazione intensa e coinvolgente di Jean-Luc Picard, riportandone in scena le fragilità e i rimpianti. Al suo fianco, membri del cast come Jeri Ryan, proveniente da Star Trek: Voyager, danno vita a personaggi sempre più ricchi di sfumature.

Se da un lato gli attori offrono una buona prova complessiva, la regia di alcuni episodi non sempre è all’altezza. Tuttavia, la storia avvincente e ricca di colpi di scena rende Star Trek: Picard una proposta interessante per chi ama il genere fantascientifico e per chi desidera vedere svilupparsi nuove trame all’interno del franchise di Star Trek.

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Star Trek: Picard – Stagione 1: la recensione

 

Scritto da MarcoF

Star Trek: “Strange New Worlds”

Spazio: ultima frontiera. Questi sono i viaggi della nave stellare Enterprise.La sua missione è quella di esplorare strani nuovi mondi alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà per arrivare coraggiosamente là dove nessuno è mai giunto prima! 

Con questa frase leggendaria iniziava ogni avventura della mitica astronave Enterprise (indipendentemente dal “numero di serie”, e proprio dalle parole “Strani Nuovi Mondi” prende inizio una nuova avventura televisiva per un equipaggio che abbiamo già iniziato a conoscere bene!

Star Trek: Strange New Worlds, è l’attesa serie televisiva ambientata nell’universo fantascientifico di Star Trek, spin-off di Star Trek: Discovery. Annunciata a maggio 2020, la serie ha come protagonista la USS Enterprise, 10 anni prima dell’avvento di Kirk e durante la “sparizione” nello spazio-tempo della USS Discovery raccontando la seconda missione quinquennale del capitano Cristopher Pike (Anson Mount). Strange New Worlds ha come protagonisti gli attori Ethan Peck (Spock) e Rebecca Romijn (Una Chin-Riley). 

Akiva Goldsman, Alex Kurtzman, Jenny Lumet sono i produttori esecutivi oltre a Henry Alonso Myers, Heather Kadin, Rod Roddenberry e Trevor Roth. Aaron Baiers, Akela Cooper e Davy Perez saranno i coproduttori esecutivi.Il creatore Akiva Goldsman ha pensato la serie a episodi auto-conclusivi, simile alla serie classica e a The Next Generation.

Il mitico Kurtzman, grande mente dietro al franchise di Star Trek ha dichiarato nella fase di lancio del progetto:

Quando abbiamo detto che non avremmo ignorato l’amore dei fan per Pike, Numero Uno e Spock, lo intendevamo sul serio. Questi iconici personaggi sono profondamente radicati nel canone di Star Trek, eppure molte delle loro storie devono ancora essere raccontate. Con Akiva Goldsman ed Henry Alonso Myers al timone, l’Enterprise, il suo equipaggio e i suoi fan intraprenderanno uno straordinario viaggio verso nuove frontiere nell’universo di Star Trek“.

In parallelo anche Julie McNamara, Responsabile della programmazione di CBS All Access ha dichiarato:

I fan si sono innamorati di Anson Mount, Rebecca Romijn e Ethan Peck nei panni di questi personaggi iconici non appena li hanno visti nella seconda stagione di Star Trek: Discovery.Questa nuova serie sarà un perfetto complemento del franchise e porterà una prospettiva completamente nuova a Star Trek“.

Lo stesso show-runner Goldsman, già produttore esecutivo di Star Trek: Picard, ha dichiarato:

“Questo è un sogno diventato realtà, letteralmente. Mi immaginavo sul ponte dell’Enterprise già dai primi anni ’70. Sono onorato di far parte di questo grande viaggio insieme ad Alex [Kurtzman], Henry [Alonso Myers] e alla brava gente della CBS“.

 

La quarta stagione di Star Trek Discovery

La quarta stagione di Star Trek: Discovery vede il capitano Burnham e l’equipaggio della U.S.S. Discovery affrontare una minaccia diversa da qualsiasi altra mai incontrata. Dovranno affrontare l’ignoto e lavorare insieme ai pianeti in procinto di unirsi alla Federazione per garantire un futuro carico di speranza per tutti. La quarta stagione della serie televisiva Star Trek: Discovery, composta da 13 episodi, è stata pubblicata settimanalmente dal servizio di video on demand Paramount+ a partire dal 18 novembre 2021 al 27 gennaio 2022.

L’azione, gli effetti speciali e le storie “senza tempo” che trasportano il pubblico in un futuro carico di speranza sono solo alcuni degli elementi che hanno contribuito al successo continuo della saga. Gli iconici personaggi della serie continuano a incantare i fan, con Spock, interpretato da Leonard Nimoy, che resta uno dei preferiti di sempre per il suo coraggio, intelligenza e eroismo.

Nella quarta stagione, l’equipaggio della Discovery si trova di fronte a una minaccia apocalittica che colpisce il pianeta natale di Booker, scatenando il panico in tutta la galassia. La serie si concentra sulle missioni estreme e complesse dell’equipaggio per investigare e risolvere la minaccia, mantenendo gli spettatori con il fiato sospeso.

Il capitano Michael Burnham diventa sempre più centrale, mentre altri personaggi come il comandante Saru e Booker cercano di trovare il proprio spazio tra le sfide incombenti. L’interpretazione di Sonequa Martin-Green come Burnham si evolve in un personaggio più umano e ricco di sentimenti, mentre David Ajala nel ruolo di Booker non riesce a convincere appieno con la sua recitazione.

Il finale della stagione porta la Discovery verso nuove avventure, con una conclusione che lascia aperte le porte per futuri sviluppi. Nonostante qualche criticità nella narrazione, la quarta stagione si conferma come un successo per la serie.Con la conferma di una quinta stagione in arrivo, i fan sono già in attesa di scoprire quale minaccia dovrà affrontare il capitano Burnham e l’equipaggio della Discovery nei prossimi episodi.

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Star Trek: Discovery – Stagione 4: la recensione

Scritto da MarcoF  

Star Trek: Short Treks

“Star Trek: Short Treks” è una serie antologica  di cortometraggi, creata da Bryan Fuller e Alex Kurtzman, ambientati nell’universo di Star Trek che offre agli spettatori un’esperienza unica e avvincente. Ogni episodio presenta una storia diversa e coinvolgente, permettendo ai fan di esplorare nuovi aspetti e dettagli dei personaggi e dell’universo di Star Trek. Ideata inizialmente come serie complementare a Star Trek: Discovery, la serie è composta da cortometraggi della durata di 10-20 minuti che utilizzano i set e i personaggi delle serie attuali di Star Trek, come Discovery, Picard e Strange New Worlds.

Ogni episodio di Star Trek: Short Treks presenta una storia autoconclusiva che offre un’opportunità per esplorare ulteriormente la trama, i personaggi e i temi chiave di Star Trek: Discovery e dell’intero universo di Star Trek. Dopo aver firmato un accordo per espandere il franchise televisivo di Star Trek, Kurtzman ha annunciato Short Treks nel luglio 2018 come il primo progetto di questa espansione.

I primi quattro episodi sono stati trasmessi tra ottobre 2018 e gennaio 2019, durante il periodo tra la prima e la seconda stagione di Discovery. Gli episodi sono stati principalmente prodotti utilizzando il cast e lo staff di Discovery, incluso il compositore Jeff Russo responsabile della colonna sonora della serie. Le riprese sono state effettuate a Toronto, in Canada, sul set della serie madre. Nel gennaio 2019 sono stati aggiunti due nuovi cortometraggi e sono stati annunciati quattro nuovi episodi live action nel giugno 2019. La seconda stagione di Short Treks è stata trasmessa tra ottobre 2019 e gennaio 2020, tra la seconda stagione di Discovery e la prima stagione di Picard. Gli episodi animati sono stati realizzati dalla casa di effetti speciali Pixomodo, mentre le nuove composizioni musicali sono state supervisionate da Michael Giacchino.

La serie, che ha ricevuto recensioni positive ed è stata candidata a diversi premi, inclusa una nomination ai Primetime Emmy Awards, è stata elogiata per la sua capacità di raccontare storie emozionanti e significative in un breve lasso di tempo, mantenendo comunque la qualità e la profondità che caratterizzano il franchise. Gli attori sono eccellenti nel ruolo dei loro personaggi e la regia è impeccabile, creando un’atmosfera avvincente e coinvolgente. I fan di Star Trek apprezzeranno sicuramente “Star Trek: Short Treks” per la sua capacità di esplorare nuove sfaccettature dell’universo di Star Trek e per l’esperienza cinematografica di alta qualità che offre. In definitiva, una serie che non delude le aspettative e che merita di essere vista da tutti i fan dello spazio e della fantascienza.

La terza stagione di Star Trek: Discovery

La terza stagione di Star Trek Discovery segna la fine di ciò che fino al passato potevamo considerare il prequel di Star Trek. Ambientata mille anni nel futuro rispetto agli eventi narrati nelle stagioni precedenti, la nuova stagione di Discovery doveva rappresentare un nuovo inizio per lo show CBS All Access.

Con premesse interessanti e la caduta dell’angelo Michael Burnham nel trentaduesimo secolo, la terza stagione portava con sé l’opportunità di plasmare nuove dinamiche e mitologie. Tuttavia, la serie si è rivelata più complessa del previsto, con una struttura narrativa che tende a disattendere i climax orizzontali e privilegiare le micro narrazioni verticali. La minaccia di Osyraa e della Catena Smeraldo, pur presentando potenziali conflitti e tensioni memorabili, non è stata pienamente sfruttata dagli sceneggiatori.

Tra nuovi arrivi, illustri congedi e misteri da esplorare, Star Trek Discovery 3 cerca di rinnovarsi e innovare, ma l’anti-climax e la frammentazione della narrazione possono risultare frustranti per lo spettatore. Tuttavia, la serie si distingue per il tema tematico e valoriale di Star Trek, che si riflette anche nella nostra contemporaneità. In definitiva, la terza stagione può essere considerata un prologo per una potenziale quarta stagione che dovrebbe approfondire la galassia frammentata introdotta in questi tredici episodi.

La prima stagione di Star Trek Discovery

Premesso che sono una novellina di Star Trek e che ho iniziato a seguirlo dai nuovi film. Inizialmente Star Trek in generale non mi attirava proprio, poi un mio collega mi ha convinta a guardare “almeno un episodio”, per poi passare a guardare qualche puntata spot di Star Trek Original Series e quasi tutto Next Generation. Contando di rimettermi in paro presto, mi sento comunque di fare qualche piccola analisi sulla nuova serie: Star Trek Discovery, e devo dire che ero scettica, molto scettica.

I Klingon: parto dalla cosa più criticata forse, i Klingon, molto cambiati nell’aspetto, quello che non mi ha convinto era il trucco e la voce orchesca che gli è stata attribuita, insomma mi pareva di star guardando Il Signore degli anelli. Tutti hanno parlato del fatto che i Klingon sono troppo aggressivi, ma non dimentichiamo che siamo un po’ indietro nel tempo e che comunque sono un popolo di guerrieri. Sono razza di guerrieri umanoidi la cui rappresentazione si è evoluta nei decenni, da iniziali avversari della Federazione dei pianeti uniti, fino alla versione più moderata di un popolo fiero con un’etica guerriera. Anche il loro aspetto non è rimasto uguale nel tempo, quindi c’è poco da dire su questo aspetto: con il crescere della popolarità, l’attenzione dei produttori passò nello sviluppo di effetti di make-up migliori, di una lingua klingon ufficiale e nell’esplorazione delle varie sfaccettature della loro società. I klingon furono introdotti nella serie classica del 1967 e il primo cambio nell’aspetto fu giustificato successivamente come causato da un virus.

Per esempio, nella realizzazione del primo film, Star Trek – The Motion Picture (1979), migliori tecniche di make-up, budget superiori e più tempo a disposizione portarono a ridisegnare l’aspetto dei Klingon, rendendoli molto più elaborati ed “alieni” rispetto alla serie originale.

L’aspetto dei Klingon in The Next Generation e nelle opere successive fu influenzato dalle precedenti caratteristiche facciali. Michael Westmore ritenne insufficienti le protesi craniali, si basò molto sul loro aspetto in The Motion Picture. Il tratto più distintivo fu il naso klingon che presentava una cresta in lattice e sembrava unirsi con la fronte in una struttura unica, dove la cresta sul naso continuava lungo la fronte, come appariva nei precedenti Klingon. Un’altra novità fu la dentatura: i denti klingon divengono scoloriti, rotti e irregolari.

In Star Trek: Enterprise (un secolo prima della serie originale), Rick Berman e Brannon Braga, reinventano i Klingon che tornarono a essere una razza fiera e antagonista, priva della comprensione e distensione politica vista in The Next Generation, Deep Space Nine e Voyager. Vennero mantenute le caratteristiche facciali adottate per quindici anni, a partire da The Next Generation. Le uniche novità estetiche furono delle clavicole ossute ben distinte.

Nella realtà alternativa dei film di J.J. Abrams, i Klingon compaiono brevemente in Into Darkness – Star Trek. Abrams volle che questa versione dei Klingon avesse qualcosa di originale. Venne così accentuata la parte superiore del capo, con la cresta che cominciava dalla fronte e proseguiva fin dietro la testa e su cui vennero aggiunti dei piercing o delle scarificazioni, che rappresentavano le vittorie ottenute in battaglia dal Klingon. Abrams afferma che, poiché nelle serie televisive avevano caratteristiche diverse, anche in questo film doveva essere così. Non vi è, però, un motivo preciso per cui appaiono in modo diverso rispetto alla serie originale.

Nella serie Discovery, venne deciso di rappresentare i Klingon privi di capelli, con delle cavità sensoriali simili a quelle dei pitoni che corrono dalla fronte fino al retro del capo, assieme ad una cresta ossea, pensati come un unico organo sensoriale sulla loro testa. I produttori vollero inoltre mostrare gli adattamenti di una razza divisa in ventiquattro Casate tramite una varietà di colori della pelle, diversi stili d’abbigliamento e variazioni nelle caratteristiche facciali. Il produttore Aaron Harberts ha dichiarato: “Noi introdurremo più casate, ognuna dotata di tratti distintivi diversi, in questo modo pensiamo che gli spettatori si appassionino più ai personaggi che al look”. Alex Kurtzman spiegò che venne deciso di mostrare cosa volesse dire per i Klingon affrontare la Federazione, spostando così la prospettiva sul loro punto di vista e non relegandoli al solito ruolo di cattivi.

Il Capitano: non mi piaceva molto per la sua “filosofia”, ma ora sappiamo tutti perché si comportava in un certo modo e quindi nulla, complimenti alla regia che ci ha fregati con il colpo di scena dell’Universo Specchio. Anche se effettivamente, il suo modo di fare, potrebbe benissimo non essere collegato alla questione specchio, stando anche alle dichiarazioni dell’attore circa il suo personaggio: Ricordatevi che tutto si svolge 10 anni prima di Kirk e della Prima Direttiva. La Federazione non è ancora maturata a quei livelli. E’ un periodo di guerra e di crisi. Devi avere a che fare con gente che ti spara addosso prima che tu possa pensare a quale canzone vuoi cantare attorno al fuoco. E’ la persona giusta per un incarico del genere, in tempi così difficili. Lorca cambia e cambia in quello che è e in quelle che sono le sue relazioni con gli altri. E non sono sicuro che, come ogni personaggio ben scritto, non sono sicuro che lo si possa definire facilmente. Come una qualsiasi persona reale.  La cosa strana è che questo capitano è andato contro alcune regole della direttiva, non evitando di sfruttare Stamets e il Tardigrado fino allo sfinimento per il proprio obiettivo: quello di tornare nell’Universo da cui proveniva e questo potrebbe effettivamente legarsi alle parole di Isaacs per quanto riguarda il collocamento temporale della serie. Inoltre ha tentato di tutto per vincere la guerra, Lorca si distingue dai capitani passati di Star Trek per essere molto più un soldato che un esploratore o uno scienziato: queste le parole dell’attore che lo ha interpretato: “Lorca è un capitano di guerra in una nave scientifica”,  “Le storie rifletteranno questa situazione e presenteranno un campo minato dal punto di vista etico.” E ancora: “È un capitano di guerra. Quello che mi piaceva di questa storia è che non era una cosa che avevamo già visto prima. Sta cercando di impedire che tutto venga distrutto”. Il suo approccio alla battaglia è deciso, senza risparmiare nulla al proprio equipaggio e deciso a correre ogni rischio pur di proteggere la Gagarin. Si vis pacem, para bellum ci porta direttamente in una battaglia, con la Discovery, corsa in aiuta della USS Gagarin attaccata da un gruppo di navi Klingon.

La serie è ambientata dieci anni prima degli eventi della serie originale di Star Trek, quindi un po’ mi ha disturbato il tutto troppo “moderno” rispetto a TOS. Però devo dire che gli effetti speciali sono molto belli, forse un po’ “troppi” ma molto belli. L’adeguamento stilistico dal punto di vista visivo è dettato dalla modernità dei tempi in cui ci collochiamo, ma la tecnologia resta sempre un po’ avveniristica, anche se il motore a spore mitiga un po’ la questione. Il produttore esecutivo Akiva Goldsman, però, risolve l’arcano rispondendo a chi gli chiede come si può spiegare la tecnologia avanzata della Discovery rispetto al canon e se questo può suggerire che la serie sia in realtà ambientata nella linea temporale Kelvin dei film prodotti da J.J. Abrams: “No, non siamo nella linea temporale Kelvin, che è un reboot della linea temporale originaria. Non facciamo parte di quel reboot, siamo nella linea temporale originaria, la stessa delle altre serie TV e dei film ad esse connessi. Siamo dieci anni prima della Serie Classica… Dove questi prototipi di nave come la Discovery – erano due prototipi, ora ne resta uno – rappresentano una variante tecnologica rispetto alla classe Constitution. Siamo perfettamente consapevoli di ogni cosa che appare come una deviazione rispetto al canon. Risolveremo ciascuna di queste deviazioni prima di arrivare a coprire interamente questo arco temporale di dieci anni che ci separa dalla TOS”. Una di queste deviazioni è stata riscontrata nel terzo episodio di Discovery, quando viene fatto un uso interno del teletrasporto da stanza-a-stanza (pratica che sembra troppo avanzata per il suo tempo). Secondo Anthony Rapp è qualcosa che Scotty potrebbe fare, oltretutto bisogna considerare che la USS Discovery è una nave più recente rispetto alla USS Enterprise. La showrunner Gretchen J. Berg racconta che questo particolare è stato oggetto di discussione: “Ne abbiamo parlato parecchio, perché sapevamo che sarebbe stato un po’ controverso. Alla fine abbiamo deciso che su quella nave, si può fare. Dato che Lorca è un tipo di capitano differente, fa cose che gli altri capitani non farebbero per evitare certi rischi.” Sarà, ma non sono ancora molto convinta. Non mi basta la giustificazione del fatto che per chi non ha visto la serie classica non c’è nulla si strano, né che siamo nel 2018 quindi tutto funziona a touchscreen. Non ce la faccio mi spiace.

Il cast mi è piaciuto, variegato, mi ha ricordato un po’ la scelta di personaggi di TOS. Anche se alcuni personaggi non sono stati nemmeno presentati, erano semplicemente presenti là. Non mi è piaciuto assolutamente, nell’ultimo episodio il bordello bondage che hanno inserito, ok il casinò, va bene tutto ma Amsterdam NO. Poi non so, mi ha ricordato vagamente Star Wars.

Infine, chi ha guardato l’ultimo episodio della serie Discovery , sicuramente si sarà emozionato nel vedere la scena finale. Tutti, anche quelli che non sono rimasti molto convinti dalla nuova serie, vedendo quella scena sono saltati dalla poltrona (o dal luogo in cui erano collocati in generale). In realtà lo sapevo già, quindi per me non è stata una sorpresa, anche se leggere quell’ NCC17 mi ha comunque strappato un sorriso.Ebbene sì, l’ultima scena ha mostrato l’arrivo a sorpresa della USS Enterprise. Si sperava tanto in un collegamento con la serie classica TOS e ieri, è inaspettatamente arrivato. Non parliamo poi della sigla di chiusura…

L’intero equipaggio aveva appena ricevuto le medaglie d’onore per aver contribuito a porre fine alla guerra con l’Impero Klingon, e la nave si sta dirigendo verso Vulcano con a bordo Sarek. Saru assume il ruolo di capitano per il viaggio e Burnham viene reintegrata con il grado di comandante.

Durante il viaggio ricevono però una chiamata di soccorso prioritaria da parte di una Flotta Stellare. Vengono salutati dal Capitano Pike, che Burnham riconosce come Capitano dell’Enterprise.

Parlando ad After Trek, il co-creatore Alex Kurtzman ha spiegato come in realtà si sia lavorato alla serie partendo proprio dal finale:

“L’intera stagione è un’opera di retro-ingegneria, siamo partiti fin dall’inizio sapendo dove volevamo arrivare alla fine. Dall’arco narrativo di Soneqa (Michael Burnham, NdR) e dalla creazione di un rapporto familiare con l’equipaggio di plancia, sapendo che l’Enterprise sarebbe comparsa proprio nell’ultimo frame, perché ovviamente dovevamo agli spettatori una risposta alla domanda ‘Perché Spock non ha mai menzionato la sua sorellastra?’. L’Enterprise promette di rispondere a questa domanda”

Parlando con IGNHarberts ha definito perché sia stata inserita l’Enterprise in questo momento e ha fatto alcune precisazioni su Star Trek Discovery:

“Sembrava stessimo infilandoci all’interno della timeline e del periodo della serie originale. Più pensavamo a questo, e più diventava lampante che le due navi (Discovery e Enterprise) esistevano nello stesso momento. E allo stesso iniziavamo a capire che, oh Burnham e Sarek sono legati, e Sarek è legato a Spock, e la nave su cui lui si trova è là fuori. Sin dai primi istanti sapevamo che avremmo inserito l’Enterprise, probabilmente perché la gente se lo sarebbe chiesto, e ce la avrebbero chiesta. Era una provocazione anche per noi, quindi abbiamo scelto di arrivare a quel punto, e raccontare quelle storie … E credo che l’altra domanda che spunta sempre sia su come la Discovery si inserisca nel canone di Star Trek. Far incrociare i cammini di Discovery e Enterprise è la nostra opportunità per continuare a raccontare questa storia e aggiornare gli spettatori su come le due navi possano convivere

In una intervista a VarietyKurtzman dichiara: 

“La serie si chiama Discovery. Non Enterprise. Quindi si, l’Enterprise sarà parte della seconda stagione, ma non metterà mai in ombra la Discovery. E credo che con l’arrivo dell’Enterprise nel finale sia un modo per riconoscere le perplessità degli spettatore sulla sincronicità con il canone. Ecco quindi la promessa di risposte che porta la presenza dell’Enterprise, compresa la relazione di Spock con la sorellastra che non ha mai nominato”.

I produttori di Star Trek Discovery hanno precisato che l’introduzione dell’Enterprise non significa necessariamente che vedremo Spock.

Star Trek: The Original Series 1966 - 1969 Opening and Closing Theme

La seconda stagione di Star Trek Discovery

La seconda stagione di Star Trek: Discovery ha segnato una svolta epica nella serie televisiva, portandola verso nuove frontiere e trasformandola in qualcosa di più vicino a Star Wars che a Star Trek. Con un ritmo più movimentato e una narrativa ricca di colpi di scena, gli autori hanno saputo coinvolgere i fan in una storia avvincente e ricca di suspense.

Dopo aver concluso l’arc narrativo della prima stagione, gli autori hanno deciso di tornare allo spirito e alla missione originale di Star Trek. L’arrivo dell’Enterprise ha reso inequivocabile l’intento di essere fedeli al canone e alla serie originale, mentre la trama della seconda stagione si è concentrata sulla lotta contro la minaccia di Controllo, un’intelligenza artificiale pronta a spazzare via la vita senziente della galassia.

Con un finale epico che ha cambiato per sempre il destino della Discovery e dei suoi abitanti, la serie ha fatto un balzo verso il 32° secolo, aprendo la strada a nuove avventure e misteri da svelare. Il futuro di Star Trek: Discovery è ancora tutto da scoprire, ma una cosa è certa: la serie ha conquistato il cuore dei fan e si prepara per un’avventura ancora più audace e avvincente.

La Mummia: una delusione senza tempo

La Mummia è la nuova trasposizione cinematografica del classico “mostro” della letteratura moderna portata questa volta sullo schermo da Alex Kurtzman con un cast stellare composto da Tom Cruise, Sofia Boutella, Annabelle Wallis e Russell Crowe. Mi piacerebbe poter dire qualcosa di buono su questo film, remake dell’omonimo capolavoro del 1932 e ‘avvio del nuovo media franchise e universo cinematografico Dark Universe della Universal…  ma proprio non ci riesco.

Come sempre però vi espongo solo la mia opinione personale e non voglio che voi lettori pensiate che io voglia aver ragione su chi abbia apprezzato questo film … anzi se qualcuno avesse trovato qualcosa di buono nella pellicola di Kurtzman, posso solamente esser lieto per lui!  Nonostante la presenza di attori del caliro di Tom Cruise e Russell Crowe, il film non decolla.http-%2f%2fmedia-cineblog-it%2fc%2fcf4%2fla-mummia-prima-foto-ufficiale-con-il-cast-del-reboot-2 L’inizio ricorda per molti aspetta il film “capolavoro”, omonimo con Brendan Fraser, solo che la “mummia” in questione è una versione femminile di Imhotep, figlia del Faraone, che, dopo aver fatto un patto con Seth e aver eliminato suo padre, viene mummificata viva e seppellita in una regione sconosciuta. Duemila anni dopo, nell’odierno Iraq, in maniera fortuita (o disgraziata dipende dai punti di vista), viene rivenuta la tomba della nostra “mummia”, e durante il trasporto, l’aereo sul quale si trova viene attaccato da uno stormo di corvi, quasi a ricordare una delle piaghe inviate da Imhotep del film del 1999. Mentre si cerca di scoprire cosa sia successo, spunta fuori un organizzazione che combatte il male da secoli, chiamata Prodigy ,comandata dal dottor Henry Jekyll: si proprio quello del famoso romanzo, quello che ha la brutta abitudine di tirar fuori il suo letale alter ego Edward Hyde.

Non voglio rivelarvi altro in quanto se qualcuno ha voglia di vederlo, non voglio spoilerare troppo come al solito; posso però dirvi di non aspettarvi nulla di eccezionale, anzi non aspettatevi proprio nulla. Il make up è pessimo: quando viene inquadrata la cattiva di turno non si capisce se i segni sul volto che sul corpo siano in rilievo oppure disegnati a pennarello; le mummie sembrano uscite da un film di zombi tipo l’Alba dei Morti Viventi o da Walking Dead, senza parlare dell’accozzaglia di riferimenti a vari film come “un Lupo Mannaro Americano a Londra” e la Prodigy che sembra la versione cinematografica dell’Hellising dell’omonimo manga.

Questo film da 125 milioni di dollari, è stato accolto negativamente dalla critica; sul sito Rotten Tomatoes la pellicola riceve il 15% delle recensioni professionali positive con una valutazione media di 4,2 su 10, basandosi su 220 critiche, mentre su Metacritic ottiene un punteggio di 34 su 100 basato su 44 recensioni. Mi fermo qui, mettendovi in guardia, se volete vedere un film, scegliete un altro titolo, se invece non resistete alla curiosità, spero che vi piaccia.

by Talparius

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