In un panorama di film dedicati ai comics, vi è un enormità di titoli dedicati ai big delle varie serie a fumetti, come Captain America, Iron Man, Batman, Superman, Spider-man quasi snobbando i personaggi minori. Ma non è stato sempre così! La Warner Bros., alla fine degli anni ’90, provò a realizzare un film dedicato a un supereroe non proprio “mainstream”, Steel (Accaio), un personaggio proposto subito dopo la splendida saga della Morte di Superman. Dopo il duello mortale con Doomsday, in casa Dc Comics furono presentati 4 personaggi che presero l’eredità del Kryptoniano: Superboy, scoperto essere il clone modificato di Kal-El, l’Eradicatore, dalle origini sconosciute, il Cyborg metà macchina e metà Kryptoniano e, infine, Steel, un uomo con un’armatura altamente tecnologica, in grado di volare e armato di un martellone da fabbro in grado di sparare raggi oltre a essere usato come corpo contundente (una sorta di crasi tra l’armatura di Ironman e il martello di Thor).
Il regista Kenneth Johnson cercò di creare la versione cinematografica di uno di questi “eredi” di Superman e curò la sceneggiatura basata sul personaggio creato da Louise Simonson e Jon Bogdanove. Per il protagonista venne ingaggiato il famoso giocatore di Basket Shaquille O’Neal, in quanto visto il soggetto del fumetto, per il regista sembrava il più indicato, e in più si sperava anche nel nome del cestista come richiamo non solo per i fan dei fumetti, ma anche per gli amanti dello sport. Purtroppo le molte lacune che si sono avute nella trama del film, e anche il fatto che non solo le origini, ma anche lo sviluppo del personaggio fu completamente differente dall’originale, il film non ha avuto una grande approvazione da parte del pubblico, e fu un vero flop al botteghino.
La storia inizia, in una base per la sperimentazione di nuove armi per l’Esercito degli Stati Uniti d’America, a presenziare tale collaudo vi sono il colonnello John Henry Irons e il Maggiore Nathaniel Burke, gli ideatori del nuovo fucile a impulsi e una commissione senatoriale per gli stanziamenti. Il tutto procede liscio come l’olio, però Burke, per mettersi in luce con la commissione, spinge al massimo la potenza consentita del prototipo, nonostante i divieti di Irons, infatti l’arma esplode coinvolgendo i membri della commissione e i militari, causando morti e feriti. Per questo motivo Burke viene condannato alla corte marziale per negligenza ed espulso con disonore dall’esercito. Burke se ne va indignato dando la colpa a Irons per non averlo difeso, anche Irons dà le dimissioni, in quanto si è reso conto della pericolosità delle sue invenzioni se finissero in mani sbagliate. Dopo il congedo, Irons ritorna a New York, nel quartiere dove viveva da bambino, dopo essersi sistemato riprende i vecchi contatti con i parenti e gli amici di un tempo e trova lavoro come operaio edile; il tutto sembra andare per il meglio e i brutti ricordi pian piano sembrano svanire. Ma il male è sempre in agguato, infatti, le bande di delinquenti che stanno infestando il quartiere, negli ultimi tempi sono molto più organizzate di una volta e la polizia non riesce ad avere ragione su di loro, in quanto sembrano disporre di armi tecnologicamente più avanzate e più letali di quelle in dotazione alla polizia. Si vocifera, nel sottobosco della malavita, che vi sia un’unica mente dietro alle varie gang, che disponendo di risorse all’apparenza illimitate, fornisce armi e attrezzature all’avanguardia e anche una certa protezione dalla polizia, grazie ai suoi misteriosi agganci. Irons, suo malgrado, viene coinvolto nella questione, in quanto, durante uno scontro rimane coinvolta Nonna Odessa e John Henry. Dopo essersi accertato che Odessa era fuori pericolo decide di fare qualcosa per debellare questa minaccia. Con l’aiuto di un suo vecchio amico, lo Zio Joe, e una sua ex collega dell’esercito Susan Sparks, prepara un piano d’azione per passare all’attacco. Per affrontare le bande e arrivare alla fine al vertice della piramide criminale, i tre costruiscono un’armatura completa indistruttibile e un martello da fabbro che all’occorrenza diventa un fucile elettromagnetico. Così Irons con indosso l’armatura, a cavallo di una moto speciale creata per l’occasione diventa una sorta di moderno cavaliere medievale, armato del suo tecnologico martello. John Henry diventa il nuovo vigilante della città, ma per evitare di essere riconosciuto per eventuali ritorsioni, prende il nome di Steel (acciaio). Irons nella nuova identità di Steel, dopo un inizio incerto per via dell’inesperienza, riesce pian piano a debellare senza non poca difficoltà sia le gang di strada che i poliziotti corrotti e anche gli sgherri del misterioso “mastermind” a capo di tutto, infatti Steeel riesce finalmente ad arrivare al vertice, e qui viene a scoprire che il suo avversario e nemesi è il suo vecchio collega Burke. Dopo uno scontro con armi tecnologicamente futuristiche, Steel riesce a sconfiggere Burke. La città è finalmente libera dalla criminalità, Nonna Odessa è uscita dall’ospedale e John Henry può finalmente rilassarsi con i suoi amici e famigliari, in attesa che la città abbia nuovamente bisogno del suo eroe Steel l’uomo in armatura d’Acciaio.
Il film nel suo insieme non è tanto male, ovviamente catalogato come B-movie, peccato però che è nei dettagli che il tutto si perde, lasciando perdere le cose ovvie come la non somiglianza del personaggio originale comprese le origini, ma anche per come è stato strutturato, scene d’intermezzo e introduzione di personaggi che fanno presagire eventuali seguiti, ma che nella trama non c’entrano nulla, scene d’azione malfatte e in alcuni momenti recitazione, forse per colpa del doppiaggio (non ho mai visto la versione originale), malfatta. Qualcosa si salva, ma non abbastanza purtroppo, come film è abbastanza bruttarello, potevano fare qualcosa di più, oppure meglio, forse con un altro soggetto creato ex novo senza riferimenti ai comics, avrebbe avuto magari più approvazione da parte del pubblico, non lo sapremo mai, per me è un NI, non troppo brutto da dargli un voto bassissimo, ma non lo vorrei nella mia collezione.
Alla prossima!
by Marco Talparius Lupani