Lo Scoppio del Carro: la tradizione della Pasqua Fiorentina

Lo Scoppio del Carro è una manifestazione della tradizione popolare laico-religiosa che si svolge la domenica di Pasqua nel centro di Firenze. Questa cerimonia risale addirittura ai lontani tempi della prima crociata, indetta per liberare il Santo Sepolcro dalle mani degli infedeli.

Nel 1097, al comando di Goffredo di Buglione, Duca della bassa Lorena, i crociati, il cui nome derivò dalla croce rossa cucita sulla spalla destra della tunica bianca che ricopriva l’armatura, partirono per la terra santa e nell’estate del 1099 posero l’assedio alla città di Gerusalemme che espugnarono il 15 luglio. Secondo la tradizione fu il fiorentino Pazzino de’ Pazzi a salire per primo sulle mura della città santa dove pose l’insegna bianca e vermiglia. Per questo atto di valore, Goffredo di Buglione gli donò tre schegge del Santo Sepolcro.

Rientrato a Firenze il 16 luglio 1101, il valoroso capitano fu festeggiatissimo ed accolto con solenni onori. Le tre pietre rimasero inizialmente conservate nel Palazzo dei Pazzi e quindi consegnate alla Chiesa di Santa Maria Sopra a Porta in Mercato Nuovo, poi ampliata e rinominata come chiesa di San Biagio fino a quando, nel 1785, questa fu soppressa. Dal 27 maggio di quell’anno le sacre reliquie vennero definitivamente trasferite nella vicina Chiesa di Santi Apostoli dove tuttora sono gelosamente conservate in un’apposita cripta.

Gli storici ci hanno tramandato che dopo la liberazione di Gerusalemme, nel giorno del Sabato Santo, i crociati si radunarono nella Chiesa della Resurrezione e, in devota preghiera, consegnarono a tutti il fuoco benedetto come simbolo di purificazione. A questa cerimonia risale l’usanza pasquale di distribuire il fuoco santo al popolo fiorentino. Difatti, dopo il ritorno di Pazzino, ogni Sabato Santo, i giovani di tutte le famiglie usavano recarsi nella cattedrale dove, al fuoco benedetto che ardeva, accendevano rispettivamente una fecellina (piccola torcia) per poi andare, in processione cantando laudi, per la città a portare la fiamma purificatrice in ogni focolare domestico. Il fuoco santo veniva acceso proprio con le scintille sprigionate dallo sfregamento delle tre schegge di pietra del Santo Sepolcro.

Con l’andar del tempo lo svolgimento della festa divenne sempre più articolato per cui venne introdotto l’uso di trasportare il fuoco santo con un carro dove, su un tripode, ardevano i carboni infuocati. Non si conosce quando, in sostituzione del tripode, si usarono i fuochi artificiali per lo “scoppio del carro” ma si ritiene che ciò risalga alla fine del trecento.

Alla famiglia Pazzi era affidata l’organizzazione del carro e l’onere delle relative spese. Il privilegio di questa antica famiglia cessò nel 1478, per una provvisione della Repubblica che cacciò i Pazzi dalla città a seguito della famosa congiura ordita da essi contro i Medici. I cospiratori vennero uccisi e la Signoria, per cancellare tutto ciò che era legato alla famiglia caduta in disgrazia, ordinò che non si facesse più lo scoppio del carro mantenendo solo, per tradizione, la distribuzione al popolo del fuoco benedetto, che doveva avvenire fra il Battistero e la Cattedrale.

I fiorentini, però, non gradirono l’abolizione spettacolare dello “scoppio” e cercarono con tutti i mezzi di far revocare la provvisione del governo della Repubblica, e ciò non tanto per rispetto verso la famiglia Pazzi ma perché non volevano che l’offerta del fuoco pasquale ritornasse ad essere effettuata alla maniera semplice usata anticamente, senza più la caratteristica e fragorosa cerimonia oramai divenuta una consuetudine. Pertanto la Signoria ordinò ai Consoli dell’Arte Maggiore di Calimala, amministratori del Battistero di San Giovanni, di provvedere ai futuri festeggiamenti così come si usava fare prima della congiura.

Nel 1494, scossa dalla predicazione di morale cristiana del frate domenicano Girolamo Savonarola, la città cacciò i Medici e un’altra provvisione governativa restituì alla famiglia de’ Pazzi i suoi antichi diritti e privilegi, compreso quello dell’organizzazione del carro del Sabato Santo. Questo carro era inizialmente molto più semplice di quello attuale, ed a causa delle deflagrazioni e delle vampate che sopportava ogni anno, a cerimonia avvenuta, doveva essere quasi del tutto ripristinato. Parve quindi giusto ai Pazzi allestirne uno molto più solido ed imponente che dovesse durare per sempre. Fu, dunque, costruito il grande carro del tipo “trionfale” a tre ripiani, che da secoli, se pur più volte restaurato (anche dopo la tragica alluvione dell’Arno del 1966), gode ottima salute.

di Annarita Sanna

Lucca Comics & Games lancia il suo primo Campo estivo

Si terrà a Borgo Giusto, sulle colline dell’entroterra lucchese, il primo campo estivo di Lucca Comics & Games. Dal 30 giugno al 6 luglio, 50 ragazzi avranno un’opportunità unica per immergersi in laboratori e attività ispirate al grande festival della cultura pop. Per i partecipanti, oltre alle consuete attività sportive che contraddistinguono gli Experience Summer Camp, tanti laboratori, attività di gaming, ospiti e anticipazioni dal community event, che si terrà a Lucca dal 30 ottobre al 3 novembre 2024.

Il progetto nasce dalla collaborazione tra Lucca Crea s.r.l. ed Experience Summer Camp, realtà leader nel settore, che organizza campi estivi da quasi 40 anni, con il patrocinio di Toscana Promozione Turistica.

Nel cuore dell’esperienza si trova il laboratorio di fumetto Manga, realizzato in collaborazione con la Lucca Manga School, ideato per stimolare la creatività e la progettazione, offrendo la possibilità di esplorare le dinamiche alla base della creazione di una storia. Attraverso il laboratorio, condotto da Riccardo Pieruccini, i giovanissimi talenti avranno l’opportunità di affinare le proprie abilità narrative, imparare a costruire dialoghi efficaci e a raccontare storie tramite le immagini. Inoltre, verrà data grande importanza all’acquisizione di tecniche specifiche e al lavoro di gruppo, elementi fondamentali per una crescita artistica.

Lucca Comics & Games è vivere le storie a 360° e il videogioco è uno dei suoi mondi di elezione: per questo, grazie al supporto di Nintendo, i partecipanti avranno la possibilità di conoscere i Pikmin, creature aliene che ci invitano a riflettere sul rispetto dell’ambiente, dei suoi frutti e dei suoi abitanti. Inoltre, tante sfide mozzafiato ai principali titoli per Nintendo Switch tra cui Mario Kart 8 Deluxe e Nintendo Switch Sports.

Ma Lucca Comics & Games è anche vivere le proprie passioni, raccontarle e condividerle, per questo sarà presentecome ospite e insegnante una delle creator più conosciute e apprezzate: Giulia Uda conosciuta come “Lo specchio di Grimilde”. Questo laboratorio, come un viaggio tra animazione e digitale, è dedicato alla scoperta, alla curiosità e alla magia che si nasconde contemporaneamente nel mondo del cinema e nel mondo dei social. I giovani creatori saranno guidati attraverso un processo di ricerca e selezione delle informazioni, offrendo strumenti pratici per comunicare efficacemente, sia attraverso la scrittura sia mediante l’uso di immagini, consentendo a tutti di esprimere e raccontare i propri interessi in modo autentico e coinvolgente. Un elemento distintivo di questa esperienza sarà la creazione di un diario personale dove ogni ragazzo potrà trascrivere le scoperte fatte durante le ricerche, le riflessioni personali sviluppando così l’attenzione dei ragazzi al dettaglio, alla ricerca, alla scoperta e alla curiosità. Il laboratorio continuerà poi alimentando la creatività con l’analisi degli archetipi delle fiabe e dell’animazione attraverso supporti audiovisivi. L’ideazione e la scrittura di un “personaggio” secondo le tecniche cinematografiche saranno l’ultima tappa di questo viaggio tra fantasia e curiosità.

Le iscrizioni sono ufficialmente aperte, fino ad esaurimento posti.

Per maggiori informazioni e per conoscere tutti i dettagli del Lucca Comics & Games Summer Camp:  www.experiencecamp.it/camp-tematici/camp-lucca-comics-games/

Star Trek IV riprende la rotta verso i Cinema!

Il tanto atteso annuncio dell’arrivo di Star Trek 4 segna un momento storico per i fan della saga cinematografica. L’ultimo capitolo della serie reboot ha finalmente preso forma con l’ingresso di Steve Yockey, creatore di successo di “The Flight Attendant”, nel team di sceneggiatura. Secondo quanto riportato in esclusiva da Variety, Paramount Pictures e Bad Robot hanno fatto del quarto capitolo di Star Trek una priorità assoluta. Sebbene i dettagli della trama siano ancora avvolti nel mistero, è noto che questa sarà la conclusione epica della saga iniziata nel lontano 2009 con il film Star Trek.

L’annuncio ha confermato il ritorno di tutti i personaggi principali: Chris Pine indosserà nuovamente nell’uniforme del Capitano Kirk, Zachary Quinto indosserà le iconiche orecchie di Spock, Karl Urban tornerà nel camice del Dr. McCoy, Zoe Saldana nei panni di Uhura, il mitico Simon Pegg ancora in sala macchine ne panni di Spock. Scotty e, al timone della U.S.S. Entreprise, tornerà ovviamente Hikaru Sulu interpretato da John Cho. Probabilmente, ci sarà un recast per il personaggio di Pavel Chekov vista la prematura scomparsa del bravissimo Anton Yelchin.

La rotta per portare alla luce questo quarto capitolo è stato pieno di ostacoli per Paramount, con vari tentativi falliti nel passato. Tuttavia, la nuova squadra creativa sembra determinata a portare a termine il progetto con grande successo, dimostrando l’assoluto impegno della produzione nel regalare ai fan di Star Trek un epico e degno finale per questa incredibile saga cinematografica.

Gli esorcisti contro Hazbin Hotel: “L’inferno non si può redimere”!

L‘Associazione Internazionale Esorcisti si è scagliata contro l’acclamata serie “Hazbin Hotel“. L’associazione, , fondata da don Gabriele Amorth e da padre René Chenesseau,  ha infatto suscitato polemiche online commentando con una nota, dal titolo altisonante, “L’inferno non si può redimere“, l’opera dell’autrice Vivienne Medrano: secondo il loro punto di vista, la serie promuove messaggi satanici e occultisti, contrari ai dogmi della fede, mettendo il diavolo e le forze del male in una luce positiva rispetto al Paradiso.

Come tutti noi sappiamo, la trama di “Hazbin Hotel“, che ha debuttato su YouTube nel 2019 ed è diventata popolare in tutto il mondo arrivando quest’anno su Amazon Prime Video, segue la storia di Charlie, la figlia di Lucifero, che gestisce un hotel per demoni desiderosi di redimersi e raggiungere il Paradiso.

L’Associazione Internazionale Esorcisti ha criticato la serie per la falsa e distorta rappresentazione teologica, culturale ed educativa che offre. Raffigurando demoni e dannati in modo umoristico, si rischia di normalizzare il male e sminuire la sua reale pericolosità. Inoltre, l’idea che le anime dannate possano redimersi soggiornando in un albergo va contro l’insegnamento cristiano sulla redenzione attraverso la confessione, il pentimento e la conversione. La serie, formalmente vietata ai minori ma accessibile a tutti, sempre secondo gli Esorcisti, potrebbe dunque influenzare negativamente i giovani spettatori, inducendoli a una concezione distorta del peccato e ad avvicinarsi a pratiche occulte.

… La serie “Hazbin Hotel”, formalmente vietata ai minori, ma accessibile a tutti (tanto più perché animata e quindi di sicura presa sui più giovani) presenta un universo narrativo falso e deviante sul piano teologico, culturale e educativo. È un pianificato stravolgimento del racconto biblico che mistifica il messaggio cristiano di salvezza e lede la coscienza del pubblico, in particolare di bambini e ragazzi. La serie ritrae demoni e dannati in modo umoristico, offrendo una rappresentazione che induce alla normalizzazione del male nonché alla sottovalutazione della sua reale pericolosità. L’idea che le anime dannate o persino i demoni possano redimersi soggiornando in un albergo è in oltraggiosa e ricercata contraddizione con l’insegnamento cattolico sulla confessione, sul pentimento e la vera conversione del cuore verso Dio.  La serie per la sua rappresentazione dell’Inferno, per la sua visione impietosita dei demoni e della loro sorte (descritta come ingiusta), può favorire una distorta concezione del peccato e incoraggiare una normalizzazione dell’occultismo, aumentando il rischio che le persone, in particolare i giovani, si avvicinino a pratiche magiche, cerchino di interagire con entità maligne fino a aderire a una visione satanista della realtà“.

Questa nota ha ovviamente scatenato una forte reazione sui social media, con molti fan della serie difendendo l’opera di VivziePop e criticando l’Associazione Internazionale Esorcisti per la loro presa di posizione. La polemica attorno a “Hazbin Hotel” evidenzia ancora una volta il conflitto tra libertà artistica e sensibilità religiose, e solleva la questione di quanto possano influenzare le opere di fiction le convinzioni e i valori delle persone. Resta da vedere se questa controversia influenzerà il successo della serie o se anzi porterà ancora più attenzione e curiosità da parte del pubblico.

Fonte: aieinternational.it/linferno-non-si-puo-redimere-nota-su-una-nuova-serie-animata-usa

Albero di Giuda: un albero presente in molte zone di Roma

Nella tradizione cristiana, il nome di questo albero (Cercis siliquastrum) è legato alla credenza medievale creata per spiegare la curiosa fioritura sulla corteccia nuda che fa capolino ancor prima che le foglie appaiano sui rami. La leggenda narra che sotto questo albero Giuda diede il famigerato bacio del tradimento a Gesù. Poco dopo, travolto da un inconsolabile rimorso, l’apostolo vi si impiccò.

Al di là delle leggende, il nome di questa pianta potrebbe essere legato alla sua regione di provenienza, la Giudea, vale a dire l’attuale Palestina. Dunque, albero di Giudea e non di Giuda, come erroneamente si pensa. La storpiatura potrebbe essere frutto di un banale errore di trasposizione.

Ma le vere origini del suo nome sono tuttora avvolte in un alone di mistero…

Questo arbusto ornamentale da giardino è originario del Mediterraneo Orientale e dell’Asia Minore. Un tempo, infatti, era molto diffuso su tutte le coste e nelle regioni dal clima più favorevole. Lo si trovava facilmente in parchi e giardini, già allora molto ricercato per la forma aggraziata e la fioritura vivace e copiosa, oltre che per le dimensioni contenute. Il famoso botanico e studioso Claudio Fossa lo mise a dimora nell’Orto Botanico di Reggio Emilia accanto a piante esotiche di grandissimo pregio.

L’albero di Giuda o Siliquastro – nome botanico Cercis siliquastrum – è una pianta appartenente alla famiglia delle Fabaceae (leguminose) e al genere Cercis. E’ un arbusto ornamentale dal portamento molto elegante e gentile, resiste bene alla siccità e predilige i terreni calcarei e le esposizioni in pieno sole. L’etimologia del termine deriva dal greco kerkís che significa letteralmente navicella e dal latino siliqua, cioè baccello. Il riferimento è alla tipica forma oblunga dei frutti.

di Annarita Sanna

Le Uova a Pasqua e le ricette Pasquali: una tradizione millenaria

Sono circa 350 milioni – per un valore pari a circa 105 milioni di euro – le uova consumate durante la Settimana Santa. Per una Pasqua che si rispetti, le uova tornano protagoniste di innumerevoli preparazioni regionali, prima fra tutte la frittata, un vero must da portare in tavola o da mangiare in un picnic all’aperto. Piatto dalle origini antiche, tanto da trovarne traccia nel “De re coquinaria” di Apicio nel capitolo “Per cocer ova in ogni modo”, la frittata è un cibo amato perché pratico e gustoso, il perfetto connubio per celebrare insieme uova e altri ingredienti. E durante il periodo pasquale, da Nord a Sud, si accende la sfida a suon di ricette e declinazioni regionali che Unaitalia racconta attraverso un viaggio culinario. Ricette ma anche tradizioni, come Il cantè j’euv ovvero “La festa del cantar le uova”, un rito storico legato al periodo pasquale nel sud del Piemonte che consisteva nella “questua delle uova” a fine Quaresima.

Oggi in Piemonte la frittata si fa “rognosa” (chiamata così perché esteticamente bruttina) con il salame fresco e poco stagionato, una ricetta anticamente apprezzata anche a corte tanto da rientrare nei piatti preferiti di Vittorio Emanuele II.

A Montaquila, in Molise, la frittata di Pasqua si fa con almeno 100 uova. Un impasto compatto e ricchissimo che si prepara il Venerdì Santo per poi essere mangiato nei giorni a seguire. Tra le origini di questo piatto, il gioco della “Tuzza” che riuniva nei giorni precedenti la Pasqua gruppi di amici e familiari pronti a sfidarsi a colpi di uova. La caratteristica della preparazione è nella struttura compatta che la rende simile ad una torta rustica; infatti, si consuma a fettine ed è uno dei prodotti immancabili nel lunedì di Pasquetta.

In Umbria 100 sono invece le erbe aromatiche utilizzate all’interno della frittata, una tradizione molto antica tramandata di generazione in generazione. Sono tante le erbe e verdure che andrebbero utilizzate ma quelle che non possono mancare sono gli asparagi, i carciofi, la cipolla fresca, l’aglio fresco, gli strigoli, gli spinaci, il rosmarino, la menta, la mentuccia, la maggiorana, le zucchine, le vitabbie, la borragine, il finocchio selvatico, la salvia, l’erba della Madonna.

Nella Pasqua di Amatrice, invece, non può mancare “La Frittatòna”, la cui ricetta originale risale almeno alla metà del 1800. Era ed è ancora usanza preparare in famiglia questa grande frittata in cui si utilizzavano soprattutto gli ingredienti “poveri” (di scarto) dell’agnello, macellato proprio in occasione di Pasqua. Inoltre, ogni famiglia utilizzava un numero di uova pari agli anni della persona più anziana presente in casa; perciò, si rendeva necessario l’uso della padella più grande che si aveva a disposizione.

Nella tavola marchigiana non è Pasqua senza la frittata al mentastro, una varietà di menta selvatica tipica della campagna marchigiana conosciuta sin dal rinascimento, mentre in Campania è protagonista la frittata di maccheroni (“maccarune” era il termine con cui si indicava qualsiasi tipo di pasta), buona come antipasto nella domenica pasquale o come piatto unico nel giorno di Pasquetta.

La ricetta nacque a Napoli per riciclare la pasta avanzata che non poteva essere buttata via durante i periodi di maggiore povertà e che, con l’aggiunta di semplici ingredienti quali uova e una manciata di formaggio grattugiato, poteva essere riutilizzata. Con il passare del tempo la ricetta venne rielaborata e si iniziarono ad aggiungere, oltre alle uova e al formaggio, il pomodoro, cubetti di formaggio e salumi.

Sempre in Campania, nel salernitano, la frittata di Pasqua è una tradizione molto sentita e tra gli ingredienti non devono mai mancare la verza d’aglio e la nepitella. Impossibile dimenticare poi qualche spina, a ricordo della Passione di Cristo. Il numero di uova più frequentemente usato è 33, a ricordo degli anni di Gesù, ma sono in tanti ad osare con una quantità più grande. L’importante è che il numero sia dispari e che ogni anno lo si aumenti in maniera progressiva, per augurare gioia e prosperità.

Infine, in Sicilia è la frittata di pane “ammurracciato” a farla da padrone, una ricetta di tradizione contadina che veniva preparata per non sprecare pane raffermo in mancanza di ingredienti costosi. Perfetta come antipasto o come piatto unico per un picnic, per realizzarla bastano pane raffermo – meglio se ammorbidito nel latte – uova, aromi e una spolverata di pecorino grattugiato.

Una Pasqua ricca di sorprese. A Zoomarine è grande attesa per alcuni protagonisti di “Mare Fuori”

Dietro le quinte di un successo, quello di “Mare Fuori”. A raccontare curiosità e retroscena saranno alcuni dei protagonisti presenti al Parco Zoomarine il 30 marzo 2024. Una sorpresa di Pasqua decisamente originale per il pubblico formato famiglia che potrà seguire il talk show (incluso nel biglietto e fino ad esaurimento posti) con Beppe (Vincenzo Ferrera), Milos (Antonio D’Aquino), Alina (Yeva Sai). Giunta alla quarta edizione la serie targata Rai  Fiction e Picomedia  è diventata un fenomeno tra i giovanissimi e le sue “onde tumultuose”, tra sogni, amarezze, voglia di riscatto di un gruppo di ragazzi finiti in un carcere minorile, hanno varcato i confini italiani approdando anche all’estero.

Non saranno solo gli attori della serie ad allietare le tre giornate di festa (dal 30 marzo all’1 aprile) del parco alle porte di Roma. Ad attendere i visitatori il nuovo show acrobatico dei tuffatori, le attrazioni aperte (compresa una parte acquatica con la piscina Punta Cana, Acquasplash e Blue River), dimostrazioni educative con gli animali.

Il 31 marzo per i più piccoli arrivano Bing e Flop, per la prima volta a Zoomarine! I due simpatici personaggi trascorreranno la Pasqua con i fan, ogni bambino potrà incontrare le due mascotte e scattare una bellissima foto ricordo che sarà poi donata dallo staff (evento incluso nel biglietto d’ingresso). Grande attesa poi l’1 aprile per il nuovo show di  Charlotte M., l’amatissima you tubers beniamina di ragazze e ragazzi. Insomma una Pasqua davvero imperdibile per unire le famiglie con il sano divertimento. Info www.zoomarine.it

Il 25 Marzo è il “Tolkien reading Day”

Il 25 Marzo è il Tolkien reading Day (la giornata della lettura di Tolkien) che prende ispirazione al giorno in cui avvenne la caduta di Sauron nella Guerra dell’Anello e che segna anche il passaggio dalla Terza alla Quarta Era. Il primo “Tolkien reading Day” fu organizzato dalla Tolkien Society nel 2003 per incoraggiare i fan a celebrare e promuovere la vita e le opere di J.R.R. Tolkien.

John Ronald Reuel Tolkien, nato il 3 gennaio del 1892 presso Bloemfontein capoluogo dello Stato Libero dell’Orange è forse l’autore che più ha influenzato la cultura popolare dell’ultimo secolo. Le sue opere sono arrivate anche alle generazioni più giovani, grazie alle trasposizioni cinematografiche del regista Peter Jackson.

Prima di diventare un importante professore di Oxford e prima di scrivere i suoi capolavori, J.R.R. Tolkien era un giovane studioso di filologia inglese, arruolatosi volontario per combattere in Francia nella Prima Guerra Mondiale ha vissuto gli orrori della trincea che lo portarono a cambiare profondamente, ripudiò infatti i conflitti e dedicò tutta la sua vita all’amore per sua moglie Edith, all’insegnamento e alla creazione letteraria.

Durante il  periodo di insegnamento ad Oxford iniziò la stesura dei primi lavori realizzando l’intero nucleo narrativo della Saga dell’Anello. Il primo libro è “Lo Hobbit”, pubblicato nel 1936 che rappresenta l’inizio di un epico e iconico ciclo di romanzi che Tolkien scriverà in circa quindici anni, considerato da subito considerato una pietra miliare del genere, Lo Hobbit fu il fulcro dell’elaborazione del regno immaginario che lo renderà famoso e celebre in tutto il mondo.  Il Signore degli Anelli,  ambientato alla fine della Terza Era dell’immaginaria Terra di Mezzo, è stato scritto a più riprese tra il 1937 e il 1949, fu pubblicato in tre volumi tra il 1954 e il 1955.  Vincitore dell’International Fantasy Award e del Prometheus Hall of Fame Award, il romanzo è stato dichiarato ​​libro preferito del millennio dai clienti Amazon nel 1999 e il romanzo più amato della Gran Bretagna di tutti i tempi dalla BBC The Big Read nel 2003. Il suo adattamento cinematografico vede un cast stellare che includeva Elijah Wood, Viggo Mortensen, Ian McKellen, Liv Tyler, Sean Astin e Orlando Bloom. La trilogia de Il Signore degli Anelli ha ottenuto 17 premi Oscar, incluso quello per il miglior film. Dopo “Il Signore degli Anelli”, Tolkien scrive anche diversi saggi sulla fiaba e sui miti celtici (“Tree and Leaf”, “Albero e Foglia”, 1955), racconti brevi (“On Fairy-Stories” e “Leaf by Niggle”, rispettivamente del 1938 e 1939) e infine due romanzi lunghi, ovvero “The Adventures of Tom Bombadil” (1962) e “The Homecoming of Beorthnoth Beorhthelm’s Son” (1975). John Ronald Reuel Tolkien muore a Bounemouth, presso lo Hampshire, il 2 settembre 1973.

La bellezza de Il Signore degli Anelli e di tutte le opere ambientate ad Arda (Il SimarillionI figli di HurinRacconti IncompiutiLe Avventure di Tom BombadilBeren e Luthien) hanno il potere e la bellezza di una fiaba senza tempo, di una verità sempre attuale, hanno la forza della vita che scorre incessante e luminosa, increspata da pericoli e difficoltà ma sempre ricca di speranza. Amata da un pubblico mondiale e apprezzata da molti artisti (fra cui si ricordino i Beatles, ammiratori estasiati dell’opera i quali ne proposero, molto prima dei film di Peter Jackson, la trasposizione cinematografica al grande Stanley Kubrick, con la clausola di far parte del cast), l’opera di Tolkien è oggi custodita e costantemente rielaborata dal figlio Christopher, al quale il padre ha affidato tutto il suo patrimonio letterario e grazie al cui impegno e dedizione molte opere hanno visto la luce della pubblicazione postuma. Entusiasmante, coinvolgente e meravigliosa, quella de Il Signore degli Anelli è un’avventura al di là del tempo e dello spazio, dove realtà e immaginazione si fondono dando vita ad un sogno interminabile.

Hanami, la festa dei Ciliegi giapponesi a Roma

Perchè andare fino a Tokyo per poter assistere all’iconica Hanami, la festa per la fioritura dei Sakura, i ciliegi giapponesi?

Nella lingua giapponese Hanami indica l’arte di contemplare la fioritura primaverile. Non solo i ciliegi in fiore, che in Giappone regalano uno spettacolo unico al mondo, ma tutti i fiori invitano ad un’esperienza estetica e meditativa quasi zen.

Anche a Roma è possibile ammirare lo spettacolo dei colori giapponesi con l’arrivo della bella stagione: siamo al Centro del Quartiere EUR della Capitale, nel Parco Centrale del Lago (meglio conosciuto come Laghetto dell’Eur). Da sempre meta privilegiata dei romani per attività sportive e culturali, l’area è ricca di specie arboree ed arbustive tipiche dell’ambiente mediterraneo. Querce, pioppi, magnolie, olivi ed aceri sono ampiamente diffusi, mentre più rari sono gli esemplari di lauroceraso, ligustrum, pittosporo e conifere appartenenti alle più importanti specie e varietà.

In questo spazio lussureggiante è appunto famosa è la Passeggiata del Giappone, che, disegnata nell’impianto generale e nei percorsi da Raffaele de Vico per essere un tutt’uno con il periplo dei giardini del lago, è stata completata con l’impianto in massa di prunus da fiore (ciliegi).  I Sakura sono stati donati dalla città di Tokyo e sono stati piantati in occasione dell’inaugurazione dell’area nel 1959, in presenza dell’allora primo ministro giapponese Nobusuke Kishi. Tutt’ora, la comunità giapponese, festeggia l’Hanami al Laghetto dell’Eur organizzando pic-nic su teli di colore azzurro sotto gli alberi in fiore, vestiti con Kimoni e costumi tipici giapponesi.

 La fioritura dei Sakura dura per poco tempo, comincia verso metà marzo e termina i primi di aprile quando iniziano a sfiorire. In questo periodo i giapponesi sono soliti festeggiare questo evento che prende il nome di Hanami (let. “l’osservazione dei fiori“) e consiste nell’ammirare questi meravigliosi Ciliegi consumando in compagnia (con amici, pareti, colleghi, famigliari ecc…) un sostanzioso pic-nic all’ombra dei Sakura in fiore.

Equinozio di Primavera tra scienza e leggenda

Il 20 marzo 2024, alle ore 04:06 (emisfero boreale) si celebra l’Equinozio di Primavera, ovvero quando, in astronomia, il Sole attraversa, passando dall’emisfero australe a quello boreale, raggiunge il punto vernale, ovvero l’intersezione tra l’eclittica e l’equatore celeste. Gli equinozi sono due volte durante l’anno solare e in quel momento il periodo diurno, ovvero quello di esposizione alla luce del Sole, e quello notturno sono uguali, giungendo i raggi solari perpendicolarmente all’asse di rotazione della Terra. In entrambi gli equinozi infatti, la nostra Stella passa a sud del tropico del Cancro e a nord di quello del Capricorno: allo zenit equatoriale il sole si trova declinato di 66°33′ su entrambi i tropici e di 23° 27′ su entrambi i circoli polari.  Gli equinozi occorrono a marzo e a settembre del calendario civile; insieme ai solstizi, marcano il momento di avvicendamento delle stagioni astronomiche sulla Terra. La Primavera astronomica non coincide sempre con quella tradizionale sancita dal calendario gregoriano, ma varia dal 19 al 21 marzo, a seconda del moto terrestre: la Terra infatti non è perfettamente sferica e cambia il suo asse di rotazione, anche se in maniera infinitesimale. Negli ultimi 19 anni è caduto il 21 marzo solo due volte: nel 2003, nel 2007.

La parola equinozio deriva dal latino aequinoctium, ovvero “notte uguale”  e sancisce il giorno, appunto, in cui luce e tenebra si equivalgono nell’economia della giornata. Questo momento sancisce l’inizio della “bella stagione”, dell’allungarsi delle giornate fino al 21 Giugno, al solstizio d’estate

Sin dai tempi antichi, questo giorno ha un valore simbolico estremamente forte: rappresenta il concetto di “rinascita” della terra dopo il gelo invernale, la vittoria della luce contro l’oscurità e, più in generale, una nuova vita naturale che può dare nuova forza all’essere umano.

In Mesopotamia, a ragion veduta, questo giorno corrispondeva all’inizio del nuovo anno, similmente anche nel calendario Bahà’i (Iran) si festeggia il Naw – Ruz, ovvero il capodanno: dopotutto, in astrologia, coincide con il mese del segno dell’Ariete, primo segno zodiacale. Nell’antico Egitto si celebra il Sham El Nessim, la festa della rinascita. Nella tradizione Induista, l’equinozio di Primavera coincide con l’Holi, l’ormai celebre (e abusata) Festa dei Colori che rappresenta la vittoria del Bene contro il male in cui il concetto di caste viene annullato e si festeggia senza restrizioni sociali con le note polvere colorate. Rappresenta il primo giorno dell’anno per i tamil e i bengali segue lo zodiaco Hindu ed è celebrato rispetto all’equinozio di primavera siderale. Quello tamil viene festeggiato nello Stato Tamil Nadu nell’India del Sud, l’altro viene festeggiato in Bangladesh e nello Stato del Bengala Ovest nell’India dell’est. Nella Terra del Sol Levante, l’Equinozio è tutt’ora una festa nazionale dedicata alla famiglia e ai morti coincidendo con la fioritura dei ciliegi.

Nell’originale calendario latino di Giulio Cesare, l’equinozio di primavera cadeva il 25 marzo. La ragione dell’odierno spostamento al 21 marzo  si lega a Gregorio XIII che, con il suo calendario, intendeva ripristinare l’allineamento fra date del calendario ed eventi astronomici. Quindi la riforma gregoriana non recuperò i tre giorni del 29 febbraio degli anni 100, 200 e 300 né il quarto giorno, che si era già aggiunto a causa del caos nell’applicazione del giorno bisestile intervenuta fra l’omicidio di Cesare e il definitivo decreto di riordino di Augusto dell’anno 8. Fu così che l’equinozio fu stabilmente spostato di quattro giorni rispetto alla sua data originaria. Anche nel cristianesimo, si utilizza l’equinozio per calcolare la Pasqua, secondo le fasi lunari e all’equinozio di Primavera si collega anche la festività cristiana dell’Annunciazione che è stata fissata dalla Chiesa esattamente nove mesi prima della nascita di Gesù, ricordata nel calendario cristiano il giorno del 25 dicembre, in quanto il momento dell’Annunciazione dell’Angelo a Maria coincide, per i credenti, con il momento del concepimento di Cristo per opera dello Spirito Santo.

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