Le Pietre d’inciampo: la strada della memoria

Le Pietre d’inciampo (ted. Stolpersteine) sono una iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. L’iniziativa, attuata in diversi paesi europei, consiste nell’incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra ricoperti al di sopra con una piastra di ottone.

L’iniziativa è partita a Colonia nel 1995 e ha portato, a inizio 2016, all’installazione di oltre 56.000 “pietre” (la cinquantamillesima pietra è stata posata a Torino) in vari paesi europei: Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Norvegia, Italia, Francia, Spagna, Svizzera, Grecia, Ucraina, Slovenia, Croazia, Romania ed Russia.

La memoria consiste in una piccola targa d’ottone della dimensione di un sampietrino (10 x 10 cm.), posta davanti alla porta della casa in cui abitò la vittima del nazismo o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, sulla quale sono incisi il nome della persona, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Questo tipo di informazioni intendono ridare individualità a chi si voleva ridurre soltanto a numero. L’espressione “inciampo” deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell’opera.

Le pietre d’inciampo vengono posate in memoria delle vittime del nazismo, indipendentemente da etnia e religione.

Giornata della memoria: le graphic novel per ricordare la Shoah

Il 27 gennaio è la Giornata della memoria, una ricorrenza internazionale che commemora le vittime dell’Olocausto, il genocidio nazista che portò allo sterminio di circa sei milioni di ebrei e di altre minoranze etniche, religiose, politiche e sociali durante la Seconda guerra mondiale. In questo articolo, cercherò di spiegare il significato e la storia di questa giornata, che ha lo scopo di ricordare e sensibilizzare le generazioni presenti e future sui crimini commessi dal regime nazista e dai suoi alleati, e di promuovere i valori della democrazia, dei diritti umani e della tolleranza.

La scelta della data del 27 gennaio non è casuale, ma coincide con il giorno in cui, nel 1945, il maresciallo Ivan Konev e le truppe sovietiche liberarono il campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz, il più grande e famigerato tra i lager nazisti, situato nella Polonia occupata. Qui, tra il 1940 e il 1945, furono deportati e imprigionati circa 1,3 milioni di persone, di cui oltre un milione perirono a causa delle condizioni disumane, delle torture, delle esecuzioni, delle camere a gas e dei forni crematori. Auschwitz divenne il simbolo dell’Olocausto, termine che deriva dal greco e significa “sacrificio per il fuoco”, e che indica l’annientamento sistematico e pianificato degli ebrei da parte dei nazisti, in base alla loro folle ideologia razzista e antisemita. Il termine ebraico per indicare l’Olocausto è Shoah, che significa “catastrofe” o “distruzione”.

L’Olocausto fu il culmine di una lunga e progressiva persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti, che iniziò con la loro ascesa al potere in Germania nel 1933. In seguito alle leggi razziali, agli atti di violenza, alla propaganda diffamatoria e alla confisca dei beni, gli ebrei furono progressivamente esclusi dalla vita sociale, economica e culturale della nazione, e costretti a vivere in ghetti, quartieri isolati e sovraffollati. Con lo scoppio della guerra, i nazisti estesero la loro politica antisemita ai territori occupati, e iniziarono a deportare gli ebrei verso i campi di concentramento e di sterminio, dove venivano selezionati e uccisi in massa. Alcuni di questi campi erano situati in Polonia, come Auschwitz, Treblinka, Sobibor e Belzec, e facevano parte della cosiddetta “soluzione finale della questione ebraica”, il piano di sterminio totale degli ebrei d’Europa, ideato dai gerarchi nazisti nel 1942.

L’Olocausto non colpì solo gli ebrei, ma anche altre categorie di persone considerate “indesiderabili” o “inferiori” dai nazisti, come i rom, i sinti, i testimoni di Geova, gli omosessuali, i disabili, i prigionieri di guerra, i partigiani, i comunisti, i socialisti e i democratici. Si stima che il numero totale delle vittime dell’Olocausto sia di circa 15 milioni di persone, di cui 11 milioni di civili e 4 milioni di militari. Tra le vittime, vi furono anche molti italiani, in particolare dopo l’8 settembre 1943, quando l’Italia fu occupata dai tedeschi e si formò la Repubblica Sociale Italiana, uno stato fantoccio fedele al nazismo. Circa 8.000 ebrei italiani furono deportati nei campi di sterminio, e solo 600 circa sopravvissero. Tra i deportati, vi furono anche personalità illustri, come il fisico Enrico Fermi, il filosofo Benedetto Croce, il poeta Primo Levi, il musicista Arturo Toscanini e il politico Giorgio Amendola.

Il Giorno della Memoria fu istituito in Italia con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, su proposta del senatore Furio Colombo, con lo scopo di “conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e di ricordare le vittime delle leggi razziali, delle persecuzioni e della deportazione”. Originariamente Colombo proprose il 16 ottobre, il giorno del rastrellamento del ghetto di Roma, quando nel 1943 oltre mille cittadini italiani di religione ebraica vengono deportati nel lager di Auschwitz

Ad oggi La legge prevede che in questa giornata si svolgano iniziative di commemorazione, di studio e di riflessione nelle scuole, nelle istituzioni, nei luoghi della cultura e nei media, coinvolgendo anche le testimonianze dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime, e valorizzando il ruolo dei Giusti tra le nazioni, cioè quelle persone che, a rischio della propria vita, hanno aiutato, protetto o salvato gli ebrei perseguitati. Il Giorno della Memoria è anche l’occasione per ribadire il rifiuto di ogni forma di odio, di intolleranza, di discriminazione e di violenza, e per affermare i principi di libertà, di uguaglianza, di dignità e di pace.

Queste ricorrenza è fondamentale non solo per onorare la memoria delle vittime, ma anche per prevenire che si ripetano simili tragedie, e per educare le nuove generazioni al rispetto della diversità, al dialogo interculturale, alla solidarietà e alla responsabilità civile. Come scrisse Primo Levi, uno dei più noti testimoni dell’Olocausto:

“È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. Può accadere, e dappertutto”.

Alcune graphic novel utili a ricordare

Ci permettiamo di suggerire ai nostri lettori alcune graphic novel che possano esser d’aiuto nel riflettere sulla Giornata della memoria. Tra le molte opere a fumetti dedicate a questo tema, vi suggeriamo queste cinque:

Ginette Kolinka: la testimonianza di una sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau di Aurore D’Hondt

Ginette Kolinka: la testimonianza di una sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau di Aurore D’Hondt (Becco Giallo, 2024). Si tratta della biografia a fumetti di Ginette Kolinka, una delle ultime sopravvissute della Shoah in Francia, che racconta la sua esperienza di deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove arrivò all’età di 19 anni. Il fumetto è basato sulle testimonianze dirette della protagonista e sulle illustrazioni della giovane autrice, che ha voluto rendere omaggio alla sua storia di sofferenza e di speranza.

Maus di Art Spiegelman

Maus di Art Spiegelman (Pantheon Books, 1986-1991). Si tratta di un capolavoro della letteratura a fumetti, vincitore del Premio Pulitzer nel 1992, che narra la storia di Vladek Spiegelman, un ebreo polacco sopravvissuto all’Olocausto, e del suo rapporto con il figlio Art, autore e narratore dell’opera. Il fumetto usa una metafora animalesca per rappresentare le diverse etnie coinvolte nel conflitto: gli ebrei sono topi, i nazisti sono gatti, i polacchi sono maiali, i francesi sono rane, gli americani sono cani. Maus è un’opera di grande forza emotiva e di profonda riflessione sulla memoria, sull’identità e sulla colpa.

Il diario di Anne Frank di Ari Folman e David Polonsky

Il diario di Anne Frank di Ari Folman e David Polonsky (Rizzoli Lizard, 2017). Si tratta dell’adattamento a fumetti del celebre diario scritto da Anne Frank, la ragazzina ebrea che si nascose con la sua famiglia in un alloggio segreto ad Amsterdam per sfuggire alle persecuzioni naziste, fino al suo arresto e alla sua deportazione nel campo di Bergen-Belsen, dove morì di tifo nel 1945. Il fumetto ripercorre le vicende e i sentimenti di Anne, trasformando le sue parole in immagini suggestive e toccanti, con il rispetto e la sensibilità che la sua testimonianza richiede.

16 ottobre 1943. Storia di Emanuele che sfuggì al nazismo, di Ernesto Anderle e Emanuele Di Porto

Roma 16 ottobre 1943. È l’alba. Emanuele Di Porto, un ragazzino di dodici anni, dorme serenamente, quando all’improvviso la quiete viene spezzata: rumore di camion, grida. I tedeschi sono arrivati nel quartiere ebraico. Sua madre si precipita alla stazione per avvertire il marito, venditore ambulante. Dalla finestra Emanuele la vede costretta a salire su un camion sotto la minaccia delle armi dei soldati. Non esita: scende di corsa in strada per unirsi a lei, ma la madre riesce a metterlo in salvo. A casa non può tornare, il quartiere non è più un luogo sicuro. Trova rifugio a bordo di un tram, con la complicità silenziosa di bigliettai e autisti: è l’inizio di due lunghissimi giorni, carichi di tensione e speranza, in un’agonizzante ricerca della salvezza. A ottant’anni dal rastrellamento del quartiere ebraico di Roma, una delle storie più toccanti della Shoah italiana in un emozionante romanzo a fumetti.

Auschwitz di Pascal Croci 

Nel graphic novel Auschwitz di Pascal Croci edito da Il Nuovo Melangolo, si vive il ricordo del vecchio Kazik e di sua moglie su Auschwitz. Si tratta del primo racconto realistico a fumetti sulla Shoah, questa storia sconvolgente, direttamente ispirata alle testimonianze dei sopravvissuti del campo di Auschwitz-Birkenau, descrive la vita quotidiana nel campo di sterminio. L’autore non cerca di riassumere la storia della “Soluzione finale”, né di prospettare una qualche tesi storiografica, ma solo di sensibilizzare le nuove generazioni al dovere della memoria. Per non dimenticare mai i milioni di vittime del nazismo.

Arf, il nuovo lungometraggio di animazione diretto da Simona Cornacchia e Anna Russo

Il 25 gennaio, in occasione della Settimana della Memoria, arriverà nei cinema italiani il lungometraggio “Arf”, scritto da Anna Russo e diretto da Simona Cornacchia e Anna Russo. Distribuito da Genoma Films, il film, che mescola animazione e dramedy, ci trasporta nel bel mezzo di una guerra ispirata alla Seconda guerra mondiale, in cui un Mowgli del XX secolo trova il coraggio di sfidare nientemeno che il Dittatore in persona.

ARF - OFFICIAL TRAILER HD 60 sec | Genoma Films

La storia raccontata nel film ruota attorno ad Arf, un bambino che non sa parlare, ma abbaiare. Nato in un paese devastato dalla guerra, Arf è stato fortunato ad essere salvato da Bianca, una valorosa cagnolina che lo ha cresciuto insieme ad altri randagi su una collina ai margini della città. Purtroppo, anche quel luogo magico è stato assalito dagli orrori della guerra. Un giorno, un’operazione di cattura ha disperso il branco di cani randagi e Arf è stato portato in un campo di prigionia insieme ad altri bambini. Nonostante le condizioni terribili, Arf continua a sorridere e a trovare amici anche in quel luogo cupo. La serenità e la gioia di vivere di Arf irritano profondamente il comandante nevrastenico del campo, che decide di condannarlo a una terribile fine. Tuttavia, Arf è un bambino speciale e non si arrende facilmente. Saranno i suoi amici a quattro zampe a mettere in atto un audace piano per salvarlo, causando un grande caos proprio nel giorno in cui il Dittatore arriva in visita per tenere un discorso ai soldati e al popolo. Ma anche il Dittatore dovrà fare i conti con la forza e l’ingegno di ARF, che riuscirà a rovinare i suoi piani e a salvare non solo se stesso, ma anche il suo branco di cani, ritrovando la tanto desiderata libertà. Nel frattempo, la pace finalmente giunta porgerà fine alle sofferenze di quelle terre.

Con la colonna sonora di Tony Canto e prodotta da Cam Sugar, il film è un dramedy che trasporta lo spettatore nel bel mezzo di una guerra ispirata alla Seconda guerra mondiale, in cui un Mowgli del XX secolo, salvato e cresciuto da una cagnolina, trova il coraggio di sfidare nientemeno che il Dittatore in persona. Dopo il grande successo ottenuto al Sottodiciotto Torino Film Festival, il film Arf verrà proiettato al cinema a partire dal 25 gennaio, in occasione della Settimana della Memoria. Questo lungometraggio, scritto da Anna Russo e diretto da Simona Cornacchia e Anna Russo, è stato realizzato grazie alla collaborazione tra Genoma Films, Marguttastudios, Studio Panebarco, ShowLab e Digitoonz. La produzione è stata resa possibile grazie al sostegno della Regione Emilia-Romagna tramite Emilia-Romagna Film Commission e al contributo selettivo del MIC.

Ginette Kolinka: la testimonianza di una sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenaudi Aurore D’Hondt

In occasione del Giorno della Memoria la testimonianza illustrata di Ginette Kolinka, una delle poche sopravvissute ancora in vita dei campi di Auschwitz-Birkenau, un volume candidato al prestigioso Premio Une Case En Plus 2024.

Ginette Kolinka nasce a Parigi nel 1925. Nel 1944 viene arrestata insieme al padre, al fratello e a un nipote e furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Ginette fu l’unica della sua famiglia a sopravvivere. Nonostante le sofferenze patite, grazie al sostegno di una famiglia amorevole, Ginette riesce a riprendere il corso della sua vita. Come molte sue compagne, però, non riesce a parlare degli orrori dei campi a chi non li ha vissuti. Solo alla fine degli anni ‘90 Ginette trovò il coraggio di parlare per la prima volta della sua esperienza. Da allora Ginette non ha mai più smesso di viaggiare in lungo e in largo per il paese al fine di portare il suo prezioso racconto.

Proprio in una di queste conferenze, l’autrice, la diciannovenne Aurore, conosce Ginette e sceglie di raccontarla attraverso dei disegni che colpirono profondamente Ginette, tanto da incoraggiarla a proseguire. Così Aurore, pubblica il suo primo libro, realizzato in collaborazione con la Fondazione per la Memoria della Shoah.

Una potentissima testimonianza visiva e narrativa, raccontata con una narrazione cruda e asciutta. La brutalità dell’umanità viene guardata senza veli, per ricordarci così l’urgenza di ricordare – riuscendo comunque ad esplorare in modo complesso gli esseri umani, la disperazione, la sopravvivenza, ma anche la voglia di vivere, il desiderio di ritrovare dei legami.

Il calendario delle principali festività Nerd

Chi dice che i Nerd sono solitari e antisociali verrà sbugiardato da quante festività ogni anno sono dedicate al popolo “dei secchioni”. Oltre alle “festività comandata” come il Capodanno, Pasqua, Natale, Halloween, San Valentino, l’Epifania e la Festa della mamma o del papà, ci sono davvero tantissime “giornate” speciali, internazionali, mondiali, galattiche che vanno ricordate per essere celebrate e abbiamo provato a creare un intenso calendario con le principali festività per veri nerd con qualche spunto per festeggiarle al meglio!

Gennaio

Febbraio

Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

Luglio

Agosto

Settembre

Ottobre

Novembre

Dicembre

Il ragazzo che liberò Auschwitz di Roberto Genovesi

In occasione del Giorno della Memoria, al Museo Maxxi di Roma si svolgerà, il prossimo 23 gennaio 2023 alle ore 18.00, un appuntamento dedicato al nuovo romanzo del giornalista, scrittore, sceneggiatore e autore televisivo Roberto Genovesi, in cui è la fotografia a raccontare la crudeltà dei campi di sterminio e l’orrore del nazismo. L’evento è in collaborazione con Fondazione Museo della Shoah e Newton Compton Editori. Introduce Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura e Alessandro Giuli, Presidente Fondazione MAXXI; intervengono Ruth Dureghello Presidente Comunità Ebraica di Roma, Roberto Genovesi autore del libro, Giampaolo Rossi esperto di comunicazione e nuovi media e Mario Venezia Presidente Fondazione Museo della Shoah – Roma.

Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa entrano nel campo di concentramento di Auschwitz, trovandosi di fronte alle prove di uno dei crimini di guerra più mostruosi della storia moderna. Insieme ai soldati russi, varca il cancello anche un manipolo di fotografi e reporter. Tra loro c’è Vady, un ragazzo ucraino poco più che adolescente che, dopo aver visto i genitori morire per mano dei tedeschi, si è offerto volontario per garantire al fratellino la prote­zione della Croce Rossa sovietica.

In veste di assistente di due fotografi di guerra, con cui stringerà un profondissimo rapporto di amicizia, Vady scopre dunque gli orrori nascosti nelle viscere di Auschwitz e poi del vicino Birkenau, documentandoli con una vecchia Leika.

In quegli scatti non compaiono solo morte e sfacelo: appare anche una ragazzina, che sembra esistere però soltanto all’interno delle foto di Vady. Il desiderio di trovarla lo spingerà ad addentrarsi in quel che resta dei campi di sterminio, mettendolo di fronte a nefandezze inenarrabili, ma consentendogli, con la sua inseparabile macchina fotografica al collo, di regalare al mondo alcune delle foto più importanti della seconda guerra mondiale.

Roberto Genovesi è giornalista professionista, scrittore, sceneggiatore e autore televisivo. Direttore artistico di Cartoons on the bay, il festival dell’animazione televisiva e cross-mediale della Rai dopo essere stato vice responsabile dei canali RaiSat Ragazzi, Rai Yoyo, Rai Gulp, ha collaborato ai più importanti periodici e quotidiani italiani tra cui «L’Espresso», «Panorama», «TV Sorrisi e Canzoni», «la Repubblica». Considerato tra i maggiori esperti italiani di videogiochi, insegna Teoria e Tecnica dei linguaggi interattivi e cross-mediali in più università. Con Sergio Toppi ha realizzato le biografie a fumetti di Federico di Svevia, Carlo Magno, Archimede di Siracusa e Gengis Khan. Nella collana Urania di Mondadori ha pubblicato il romanzo Inferi On Net. Con la Newton Compton ha pubblicato La legione occulta dell’Impero Romano, Il Comandante della Legione Occulta, La mano sinistra di Satana (acquistato in Spagna da Algaida Editorial) e Il Templare Nero.

 

Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma

Segreti, un  passato nascosto e una misteriosa lettera. Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma di Giulio Base racconta la storia della Shoah attraverso  la ricerca della verità da parte di un gruppo di ragazzi. Una strada innovativa di racconto che vuole coinvolgere proprio le nuove generazioni, trasferendo alle loro coscienze e riflessioni la più tragica lezione della storia dell’umanità. Un progetto che ha ricevuto il patrocinio della Comunità Ebraica di Roma. 

Giulio Base sottolinea:

Della Shoah non si parlerà mai abbastanzaQuando poi lo si fa rivolgendosi ai più giovani, coltivando la memoria come fosse un giardino da non lasciare mai privo di cure, ciò vale ancor più. In questa storia vive non solo un teen drama, non solo un intreccio adolescenziale, non è la pietà per le vittime dello sterminio, che pure è presente, ad animare il plot, ma la ricerca di quel che accadde, la voglia di sapere, di scoprire, di divulgare acciocché quell’orrore non debba mai più ripetersi”.

Girato lo scorso dicembre  a Roma, proprio nella splendida cornice del quartiere ebraico, del Lungotevere e dell’Isola Tiberina. In Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma’ di Giulio Baseuna produzione Altre Storie e Clipper Media con Rai Cinema,  il passato si intreccia col presente: il ritrovamento di una lettera contenente una misteriosa fotografia ingiallita che ritrae una bambina porterà un gruppo di giovani studenti alla ricerca della verità. Cercando di svelare il mistero che si cela dietro la foto, i ragazzi affrontano un viaggio attraverso la memoria di un passato doloroso e difficile da dimenticare come quello del rastrellamento del quartiere ebraico di Roma. E pur appartenendo a confessioni religiose diverse, provano a trasformarlo nell’occasione per una riflessione collettiva camminando insieme nel loro primo impegno esistenziale, personale, culturale. 

 

Nel cast troviamo Bianca Panconi, Emma Matilda Lió, Daniele Rampello, Irene Vetere, Francesco Rodrigo, Marco Todisco, Aurora Cancian,  Alessandra Celi, con la partecipazione di Lucia Zotti, l’amichevole partecipazione di Domenico Fortunato  e un cameo di  Giulio Base. 

Il film, scritto da Giulio Base insieme a Israel Cesare Moscati, regista e sceneggiatore recentemente scomparso e da Marco Berettasi avvale della fotografia di Giuseppe Riccobene, delle scenografie di Walter Caprara e dei costumi di Magda Accolti Gil. il montaggio del film è stato affidato a Mauro Ruvolo, il suono è a cura di Piero Parisi e le musiche originali di Pietro Freddi, a cui si aggiunge la canzone  ‘Tutto quello che un uomo’  di Sergio Cammariere. Il film è stato prodotto da Cesare Fragnelli e Sandro Bartolozzi. 

 

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