Annunciato il crossover tra Transformers e G.I. Joe

Durante la scorsa edizione del CinemaCon a Las Vegas, Paramount ha finalmente annunciato il tanto atteso crossover tra i due iconici franchise, Transformers e G.I. Joe. Questo progetto è stato rivelato in seguito al successo ottenuto da Transformers – Il risveglio, che ha già reso evidente il collegamento tra i due mondi nel suo finale, quando il protagonista interpretato da Anthony Ramos incontra un membro del team G.I. Joe.

Il film si baserà su una trama originariamente sviluppata nei fumetti Marvel degli anni ’80, che hanno unito i brand Hasbro dei due franchise. Alla produzione esecutiva vedremo il leggendario Steven Spielberg, mentre il regista del progetto è ancora da annunciare, con Steven Caple Jr., di Transformers – Il risveglio, in trattative per un altro film della saga.

Il ritorno di produttori di successo come Lorenzo Di Bonaventura, insieme a Mark Vahradian, Michael Bay, Tom DeSanto e Don Murphy, rafforza l’entusiasmo di Paramount per questo ambizioso crossover. Il rinnovo del contratto di produzione di Di Bonaventura conferma l’impegno dello studio nei confronti di questa epica collaborazione cinematografica.

L’unione dei mondi di Transformers e G.I. Joe sul grande schermo promette di essere una vera e propria esplosione d’azione e avventura per i fan di entrambi i franchise, e si preannuncia come un evento imperdibile per gli amanti del cinema di genere. La sinergia creativa tra i due universi potrà finalmente prendere forma e regalare al pubblico un’esperienza coinvolgente e indimenticabile.

La leggenda del Superman di Tim Burton con Nicolas Cage

Esistono film dimenticati … altri proprio mai girati! Sul web sta impazzendo un video “vintage” in cui Nicolas Cage indossa il costume di Superman supervisionato dallo sguardo attento di Tim Burton. La clip virale ha destato la nostra curiosità e siamo andati ad indagare!

La saga fumettistica de “La Morte di Superman”, pubblicata dalla DC Comics nel 1992, concepita dall’editor Mike Carlin e dagli scrittori Dan Jurgens, Roger Stern, Louise Simonson, Jerry Ordway e Karl Kesel, fu un successo così grande a livello globale che la Warner Bros decise che per il quinto capitolo cinematografico di Superman ci si sarebbe dovuti basare proprio su di essa. Fu incaricato per scrivere la sceneggiatura (dal titolo Superman Reborn) il talentuoso Jonathan Lemkin: in questo storia, dopo la morte del supereroe per mano di Doomday, il neonato figlio di Clark e Lana, diventato adulto in un solo mese, avrebbe dovuto vendicare il padre contro il mostro alieno. La sceneggiatura, forse leggermente ridicola, non fu gradita alla Warner Bros che convocò lo sceneggiatore Gregory Poirier per riscriverla con un trama che vedeva Superman soccombere al trio Brainiac, Doomsday e Cadmus per poi risorgere e vendicarsi della sconfitta.

La sceneggiatura di Poirier impressionò non poco la Warner Bros ma la major volle comunque adattarla per inserirla in un progetto molto più vasto: The Death of Superman, che successivamente sarebbe stato cambiato in Superman Lives. Nel 1996 Kevin Smith scrisse una sceneggiatura che narrava la morte e la rinascita di Superman modificando alcune cose, come, ad esempio, l’iconico costume, non più blu e rosso ma total black! Ma la cosa più divertente è che il creativo avrebbe voluto “nientepocodimenodi” Ben Affleck nel ruolo del supereore, Linda Fiorentino per Lois e Jack Nicholson per Lex Luthor.

Dopo la rinuncia di Robert Rodriguez come regista, fu assunto Tim Burton, mentre Nicolas Cage grande fan del fumetto, fu ingaggiato per interpretare Clark Kent/Superman. Nel cast, oltre a Cage, erano stati contattati Kevin Spacey per il ruolo di Lex Luthor (ruolo che ricoprì poi in Superman Returns prima della sua “damnatio memoriae”), mentre Tim Allen per la parte di Brainiac, ruolo per cui era stato pensato anche Jim Carrey. Courteney Cox fu considerata per il ruolo di Lois Lane. Anche Michael Keaton confermò la sua partecipazione, ma quando gli si chiese se avrebbe reinterpretato il suo leggendario Batman, l’attore si limitò a rispondere: “Non esattamente…”. L’Industrial Light & Magic si mise intanto a lavoro per realizzare gli effetti speciali della pellicola.

Nella seconda sceneggiatura di Superman Lives, scritta dallo stesso Tim Burton insieme Smith: Brainiac, presentato in flashback come un antico nemico di Krypton, si alleava con Lex Luthor ed inviava Doomsday per uccidere Superman. L’eroe riusciva a tornare in vita grazie al robot kryptoniano chiamato l’Eradicatore, che portava in sé tutta la conoscenza di Krypton, di cui Brainiac voleva impossessarsi. Una volta rinato, Superman avrebbe dovuto fare uso di un’armatura formata dall’Eradicatore fino in attesa di riacquistare tutti i suoi poteri. Il Braniac di Burton avrebbe avuto un look quasi horror, con molti corpi ma tutti di aspetto aracniforme. Nel film avrebbe dovuto essere presente anche il supercriminale Deadshot.

Nel giugno 1997, Superman Lives entrò in pre-produzione: Wesley Strick venne scelto da Burton per riscrivere nuovamente (non hanno mai pace?) la sceneggiatura di Smith: Superman sarebbe dovuto morire nel corso di un combattimento tra Brainiac e Lex Luthor, uniti come veri Saiyan nel potente Lexiac. In seguito, l’eroe sarebbe stato resuscitato dal potere di K, una forza naturale che rappresenta lo spirito di Krypton (la Forza, ciò che dà al Jedi la Possanza). Lo scenografo Sylvain Despretz venne incaricato di creare qualcosa che non avesse niente a che vedere con i fumetti: la produzione, infatti, voleva un vero e proprio mood giocattoloso con un Eradicatore stile Transformer. Burton programmò le riprese a Pittsburgh, città scelta per rappresentare Metropolis. Ma mamma Warner criticò nuovamente lo script redatto da Strick, considerandolo troppo costoso, e assunse Dan Gilroy per riscrivere per l’ennesima volta la sceneggiatura. Il budget si dimezzò, passando da 190 a 100 milioni di dollari di cui era già volati verso Krypton circa 30 milioni di dollari tra scritture, riscritture, convocazioni inutili e preproduzione che non avevano portato ancora neanche ad un minuto di girato: Tim Burton decise dunque di abbandonare definitivamente il progetto per dedicarsi a Sleepy Hollow definendo la sua esperienza con Superman Lives fu una delle peggiori della sua vita…

Dopo l’addio di Burton, Ralph Zondag, Michael Bay, Shekhar Kapur, Martin Campbell, Brett Ratner, Simon West e Stephen Norrington furono considerati per sostituirlo. Nel giugno 1999, William Wisher Jr. fu assunto per, guardate un po’, riscrivere la sceneggiatura, venendo assistito dallo stesso, nerdissimo, Nicolas Cage. Tuttavia, la sua passione per Superman non frenò Cage a stufarsi del progetto (dopo aver ricevuto ben 10 milioni di dollari senza fare praticamente nulla!) lasciando Wisher alle prese con una sceneggiatura che, in questa versione, era molto “Matrix”; Oliver Stone fu contattato per dirigere il film, ma declinò questa produzione maledetta! .Per il ruolo di Superman si offrì anche Will Smith, che però venne rifiutato perché di etnia diversa dall’Ultimo Figlio di Krypton…

Questa storia tormentata è stata raccontata in un documentario, finanziato anche grazie al crowdfunding, intitolato The Death of Superman Lives: What Happened?, diretto da Jon Schnepp, in cui, tra le altre cose, compare proprio la scena ormai virale sui social in cui Nicolas Cage prova per la prima volta il costume di Superman con Tim Burton. Il documentario è disponibile on demand in America dal 9 luglio 2015.

The Island

Ritorno per Mister “sbanca botteghini” Michael Bay, che stavolta, si cimenta in un fantathriller. L’inizio  del film sembrerebbe interessante ed attuale, con la tematica della clonazione, argomento molto discusso e controverso.I protagonisti sono, Scarlett Johannson,che dopo prove importanti, come lost in translation e la ragazza dall’orecchino di perla,”smarrisce la via”, interpretando questo action movie; al suo fianco,ewan mc gregor, attore affermato; insieme ce la mettono tutta, ma scegliere un cast importante,non significa purtroppo che anche il film sia dello stesso livello. I due protagonisti, sono due cloni che vivono, con migliaia di simili, in un immenso bunker sotterraneo, con la convinzione che sulla terra, un disastro ecologico, abbia decimato la popolazione e loro siano tutti dei superstiti; storia, naturalmente raccontata dal cattivo di turno,sean bean, che fa credere loro, che l’unica speranza di uscire è “l’isola”, il luogo bramato da tutti,incontaminato,cosicchè i cloni sprovveduti pensino di andare in un paradiso anzichè essere uccisi.

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Perl Harbor

Sono passati sessant’anni da quel 7 dicembre del’41 e, al solo ricordo, l’America di oggi ancora rabbrividisce, come se le fosse rimasto un nervo scoperto. L’attacco a sorpresa dell’aviazione giapponese segnò un punto di non ritorno nella coscienza del Paese: “una data – come sentiamo nel film dalla voce del presidente Roosvelt (interpretato da John Voight) – che vivrà segnata dall’infamia”. Il pacifico isolamento americano era finito per sempre. Non solo gli Stati Uniti si videro catapultati in una guerra sentita come lontana, ma da quel momento nessuno, in nessun angolo della terra, poteva sentirsi al riparo.

Ancora un altro film sulla Seconda guerra mondiale, ancora un altro inno e un’altra autocelebrazione degli U.S.A. In questo caso la vicenda presa in esame è il noto attacco sferzato alla flotta statunitense, presente nel porto di Perl Harbor, dall’aviazione nipponica; gesto che convincerà gli americani a prendere parte al secondo conflitto mondiale. Il bombardamento subito dagli americani appare in quest’opera come la giustificazione alle successive azioni  belliche compiute dagli americani, soprattutto al bombardamento di Tokio, portato a termine da un manipolo di “eroi”, che ci viene mostrato nella seconda metà del film.  Le vicende di guerra  sono contornate da un triangolo amoroso, tanto romantico quanto patinato e fasullo. Chiaramente non mancano una overdose di effetti speciali, scene di battaglia aerea e tanta, tanta retorica e autoesaltazione.

Insomma tutto come di norma nei recenti kolossal hollywoodiani, opere lontano da noi geograficamente, storicamente e culturalmente che riescono, però, ad ottenere larghi consensi ed un grande successo, grazie ad un pubblico disposto a bersi il grande mito americano; la sua presunta superiorità razziale, mai mostrata apertamente ma sempre adombrata; l’ideale di U.S.A. salvatore del mondo. Certo questo è lo scotto da pagare per potere assistere a film di elevatissimo potere spettacolare e indubbia qualità tecnica, realizzabili solo in un sistema cinematografico come quello hollywoodiano il quale ha a disposizione, oltre a grandi capitali e attrezzature, anche un sistema collaudato e di sicuro successo che riesce ad appassionare milioni di persone a prescindere dalla nazionalità e dai gusti. Insomma siamo davanti ad un vero e proprio “Mc Donald’s della cinematografia”  che offre in tutto il mondo prodotti ben confezionati, veloci, gustosi quanto basta ma mai abbastanza da essere ricordati, non impegnativi, che omologano e appiattiscono i gusti e le culture,  che ognuno può consumare senza sapere da dove provengano e cosa esattamente contengano.

Valeria Doddi

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