Terminator Zero: il Giorno del Giudizio sbarca su Netflix in anime!

Il 29 agosto 2024, data non casuale che coincide con il fatidico “Giorno del Giudizio” narrato nella saga di Terminator, Netflix svelerà al mondo Terminator Zero, un’attesissima serie anime che riporterà in vita l’universo post-apocalittico creato da James Cameron.

Un viaggio nel tempo tra passato, presente e futuro

Preparatevi a salire a bordo della Delorean animata e a viaggiare nel tempo fino al 1997, per la precisione a Tokyo, dove si svolgerà la maggior parte della storia. L’anime si preannuncia come un’opera coraggiosa e ambiziosa, che abbraccia l’intera continuity del franchise, includendo anche i film più controversi come Terminator 3: Le Macchine Ribelli.

Un nuovo eroe contro Skynet

Al centro della trama troviamo un soldato cyborg inviato indietro nel tempo con una missione cruciale: proteggere un brillante scienziato che sta sviluppando un’intelligenza artificiale “buona” in grado di contrastare la spietata Skynet. A differenza dei suoi predecessori cinematografici, questo Terminator sarà dotato di spade/lame al posto delle braccia, conferendo alle scene di combattimento un’inedita spettacolarità e un sapore tipicamente giapponese.

Production I.G.: garanzia di qualità cyberpunk

La realizzazione di Terminator Zero è affidata a Production I.G., uno studio leggendario nel panorama dell’animazione cyberpunk. I loro lavori, tra cui il seminale adattamento animato di Ghost in The Shell, sono una garanzia di qualità e stile inconfondibili.

Un’esperienza imperdibile per gli amanti del genere

Terminator Zero si presenta come un’opera imperdibile per tutti gli appassionati di action, fantascienza e cyberpunk. Preparatevi a un’avventura mozzafiato ricca di adrenalina, colpi di scena e riflessioni profonde sul destino dell’umanità di fronte all’intelligenza artificiale.

Chi sono i bōsōzoku?

Il bōsōzoku è un fenomeno giovanilecaratterizzato da una forte cultura delle moto personalizzate, con accessori come scarichi fuori misura e illuminazioni colorate, ma anche da comportamenti violenti e oltraggiosi nei confronti della società. Il fenomeno delle gang di motociclisti giapponesi, note appunto come bōsōzoku, era molto popolare nella produzione animata/fumettistica nipponica negli anni ’70 e ’80. Questi giovani motociclisti ribelli rappresentavano uno sfogo per i giovani che non riuscivano ad integrarsi nella società giapponese, che richiedeva di rispettare un’etichetta impeccabile quando si è in pubblico.

Nonostante fossero considerati delinquenti, i membri delle bande avevano regole interne rigide che erano rispettate sotto il rigido senso del rispetto e della lealtà. Diversi manga e anime hanno rappresentato questi antieroi moderni, come Tokyo Revengers, la cui storia racconta le lotte tra bande di teppisti e i viaggi nel tempo di un giovane che cerca di salvare la sua ex fidanzata. Anche il famoso film di animazione Akira ha rappresentato questi motociclisti in una Tokyo distrutta dalla terza guerra mondiale.

In generale, il fenomeno bōsōzoku ha fortemente influenzato la cultura giapponese e poi il mondo della cultura popolare internazionale. Attraverso la sua forte cultura motoristica e la sfida alla società, ha ispirato generazioni di artisti di tutti i generi, culminando in una delle opere più importanti del genere cyberpunk, Akira. Nonostante il fenomeno sia in declino, il loro spirito libero continua a rappresentare un valore amato dalla cultura popolare sia in Giappone che in tutto il mondo.

I Bōsōzoku e il Cyberpunk

Questo stile di vita ha ispirato molte opere dell’arte giapponese contemporanea, tra cui la serie di manga Akira di Katsuhiro Otomo. Infatti, il protagonista della serie, Kaneda, è un membro di una banda di motociclisti che combatte contro il governo. L’opera ha avuto un notevole impatto su molti aspetti della cultura pop giapponese, sia nella sua versione manga che nell’adattamento animato del 1988. Il successo di Akira ha dato il via a un’intera generazione di opere, che traggono ispirazione dal bōsōzoku. Questo stile di racconto è spesso associato al genere cyberpunk, che enfatizza il rapporto tra la tecnologia e la società, il tema degli androidi e un’espressione anti-autoritaria.

Una delle opere più conosciute del genere cyberpunk è Ghost in the Shell di Masamune Shirow. Anche qui, la motocicletta è spesso utilizzata come mezzo di fuga. La serie, che racconta le avventure di un’agente speciale che combatte il crimine arruolata in una forza di polizia con organi cibernetici, ha aggiunto nuove dimensioni al genere e ha reso popolare il tema della tecnologia avanzata, che ha influenzato la cultura popolare giapponese.

Animatrix

Animatrix è un progetto unico nel suo genere: un film d’animazione a episodi del 2003 che ha ampliato l’universo narrativo della Trilogia di Matrix con una raccolta di cortometraggi animati con la supervisione diretta degli autrici (ex autori originali) Lana e Lilly Wachowski. Una stupenda co-produzione nippo-americana della Warner Bros., della Madhouse e dello Studio 4°C che ha unito stili diversi e narrazioni eterogenei in un unico, appassionante, filo conduttore

Cosa c’è di più interessante di un sfida nella sfida? Con Matrix non c’è stata solo la volontà di  realizzare qualcosa di innovativo regalando al mondo un nuovo modo di fare e vedere la fantascienza, ma anche di spalancare le porte ad un vero e proprio mondo parallelo, un mondo da esplorare in cui tutti possono dire la loro. Il plot principale della saga non ha più dunque importanza, ciò che conta è la dimensione dove la saga si svolge e gli innumerevoli punti di vista che questa può generare.

Nasce così il fenomeno dell’expanded universe, già in effetti provato da un’altra trilogia, quella di Star Wars, un fenomeno per il quale fan, più o meno accreditati, più o meno famosi, danno il loro contributo alla creazione di un mito. Matrix, come già Star Wars si è tramutato dunque in mitologia. Già ai tempi della prima comparsa cinematografica della storia  di Neo, un tentativo di raccontare storie parallele di Matrix era stato fatto con diversi racconti e fumetti che circolarono dapprima sulla rete poi in raccolte “tradizionali” come le opere di Neil Gaiman, Tim Sale, Ted Mckeever . Inoltre sono fioccati numerosi siti, fanfic, videogiochi che hanno donato alla saga nuovi interessanti contributi. Proprio su questa idea si muove il progetto ANIMATRIX, a differenza che queste nuove iniezioni tematica sono realizzate proprio sotto la guida diretta degli stessi  autori delle pellicole, i fratelli/sorelle Wachowski.

Tramite l’utilizzo di questi nove cortometraggi i due autori/autrici cercano di dar luce a nuove sfumature alla storia del Matrix cinematografico anche  raccontando gli avvenimenti avvenuti prima e durante le avventure descritte nelle pellicole. Nove cortometraggi per otto storie (Il secondo rinascimento, è diviso in due parti e narra la lunga guerra tra gli uomini e le macchine), in cui i migliori autori dell’animazione giapponese odierna si danno il cambio per riportare Matrix allo stile che lo aveva ispirato. Una delle sfide di Animatrix è dunque, per il produttore Michal Arias , proprio nel  vedere come questi maestri indiscussi potessero interpretare l’universo tematico della Saga e come questi autori fossero in grado di realizzare queste interpretazioni. Un ritorno alle origini, dunque, Matrix nasce proprio come tributo a tutto quel cinema di fantascienza nipponico realizzato a cartoni animati, anime e oav. Una produzione vastissima che con pellicole come Ghost in The Shell, Akira, Armitage The Third, ha influenzato pesantemente la trilogia dei/delle Wachowski.

Questi capolavori, travolgenti e sbalorditivi sono realizzati ognuno con uno stile estremamente diverso, eppure così familiare per ogni appassionato di anime: si passa dal più tipico stile giapponese di Kawajiri, Chung e Morimoto, all’uso sapiente della computer graphic della Square (Final Fantasy) fino al tratto ibrido digitale di Maeda. Stile davvero particolare è quello fotografico occidentalizzante di Watanabe (cowboy Bebop) che nel suo “Storia di Un Ragazzo” solo per un attimo si rileva la figura dell’Eletto.Matrix è una saga che è diventata Mito, nella quale Animatrix ne è diventata l’Epica. Un tentativo splendidamente riuscito di unione tra narrazioni,  temi e stili completamente diversi fra loro ma che si uniscono in maniera indolore completandosi gli uni con gli altri nel mondo parallelo creato dai fratelli Wachowski.

Ghost in the Shell (1995)

Ghost in the Shell è il capolavoro cyberpunk di Mamoru Oshii. Pietra miliare dell’animazione giapponese, basato sul manga originale omonimo di Masamune Shirow è stato prodotto in Giappone dalla Production I.G, e realizzato dello Studio Shochiku. Il lungometraggio ha avuto un seguito nel 2004 intitolato Ghost in the Shell 2 – Innocence e, nel 2008 , è stata sottoposto ad un profondo restyling, con largo uso della computer grafica, e ripubblicata con il titolo Ghost in the Shell 2.0. Primo anime ad essere presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, “Ghost in the shell” è un autentico capolavoro cyberpunk ancora oggi attualissimo che ha rivoluzionato il genere fantascientifico. 

Tokyo, 2029. Le reti telematiche controllano comunicazioni, economia e produzione. In questo mondo, che ha portato alla quasi totale ibridazione tra esseri umani e macchine, i cyborg hanno superato i limiti degli esseri umani in ogni settore, grazie ai loro impianti bionici e al  mantenimento dell’essenza (il ghost) della razza umana. La criminalità informatica è la nuova frontiera della malavita organizzata e viene contrastata tramite la Sezione 9, gruppo di agenti capitanato dall’ibrido donna androide Maggiore Motoko Kusanagi. Un’entità misteriosa e onnipresente, il “Burattinaio”, sta hackerando il sistema nella sua totalità, mettendo in crisi la distinzione tra uomini e macchine.

E’ online la rivista “Lo Scarabocchiatore”

E’ online la rivista “Lo Scarabocchiatore” nuovo contenitore online dedicato al mondo del fumetto; la rivista strizza l’occhio in modo particolare ai giovani autori, ma presenta anche interessanti interviste e approfondimenti di seguito riporto la presentazione della rivista buona lettura a tutti. Cari lettori ed amici, benvenuti al primo appuntamento con la Rivista “Lo Scarabocchiatore”. Gli autori giunti finalmente “Alleluja, ce l’avemo fatta!” al fatidico inizio di questa nuova avventura “si spera perpetua nel tempo” irta di ostacoli e complicazioni ma intrisa di grande energia e voglia di sbalordire tutti anche i lettori più esigenti!

L’idea progettuale nasce dalla  mente diabolica degli autori e sempre in movimento “per rompere le balle il più possibile” nel 30 dicembre 2016, gli autori, dopo aver creato le Rubriche ed i Premi, hanno avuto la necessità di concentrare le loro passioni, per il Fumetto e soprattutto il supporto costante per gli Artisti in crescita, in una piattaforma  Lo Scarabocchiatore Rivista Aperiodica totalmente autogestita, senza dover eseguire ordini e regole, che sicuramente non sarebbero state comprese dall’essere ribelle del suo Creatore! Questa Rivista rappresenta la vera essenza dello Scarabocchiatore anzi oserei dire la sua anima  intrisa di sincerità, di altruismo, e soprattutto pronta a tendere una mano a chi ne abbia davvero bisogno! Questo progetto rispecchia tutto ciò che in questi 4 lunghi anni, di permanenza sul social più seguito del Pianeta – Facebook – , gli autori hanno tentato di esprimere attraverso i  post ed i  dialoghi intrapresi con migliaia e migliaia di “amici”.

Gli autori hanno scelto di combattere questa dura battaglia con dei collaboratori validissimi e professionali, ligi al dovere (anche perché se fosse il contrario li avrei già messi alla forca ahahaha) e sempre disponibili, la riuscita di un prodotto è direttamente proporzionale al gioco di squadra: l’unione fa la forza! Gli autori sentono il bisogno di ringraziarli per il gran lavoro eseguito e per la perseveranza dimostrata in questi mesi davvero difficoltosi. http://bit.ly/2uVLOvm

Chi è Mamoru Oshii?

Il maestro giapponese Mamoru Oshii, celebre per aver diretto lungometraggi cult come Avalon e gli anime Ghost In The Shell, Lamù Beautiful Dreamer e Patlabor 2, Garm Wars – L’ultimo druido, è un appassionato di fantascienza e di cinema fin da giovane, tanto che inizia a scrivere racconti già a quindici anni.
Negli anni ’70 è anche attivista del movimento studentesco, ma dopo la laurea inizia a lavorare in una radio come direttore della programmazione. Tuttavia, insoddisfatto del suo lavoro, decide di seguire la sua passione e nel 1977 entra a far parte dello studio di animazione Tatsunoko di Tatsuo Yoshida come assistente animatore. Qui lavora nella serie Kagaku ninjatai Gatchaman II (La battaglia dei pianeti) e successivamente come regista di alcuni episodi della serie Zendaman delle Time Bokan Series. Nel 1978, molti dirigenti ed animatori lasciano lo studio Tatsunoko a causa della morte di Yoshida.
Da questa situazione nascono la Ashi Production e lo Studio Pierrot, fondato da Yuji Nunokawa e Hisayuki Toriumi. Oshii si unisce a loro e qui avrà l’opportunità di mettersi alla prova e farsi conoscere. Nel 1981 diventa regista generale della serie Urusei yatsura (Lamù la ragazza dello spazio), tratta dal manga di Rumiko Takahashi, di cui dirige 129 episodi su 195. Questa serie sarà caratterizzata dal suo senso del grottesco e del surreale, così come dal suo anarchismo di fondo. Nel 1983 la Pierrot inizia a produrre una serie di sei lungometraggi dedicati agli stessi personaggi di Urusei yatsura, e Oshii scrive e dirige i primi due, Only You e Beautiful Dreamer. Quest’ultimo, in particolare, viene molto apprezzato dalla critica e segna una svolta nell’opera di Oshii. A partire da questo momento, il regista si dedicherà sempre di più a tematiche mature ed inquiete.
Nel 1984, la Pierrot realizza il primo OAV (Original Animation Video) nella storia degli anime, Dallos, scritto a quattro mani da Hisayuki Toriumi e Mamoru Oshii, che ne cura anche la regia. Cinque mesi dopo, Oshii scrive il suo primo manga, Todo no tsumari, pubblicato sulla rivista Animage. Nel 1985, Mamoru Oshii lascia lo Studio Pierrot per dedicarsi al suo primo vero film d’autore, Tenshi no tamago (L’uovo dell’angelo). Il film, prodotto dallo Studio Deen in collaborazione con il pittore e character designer Yoshitaka Amano, racconta la storia criptica di un’arca sopravvissuta a un diluvio e di un uomo intenzionato a distruggere un grosso uovo. Pieno di simboli e citazioni bibliche, il film è un vero e proprio sogno/incubo con molteplici interpretazioni possibili. Nel 1986, Oshii dirige il film dal vivo Jigoku no banken: akai megane (conosciuto col titolo internazionale The Red Spectacles), primo capitolo della Kerberos Saga. Nel 1987, fonda il progetto Headgear insieme a Masami Yūki, Kazunori Itō, Akemi Takada e Yutaka Izubuchi.
Il primo frutto di questa collaborazione è l’OAV Twilight Q, seguito dalla celebre saga di Kidō keisatsu Patlabor (Patlabor), di cui Oshii scrive la sceneggiatura e dirige vari episodi. Successivamente, Oshii scrive il manga Kenrō densetsu, secondo capitolo della Kerberos Saga, e nel 1989 si occupa della regia dell’OAV Gosenzo-sama banbanzai!. Nel 1991, dirige un altro film dal vivo, Jigoku no banken: kerberos (in occidente Stray Dog), secondo capitolo della Kerberos Saga. Nel 1993 si conclude l’esperienza di Patlabor e Oshii lavora al secondo film della serie, Patlabor 2: The Movie. Il film ottiene un grande successo e ne viene tratto un romanzo pubblicato nel 1994. Nel 1995, Oshii viene chiamato dalla Bandai Visual e dalla Production I.G a dirigere Ghost in the Shell, tratto dall’omonimo manga di Masamune Shirow. Nonostante non ottenga un grande successo al botteghino, il film diventa col tempo un vero e proprio cult movie cyberpunk e consacra Mamoru Oshii tra i grandi dell’animazione giapponese. Nel corso degli anni, Oshii continua a dirigere e produrre numerosi film, tra cui Avalon nel 2001 e Ghost in the Shell 2 – Innocence nel 2004. Nel 2009, realizza Miyamoto Musashi soken ni haseru yume, sulle gesta del samurai Miyamoto Musashi. Oshii è rimasto un punto di riferimento nell’animazione giapponese e continua a produrre opere d’autore che affrontano tematiche complesse e profonde.

Disney conquista il mercato Cinematografico

disney-release-schedule-132973

Durante il CinemaCon, la più importante manifestazione di settore americana, che si è svolta dal 20 al 23 Aprile 2015 presso il Caesars Palace di Las Vegas, la Disney ha dichiarato tutte le prossime uscite da Avengers 2 (primavera 2015) a Toy Story 4 (estate 2017).

Tra i titoli più interessanti troviamo: Capitan America Civil War, Due capitoli della saga di Star Wars e relativi spinoff, i sequel di Alla ricerca di nemo e, il nuovo pirati dei Caraibi e, notiziona, Ghost In The Shell!!!

La Walt Disney Pictures ha infatti annunciato che Ghost in the shell uscirà il 14 aprile 2017 in USA. Diretto da Rupert Sanders (Biancaneve e il Cacciatore) da una sceneggiatura di Bill Wheeler, il film sarà coprodotto dalla Dreamworks e vedrà Scarlett Johansson nel ruolo della protagonista.

Moana è invece il cinquantaseiesimo film d’animazione Disney, che uscirà 2016. Protagonista di questa pellicola, ambientata in Polinesia, è Moana Waialiki, la giovane figlia di un navigatore. La data d’uscita è stata comunicata via Twitter dalla casa Disney, ed è stata anticipata dal 2018 al 2016.

Ghost in the Shell – Stand Alone Complex – Ps2

Masamune Shirow è un autore di nicchia molto conosciuto ed amato nella nemmeno troppo ristretta cerchia di appassionati degli anime in generale e del cyber-punk in particolare: autodidatta, eclettico quanto basta per saper disquisire di etica, scienza e filosofia, alterna nelle sue opere scene d’azione e trame complesse, sproloqui esistenziali e una visione del futuro in qualche maniera solida e credibile. Nonostante sia sulle scene da più di un decennio, le sue opere si contano sulle dita di una mano: autore poco prolifico, di lui si conoscono ed apprezzano Appleseed, Dominio, Orion ed, appunto, Ghost in the Shell, più tutta una serie di storie più o meno brevi.

 

Appleseed, Dominion e Ghost in the Shell hanno inoltre beneficiato di una trasposizione animata ma solo quest’ultima opera è uscita dall’anonimato grazie al bellissimo film d’animazione realizzato nel 1995 ed apprezzato soprattutto all’estero (si trattava in effetti di una coproduzione di Bandai e Manga Video): da allora il nulla, con il manga serializzato a rilento e nessuna notizia di nuove produzioni, almeno fino ad oggi, quando l’uscita di una nuova serie di cartoni che prendono spunto dal manga di Shirow ha fatto salire nuovamente le quotazioni del prodotto ed offerto alla Sony l’idea per un nuovo gioco.

A dire il vero questo per PS2 non è il primo gioco dedicato a Ghost in the Shell: già nel 1997, su Playstation, uscì un tutto sommato anonimo sparatutto rivolto esclusivamente agli appassionati della serie.Oggi i membri della nona sezione tornano in azione nei panni dei due suoi membri più rappresentativi, il maggiore Motoko Kusanagi e il suo fedele braccio destro, Batou.Siamo a Tokyo in un prossimo futuro, la rete informatica ha oramai invaso ogni aspetto della vita quotidiana e la fusione tra uomo e macchina non è più un’utopia: naturalmente come ogni tecnologia, le sue applicazioni possono essere distorte ed ecco allora prendere forma un nuovo tipo di criminalità cybernetica che va combattuta utilizzando gi stessi mezzi.In questo mondo futuristico praticamente ogni essere umano ormai è collegato alla rete tramite innesti cyberbetici posti alla base del collo. Ma un gradino sopra nella scala evolutiva stanno i cyborg, esseri senzienti ed autocoscienti praticamente identici ad un essere umano tranne che per il fatto di essere del tutto artificiali: la loro particolare struttura gli permette di navigare liberamente per il cyberspazio come nessun umano è in grado di fare e li rende particolarmente idonei alle missioni più rischiose. I nostri eroi sono, infatti, due cyborg!
La presenza di due personaggi giocabili presuppone, logicamente, approcci diversi al gioco: in effetti Motoko è l’elemento agile ed acrobatico del gruppo mentre Batou è quello massiccio ma lento, resistente ed in grado di maneggiare armi di proporzioni inimmaginabili. In ogni caso l’avventura richiede l’utilizzo di entrambi, che entreranno in gioco a seconda delle caratteristiche della missione. Pare inoltre che sarà possibile utilizzare anche un terzo personaggio, il carro armato senziente Tachikoma (un classico nelle opere di Shirow).Particolare cura è stata dedicata ai comandi che presuppongono l’utilizzo di entrambi gli stick analogici, il sinistro per spostare il personaggio ed il destro per muovere la telecamera e, nel contempo, il reticolo di mira, soluzione che promette di gratificare l’utente con un controllo sempre impeccabile ed al contempo spettacolare: per il resto potrete sparare, correre, accovacciarvi, saltare, schivare e compiere tutta una serie di azioni funzionali alla situazione in cui vi trovate.
L’approccio alle missioni è quasi sempre diretto, con poco spazio per lo stealth: le sparatorie sono all’ordine del giorno, l’I.A. dei nemici non sarà particolarmente complessa ma almeno avranno il buon senso di cercare un riparo e fare fuoco piuttosto che caricare frontalmente. Occasionalmente, poi, avremo a che fare con i classici boss che tenteranno di portare a termine quello che i loro scagnozzi hanno fallito: eliminarci!Batou e Motoko partiranno sempre con il loro corredo standard ma saranno in grado di raccogliere ed utilizzare la armi raccolte sui corpi dei nemici abbattuti, anche se, realisticamente, non potranno comunque portarsene dietro oltre una certa quantità.A causa della vocazione all’immediatezza del gioco, gli enigmi presenti saranno pochi e per lo più “ambientali”: dovrete esplorare con attenzione la locazione per scoprire il modo di proseguire. I due protagonisti, inoltre, avranno anche la possibilità di collegarsi ed hackerare i terminali dei nemici per sabotarli, scoprire i loro sistemi di difesa o anche per prendere temporaneamente il controllo di apparecchiature, robot e persino sentinelle.
Tecnicamente il titolo Cavia (gli stessi di Drakengard) non stupisce, almeno da quanto è dato finora di vedere dalle immagini e dai filmati, ma la realizzazione dell’ambiente di gioco promette di riproporre fedelmente le atmosfere ed i particolari tanto cari all’autore nipponico.Tre livelli di difficoltà e la previsione di una modalità in multiplayer (fino a 4 giocatori si sfideranno in Deathmach tutti contro tutti o a squadre) dovrebbero infine garantire una discreta longevità all’ultimo prodotto Sony.

 

Exit mobile version