Fujifilm X100VI: la leggenda si evolve con un sensore da 40MP e stabilizzazione ottica

FUJIFILM ha appena annunciato la X100VI, la sesta generazione della sua iconica serie di fotocamere compatte a ottica fissa. La nuova arrivata vanta un sensore X-Trans™ CMOS 5 HR da 40,2 megapixel, il più potente mai montato su una X100, e il processore d’immagine X-Processor 5 High Speed per prestazioni eccezionali.

Ma la vera novità è l’introduzione della stabilizzazione ottica dell’immagine (IBIS) a 5 assi, con un’efficienza fino a 6 stop, una caratteristica mai vista prima in questa serie.

La X100VI è un sogno per gli amanti della fotografia analogica: il suo design compatto e il mirino ibrido la rendono perfetta per catturare l’attimo in modo spontaneo e creativo.

La serie X100 ha una lunga storia di successi:

  • 2011: La X100 originale rivoluziona il mercato con il suo sensore APS-C e l’obiettivo zoom ottico 23mm f/2.
  • 2012: La X100S introduce un nuovo sensore e un mirino ibrido.
  • 2017: La X100F porta la risoluzione a 24MP e aggiunge la funzionalità Bluetooth.
  • 2020: La X100V introduce un nuovo sensore da 26MP e lo schermo touchscreen.

La X100VI rappresenta un passo avanti significativo per la serie:

  • Sensore da 40MP: cattura immagini con un livello di dettaglio mai visto prima.
  • Stabilizzazione ottica d’immagine: elimina il mosso e permette di scattare in condizioni di luce scarsa.
  • Processore X-Processor 5 High Speed: garantisce una messa a fuoco automatica rapida e precisa e una raffica di 11fps.
  • Mirino ibrido: offre la flessibilità di un mirino ottico e di un mirino elettronico.

La X100VI è disponibile in due versioni:

  • Standard: corpo in nero o argento al prezzo di 1849,99 euro.
  • Limited Edition: corpo in nero con finitura “Black Chrome” e ghiera dell’obiettivo dorata al prezzo di 2249,99 euro.

Se sei un appassionato di fotografia e cerchi una macchina fotografica compatta e potente, la X100VI è la scelta ideale. Con il suo nuovo sensore da 40MP, la stabilizzazione ottica d’immagine e il design iconico, questa fotocamera ti permetterà di catturare immagini di altissima qualità.

Scopri di più sul sito ufficiale Fujifilm

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Il possibile impatto del nuovo Vision Pro di Apple sul settore della fotografia

Apple ha recentemente annunciato il suo nuovo visore per la realtà virtuale, Vision Pro. Il dispositivo è dotato di una serie di tecnologie innovative, tra cui un potente chip M2, un display ad alta risoluzione e un sistema di tracciamento oculare.

Queste tecnologie hanno il potenziale per rivoluzionare il settore della fotografia, offrendo agli utenti nuove possibilità creative e di editing.

Nuove possibilità creative

Vision Pro offre agli utenti un nuovo modo di interagire con la fotografia. Grazie al sistema di tracciamento oculare, gli utenti possono controllare la fotocamera semplicemente guardandola. Questo permette di scattare foto e registrare video in modo più naturale e intuitivo.

Inoltre, Vision Pro consente di creare contenuti fotorealistici in realtà virtuale. Questo potrebbe aprire nuove possibilità per la fotografia di moda, la fotografia paesaggistica e la fotografia di eventi.

Nuove possibilità di editing

Vision Pro offre agli utenti nuovi strumenti di editing potenti e intuitivi. Grazie al display ad alta risoluzione, gli utenti possono vedere i dettagli delle proprie foto con una chiarezza senza precedenti.

Inoltre, Vision Pro consente di applicare effetti e filtri in tempo reale, rendendo l’editing più creativo e coinvolgente.

Impatto sul settore

Il nuovo Vision Pro di Apple ha il potenziale per avere un impatto significativo sul settore della fotografia. Il dispositivo potrebbe:

  • Attrarre nuovi utenti alla fotografia, in particolare i giovani che sono già abituati a interagire con la tecnologia in modo virtuale.
  • Spingere i fotografi professionisti ad adottare nuove tecnologie e tecniche.
  • Generare nuove opportunità di business per le aziende che operano nel settore della fotografia.

Tuttavia, è ancora presto per dire quale sarà l’impatto concreto del Vision Pro sul settore della fotografia. Il dispositivo è stato annunciato solo di recente e non è ancora disponibile sul mercato.

Nel frattempo, gli appassionati di fotografia possono iniziare a immaginare le nuove possibilità creative e di editing che il Vision Pro offre.

I vincitori del concorso fotografico “Comedy Wildlife Awards 2023”

I Comedy Wildlife Awards sono un concorso fotografico internazionale che celebra il lato divertente della natura. Il concorso è aperto a tutti i fotografi, professionisti e non, e premia le immagini che catturano momenti spontanei e divertenti del mondo animale.

I vincitori del concorso 2023 sono stati annunciati il 23 novembre 2023.

Il vincitore assoluto è stato Jason Moore, un fotografo australiano, con la sua foto di un canguro che sembra suonare la chitarra.

La foto è stata scattata in Australia, dove Moore stava guidando in un campo di fiori gialli. Ha visto un gruppo di canguri che pascolavano e ha notato uno di loro che si comportava in modo strano. Il canguro stava saltando in aria e muovendo le zampe anteriori come se stesse suonando la chitarra. Moore è riuscito a scattare la foto al momento giusto, catturando il canguro in una posa esilarante.

Altri vincitori del concorso includono:

  • Vittorio Ricci, un fotografo italiano, con la sua foto di un uccello che precipita in un lago.
  • Otter Kwek ha superato la categoria Under Water con la sua affascinante Ballerina Otter

I Comedy Wildlife Awards sono un modo divertente per celebrare la natura e sensibilizzare sul tema della conservazione della fauna selvatica. Il concorso attira l’attenzione su alcuni degli aspetti più divertenti del mondo animale e aiuta a ricordare alle persone che la natura è un tesoro da proteggere.

Inoltre, il concorso ha un impatto positivo sulle comunità locali. I premi in denaro vengono donati a organizzazioni che lavorano per la conservazione della fauna selvatica.

Le 5 regole della Street Photography

La Street Photography è un genere fotografico che cattura momenti di vita quotidiana in un ambiente pubblico. È una forma di fotografia spontanea e realistica, che cattura la bellezza e l’umanità di ciò che ci circonda.

Ecco 5 regole fondamentali per la Street Photography:

1. Scatta in modo discreto

Una delle chiavi della Street Photography è scattare in modo discreto. Questo significa non attirare l’attenzione dei tuoi soggetti, in modo che possano comportarsi normalmente. Puoi farlo utilizzando una fotocamera compatta o una mirrorless, oppure tenendo la tua fotocamera in modo discreto.

2. Cerca il momento decisivo

La Street Photography è tutta una questione di catturare il momento decisivo. Questo è il momento in cui tutti gli elementi della tua foto si combinano per creare un’immagine potente e coinvolgente. Può essere un momento di interazione umana, un’espressione facciale interessante, o semplicemente una composizione interessante.

3. Usa la luce naturale

La luce naturale è il tuo migliore amico nella Street Photography. È morbida e naturale, e ti permette di catturare immagini più realistiche e coinvolgenti. Cerca di fotografare in condizioni di luce diffuse, come in una giornata nuvolosa o al mattino presto.

4. Esplora nuovi luoghi

La Street Photography è un’esperienza visiva, quindi è importante esplorare nuovi luoghi e scoprire cose nuove. Vai in luoghi che non hai mai visitato prima, e cerca di trovare soggetti interessanti da fotografare.

5. Pratica, pratica, pratica

La Street Photography è un’abilità che si impara con la pratica. Più scatti, meglio diventerai. Quindi esci e inizia a fotografare!

Inoltre, ecco alcuni suggerimenti aggiuntivi per la Street Photography:

  • Usa un obiettivo grandangolare per catturare più della scena.
  • Usa un obiettivo zoom per avvicinarti ai tuoi soggetti.
  • Scatta in formato RAW per avere più libertà di editing.
  • Usa un treppiede per evitare foto mosse.
  • Scopri le leggi sulla privacy del tuo paese prima di fotografare persone.

La Street Photography è un genere fotografico stimolante e gratificante. Seguendo queste regole e suggerimenti, puoi migliorare le tue foto e catturare momenti memorabili della vita quotidiana.

Metti a fuoco ciò che conta con le Panasonic Lumix S5II ed S5IIX

Panasonic ha annunciato due nuove fotocamere mirrorless: LUMIX S5IIX e LUMIX S5II. Entrambi i modelli sono dotati di un nuovo sensore CMOS full frame da 24 megapixel, un nuovo processore e una serie di funzionalità innovative che le rendono perfette per i professionisti e gli appassionati di fotografia e videography.

Le nuove fotocamere LUMIX S5IIX e S5II offrono una serie di miglioramenti rispetto ai modelli precedenti, tra cui:

  • Un nuovo sensore CMOS full frame da 24 megapixel con Hybrid Phase Detection Auto Focus (PDAF), che offre una messa a fuoco automatica più veloce e precisa, anche in condizioni di scarsa luminosità.
  • Un nuovo processore che consente di registrare video 6K a 30 fps e 4K a 60 fps, con una qualità d’immagine eccezionale.
  • Una nuova funzione di messa a fuoco continua durante lo zoom, che consente di mantenere a fuoco il soggetto anche quando si sta utilizzando un obiettivo zoom.
  • Un nuovo sistema di stabilizzazione dell’immagine che offre una compensazione di 5,5 stop, per immagini e video più stabili e nitidi.
  • Una nuova funzione Live Crop, che consente di registrare video utilizzando l’intera superficie del sensore e di ritagliare successivamente le immagini 4K e FHD.

Inoltre, le nuove fotocamere LUMIX S5IIX e S5II offrono una serie di altre funzionalità avanzate, tra cui:

  • Una modalità di scatto burst ad alta velocità fino a 9 fps con otturatore meccanico e 30 fps con otturatore elettronico.
  • Una modalità ad alta risoluzione a 96 megapixel (JPEG/RAW).
  • La sensibilità Dual Native ISO, che riduce al minimo i rumori e consente un valore ISO massimo di 51200 (204800 in caso di ISO esteso).
  • Un sistema di stabilizzazione dell’immagine perfezionato.
  • Un’esperienza di scatto altamente sofisticata, con funzionalità come AWB Lock, MF Assist e Live Crop.
  • Una costruzione robusta e resistente, con pannelli anteriori e posteriori pressofusi in lega di magnesio e una struttura resistente a polvere e schizzi.
  • Una connettività leader, con interfaccia Type A HDMI full size, USB 3.2 Gen 2 ad alta velocità e Wi-Fi a 5 GHz.

Le nuove fotocamere LUMIX S5IIX e S5II saranno disponibili a partire dall’inverno 2023 a un prezzo consigliato al pubblico di € 2.199 e € 2.499, rispettivamente.

Ecco alcuni dettagli aggiuntivi sulle nuove funzionalità delle fotocamere LUMIX S5IIX e S5II:

  • Il nuovo sensore CMOS full frame da 24 megapixel con Hybrid Phase Detection Auto Focus (PDAF) offre una messa a fuoco automatica più veloce e precisa, anche in condizioni di scarsa luminosità. Il sistema di autofocus Hybrid PDAF combina 481 punti di rilevamento di fase e 425 punti di rilevamento contrastuale per garantire una copertura del 100% del sensore.
  • Il nuovo processore che consente di registrare video 6K a 30 fps e 4K a 60 fps, con una qualità d’immagine eccezionale. Il nuovo processore consente di registrare video con una profondità di colore di 10 bit e un bitrate massimo di 400 Mbps, per una qualità video eccezionale.
  • La nuova funzione di messa a fuoco continua durante lo zoom, che consente di mantenere a fuoco il soggetto anche quando si sta utilizzando un obiettivo zoom. La nuova funzione di messa a fuoco continua durante lo zoom è disponibile sia per gli obiettivi zoom tradizionali che per gli obiettivi L Mount con stabilizzazione dell’immagine ottica.
  • Il nuovo sistema di stabilizzazione dell’immagine che offre una compensazione di 5,5 stop, per immagini e video più stabili e nitidi. Il nuovo sistema di stabilizzazione dell’immagine è stato migliorato rispetto al modello precedente e offre una compensazione di 5,5 stop, rispetto ai 5 stop del modello precedente.
  • La nuova funzione Live Crop, che consente di registrare video utilizzando l’intera superficie del sensore e di ritagliare successivamente le immagini 4K e FHD. La nuova funzione Live Crop è utile per i fotografi e i videografi che desiderano registrare video

Incontriamo Luca Gardini, dalle pin-up al Cosplay!

Nel nostro viaggio attraverso “le macchine fotografiche” dedicate al fenomeno cosplay Italiano ci siamo imbattuti in questo talentuoso artista: Luca Gardini. Luca, classe 1990, ha iniziato la sua passione un paio di anni fa quando si è trovato a fare foto di backstage per un concorso pin-up; da lì, la sua arte si è estesa verso diversi ambiti con l’obiettivo di  ritrarre persone mentre fanno quello che più le appassiona, che possa essere il loro lavoro o i loro hobby.

Gardini si è avvicinato al mondo cosplay  partendo dal Festival D’Oriente in quel di Bologna dove vi era una piccola zona dedicata al cosplay: in quel luogo l’artista è rimasto  stupefatto nel vedere quanta passione e meticolosità fosse stata impiegata per creare quei costumi che gli stessi cosplayer portavano in scena. Inoltre fu per lui una grande soddisfazione immortalare le loro espressioni compiaciute e orgogliose del proprio lavoro. Da lì in avanti Luca Gardini ha continuato a partecipare a diversi eventi sia piccoli che grandi (Rimini Comix, Lucca comics ecc) dedicati al cosplay, in particolare il fantastico Wonder Festival Winter in Giappone. Da queste esperienze Luca ha capito quale fosse il suostile preferito; ovvero gli scatti spontanei perché unici e inimitabili.

Paolo Parrocchia, scatto creativo

Oggi vi presentiamo un grande creativo, un fotografo specializzato in Cosplay e un caro amico, Paolo Parrocchia. Ecco la sua bio!

Mi chiamo Paolo Parrocchia e userò questo spazio per fare un salto indietro nel tempo raccontandovi un po’ di me. La passione per la fotografia nasce verso la metà degli anni ’80, quando acquistai la mia prima Nikkormat usata per immortalare i miei idoli musicali durante i loro concerti. Ma prima di approfondire il racconto di questa passione, vorrei fare un salto indietro nel fantastico, per farvi conoscere meglio ciò che poi mi porterà ad innamorarmi del mondo cosplay. E’ il 1978 quando l’invasione dell’anime Giapponese che al grido di “Breast Fire”, raggio pettorale di Mazinger Z, cambierà per sempre la mia vita! Go Nagai, genio fumettistico Giapponese e i suoi robot, furono per me una folgorazione di tale meraviglia dalla quale ancora oggi non sono guarito, che mi fece ammalare di una malattia molto grave… “il collezionismo”. 1971 Popy, costola della più conosciuta Bandai, inizia a produrre il suoi primi character toys in metallo pressofuso (Die-Cast) tra i quali Aphrodai A e Boss Borot… Kamen Rider, il ragazzo, dal casco simile alla testa di un insetto, in grado di trasformarsi in supereroe grazie alla sua cintura potenziante, l’immensa famiglia degli Ultraman. Poi l’arrivo di Ken Falco, le automobili futuristiche Hayabusa, i treni spaziali del Galaxy Express 999, le navi del Capitan Future e Starzinger, il favoloso Danguard, Grendizer (Goldrake in Italia), Jeeg Robot D’Acciaio e via dicendo! Con l’arrivo della prima serie televisiva Sentai Goranger, pattuglie di combattenti in costume (poi diventi Power Rangers in America), al cinema con Star Wars, Blade Runner e ancora con le serie televisive di Gerry e Sylvia Anderson come UFO, Space 1999 e Captain Scarlet si chiuse il cerchio. Da allora non ho più smesso di collezionare robot e tutto ciò che ruota intorno al mondo dell’anime provenienti dall’Impero del Sol Levante, diventando un collezionista affermato nell’ambiente.

Anche il Manga delinea un tracciato ben preciso nella mia vita… letture come Rocky Joe, Devilman, Lamù, Lady Oscar (Le Rose di Versailles), Dragonball, Doraemon, Akame, Queen Emeraldas, Galaxy Express 999, Lupin III, Babil Junior, Mazinger Z, L’Uomo Tigre, l’adorabile Capitan Harlock, Astro Boy, Getter Saga, il più attuale Old Boy etc… trasporteranno la mia mente in una dimensione parallela dalla quale spesso ancora oggi, nonostante la mia venerabile età, trovo difficoltà ad uscirne! Nella fine degli anni ’80 il grido “Gundam Hassha” segnerà l’arrivo dell’immenso Gundam e i suoi robot in versioni infinite in kit di montaggio, e allora giù ad assemblare e colorare giornate e nottate intere! Devo dire che il fumetto ha condizionato molto il mio modo di vivere, da sempre guardo il mondo con gi occhi di un bambino divertendomi, qualsiasi cosa io faccia. Questo spesso induce gli altri a prendermi in giro bonariamente con le solite frasi fatte tipo: “alla tua età compri ancora giocattoli”, oppure: “perché buttare i soldi in questo modo”, raccontandoti che invece sarà meglio spendere soldi per sigarette, macchine nuove e cellulari di ultima generazione! Nella postazione del mio ufficio difficilmente troverete peluche, ma troneggia un bellissimo Gundam MG RX-78, ovviamente di discutibile valore collezionistico (…non sia mai lo rubino!). Oggi, le mie letture del momento sono l’interminabile manga di OnePiece, All You Need is Kill, Devilman, Gendizer, Mazinger e Old Boy.

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Per un po’ ho firmato dei miei scatti con PaoloOldBoy, proprio per l’amore che nutro per questo incredibile, intrigante e tenebroso manga. Tornando alla passione per la fotografia, vi dirò che verso i primi anni ’90 l’improvviso amore per la Pop Art, (Andy Warhol con le sue foto serigrafate, e in Italia i nostri Mimmo Rotella, Tano Festa e Franco Angeli), mi porta nello studio di Mario Schifano, che conoscerò e amerò incondizionatamente, e che, con la sua luminanza, mi trasporterà in una dimensione fotografica diversa. Innamorato delle sue meravigliose foto ritoccate, cominciai ad inserire, con l’arrivo del primo Photoshop e i primi editing fotografici, tratti Pop dentro alcuni miei scatti, che solo un occhio attento in futuro riuscirà a percepire. Queste tre tappe importanti della mia vita, mi hanno avvicinato, circa sei anni fa, alla fotografia Cosplay… arte magica e fantastica che considero l’apoteosi della Pop Art moderna. Ho cominciato a frequentare fiere come Lucca Comics, l’ormai estinta Roma Comics and Games, che consideravo così intima e bella all’interno del Palalottomatica di Roma, Romics, Rimini Comics e non molto tempo fa, come fotografo ufficiale, alla prima edizione dell’Eretvm Comics svoltasi a Monterotondo in provincia di Roma, e dove risiedo ormai da alcuni anni.

Ciò che più mi affascina del fantastico mondo del cosplay, è la dedizione con la quale questi ragazzi e non solo, trascorrono le loro nottate e i loro weekends, a progettare, costruire e dare vita ai personaggi della nostra infanzia… siano anime, fumetti, cinema o videogame, alcuni supportati dai loro genitori, altri spesso derisi da tutti ma comunque decisi a portare avanti i loro progetti ambiziosi. Per quanto mi piaccia fotografare tutto ciò che può fermare in quell’istante la mia vita, fare scatti glamour in studio o photo shooting in esterna, credo che in futuro mi dedicherò ancora di più alla foto cosplay, migliorando ed affinando le tecniche sia di scatto che di post production. Non riesco a non pensare di poter fotografare una persona senza che indossi quei meravigliosi costumi così incredibilmente ben fatti e pieni di colore. Ho anche, ben nascosto in un cassetto, un progetto futuro per creare e indossare io stesso un cosplay. Concludo raccontandovi che la fotografia, non essendo la mia principale attività (nella vita reale svolgo un’altra occupazione), rimane una grande passione, quindi, salvo alcune collaborazioni o photo shooting che mi capitano nel tempo, le mie opere non hanno mai avuto grande visibilità se non in qualche piccola esposizione in locali di amici nella mia amata Roma, e ultimamente sempre presente all’interno della mostra fotografica organizzata da Michael Pandolfi presso il Cusplay Pisa, dove ho vinto tre volte in tre categorie diverse. Sono sposato con una donna fantastica che mi supporta in ogni mia scelta e ho due bellissimi maschietti, uno di 8 anni e uno di soli 10 mesi… spero di trasmettere anche a loro l’amore per il cosplay, il mondo di fantasia che lo circonda e la passione per la fotografia, “che raccoglie nel momento dello scatto, ciò che non si sperava potesse accadere”. Ciao a tutti.

Per conoscere gli splendidi scatti di Paolohttps://www.facebook.com/OldBoy-Photo-215562391940623

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Matteo Sciarra, la creatività a 360 gradi

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Vi proponiamo un nuovo speciale di Satyrnet.it dedicato al mondo del Cosplay: dietro la macchina fotografica. Vi abbiamo già presentato alcune illustri creativi che realizzano meravigliosi set per i nostri “modelli in costume” preferiti, oggi vi parliamo di un compagno di mille avventure da “secoli”, amico del nostro portale. Questo testo è il risultato di un incontro “telematico”, una sorta di intervista che assomiglia più a una chiacchierata tra amici.

Matteo Sciarra è un fotografo romano che si è appassionato alla fotografia fin da piccolo. Aveva infatti solo 12 anni quando ricevette in regalo la sua prima reflex da parte di suo padre, che tra i vari lavori svolti ha ricoperto proprio il ruolo del fotografo. A un certo punto della sua vita, però, Matteo smise di scattare, forse perché il padre smise a sua volta o per altri interessi sopravvenuti: la passione per la musica, il lavoro nel campo delle scenografie e altri aspetti inerenti il mondo della creatività. Quando ormai pensava di non riprendere più l’attività fotografica, che per lui rappresentava sia un interesse personale che un vero e proprio lavoro, grazie a una persona a lui vicina, rimetté mano a una reflex digitale trovata in casa, ma non sua. Fu così che la passione si riaccese come una scintilla, ricominciò a studiare, migliorandosi e andando oltre. L’interesse diventava qualcosa di più, non un aspetto ludico che caratterizzava il suo passato, ma andava a delinearsi in un’ottica di maggiore serietà.

Matteo ci ha raccontato che nella vita è un informatico da molti anni, ma non ci nasconde che si tratta di un lavoro piuttosto noioso. Ci rivela, inoltre, di essere stato definito un discreto sistemista ma che senza creare si sente morire dentro. L’informatica per lui va via via assumendo una parte marginale, se ne occupa quando gli viene richiesto, ma sono la fotografia e la creazione di oggetti e costumi sia cosplay che LARP che costituiscono il centro della sua vita. Tuttavia, anche grazie all’informatica, Matteo si è potuto migliorare nella sua arte, accostando una sua vecchia passione, il disegno alla grafica, tutto ciò gli ha reso più indolore l’approccio serio ed evoluto con gli strumenti grafici digitali che usa.

Alla domanda sul perché Matteo tenda a fotografare spesso i cosplayer, la risposta che ci viene fornita è semplice: anche lui è un cosplayer, conosce quell’ambiente in cui ha molti amici. Per questo motivo è stato un passo naturale affinare le sue doti in quel settore. Le fiere del fumetto sono un campo assai difficile in cui cimentarsi, fare una foto in un posto che non sembri squallido o ripetitivo, è sempre una sfida, e qui Matteo ci rivela che è una sfida che probabilmente non sempre ha vinto, poiché evitare che il mare di folla presente non rientri negli scatti, portarsi un’attrezzatura da montare e smontare ogni volta e utilizzarla con persone che non sono abituate a posare, non capiscono le luci posizionate, né spessissimo, sanno interpretate il proprio personaggio, costituiscono degli elementi di difficoltà talvolta enormi nello svolgimento del suo lavoro.

Matteo (detto anche Catapum), ci confessa che in alcune fiere, quali Lucca o Romics, spesso non ha soste, corre senza fermarsi per tre o quattro giorni di fiera, a volte senza neanche il tempo per un panino e questi ritmi non facilitano la concentrazione. Il più grande ostacolo in queste situazioni caotiche e di stress, è costituito dal fatto che lui usa, forse anche un po’ per vezzo, ma soprattutto per avere risultati particolari, quasi esclusivamente obiettivi manuali spesso vintage, dunque senza nessun tipo di assistenza elettronica. Questo comporta che, ogni singolo click sul pulsante, è preceduto da un’attenta messa a fuoco. Ci ha detto in merito, per chi è più “tecnico”, che lavora solamente con obiettivi molto, molto luminosi usati quasi esclusivamente a massima apertura, il che comporta enormi difficoltà nel mettere a fuoco quell’esatto centimetro che dovrà essere il protagonista della fotografia. Si tratta quindi di una gavetta continua che serve e servirà a stimolare la creatività, offrendo colori, temi, e immagini, molto variegati che costringe a pensare per creare.

A proposito della continua invenzione e creatività, Matteo ci parla ancora del Festival del Fumetto di Romics, dove tutti erano soliti scattare, nella zona ormai famosa del “tunnel” che, effettivamente, rappresenta la zona più scenica “in quello squallore di posto” [cit] ma che ormai è diventata per lui una cosa ormai noiosa. Noiosa perché tutte le foto sono uguali e dopo averne fatte anche lui per un po’, si è stancato e ha preferito andare alla ricerca di alternative, ottenendo risultati interessanti. Quando poi il posto venne chiuso e tutti si lamentarono, Matteo non poté che essere felice, perché questo, avrebbe costretto anche gli altri fotografi a pensare e creare (spesso con buoni risultati).

Prima di concludere il nostro incontro virtuale, Matteo aggiunge altri dettagli sul suo ruolo di fotografo, ci racconta che, per quanto la sua notorietà sia per ora più rivolta verso il citato settore, non è solo “cosplay”. Infatti si limita a fotografare eclusivamente in occasione di fiere del fumetto e ha rifiutato diverse richieste di set a pagamento, al di fuori di quegli ambienti. Per descrivere il suo stile, dice che la sua fotografia è qualcosa di creativo, e nella sua pagina “Matteo Sciarra Fine-Art” possiamo trovare i lavori che, per il momento, più lo descrivono. Il nome della pagina stessa, “Fine Art”, indica il fine ultimo dei suoi lavori; l’arte.

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Si tratta spesso di set semi-tematici, realizzati quasi sempre all’aperto e qui ci dice di come si ritenga fortunato a essere di Roma, poiché le ville pubbliche offrono location degne, molto interessanti. I suoi set strizzano l’occhio al Fantasy, fairy-tale, fino ad ammiccare al Fashion che per ora, nella sua forma più pura non lo attira molto, ma che non esclude di trattare in fututo, tentando di imprimere anche in esso il suo stile. Ci spiega che l’ambiente fotografico relativo alla moda non è semplice, è molto severo, nonché abituato a certi stili ai quali chi si adatta va avanti e gli altri arrancano. Inserire in esso della personalità, è assai difficile. Aggiunge che il suo obbiettivo non è quello di diventare ricco, ma di creare e esternare se stesso.

In ultima battuta Matteo ci rivela che preferisce decisamente fotografare che essere fotografato, ritenendo di non essere affatto fotogenico, ma ci racconta di come ami creare cosplay (e non solo), di quanta dedizione metta nei suoi lavori, dell’impegno e della ricerca spasmodica del dettaglio, per questo, quando gli vengono chieste foto con indosso un suo lavoro, gli fa certamente piacere, ma non per sé, bensì per il costume che ha realizzato. Possiamo dire che Matteo è un artista a tuttotondo che cerca sempre di migliorarsi, continuando a studiare e cercando sempre nuovi spunti per giungere a una crescita progressiva all’insegna dell’arte e della creatività. Noi di Satyrnet gli auguriamo di raggiungere i suoi obbiettivi (augurio indicato per un fotografo!) e di continuare con la sua passione senza arrendersi mai!

Per info e contatti: 

facebook.com/matteo.sciarra.fineart/ e  facebook.com/MatteoSciarraEventi/

 

 

 

 

 

Paul Scio, uno stile “stellare”

#CamuOggi vi parliamo di un fotografo specializzato in cosplayer, ma non solo, che abbiamo conosciuto “tanto tanto tempo fa”, in quel di Hobbiton, un evento a tema Signore Degli Anelli, in cui Satyrnet partecipava all’organizzazione, nel lontano 2004. Paul Scio è nato a Roma nel 1989 (quindi a 6 anni di distanza da Il ritorno dello Jedi e a 10 da La minaccia fantasma) e fin da piccolo ha nutrito la passione per la produzione multimediale, tanto da realizzare già fotografie amatoriali e montaggi video insieme a suo padre, con videoregistratori e mixer quando le telecamere digitali e i computer non erano ancora di uso comune. Proprio grazie a questo materiale “vintage” abbiamo ricordato i bei momenti di Hobbiton!

Tra i suoi interessi d’infanzia spiccavano le arti marziali, i libri di storia e la musica classica, tutte cose che ancora oggi riesce più o meno a portare avanti e che fanno parte del suo bagaglio culturale/artistico.

La creatività di George Lucas è ciò che più lo ha spinto verso la cinematografia, tanto che dopo gli studi ha cominciato subito a lavorare per potersi permettere corsi di regìa ed effetti visivi. In parallelo, in pochissimo tempo,  Paul è diventato piuttosto conosciuto, nel mondo della musica metal underground, come regista di videoclip.

La prima esperienza con le foto cosplay risale invece solo a pochi anni fa. Scattò qualche foto al Romics del 2012, e poiché alla gente piacquero ha iniziato a frequentare regolarmente le fiere. Ognuna di queste è un’occasione per rivedere vecchi amici, farsene di nuovi, e soprattutto fare molta pratica con le foto, visto che al miglioramento non c’è mai fine. Paul, nella nostra chiacchierata virtuale, ci ha detto: “Non so come si evolverà il fare cosplay e se raggiungerà uno stato di saturazione dato che oramai è così (troppo?) diffuso. Per adesso vivo il presente cercando di essere abbastanza lucido da capire come muovermi al meglio.

I suoi nuovi progetti sono volti a realizzare dei cortometraggi (la sua prima creazione, Be Heroes, è disponibile su youtube) basati su delle idee che aveva fin da piccolo. E un giorno magari anche un lungometraggio da proiettare al cinema…

Satyrnet fa il suo in bocca al lupo a questo vecchio amico, grande creativo!

Contatti:

 

Le mitiche foto di Hobbiton 2004!

 

Roberto Di Vito, obbiettivo d’artista

Nel nuovo speciale dedicato ai fotografi di “cosplayer” (ma non solo!), oggi parliamo di un caro amico, Roberto Di Vito, che solo ultimamente ha “donato” la sua professionalità al mondo del Cosplay ma, in realtà, si porta dietro un grande bagaglio di produzioni cinematografiche e televisive con collaborazioni nazionali ed internazionali di grande rilievo.

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Roberto è stato sempre affascinato dai racconti di fantascienza, dai fumetti e dai film  thriller, fantasy e horror… che hanno influenzato il suo immaginario e il suo stile fin dall’adolescenza. I cosplayer rappresentano per l’artista il desiderio di “sognare questi mondi fantastici dell’infanzia“. I fruitori del Cosplay esprimono in maniera creativa il desiderio di vivere, anche se per poco tempo, mondo immaginari… che Roberto sente molto vicini alla sua creatività.

“Provo una naturale simpatia…anche perché mi è sempre piaciuto fotografare e riprendere… e ai cosplayer piace essere fotografati… Penso che non sia una “moda” passeggera… e credo ci sia qualcosa di più profondo rispetto a quello che sembra”.

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Per parlare di lui riportiamo fedelmente due articoli redatti da noti critici cinematografici.

Domenico Monetti lo descrive così:

“Assistente alle riprese per due film di Nanni Moretti (Bianca e La messa è finita). Segretario di edizione del film La setta di Michele Soavi. Regista, operatore e montatore video di backstage di importanti spot pubblicitari, tra i quali tre per la Banca di Roma diretti da Federico Fellini. Lavora sui set di Phenomena, Opera e Due occhi diabolici di Dario Argento. Esordisce ufficialmente alla fine degli anni Ottanta con un cortometraggio thriller La notte del giudizio, anche se Roberto Di Vito ha cominciato a quindici anni girando una quarantina di cortometraggi in super8, alcuni di questi devono molto all’estetica autarchica del primo Nanni Moretti. Ma è con Sole (1994), vincitore del premio del pubblico al Festival di Capalbio 1995, che si delinea una cifra autoriale più precisa. l cortometraggio successivo, forse il capolavoro del regista, “Ai confini della città”, è un amaro apologo di una civiltà e di più generazioni allo sbando, all’interno di una Roma inedita, completamente svuotata, pronta alla desertificazione, molto vicina ai paesaggi apocalittici di Ciprì e Maresco. Vincitore di svariati premi, tra i quali il Globo d’Oro nel 1998, segna anche il passaggio verso un approfondimento di tematiche sempre più personali: l’attenzione verso gli ultimi, condito da un realismo magico ambientato in luoghi mai banali, dal corto comico, interpretato da Stefano Masciarelli, Il parco (2000), all’astratto Righe (2001) e all’intenso L’angelo (2004). Per arrivare poi all’agognato esordio al lungometraggio Bianco, rielaborazione dell’omonimo cortometraggio del 2001, summa del cinema corto del regista con echi polanskiani e antonioniani”.

 

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Invece il critico Anton Giulio Mancino (“La Gazzetta del Mezzogiorno”, “Cinecritica”, “Cineforum”)  ha scritto:

Non è facile imbattersi nel panorama asfittico delle opere prime, molte delle quali terribilmente omologate, in un film come quello di Roberto Di Vito, così attento ai valori plastici e figurativi della composizione, della messa in quadro geometrica e rigorosa di ossessioni visive ed esistenziali, tali da renderlo, al di là del pretesto narrativo, particolarmente adatto ad esplorare i territori del fantastico, da decenni assai poco proficuamente praticati nel cinema italiano“.

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Alcuni Suoi lavori

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