Il futuro cinematografico di Star Trek si rimette in moto con una direzione imprevista e, per certi versi, coraggiosissima. La notizia della cancellazione del quarto film ambientato nell’universo Kelvin, con Chris Pine e Zachary Quinto nei panni di Kirk e Spock, ha inizialmente lasciato i fan in un limbo degno di un paradosso temporale. Nonostante ciò, la Paramount ha dimostrato di non voler affatto rallentare l’espansione del franchise sul grande schermo, anzi: gli ingranaggi creativi sembrano essersi rimessi in funzione con un’energia nuova, quasi stessero alimentando il warp drive per un salto nelle possibilità narrative ancora inesplorate.
Tra le prime rivelazioni spicca l’arrivo di John Francis Daley e Jonathan Goldstein come autori e registi di un nuovo film completamente indipendente dai precedenti tentativi, scollegato da ogni incarnazione cinematografica precedente. Una scelta sorprendente, soprattutto considerando che il duo ha dimostrato di saper maneggiare l’avventura con ironia e ritmo in opere come Dungeons & Dragons: Honor Among Thieves e Game Night, oltre ad aver contribuito alla costruzione dell’universo di Spider-Man: Homecoming. Il loro sguardo fresco potrebbe rappresentare quell’ossigeno che la saga attende da anni, un modo per restituire allo spettatore quella sensazione di scoperta che da sempre è il marchio di fabbrica della Federazione dei Pianeti Uniti.
Il progetto affidato a Daley e Goldstein sembra puntare verso una reinterpretazione totale, con un cast nuovo e protagonisti mai apparsi prima. Le prime indiscrezioni suggeriscono un tono brillante, pur senza cadere apertamente nella commedia. Una sfumatura narrativa che potrebbe richiamare l’equilibrio raggiunto nel loro Dungeons & Dragons, dove humour e avventura si intrecciavano senza annullarsi a vicenda. Non è chiaro se la Paramount deciderà di collocare questa nuova storia in un futuro remoto o addirittura in uno scenario mai affrontato, ma il solo fatto di abbandonare la linea Kelvin indica un desiderio di rinnovamento radicale.
Lo sguardo dei fan più nostalgici, nel frattempo, continua a posarsi sulla possibilità di un reboot della Next Generation in chiave cinematografica. È un’ipotesi che aleggia da tempo come un’eco proveniente da una trasmissione subspaziale, ma la scelta di procedere con personaggi totalmente nuovi sembra dimostrare la volontà di evitare percorsi sicuri. Un’idea quasi rivoluzionaria per un brand che, nonostante la sua spinta innovativa, ha spesso preferito il comfort delle icone classiche. Immaginare una nuova Enterprise, magari un modello futuro come la mitica Enterprise-J, rappresenterebbe un passo narrativo capace di ampliare la mappa della galassia sotto una luce completamente nuova.
Ma il multiverso cinematografico di Star Trek non si limita al progetto Daley/Goldstein. Durante il CinemaCon di Las Vegas del 2024, Paramount ha presentato un ulteriore film indipendente, affidato stavolta alla visione di Toby Haynes, regista già apprezzato per Star Wars: Andor e autore di uno degli episodi più iconici di Black Mirror: l’indimenticabile USS Callister, una riflessione metanarrativa sull’eredità pop della serie originale di Gene Roddenberry. Con una sensibilità simile non è difficile immaginare quanto Haynes possa comprendere e rispettare l’essenza dell’universo trekker.
Il film da lui diretto sarà un’origin story ambientata decenni prima del lungometraggio del 2009, con una sceneggiatura firmata da Seth Grahame-Smith. Chi segue la narrativa pop conosce bene il suo nome, legato a bestseller come Orgoglio e Pregiudizio e Zombi e Abraham Lincoln Vampire Hunter, oltre a film come The Lego Batman Movie e Dark Shadows. Un autore in grado di fondere ironia e genere con disinvoltura, qualità che potrebbero dare vita a un racconto di origini dinamico, rispettoso e al tempo stesso audace. A supervisionare il tutto ci sarà Simon Kinberg, uno dei produttori più influenti dell’era moderna degli X-Men.
Questo secondo progetto si colloca prima degli eventi di Discovery e poco dopo quelli di Enterprise, suggerendo un territorio narrativo ancora poco battuto dal cinema. Le origini dei personaggi cardine della Federazione potrebbero trovare nuova linfa attraverso una reinterpretazione rispettosa ma non vincolata agli standard del passato. Forse non torneranno esattamente le figure che conosciamo, ma le loro radici potrebbero essere reimmaginate per parlare a un pubblico contemporaneo senza tradire ciò che da sessant’anni rende Star Trek un simbolo della fantascienza idealista.
Nonostante i piccoli schermi stiano vivendo una nuova età dell’oro grazie a serie come Picard, Strange New Worlds e Discovery, il desiderio della Paramount è riportare il franchise alla dimensione epica del grande schermo. Una scelta comprensibile: Star Trek, per quanto potente nel formato seriale, esplode davvero quando la sua visione utopica si allarga sullo schermo cinematografico, quando le sue astronavi diventano ponti tra mondi, quando le sue storie si fanno specchi di ciò che siamo e di ciò che potremmo diventare.
La sensazione è quella di trovarsi davanti a un bivio storico per la saga. Da una parte un film completamente nuovo e indipendente, pronto a sperimentare un tono inedito; dall’altra un progetto che guarda alle radici mitologiche dell’universo. Due rotta parallele, forse destinate un giorno a incrociarsi, forse concepite per percorrere linee temporali completamente separate. Ciò che conta davvero è che la Flotta Stellare si sta rimettendo in viaggio. E ogni nuova partenza, per un fan di Star Trek, porta con sé l’emozione di un salto nel warp verso possibilità tutte da immaginare.
Per ora non resta che restare vigili come osservatori davanti a una distorsione subspaziale, perché le prossime comunicazioni potrebbero modificare ancora una volta il corso della saga. Lo spazio, dopotutto, resta l’ultima frontiera. E qualcosa ci dice che il viaggio è appena cominciato.
