Chiamatela Gei (e sentite cosa ha da dire sul Cinema)

Chi è Gei? Gei è Giulia. E Giulia è una grande appassionata di Cinema. Nonché una grande esperta. E il Cinema per me è pura magia. Tra le tante passioni legate all’arte e all’intrattenimento che ho, c’è sicuramente quella del Cinema. Perché l’ho sempre visto come una delle principali forme d’arte concepite dalla mente umana. Il Cinema rende reali i sogni e le visioni delle persone. Guardando un bel film, la nostra immaginazione viene appagata. Riusciamo a vedere e sentire personaggi e situazioni che magari abbiamo letto in un libro. O magari il libro non c’è, e noi ce lo scriviamo nella testa mentre guardiamo quelle immagini. Colori e suoni in movimento che ai più appaiono come semplici attori che recitano su un set. Ma se sei sensibile, se la tua anima ama ricercare il significato delle cose, ti accorgi che in realtà è molto di più. Quando guardi un film, tu stai vedendo i sogni di chi lo ha immaginato, poi scritto e poi diretto. Vedi la visione dell’autore nel pieno della sua espressione. Non solo parole, non solo suoni, non solo immagini statiche. Il Cinema è la più completa forma d’arte.

Gei: La passione per il Cinema

Dopo le dovute introduzioni, torniamo a noi. Recentemente ho conosciuto questa preparatissima ragazza chiamata Giulia (in arte Gei). Il suo entusiasmo è contagioso, la sua competenza sul tema è tanta. Insomma, la sua pagina Instagram è una continua scoperta. Ho deciso di intervistarla e di scoprire cosa la spinge a fare quello che fa. Ho voluto scendere nei meandri della sua grande passione, per immergermi anche io nel grande mare che è il Cinema. Ed ecco il risultato:
Ciao Gei! Benvenuta su Corriere Nerd. Presentati e parla un po’ di te
Ciao sono Giulia, meglio conosciuta come Gei. Ho 23 anni e sono laureata al DAMS. Nella vita studio critica e videomaking, mi piace viaggiare, la musica e ammazzarmi di film. Non ho un buon rapporto con lo sport, la matematica e la cucina.
Quando e come nasce la tua passione per il cinema?
La mia passione per il cinema nasce circa a 17 anni. Ho sempre guardato una valanga di film, ma non mi sono ma interessata in maniera approfondita all’argomento. Poi mi sono guardata arancia meccanica ed è stato amore a prima vista. Da lì ho capito che il cinema sarebbe stata la mia strada e che avrei dedicato i miei studi e soprattutto me stessa per comprenderlo e viverlo a pieno
Qual è il tuo genere preferito?
Dire il genere preferito è difficile, varia sempre in base al contesto della serata. Guardo un po’ di tutto Tranne quelli di fantascienza e di guerra che non riesco proprio a farmi piacere.
Quali sono i tuoi “punti di riferimento” cinematografici?
I miei punti di riferimento sono tre registi tanto diversi tra loro, ma che in qualche modo, con la loro unione, mi rappresentano. Primo tra tutti Yorgos Lanthimos, ma anche il poliedrico Rob Zombie e il regista e coreografo Kenny Ortega.
Immagina la classica situazione: sei su un’isola deserta un po’strana: quando arrivi trovi una capanna con all’interno un televisore e un lettore Blu Ray. Quale film vorresti avere con te?
Non credo di doverci pensare troppo: l’unica cosa che vorrei in quellla situazione sarebbe sentirmi a casa e Mamma ho riperso l’aereo è perfetto come comfort movie.
Ti trovi sempre d’accordo quando viene assegnato un Oscar, o un David di Donatello (a prescindere dal tuo gusto personale)? O secondo te anche nel mondo del cinema (come in altri ambiti) ci sono favoritismi?
Non sono spesso d’accordo con i premi dati, perché oggi purtroppo non solo ci sono favoritismi, ma purtroppo in un film, conta di più la “storia che c’è dietro” , la storia degli attori e il politicamente corretto. Brendan Fraser con The Whale, (che mi è piaciuto molto) aveva vinto il premio Miglior Attore ancora prima dell’uscita del film. Era ovvio, la sua vincita sarebbe stato il suo riscatto.
Parliamo ora del futuro cinema in Italia. Secondo te c’è speranza nelle nuove leve?
Io credo molto nel cinema italiano. Non lo seguo molto, ma devo dire che i film degli ultimi anni, almeno quelli che ho visto, hanno dato prova che c’è ancora tanta speranza e tanta voglia di dimostrare. Insomma, credo che i prossimi anni ci riserveranno tanti altri film degni di nota.
Tra i registi emergenti, c’è un nome che secondo te vale la pena menzionare?
Tra i registi emergenti non posso non pensare a Pietro Castellito. Nel 2020 uscì I predatori, il suo esordio alla regia e me lo sono goduta in prima fila al cinema da sola. Mi era piaciuto tanto, aveva la giusta dose di grottesco come piace a me. Ora non vedo l’ora di godermi Enea.
Secondo te come stiamo messi dal punto di vista accademico? Voglio dire, di certo non siamo l’Actor Studio i Hollywood, ma come vedi la situazione?
Dal punto di vista accademico in Italia si fa molta più fatica a lavorare nel cinema rispetto ad altre nazioni e questo dipende molto dal fatto che il cinema in Italia sia non solo sottovalutato, ma anche proprio sminuito. Ogni volta che mi chiedono cosa studio so già l’espressione che apparirà sul viso del mio interlocutore alla risposta “cinema”. Purtroppo quando inizi il questo percorso sai già cosa ti aspetta. Spero solo che un giorno all’arte e a tutti i lavoratori che ci sono dietro, venga riconosciuto il loro immenso valore.
Parlando invece di recitazione: ti è mai capitato di vedere un film oggettivamente bello, ma rovinato dalla recitazione di alcuni dei protagonisti? In quei casi secondo te il film si può considerare comunque bello?
Io reputo che un film può considerarsi bello quando regge anche la recitazione. Se la prova attoriale è pessima non riesco proprio a considerarlo un bel film, perde di credibilità e non arriva.
Facendo il discorso inverso: se vedessi un film scritto male, ma reso comunque godibile dalla presenza di attori validi, come lo reputeresti?
Un film scritto male può salvarsi invece, ma non tanto dal mio punto di vista o da quello di altri cinefili o critici, quanto più che altro dal pubblico meno esperto. Se in un film drammatico l’attore riesce a farti piangere, il pubblico si commuove e non pensa “però il film è scritto male”. Chi non ha l’occhio “esperto” si lascia trascinare senza badare al resto. Io non lo reputerei un brutto film, ma nemmeno bello ecco. Insomma, due stelle letterboxd per intenderci
Tornando ai tuoi gusti personali: preferisci Film o Serie?
Non c’è paragone per me, film tutta la vita.
Parlando di Serie, ultimanente c’è la tendenza in alcun di esse a serializzare un’unica trama in più puntate. Mi spiego meglio: le vecchie Serie erano quasi sempre composte da episodi autoconclusivi, legati tra loro da un filo conduttore. Oggi molte serie sembrano un unico grande film di 10 puntate, tutte con finali aperti che si ricollegato all’episodio successivo. Tu come le preferisci? 
Le serie riesco a guardarle solo se autoconclusive. Le sitcom infatti, sono sono perfette per me, puoi vederle a distanza di tempo e non perdi il filo. Sono semplici, non ripetitive e non ti annoiano.
Un tempo le singole stagioni di ogni serie arrivavano a durare anche 20-30 puntate. Oggi si limitano a 10 (One Piece addirittura 8). Questo perché le piattaforme prima di confermare nuove stagioni vogliono sempre vedere se l’investimento vale la candela. Secondo te così non si rischia di violentare troppo le trame? Oppure credi che sia una scelta giusta da parte delle piattaforme?

Secondo me è una scelta giusta quella di diminuire gli episodi, ho sempre avuto la sensazione che le serie da 20/30 episodi, siano ripetitive, ci sono diversi episodi di copertura, in cui non accade nulla.

Poi oggigiorno c’ è fin troppa scelta nel catalogo “serie tv” e le persone appena si annoiano per una manciata di episodi cambiano con un’altra serie della loro watchlist.

Ultima domanda di rito: vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori?
Un bacione stellare a tutti i lettori e lettrici del corriere del nerd, vi aspetto sul mio profilo dove chiacchieriamo insieme di cinema, di quanto sia bello Halloween e la malinconia ottobrina.
Se volete seguire Gei sui Social, eccovi dove trovarla! Instagram | Linktree

Monica, in arte Kohai: la piccola Nerd

Instagram è un posto bellissimo, dove si incontra ogni giorno gente diversa. Proprio lì, recentemente ho incontrato Monica, a.k.a. Kohai. Una grande appassionata di anime e manga, ma anche di mitologia giapponese. Oltre a intrattenerci ogni giorno sul suo profilo principale con post inerenti il mondo dell’intrattenimento fumettistico e animato del sol levante, Kohai ha anche un podcast su Spotify. Ma non un podcast qualunque. Monica ama parlare di creature e leggende. E lo fa deliziandoci con la sua voce attraverso la piattaforma verde più famosa nel mondo della musica. Ma ora lasciamo che a parlare sia lei.

Ciao Kohai! Presentati e parla un po’ di te

Ciao! Sono Monica, 26 anni, Milano. Troppo “vecchia” per essere una piccola nerd? Forse.
Sono sempre stata introversa, la mia prof di italiano mi definiva “ignava”, riferendosi velatamente al fatto che a parere suo, ogni cosa mi era indifferente, ma non era così, non lo è mai stato.
Mi definirei una persona creativa, riservata quanto basta con chi non conosco, nascondendo un grande lato estroverso, infatti poi mi sono diplomata in grafica, con una tesina su Peter Pan. Sono certa che non invecchierò mai :)Mi piace provare cose nuove, mettermi alla prova in nuovi contesti, tanto che non riesco mai a fare solo una cosa per volta.
Chi mi conosce, dice che sono intelligente, autoironica,resiliente. Probabilmente è così, ma personalmente non mi piacciono le etichette e non mi piace descrivermi con aggettivi di cui le persone spesso abusano.
Un mio tratto distintivo, probabilmente, è questa sorta di “ribellione” a tutto ciò che è diventato ormai convenzionale: devo sempre avere l’ultima parola e far sapere la mia. Mi piace distinguermi, tanto che le  mie passioni sono probabilmente da vecchia, ma non vedo l’ora di avere un giardino tutto mio per poter fare un piccolo orticello, e mi piace davvero tanto cucinare, (e mangiare). 

Come e quando nasce la tua passione per i manga e gli anime?

Quarto anno di superiori: le mie amiche parlavano di Death Note, Games Week, e io non avevo la più pallida idea di cosa stessero dicendo. Ero così concentrata sugli studi, che non lasciavo spazio ad altro (sì, ero una secchiona, e ci sono pure rimasta male per essere uscita con 83/100).
Al massimo giocavo alla play con God Of War, Need for speed e giochi simili, ma non mi ero mai avvicinata al mondo degli anime e della lettura in generale, (non solo manga).

Un giorno, mentre lavoravo, un collega mi chiese se leggessi manga, e la mia risposta era ovviamente no, da lì iniziò ad accompagnarmi il pensiero di dovermi avvicinare a questo mondo.Mi venne regalato “Kota, il cane che vive con noi”, e “Il cane che guarda le stelle”. Avevo, e tutt’ora ho un cane, quindi il manga si rivelò molto azzeccato, e iniziai ad appassionarmi a Kota, e piano piano a tutto quel mondo, tanto che almeno una volta a settimana, dovevo andare in fumetteria.
Oggi ho scoperto che essere un po’ nerd o otaku che dir si voglia, in realtà significa far parte di un’enorme e calorosissima famiglia.

Quali sono i tuoi generi preferiti?

Prediligo principalmente Seinen e Shounen psicologici, gialli, thriller, magia, di avventura o d’azione. Qualche volta mi concedo degli slice of life romantici, o scolastici. 

 Preferisci leggere i manga o guardare gli anime?

Ho sempre avuto una regola: se guardo l’anime, non prendo il manga, e viceversa. Non ho una preferenza netta. Faccio molta selezione nella scelta: guardo anime impegnativi (Fairy Tail, HxH) e leggo manga un pò più “leggeri”, questo perché preferisco seguire una storia complessa guardandola, piuttosto che leggendo. (Sono certa che i fan di Jujutsu mi daranno ragione, anche se di questo, sto leggendo il manga e non ho ancora guardato l’anime)

Cosa pensi dei Filler? Meglio aspettare un po’ a fare l’anime, in modo da non essere costretti a metterne, o danno quel l’aggiunta piacevole alle trame?

Non apprezzo particolarmente i filler. Penso sia meglio aspettare, avere una trama scorrevole e curata, piuttosto che intervenire con avvenimenti in qualche caso sconnessi e poco contestualizzati, pur di fare delle aggiunte.

Quali sono i tuoi “punti di riferimento” tra gli autori?

Yoshihiro Togashi e Hiromu Arakawa. Hanno realizzato storie che dopo tanti anni, sono ancora sulla bocca di molti. Spero che Togashi ci sia presto buone nuove su hxh, mentre Arakawa, ci ha regalato una tra le più belle storie di magia alchemica e fratellanza.

Qual è il tuo manga preferito in assoluto?

HunterxHunter, sicuramente. Non per niente, è per ora l’unico manga che sto leggendo, dopo aver concluso l’anime.

Qual è il personaggio che più si avvicina a te come personalità?

Di recente ho scoperto di avere la stessa personalità di Mitsuri (INFP), nonostante non mi ci rivedo troppo in lei. Paradossalmente, anche Alluka si dice avere una personalità INFP e in lei, mi ci ritrovo molto. Sarà che il mio segno zodicale è il cancro, e quindi mi è facile paragonare la mia lunaticità alla figura di Alluka e Nanika.

Penso, però, che una figura “bilanciata” che rappresenti la mia personalità sia quella di Taiga Aisaka: goffa e testarda, lottatrice e dolce, a modo suo.

E invece il personaggio a cui tu vorresti somigliare?

Probabilmente Elsa, di Fairy Tail: una donna forte, che ha lottato e accettato le sue debolezze. Sì, vero, a volte fa davvero paura, ma è un personaggio capace di farsi volere bene e capace di mettere gli altri prima di sè stessa.

Nel tuo Podcast su Spotify parli di leggende Giapponesi. Quale è la tua preferita?

Adoro le leggende giapponesi e in generale, gli yokai giapponesi.  Il mio mito preferito è quello delle Kitsune, credo che personifichi perfettamente il concetto di buono e cattivo, e mi fa rimanere sempre stupita il vedere come la stessa cosa, (in questo caso, lo stesso animale, cioè la volpe), possa avere due lati esattamente opposti e contrastanti.

Cosa pensi dei live action degli anime?

Personalmente non sono una grande fan dei live action. Sicuramente è modo molto attuale per coinvolgere i fan di una determinata opera, e provarne ad attirare di nuovi, ma temo sempre che così facendo, si vada a rovinare qualcosa.

Hai visto One Piece su Netflix? Se sì, ti è piaciuto?

No, per lo stesso motivo di cui ho parlato sopra.

Acuni manga durano da decenni (come One Piece, Dragon Ball e altri), altri dopo un breve arco narrativo si concludono (come Toradora!). Tu cosa preferisci? Premiamo gli autori fino all’osso o lasciamo loro mettere la parola “fine” quando sono a corto di idee, lasciandoci la mente aperta a nuovi orizzonti, che però non vedremo mai?

Penso che ci sono opere che sarebbero potute finire e altre, che purtroppo, sono rimaste incomplete, come Nana. Entrambi i casi mi portano molto dispiacere.
Penso che uno dei più gandi rischi sia quello che opere troppo lunghe vengano poi scartate dalle prossime generazioni, proprio per questo motivo.Bisognerebbe saper terminare l’opera nel momento giusto, senza introdurre filler. Il gioco, sta appunto nel far terminare l’opera senza creare una chiusura troppo affrettata e uscendo “puliti” di scena, cosa che forse, in Giappone, non è troppo facile a causa di diverse pressioni ai mangaka.

Cosa pensi dell’influenza dei social sulle opere presenti? Intendo dire: molti autori modificano la storia in corso d’opera dopo aver letto le opinioni dei fan. Lo facevano anche prima dei social, attraverso i sondaggi sulle riviste come Shonen Jump…ma oggi la cosa è più immediata. Secondo te è un bene, o si rischia di divergere troppo da ciò che aveva in mente l’autore, finendo per depersonalizzare l’opera?

Porto l’esempio di Black Clover, depennato da Shonen Jump. Quel che penso è che la storia sia un’invenzione prettamente personale e intima di chi scrive, per tanto non debba essere snaturata da feedback esterni. Ci sono tante opere che non sono state apprezzate ad alti livelli, o che non sono diventate virali, ma non per questo sono meno importanti.
Di contro, parliamo sempre di mangaka giapponesi, che devono produrre e produrre fino allo sfinimento, quindi capisco la situazione, ma non la condivido.

Tornando a parlare di miti e leggende: “manghizzare” una leggenda secondo te può essere un modo creativo di avvicinare i lettori allo studio della storia e della mitologia? Sarebbe bello se la cosa di commecializzasse anche da noi? In modo da arricchire un po’ le menti?

Assolutamente sì! In Italia ci sono molte persone affascinate dal mistero e dalle leggende, quindi dovremmo assolutamente diffondere il verbo! Inoltre, il fatto di leggere fatti basati su una cultura e una religione molto diversa dalla nostra, può essere un ottimo modo di aprire le menti, per chi vuole ascoltare.

Saresti a favore di inserire la materia del fumetto nelle scuole?

Più che inserire la materia del fumetto, lascerei questo come modo di libera espressione in ambito artistico, a livello scolastico. Inserirei la lettura dei manga: hanno la stessa valenza dei libri! E anzi! Su IG; qualche giorno fa, ho visto il video di un professore che concedeva la lettura di qualche manga, al posto dei classici libri, che noi tutti siamo stati obbligati a leggere durante le vacanze estive.

Ti piace leggere in digitale? Ovviamente non parlo di Scan pirata, ma di fonti ufficiali

Non l’ho mai fatto, e non penso di farlo. Tengo libri e manga in maniera maniacale, ma per quanto possa essere una frase consumista, non voglio privarmi del brivido di entrare in libreria, sfogliare un libro, girare le pagine e ammirare la mia libreria piena di titoli diversi.

Scriverai mai un manga tutto tuo? Anche solo la storia?

Ho una lista simile a quella di Zombie 100, in cui ho scritto le mie 100 cose da fare prima di morire, e tra queste, c’è quella di scrivere un libro, ma per ora è un progetto ancora un pò lontano..

Ultima domanda di rito: vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Certo: Fate quello che vi consiglia il cuore, e siate sempre orgogliosi delle vostre scelte, a maggior ragione se definibili “nerd”. Konnichiwa!

Se volete seguire Monica sui suoi Social, vi lascio qui i link da visitare: Instagram | Spotify

La recensione della prima stagione live actionr di One Piece

La tanto attesa serie live action di One Piece, tratta da una delle serie manga più famose e amate al mondo, creata da Eiichiro Oda nel 1997 e ancora in corso, è finalmente approdata su Netflix prodotta da Tomorrow Studios in partnership con Shueisha. Otto sole puntate che racchiudono l’ intero arco narrativo East Blue. Nonostante le paure iniziali, Netflix ha ricevuto enormi elogi sia dai vecchi fan che dai nuovi spettatori. Vi dirò la verità, prima di iniziare a vedere la serie, ho avuto un po’ paura. Forse perché i miei recenti ricordi di live action non sono stati così entusiasmanti. Dopo Dragonball Evolution, Death Note, Attack on Titan, Saint Seiya, diciamo che l’esperienza mi ha insegnato a essere diffidente.

ONE PIECE | Trailer finale | Netflix Italia

Il trailer era fatto bene, ma comunque volevo aspettare di vedere l’opera completa per esprimermi appieno. Va anche detto che non tutti i live action sono usciti male. Io ad esempio ho apprezzato il live action di Death Note di VVVID, anche se la trama ha subito delle variazioni e i personaggi sono stati un po’ cambiati (L è stato stravolto, Mello è diventato il pupazzetto di peluches di Near, per dirne due). Così come ho apprezzato i film di Tokyo Ghoul, Yattaman e Ghost in the Shell. Quindi non è tutta “monnezza” quello che esce dagli adattamenti.

La lettera di Eiichiro Oda

Ad accompagnare il primo trailer ci fu anche una lettera del Maestro Eiichiro Oda, nella quale il creatore del fenomeno globale condivide i suoi pensieri sull’adattamento in live-action, sulla produzione, sulle differenze con il manga e sul cast.

  • “Lo dico subito. Per questa serie non abbiamo preso scorciatoie!” この作品に一切の妥協はありません!!

  • “C’è stato così tanto da fare: il grande impegno degli attori, la creazione dell’ambientazione e dei costumi, presentare il tutto con le modalità esclusive del live action, i dialoghi… La collaborazione di così tante persone è già di per sé un motivo per festeggiare” 世界観の構築、役者さん達の試み、衣装、実写ならではの魅せ方、会話、色んな人達が悩んだ全ての工程がお祭りです。

  • “I produttori e la troupe sono professionisti del live action e a dirla tutta sono anche grandi fan di ONE PIECE” 製作チームは実写のプロであり、はっきり言って、ONE PIECEオタクです。

  • “Provo un affetto infinito sia per il team di produzione sia per il cast e non vedo l’ora che ricevano in tutto il mondo il plauso che meritano” 僕はもう、製作チームもキャストも大好きなので、早くみんなが世界で賞賛されて欲しい。

One Piece – Differenze tra la serie animata e il live action

La trama è solida e si muove rapidamente seguendo il formato shonen del “cattivo della settimana”. Quasi tutti i personaggi sono ben sviluppati e rifiniti rispetto alle loro origini nel manga, diventando credibili e comprensibili, anche con le scene di combattimento stravaganti disseminate in tutta la serie. E questa per me è una cosa buona. Lasciare le cose come si vedono negli anime rischia di ridicolizzare la controparte con attori in carne ed ossa. Ve lo immaginate se avessero deformato volontariamente il naso di Usop per renderlo più simile all’anime? Oppure l’intero combattimento tra Zoro e Mihawk, con Zoro che teneva costantemente la spada tra i denti?

La trama della prima stagione

One Piece è una leggendaria avventura di mare come nessun’altra.  La prima stagione, in soli otto episodi parla del primo arco narrativo del manga di One Piece, chiamato l’Arco dell’East Blue. La  serie live action è un adattamento fedele e rispettoso dell’opera originale, che cerca di ricreare la magia, l’umorismo e l’azione del manga. Monkey D. Luffy è un giovane avventuriero che ha sempre sognato una vita di libertà. Luffy parte dal suo piccolo villaggio per affrontare un pericoloso viaggio alla ricerca di un leggendario tesoro, il One Piece, per diventare il Re dei Pirati. Ma, per trovare il bottino, Luffy dovrà riunire l’equipaggio che ha sempre desiderato e trovare una nave su cui salpare, perlustrando ogni centimetro dei vasti mari, scampando ai Marines, e superando in astuzia pericolosi rivali ad ogni occasione.

Eiichiro Oda sembra essere stato fortemente coinvolto nella serie e ha dato il suo pieno consenso all’adattamento al momento del suo rilascio. Ogni protagonista principale viene introdotto allo spettatore assieme a tutti i suoi retroscena, in un intreccio tra flash-back e presente. In questo modo ci viene offerta una visione delle loro vite prima dell’incontro con Luffy e aiuta a stabilirli saldamente in questo mondo e in questa storia, fornendo al pubblico una comprensione più sviluppata del mondo e della struttura dello spettacolo.

L’estetica: un mix tra anime e realtà

Adattare un anime in un live action si sa, è una grande sfida. In questa opera ci è stato messo davanti agli occhi un mondo coloratissimo, pieno di persone stravaganti, con abiti sgargianti, costumi improbabili, capelli colorati e accessori di ogni tipo. Su questo gli autori del live action hanno cercato di fornire un prodotto molto fedele all’originale animato. Ma nel contempo è stata inserita una forte dose realistica, con cannoni che fanno scintille quando esplodono i colpi, sangue, gente che muore. E non sono mancati gli abusi sui minori; la backstory di Nami è qualcosa di spaventoso. E il modo in cui è stata resa è perfetto.

Matt Owens e Steve Maeda sono stati gli sceneggiatori, produttori esecutivi e showrunners. Eiichiro Oda, Marty Adelstein e Becky Clements sono produttori esecutivi. Owens, che ha lavorato in precedenza per Marvel Studios in serie come Agents of S.H.I.E.L.D. e Luke Cage, ha dichiarato di essere un grande fan di One Piece e di aver cercato di trasporre sullo schermo la visione di Oda con fedeltà e passione. Anche lo stesso Oda ha supervisionato la produzione della serie e ha espresso la sua soddisfazione per il risultato finale.

Il cast della serie è composto da attori provenienti da diverse parti del mondo, che riflettono la diversità e l’internazionalità dell’oceano di One Piece. A comporre la ciurma sono Iñaki Godoy nei panni del capitano Monkey D. Luffy, Mackenyu (Roronoa Zoro), Emily Rudd (Nami), Jacob Romero (Usopp) e Taz Skylar (Sanji). Faranno parte del cast anche McKinley Belcher III, Morgan Davies, Aidan Scott, Vincent Regan, Jeff Ward, Craig Fairbrass, Langley Kirkwood, Celeste Loots, Alexander Maniatis, Ilia Isorelýs Paulino, Chioma Umeala e Steven Ward. Si aggiunge al cast Michael Dorman nel ruolo di Gold Roger.

Conclusione

In conclusione, se ancora non avete visto One Piece fatelo. Non rimarrete delusi. Sia che siate vecchi fan che nuovi spettatori. Non partite prevenuti pensando a Dragonball Evolution o Death Note di Netflix. Stavolta il prodotto è riuscito bene. Si vede che Oda ci ha messo lo zampino. Forse perché anche lui ha visto gli ultimi adattamenti live action degli anime dei suoi colleghi e ha preferito essere più presente.

Quindi, se mi chiedete “One Piece: sì o no?” la mia risposta è un decisissimo SI!

Chi è Zenko?

Oggi parliamo di Martina, in arte Zenko. Una bellissima, giovane e talentuosa ragazza sarda che ama fare cosplay. La sua passione è iniziata molto recentemente, ma il suo talento era già scritto nel DNA e quindi, anche se ha all’attivo pochi cosplay, sono tutti molto ben eseguiti.

Zenko infatti, ha iniziato nell’ aprile del 2022 un po’ per mettersi in gioco e per uscire dagli schemi, trovando così una valvola di sfogo. Conosce questo mondo già dall’infanzia grazie alla sua famiglia i suoi fratelli e sua sorella che l’hanno indirizzata nel mondo degli anime, manga, fumetti e videogame. Il resto è venuto da sé molto spontaneamente.
Martina, questo il vero nome di Zenko, scelse questo bellissimo nickname dopo ssersi innamorata di un tatuaggio che ritraeva una maschera di una kitsune (volpe). Le volpi sono un soggetto comune del folklore giapponese; le storie descrivono esemplari leggendari, esseri intelligenti e in possesso di abilità paranormali che aumentano con il passare del tempo. Ma non tutte le kitsune sono buone. Possono essere sia divine che demoniache. In questo caso le zenko sono volpi benevole e divine. Fisicamente, le kitsune sono note per avere fino a nove code. Martina era affascinata da queste creature e la volpe è uno dei suoi animali preferiti così scelse questo nome d’arte senza pensarci troppo. Ecco come è nata Zenko.

Come piacciono i cosplay a Zenko

Zenko preferisce cucire a mano il proprio cosplay; ma anche avere qualcosa di già pronto se vi è l’occasione. Si diverte molto a costruire le armi con il cartone e altri materiali vedendo il risultato finale rimane soddisfatta del lavoro e dell’impegno messo. È altresì convinta che gli original cosplay siano super interessanti, pensa sia giusto che il/la cosplayer abbia la libertà di potersi esprimere come desidera e divertirsi sempre nel rispetto del personaggio che vuole portare. Lei dice testualmente “Il mondo è bello perché è vario! Senno sarebbe tutto troppo monotono “. E quindi pensa che far esplodere l’immaginazione e la creatività nel costume sia una forma unica di espressione.

Il Cosplay di oggi: Social, fiere e pregiudizi

Visto il poco tempo avuto fino a oggi (solo un anno), Zenko non ha ancora partecipato a una fiera in cosplay ma ha tanti amici che la incoraggiano (e noi di Corriere Nerd siamo tra quelli). Per quanto riguarda i soliti pregiudizi e prese in giro degli “esterni” al mondo del cosplay; personalmente Zenko, quando si mette in testa una cosa la fa (testardaggine sarda!). Trova disinteresse nel giudizio altrui , decidendo di ignorare l’altrui sguardo la dove sia troppo inopportuno mentre lei indossa il suo cosplay preferito felicemente e con orgoglio!

Se volete seguire Zenko sui social, cliccate sui seguenti link!

La digitalizzazione dei Fumetti per combattere l’Impatto Ambientale della Carta

Nell’era della digitalizzazione, l’uso della carta per giornali, libri riviste e fumetti è diventato uno dei principali ostacoli nella lotta contro il cambiamento climatico. L’industria della carta ha un notevole impatto ambientale che va oltre la deforestazione e include la produzione di sostanze chimiche inquinanti e una vasta quantità di rifiuti. Tuttavia, nel settore dei fumetti (che è quello che interessa di più a noi nerd), la digitalizzazione potrebbe essere la chiave per ridurre significativamente l’impatto ambientale della carta e aprire la strada a nuovi modelli di fruizione dei contenuti. In questo articolo, esploreremo l’impatto ambientale della carta e come la digitalizzazione dei fumetti può aiutare a mitigarlo.

L’Impatto Ambientale della Carta

La produzione di carta richiede grandi quantità di acqua, energia e prodotti chimici. L’estrazione di fibre dalle foreste per la produzione di carta porta alla deforestazione e alla perdita di habitat naturali per flora e fauna. La deforestazione, a sua volta, contribuisce all’aumento delle emissioni di gas serra, uno dei principali fattori del cambiamento climatico. Inoltre, i processi di produzione chimica utilizzati per sbiancare e trattare la carta possono rilasciare sostanze inquinanti nell’ambiente, minacciando la qualità dell’aria e dell’acqua.

Oltre all’aspetto della produzione, lo smaltimento della carta rappresenta un problema significativo. Molti prodotti a base di carta, come giornali, riviste e fumetti, finiscono spesso in discariche, contribuendo all’inquinamento del suolo e alla produzione di gas serra durante la decomposizione.

Digitalizzazione dei fumetti: Un’Alternativa Sostenibile

La digitalizzazione offre un’alternativa ecologica per la distribuzione e la fruizione dei fumetti, che vengono resi disponibili in formato digitale (e-comics, o webcomics) eliminando la necessità di carta, stampa e trasporto fisico. Questo passaggio verso il digitale può ridurre significativamente l’impatto ambientale dell’industria dei fumetti e promuovere un modello di consumo più sostenibile.

Vantaggi della Digitalizzazione dei Fumetti

  1. Risparmio di Risorse: La distribuzione digitale dei fumetti elimina la necessità di abbattere alberi per la carta, riducendo così la deforestazione e il consumo di acqua ed energia necessaria per la produzione.
  2. Riduzione dei Rifiuti: I fumetti digitali non generano rifiuti di carta, contribuendo a ridurre il volume complessivo di rifiuti solidi e l’inquinamento associato alla loro smaltimento.
  3. Accessibilità Globale: La distribuzione digitale consente un accesso immediato ai fumetti per un pubblico globale senza limitazioni geografiche o di disponibilità fisica.
  4. Interattività e Innovazione: La digitalizzazione apre nuove possibilità per l’interattività e l’innovazione nella presentazione dei fumetti, consentendo nuove forme di narrazione e coinvolgimento del lettore.
  5. Archiviazione e Conservazione: I fumetti digitali possono essere archiviati facilmente su dispositivi e cloud, risparmiando spazio fisico e contribuendo alla conservazione dei fumetti nel tempo.

Promuovere la Digitalizzazione Responsabile

Per massimizzare l’efficacia della digitalizzazione dei fumetti nell’arginare l’impatto ambientale della carta, è importante adottare anche approcci responsabili. Qui ci sono alcune idee:

  1. Sostenibilità nella Produzione Digitale: L’energia necessaria per supportare i server e i dispositivi digitali deve provenire da fonti rinnovabili per garantire che il passaggio alla digitalizzazione non trasferisca l’inquinamento dal settore della carta a quello dell’elettronica.
  2. Reciclaggio e Smaltimento Responsabile dei Dispositivi: Poiché i dispositivi elettronici hanno un ciclo di vita limitato, è essenziale incoraggiare il riciclaggio e il corretto smaltimento dei dispositivi obsoleti per ridurre il loro impatto ambientale.
  3. Sensibilizzazione e Educazione: Informare il pubblico sulle conseguenze ambientali della produzione di carta e promuovere i benefici della digitalizzazione può incentivare un cambiamento di mentalità e comportamento.
  4. Collaborazione dell’Industria: Produttori di fumetti, editori e piattaforme digitali possono collaborare per sviluppare strategie sostenibili e ridurre l’impatto complessivo dell’industria dei fumetti sull’ambiente. Per fare un esempio: CrunchyRoll, popolare piattaforma digitale per Anime, ha la sezione CrunchyRoll Manga, per poter leggere gratuitamente (e legalmente) da sito, ma anche da app Android e iOs

Quindi dobbiamo leggere solo in digitale se vogliamo salvare il pianeta?

Assolutamente no. Quello che ho voluto dire con questo articolo è semplicemente che, grazie al digitale, possiamo ridurre l’impatto ambientale della produzione e lavorazione della carta. Quindi se scegliamo di leggere in maniera consapevole, possiamo contribuire alla salvaguardia dell’ambiente. Non tutti i manga che leggiamo alla fine ci piacciono e molte volte ci troviamo la libreria piena di collezioni incomplete, o di soli numeri 1. Se iniziassimo, ad esempio, a leggere qualche titolo online, per poi cominciare ad acquistarlo fisicamente in un secondo momento perché ci attira particolarmente e vogliamo il volumetto da collezionare, sarebbe già un passo avanti.

In conclusione, il passaggio alla digitalizzazione dei fumetti offre un’opportunità senza precedenti per ridurre l’impatto ambientale della carta e avanzare verso un modello di distribuzione più sostenibile. Con l’adozione di approcci responsabili e la sensibilizzazione del pubblico, possiamo preservare l’arte dei fumetti mentre proteggiamo il nostro pianeta per le generazioni future.

Barbie, quando le bambole prendono vita

Vivere a Barbie Land significa essere perfetti in un luogo perfetto. A meno che tu non stia attraversando una crisi esistenziale… Oppure tu sia un Ken. Barbie ha senza dubbio fatto la storia dell’infanzia e delle sue trasformazioni nel corso degli ultimi decenni. Barbie è diventata un mito, una leggenda, un’icona.

Dalla regista candidata all’Oscar Greta Gerwig (“Piccole donne”, “Lady Bird”) arriva “Barbie” che ha curato la sceneggiatura del film, basato sulle mitiche bambole di Mattel, insieme al marito, il candidato all’Oscar Noah Baumbach (“Storia di un matrimonio”, “Il calamaro e la balena”) creando una storia buffa e per molti versi kubrickiana.

 

Barbie | Teaser Trailer 2

Il film è ambientato in un mondo immaginario alquanto stravagante e sopra le righe popolato solo da Barbie e Ken (con in mezzo Allan e Midge), così come nella realtà abbiamo diverse bambole per diverse situazioni! In questo assurdo luogo, ovviamente tutto rosa, la protagonista è una stereotipica Barbie interpretata da Margot Robbie (“Bombshell – La voce dello scandalo”, “Tonya”) , che oltre ad essere perfetta nell’apparenza, dimostra di essere una delle attrici più talentuose degli ultimi tempi. Le amiche di Barbie sono tutte uguali ma con la propria distintiva identità; poi c’è Ken, interpretato da un Ryan Gosling (“La La Land”, “Half Nelson”). irresistibilmente stupido, che vorrebbe tanto conquistare il cuore di Barbie, ma lei preferisce passare le serate con le sue amiche. Ken si lamenta, ma tra di loro è tutto un “ogni notte è la notte delle ragazze”.

Le Barbie hanno posizioni di potere e responsabilità, mentre Ken è un tipo da “spiaggia”, come lui stesso ama definirsi. Nel frattempo, Helen Mirren ci racconta in una voce fuori campo la società in cui vivono questi personaggi, mentre la perfezione di Barbie viene messa alla prova da una rivoluzione inaspettata: un piede piatto che mette in discussione il suo paradigma di bellezza. Barbie decide quindi di intraprendere un viaggio lungo la costa della California, per scoprire il mondo reale e trovare se stessa. Il divertimento e la sorpresa aumentano man mano che la storia si sviluppa, in un mix di realtà e fantasia. Non solo, il film affronta anche temi profondi e toccanti, facendo emergere tutta l’umanità di questa bambola che diventa donna.

Insieme all’iconica coppia, nel cast anche America Ferrera (“End of Watch – Tolleranza zero”, i film “Dragon Trainer”), Kate McKinnon (“Bombshell – La voce dello scandalo”, “Yesterday”), Michael Cera (“Scott Pilgrim vs. the World”, “Juno”), Ariana Greenblatt (“Avengers: Infinity War”, “65 – Fuga dalla Terra”), Issa Rae (“The Photograph – Gli scatti di mia madre”, “Insecure”), Rhea Perlman (“Nei miei sogni”, “Matilda 6 Mitica”) e Will Ferrell (i film “Anchorman”, “Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno”). Fanno parte del cast del film anche Ana Cruz Kayne (“Piccole donne”), Emma Mackey (“Emily”, la serie TV “Sex Education”), Hari Nef (“Assassination Nation”, “Transparent”), Alexandra Shipp (i film “X-Men” ), Kingsley Ben-Adir (“Quella notte a Miami”, “Peaky Blinders”), Simu Liu (“Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli”), Ncuti Gatwa (“Sex Education”), Scott Evans (la serie TV “Grace e Frankie”), Jamie Demetriou (“Crudelia”), Connor Swindells (“Sex Education”, “Emma.”), Sharon Rooney (“Dumbo”, “Jerk”), Nicola Coughlan (“Bridgerton”, “Derry Girls” ), Ritu Arya (“The Umbrella Academy”),  e il premio Oscar® Helen Mirren (“The Queen – La Regina”).

La sceneggiatura e la regia sono impeccabili, regalando al pubblico momenti di risate e nostalgia. Perfino la Mattel, la casa produttrice di Barbie, fa la sua comparsa nel film, con un Consiglio di Amministrazione composto interamente da uomini, guidato da un Will Ferrell.  I produttori del film sono il candidato all’Oscar®, David Heyman (“Storia di un matrimonio”, “Gravity”), Margot Robbie, Tom Ackerley e Robbie Brenner, mentre Michael Sharp, Josey McNamara, Ynon Kreiz, Courtenay Valenti, Toby Emmerich e Cate Adams sono i produttori esecutivi.

Il team creativo che ha lavorato dietro la macchina da presa con Greta Gerwig è composto dal direttore della fotografia candidato all’Oscar, Rodrigo Prieto (“The Irishman”, “Silence”, “I segreti di Brokeback Mountain”), la scenografa sei volte nominata all’Oscar, Sarah Greenwood (“La bella e la bestia”, “Anna Karenina”), il montatore Nick Houy (“Piccole donne”, “Lady Bird”), la costumista premio Oscar, Jacqueline Durran (“Piccole donne”, “Anna Karenina”), il supervisore agli effetti visivi Glen Pratt (“Paddington 2”, “La bella e la bestia”), il supervisore musicale George Drakoulias (“Rumore Bianco”, “Storia di un matrimonio”) e il compositore premio Oscar®, Alexandre Desplat (“La forma dell’acqua”, “Grand Budapest Hotel”).

L’ironia femminista permea ogni momento del film, rendendolo vivace e mai superficiale. Barbie continua a farci divertire e a farci riflettere, ma bisogna chiarire che non risolverà tutti i problemi delledonne, dopotutto è una pellicola voluta dalla stessa Mattel, con un budget di 150 milioni di dollari, e quindi è innegabile che ci siano delle critiche sul ruolo di questa casa produttrice nel contesto femminista.Quel che resta è una Barbie rappresentata donna audace e coraggiosa, pronta a conquistare il mondo. E noi non possiamo fare altro che esserne ammiratori.

Curiosità sul film

Le telecamere di Barbie si sono accese il 21 marzo 2022 presso i Warner Bros. Studios Leavesden nell’Hertfordshire, in Inghilterra a quasi due anni dalla data in cui, all’inizio della pandemia, Greta Gerwig e Noah Baumbach si sono chiusi nel loro appartamento di New York per realizzare la sceneggiatura che la Gerwig avrebbe poi firmato per la regia.

Durante lo sviluppo, Greta Gerwig ha consultato il regista Peter Weir per il suo lavoro su “The Truman Show” riguardo all’illuminazione e alla creazione di quell’atmosfera autenticamente artificiale che ricercava per Barbie Land.

Il pubblico non vedrà la luce naturale del sole fino all’arrivo di Barbie e Ken a Los Angeles.  La totalità delle scene di Barbie Land è stata girata sui teatri di posa dei Warner Bros. Studios Leavesden.

La vista all’esterno della sala riunioni della Mattel era un panorama scenografico dipinto a mano, lungo più di 250 piedi che include un riferimento alla Warner Bros: un occhio attento noterà il logo aziendale.  Anche Los Angeles è stata dipinta; un cenno alla Città di Smeraldo de “Il Mago di Oz”.

L’orizzonte di Los Angeles che appare nel film include l’edificio della General Motors; nel film, Ken guida un Hummer, e la decappottabile di Barbie è ispirata a un classico della Chevrolet.

La Casa della Barbie di Kate McKinnon ha dei buchi nascosti sul set, progettati per consentire all’interprete di nascondere una delle sue gambe durante le riprese, con l’aggiunta di una gamba finta che va contro il muro per dare l’impressione di essere in spaccata.

Le scenografie dei set di Barbie Land non presentano colori solidi bianchi o neri.

Mentre il cast e la troupe giravano le scene “soleggiate” della spiaggia di Barbie Land sul teatro N dei Warner Bros. Studios Leavesden, una bufera di neve stava congelando tutti coloro che si trovavano all’esterno.

Nella sequenza della festa da ballo di Barbie, la coreografa Jennifer White ha deliberatamente inserito elementi di danza specifici tratti da “Gold Diggers” di Busby Berkeley, uno dei film preferiti della regista Greta Gerwig.

Per i Ken sono stati realizzati oltre 30 hobby horses, tutti fatti a mano, e il reparto artistico ha dato loro caratteristiche individuali.

L’ambulanza di Barbie che soccorre Ken dopo la sua disavventura sulla tavola da surf, era una copia a grandezza naturale di un’ambulanza giocattolo, frutto di un ulteriore sforzo congiunto tra i reparti, che si apre automaticamente in un ambulatorio medico: un effetto speciale completamente realizzato sul set.

L’auto di Barbie è stata guidata da un trasmettitore telecomandato con un membro del team SFX seduto su un sedile appositamente costruito, utilizzando la tecnologia VR dei droni, che ha permesso alla Barbie di Margot Robbie di “guidare” a mani libere sul set.

Il veicolo di Barbie è elettrico, così come l’Hummer di Ken, che è stato uno dei primi esemplari elettrici della linea di produzione.

La cassetta delle lettere con i fenicotteri all’esterno della Casa dei Sogni di Barbie funge anche da stazione di ricarica elettrica per l’auto di Barbie.

Per l’arrivo di Barbie e Ken a Los Angeles, la regista Greta Gerwig ha usato come riferimento il film “Un uomo da marciapiede” per mostrare come voleva che apparissero, in particolare la sequenza in cui Jon Voight cammina per New York, chiaramente fuori luogo.

Le Case dei Sogni delle Barbie erano alte più di 25 piedi.  Margot Robbie ha eseguito personalmente tutte le sue acrobazie, compreso il salto dalla cima della casa.

Il cast e la troupe di “Barbie” vantano nel complesso cinquanta nomination agli Oscar®, e un totale di otto vittorie.

Il personaggio di Will Ferrell è semplicemente chiamato CEO di Mattel, il suo nome non viene mai rivelato. Allo stesso modo, alcuni dipendenti dell’azienda, tra cui il personaggio di Jamie Demetriou, sono chiamati Mattel Executive #1, #2 ecc.  Ironia della sorte, solo lo stagista Mattel interpretato da Connor Swindell ha un nome, Aaron Dinkins.

Ispirandosi al film “Mean Girls”, ogni mercoledì la troupe è stata invitata ad indossare qualcosa di rosa.  Tutti hanno seguito questa iniziativa seriamente.

Quando Barbie assiste ad una seduta della Corte Suprema di Barbie Land, Margot Robbie indossa un abito vintage di Chanel che in passato è stato indossato dalla modella e attrice Claudia Schiffer.

In “Barbie”, la Barbie di Margot Robbie non porta mai anelli alle dita, in riferimento al fatto che la classica bambola giocattolo ha le dita collegate tra loro, impedendo quindi di indossare gioielli.

Il direttore della fotografia Rodrigo Prieto ha coniato il termine TechnoBarbie con Greta Gerwig per descrivere lo stile della fotografia e dell’illuminazione utilizzato per Barbie Land.

I Ken malgrado le loro differenze hanno una cosa in comune, oltre all’adorazione per le Barbie: la ceretta.  Come la regista Greta Gerwig ha spiegato loro in numerose occasioni, i Ken non sono mammiferi, ma bambole.

 

 

 

Nansō Satomi Hakkenden – Le VERE origini (narrative) delle Sfere del Drago!

Se per Dragon Ball Akira Toriyama si è ispirato a Saiyuki, per le sette Sfere del Drago si è ispirato a un’altra storia antica Giapponese: Nansō Satomi Hakkenden, tradotto in Italia in “Cronache degli 8 cani”. Serie di racconti scritta tra il 1814 e il 1842 da Kyoukutei Bakin, basata sulromanzo storico cinese “I Briganti” (in giapponese “Suikoden”).

Nansō Satomi Hakkenden – La Trama del racconto che ha ispirato le Sfere del Drago

Il romanzo si svolge durante il periodo Sengoku  e racconta la storia di otto fratelli samurai e delle loro avventure. Il libro affronta temi come la lealtà, la famiglia, l’onore, oltre a toccare argomenti come le religioni e la filosofia. La trama inizia quando Satomi Yoshizane, un samurai del XV secolo, fa una promessa scherzosa al suo cane, Yatsufusa. La promessa consiste nel concedere in matrimonio sua figlia Fuse a chiunque riesca a sconfiggere il nemico del clan. Yatsufusa riesce a uccidere il nemico, ma Fuse, credendo che la promessa fosse solo una battuta, lascia la casa insieme al cane.

Dopo un po’ di tempo, Fuse, disperata nel cercare di dimostrare di non aver avuto figli dal cane, si suicida. Alla sua morte, la sua collana buddista si rompe e otto perle identiche si disperdono in diverse zone. In ogni luogo dove arriva una perla, nasce un bambino. Ognuno di loro ha una voglia sulla pelle come segno distintivo e possiede una perla con un ideogramma inciso. Gli otto ragazzi si incontrano un giorno e decidono di recarsi nel paese della principessa Fusa. Da lì inizia una serie di avventure che costituiscono il ciclo narrativo del romanzo.

L’autore – Kyoukutei Bakin

Prima di questo romanzo, Bakin aveva scritto una serie precedente chiamata “Chinsetsu Yumiharizuki”, illustrata dal famoso artista Katsushika Hokusai, ma i due non avevano collaborato efficacemente. Esistono edizioni complete in dieci volumi del romanzo, disponibili principalmente in giapponese, oltre a diverse traduzioni moderne. Purtroppo, solo pochi volumi sono stati tradotti in italiano e in altre lingue europee.

Seguimi su Instagram, TikTok e YouTube!

The Boy and The Beast: Recensione

Mi è recentemente capitato tra le mani il manga The Boy and The Beast, di Renji Asai, storia originale Mamoru Hosoda. Ho acquistato la versione Double Edition (vol. 1 e vol. 2), composta da 2 tankobon di circa 400 pagine l’uno. Uscito nel 2015, questa versione italiana è però del 2023, edita da Planet Manga / Panini Comics.  Si tratta di una lettura molto scorrevole e veloce. Uno Shonen di quelli divertenti e carichi d’azione, ma anche di sentimenti. Ma vediamo di cosa parla.

The Boy and The Beast – la trama

La storia di The Boy and The Beast segue le vicende di Ren, un ragazzo umano che all’inizio del manga ha 9 anni e Kumatetsu, un demone bestia proveniente dal mondo demoniaco. Kumatetsu incontra Ren dopo che quest’ultimo è scappato di casa a seguito della morte della madre. Ren non ha più una famiglia; la madre è morta da pochi giorni e il padre non lo vede da anni. I suoi stessi familiari gli sconsigliano di riavvicinarsi a quell’uomo e gli dicono che ora deve stare con loro. Ma Ren non vuole l’aiuto di nessuno. Lui vuole farcela da solo, sua madre era la sua unica consigliera e non si fida di nessun altro. Così scappa di casa e finisce per barboneggiare a Shibuya.

Nel frattempo, due tizi incappucciati stavano passando proprio vicino a dove il piccolo Ren aveva trovato rifugio e si accorgono di lui. Uno di loro, il più grosso, gli si avvicina e gli intima di andarsene, poiché la zona è pericolosa. Ren però gli dice di andare via. Allora il tizio grosso inizia a chiedergli dove siano i suoi genitori, ma Ren continua a cacciarlo via, arrivando persino a minacciarlo. Quando poi l’energumeno si avvicina di più a Ren, quest’ultimo riesce a intravedere la sua faccia dal cappuccio. È un demone bestia. E quando Ren lo realizza, il demone gli chiede di seguirlo. E nel seguirlo, Ren si ritrova nel mondo demoniaco. Si scoprirà poi che il demone si chiama Kumatetsu e che era in cerca di un allievo da ammaestrare, per superare una prova molto importante. Riuscirà Kumatetsu a far crescere e diventare forte il piccolo Ren?

Ambientazioni

The Boy and The Beast è ambientato ai giorni nostri, tra Tokyo e il Mondo Demoniaco. Più precisamente, tra il quartiere Shibuya di Tokyo e il quartiere Jutengai del Mondo Demoniaco. Jutengai è un quartiere moderno. Può essere confuso con un qualsiasi quartiere di Tokyo, con la particolarità che i suoi abitanti sono tutti demoni. Attenzione però; quando parlo di demoni non mi riferisco alla nostra tipica visione del demone, ovvero una creatura mostruosa e malvagia. I demoni giapponesi sono sì mostruosi, ma non necessariamente cattivi. Alcuni sono buoni, altri cattivi, ad altri poi non interessa niente. In questo manga, almeno a Jutengai, i demoni sono rappresentati come una società simile alla nostra. Il quotidiano di queste creature è come quello umano infatti: abitano in appartamenti, lavorano, vanno a fare la spesa, fanno il bucato, si allenano. Alcuni di loro sono esperti combattenti. Ogni città/regno è governata da un Gran Maestro. Ogni Gran Maestro è destinato a diventare divinità dopo la pensione. E prima di andarsene sceglie il suo successore.

Gli autori

La storia originale è di Mamoru Hosoda, già regista della versione animata di questa stessa opera e di Wolf Children, che molto probabilmente condivide l’universo narrativo con The Boy and The Beast. Mentre il manga è stato disegnato da Renji Asai, mangaka di nuova generazione, che dopo questo lavoro ha disegnato Violence Action. Maggiori informazioni potete trovarle ai seguenti link:

Seguimi su Instagram, TikTok e YouTube !

Non solo Console: I 5 Migliori PC da Gaming per l’Esperienza di Gioco Perfetta

Quando si tratta di gaming, spesso riconduciamo tutto alle console. Però il gaming è anche PC. E la scelta del PC giusto può fare la differenza tra un’esperienza di gioco straordinaria e una deludente. Con il costante avanzamento della tecnologia, ci sono molti PC da gaming sul mercato che offrono prestazioni eccezionali e grafica mozzafiato. In questo articolo, esploreremo i cinque migliori PC da gaming attualmente disponibili, che garantiscono prestazioni di primo livello per soddisfare anche i giocatori più esigenti.

Ah, quasi dimenticavo; oltre questo articolo, vi consiglio anche di leggere i nostri consigli sulle migliori cuffie, per rendere la vostra esperienza ancora più immersiva.

Alienware Aurora R12

Alienware Aurora R12

L’Alienware Aurora R12 è un mostro da gaming che offre prestazioni senza compromessi. Dotato di processori Intel Core di ultima generazione e schede grafiche NVIDIA GeForce RTX, questo PC offre un’esperienza di gioco fluida e immersiva. Grazie alla sua potenza di elaborazione e all’architettura avanzata, può gestire senza problemi i giochi più intensi e le applicazioni multimediali. L’Aurora R12 offre inoltre un design accattivante, con illuminazione personalizzabile e una vasta gamma di opzioni di personalizzazione.

HP Omen Obelisk

HP Omen Obelisk

Parlando dei migliori PC da gaming, L’HP Omen Obelisk è un’altra scelta eccellente per i giocatori alla ricerca di prestazioni di fascia alta. Questo PC da gaming è equipaggiato con processori Intel o AMD di ultima generazione e schede grafiche potenti come le NVIDIA GeForce RTX o le AMD Radeon RX. Con una struttura compatta e una gestione termica intelligente, l’Obelisk offre una potenza impressionante in un formato relativamente piccolo. È anche dotato di un sistema di illuminazione personalizzabile e di un pannello laterale in vetro temperato per mostrare l’interno potente della macchina.

MSI Trident X

MSI Trident X

L’ MSI Trident X è uno dei migliori PC da gaming. È compatto, ma ciò non sacrifica le prestazioni. Con i processori Intel Core di decima generazione e le schede grafiche NVIDIA GeForce RTX, offre una potenza di elaborazione incredibile in un design elegante. La caratteristica distintiva del Trident X è la sua dimensione compatta, che lo rende ideale per coloro che hanno spazio limitato sulla scrivania. Nonostante le dimensioni ridotte, questo PC offre prestazioni paragonabili a quelle dei PC da gaming di dimensioni maggiori.

Asus ROG Strix G15

Asus ROG Strix G15

L’Asus ROG Strix G15 è progettato per i giocatori che cercano un equilibrio tra prestazioni e valore. Con processori Intel Core o AMD Ryzen di ultima generazione e schede grafiche NVIDIA GeForce GTX o AMD Radeon, offre un’esperienza di gioco fluida e di qualità. Questo PC vanta un design accattivante con retroilluminazione RGB personalizzabile e una solida qualità di costruzione. Inoltre, offre una serie di opzioni di personalizzazione per soddisfare le esigenze di ogni giocatore.

CyberPowerPC Gamer Xtreme VR

CyberPowerPC Gamer Xtreme VR

Il CyberPowerPC Gamer Xtreme VR è un’opzione conveniente che offre prestazioni impressionanti per il suo prezzo. Con processori Intel Core di nona o decima generazione e schede grafiche NVIDIA GeForce GTX o AMD Radeon RX, garantisce un’esperienza di gioco fluida e di qualità. Questo PC da gaming è dotato di un sistema di raffreddamento avanzato per mantenere le temperature sotto controllo durante le sessioni di gioco intense. Offre inoltre un ampio spazio di archiviazione e molte porte per soddisfare le esigenze di connettività dei giocatori. È anch’esso sicuramente uno dei migliori PC da gaming.

In conclusione

Scegliere il PC da gaming giusto è fondamentale per un’esperienza di gioco di qualità. I cinque PC da gaming menzionati in questo articolo, ovvero l’Alienware Aurora R12, l’HP Omen Obelisk, il MSI Trident X, l’Asus ROG Strix G15 e il CyberPowerPC Gamer Xtreme VR, offrono prestazioni eccellenti, un design accattivante e opzioni di personalizzazione. Indipendentemente dal budget o dalle preferenze personali, uno di questi PC da gaming sarà in grado di fornire un’esperienza di gioco di alto livello per i giocatori appassionati.

Le 5 migliori schede di acquisizione video per streamer

Lo streaming di contenuti video è diventato una forma di intrattenimento sempre più popolare, sia per i professionisti che per gli appassionati. Per garantire una qualità di streaming impeccabile, oltre a una buona webcam, magari associata a una buona ring light e ad un buon microfono, una scheda di acquisizione video di alta qualità è essenziale. In questo articolo, esploreremo le cinque migliori schede di acquisizione video disponibili sul mercato per i streamer, analizzandone le caratteristiche principali e aiutandoti a scegliere quella più adatta alle tue esigenze.

Elgato Game Capture HD60 Pro

La Elgato Game Capture HD60 Pro è una scelta popolare tra gli streamer grazie alle sue prestazioni elevate e alla semplicità d’uso. Questa scheda di acquisizione PCIe consente di catturare video in Full HD a 60 fotogrammi al secondo con una latenza minima. Dispone di un’interfaccia intuitiva che consente di registrare e trasmettere facilmente il proprio gameplay su piattaforme come Twitch e YouTube. Inoltre, supporta il passaggio del segnale HDR10 per una qualità dell’immagine ancora migliore.

AVerMedia Live Gamer 4K

Tra le migliori schede di acquisizione video, c’è la AVerMedia Live Gamer 4K. Questa scheda è la soluzione ideale per gli streamer che cercano la massima qualità video. Questa scheda di acquisizione PCIe supporta la cattura dei video in risoluzione 4K a 60 fotogrammi al secondo, offrendo un’esperienza di streaming eccezionale. È dotata di una tecnologia avanzata di compressione video che garantisce una qualità dell’immagine superiore senza appesantire il sistema. La Live Gamer 4K dispone anche di funzionalità come il passaggio HDR, il supporto per la registrazione di audio senza compressione e molte altre opzioni personalizzabili.

Razer Ripsaw HD

La Razer Ripsaw HD è una scheda di acquisizione video esterna che offre prestazioni elevate e una grande facilità d’uso. Questa scheda supporta la cattura dei video in Full HD a 60 fotogrammi al secondo e offre una latenza estremamente bassa. È dotata di diverse porte di ingresso e uscita per connettere facilmente console di gioco, PC e altri dispositivi. La Ripsaw HD supporta anche il passaggio HDR e dispone di funzionalità come l’incorporamento di audio e la possibilità di aggiungere sovrapposizioni grafiche durante lo streaming.

Magewell Pro Capture Quad HDMI

 

La Magewell Pro Capture Quad HDMI è una scheda di acquisizione professionale che consente di catturare simultaneamente quattro segnali video HDMI. Questa scheda PCIe offre un’elevata flessibilità e possibilità di personalizzazione grazie al supporto di formati video e risoluzioni diverse. È ideale per gli streamer che desiderano catturare video da più fonti contemporaneamente, come console di gioco, telecamere e altro ancora. La Magewell Pro Capture Quad HDMI garantisce una qualità video eccezionale e una latenza minima.

Blackmagic Design Intensity Pro 4K

La Blackmagic Design Intensity Pro 4K è una delle migliori schede di acquisizione video di alta qualità che offre una vasta gamma di funzionalità. Supporta la cattura dei video in risoluzione 4K a 60 fotogrammi al secondo e offre una latenza estremamente bassa. È dotata di ingressi HDMI e analogici, consentendo di collegare facilmente diversi dispositivi come console di gioco, videocamere e molto altro ancora. La Intensity Pro 4K offre anche la possibilità di catturare e registrare audio ad alta qualità insieme al video, offrendo un’esperienza di streaming completa.

Come scegliere le migliori schede di acquisizione video

Quando si tratta di scegliere la migliore scheda di acquisizione video per lo streaming, è importante considerare le proprie esigenze specifiche. Le cinque schede di acquisizione video menzionate sopra offrono prestazioni eccellenti e una varietà di funzionalità per soddisfare diverse esigenze degli streamer. Dalla Elgato Game Capture HD60 Pro per una semplice esperienza di streaming, alla AVerMedia Live Gamer 4K per la massima qualità video, alla Razer Ripsaw HD per una soluzione esterna versatile, alla Magewell Pro Capture Quad HDMI per la cattura di video da più fonti contemporaneamente, e infine la Blackmagic Design Intensity Pro 4K che offre una vasta gamma di funzionalità di acquisizione video.

Conclusione

Indipendentemente dalla scelta finale, investire in una scheda di acquisizione video di qualità garantirà una migliore qualità di streaming e offrirà agli streamer la possibilità di creare contenuti di alta qualità che attireranno e coinvolgeranno il pubblico. Speriamo che questa lista delle cinque migliori schede di acquisizione video possa aiutarti a trovare la soluzione perfetta per migliorare la tua esperienza di streaming.

Exit mobile version