Il Futuro del Design tra Fantascienza e Realtà: una Mostra Rivoluzionaria al Vitra Design Museum

Il Vitra Design Museum di Weil am Rhein, in Germania, si appresta ad inaugurare una mostra straordinaria intitolata “Science Fiction Design: From Space Age to Metaverse” il prossimo 18 maggio 2024. Questo tempio del design, noto per la sua dedizione alla ricerca e presentazione del design in tutte le sue forme, esplora il legame tra design, architettura, arte e cultura quotidiana. Ogni anno, il museo organizza fino a dieci mostre tematiche, esibite nell’iconico edificio di Frank Gehry, nel Schauderpot di Herzog & de Meuron e in altri spazi del Vitra Campus. Le esposizioni del museo, famose per la loro unicità, viaggiano anche in tour mondiale.

La mostra “Science Fiction Design” si distingue per il suo approccio innovativo, esponendo oltre 100 oggetti della collezione del museo in un allestimento futuristico curato dall’artista visivo e designer argentino Andrés Reisinger. La mostra traccia un percorso che va dagli albori del XX secolo, attraverso la Space Age degli anni ’60 e ’70, fino ai recenti design per il metaverso, completata da opere selezionate dal cinema e dalla letteratura.

Il genere della fantascienza, popolare fin dal XIX secolo, ha ispirato autori come Mary Shelley e Jules Verne a riflettere sulle sfide dell’era industriale in mondi futuristici. Il genere ha toccato temi universali come amore, guerra e morte, contestualizzandoli in viaggi spazio-temporali e nuove tecnologie. Con l’avvento del cinema, la fantascienza è diventata un genere cinematografico di rilievo, come dimostra il film “Viaggio sulla Luna” del 1902 di Georges Meliès. L’era spaziale degli anni ’50 ha visto il lancio dei primi satelliti e una corsa alla luna che ha catturato l’immaginario collettivo.

Designer come Gae Aulenti e Verner Panton hanno creato arredi che riflettevano un nuovo stile di vita moderno e hanno ispirato i set dei film di fantascienza. Mobili iconici come la serie Djinn di Olivier Mourgue e la Ribbon Chair di Pierre Paulin hanno trovato posto sul grande schermo.

Il dialogo tra fantascienza e design si è evoluto nei decenni, con opere come l’Orgone Chair di Marc Newson e l’Argyle Chair di Charles Rennie Mackintosh che hanno arricchito il panorama cinematografico. La mostra esplora anche l’impatto delle nuove tecnologie come la progettazione assistita da computer e la stampa 3D, che hanno dato vita a nuovi classici del design. Oggi, con la prospettiva di una seconda era spaziale, la mostra solleva interrogativi sul futuro del design e sull’evoluzione del metaverso come nuovo spazio per l’innovazione. Andrés Reisinger, con le sue opere digitali e la Hortensia Chair, rappresenta la fusione tra il regno fisico e il metaverso, esprimendo le aspirazioni estetiche di una generazione digitale e rendendo omaggio alla fantascienza cinematografica.

La mostra “Science Fiction Design” al Vitra Design Museum promette di essere un viaggio affascinante attraverso la storia del design e della fantascienza, un’esplorazione di come questi due mondi si sono influenzati a vicenda e di come continueranno a plasmare il nostro futuro.

I primi maestri del fantastico

Dopo il successo della precedenti edizioni, torna in edicola la collana “I primi maestri del fantastico” una carrellata di eccellenti opere realizzata con cura e raffinatezza. Paura, incubi, allucinazioni, mondi lontani, creature aliene, pulsioni umane oscure e spaventose: queste sono le tematiche che hanno reso celebre la narrativa fantastica, un genere che ha ispirato grandi scrittori di best seller contemporanei, i cui capostipiti sono H.G. Wells, E.A. Poe, R.L. Stevenson, Mary Shelley, Bram Stoker, H.P. Lovecraft, che con la loro fervida fantasia e splendido spirito avventuroso, sono stati i pionieri di questo genere. Con una veste curata e raffinata, i loro capolavori entrano a far parte della tua biblioteca di grandi classici.

Una scelta unica di opere:

I Romanzi e i racconti pubblicati in questa collana, costituiscono un patrimonio editoriale ispirante per gli amanti del Vintage. Le copertine illustrate sono ispirate ai cataloghi delle edizioni più prestigiose dell’epoca come Hetzel, William Heinemann e Scribner. Le illustrazioni e le frontespizi originali sono curati da maestri come Harry Clarke, H. Alvim Corrêa, Harry Rountree, e Nino Carbe. Disegni interni e decorazioni sono ricavati da prime edizioni originali secondo le cui linee estetiche, che precedono i tempi nostri. Le impronte, stilistiche e rifiniture di pregio, conferiscono a ogni uscita una bellezza ed eleganza che rendono ogni libro un regalo artistico unico.

Missione e Valore:

Ogni copertina di questo patrimonio editoriale si distingue per le preziose illustrazioni classiche di ogni opera, rendendo ogni libro un vero e propri gioiello della narrativa fantastica. Questi maestri di iniziò vissero nella tumultuosa era del XIX secolo, presso la quale una serie di scrittori geniali aprì le porte a universi mai esplorati. Le loro opere si immisero nel chimico, l’incredibile e lo straordinario con una fantasia che è ancora stupenda oggi. I capitoli di pionieri come H.G. Wells, Mary Shelley, Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft ci sorprendono ancora oggi per la loro ineguagliata fantasia.

Distopie e universi al di là della realtà:

Con l’avanzare della scienza e della tecnologia, alcuni scrittori visionari dell’epoca si preoccuparono delle conseguenze di questi cambiamenti così sconvolgenti. E trovarono risposte a queste domande nel fro ghiaccio del terrore e nel fantastico.

L’Intelligenza Artificiale nella letteratura e nel cinema Sci-Fi

L’era dell’intelligenza artificiale è ormai in pieno svolgimento. Dall-E e ChatGpt sono nomi che sono diventati familiari, rivelando al mondo le strabilianti potenzialità dell’intelligenza artificiale nell’arte, nella letteratura, nella formazione e nella scienza. Ma diciamocelo, chi avrebbe mai pensato che un giorno le macchine sarebbero riuscite a pensare, creare, giudicare e decidere come noi esseri umani?

Siamo affascinati da questa idea perché in qualche modo stiamo dando vita a una vera e propria versione di noi stessi nelle macchine. E non è solo una questione di intelligenza ed estetica, stiamo anche parlando di emulare i sentimenti umani. In uno scenario del genere, chi avrebbe bisogno di terapia? Basta semplicemente acquistare un robot che possa fare da psicologo e risolvere tutti i tuoi problemi. Grazie all’intelligenza artificiale, abbiamo davanti a noi un futuro fatto di progresso tecnologico e prosperità senza precedenti. E chi sa, forse un giorno saremo persino immortali grazie alla fusione tra la nostra coscienza e le macchine.

Parliamo un po’ dei protagonisti delle opere di fantascienza che tutti conosciamo. Ci sono i robot, che sono come delle belle macchine programmate per fare i lavori domestici. Pensate alle aspirapolvere robot che puliscono casa per voi. Un sogno che diventa realtà. E poi ci sono gli androidi, che sono i robot che sembrano umani. Diciamo che se li incontrate per strada potreste scambiarli per persone vere, finché non scoprite che non hanno un’anima. Poi arrivano i cyborg, che sono come gli umani ma con dei pezzi di metallo al posto delle parti del corpo rotte. Un po’ come Robocop, ma in versione umanoide. C’è anche una categoria di cyborg che potremmo definire “fai-da-te”, quelli che si mettono le protesi perché gli fa figo. Saranno dei cyborg, ma soltanto se c’è un collegamento tra il loro cervello e le parti meccaniche. Altrimenti sono solo persone con delle protesi fighe.

Ma tutto questo parlarne di intelligenza artificiale non è una novità nel mondo della letteratura. Samuel Butler è stato uno dei primi a immaginarsi un mondo in cui le macchine sarebbero state intelligenti, con il suo libro “Erewhon” del 1872. E poi c’è Mary Shelley, con il suo famoso Frankenstein. Non si era mai visto un essere creato dall’uomo che in qualche modo vivesse e pensasse da solo. E guarda caso, quel mostro ha anche un aspetto un po’ originale, niente di quello che si usa oggi con tutti questi androidi e robot che sembrano dei fotomodelli. Se ci pensate, la missione del dottor Frankenstein era solo dimostrare che poteva creare la vita, a prescindere dall’aspetto del mostro. Non gli importava se era brutto o bello. Ma oggi certi ricercatori sembrano più interessati a creare delle macchine che sembrano modelli di Victoria’s Secret. Chissà, forse pensano che così i robot saranno più accettati.

E come non menzionare i film che hanno contribuito a creare il mito dell’intelligenza artificiale? C’è “Metropolis”, girato nel 1927, che ci ha mostrato un mondo in cui gli androidi vivevano in megalopoli futuristiche. E c’è il dramma “RUR” del 1920, che ha pure inventato il termine “robot”. L’utopia del dramma è di liberare l’umanità dalla schiavitù della fatica fisica. Ma gli effetti sono catastrofici, l’umanità reagisce male, affonda nel vizio e nell’indolenza, e le nascite iniziano a calare in modo preoccupante. I robot, ormai diffusi in tutto il mondo, iniziano a ribellarsi ai loro creatori e a sterminarli.

L’autore di fantascienza Isaac Asimov ha scritto “le tre leggi della robotica”, un concetto influente per aiutare a chiarire come gli umani possano controllare le proprie creazioni:

  • Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  • Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  • Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Per Asimov, l’intelligenza dei robot è categoricamente diversa da quella degli esseri umani: noi siamo governati dall’etica e possiamo cambiare le nostre scelte al momento, mentre per i robot l’autoconservazione viene solo dopo aver protetto e servito l’uomo.

In alcuni dei suoi ultimi racconti, “I Robot e l’Impero” e “Fondazione e terra”, uno l’ultimo della serie dei Robot e l’altro l’ultimo della saga delle Fondazioni, Isaac Asimov postula l’esistenza di una Legge più generale: la Legge Zero. Questo paradosso sembrerà familiare a chiunque abbia visto “2001: Odissea nello Spazio” di Stanley Kubrick.

Nel lontano 1999, i fratelli Wachowski ci stupirono con la creazione della realtà virtuale di Matrix. Un mondo post-apocalittico dove gli umani combattevano contro le macchine. Ma c’è da dire che anche quando le macchine assumevano sembianze umane, come l’Agente Smith, c’era qualcosa di molto poco reale. Anche HAL 9000 sembrava un bambino innocente a confronto con lui!

Il famoso cyborg Terminator, interpretato dall’irrefrenabile Arnold Schwarzenegger nel 1984, è un altro personaggio che ha fatto storia nella cultura pop. Nel primo film, viene mandato indietro nel tempo per uccidere Sarah Connor, la donna che darà alla luce il futuro distruttore della rete Skynet. Ma poi, nel secondo capitolo, Terminator viene riprogrammato per proteggere Sarah e suo figlio. Skynet è un’altra IA oscura che vuole superare gli umani, mentre il Terminator offre un filo di speranza.

Ma forse possiamo trovare un modo per farci aiutare dalla nostra amica intelligenza artificiale. Ci sono tanti esempi positivi in giro nella cultura pop! Ricordate Rosie, la robot casalinga della famiglia Jetson, nel cartone animato di Hanna-Barbera? E non dimentichiamo R2-D2 e C-3PO, che hanno accompagnato i nostri eroi nello spazio in Star Wars.

Ma non pensate che le macchine vogliano solo far parte della nostra famiglia, ci sono anche quelle che vogliono fare le stesse cose che facciamo noi umani. Come nel film Ex Machina del 2015, dove un androide si scopre con una mente propria che desidera la libertà. Temi simili si trovano anche nella serie Westworld, dove gli androidi del parco a tema iniziano a ribellarsi e desiderare la libertà.

Nel 2001, il film AI Intelligenza Artificiale ci ha mostrato un futuro lontano, dove i robot Mecha sono indistinguibili dagli esseri umani. E che dire di Her, del 2013, dove Spike Jonze ci ha regalato un amore tra un uomo e un sistema operativo dotato di una personalità in continua evoluzione? Un amore davvero “immediato”… direi! Ma il film Transcendence del 2014 ci fa davvero riflettere. Cosa succederebbe se unissimo l’intelligenza artificiale con il cervello umano? Un’idea potenzialmente possibile, anche se qualche scienziato potrebbe farsi qualche grattacapo!

Insomma, l’intelligenza artificiale ha davvero ispirato il mondo del cinema in molti modi diversi. Ma ricordiamoci sempre di non far arrabbiare troppo le macchine, altrimenti potremmo ritrovarci in un brutto guaio!

Mary Shelley. L’eterno sogno

Mary Shelley nasce a Londra nell’agosto del 1797. È figlia della celebre filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del movimento femminista, e di William Godwin, romanziere e politico radicale. La sua vita è una costante fuga dal conformismo dell’epoca, ricca di frequentazioni con importanti artisti e letterati. A diciassette anni, Mary scappa in Francia col suo futuro marito, il poeta romantico Percy Bysshe Shelley, e negli anni seguenti i due viaggiano per l’Europa in compagnia della sorellastra di Mary, Claire, e del suo amante, il famoso Lord Byron.

Nel 1816 i quattro, soggiornano a Villa Diodati, sul lago di Ginevra insieme al medico e scrittore John Polidori. Per ingannare la noia nei giorni di pioggia, si sfidano a scrivere una “storia che susciti vero terrore”. La diciannovenne Mary crea uno dei mostri più amati della letteratura mondiale, Frankenstein, o il moderno Prometeo, incarnazione dell’antica paura dell’uomo per l’ignoto e per il diverso.

Alessandro Di Virgilio. Napoletano, vive e lavora in un paese della Sabina. Ha pubblicato per Becco Giallo, NPE, Tunué, Round Robin, Ed. Inkiostro, Star Comics, Noise Press. Per il mercato delle edicole lavora per l’Editoriale Aurea e la SBE.

Manuela Santoni. È un’illustratrice della provincia di Roma. Classe ’88, dopo aver frequentato il Liceo Artistico si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, dove nel 2012 si laurea in Storia dell’Arte. Contemporaneamente frequenta la Scuola Romana dei Fumetti e nel 2013 viene selezionata per il Master annuale di Illustrazione Ars in Fabula a Macerata. Dal 2017 è docente presso la scuola Pencil Art di Roma. Ha illustrato libri di narrativa per ragazzi Girl R-Evolution (De Agostini, 2016) e Storie proprio buffe (il Castoro, 2016) ed è autrice per BeccoGiallo di Jane Austen (2017) e Le sorelle Bronte (2018). Vive e lavora a Fonte Nuova, in provincia di Roma.

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