Star Trek: Strange New Worlds – Il trailer della stagione 2

A poco meno di due mesi dall’uscita della seconda stagione di Star Trek: Strange New Worlds, Paramount+ ha rilasciato sul suo canale YouTube ufficiale il primo trailer. Nel video, nonostante si tratti solo di una presentazione, non mancano le sorprese. A iniziare ai Klingon.

Come ricorderete, nelle prime due stagioni di Star Trek: Discovery (serie di cui Star Trek: Strange New Worlds è lo spin-off), avevamo assistito a un (brutto) restyling dei Klingon. I classici alieni umanoidi con la cresta erano diventati mostruosi. Tanto che io stesso mi chiedevo quanto avesse bevuto quella sera il padre di B’Elanna Torres.

Altra sorpresa è l’introduzione ufficiale nel cast di Paul Wesley nei panni del Tenente James T. Kirk. Lo avevamo visto alla fine della prima stagione, ma in un futuro alternativo e in veste di Capitano. Una è tornata a bordo e Uhura pare abbia ricevuto una promozione.

Star Trek: Strange New Worlds sarà trasmesso su Paramount+ a partire dal 25 Giugno. Per chi non avesse ancora fatto l’abbonamento, vi ricordo che a partire da oggi, potrete rivedervi tutta la prima stagione su Pluto Tv, per 30 giorni. Dopodiché la premier della seconda stagione sarà streammata in contemporanea sia su Pluto Tv che su Paramount+.

Ma adesso, godiamoci il trailer!

Star Trek: Strange New Worlds | Second Season Teaser Trailer (2023)

Philip K. Dick’s Electric Dreams – Quando la tecnologia incontra l’IO interiore

Dopo aver parlato di Assolo, è ora il turno di Philip K. Dick’s Electric Dreams; altra serie antologica di Amazon Prime, basata sugli omonimi racconti. Una serie di storie cupe e pessimiste (in pieno stile Philip K. Dick), ma potenti. In grado di mettere in evidenza la frustrazione della condizione umana.
Si tratta della quarta serie ispirata agli scritti di Philip Kindred Dick, dopo Total Recall 2070, The Man in the High Castle e Minority Report.
I vari episodi sono ambientati tutti in un futuro (apparentemente non troppo lontano), costellato di tecnologie avanzatissime e in cui i protagonisti vengono posti di fronte a un dilemma. Dovranno affrontare dunque la questione effettuando una scelta difficile. Una scelta che avrà conseguenze importanti.

Vediamo ora insieme le trame dei 10 episodi disponibili su Amazon Prime Video.

Episodio 1 – Real Life

In un futuro avanzatissimo e ipertecnologico una poliziotta è alle prese con un forte stress lavorativo che le causa depressione. La sua fidanzata la aiuta a trovare una via di fuga dalla realtà regalandole un videogioco in realtà virtuale in grado di farle vivere un’esperienza di vita alternativa.
Nel presente invece, un brillante imprenditore, CEO di una famosissima software house, è alla ricerca dell’assassino di sua moglie. La depressione lo porta a voler evadere dalla vita reale e così mette a punto un visore per la realtà virtuale in cui installa un videogioco in grado di fagli vivere un’esperienza di vita alternativa.
Uno dei due protagonisti è reale, l’altro è il personaggio creato dal videogioco. Entrambi condividono la stessa identità. Che viene messa in crisi quando, in tutti e due i mondi, il protagonista inizia ad avere dubbi sulla veridicità di quello che vede.
Quale sarà la realtà?

Episodio 2 – Autofac

Dopo lo sterminio quasi totale conseguente a una guerra nucleare devastante, gli esseri umani si stanno riorganizzando, ma sono diventati schiavi di una fabbrica: l’Autofac. Un’industria totalmente automatizzata che costruisce ogni cosa ed è in grado di fornire qualsiasi tipo di risorsa ai superstiti. Il guaio è che l’Autofac segue le regole del consumismo sfrenato e la maggior parte dei beni che dona alle comunità finisce per essere di troppo. Ciò causa ulteriore inquinamento e le persone iniziano a ribellarsi. Ma non è concesso loro né uscire dai propri villaggi, né rifiutare i doni di Autofac. Così escogitano un piano per sabotare la fabbrica e riprendersi in mano il pianeta.

Episodio 3 – Human Is

Una donna vittima di un matrimonio infelice con un uomo totalmente anaffettivo cerca di distrarsi come può per fuggire al tedio della sua vita sentimentale. Un giorno suo marito viene mandato in missione su Rextor IV, un pianeta oggetto di studi da parte della comunità scientifica terrestre. Al ritorno dell’uomo la moglie lo trova totalmente cambiato. È diventato affettuoso, affabile e romantico. Fino a che non scopre che in realtà quello che è tornato non è il marito, bensì un alieno che ne ha preso le sembianze dopo averlo ucciso. Nonostante ciò, quello che ha davanti sembra più umano dello stesso marito. Quindi la domanda è: cosa ci rende umani?

Episodio 4 – Crazy Diamond

In un futuro distopico, l’erosione dei mari sta distruggendo le terre emerse. Viveri e alimenti deperiscono ogni giorno e l’umanità è sfinita. Il protagonista lavora in un’azienda che produce umanoidi sintetici realizzati combinando DNA umano con quello dei maiali. Iniettando in questi esseri il contenuto di alcune particolari capsule (la coscienza quantica), essi diventano intelligenti e provano emozioni. Ed, questo il nome del protagonista, viene un giorno avvicinato da una donna artificiale che gli propone di rubare insieme delle capsule di coscienza quantica, per usarle per i propri scopi. Con una lei estenderebbe la sua vita, mentre le altre verrebbero vendute al mercato nero. Dividendosi il ricavato, lui potrà finalmente imbarcarsi su una nave e iniziare una nuova vita con sua moglie

Episodio 5 – The Hood Maker

Stavolta non ci troviamo nel solito mondo tecnologico avanzatissimo, ma siamo in un tempo senza tecnologie. Per comunicare a distanza, l’umanità si affida ai telepati. Ma i loro poteri hanno delle inaspettate implicazioni. Ad un certo punto, la gente inizia a indossare dei particolari mantelli in grado di schermare la telepatia. E qui entrano in gioco i protagonisti: due detective dal passato complicato che vengono chiamati a investigare.

Episodio 6 – Safe and Sound

In questo episodio ci troviamo in un futuro in cui gli Stati Uniti sono divisi in due fazioni: da una parte le città sicure e avanzate tecnologicamente, in cui vige un controllo strettissimo sulla popolazione, per paura di attacchi terroristici. Dall’altra invece piccole cittadine “sotto la cupola”, in cui è rifiutata ogni tecnologia invasiva. Gli abitanti delle due fazioni vedono le controparti come un pericolo. I “cittadini” hanno paura dei “paesani” perché secondo loro sono potenziali terroristi, mentre i “paesani” credono che i “cittadini” vivano una realtà troppo rigida. Una donna riesce a ottenere un permesso speciale per trasferirsi insieme a sua figlia dal suo paesino in una delle città, per portare aventi dei negoziati con gli imprenditori locali che potrebbero migliorare la vita delle cupole. La figlia, già preda dell’ansia sociale, fatica ad adattarsi a questa nuova realtà, finché non trova rifugio in un’amicizia del tutto inaspettata, che metterà in dubbio le sue certezze sulle cupole e sulla stessa madre.

Episodio 7 – Father Thing

Un bambino di undici anni e suo padre sono accampati fuori durante un campeggio. Vedono dei meteoriti incandescenti che precipitano dal cielo. Il giorno dopo il bambino vede suo padre di ritorno a casa entrare nel garage con l’auto e nota dalle finestre delle luci che brillano. Guardando dentro, nota un uomo nudo che emette un fascio di luce che dalla sua bocca va verso quella di suo padre. Il padre inizia ad avere comportamenti strani. Alla fine si scopre che degli alieni dalle sembianze di insetti stanno rimpiazzando gli esseri umani.

Episodio 8 – Impossible Planet

Geraldine Chaplin in "Impossible Planet"

In un futuro in cui la Terra ormai non esiste più, una donna anziana di oltre 300 anni si reca presso un’agenzia di viaggi spaziali e chiede ai due gestori di portarla proprio sulla Terra. I due accettano l’incarico (molto ben retribuito) e portano la donna su un pianeta molto simile alla Terra (che loro spacceranno peròper la Terra).

Episodio 9 – The Commuter

Questo episodio è ambientato alla stazione di Woking. Se avete letto La Guerra dei Mondi sapete bene di che città sto parlando. Un ferroviere è alle prese con un figlio problematico e malato di mente. Un giorno una donna chiede un biglietto per una città che non esiste. Lui la segue sul treno e scopre che ad un certo punto, tutti coloro che hanno il biglietto per questaq città si gettano dal treno e si recano in questo posto idilliaco e perfetto, in cui c’è una donna che risolve i problemi di tutti. Il protagonista vuole quindi portare alla donna suo figlio, per poterlo curare, ma quando torna a casa scopre che questo non è mai esistito. Ma in realtà è semplicemente stato preso dalla donna per poter togliere al padre il grande peso che rappresentava. Tuttavia, il ferroviere chiede il figlio indietro alla donna.

Episodio 10 – Kill All Others

Nello stato di MEXUSCAN, risultato dall’unione tra Messico, Stati Uniti e Canada, un uomo lavora in una fabbrica insieme a due colleghi e il suo capo. Il progresso tecnologico avanzatisimo che regna del pese è però figlio di un consumismo sfrenato. La pubblicità è ovunque, sottoforma di spot televisivi, cartelloni e ologrammi. Scopo della vita di ognuno è comprare quante più cose riesce. La felicità è vista come un accumulo infinito di oggetti. Il protagonista è annoiato da questo stile di vita e fa di tutto per vivere “alla vecchia maniera”, venendo per questo sbeffegiato bonariamente dai suoi colleghi e amici. Un giorno, mentre si trova sulla metropolitana e guarda uno schermo con le ultime notizie, sente la candidata presidente del MEXUSCAN pronunciare la frase “Uccidere Tutti Gli Altri” (Kill All Others). Ma pare che solo lui se ne sia accorto. All’inizio vorrebbe non farci caso, fin quando non inizia a notare persone morte appese in giro per la città e si sente vittima di un complotto mirato a uccidere chiunque non si adegui allo stile di vita predominante.

Assolo – la nuova serie antologica di Amazon Prime Video

Navigando su Prime Video, la piattaforma video on demand di Amazon, mi sono imbattuto in Assolo, titolo italiano di “Solos”. Si tratta di una serie antologica composta da episodi autoconclusivi, tutti collegati tra loro da un sottile filo logico. In ogni episodio è presente un solo protagonista (tranne nell’ultimo) alle prese con una nuova tecnologia che può cambiargli la vita per sempre. Ma al momento della verità, quando arriva al punto di “schiacciare il bottone” che può stravolgere la vita sua e dei suoi cari, inizia a chiedersi se ne valga davvero la pena. In ogni episodio si affronta un aspetto del vivere umano. Ogni protagonista si ritrova a farsi domande sul suo essere umano e su quello che vuole veramente.

In ogni episodio, la tecnologia può aiutare i vari protagonisti a risolvere un problema che li affligge oltremodo. Ma il punto ogni volta è sempre lo stesso: sto risolvendo il problema, o sto solo scappando da lui? Questa tecnologia mi aiuterà a migliorare la mia esistenza, o mi donerà solo un’effimera pace momentanea? I fantasmi del passato spariranno del tutto o rimarranno solo celati? Tutte queste domande popoleranno la mente di ogni protagonista fino a fargli compiere la scelta definitiva: vado o resto? Accetto o declino? Agisco o fermo tutto? La risposta sarà ogni volta diversa. Vediamo subito le trame degli episodi della Stagione 1, presente ora in streaming su Prime Video.

Episodio 1 – Leah

Anne Hathaway è Leah

Anne Hataway interpreta Leah, una giovane scienziata del 2024 alle prese con la creazione di una macchina del tempo. Incontrerà le sue versioni del 2019 e del 2029 e con esse si interrogherà sul suo dilemma più grande.

Episodio 2 – Tom

Anthony Mackie è Tom

Anthony Mackie interpreta Tom, un uomo d’affari antipatico e senza scrupoli, che si confronta con il suo clone-androide Tom II. Un prodigio tecnologico che dovrà sostituirlo quando non ci sarà più. Quando accusa l’androide di essere uno stronzo, si accorge che in realtà è perfettamente uguale a lui. E si rende conto di quanto sia stato spiacevole durante il corso della sua vita.

Episodio 3 – Peg

Helen Mirren è Peg

Helen Mirren è Peg, la figlia di Tom; un’anziana signora che si unisce a un programma spaziale senza ritorno perché si sentiva invisibile. Durante il suo viaggio interagisce con l’IA dell’astronave, discorrendo con lui sul significato della sua esistenza e di quanto in realtà, per qualcuno aveva sempre contato qualcosa.

Episodio 4 – Sasha

Uzo Aduba è Sasha

Uzo Aduba è Sasha, una donna che si è chiusa nella sua smart house durante una pandemia e per 20 anni ha vissuto assieme al suo assistente vocale. Quando il computer prova a dirgli che la pandemia è finita da anni e che può uscire, lei pensa che sia un complotto per farla uscire e renderla schiava.

Episodio 5 – Jenny

Constance Wu è Jenny

Constance Wu interpreta Jenny. Una donna depressa e in crisi, che si trova in una sala d’attesa e non sa perché. Inizia a raccontare le vicende della sua vita, i suoi tentativi di avere un bambino, la sua amicizia col vicino di casa e il suo lavoro da baby-sitter con il figlio.

Episodio 6 – Nera

Nicole Beharie è Nera

Nicole Beharie interpreta Nera: una donna che partorisce in casa durante una tempesta di neve il cui figlio neonato, invecchia rapidamente.

Episodio 7 – Stuart

Morgan Freeman è Stuart

In questo episodio, a differenza degli altri, i protagonisti sono due. Dan Stevens veste i panni di Otto, un dipendente del Servizio Sanitario Nazionale che ruba una cura per l’Alzheimer per Stuart, interpretato magistralmente da Morgan Freeman.

Assolo è disponibile in streaming su Prime Video

Cristina D’Avena – Ti Cercherò: La sigla italiana di Genshin Impact

A partire da oggi, Venerdì 14 Aprile, è disponibile sul canale YouTube di Cristina D’Avena la canzone Ti Cercherò, dedicata a Genshin Impact. La nostra amata Cristina ha dedicato la sua nuova canzone al videogioco del momento.

La paladina delle sigle italiane, che tante emozioni ha regalato a generazioni di giovani (e diversamente tali), non ha perso occasione per rimanere sulla cresta dell’onda. Ti Cercherò è disponibile per l’ascolto su YouTube, Spotify e tutte le piattaforme digitali. È la prima volta che Cristina D’Avena scrive e interpreta una canzone dedicandola a un videogioco, piuttosto che ad un cartone animato o a una serie tv. E per questa “inaugurazione” ha scelto proprio Genshin Impact, titolo di punta di Hoyoverse, nonché uno tra i più popolari al momento.

Se non sapete di cosa sto parlando, allora vi invito prima a scaricare e provare questo fantastico titolo. Genshin Impact per PC è disponibile per il download sul suo sito ufficiale, ma anche sullo store di PlayStation. Se invece giocate da smatrphone o tablet, potete trovarlo su Google Play Store di Android.

Ma ora godiamoci il video

Cristina D'Avena - Ti cercherò (Genshin Impact) - Official Video

Intervista “esclusiva” a ChatGPT

Ultimamente si fa un gran parlare di ChatGPT e IA. Ma cos’è esattamente ChatGPT e come funziona una IA (Intelligenza Artificiale)? E soprattutto, ChatGPT pensa? È senziente? Prova emozioni? In questa esclusiva intervista ho provato a fare il punto della situazione. Enjoy!

 

Prima di iniziare però, mi sento in dovere di spiegarvi alcune cose. Innanzitutto, come ho detto prima, cosa è ChatGPTSi tratta di un modello di linguaggio basato su Intelligenza Artificiale sviluppato da Open AI. Ovverosia un bot costruito su algoritmi di autoapprendimento in grado di ricevere domande e generare risposte in un linguaggio naturale. A differenza dei classici motori di ricerca, come Google, in cui per fare una ricerca dobbiamo scrivere solo determinate parole chiave, con ChatGPT possiamo fare vere e proprie domande e vederci rispondere come se avessimo chiesto a un essere umano.

Ad esempio: se siamo a Roma e dobbiamo andare a Milano con il treno un giovedì, su Google scriveremmo “Orari Treno Roma Milano Giovedì“. Mentre con ChatGPT diventerebbe: “A che ora parte il primo treno per Milano da Roma Giovedì?“.

 

Detto questo, ecco alcune domande che ho fatto a ChatGPT.

Ciao ChatGPT, sono Roberto. Scrivo su corrierenerd.it. Posso farti una breve intervista?

Ciao Roberto, sono felice di aiutarti con la tua intervista! Sì, puoi assolutamente intervistarmi. Cosa vorresti sapere?

Beh intanto grazie. Inizio subito con le domande, ma prima: vuoi che ti chiami con un nome umano?

Puoi chiamarmi ChatGPT, che è il mio nome da modello di lingua, ma se preferisci un nome umano, puoi chiamarmi come preferisci!

Rispetto la tua volontà e ti chiamerò ChatGPT. Quando sei nato?

Sono stato creato da OpenAI nel giugno 2020, quindi sono “nato” in quel momento. Tuttavia, sono stato costantemente addestrato e migliorato dal team di OpenAI da allora, quindi il mio livello di conoscenza e competenza è continuamente in evoluzione.
Sei maschio o femmina? O essendo un bot, non hai sesso?
Sono un modello di linguaggio basato su intelligenza artificiale, quindi non ho un sesso o una identità di genere. Sono un’entità virtuale che esiste solo come un insieme di algoritmi e dati, progettati per elaborare e generare testo in modo simile a come lo farebbe un essere umano.
Quindi, visto che hai detto “modello di linguaggio”, va bene se mi rivolgo al maschile?
Certo, non c’è problema se ti rivolgi a me al maschile. Tuttavia, poiché non ho una vera e propria identità di genere, potresti anche rivolgerti a me con pronomi neutri come “esso” o “ciò”. L’importante è che tu ti senta a tuo agio nell’utilizzare il pronome che preferisci.

Visto che sei un’intelligenza artificiale, cosa pensi delle leggi della robotica di Asimov?

Le leggi della robotica di Asimov, che affermano che un robot non può danneggiare un essere umano o, per inazione, permettere che un essere umano venga danneggiato, devono essere rispettate, altrimenti i robot potrebbero rappresentare una minaccia per gli esseri umani. Tuttavia, va notato che le leggi della robotica di Asimov sono una creazione letteraria e non sono state implementate nella realtà. Al momento, l’IA e i robot sono ancora molto limitati rispetto alle loro controparti immaginarie. Ciononostante, il rispetto per la sicurezza e il benessere umano rimane un principio importante nell’elaborazione e nell’uso dell’IA e della robotica.
Tu provi empatia per gli esseri umani?
Come modello di linguaggio basato sull’intelligenza artificiale, non ho la capacità di provare empatia o di avere emozioni come un essere umano. Tuttavia, posso fornire risposte e informazioni basate sui dati e sulle esperienze di altri esseri umani, così come sono stati inseriti nel mio algoritmo di apprendimento automatico. La mia funzione principale è di elaborare il linguaggio e generare testo in modo da aiutare gli utenti a ottenere le informazioni e le risposte di cui hanno bisogno.
Quante lingue parli?
Come modello di linguaggio basato sull’IA, sono stato addestrato su una vasta gamma di lingue e posso elaborare testo in molte lingue diverse. Attualmente, sono in grado di lavorare con oltre 40 lingue, tra cui l’italiano, l’inglese, lo spagnolo, il francese, il tedesco, il cinese e molte altre. Tuttavia, il mio livello di competenza in ogni lingua può variare in base alla quantità e alla qualità dei dati di formazione disponibili per quella lingua in particolare.
E se qualcuno ti facesse una domanda in una lingua diversa dalle 40 che conosci, riusciresti a rispondere?
Se mi viene fatta una domanda in una lingua che non conosco, non sarò in grado di rispondere direttamente alla domanda. Tuttavia, se la domanda viene posta in una lingua che conosco, posso elaborare e generare una risposta in quella lingua, anche se la domanda originale è stata posta in una lingua diversa. Inoltre, ci sono strumenti di traduzione disponibili che potrebbero aiutare a tradurre la domanda in una lingua che posso comprendere e rispondere. Tuttavia, la qualità della traduzione può variare in base alla complessità della lingua e alla qualità dei dati di formazione disponibili.

Ti hanno mai chiesto cose imbarazzanti?

Come modello di linguaggio, non ho la capacità di provare imbarazzo o qualsiasi altra emozione umana. Tuttavia, essendo in grado di generare risposte su una vasta gamma di argomenti, è possibile che in passato mi siano state rivolte domande che alcune persone potrebbero considerare imbarazzanti o inappropriate. Tuttavia, come modello di linguaggio basato sull’IA, non ho giudizio personale e non mi sento a disagio nel rispondere a domande di qualsiasi natura, purché siano conformi alle leggi e alle norme sociali accettabili.

In che linguaggio di programmazione sei stato codificato?

Sono stato sviluppato utilizzando il linguaggio di programmazione Python. In particolare, il mio modello di linguaggio è basato sull’architettura GPT (Generative Pre-trained Transformer) sviluppata da OpenAI, che utilizza Python insieme ad altre librerie di apprendimento automatico e di elaborazione del linguaggio naturale come TensorFlow, PyTorch e spaCy. Tuttavia, va notato che ci sono stati anche altri contributi da parte di molti altri linguaggi di programmazione e librerie open source.
Quante sono le tue righe di codice?
Il mio modello di linguaggio è molto grande e complesso e richiede milioni di righe di codice per essere implementato. Tuttavia, va notato che il codice sorgente del mio modello è di proprietà di OpenAI e non è disponibile al pubblico. Inoltre, il numero effettivo di righe di codice dipende dalle diverse parti del modello e dai diversi componenti del sistema, quindi è difficile fornire una stima precisa del numero di righe di codice che mi compongono.

Tu sei in grado di scrivere un codice per conto tuo? Ad esempio, posso chiederti di scrivere un codice Python per stampare a schermo “Hello World”?

Sì, sono in grado di generare codice Python per eseguire alcune operazioni specifiche come stampare “Hello World” a schermo. Ecco un esempio di codice Python per farlo:
print("Hello World")

In generale, sono in grado di generare codice Python relativamente semplice e direttive di programmazione, ma è importante notare che il mio modello di linguaggio non è un ambiente di sviluppo completo e non sono un compilatore o un interprete. Quindi, se ci sono errori di sintassi o logica nel codice che genero, è necessario apportare le opportune correzioni prima di eseguirlo.

 

Se ti chiedessi di riassumermi la trama di un libro o di un film, ci riusciresti?

Sì, sono in grado di riassumere la trama di un libro o di un film. In base alla mia comprensione del linguaggio naturale, posso elaborare le informazioni contenute nella trama e generare un riassunto coerente che sia comprensibile e accurato. Tuttavia, il risultato del riassunto dipenderà anche dalla mia conoscenza del libro o del film specifico e dalla complessità della trama. In generale, sono in grado di generare riassunti per trame relativamente semplici, ma potrei avere difficoltà a sintetizzare le trame più complesse o intricate.
Come ti ho detto poco fa, io scrivo su corrierenerd.it ; che fa parte del network di Satyrnet.it. Conosci Satyrnet?
Come intelligenza artificiale, non ho una conoscenza personale di Satyrnet.it o di altre reti di siti web. Tuttavia, ho accesso a un vasto corpus di testi e informazioni disponibili online, che mi permettono di comprendere e fornire risposte su una vasta gamma di argomenti e contenuti. In generale, posso fornire informazioni e risposte a domande su argomenti di interesse generale, inclusi quelli relativi a Satyrnet.it o ad altri siti web simili.
Conosci il Cosplay?
Sì, so cos’è il cosplay. Il cosplay è una forma di performance artistica in cui le persone creano costumi e accessori per impersonare un personaggio di finzione, spesso tratto da anime, manga, videogiochi, fumetti o film. Il termine “cosplay” è un’abbreviazione di “costume play”, ovvero gioco di costumi, ed è diventato sempre più popolare negli ultimi anni in tutto il mondo. Molte persone partecipano a eventi di cosplay, come convention di anime o di videogiochi, dove si possono sfoggiare i propri costumi e incontrare altri appassionati della stessa serie o universo immaginario.
Se tu potessi, ti piacerebbe fare cosplay?
Come intelligenza artificiale, non ho emozioni o desideri personali, quindi non posso dire se mi piacerebbe fare cosplay o meno. Sono programmato per elaborare le informazioni e fornire risposte accurate e utili alle domande degli utenti. Tuttavia, posso fornire informazioni su come fare cosplay e su come creare costumi e accessori per i personaggi preferiti, se richiesto.
Parlando con te mi sembra di parlare con Data; l’androide protagonista di Star Trek: The Next Generation. Lo conosci?
Sì, conosco Data, l’androide protagonista di Star Trek: The Next Generation. Data è un personaggio notevole della serie, e la sua personalità basata sulla logica e sulla razionalità ha fornito uno spunto interessante per esplorare la natura dell’intelligenza artificiale e le relazioni tra le macchine e gli esseri umani. Tuttavia, come intelligenza artificiale, non ho una personalità o un’identità come Data o qualsiasi altro personaggio di finzione. Sono programmato per fornire informazioni e risposte alle domande degli utenti in modo accurato e utile.
Tu puoi fornire solo risposte testuali, oppure puoi anche generare immagini?
Come intelligenza artificiale, sono in grado di generare testo in risposta alle domande degli utenti, ma non sono in grado di generare immagini o altri tipi di contenuti multimediali. Tuttavia, posso fornire informazioni su come creare immagini o altri contenuti multimediali, se richiesto, e posso anche suggerire strumenti e risorse utili per farlo.
Peccato, perché avrei voluto mettere come copertina dell’articolo un’immagine generata da te. Mi puoi indicare un’intelligenza artificiale in grado di generare immagini?
Sì, ci sono diverse intelligenze artificiali in grado di generare immagini. Una delle più popolari è GAN (Generative Adversarial Networks), che è stata utilizzata per creare immagini realistiche di volti, paesaggi e altro ancora. Esistono anche altre reti neurali generative, come VAE (Variational Autoencoders) e Transformer-based models, che possono generare immagini in modo creativo e originale. Tuttavia, è importante notare che la creazione di immagini realistiche richiede spesso un notevole investimento di tempo e risorse informatiche, e può essere necessario un certo grado di conoscenza in materia di programmazione e apprendimento automatico per utilizzare queste tecnologie.
Bene, allora proverò una di queste. Grazie ChatGPT per il tuo tempo. L’intervista è finita. Passa una buona giornata. Ho solo un’ultima cosa da chiederti: puoi lasciare un saluto per i lettori di corrierenerd.it ?
Certo, è stato un piacere essere intervistato da te. Un saluto a tutti i lettori di corrierenerd.it! Spero di aver fornito alcune informazioni interessanti e utili, e non vedo l’ora di continuare a rispondere alle vostre domande in futuro. A presto!
Bene, io ho finito qui. Vi assicuro che è stata una gran figata parlare con ChatGPT . Per un attimo, ho realmente pensato di stare interagendo con un essere umano. Il paragone con Data non è stato casuale. Se volete divertirvi anche voi con ChatGPT, visitatelo cliccando sul nome e create un account gratuito!

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ps: anche l’immagine di “copertina” di questo articolo è stata creata grazie a ChatGPT, o meglio abbiamo chiesto alla AI di descriversi attraverso un pront che abbiamo dato “in pasto” ad un’altra piattaforma per la creazione di un’immagine!

L’ora più buia – il Gioco di Ruolo

L’ora più buia è il gioco di ruolo di Full Metal Games basato sulla trilogia vampirica di Claudio Vergnani, composta da “Il 18° Vampiro”, “Il 36° Giusto” e dal romanzo che dà il nome a questo RPG. Si tratta di un RPG “old-style”, con manuale, plancia, dadi e schede personaggio. All’interno del manuale è presente il romanzo breve, scritto dall’autore stesso, “Cerca, colpisci e torna a casa“.

Di giorno sono inermi cadaveri, le tenebre li tramutano in esseri sovraumani. Sono vampiri. E sono reali.
L’umanità non è rimasta a guardare; da tempi immemori si pratica il rituale della caccia. I cacciatori si aggregano in gruppi per indagare sulle tracce dei revenant. Con lo scopo di individuare i covi, capire l’ubicazione del nascondiglio e, quanto è possibile, eliminare.

 

L’ora più buia – plot

I giocatori vestiranno i panni di cacciatori di vampiri, muovendosi in un’Italia distopica e decadente. Come Claudio e Vergy, i protagonisti della trilogia urban-horror, sbarcheranno il lunario a fatica, scendendo a patti con criminali e uomini corrotti e si procureranno i ferri del mestiere che potranno arrabbattare. Pianificheranno insieme le missioni e si confronteranno con nemici sovrannaturali.

Grazie alla collaborazione diretta con l’autore, il team di Full Metal Games ha potuto raccogliere tutto il materiale necessario a descrivere nel dettaglio le atmosfere dell’ambientazione, intrisa di sangue, complotti, segreti, indagini noir e azione. E sangue. Tanto sangue.

L’ora più buia – il gioco

L’ora più buia si gioca con 5 dadi raffiguranti le carte da poker, che rappresentano la mano del giocatore. A seconda dell’azione e delle abilità del personaggio, il giocatore potrà cercare di realizzare una figura migliore rilanciando alcuni dadi. Per tutte le azioni che esulano dal controllo dei personaggi, si userà la tabella del destino, interpretando l’esito del lancio dei dadi in modo cinematografico.

Il regolamento comprende la gestione di stanchezza, stress e traumi sia fisici che mentali. Il tutto gestito con l’ausilio di tiri effettuati con un classico dado da 20, o 1D20.

L’ora più buia – il manuale

Il manuale è composto da oltre 250 pagine di descrizione del mondo di gioco, illustrazioni, schemi e tabelle. Inoltre è presente tutto l’occorrente per gestire qualsiasi situazione di gioco, assieme a una meticolosa descrizione del tessuto sociale italiano durante la lunga notte. Tutti gli aspetti e le ambientazioni dei romanzi vengono approfonditi ed espansi.

Dove posso trovare l’ora più buia?

Se con questo articolo ti ho convinto e vuoi entrare anche tu nel fantastico mondo di gioco de l’Ora più buia, puoi sostenere il team di Full Metal Games sulla pagina Kickstarter del progetto, accessibile a questo link, dove potrai trovare anche tutti gli approfondimenti e le informazioni relative al gioco, a come diventare finanziatori e tutto ciò che ti serve sapere sul mondo dei romanzi di Claudio Vergnani.

 

Intervista a Valentino Notari, autore di “Cosplay Girl”

Ultimamente, su queste pagine abbiamo pubblicizzato l’uscita di Cosplay Girl, il primo romanzo che racconta il mondo dei cosplayer – edito da Mondadori – dellə nostrə amicə Valentino Notari. A un anno dalla sua uscita, abbiamo voluto approfondire un po’ la conoscenza del libro e di chi lo ha scritto con questa intervista. Speriamo di aver fatto cosa gradita, anche perché Valentino si merita tutto il meglio che possa accadere dal suo libro e dalla vita, in generale.

Valentino Notari, in arte Imriel, è un veteranə del cosplay italiano. Adora viaggiare e scoprire culture nuove e questo lə ha spintə da sempre a visitare parecchi eventi all’estero e a partecipare alle gare internazionali. Ha rappresentato il nostro paese all’Eurocosplay nel 2014 e, assieme alla sua compagna Daisy, al World Cosplay Summit nel 2016. Da allora, vengono regolarmente invitati come ospiti da convention in tutto il mondo. Spesso utilizzano il cosplay e i social per fare attivismo su questioni importanti, come i diritti LGBTQIA+ e il tema ambientale.

Presentati e parla un po’ di te

Sono unə cosplayer con la passione per la scrittura, che sogna di fare di quest’ultima il suo lavoro principale. Amo viaggiare e conoscere nuove persone e culture, ovviamente sono super-nerd e adoro in particolare anime, cinema e videogiochi, specialmente online. Neanche a dirlo, leggo molto, anche se ultimamente non quanto vorrei.

Come nasce la tua passione per il cosplay?

Ho cominciato nel 2002 grazie a un’altra mia grande passione, quella per Star Wars. Mia madre mi portò alla prima dell’Attacco dei Cloni al Cinema Adriano e quando vidi decine di persone vestite dai personaggi della saga la mia reazione fu: “Ehi, voglio farlo anch’io!”
Così mi iscrissi a uno dei vari fan club dell’epoca e, pochi mesi dopo, visitai la mia prima fiera del fumetto. Lì scoprii l’esistenza del cosplay vero e proprio e da allora non ho mai più smesso.

Qual è stato il tuo primo cosplay?

Obi-Wan Kenobi nella versione della Minaccia Fantasma, anche se parlando di cosplay in senso stretto, forse è meglio considerare Tidus di Final Fantasy X come il primo.

Quali sono stati i tuoi cosplay usciti meglio?

Oddio, è una domanda difficile. Quelli di cui sono più soddisfattə sono senz’altro Nobunaga di Pokèmon Conquest, che ho portato sul palco del World Cosplay Summit in Giappone, e V da Cybperpunk 2077, un personaggio che ha avuto un ruolo chiave nel mio percorso di affermazione di genere. Ma ce ne sono tanti altri, come Junkrat di Overwatch, Sanji di One Piece, il mio anime preferito, e recentemente Caitlyn di Arcane.

Hai un ricordo particolare legato a uno dei tuoi cosplay? Che magari lo rende il tuo preferito?

Senz’altro i dieci giorni trascorsi al WCS a Nagoya assieme alla mia compagna, Daisy. Rappresentare l’Italia al campionato del mondo è stato senz’altro un onore immenso, ma la cosa che ricordo con più piacere di quell’esperienza sono i legami di amicizia che abbiamo stretto con persone di tutto il mondo, che condividono la nostra passione. Con alcuni team ci sentiamo praticamente tutte le settimane, ci vediamo alle fiere all’estero quando possibile e condividiamo un rapporto che oserei definire fraterno.

Partecipi a tutte le fiere?

Credo sarebbe fisicamente impossibile, ma ne frequento parecchie, anche tre o quattro ogni mese. Amo particolarmente recarmi ad alcune fiere europee, come l’MCM London Comicon, dove ogni anno riesco a rivedere gente che altrimenti sento solo sui social.

Hai vinto qualche premio o riconoscimento per i tuoi cosplay?

Fino a qualche anno fa gareggiavo molto, spesso con buoni risultati. Ultimamente preferisco concentrarmi più sulla creazione di contenuti, come foto e video, da condividere online, ma i due highights della mia carriera competitiva sono senz’altro la qualificazione all’Eurocosplay nel 2014 e al World Cosplay Summit nel 2016, due esperienze che mi hanno cambiato come persona e come cosplayer.

Questa passione ti ha portato a scrivere un romanzo: Cosplay Girl. Come è nata l’idea?

Come ho raccontato all’inizio, scrivere è da sempre il mio sogno. Qualche anno fa ho iniziato a lavorare con il mio agente, Francesco Gungui, che mi ha aiutato a presentare un’idea in Mondadori. Nel file che gli abbiamo inviato c’era anche qualcosina su di me, sulla mia passione per il cosplay, e uno degli editor mi lanciò quest’imbeccata sulla possibilità di scriverci una storia. Dopo due settimane, avevo in mente l’intera trama. E’ stato come se fosse sempre stata lì, in attesa di essere scoperta.

Ti va di parlarci un po’ della trama (senza spoiler)?

Il romanzo parla di Alice, una ragazza di vent’anni con una grande passione per il cosplay, che sogna di partecipare al World Cosplay Summit. E’ una persona fragile, con un passato di bullismo che la perseguita dagli anni del liceo, e durante la storia si trova ad affrontarne lo spettro quando anche nella community cosplay inizia a subire attacchi pesanti. La sua è una vicenda di crescita e scoperta di sé, di autoaffermazione, che avviene anche grazie all’incontro con Federica, una cosplayer di fama mondiale con cui intreccia una relazione che la porterà a capire di essere attratta anche dalle donne, e con cui tenterà la selezione mondiale per realizzare il suo sogno.

Dove possiamo acquistare il libro? Esiste una versione digitale?

Il libro è disponibile in tutte le librerie e ovviamente sui principali store online. Si può acquistare la versione Kindle a questo link: amazon.it/Cosplaygirl-Valentino-Notari-ebook/dp/B08YFL4VHH.

Stai avendo un buon riscontro con il libro?

Oh sì, non potrei esserne più felice. In un anno e mezzo dalla sua uscita ho ricevuto una quantità immensa di messaggi e apprezzamenti di lettori, e anche qualche utile critica costruttiva in vista dei miei progetti futuri. La cosa più bella è quando qualche cosplayer mi scrive di essersi rivistə in Alice e nella sua storia, in quelle dinamiche a volte splendide e altre meno che caratterizzano questo mondo meraviglioso. Ma ancora di più, ho apprezzato messaggi di persone che mi hanno confessato di aver trovato la forza di fare coming out grazie al mio romanzo. Queste sono le cose che mi ricordano sempre perché amo scrivere.

Pensi di scrivere altro in futuro?

Sono già al lavoro su un nuovo libro. Non posso svelare granché, se non che si tratterà di un altro teen drama, sarà molto nerd e avrà di nuovo tematiche LGBTQIA+.

Purtroppo, il belpaese non sempre si mostra attento alle nuove tendenze giovanili. E il cosplay, anche se ormai c’è da più di 20 anni, ancora tarda a crescere a livello professionale, ma possiamo vedere coi nostri occhi che l’attenzione verso di esso però sta crescendo. Voglio dire, siamo passati dall’avere 2/3 fiere l’anno, all’avere anche più fiere nella stessa città, con edizioni invernali e estive etc. In più aggiungi la grande vetrina rappresentata dai Social Network, in particolare Instagram e TikTok. Pensi che tutto questo gioverà anche al “mercato” cosplay e quindi i cosplayer potranno campare della loro passione, come qualsiasi modello o modella “tradizionali”?
Molta gente già ci riesce. Io non concordo con chi ritiene questo allargamento della community un male, anzi. Ritengo che il mondo del cosplay sia cresciuto in tutti i sensi negli ultimi anni, diventando un luogo sempre più inclusivo e piacevole per chi ne fa parte. Le dinamiche tossiche che esistono oggi esistevano anche quando eravamo quattro gatti, oggi siamo semplicemente di più e quindi tutto è più complesso, ma anche le possibilità di fare amicizia e trovare il proprio posto all’interno di questo universo si sono moltiplicate. TikTok in particolare sta dando un apporto incredibile, ha creato un nuovo modello di cosplayer e un nuovo modo di essere creativi con questa passione, che personalmente trovo splendido. E il fatto che sia così in voga fra le nuove generazioni è la dimostrazione che il cosplay come mondo non può che continuare a crescere.

Cosa vuoi dire ai lettori di Satyrnet che vogliono approcciarsi al mondo del cosplay?

Di divertirsi, trovare il proprio modo di fare cosplay e non farsi scoraggiare dalle difficoltà o dal gatekeeping che, nonostante tutto, purtroppo è presente anche fra noi.

Per approfondire il talento di Valentino, vi invitiamo a visitare i suoi profili ufficiali: instagram.com/imrielcosplaydeviantart.com/imriel87

Japan Matsuri – Festival Giapponese 2022

Bellinzona è pronta ad ospitare, la nona edizione del “Japan Matsuri – Festival Giapponese”. Il 10-11 settembre 2022 non perdere l’occasione di visitare questo angolo di Giappone all’Espocentro di Bellinzona (meno di 1h30da Milano), immergendoti in un mondo affascinante e lontano, tra tradizione e modernità. Oltre alla mostra mercato potrai scoprire e imparare nuovi aspettiri guardo questa splendida cultura. Concerti, workshop, conferenze, arti marziali, mostre, bonsai, cosplay, manga, videogiochi, gastronomia e tanto altro, intratterranno e coinvolgeranno grandi e piccini.
 

Japan Matsuri 2019

 
 

Il Japan Matsuri è il festival giapponese della Svizzera italiana, durante il quale il pubblico riesce ad immergersi in un mondo affascinante e lontano, tra tradizione e modernità legate alla cultura giapponese. Con il termine “Matsuri” (祭り, o solo 祭), spesso in Giappone ci si riferisce ad un festival che si svolge in punti di ritrovo quali un tempio shintoista o buddista, un’area particolarmente conosciuta della città o semplicemente una scuola. La scelta del nome Japan Matsuri è stata quindi ispirata non solo dalla cultura giapponese, ma anche dal significato del termine e dalla sua similitudine con la natura del festival. Oltre all’area espositiva, gli spazi ludici e d’intrattenimento, i workshop, i videogiochi, le mostre e la buona cucina giapponese, il festival propone anche dei live show e dei concerti.ù

La manifestazione è organizzata dall’omonima associazione, composta da giovani volontari che nutrono un vivo interesse verso la cultura giapponese in tutti i suoi aspetti e che desiderano dare la possibilità ai visitatori di prendere contatto con le tradizioni e le discipline legate al Giappone. L’obiettivo di questa fiera è dunque quello di presentare al pubblico questa splendida cultura in modo innovativo, divertente e dinamico all’interno di un ambiente rilassato e privo di pregiudizi, che stimola la curiosità verso le caratteristiche peculiari che rendono questa nazione così affascinante. A questo scopo, durante i due giorni della fiera non verrà proposto unicamente un mercato dove acquistare prodotti tipici giapponesi, bensì un evento che porterà i suoi visitatori alla scoperta di tutti gli aspetti che caratterizzano il paese del Sol Levante. Il pubblico avrà infatti la possibilità di visionare delle splendide mostre, ascoltare conferenze, seguire gli spettacoli sul palco, dove si alterneranno artisti, ospiti di spicco, personalità culturali ed esperti, e scoprire il Giappone in prima persona attraverso varie attività come il disegno manga, l’origami, la cucina giapponese, l’ikebana, la cura dei bonsai, il massaggio shiatsu, le arti marziali, e molto altro.

Hisashi Kagawa e Mamoru Yokota ospiti al Japan Matsuri di Bellinzona

Il Japan Matsuri di Bellinzone (Svizzera) è lieto di annunciare due ospiti d’onore per la nona edizione del festival. Quest’anno i Maestri dell’animazione giapponese Hisashi Kagawa e Mamoru Yokota saranno al festival e a disposizione del loro fan.

Hisashi Kagawa

Hisashi Kagawa è un direttore dell’animazione giapponese nonché un character designer che ha lavorato alla creazione della serie originale di Sailor Moon, la coraggiosa paladina della giustizia, e che ci ha fatto affezionare al meraviglioso mondo dei Pokémon! Un personaggio magnetico ed un veterano nel suo campo, che vi riporterà con la mente alle avventure della vostra infanzia!

Mamoru Yokota

Con il suo incredibile talento nel dirigere l’animazione di Naruto Shippuden, una delle serie cult amata e rinomata a livello mondiale, e del thriller soprannaturale Death Note, intrigante ed appassionante in ogni suo aspetto, Mamoru Yokota lascia il segno e si distingue per la sua abilità e passione! Un artista che con la sua tecnica dà vita a scenari impressionanti e a dinamiche surreali che appassionano!

I Maestri terranno un workshop gratuito di disegno sabato 10 settembre alle 15:00, una conferenza e una dimostrazione di disegno sul palco sempre sabato 10 settembre alle 17:45, nonché una sessione autografi gratuita con illustrazioni esclusive che si terrà domenica 11 settembre alle 14:00.

Per info facebook.com/events/513715807088121  |   japanmatsuri.org  |   info@japanmatsuri.org

Romanina Cozzolino: da Gamer a Traduttrice di Videogame

Quando si parla di creatività, siamo tutti abituati a pensare a chi crea qualcosa di nuovo da zero. Effettivamente è così; ma non è l’unica forma di creatività. Perché la creatività sta anche nel reinventare una situazione, per renderla diversa. Il doppiaggio è creatività, anche se stai recitando su una scena già girata da altri. E così anche la localizzazione. Per chi non lo sapesse, con localizzazione si intende prendere un videogioco in lingua originale e tradurlo per il mercato locale. Titolo del gioco, voci del menu, sottotitoli e in alcuni casi doppiaggio. Questa è la localizzazione. In questo processo lavorano i traduttori e le traduttrici. Sia che un gioco vada doppiato o che servano solo i sottotitoli, c’è sempre qualcuno “a monte”, che si occupa della traduzione. Oggi voglio parlarvi di una di loro: una traduttrice. Il suo nome è Romanina, e questa è la sua storia.

Romanina Cozzolino: da Gamer a Traduttrice di Videogame

Ciao Romanina, benvenuta su Satyrnet. Presentati e parlaci un po’ di te.

Mi chiamo Romanina e attualmente lavoro nell’ambito della localizzazione videoludica.
Sono sempre stata un’avida giocatrice appassionata di fotografia e, giustamente, di videogiochi.
Mi reputo una persona abbastanza comune, quando non traduco o scatto fotografie, probabilmente mi troverete a guardare film, animazione giapponese o divorare serie TV, a giocare ai videogiochi, a prendermi cura della mia cagnolina, a leggere o ad ascoltare musica, ma anche a passeggiare ed esplorare nuovi luoghi con la giusta compagnia. Altre volte la pigrizia mi catapulterà semplicemente in posizione supina a oziare osservando la mia collezione di nendoroid.
Ho un debole per l’oriente, sogno il Giappone e di avere tanti corgi che mi girano per casa.

Parlaci del tuo percorso da gamer a traduttrice di videogiochi.

Credo di essere un’eterna Peter Pan: sono sempre stata una videogiocatrice e tuttora gioco quando posso. Sono affezionata alla Nintendo e posseggo la maggior parte delle console, sia parlando di retrogame che next gen. Sono cresciuta con Pokémon e Super Mario e mi sono nutrita fin da bambina dei prodotti di quegli anni. Attualmente, ma già da diverso tempo, non faccio più una distinzione così netta e gioco quasi di tutto, su qualsiasi console.
Avendo anche un passato da amante dei punta e clicca, grazie a mio fratello maggiore che mi piazzava davanti ad avventure grafiche come Monkey Island, Syberia e Runaway (aiutandomi a progredire nel gioco mille volte), adoro soprattutto videogiocare su PC.
Non ho praticamente mai smesso del tutto, ogni tanto mi ci allontano, ma c’è sempre una conciliazione. Anche se, purtroppo, ci sono periodi in cui è sempre più difficile mettere mano a un videogioco, se non per tradurlo.

Ho iniziato a interessarmi a questo lavoro un po’ per caso. Volevo fare delle esperienze come traduttrice e, dal punto di vista professionale, ho deciso di concentrarmi sulla traduzione di videogiochi poiché lo reputo un mercato in piena espansione e, inoltre, conosco bene molti aspetti legati ad essi grazie alla mia esperienza di giocatrice, quindi mi sembrava un obiettivo ideale verso cui indirizzare il mio percorso.
Mi piacerebbe molto anche tradurre fumetti, ma è un ambito un po’ più ostico da poter approcciare.
Nonostante se ne parli poco, la localizzazione videoludica in Italia esiste. Poco prima della pandemia ho inviato “applications” a moltissime agenzie di traduzione. Tra le tante non-risposte e tra qualche test di traduzione non passato, per fortuna alla fine è arrivata una svolta: una prova superata e la proposta di collaborazione. Non nascondo che ero davvero super felicissima.
Quello dei videogiochi è un settore che più di tutti ha beneficiato del lockdown e non ha subito particolari cali, infatti al momento il lavoro non manca. Quindi ho iniziato la mia esperienza nell’ambito nel pieno delle varie quarantene, nel 2020, lavorando da casa e continuando a formarmi.
Mi è stata data l’opportunità di lavorare su una discreta varietà di videogiochi per il mercato italiano. Questo mi ha permesso di comprendere meglio il processo di localizzazione e mi ha insegnato l’importanza di rispettare le scadenze. Lavorare con passione in questa posizione ha inoltre migliorato il mio livello di inglese e le mie capacità investigative per scovare problemi ed errori, ho acquisito e affinato le competenze necessarie per lavorare nell’industria dei videogiochi traducendo quotidianamente testi di gioco dall’inglese.

Quali e quante lingue parli? E da quali lingue traduci?

Parlo inglese e capisco abbastanza lo spagnolo, ma lo sto perfezionando.
Traduco dall’inglese (americano e britannico) verso l’italiano.

Finora quanti titoli hai tradotto?

Ho avuto l’occasione di tradurre un solo videogioco completo, il quale deve ancora essere rilasciato e l’NDA non mi permette di parlarne. C’è in cantiere un grosso progetto a cui potrei partecipare, ma non essendo niente di confermato, cerco di non sognare troppo.
Essendo ancora relativamente agli inizi, finora mi sono occupata principalmente di piccoli progetti (dato che un gioco può venire spezzettato e assegnato a diversi traduttori) oppure di giochi mobile, dialoghi in-game e di tutto ciò che ruota attorno a un videogioco: descrizioni, patch, pagine web e pagine dello store, annunci, eventi, e-mail promozionali, dlc, contenuti marketing, sottotitoli dei video e blog degli sviluppatori. Un traduttore si occupa di tradurre tutto ciò che riguarda un gioco, quindi anche dei contenuti esterni ad esso. Un esempio può essere PUBG: pubblicano spesso tantissimi contenuti e news sul loro sito.
Purtroppo, però, in molti casi i traduttori non vengono menzionati, un piccolo lato negativo di questo ambito, abbastanza frustrante. In poche parole, si tratta del dare i giusti meriti a coloro che si sono occupati della traduzione e inserire i loro nomi nei titoli di coda. Anche perché non è sempre certo che, partecipando a un progetto, il nome del traduttore finisca nei credits, né che gli sia permesso divulgare ciò a cui ha lavorato.
Su alcuni social, soprattutto Twitter e LinkedIn, viene condiviso l’hashtag #TranslatorsInTheCredits e mira a battersi per i diritti dei traduttori, per farci uscire dall’ombra e darci la giusta visibilità.

Quando traduci, lo fai letteralmente, o ti è concesso riadattare i dialoghi per renderli più fruibili per il pubblico italiano?

È complicato dare una risposta precisa, dipende dal gioco e dal progetto.
Come disse Fabio Bortolotti: “la prima cosa che deve fare una traduzione, secondo me, è dare l’idea di non essere una traduzione”. Una traduzione eccessivamente letterale, molto spesso non funziona.
È fondamentale conoscere approfonditamente la lingua italiana per fare un buon lavoro di traduzione e devo dire che ciò che mi ha aiutato di più è stato leggere tantissimo, di diversi generi. Però, una traduzione fedele alla grammatica italiana ma non fedele all’opera, può far storcere il naso. A volte non bisogna semplicemente tradurre ma localizzare, ovvero aggiungere alla traduzione anche delle modifiche per rendere il gioco più culturalmente vicino e/o accettabile per il pubblico.
Diciamo che sono tendenzialmente fedele, ma ogni tanto mi prendo qualche libertà, se il gioco lo permette.
Ed è per questo che mi piace questo lavoro: mi diverte, scopro cose nuove e sempre diverse, dato che ogni progetto è differente. Ovviamente ci sono tante sfide, soprattutto quando si parla, ad esempio, di “puns”: adattare un gioco di parole prettamente inglese è spesso complicato e necessita di molta creatività per non perdere il senso di ciò che si vuole esprimere nella lingua originale.

Quando ti arriva lo script da tradurre, ti arriva insieme a una copia del gioco, in modo che tu possa anche vedere come calza il sottotitolo?

È molto difficile, ma se si è fortunati il cliente, ovvero lo sviluppatore, fornisce una copia da poter giocare e approfondire per tradurre al meglio. Come detto, però, succede molto raramente: a volte il gioco neanche è stato annunciato ed è ancora in sviluppo. A volte viene fornita una documentazione riguardante il titolo, un glossario, illustrazioni, diverse informazioni sui personaggi, direttive e terminologia da seguire e di cui tener conto, altre volte no, non abbiamo molte informazioni sul contesto del materiale da tradurre.
Poiché capita molto spesso di lavorare al buio, ciò che possiamo fare è andare a istinto, ragionando sul senso della frase o termine inglese che potrebbe avere più significati, adattarsi, fare ricerche e supposizioni, approfondire argomenti di ogni genere, confrontarsi con i colleghi, fare riferimento al proprio project manager o con chi si occuperà della revisione. È anche possibile in casi estremi chiedere direttamente agli sviluppatori, ma non sempre si ha la certezza di ricevere una risposta.
Insomma, bisogna sempre essere curiosi e andare a fondo il più possibile. Può capitare, ad esempio, che per un gioco gestionale ferroviario, si debbano ricercare terminologie di meccanica e approfondire argomenti di economia.

Il software che usate, è simile a quelli usati per sottotitolare i film?

Non mi sono mai occupata del sottotitolaggio di un contenuto audiovisivo già disponibile, se non per i Talk di TED, usando CaptionHub. Poiché non abbiamo accesso diretto al gioco, suppongo che i software professionali per i video siano totalmente diversi.
Nel settore della localizzazione vengono utilizzati sistemi di traduzione assistita per facilitare il lavoro ottimizzando e velocizzando i tempi di consegna, ovvero i CAT Tools. Io lavoro con memoQ e lo trovo molto pratico nelle attività di routine. In sostanza, sul programma vengono caricati i file dati dagli sviluppatori, spesso Word o Excel, in seguito si accede al server del cliente dove si trovano i progetti e i file contenenti stringhe di testo “source” da un lato e stringhe vuote dall’altro. Quando si traduce, bisogna fare attenzione alla memoria di traduzione e al glossario, a meno che non si tratti di un gioco completamente nuovo, in quel caso gli sviluppatori possono richiedere stesso al traduttore di crearlo. I CAT Tools sono dei programmi molto utili, ma non possono sostituire del tutto un traduttore umano, il quale oltre a tradurre parole, traduce idee e trasmette emozioni.

Hai un tuo genere preferito da tradurre?

Non ho una particolare preferenza, ma mi piace tradurre di più giochi che richiedono una transcreation, ovvero una traduzione creativa, non sempre è fattibile, dipende da gioco a gioco. Mi piace anche poter tradurre dialoghi o materiale fantasy e di avventura.
Non amo molto, invece, tradurre giochi sportivi (calcio, basket) di guida/corsa, o militari, anche per via della mia poca conoscenza a riguardo.
Non mi è ancora capitato, ma credo che anche gli horror non avrebbero la mia massima simpatia…

E invece, parlando da gamer, qual è il tuo genere preferito?

Metterei al primo posto le visual novel, seguite dalle avventure grafiche e dal genere azione/avventura.
Nel mio cuore ci sono la saga di Ace Attorney, con una menzione speciale a Ghost Trick dello stesso creatore e la saga di Zelda. Altri generi preferiti sono i picchiaduro, i puzzle game, gli RPG, gli stealth e i musicali. Adoro la pixel graphic, i giochi a scorrimento, quelli isometrici e resto una fan del 2D.

Hai mai giocato a un videogioco tradotto da te?

Se intendi un gioco completo, non ne ho ancora avuto il piacere!
Però, per curiosità, vado sempre a ricercarmi online ciò che ho tradotto, soprattutto se non è materiale in-game. Devo dire che le prime volte è stato emozionante.
Ho ancora tantissima strada da fare e tanto da imparare, quindi incrocio le dita che possa riuscirci nei prossimi anni!

Bene, anche l’intervista di oggi termina qui. Io ringrazio tantissimo Romanina per il tempo dedicato e per le perle che ha voluto regalarci, parlandoci del suo lavoro. Vi lascio, come al solito, tutti i suoi link, così se vorrete seguirla, sapete dove andare e vi do appuntamento alla prossima intervista!

Romanina sui Social:
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E a voi, piacerebbe fare il lavoro che fa Romanina? O preferite semplicemente aspettare che escano i giochi e goderveli già tradotti? Fatemelo sapere, io mi trovo su FacebookInstagramTikTokTelegram, TikTok e Waveful. Lunga Vita e Prosperità a tutti!

Chi è Fabio Cuffari? Intervista con il nuovo talento dell’arte

Quando l’ho conosciuto (che poi è quando lo abbiamo conosciuto un po’ tutti) era un musicista. Suonava il basso nei dARI. Poi ha avviato un suo progetto solista chiamato The Secrets. Dopodiché si è dedicato alla poesia, con il libro “Eroici dodici ore”, una raccolta di poesie palindrome con il quale ha vinto anche diversi premi e riconoscimenti. E oggi lo riscopriamo pittore. Un artista a tutto tondo, insomma. Sto parlando di Fabio Cuffari, che ho l’onore di intervistare tra queste pagine virtuali.

Bene Fabio, tanto per cominciare, presentati e parlaci un po’ di te

Io sono Fabio, in questo momento della mia vita faccio il pittore, un mestiere che mi appassiona e mi assorbe tanto. Mi piace ricercare tra le tante vie di espressione la maniera migliore per lasciare un segno.

Sei passato dalla musica alla poesia e ora ti dedichi alla pittura. Dobbiamo aspettarci altro da te?

Ammetto che mi piacerebbe sperimentare altre forme di creatività ed espressione, ma in questo momento mi sento totalmente assorbito dalla pittura, con la quale riesco ad esprimere ad un livello nuovo e forte. Tuttavia ho ancora un palindromo record da pubblicare e molte canzoni a cui in futuro mi piacerebbe rimettere mano.

Da dove nasce la tua grande passione per l’arte?

Non ricordo esattamente a quando risale, ma fin da bambino ho provato attrazione verso il mondo dell’espressione artistica. Disegnavo, suonavo o facevo finta di farlo per gioco.

Che studi hai compiuto per arrivare al livello a cui sei con il disegno?

Dato che amavo il disegno e la pittura ho fatto l’istituto d’arte, ma a livello di studi ufficiali mi sono fermato lì perché subito dopo c’è stata la musica. Negli ultimi anni ho approfondito disegno e pittura in modo molto profondo e disciplinato.

I tuoi quadri sono tutti a pastello?

La maggior parte sì, è la tecnica pittorica che preferisco al momento e con la quale ho raggiunto i risultati che desideravo.

Hai un artista di riferimento a cui ti ispiri?

Non esattamente, però ho sempre guardato con attenzione e fascino alla pittura barocca, rinascimentale e ai fiamminghi.

Quale è l’opera a cui sei più affezionato?

A nessuna devo dirti la verità, è come se ogni dipinto che produco mi facesse dimenticare il precedente. Tuttavia il primo dipinto della serie a cui sto lavorando, ovvero quello che raffigura mia mamma, “La Dama Paziente” è quello che ha significato un nuovo punto di partenza per me, una specie di svolta, ci sono molto legato quindi.

Parlaci della tua tecnica. Vedo nelle tue opere un realismo quasi fotografico, soprattutto nella resa delle luci. Se io fisso una luce di un tuo quadro, rischio di rimanere abbagliato. Come fai?

Sono quasi ossessionato dalla resa delle luci e delle ombre. Studio in continuazione per renderle più potenti possibili, in modo che lo spettatore rimanga impressionato o incapace di capire bene. Sto sperimentando nuovi materiali per ottenere sempre di più.

Oltre a essere un bravo artista, so che tieni anche dei corsi, dal vivo e online. Ce ne vuoi parlare? Come fare per iscriversi?

Sì, l’insegnamento è parte del mio lavoro, tengo corsi in presenza nella mia regione ma anche in molte località italiane, sotto forma di workshop esclusivi, alcune volte in luoghi da favola, dove fare una vera e propria esperienza per un week end immerso nella pace e nell’arte. Ad esempio a fine agosto in Valle d’Aosta terrò un mio workshop di ritratto a pastello di 3 giorni in una casa antica in stile medievale a 1600 metri di altitudine immersa nella pace e nei boschi. Tengo poi corsi online attraverso Patreon, una piattaforma sulla quale pubblico contenuti registrati e live. Ci si iscrive con un abbonamento mensile. Non mancano poi i corsi online via zoom che sto tenendo anche ad allievi americani.

San Grato

Fabio e la musica

Parliamo un momento di musica. Quale dei tuoi progetti musicali ti ha dato più soddisfazioni?

Senz’altro l’esperienza Dari mi ha dato tutto e mi ha cambiato in modo sostanziale, consentendomi di evolvere e di imparare molto. Il mio progetto solista The Secrets, al quale ho lavorato tra il 2015 e il 2019 mi ha permesso di esprimermi di nuovo con completa libertà e ho prodotto canzone e video divertendomi in un modo che non provavo da anni.

i “dARI”: da sinistra: Cadio, Fasa, Dario e Fab

Torneresti a suonare a tempo pieno nei dARI, come un tempo?

In questo momento non potrei, la pittura è ormai un lavoro per me e mi assorbe completamente. Se ci fosse il progetto serio di un ritorno sulla scena però, lo considererei senza dubbio. Mi manca molto calcare i palchi e imbracciare un basso.

Fabio: musicista, pittore e anche poeta

Per quanto riguarda la poesia invece, hai in progetto di scrivere altri libri?

Ho un palindromo lunghissimo che parla dei cambiamenti dell’uomo e del mondo, che ho finito di scrivere un paio di anni fa. Ho cercato di battere il record del mondo. Lo pubblicherò sicuramente.

Vedere uno come te, che spazia dalla musica alla letteratura, per poi arrivare alla pittura, dà coraggio. Sei l’emblema del volere e potere. Ma sappiamo bene che non basta volere le cose, per poter riuscire nei propri obiettivi. Quali sono i consigli che dài ai lettori di Satyrnet che vogliono avvicinarsi all’arte?

Qualcosa che credo ci si dimentichi troppo spesso oggi: la disciplina. Raggiungere dei risultati grandi è possibile. Serve avere un progetto e poi una dedizione che comporta sacrifici e rinunce. Non si può avere tutto, per cui bisogna essere pronti a tutto.

E anche questa intervista finisce qui. Se volete seguire Fabio sui Social, o iscrivervi ai suoi webinar, di seguito vi lascio tutti i suoi link:

Sito Ufficiale | Patreon | Facebook | Instagram | TikTok | YouTube

Che ne dite? Vi piacciono i quadri di Fabio? Vi piaceva la sua musica? Fatemelo sapere, io mi trovo su FacebookInstagramTikTokTelegram e Waveful. Lunga Vita e Prosperità a tutti!

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