Robocop: la serie TV che ha fatto sognare una generazione compie trent’anni

Nel 1994, tre anni dopo il flop del terzo film della saga, Robocop tornava sul piccolo schermo con una serie televisiva che si proponeva di rilanciare il personaggio creato da Edward Neumeier e Michael Miner. La serie, prodotta da Rysher Entertainment, Skyvision Entertainment e Rigel Entertainment, era ambientata dopo il primo film e ignorava gli eventi dei sequel, cambiando anche molti nomi dei personaggi. Il protagonista era interpretato da Richard Eden, un attore canadese che aveva già recitato in altre serie come Street Legal e Counterstrike.

PROMO ITALIA 1 TELEFILM "ROBOCOP" PRIMA TV (1994)

La serie era destinata principalmente a bambini e giovani adolescenti, e per questo motivo era praticamente priva di quella violenza che era stata il segno distintivo dei film. Robocop, infatti, anziché uccidere i criminali, si serviva di alternative non letali, come proiettili stordenti, reti elettrificate e braccia meccaniche. In questo modo, gli antagonisti potevano ripresentarsi in episodi successivi, creando una galleria di nemici ricorrenti, come il dottor Cray Z. Mallardo, un genio del male che voleva distruggere l’OCP, Chip Chayken, un dirigente dell’OCP che complottava contro Robocop, William Ray Morgan, detto Pudface, un criminale sfigurato da un incidente, Vlad Molotov, un terrorista russo, e altri.

La serie introduceva anche nuovi personaggi alleati di Robocop, come Diana, la segretaria dell’OCP la cui personalità era stata trasferita nel super-computer che governava la rete informatica della città, Metronet. Diana interveniva spesso ad aiutare Robocop nelle sue missioni, comparendo sotto forma di ologramma. Un altro personaggio importante era Gadget, la mascotte della stazione di polizia e la figlia adottiva del sergente Parks. Gadget era una ragazzina sveglia e curiosa, che aveva un rapporto speciale con Robocop e con il suo figlio Jimmy.

La serie aveva un tono più leggero e umoristico rispetto ai film, e si concentrava maggiormente sugli aspetti umani e sociali di Robocop, che cercava di recuperare la sua identità e la sua famiglia. La serie affrontava anche temi come la corruzione, la povertà, la droga, l’ecologia, la tecnologia e la libertà. La serie aveva una sigla finale cantata da Joe Walsh e Lita Ford, intitolata “Future to This Life”, che esprimeva il desiderio di Robocop di tornare a essere un uomo normale.

La serie ebbe un discreto successo di pubblico e di critica, e fu trasmessa in diversi paesi, tra cui l’Italia, dove andò in onda su Italia 1 dal 23 settembre 1994 al 28 gennaio 1995. La serie fu apprezzata dai fan di Robocop, che la considerarono una degna continuazione del primo film, e da molti spettatori, che si affezionarono al personaggio di Robocop e alla sua storia. La serie fu anche una fonte di ispirazione per molti autori di fantascienza e di cyberpunk, che ne ripresero alcuni elementi e concetti.

La serie, tuttavia, non fu rinnovata per una seconda stagione, a causa degli alti costi di produzione e della bancarotta della Orion Pictures, la casa di produzione dei film. La serie si concluse quindi con un finale aperto, che lasciava in sospeso le sorti di Robocop e dei suoi amici. La serie fu seguita da una serie animata, Robocop: Alpha Commando, nel 1998, e da un remake cinematografico, Robocop, nel 2014, che però non ebbero lo stesso impatto della serie originale.

Robocop: la serie TV rimane quindi un cult per molti appassionati di fantascienza e di azione, che ricordano con nostalgia le avventure del poliziotto cyborg che combatteva il crimine e cercava di ritrovare la sua umanità. Una serie che ha fatto sognare una generazione, e che ha dimostrato che Robocop non è solo un robot, ma anche un eroe.

L’Intelligenza Artificiale nella letteratura e nel cinema Sci-Fi

L’era dell’intelligenza artificiale è ormai in pieno svolgimento. Dall-E e ChatGpt sono nomi che sono diventati familiari, rivelando al mondo le strabilianti potenzialità dell’intelligenza artificiale nell’arte, nella letteratura, nella formazione e nella scienza. Ma diciamocelo, chi avrebbe mai pensato che un giorno le macchine sarebbero riuscite a pensare, creare, giudicare e decidere come noi esseri umani?

Siamo affascinati da questa idea perché in qualche modo stiamo dando vita a una vera e propria versione di noi stessi nelle macchine. E non è solo una questione di intelligenza ed estetica, stiamo anche parlando di emulare i sentimenti umani. In uno scenario del genere, chi avrebbe bisogno di terapia? Basta semplicemente acquistare un robot che possa fare da psicologo e risolvere tutti i tuoi problemi. Grazie all’intelligenza artificiale, abbiamo davanti a noi un futuro fatto di progresso tecnologico e prosperità senza precedenti. E chi sa, forse un giorno saremo persino immortali grazie alla fusione tra la nostra coscienza e le macchine.

Parliamo un po’ dei protagonisti delle opere di fantascienza che tutti conosciamo. Ci sono i robot, che sono come delle belle macchine programmate per fare i lavori domestici. Pensate alle aspirapolvere robot che puliscono casa per voi. Un sogno che diventa realtà. E poi ci sono gli androidi, che sono i robot che sembrano umani. Diciamo che se li incontrate per strada potreste scambiarli per persone vere, finché non scoprite che non hanno un’anima. Poi arrivano i cyborg, che sono come gli umani ma con dei pezzi di metallo al posto delle parti del corpo rotte. Un po’ come Robocop, ma in versione umanoide. C’è anche una categoria di cyborg che potremmo definire “fai-da-te”, quelli che si mettono le protesi perché gli fa figo. Saranno dei cyborg, ma soltanto se c’è un collegamento tra il loro cervello e le parti meccaniche. Altrimenti sono solo persone con delle protesi fighe.

Ma tutto questo parlarne di intelligenza artificiale non è una novità nel mondo della letteratura. Samuel Butler è stato uno dei primi a immaginarsi un mondo in cui le macchine sarebbero state intelligenti, con il suo libro “Erewhon” del 1872. E poi c’è Mary Shelley, con il suo famoso Frankenstein. Non si era mai visto un essere creato dall’uomo che in qualche modo vivesse e pensasse da solo. E guarda caso, quel mostro ha anche un aspetto un po’ originale, niente di quello che si usa oggi con tutti questi androidi e robot che sembrano dei fotomodelli. Se ci pensate, la missione del dottor Frankenstein era solo dimostrare che poteva creare la vita, a prescindere dall’aspetto del mostro. Non gli importava se era brutto o bello. Ma oggi certi ricercatori sembrano più interessati a creare delle macchine che sembrano modelli di Victoria’s Secret. Chissà, forse pensano che così i robot saranno più accettati.

E come non menzionare i film che hanno contribuito a creare il mito dell’intelligenza artificiale? C’è “Metropolis”, girato nel 1927, che ci ha mostrato un mondo in cui gli androidi vivevano in megalopoli futuristiche. E c’è il dramma “RUR” del 1920, che ha pure inventato il termine “robot”. L’utopia del dramma è di liberare l’umanità dalla schiavitù della fatica fisica. Ma gli effetti sono catastrofici, l’umanità reagisce male, affonda nel vizio e nell’indolenza, e le nascite iniziano a calare in modo preoccupante. I robot, ormai diffusi in tutto il mondo, iniziano a ribellarsi ai loro creatori e a sterminarli.

L’autore di fantascienza Isaac Asimov ha scritto “le tre leggi della robotica”, un concetto influente per aiutare a chiarire come gli umani possano controllare le proprie creazioni:

  • Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  • Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  • Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Per Asimov, l’intelligenza dei robot è categoricamente diversa da quella degli esseri umani: noi siamo governati dall’etica e possiamo cambiare le nostre scelte al momento, mentre per i robot l’autoconservazione viene solo dopo aver protetto e servito l’uomo.

In alcuni dei suoi ultimi racconti, “I Robot e l’Impero” e “Fondazione e terra”, uno l’ultimo della serie dei Robot e l’altro l’ultimo della saga delle Fondazioni, Isaac Asimov postula l’esistenza di una Legge più generale: la Legge Zero. Questo paradosso sembrerà familiare a chiunque abbia visto “2001: Odissea nello Spazio” di Stanley Kubrick.

Nel lontano 1999, i fratelli Wachowski ci stupirono con la creazione della realtà virtuale di Matrix. Un mondo post-apocalittico dove gli umani combattevano contro le macchine. Ma c’è da dire che anche quando le macchine assumevano sembianze umane, come l’Agente Smith, c’era qualcosa di molto poco reale. Anche HAL 9000 sembrava un bambino innocente a confronto con lui!

Il famoso cyborg Terminator, interpretato dall’irrefrenabile Arnold Schwarzenegger nel 1984, è un altro personaggio che ha fatto storia nella cultura pop. Nel primo film, viene mandato indietro nel tempo per uccidere Sarah Connor, la donna che darà alla luce il futuro distruttore della rete Skynet. Ma poi, nel secondo capitolo, Terminator viene riprogrammato per proteggere Sarah e suo figlio. Skynet è un’altra IA oscura che vuole superare gli umani, mentre il Terminator offre un filo di speranza.

Ma forse possiamo trovare un modo per farci aiutare dalla nostra amica intelligenza artificiale. Ci sono tanti esempi positivi in giro nella cultura pop! Ricordate Rosie, la robot casalinga della famiglia Jetson, nel cartone animato di Hanna-Barbera? E non dimentichiamo R2-D2 e C-3PO, che hanno accompagnato i nostri eroi nello spazio in Star Wars.

Ma non pensate che le macchine vogliano solo far parte della nostra famiglia, ci sono anche quelle che vogliono fare le stesse cose che facciamo noi umani. Come nel film Ex Machina del 2015, dove un androide si scopre con una mente propria che desidera la libertà. Temi simili si trovano anche nella serie Westworld, dove gli androidi del parco a tema iniziano a ribellarsi e desiderare la libertà.

Nel 2001, il film AI Intelligenza Artificiale ci ha mostrato un futuro lontano, dove i robot Mecha sono indistinguibili dagli esseri umani. E che dire di Her, del 2013, dove Spike Jonze ci ha regalato un amore tra un uomo e un sistema operativo dotato di una personalità in continua evoluzione? Un amore davvero “immediato”… direi! Ma il film Transcendence del 2014 ci fa davvero riflettere. Cosa succederebbe se unissimo l’intelligenza artificiale con il cervello umano? Un’idea potenzialmente possibile, anche se qualche scienziato potrebbe farsi qualche grattacapo!

Insomma, l’intelligenza artificiale ha davvero ispirato il mondo del cinema in molti modi diversi. Ma ricordiamoci sempre di non far arrabbiare troppo le macchine, altrimenti potremmo ritrovarci in un brutto guaio!

RoboCop: metà macchina, metà uomo ma… tutto eroe!

“Vivo o morto, tu verrai con me”

Questa è forse la frase più iconica di uno dei Film culto degli anni 80.  Robocop, un film visionario e al limite dello splatter, per le scene crude che lo contraddistinguono. Uscito nel 1987, il lungometraggio di Paul Verhoeven, regista di altrettanti film cult usciti a cavallo tra gli anni 80 e 90, racconta la storia di una società in mano al crimine, dove potere e criminalità vanno a braccetto per spartirsi la loro fetta di mercato, finchè non viene creato il super poliziotto robotico e quasi indistruttibile dal corpo di un agente di polizia rimasto vittima di questo sistema corrotto. La trasformazione da agente di polizia a robot pronto a combattere il crimine avviene quasi subito, con una delle scene più crude e forti dell’epoca. Una scena drammatica in cui il nostro protagonista non viene semplicemente ucciso, ma viene torturato a colpi d’arma da fuoco e infine giustiziato con un colpo alla testa. Il tutto fantasticamente rappresentato da un fantastico animatronic dalle perfette sembianze del nostro protagonista.

 

"Robocop" 1987 ( Trailer Italiano )

“Murphy, sei tu?”

Con questa frase Lewis, la partner di pattuglia del nostro protagonista, che poi lo accompagnerà in tutte le sue avventure, risveglia in lui una serie di flashback che fanno tornare il suo lato umano a scapito del freddo cinismo robotico. E’ forse questo che rende Robocop uno di quei personaggi rimasti nel cuore della nostra generazione: un freddo Robot con un cuore umano, capace di provare dei sentimenti.

Il protagonista, Peter Weller, è stato un’icona del cinema anni 80 e 90, partecipando a molte pellicole che hanno fatto la storia del cinema di quegli anni, tra cui Poliziotto in Blue Jeans, Screamers – Urla dallo Spazio, un horror fantascientifico che ancora oggi, con le sue ambientazioni e le scene ricche di suspance, riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo e molte altre. Un’altra delle cose che maggiormente risalta in questo film e che forse si ricorda anche di più, è la colonna sonora di Basil Poledouris, che scrisse anche quelle di Conan, Free Willy, Hot Shots e tanti altri capolavori degli anni 80 e 90. Tutt’oggi, a distanza di 30 anni se ci chiedono del primo Robocop, non possiamo non cantare nella testa il motivetto che accompagna le azioni eroiche del nostro protagonista nella lotta al crimine.

Da questo film sono poi partiti diversi filoni che hanno influenzato la cultura pop dei primi anni 90, tra cui due sequel che non hanno avuto lo stesso successo del primo, ma che ripercorrono le vicissitudini del nostro eroe,  una seguitissima serie tv, in onda su canali importanti come italia 1, una serie animata anch’essa seguitissima, ma soprattutto una linea di giocattoli e videogiochi che hanno rubato molte ore alla nostra infanzia a cercare di emulare il nostro stoico poliziotto robot nella lotta contro il crimine.

Adesso, dopo un remake del 2014 a dir poco fallimentare, alcuni rumor vogliono che sia in fase di produzione un nuovo film con Peter Weller pronto a rimettere l’armatura ambientato 30 anni dopo rispetto al primo film.

Nella speranza di rivivere in futuro il nostro passato, incrociamo le dita e cantiamo nella nostra testa l’iconica canzone!

di Riccardo Rossetti

tratto da

RoboCop: Rogue City

Uno dei franchise di fantascienza più eccitanti di tutti i tempi arriverà presto sul tuo schermo! Il publisher Nacon Metro Goldwyn Mayer (MGM), azienda leader nell’intrattenimento specializzata nella produzione di contenuti cinematografici e televisivi di qualità su tutte le piattaforme, annunciano di aver firmato un accordo per lanciare un nuovissimo videogioco di RoboCop basato sui primi tre film dell’universo originale di RoboCop. L’attesissimo gioco sarà caratterizzato da una nuova storia di RoboCop ed è sviluppato dallo studio Teyon, responsabile del successo di Terminator: Resistance. L’uscita del gioco è prevista per il 2023 per le piattaforme console e PC. 

RoboCop: Rogue City | Teaser Trailer

RoboCop è un classico dell’azione-avventura fantascientifica e uno dei franchise cinematografici hollywoodiani più iconici di tutti i tempi. Uscito per la prima volta nel 1987, il franchise continua ad appassionare il pubblico di tutto il mondo ancora oggi. Celebrando il suo 35° anniversario il prossimo anno, RoboCop ha trasceso la cultura pop con un robusto programma di prodotti di consumo e in licenza e una forte eredità nello spazio di gioco.

Nacon e Teyon lavoreranno con MGM per sviluppare un’autentica esperienza di gioco di RoboCop che è fedele al DNA del franchise, mentre immerge i giocatori in una storia originale che permette loro di giocare come nientemeno che RoboCop stesso. Nel film originale RoboCop, quando il buon poliziotto Alex Murphy viene ferito a morte da spietati criminali, medici innovativi sono in grado di rimetterlo insieme come un inarrestabile cyborg che combatte il crimine chiamato “RoboCop”.

Alain Falc, CEO di Nacon, ha dichiarato:

“Siamo lieti di collaborare con MGM per offrire una nuova visione di un franchise popolare creato oltre 30 anni fa. Questo gioco è la misura perfetta per perseguire il nostro obiettivo di offrire esperienze di gioco diverse al più ampio pubblico possibile”.

Robert Marick, Executive Vice President Global Consumer Products and Experiences, alla MGM, ha aggiunto:

“Non vediamo l’ora di collaborare con Nacon e Teyon per riportare uno degli IP più intramontabili della MGM sulle piattaforme di gioco con una storia nuova di zecca.  Il film è noto per l’azione avvincente e la narrazione complessa, e siamo entusiasti che i fan di RoboCop possano vivere tutto questo in prima persona attraverso il gioco”.

Frank Miller Robocop: Edizione definitiva

È il 1988. All’apice della sua carriera, il leggendario Frank Miller viene chiamato a scrivere le sceneggiature dei due sequel dRobocop, il film cult diretto dal regista Paul Verhoeven. Le idee del creatore di capolavori come SIN CITY300 e BATMAN: IL RITORNO DEL CAVALIERE OSCURO verranno però completamente rimaneggiate dalla produzione e non raggiungeranno mai lo schermo nel modo in cui il suo autore le aveva pensate. Troppo estreme, troppo corrosive, forse troppo avanti per quegli anni.

Molti anni dopo, lo scrittore Steven Grant e i disegnatori Juan José Ryp e Korkut Öztekin – insieme allo sceneggiatore Ed Brisson che crea un epilogo alla storia immaginata da Miller – hanno realizzato una versione a fumetti grottesca, iper-violenta e intrisa di dark-humor di quelle due storie.

Rinascono così, e vedono finalmente la luce, due capolavori della narrazione contemporanea, destinati a rimanere negli occhi e nel cuore dei fan di Robocop e del grande fumetto d’autore. E ora, dopo l’anteprima di Lucca Comics & Games, dove il volume è andato letteralmente a ruba, giovedì 14 novembre saldaPress riporta in Italia in un grande volume cartonato di eccezionale fattura quelle due storie:  Frank Miller Robocop: Edizione definitiva (pagg. 400, euro 25) arriva in libreria e in fumetteria, pronto a seminare di nuovo il panico. E questa volta solo in maniera positiva.

Frank Miller Robocop: Edizione definitiva raccoglie ROBOCOP ROBOCOP: L’ULTIMO BALUARDO, regalando al lettore adrenalina, potenza e una visione radicale della società americana contemporanea. Un gioiello imperdibile, che racchiude appunto in unico, definitivo e monumentale volume, uno dei capolavori di Frank Miller (che firma la copertina del volume). Disponibile in libreria e in fumetteria da giovedì 14 novembre.

Robocop – Vivo o morto vol. 2

ROBOCOP VIVO O MORTO: giovedì 5 settembre è uscito il secondo e conclusivo volume

ROBOCOP, il film cult di Paul Verhoeven, è certamente una delle grandi icone degli anni ’80. E quindi una delle grandi icone degli ultimi decenni, dal momento che gli anni ’80 sono stati una fucina di personaggi e storie entrate rapidamente nella leggenda.

SaldaPress, negli ultimi anni, ha deciso di investire molto su alcune di quelle icone: AlienPredator, prossimamente Terminator e, appunto, ROBOCOP.

Giovedì 5 settembre è uscito ROBOCOP – VIVO O MORTO vol. 2 (pagg. 160, euro 24,90), il secondo e conclusivo volume della recentissima serie pubblicata negli USA da Boom! Studios, scritta da Joshua Williamson e disegnata in questo caso da Carlos Magno e Dennis Culver.

Immaginato come diretto sequel del film del 1987, ROBOCOP: VIVO O MORTO è ambientato pochi mesi dopo le vicende raccontate nel film. Avevamo lasciato Robocop e l’agente Lewis – divenuta nel frattempo, suo malgrado, detective – alle prese con le macchinazioni di John Killian. La OCP gli ha affidato il compito di mediare sul ritiro delle armi dalle strade di Detroit, ma l’unico risultato ottenuto è stato quello di diffondere il caos e la violenza. Chi copre Killian? Perché non vogliono che il detective Lewis indaghi? E chi cerca di impedire a Robocop di intervenire?

Il secondo volume di VIVO O MORTO, nel pieno rispetto delle atmosfere del film di Verhoeven, spinge sul pedale dell’acceleratore e scatena una guerra metropolitana, magistralmente orchestrata da Williamson. Un altro capitolo da non perdere per tutti i fan di ROBOCOP e del fumetto d’avventura sci-fi, in attesa del sequel cinematografico prodotto da MGM e intitolato RoboCop Returns.

La serie animata di Robocop

Sono molti i film che, dopo aver avuto un grande successo, oltre ad avere dei seguiti hanno avuto delle vere e proprie saghe dedicate, e sono stati realizzati anche degli spin-off sia cartacei, con libri e fumetti, oppure televisivi realizzando telefilm, tv-movie o serie animate. Il film Robocop del 1987 di Paul Verhoeven, rientra in questa tipologia, infatti oltre ad aver realizzato una trilogia e un Reboot, vennero realizzati anche due serie per la televisione, una animata e una live-action. Oggi ci riferiamo alla serie animata, realizzata nel 1988 dalla Marvel Productions, composta da una sola stagione, per un totale di 12 episodi. In Italia venne trasmessa agli inizi degli anni ’90 con pochissimi passaggi sulle reti private, come Odeon Tv, venne poi distribuita su VHS dalla Stardust Video.

La storia segue il primo film, incentrato sulle avventure di Alex J. Murphy, agente di polizia della città di Detroit, che, in seguito a uno scontro a fuoco con la banda di criminali, con a capo Clarence Buddicker, venne ferito gravemente quasi a morte. Approfittando di ciò, la OCP, industria leader nel settore delle armi belliche e vera padrona della città, compreso il corpo di polizia, lo sottopose a un esperimento per il potenziamento delle forze di polizia, e così Murphy viene trasformato in un robot-poliziotto chiamato Robocop. Murphy/Robocop insieme alla sua collega e amica umana, l’agente di polizia Anne Lewis, pattugliano la città di Detroit e affrontano ogni caso che gli pone davanti, affrontando non solo i criminali, ma anche le bieche mire di alcuni dirigenti della OCP e di altre aziende che vogliono solo il potere e il denaro.

 

ROBOCOP Cartoon Intro

Questa serie animata essendo destinata a una fascia di pubblico preadolescienziale, ovviamente ha un ambientazione meno cupa e con toni molto meno violenti,  rispetto   al film del 1987, essa infatti mantiene toni allegri, e si cerca di usare meno violenza possibile durante gli scontri che ne conseguono,  e alla fine di ogni puntata dopo aver risolto il caso vi è una risata generale con Robocop in primis. È un vero peccato che non abbiano voluto crederci fino in fondo al progetto, in quanto, nonostante tutto, grazie a trama, disegni e ambientazione, ha molti punti a suo favore. Come ogni serie finita nel dimenticatoio si spera sempre che qualche casa di produzione e qualche sceneggiatore, riprenda in mano il progetto.

Alla prossima!

Robocop: L’ultima difesa

Quando la criminalità dilaga e le corporazioni fagocitano lo Stato sostituendosi al potere costituito c’è un’unica soluzione… Il fumetto “Robocop: L’ultima difesa” adatta le sceneggiatura cinematografica originariamente scritta da Frank Miller nel capitolo conclusivo del cyborg poliziotto! Avevamo lasciato RoboCop alle prese con la criminalità comune e soprattutto con le macchinazioni della OCP, la corporation che lo ha creato e che vuole prendere il possesso di Detroit a tutti i costi.

Ne L’ultima difesa la situazione è definitivamente precipitata: le forze di polizia sono state rimpiazzate da mercenari al soldo delle corporazioni e la popolazione di Detroit è stata allontanata dalle proprie case per costruire degli agglomerati abitativi più moderni e remunerativi. Solo un isolato resiste ancora eroicamente con l’aiuto di RoboCop che, ribellatosi ai suoi creatori, si erge a paladino dei più deboli per cercare di ripristinare un principio di autentica giustizia.

Finalmente il lettore può fruire dell’originaria visione del cyborg di Frank Miller, creatore di autentici capolavori quali “Sin City” e “300”, restituita in tutta la sua cruda efferatezza e violenza dall’adattamento dello scrittore Steven Grant.

Quando il cinema anticipa il futuro

A volte il Cinema, nei film di fantascienza, ha saputo anticipare in maniera perfetta il presente con invenzioni fantasiose che sono divenute realtà. Ecco alcuni esempi.

Ritorno al Futuro parte II (1989) – Scarpe autoallaccianti

Ritorno al futuro – Parte II (Back to the Future Part II) è un film del 1989 diretto da Robert Zemeckis, secondo episodio della trilogia, composta da Ritorno al futuro e Ritorno al futuro – Parte III. A seguito dello straordinario successo del primo film della serie, Ritorno al futuro Parte II è stato realizzato solo quattro anni dopo ed è stato girato contemporaneamente al terzo episodio della saga che uscì un anno dopo. Inizialmente le trame di Ritorno al futuro – Parte II e del successivo Ritorno al futuro – Parte III dovevano essere contenute in un solo film, che avrebbe dovuto intitolarsi Paradox. Certo ricorderete le scarpe di Marty McFly  che si allacciano da sole conformandosi al piede. Bene, Nike fa sapere che è al lavoro per produrne un paio da commercializzare nel 2015, in onore del “futuro del 2015” descritto nel film, si chiameranno Nike MAG.

Cortocircuito (1986) – Mezzi multiterreno

Corto circuito (Short Circuit) è un film del 1986 diretto da John Badham, con protagonisti Ally Sheedy e Steve Guttenberg. C’era un volta un robot costruito per scopi bellici dalla Nova Robotics per l’esercito americano. Il suo codice era N.5, un’automa dotato di una portentosa intelligenza artificiale tale da donare al robot anche i sentimenti. Era dotato di cingoli atti a muoversi in ogni tipo di terreno, un po’ come gli ultimi robot che stanno “colonizzando” Marte oppure quelli utilizzati in tutto il mondo da artificieri.

Terminator (1984) – Droni

Terminator (The Terminator) è un film del 1984 diretto da James Cameron, primo di un fortunato ciclo cinematografico. Nel film, macchine volanti dotate di eliche laterali compivano raid in un futuro prossimo. Le macchine sono comandate dalla rete Skynet, un’intelligenza artificiale mastodontica realizzata da un super server. I droni sono realtà e vengono usati da tutti gli eserciti moderni per il pattugliamento e l’ingaggio delle zone di guerra. La fantascienza scritta 30 anni fa è ora reale … speriamo non il futuro apocalittico che descrive per gli essere umani!

Demolition Man (1993) – Arnold Schwarzenegger politico

Demolition Man è un film di azione-fantascienza del 1993, diretto da Marco Brambilla, con protagonisti Sylvester Stallone, Wesley Snipes e Sandra Bullock. Nella pellicola Arnold Schwarzenegger viene eletto come governatore dello Stato della California. Nel 2003, 10 anni dopo in effetti, il mastodontico Arnold, dopo una coraggiosa campagna elettorale, è diventato a tutti gli effetti governatore dello stato di Hollywood! Coincidenze? o forse l’attore si è sentito così a proprio agio nei panni del politico che ha deciso di diventarlo veramente?

Minority Report (2002) – Interfacce gestuali e pubblicità personalizzate

Minority Report è un film del 2002 diretto da Steven Spielberg, ed interpretato da Tom Cruise, Colin Farrell e Samantha Morton. È liberamente tratto dall’omonimo racconto di Philip K. Dick, noto in italiano come Rapporto di minoranza. Un altro grande pilastro della storia cinematografica, il cui giovane Tom Cruise ci ha mostrato l’utilizzo di tecnologie impensabili, che oggi sono già realtà. Le scene probabilmente più famose sono quelle dove il protagonista gestisce diversi dati di fronte ad uno schermo sensibile al tocco, e vi interagisce mediante l’uso di congegni applicati sulle dita delle mani con una semplicità impensabile. Di quanto dista la tecnologia che oggi viene utilizzata sulla console Kinect della X-Box360? quasi nulla. Altra premonizione del regista Steven Spielberg fu la pubblicità personalizzata, che ai giorni d’oggi è l’abitudine soprattutto su Internet. Dopotutto Spielberg assunse un team di futurologi per rendere più intrigante e realistico il film; che anche i film odierni predicano le tecnologie che avremo fra 20 anni?

WarGames (1983) – Hacker, NSA-Gate e cyber-guerra

Wargames – Giochi di guerra (WarGames) è un film del 1983 diretto da John Badham con Matthew Broderick. Il film propone temi e argomenti tipici dei primi anni ottanta caratterizzati dalla corsa agli armamenti, dallo stallo degli accordi SALT e dal dispiegamento degli euromissili secondo una prospettiva progressista e pacifista. La morale del film si basa sul concetto di distruzione mutua assicurata: “l’unico modo per vincere una guerra nucleare è… non farla!”. Un giovane ed irriconoscibile Matthew Broderick riveste nel film i panni di un giovane e brillante hacker. I computer erano ancora poco diffusi negli anni 80, ma nonostante ciò il regista di WarGames è riuscito ad immaginare un futuro dove le guerre cibernetiche che si svolgo a colpi di attacchi informatici, divenivano realtà. Il giovane protagonista, nei suoi esperimenti da abile hacker, si infiltra quasi accidentalmente nel supercomputer NORAD, sistema che ha il compito di valutare la pericolosità delle mosse sovietiche e rispondere ad attacchi missilistici. Convinto di aver penetrato il server di una casa di videogiochi, ingaggia una battaglia virtuale nei panni della controparte sovietica, mettendo in allarme il sistema ed iniziando una battaglia virtuale che può avere gravi ripercussioni nel mondo reale. A distanza di 25 anni lo spionaggio e la cyber warfare sono diventati la normalità nel campo militare. Una guerra combattuta non più solo su terra ed aria, ma attraverso l’uso delle più sofisticate tecnologie elettroniche ed informatiche, unite a brillanti menti e geni del calcolatore.

Guerre Stellari (1976) – Spade Laser

Guerre stellari (Star Wars), dal 1999 rinominato Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza (Star Wars: Episode IV – A New Hope), è un film del 1977 scritto e diretto da George Lucas. È il primo film in ordine di produzione (e quarto in ordine cronologico) della fortunata saga fantascientifica di Guerre stellari ideata da George Lucas. Nel film i valorosi cavalieri Jedi impugnano le leggendarie Spade Laser. A differenza di Star Trek, dove la fantascienza descritta è abbastanza verosimile (vedi dopo), i fan di Star Wars difficilmente potrebbero vedere realizzate le mirabolanti attrezzature dell’Impero e dell’Alleanza Ribelle … ma a quanto pare gli aspiranti Jedi potranno in un futuro brandire la favolosa light saber. Mikhail Lukin, professore di fisica al MIT e Vladan Vuletic, professore di fisica alla Harvard, sono riusciti infatti a raccogliere i fotoni in modo da formare una molecola, uno stato della materia che è stata finora puramente teorico. E questa nuova forma di materia creata si comporterebbe come una vera e propria spada laser. Ci vorranno decenni prima di vedere un Obi-Wan Kenobi reale, ma i primi passi verso la Forza sono stati compiuti.

Una donna sulla Luna (1929) – Lo sbarco sulla Luna

Una donna sulla luna (Frau in Mond) è un film muto del 1929 diretto da Fritz Lang. È un melodramma fantascientifico, ultimo film muto del grande regista tedesco, basato su un romanzo omonimo di Thea von Harbou, moglie del regista. In questo film furono presentati al grande pubblico per la prima volta i fondamenti scientifici dei viaggi spaziali su razzi, dato che il regista si avvalse della consulenza degli antesignani della missilistica Hermann Oberth e Willy Ley. Il desiderio dell’uomo di atterrare sulla luna, è probabilmente qualcosa di ancestrale. Il primo film che ne tratta il tema è infatti datato 1929, un decennio dopo la fine della prima Guerra Mondiale. Per rendersi conto di che tempi parliamo, basti pensare che l’uscita di questa pellicola risale all’epoca del cinema muto! Il film tedesco ha predetto con straordinaria accuratezza anche il modo di arrivare sulla luna, mediante un razzo multistadio, esattamente come quello utilizzato dalla NASA nel lontano 1969 nella missione Apollo 11, che portò l’uomo sulla superficie lunare per la prima volta. Il film prevedeva inoltre un razzo che usasse combustibile liquido per uscire dall’atmosfera, ed un conto alla rovescia da 10 a 0. Poteva essere più accurata una previsione del genere?

2001 Odissea nello spazio (1968) – Tablet, Siri e turismo spaziale

2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey) è un film di fantascienza di Stanley Kubrick del 1968 basato su un soggetto di Arthur Clarke, il quale ha poi tratto dalla sceneggiatura un romanzo dal titolo omonimo. Il grande regista già nel lontano 1968 immaginava un futuro “stellare” con tablet, turismo spaziale, Siri, la Stazione Spaziale Internazionale, tutto questo senza che ovviamente nulla fosse mai stato inventato. Visto con gli occhi di oggi può sembrare scontato vedere un tablet in TV, dopotutto i bambini a pochi anni iniziano ad usare questi device con una rapidità incredibile. Provate però ad immaginare il mondo nel 1968, quando ancora si stavano appena diffondendo le televisioni a colori, e pensate ad un device con schermo piatto dallo spessore di pochi millimetri visto con gli occhi di allora, un vero oggetto futuristico! Nel medesimo film non manca il computer “parlante”, che interagisce con l’uomo in modo del tutto naturale. Sebbene siamo ancora lontani da quella perfezione, questi strumenti sono oggi divenuti realtà con software come Siri, assistenti vocali che sui dispositivi Apple, Android e non solo, sono ormai l’abitudine.

Atto di Forza (1990) – Automobili che guidano da sole

Atto di forza (Total Recall) è un film del 1990 diretto da Paul Verhoeven, liberamente ispirato a un racconto breve di Philip K. Dick dal titolo Ricordiamo per voi (We Can Remember It For You Wholesale). Ancora una volta protagonista di un film avveniristico troviamo Arnold Schwarzenegger. In questo caso abbiamo un chiaro esempio di ciò che oggigiorno molte aziende si apprestano a realizzare: auto guidate da computer, senza alcun intervento da parte dell’uomo. Sebbene questa tecnologia non sia ancora definitivamente pronta, aziende come Google stanno investendo fior di quattrini nello sviluppo di auto prive di conducente, e di una tecnologia che permetta la circolazione in modo sicuro ed autonome delle auto sulle strade. Sistemi simili sono già presenti su moltissime vetture, da quelle per il parcheggio autonomo, a quelle che fermano la macchina ad una certa distanza da un ostacolo. Probabilmente però non vedremo mai dei burattini al posto di guida, e forse è meglio così.

Star Trek (1979) – Auricolari Bluetooth e medicina sterile

Star Trek (in originale Star Trek: The Motion Picture) è un film di fantascienza del 1979 per la regia di Robert Wise, prosecuzione della serie televisiva omonima del 1966 divenuta in seguito un cult. Il film costituisce la prima di dodici pellicole del franchise di Star Trek. Viene spesso citato anche con il titolo di Star Trek: Il film per distinguerlo dalla prima serie televisiva del 1966 e dalla successiva a cartoni animati del 1973, che presentano il medesimo titolo.  Uno dei film che più di tutti ha avuto un regista lungimirante, che ha previsto con accuratezza la tecnologia del futuro. Auricolari Bluetooth dalla forma abbastanza insolita, traduttori universali, e come non ricordare la siringa hypospray di Star Trek ? La soluzione ideale per chi teme gli aghi, oggi divenuta realtà. Ecco quindi che i moderni dottori si trasformano nel dottor McCoy di Star Trek, e possono iniettare farmaci attraverso la cute, senza dover ricorrere ad aghi ipodermici. Una bella trovata sicuramente, ma quanti ci avrebbero scommesso nel 1979 ?

Robocop (1987) – Armature cyborg

RoboCop è un film del 1987 diretto da Paul Verhoeven, con protagonista Peter Weller. È una storia di fantascienza ambientata in un prossimo futuro distopico.  Il film è stato prodotto dalla Orion Pictures. Se vi ricordate, cyberpoliziotto era pressoché invulnerabile grazie al rivestimento della sua armatura. A questo deve avere pensato l’inventore canadese Troy Hurtubise, quando ha creato Trojan, un esoscheletro in grado di trasformare i soldati impegnati in Afghanistan in invincibili sbirri schierati contro l’esercito del male. Dopo due anni di sviluppo e 15 mila dollari di investimento, ha presentato alla stampa la sua armatura da fanteria leggera, in grado a quanto dice, di respingere ogni tipo di attacco, dalle armi improprie e da taglio a quelle da fuoco e persino gli esplosivi, proteggendo il bene più prezioso: la salute del militare.

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